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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (ore 15,05).
(Provvedimenti in relazione a recenti dichiarazioni di due imam delle moschee di Torino - n. 3-00805)
PRESIDENTE. Il deputato Volontè ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-00805 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7).
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, per non ripetere ciò che è già stato accennato, anche noi chiediamo al ministro Amato, che ha la capacità di agire nella complessità del proprio ruolo, di spiegarci come mai non siamo ancora arrivati al provvedimento di espulsione nei confronti di questi due imam. Il problema, più che riguardare i luoghi di culto, riguarda le persone, in questo caso questi due imam, che hanno incitato i fedeli dell'Islam o di un certo tipo di Islam a trattare le donne come animali senz'anima e ad usare violenza nei confronti degli appartenenti a tutte le altre religioni monoteiste, in qualche modo confermando un atteggiamento di cui tutto quel filmato, ma non solo, ci ha reso purtroppo tragicamente consapevoli nel nostro paese, dall'omicidio di Hina avvenuto l'estate scorsa ad oggi.
Il provvedimento Turco-Napolitano e il decreto Pisanu consentono a lei, signor ministro, di espellere questi imam.
PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, Giuliano Amato, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Mi scuso, Presidente, se prima ho in parte interrotto il collega che parlava, ma quando ho sentito dire che si vuole concedere la cittadinanza indiscriminatamente a tutti, mi è parso inappropriato che una frase così lontana dalla verità potesse essere pronunciata senza provocare reazioni!
Su questo tema ha ragione l'onorevole Volontè, come ha ragione il collega che prima parlava: se ci sono i presupposti per l'espulsione, è mio dovere - al quale non mi sottraggo - e mia responsabilità espellere e questi presupposti non coincidono con i presupposti per l'azione penale e la condanna penale, questo lo so bene. Ma tra l'espellere una persona sulla base di una trasmissione vista la sera della domenica - l'espulsione la si fa il lunedì mattina - e l'attendere le risultanze di un'indagine penale, ci sarà pure una via di mezzo, che implica l'accertamento diretto da parte del dipartimento di pubblica sicurezza delle circostanze che possono legittimare l'espulsione.
Non è possibile, colleghi deputati - siamo tutti membri del Parlamento della Repubblica, dell'organo più alto dello Stato -, ritenere che ad un provvedimento di espulsione si debba giungere sulla base dell'aver visto una trasmissione televisiva!
Io accredito i mass media del massimo di potenza possibile, ma non fino al punto di sostituire la forza delle regole giuridiche; e quindi, pur consapevole che i presupposti dell'espulsione non siano quelli della condanna penale, ritengo mio dovere avere degli accertamenti adeguati da parte degli organi di polizia.
Se il collega Volontè me lo consente, anche se non me lo ha chiesto espressamente, vorrei riprendere il tema del «chi viene in Italia».
Noi ci troviamo questo problema perché abbiamo a che fare con quello che, secondo le religioni a cui siamo più abituati, è il ministro di culto, una persona di cui ignoriamo le regole di formazione, la provenienza e tutto il resto. È un problema che preoccupa diversi paesi europei; ho avuto modo di parlarne con i miei colleghi francesi e tedesco che hanno la stessa problematica: devo sollecitare il Pag. 12Parlamento a porsi il problema perché posso anche costruire un elenco di pura Polizia degli imam. ..
PRESIDENTE. La prego, deve concludere!
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. ..., visto che siamo a conoscenza di quelle cose, ma non è normativamente forte. La forza può venire qui in due modi, colleghi: o stipulando un'intesa con la confessione religiosa - e però sappiamo quali difficoltà vi siano a fare questo con il frammentato mondo islamico - oppure attraverso il disegno di legge sulla libertà religiosa in cui vi è l'articolo 9, su cui è fermo da tempo il Parlamento...
PRESIDENTE. La prego, ministro!
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. ..., che ci può permettere di sottoporre ad una verifica da parte del ministro dell'interno i ministri di culto di qualunque religione. Mi auguro che la I Commissione proceda su quella strada.
PRESIDENTE. Il deputato Volontè ha facoltà di replicare.
LUCA VOLONTÈ. Presidente, onorevole ministro, non siamo certo noi coloro che si fanno suggestionare da alcuni commentatori televisivi: con saggezza usiamo la nostra responsabilità e quindi non è di questo che stiamo parlando.
Tra il 29 marzo e l'11 aprile corrono tredici giorni: comprendo che vi sia bisogno ancora di qualche giorno per le indagini e per verificare attraverso di esse i presupposti per l'espulsione, ma immagino e confido che non occorrano altre tre, quattro o cinque settimane; altrimenti vorrebbe dire che vi è una coincidenza tra le indagini che verificano il presupposto che consente al ministro degli interni di agire attraverso il decreto di espulsione e ciò che invece la magistratura sta indagando, e quindi una lentezza del procedimento penale: vi deve essere un delta di tempo fra i due momenti!
Tenga conto, signor ministro, che tale preoccupazione non viene solo dagli ambienti di Anno zero - trasmissione che io vedo il meno possibile -, ma anche dal fatto che qualche giorno fa si è svolto l'Islamic relief in tre città italiane, in cui si è anche inneggiato alla guerra santa; viene a seguito non sono del caso Hina, come le ho ricordato, ma anche di ciò di cui lei si è occupato anche nella Consulta islamica, il cosiddetto caso UCOI - il manifesto contro la Scioah, l'indagine e l'inchiesta nei confronti di due di quegli esponenti, l'apice di quella organizzazione a Roma - proprio per aver offeso il sentimento della verità, prima ancora che della religione ebraica.
È quindi una preoccupazione reale, che lei conosce bene, in virtù della quale la invitiamo a usare, certo, la «carota», la prudenza, la tolleranza, l'intelligenza di cui è portatore, ma talvolta anche il bastone. È utile, infatti, qualora - come lei ha detto - vi siano i presupposti, farli «agire» quei presupposti: di fronte a tale contesto serve un gesto, se ve ne sono le condizioni, forte e chiaro per l'opinione pubblica.