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TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO MARCO LION IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DELLE MOZIONI SULLA REALIZZAZIONE DI OPERE RELATIVE AL PIANO IRRIGUO NAZIONALE
MARCO LION. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il tema all'ordine del giorno è particolarmente sentito dal nostro Parlamento. Infatti, già le Commissioni competenti, in particolare la Commissione XIII Agricoltura e la Commissione VIII Ambiente della Camera dei deputati, fin dall'inizio della presente legislatura, vi hanno dedicato specifiche sedute, affrontando sia il problema delle crisi dei corpi idrici del Settentrione, sia lo stato delle infrastrutture idrauliche e gli interventi pubblici in campo irriguo nel Meridione.
Il lavoro svolto dalle due Commissioni ha prodotto significativi risultati. In particolare, le Commissioni riunite sono pervenute, nella seduta del 28 marzo scorso, all'approvazione di una risoluzione che, riprendendo gli elementi contenuti negli atti di indirizzo presentati da diversi gruppi, reca importanti indicazioni per un'azione coordinata e incisiva, idonea a fronteggiare le difficoltà del settore idrico a livello nazionale, tenendo conto, al tempo stesso, delle specificità delle singole aree del paese. La Commissione Agricoltura ha inoltre avviato, il 6 febbraio scorso, l'esame in sede referente di alcune proposte di legge concernenti l'istituzione dell' «Agenzia per l'utilizzo delle risorse idriche nell'agricoltura», con le proposte Pag. 36di legge A.C. 1985 Misuraca, A.C. 2136 Lion, e A.C. 2214 Delfino, in relazione alle quali si è deliberato di procedere allo svolgimento di un'indagine conoscitiva, per acquisire i necessari elementi istruttori.
L'acqua è una risorsa fondamentale per il sostentamento della vita sulla terra e per la conservazione degli ambienti naturali. Le problematiche legate alla gestione qualitativa e quantitativa dei corpi idrici, e in particolare le questioni relative alla salvaguardia delle loro disponibilità, presenti e future, sono uno dei cardini delle discussioni mondiali sullo sviluppo sostenibile e sui cambiamenti climatici. Siamo in presenza di scenari allarmanti che oggi si pongono con particolare gravità soprattutto in ambito nazionale, specialmente per quanto riguarda le emergenze connesse alle crisi idriche (problemi di siccità o di desertificazione), e gli eventi gravemente eccezionali (alluvioni e dissesti territoriali), che ormai si ripetono con preoccupante frequenza.
Non può sfuggire che nel prossimo futuro, se non interveniamo in maniera efficace, chi controllerà la distribuzione dell'acqua avrà un potere immenso. Dobbiamo con forza riaffermare che l'acqua è un bene primario pubblico e laddove la sua distribuzione avviene attraverso strutture di tipo commerciale la proprietà delle fonti di approvvigionamento deve restare sotto il controllo della cittadinanza. Non è retorica statalista, ma è un principio cardine di garanzia e tutela della libertà individuale.
Si tratta di temi che bisogna affrontare con urgenza, con la consapevolezza che, se si vuole giungere a soluzioni adeguate, occorre intervenire, in modo sistematico, a diversi livelli: al livello culturale, innanzitutto, poi al livello economico e produttivo, infine al livello politico.
Le azioni da adottare non si dovrebbero limitare al contenimento dei danni o alla prevenzione degli eventi calamitosi, ma dovrebbero stimolare un autentico cambiamento di prospettiva rispetto al tema della difesa delle risorse idriche, incidendo sulla formazione culturale e sulla sensibilità dei cittadini.
Per fare fronte alle emergenze idriche è necessaria, infatti, la condivisione, da parte di ciascuno, di principi e regole, che si traducano in comportamenti generalmente diffusi. Bisogna superare un vecchio orientamento, tuttora forte, che si fonda, anche in modo non pienamente consapevole, su una concezione produttivistica e mercantile dell'uso dell'acqua, per cui la gestione delle risorse idriche si configura come uno «sfruttamento» delle stesse, e paradossalmente vengono ritenuti uno «spreco» i deflussi naturali, anche se minimi, se si è in presenza di derivazioni per scopi produttivi. Si tratta, pertanto, di rendere effettivamente e convintamene consapevoli i cittadini che l'acqua è un bene prezioso e questa convinzione deve affermarsi nei comportamenti quotidiani. In questo senso molto è stato fatto, sul piano della comunicazione istituzionale, rileviamo però che l'eccessiva «commercializzazione» e privatizzazione dell'acqua incide in maniera significativa sulla convinzione che, attraverso la monetizzazione delle risorse idriche, l'acqua da bene comune e diritto dell'individuo diventi una sorta di prodotto che una volta acquistato possa essere utilizzato o sprecato a piacimento.
Risparmiare e usare razionalmente l'acqua è, in primo luogo, una questione etica, in quanto si tratta di garantire il soddisfacimento dei bisogni attuali, nel rispetto dell'integrità dell'ambiente e delle risorse disponibili, dal momento che non possiamo pregiudicare l'aspettativa delle generazioni future a poter vivere in ecosistemi integri e fruibili.
Una maggiore disponibilità di acqua potabile, un adeguato sistema di infrastrutture atte a tutelarle dall'inquinamento e l'accesso ad adeguate risorse idriche per la produzione agroalimentare, per l'industria e gli scopi civili, sono elementi fondamentali per lo sviluppo dell'economia e per il sostentamento delle funzioni ecologiche degli ecosistemi naturali. È per questo, quindi, che sussiste la necessità di raggiungere un equilibrio tra la crescente Pag. 37domanda di acqua per i diversi usi e il mantenimento della funzionalità degli ecosistemi che da essa dipendono.
Riguardo alla situazione interna, possiamo constatare che, nonostante l'Italia sia un paese potenzialmente ricco di risorse idriche, il fabbisogno civile e produttivo non risulta adeguatamente soddisfatto su tutto il territorio nazionale e lungo tutto il corso dell'anno; ciò non solo per i fattori climatici, ma anche per un inefficiente e vetusto sistema di opere idriche.
Una delle maggiori fonti di acqua per il nostro paese sono le precipitazioni. La distribuzione delle acque meteoriche tra le diverse aree del paese, tuttavia, è assai disomogenea; al tempo stesso, la quantità di precipitazioni non è di per sé sufficiente a garantire un'abbondante disponibilità idrica.
Si può riscontrare che, sommando le diverse fonti di approvvigionamento, si ottiene che nel complesso le risorse totali effettivamente utilizzabili ammontano a circa 52 miliardi di metri cubi annui, a fronte di un fabbisogno idrico complessivo di circa 40 miliardi di metri cubi.
Sulla base di questa situazione generale, occorre esaminare le modalità di utilizzo dell'acqua. Emerge innanzitutto che, anche a livello di gestione delle risorse idriche, come per molti altri aspetti, l'Italia è un paese diviso in due. Siamo in piena emergenza idrica sia al Nord, sia al Sud, ma per cause opposte: al Nord le criticità sono dovute al drammatico stato di dissesto idrogeologico del territorio, determinato dall'eccessivo e sconsiderato sfruttamento produttivo dei corpi idrici, mentre al Sud i problemi sono causati dall'assenza di infrastrutture idrauliche capaci di raccogliere e distribuire in modo razionale ed efficace l'acqua disponibile.
Nel nostro paese l'incidenza dei prelievi sulle risorse disponibili assume un valore molto elevato, superiore alla media dei paesi europei. L'Italia, infatti, si presenta come un Paese potenzialmente ricco di risorse idriche, il che ha contribuito allo sviluppo, sia in campo agricolo, sia industriale, di attività maggiormente esigenti sotto il profilo idrico ed ha determinato una modesta attenzione al problema del risparmio dell'acqua. Il nostro consumo irriguo per ettaro si attesta su valori mediamente doppi rispetto a quelli di altri paesi europei del Mediterraneo e anche il consumo industriale, ancorché in declino, è tuttora elevato. È facile rendersi conto della gravità della situazione che si potrebbe determinare, nel caso in cui si protraesse ulteriormente la diminuzione degli apporti meteorici in atto da alcuni anni. Si deve anche evidenziare che nel persistere delle crisi idriche, i livelli di inquinamento delle acque tenderebbero a salire, con pesanti conseguenze sull'equilibrato funzionamento degli ecosistemi acquatici.
È perciò importante imprimere una forte accelerazione a tutte quelle azioni volte a porre in stretta relazione prelievi e disponibilità di risorse, a favorire il risparmio idrico ed il riutilizzo delle acque. Proprio perché vogliamo avere un approccio positivo al problema, voglio riaffermare la contrarietà dei Verdi a ipotesi di «monetizzazione»: l'acqua è un diritto primario quindi deve avere un costo contenuto, sarebbe inaccettabile semplificare aumentando il prezzo dell'acqua, sperando così di dissuadere dall'uso, la strada giusta è invece l'incentivazione del risparmio idrico. Dovrebbe essere realizzata una articolata serie di interventi, dall'adozione di agevolazioni per chi risparmia acqua, passando per l'adeguamento e l'equità delle tariffe e la diffusione della cultura del risparmio idrico, fino ad arrivare all'orientamento verso produzioni e attività meno idroesigenti. Non sarebbe accettabile che nel nostro paese l'acqua costasse di più dove è più scarsa, perché questo aumenterebbe di molto la sperequazione anche in termini di capacità produttiva, poiché è del tutto ovvio che le zone con scarsità di acqua sono anche quelle più arretrate economicamente.
La domanda idrica agricola, che rappresenta la quota maggiore della domanda complessiva, risulta in espansione per l'aumento delle superfici irrigabili e per effetto del maggior ricorso all'irrigazione Pag. 38anche nelle pianure settentrionali, nonostante il crescente, seppure insufficiente, impiego di metodi irrigui a maggiore efficienza agronomica.
I risultati della ricerca in campo agronomico hanno dimostrato che si può fare un uso migliore dell'acqua in agricoltura; tali risultati, tuttavia, stentano a tradursi in comportamenti virtuosi e in tecniche effettivamente applicate. Le difficoltà che si riscontrano nella divulgazione tra i produttori agricoli delle conoscenze prodotte dalla ricerca dipendono in misura significativa anche dalla frammentazione degli enti gestori delle risorse idriche. Ritengo pertanto ineludibile un'azione del Governo di informazione e promozione delle buone pratiche irrigue, attraverso una sollecitazione ad interventi coordinati da parte dei diversi soggetti coinvolti.
In alcuni casi, l'impiego inefficiente dell'acqua in agricoltura è causa di crisi ambientali; basti pensare a ciò che avviene nella pianura romagnola, ove si registrano gravissimi fenomeni di subsidenza, o agli squilibri idrici cui vanno incontro molti bacini italiani, tra cui il bacino del Po. Spesso l'eccessivo impiego irriguo, unito alla cronica inefficienza dei depuratori delle città, fornisce anche un sensibile contributo al fenomeno dell'eutrofizzazione dei corsi idrici, e quindi del mare. Le soluzioni tecniche per favorire il risparmio idrico sono in gran parte note: l'impiego integrato e combinato di tutte le tecniche potrebbe già consentire un risparmio globale valutabile attorno al 30 per cento, anche tramite l'adozione di metodi irrigui dotati di elevata efficienza, come l'aspersione ed ancor più la microirrigazione. Altri importanti fattori non strettamente agronomici possono determinare consistenti riduzioni nei consumi e negli sprechi: la realizzazione di piccoli invasi aziendali per trattenere le acque piovane, l'adozione di turni corti, il passaggio da un sistema tariffario basato sulla superficie irrigabile ad uno parametrato al volume dell'acqua utilizzata; ciò di per se stesso incentiverebbe un'immediata contrazione dei consumi e, al tempo stesso, il ricorso alle pratiche agronomiche e irrigue di maggior efficienza.
Altro aspetto di grande importanza è il riutilizzo delle acque. Tale processo dovrebbe essere reso, per quanto possibile, obbligatorio; il riutilizzo, infatti, concorre alla tutela qualitativa e quantitativa delle risorse idriche e permette di limitare il prelievo di acqua. Occorre tuttavia garantire che esso avvenga in condizioni di sicurezza ambientale. Gli standard di depurazione richiesti per il riutilizzo devono dunque essere necessariamente molto severi, specialmente per quanto riguarda il rischio di contaminazioni da agenti patogeni.
Sarebbe auspicabile che i ministeri competenti, in particolare quello dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, e quello delle politiche agricole alimentari e forestali, dedicassero maggiore attenzione al risparmio e al recupero idrico, dando indirizzi cogenti in modo che nella pianificazione della gestione delle risorse idriche venga adeguatamente riconosciuto il ruolo del riutilizzo delle acque reflue.
Una speciale riflessione si deve fare sulla situazione delle infrastrutture irrigue del nostro paese. L'Italia versa in situazioni critiche sia al Nord, sia al Sud, ma per cause opposte. Si deve pertanto rivolgere un impegno concreto, mirato e continuativo verso il risanamento delle carenze e dei guasti attualmente presenti.
Occorrerebbe svolgere un'azione incisiva per risanare il dissesto idrogeologico che sta travolgendo l'Italia settentrionale, riportando in condizioni di equilibrio e di sostenibilità le derivazioni idriche dai bacini naturali, concedendo l'uso delle sole risorse disponibili e preservando inderogabilmente i deflussi minimi vitali di ogni corpo idrico. A quest'ultimo proposito segnalo l'esigenza di un intervento specifico e risolutore per fissare l'obbligo del rispetto del deflusso minimo vitale costante per il Lago di Idro e quello di Molveno. Al tempo stesso occorre sorvegliare gli usi industriali delle derivazioni affinché non eccedano le reali concessioni, favorendo Pag. 39usi irrigui razionali e contenuti e incrementando la manutenzione dei corpi idrici in modo che siano mantenute efficienti le loro capacità di invaso e di redistribuzione nel tempo delle acque.
Ancora, per quanto riguarda il Nord, in particolare il Ministero dell'ambiente dovrebbe verificare con urgenza l'entità effettiva del numero di concessioni in atto e controllare se esse siano proporzionate alle relative disponibilità naturali; un analogo controllo dovrebbe essere svolto nei confronti degli enti, pubblici e privati, che hanno il compito di gestire per fini irrigui le acque naturali, in modo da accertare se dietro la destinazione agricola non si nasconda in modo surrettizio l'utilizzo dell'acqua per altre attività economiche, tra cui la produzione di energia elettrica. Eventuali comportamenti ingannevoli andrebbero severamente perseguiti.
Per quanto attiene alle problematiche idriche del Meridione, le priorità sono essenzialmente due: attivare immediatamente un programma di realizzazione di infrastrutture idrauliche serio ed aggiornato; riorganizzare gli enti e gli organi con competenze in materia idrica, secondo criteri di efficienza. A tal fine dovrebbe essere favorito il superamento delle eventuali gestioni commissariali, da trasformare, se del caso, in apposite agenzie.
Il ritardo del Sud nel campo delle infrastrutture irrigue continua ad accrescersi. Le inefficienze si devono imputare principalmente al mancato utilizzo dei fondi pubblici che sono stati stanziati. Se prendiamo a riferimento il 2006, emerge che, nella ripartizione dei relativi fondi statali, a causa della assoluta carenza di progetti «esecutivi» relativi ad opere di irrigazione da ubicarsi nei territori delle regioni del Mezzogiorno, l'intero stanziamento di circa 550 milioni di euro è stato assegnato alle aree centro-settentrionali del Paese.
La mancanza di un «parco progetti», già emersa negli anni precedenti e più volte segnalata alle competenti regioni ed ai consorzi di bonifica interessati dal Commissario ad acta per le attività in passato di competenza dell'Agensud, è in gran parte da ascrivere alla situazione strutturale del sistema degli enti preposti alle attività di programmazione e progettazione delle opere irrigue che, nelle regioni anzidette, versa da tempo in uno stato di difficoltà finanziarie e di incertezza, anche dovuto alle frequenti variazioni di indirizzi regionali nei confronti di tali organismi. E indubbio, infatti, che tali enti, costretti da anni a fronteggiare un continuo stato di crisi, non riescono ad elaborare pianificazioni strategiche, dalle quali far derivare un virtuoso programma, ben definito nei tempi, di predisposizione dei progetti di intervento, in modo da soddisfare le condizioni previste per l'accesso ai finanziamenti statali.
Questo stato di arretratezza deve assolutamente cessare. Per questo motivo, dal momento che la legge finanziaria per il 2007 ha destinato apposite risorse alla realizzazione delle opere previste dal Piano irriguo nazionale, con uno stanziamento di 100 milioni di euro per l'anno 2007 e di 150 milioni per gli anni 2008 e 2009, nonché , con ulteriori autorizzazioni di spesa, per gli anni 2007-2010, chiediamo al Governo di impegnarsi in modo specifico per assicurare che, mediante tali risorse, si contribuisca efficacemente a superare le carenza della dotazione di infrastrutture irrigue del Mezzogiorno.
Ho inteso evidenziare gli aspetti essenziali che il tema dell'acqua coinvolge, sia in termini generali, sia per quanto riguarda le criticità che si manifestano in modo specifico nelle diverse aree del paese. Sono temi sui quali, come ho accennato, la Commissione Agricoltura, insieme alla Commissione ambiente, ha svolto e continua a svolgere un intenso e proficuo lavoro di approfondimento. La mozione Realacci, che porta anche la mia firma, riprende i contenuti della risoluzione già approvata dalle Commissioni riunite e interviene su tutte le questioni che ho richiamato, sollecitando da parte del Governo una diversificata serie di iniziative, che interessano un più forte coordinamento tra il gran numero dei soggetti competenti, il controllo sulle modalità di utilizzo, l'emergenza idrica dei Pag. 40grandi bacini delle regioni settentrionali, la realizzazione nel Mezzogiorno di una rete infrastrutturale adeguata, la diffusione in agricoltura di buone pratiche irrigue. Ritengo che tale mozione rappresenti un atto di indirizzo equilibrato e completo, sul quale, come è già accaduto nelle Commissioni riunite Ambiente e Agricoltura, tutti i gruppi politici potrebbero convergere.
Ribadisco, in conclusione, l'invito pressante all'Esecutivo ad impegnarsi su un problema di importanza vitale, raccogliendo le indicazioni del Parlamento. In particolare, intendo rivolgere una specifica istanza al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, affinché attivi immediatamente la task force per la vigilanza sui corpi idrici oggetto di derivazioni per usi produttivi, e al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, perché vengano realizzati interventi incisivi per rendere più razionale l'uso dell'acqua in agricoltura, attraverso l'adozione di pratiche irrigue idonee a tutelare le risorse ambientali e, al tempo stesso, salvaguardare la capacità produttiva e la competitività del sistema agricolo nazionale.
Rinnovo inoltre l'invito ai presentatori delle altre mozioni di convergere su un unico testo in modo che da questa Camera parta un segnale forte al Governo e al Paese sulla gestione sostenibile delle risorse irrigue. A tal fine auspico che il lavoro già svolto positivamente nelle Commissioni riunite agricoltura e ambiente possa essere la base per un documento comune da votare la prossima settimana.