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Discussione delle mozioni Delfino ed altri n. 1-00061, Leone ed altri n. 1-00140, Zucchi ed altri n. 1-00141 e Realacci ed altri n. 1-00142 sulla realizzazione di opere relative al piano irriguo nazionale (ore 16,10).
(Intervento del Governo)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali, Stefano Boco.
STEFANO BOCO, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, ritengo molto rilevante questa discussione e credo che la sacralità di quest'aula le attribuisca un doppio binario di importanza. Pertanto, se me lo permette, signor Presidente, vorrei intervenire alcuni minuti a seguito della discussione sulle linee generali; dopodiché, si deciderà in ordine al prosieguo dei lavori dell'Assemblea.
Ho percepito una grande sintonia tra tutti i gruppi parlamentari, nonché una grande preoccupazione e, mi permetto di aggiungere, un grande pathos attorno a questo tema.
Sono state presentate quattro mozioni parlamentari e il Governo - lo dico subito - non solo le accoglie, ma ringrazia i proponenti per avergli dato la possibilità di esprimersi in questo dibattito, dopo aver ascoltato i colleghi intervenuti.
Vorrei parlare di oneri e di onori, come ricordava il collega Mellano. Inoltre, rivolgendomi al collega Barani, vorrei anche sottolineare che il Governo ha molto a cuore questo argomento e sente sulle proprie spalle il peso di costruire e dare vita a soluzioni.
Sono stati ricordati molti temi affrontati nelle mozioni: i finanziamenti, le grandi risorse stanziate con l'ultima legge finanziaria, ma anche con quelle precedenti, nonché le decisioni assunte nella passate legislature. Assicuriamo tutto il nostro impegno e tutta la nostra attenzione rispetto alla problematica in questione: utilizzeremo, fino all'ultima, tutte le risorse che si possono mettere al servizio del nostro paese.
Poiché molti colleghi me ne hanno data l'opportunità, vorrei rispondere in termini generali. Il mondo sta cambiando: quest'Assemblea, che ha vissuto la storia della nostra Repubblica, la storia della Repubblica italiana, in passato, forse, non si è posta il problema: esso non esisteva. Noi pensavamo che tragedie come il mutamento del mondo e del clima fossero catastrofismi, cose lontane. Avevamo sempre avuto la percezione dell'esistenza di alcuni luoghi del pianeta cosiddetti sfortunati, nei confronti dei quali ci si doveva interrogare sul proprio diritto alla vita. Oggi, è nella coscienza di tutti che sta cambiando la regola del rapporto con la vita di tutta l'umanità. Quello che era considerato un bene scontato - l'acqua - sta diventando, forse, uno dei più grandi drammi che l'umanità dovrà affrontare. In alcune fasi, in alcuni momenti, in alcune zone del pianeta è un vero e proprio dramma della vita; in altre è un grande interrogativo. Se muta il clima, cambia il mondo; e noi abbiamo il dovere di modificare i nostri comportamenti: questa è la grande sfida che la politica, il Parlamento e il Governo di un grande paese come il nostro devono affrontare. Non c'è più tempo per scappare: il mutamento del clima impone un modello di società, un modello già costruito secondo un canone di sviluppo ottocentesco con tutti i suoi cardini produttivi.
Si è parlato molto di agricoltura e, nell'ambito delle mie competenze al Ministero per le politiche agricole, sento molto l'impegno di affrontare questo tema. La questione portante è esattamente quella di lavorare tutti insieme per dare vita ad un processo che coinvolge un grande paese, ai fini dell'attuazione di un grande obiettivo: cambiare i nostri comportamenti.
Vedete, nessuno pensa che si possano disperdere le nostre ricchezze. Nessuno getta quantitativi di petrolio, o di grano, o di gas, o di tutte le grandi ricchezze del pianeta, mentre è normale per noi vivere in una società che considera l'acqua una cosa che si può disperdere. Ci viviamo tutti insieme e lo dico anche se può sembrare irrituale, e me ne scuso con il Presidente Bertinotti. Il fatto è che la politica ovviamente Pag. 34ha un ruolo; un Governo ha un grande ruolo: quello di applicare le leggi e di governare il paese.
Tutti insieme però abbiamo un ruolo nuovo in questo cambiamento, ed è quello di sensibilizzare il nostro paese, di far percepire alla nostra contemporaneità, ma anche alle generazioni che verranno, che il tempo delle vacche grasse, come il collega Barani ricordava, non c'è più.
Non si tratta quindi di un problema che riguarda magari una annata particolare, ma ci viene posto invece un cambio strutturale del rapporto con il clima.
Per la prima volta la contemporaneità si pone un problema: siamo noi a cambiare e a costruire questo dramma. L'effetto serra, le immissioni in atmosfera, il surriscaldamento del pianeta, portano a dei dati oggettivi. Ecco perché le politiche sono anche un pezzo solo di un grande problema. È un grande cambiamento che io considero rivoluzionario: rivoluzionare i comportamenti soggettivi e collettivi di una intera società.
Quando si affrontano questi temi, non si parla ovviamente di un paese solo, del nostro paese, ma si parla del dovere di affrontare questa discussione nel nostro paese.
Io cerco di ricordarlo sempre: fino a poco tempo fa, fino all'Ottocento, in ogni casa che veniva costruita, si prendeva in considerazione la captazione delle acque invernali. Si captavano le piogge che davano poi la possibilità di riavere l'acqua in altri momenti. Noi, da più di un secolo, viviamo in una contemporaneità che ha abbandonato la capacità di pensare a questa possibilità.
Lo ricordava il collega Rampelli. Questo per me è un fatto che fa percepire dove siamo finiti. Per noi è normale vivere in una collettività e in una società in cui nel water delle nostre case scarichiamo acqua potabile.
Questo dimostra quanto siamo lontani e quanta strada dobbiamo fare tutti insieme per ricostruire questi comportamenti.
Le mozioni danno una possibilità, ma in Parlamento, in questa grande agorà che dà la possibilità alla politica di interrogarsi, di porre il problema, noi dobbiamo fissare esattamente l'obiettivo di un cambio completo, fatto al servizio e per servire i nostri cittadini, le nostre donne e i nostri uomini, i nostri figli, per qualche cosa di cui oggi dobbiamo riappropriarci.
Vedete, non basteranno politiche che organizzino solamente gli invasi (e non entro assolutamente nel merito di un aspetto, quello sui grandi invasi, che alcuni contestano e altri condividono). Io dico che noi ci troviamo di fronte ad un passaggio molto, molto delicato, che è quello della percezione.
Veniva ricordato in questa discussione che noi abbiamo riscontrato quest'anno solo un terzo del quantitativo usuale di innevamento che poi andrà a confluire nei grandi bacini di adduzione. La situazione sta cambiando. Ecco perché dobbiamo modificare le politiche e soprattutto dobbiamo mettere il meglio di noi stessi, della nostra ricerca, del nostro mondo, al servizio delle soluzioni che devono essere prospettate.
In un punto di una delle mozioni (io auspico tra l'altro che la discussione porti ad un documento di indirizzo unitario, come auspicava anche il presidente Lion) viene ricordato che ci sarà una conferenza nazionale sull'acqua. Proprio su quest'ultima noi dovremo puntare l'obiettivo, oltre che soffermarci sui finanziamenti e sull'applicazione rigida degli stessi. Noi ci dobbiamo porre l'obiettivo, come Italia, di reinterpretare quello che c'è a disposizione e di ripensare, ricostruire e riproporre le possibili soluzioni.
Non cambieremo ovviamente le sorti del pianeta solamente con i nostri comportamenti, ma in quest'aula abbiamo una grande responsabilità: dobbiamo essere responsabili del nostro agire. Non possiamo continuare a registrare dati relativi all'emissione di gas ad effetto serra di tali entità. Il Governo deve assumersi un impegno: deve essere vigile e sentire sulle proprie spalle l'onere e l'onore di far fronte a tale problematica, assumendosi la grande responsabilità di dire una cosa semplice: ora basta! Non si può più pensare Pag. 35di portare avanti una politica che considera l'acqua una risorsa in eccesso!
Non si vuole criticare nessuno; dobbiamo solo assumerci le nostre responsabilità, perché nel 2007 il mondo è cambiato e ciò impone un cambiamento anche da parte nostra! Se riusciremo nell'intento, incentiveremo comportamenti soggettivi e collettivi diversi, con conseguenti spunti di riflessione e determinate linee di azione.
Non so dove arriveremo, ma, di sicuro, dovremo riuscire ad ottenere il meglio di noi stessi. Il Governo si caricherà sulle spalle questa sfida, perché sente davvero di doverlo fare!
Per conseguire tale obiettivo, dovremo tendere - è un auspicio - ad un nuovo rinascimento del pensiero e dell'agire collettivo: lo dobbiamo fare costantemente, quotidianamente in ogni amministrazione, fino al Governo centrale, in ogni aula elettiva, fino a questo Parlamento che è l'Assemblea elettiva per eccellenza e credo che l'Italia si trovi nelle condizioni di poterlo fare.
Ringrazio, pertanto, i presentatori delle mozioni in esame per aver fornito l'occasione di affrontare la problematica in questione sulla quale stiamo, peraltro, già lavorando. Nelle Commissioni riunite agricoltura e ambiente, come il presidente Lion ha ricordato, questo lavoro è già iniziato.
Ora abbiamo di fronte un grande cammino, ma non bisogna perdere un passo, non bisogna perdere un giorno, non bisogna perdere mai la convinzione dell'obiettivo che vogliamo raggiungere!
Credo che la nostra vita e quella del pianeta - lo dico senza alcun catastrofismo - in questo momento della storia sia in mano agli uomini ed alle donne che avranno la capacità di leggere la realtà e di saperla cambiare.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.