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Informativa urgente del Governo sulle iniziative assunte a seguito delle scritte ingiuriose e delle minacce nei confronti di monsignor Bagnasco, Presidente della Conferenza episcopale italiana, apparse in alcune città d'Italia (ore 10,05).
(Interventi)
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Monaco. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MONACO. Ringrazio il viceministro Minniti per la sua puntuale informativa ed esprimo apprezzamento per la sollecitudine con la quale il Governo ha adottato le misure rese necessarie dagli episodi di cui stiamo ragionando, senza alimentare allarmismi e, tuttavia, nel segno di una doverosa ed attenta - queste sono le parole del viceministro - vigilanza.
La nostra condanna per le minacce e le intimidazioni a monsignor Bagnasco e ad altri uomini di Chiesa è fermissima, senza se e senza ma. Così pure, naturalmente, è la nostra solidarietà, sincera, a monsignor Bagnasco: niente può giustificare quelle parole e quegli atti.
Sono forme di violenza verbale che riflettono la pretesa di far tacere o, quanto meno, condizionare una voce autorevole della nostra vita pubblica, che arricchisce il confronto civile e democratico nel nostro paese.
La nostra condanna sarebbe altrettanto ferma anche se si trattasse di altre voci perché il diritto alla libertà di parola, di pensiero e di diffusione del medesimo è un diritto sacro, inviolabile, costituzionalmente garantito e universale, cioè, è un diritto di tutti. È nostro preciso dovere difendere tale diritto per qualunque cittadino e per ogni soggetto collettivo.
Diciamo ciò con energia e fermezza anche perché, in questo caso, si tratta di una voce singolarmente autorevole, quella di un vescovo e presidente della Conferenza episcopale italiana, quella formazione sociale sui generis - diciamo così - che ha un rilievo particolare per la storia, la cultura, la vita pubblica italiana.
Ogni sincero democratico - consenziente o dissenziente dal magistero della Chiesa cattolica, questo non ha importanza alcuna - è impegnato a difendere il diritto alla libertà di espressione nel quadro di un civile confronto dentro una società che si nutre e si arricchisce del suo pluralismo. In un paese come il nostro, poi - come ci istruisce la storia -, la pace religiosa è un bene particolarmente prezioso, che è interesse e dovere di tutti preservare, come ci ha richiamato più volte il Presidente Napolitano; una pace religiosa che, come recita il nuovo accordo concordatario del 1984, si nutre di distinzione e di autonomia tra la Chiesa e la comunità politica, ma anche di dialogo e di cooperazione tra loro per la promozione della persona e il bene comune. Non è un mistero che questi episodi si situino in un preciso contesto e, presumibilmente, sono da mettere in relazione - lo diceva l'onorevole Minniti - con discussioni recenti originate da pronunciamenti delle gerarchie ecclesiastiche, pronunciamenti oggetto, appunto, di libero confronto tra le forze sociali e politiche dentro la più vasta opinione pubblica, come è naturale e giusto che sia: ma questa è una ragione in più, semmai, per condannare senza riserve tali episodi.
Sono convinto, infatti, che questi ignobili atti siano nocivi e riprovevoli non solo per chi si riconosce in quei pronunciamenti, ma altrettanto e forse più per chiPag. 4si riserva di discuterli ed eventualmente di dissentire, opponendo ad essi altri argomenti, altre convinzioni, altre opinioni, ma sempre, solo e rigorosamente sul piano di un libero, rispettoso e civile confronto, dal quale la convivenza civile e la vita democratica dentro una società liberale e pluralistica possono solo trarre vantaggio. Questo paese ha bisogno di unità e di coesione, ed è responsabilità di tutti mettere l'accento su ciò che ci unisce piuttosto che su ciò che ci divide.
La laicità moderna, come si dice oggi, la nuova laicità conosce due facce: la prima, il riconoscimento, anzi l'apprezzamento, per il contributo che può venire dalle esperienze religiose, al plurale, alla qualità etica della vita pubblica, ai vincoli di solidarietà sociale, allo stesso ethos democratico; la seconda, è la cura, anzi il culto, per la distinzione dei compiti e delle responsabilità, per la laicità dello Stato e delle istituzioni, da intendere come casa comune, casa di tutti, di credenti e non credenti, di istituzioni civili e religiose.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
FRANCESCO MONACO. Coloro che ricorrono ad intimidazioni e violenza sono nemici non tanto della Chiesa cattolica, che certo non si fa condizionare da essi, ma di ciascuno di noi, che amiamo vivere in una società libera, dove le differenze ed anche il dissenso sono affidati alla forza degli argomenti e non alla viltà di anonime minacce e provocazioni (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giro. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MARIA GIRO. Signor Presidente, onorevole viceministro Minniti, onorevoli colleghi, voglio innanzitutto esprimere - a nome di Forza Italia e del suo presidente, Silvio Berlusconi, gruppo di cui oggi ho il privilegio di essere portavoce - la solidarietà, senza ambiguità e senza reticenze, a sua eccellenza monsignor Angelo Bagnasco e all'intera Conferenza episcopale italiana, vittime in questi giorni di gravi e ripetute minacce, che sarebbe irresponsabile sottovalutare. Desidero anche ringraziare gli onorevoli Vito e Bondi per la loro iniziativa, che è stata accolta dal Governo - e questo è un atto di responsabilità che noi apprezziamo -, perché le minacce rivolte a sua eccellenza Bagnasco sono minacce alla vita e non semplici scritte sui muri. Si tratta di una sfida precisa e premeditata lanciata alla Chiesa cattolica quando si accingeva a celebrare la liturgia della Pasqua, la più significativa per la comunità ecclesiale; minacce che ci hanno ricordato il clima torbido dell'intolleranza e della violenza politica, che in tempi non lontani e in altre circostanze hanno scandito la nostra vicenda nazionale.
Perché non averne memoria? Perché ostinarsi a celare sotto il velo di una impenetrabile ipocrisia i pericoli dell'odio politico? Perché continuare a fingere di non riconoscere nelle frange della sinistra estremistica e anarchica la fonte principale e la paternità di quello che alcuni lucidi ma solitari commentatori politici hanno definito in questi giorni l'avventurismo di indole terroristica?
Noi non saremo docili con chi infila la testa sotto la sabbia. Noi non saremo timidi con chi pretende ancora di impartire lezioni senza averne la necessaria credibilità morale e, soprattutto, non saremo subalterni a chi, anche in quest'Assemblea, ha ancora molto da farsi perdonare e oggi pretende di insegnarci il mestiere di vivere, cosa sia il bene e cosa sia il male e addirittura quale sia la vera vocazione della Chiesa cattolica che per noi è, e sempre resterà, una delle massime espressioni civili di questa nazione.
No, noi non intendiamo piegarci a questa superbia intellettuale e politica, di chi, cattivo maestro fino all'altro ieri, strizzava l'occhio a tutto ciò che abbiamo sempre respinto: l'intolleranza, la violenza politica, il terrorismo. Perché il rischio, onorevoli colleghi, è quello di cadere ancora una volta nella trappola paralizzante dell'ideologia, che giustifica la mancata solidarietà di un partito come RifondazionePag. 5Comunista a monsignor Bagnasco in una città martire come Bologna, dove il terrorismo ha colpito, ha colpito duramente, in anni recentissimi.
Se a Bologna un partito popolare, che ha largo ed ampio consenso, come Rifondazione Comunista decide di negare la propria solidarietà al vescovo Bagnasco - una scelta unicamente motivata dal pregiudizio ideologico -, allora vuol dire che in quella forza politica ancora è in larga parte irrisolta la sua adesione ai valori di una democrazia compiuta.
Se sempre questo partito, Rifondazione Comunista, attraverso il suo giornale, arriva a definire dei pasdaran i vescovi della Conferenza episcopale, allora vuol dire che non è così scontato che in questo paese vi siano le condizioni per un confronto sereno sui temi della legalità.
Onorevole viceministro Minniti, non intendo qui ripercorrere le innumerevoli dichiarazioni di stampa e ricordare i lunghi editoriali apparsi sui giornali, tutti di una sola parte politica, dove la Chiesa cattolica è stata trattata alla stregua di una associazione abusiva. Non voglio neppure ricordarle che il più acclamato giornalista e opinion maker de L'Ulivo, Eugenio Scalfari, ha definito con due articoli di fila aberrante e offensiva la nota pastorale della CEI sulla famiglia e le unioni di fatto. Non voglio, infine, neppure citare la stravagante tesi del suo ministro dell'interno, il professor Amato...
PRESIDENTE. Onorevole Giro, la prego di concludere.
FRANCESCO MARIA GIRO.... che richiamandosi alla nota pastorale della CEI sui Dico ha dichiarato che è un errore imporre la propria visione unilaterale perché ciò, cito testualmente, avviene nelle società islamizzate. Il gruppo Forza Italia, però, le deve chiedere, e concludo davvero viceministro...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giro.
FRANCESCO MARIA GIRO... vuole sapere quali iniziative di prevenzione siano state messe in atto per scongiurare ogni attività che metta a repentaglio l'incolumità fisica del Presidente della CEI (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pedrizzi. Ne ha facoltà.
RICCARDO PEDRIZZI. Signor Presidente, signor viceministro, noi non ci aspettavamo un'indagine sociologica o culturale, ma almeno un accenno al quadro di riferimento nell'ambito del quale gli episodi di cui ci occupiamo questa mattina possono essere inseriti - ed un riferimento alle cosiddette cause remote, come ci insegnavano a scuola - ce lo saremmo aspettato. Lei ha solamente riferito dei fatti ed ha assicurato la doverosa vigilanza. Ci mancherebbe altro!
Qualche riferimento allo scenario generale lo voglio fare io. Lo scenario che si presenta ai nostri giorni in Italia è quello di un assalto forte, convinto e motivato del laicismo verso le strutture istituzionali, culturali e sociali che rappresentano l'espressione della cultura, non solo cattolica in senso stretto, ma più genericamente tradizionale. Oggi quella scuola di pensiero, largamente presente nei media e nelle organizzazioni della cultura, ha eletto a proprio nemico principale il modello, considerato regressivo e antimoderno, costituito dalla tradizione culturale cattolica.
Questo attacco è portato in nome dei diritti del cittadino, ma, soprattutto, delle minoranze organizzate, vere e proprie lobby in servizio permanente effettivo; e quegli episodi, le scritte apparse in varie città d'Italia, sono il frutto del clima di violenta aggressione nei confronti del presidente della CEI e di tutta la Chiesa instaurato proprio da quella sinistra laicista e anticlericale e alimentato anche dai grandi media e da molti esponenti del suo Governo e della maggioranza, che dunque sono i mandanti morali di quelle scritte vergognose.
Una cosa è certa: gli imbrattatori di muri «antiBagnasco» leggono i giornali che si autodefiniscono «comunisti», iPag. 6quali da lungo tempo conducono una campagna talmente colma di livore da arrivare all'insulto del Papa (si ricordi il blasfemo «pastore tedesco» de il Manifesto) e all'intimidazione nei confronti delle gerarchie ecclesiastiche (si rammenti il minaccioso «Mo' ci avete rotto!» di Liberazione, subito dopo la nota della CEI sui Dico).
Del resto, è assordante il silenzio della sinistra radicale, che non ha speso una parola di condanna nei confronti degli autori dei gesti di Genova e di altre parti d'Italia, che insieme sono violenti e vili, e non ha espresso una parola di solidarietà al presidente della CEI. Da parte nostra, rinnoviamo a monsignor Bagnasco la solidarietà e la vicinanza non solo personale ma di tutta Alleanza Nazionale; e, parafrasando il cardinale Ruini che diceva «Meglio contestati che irrilevanti», potremmo dire: «Meglio sotto scorta che incapaci di incidere sulla società, di correggerla e migliorarla». Anzi, proprio il fatto di essere messa sotto accusa dalla sinistra laicista e anticlericale vuol dire che la Chiesa si muove nella direzione giusta.
Vediamo che c'è chi condanna la Chiesa, chi condanna a parole anche le scritte ingiuriose e minatorie nei confronti del Papa, del cardinale Ruini e di monsignor Bagnasco, ma poi, invece di esprimere solidarietà concreta, aggiunge che la Chiesa fa politica e che se lo deve aspettare: siamo evidentemente al trionfo dell'ipocrisia! Cosa significa che chi fa politica deve essere insultato e minacciato di morte? Qui bisogna intendersi, signor viceministro, su cosa significhi fare politica.
Se la politica è, come dovrebbe essere, servizio al bene comune, la Chiesa non solo può ma deve fare politica, in ogni caso. Un paese dove il Papa e i pastori della Chiesa sono fatti oggetto di offese infami e addirittura di minacce di morte, al punto che chi di dovere, giustamente, mette sotto scorta il presidente della CEI è un paese dove il concetto stesso di «libertà di espressione», e quindi, in sostanza, di «democrazia», è in pericolo.
Allora, se l'Occidente si caratterizza e si distingue da altre parti del globo terracqueo...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
RICCARDO PEDRIZZI. Ho finito, signor Presidente, ma per una questione così importante un minuto in più...
PRESIDENTE. Non perda tempo, vada avanti!
RICCARDO PEDRIZZI. ... per le sue libertà, a cominciare da quella di parola e di espressione, e tutti possono dire tutto, persino chi non ha nulla da dire, come si fa a contestare il diritto di parola alla Chiesa che ha molto e tutto da dire? Tale diritto alla libertà di espressione dovrebbe essere negato dunque solamente alla Chiesa cattolica? Solo la Chiesa per questi campioni della libertà ad intermittenza dovrebbe tacere, astenersi dal giudizio? Questa pretesa totalitaria dovrebbe suscitare la ribellione...
PRESIDENTE. La prego di concludere!
RICCARDO PEDRIZZI. ... non soltanto - ho concluso veramente, Presidente - dei cattolici, ma anche di tutti i laici in buona fede quale presumo sia anche lei.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Falomi. Ne ha facoltà.
ANTONELLO FALOMI. Signor Presidente, credo che ogni volta che nella polemica politica si cerca di intervenire con forme di intimidazione, di minaccia sia dovere di tutti reagire con fermezza, manifestare la propria ripugnanza, esprimere la più netta e chiara condanna.
Le minacce di morte rivolte al Presidente della CEI - a cui va la nostra solidarietà - e che abbiamo visto apparire sui muri di alcune città e chiese italiane, come ci ha riferito poco fa il viceministro Minniti, sono atti di grave intimidazione;Pag. 7sono atti di incitamento alla violenza che non possono trovare alcuna forma di comprensione da parte di chicchessia.
Il confronto anche aspro tra posizioni diverse, anche antitetiche, è il sale della democrazia e chiunque, con minacce aperte o con intimidazioni, tenti di impedirlo si pone fuori dalla democrazia.
L'intimidazione ha come scopo quello di toglierti la parola, di impedirti di parlare, tende a mettere in discussione un diritto fondamentale: il diritto di parola; un diritto che appartiene a tutti, Chiesa compresa ed oppositori delle posizioni della Chiesa compresi.
Non si può sostenere - come è stato fatto da un autorevole giornale cattolico, ma anche in quest'aula - che gli autori delle scritte minacciose provengono dagli stessi ambienti culturali che polemizzano con la Chiesa cattolica in materia, ad esempio, di unioni di fatto. Questo è un modo di togliere legittimità a posizioni che vengono messe alla stessa stregua di atti di intimidazione e che per questo devono essere bandite. Non mi pare un bel modo di praticare la democrazia.
Le cose vanno tenute distinte perché muovono e si muovono su piani diversi. Una cosa è il dibattito e la polemica politica, altra cosa sono le intimidazioni e le minacce. La necessità di tenere ben distinti questi terreni è particolarmente importante quando al centro del contendere vi sono i delicati e complessi rapporti tra Stato e Chiesa.
Nessuno può e deve impedire alla Chiesa cattolica - come a qualunque altra religione - di esercitare in piena libertà il proprio magistero. Ma nessuno può impedire allo Stato di regolare in piena autonomia situazioni e rapporti sociali che riguardano i cittadini, a prescindere dalle loro convinzioni religiose. Deve, cioè, essere colta da parte della Chiesa e dello Stato la differenza tra costituire una coppia di fatto e approvare una legge sulle coppie di fatto.
Quando la Chiesa agisce da agenzia della società civile, intervenendo nel merito di scelte politiche, non si tratta più di libertà religiosa, ma di dibattito politico; dibattito politico che è, di per sé, dibattito pluralista e laico. E pluraliste e laiche devono essere le scelte dei cattolici in politica. Se la Chiesa o qualunque confessione pretendessero obbedienza religiosa su una scelta politica, allora sì che vi sarebbe ingerenza nella vita dello Stato. E, come sappiamo, ingerenza c'è stata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, onorevole viceministro, la ringrazio per la sua comunicazione, ma le devo dire che non mi ritengo particolarmente soddisfatto. Lei ci ha raccontato i fatti e gran parte di essi li abbiamo appresi dai quotidiani.
Vorrei svolgere un piccolo résumé della situazione: dal maggio 2005, dall'inizio della campagna referendaria per la famosa legge sulla fecondazione assistita, vi è un clima pesante nei confronti dei cattolici e della Chiesa. Ricordo chi metteva sullo stesso piano il cardinal Ruini e il mullah Omar, e che oggi sono componenti di questa maggioranza. Ricordo chi minacciava la Chiesa di non esprimersi sul tema della vita: mi riferisco all'onorevole Turci, a gran parte degli editoriali de la Repubblica, de La Stampa, del Corriere della Sera, ossia ad una laicità identificata - lo abbiamo sentito poco fa - con il divieto di parola in pubblico da parte di esponenti non solo ecclesiastici, ma anche dei fedeli cattolici.
Nel mese di agosto 2005 alcuni editorialisti - Scalfari e Merlo - definivano la Chiesa «un'immondizia» e una «suburra». A settembre dello stesso anno: non solo fischi al cardinal Ruini, ma anche mortaretti durante le celebrazioni nelle chiese di Torino, quella del Carmine in particolare.
Il 20 settembre del 2005 un noto giornalista, che nessuno ha avuto il coraggio di «togliere» dalla RAI, in una trasmissione pubblica ha detto che il cardinal Ruini era come quei rifiuti tossici da eliminare e che conosceva chi poteva eliminarli: parlo del dottor Tozzi, dipendente del CNR e anche della RAI.Pag. 8
Novembre del 2005: emerge l'idea di una commissione d'indagine sulla legge n. 194 del 1978, e si riversa sugli esponenti della maggioranza di allora, laici e cattolici che fossero, una serie di accuse senza fine.
Noi esprimiamo solidarietà al cardinal Bagnasco, esattamente come ha fatto lei, signor viceministro. Siamo felici che il Governo l'abbia detto ufficialmente in questa sede, e che anche l'esponente di Rifondazione l'abbia detto, come il suo capogruppo la settimana scorsa, a distanza di qualche settimana dagli avvenimenti.
Si tratta di capire in quale clima si inseriscono queste minacce. Il clima è quello che precede l'emissione della nota concernente i Dico. Gli editoriali di la Repubblica, La Stampa e Liberazione hanno tre pilastri: la Chiesa è contro la Costituzione; la Chiesa è esattamente come i kamikaze nei confronti della laicità dello Stato italiano; la Chiesa è contro la democrazia. Non sto inventando: potrei citare nomi e cognomi degli autori, dal professor Zagrebelsky al direttore di Liberazione. Questo è il contesto all'interno del quale avvengono i fatti che ho menzionato.
Io non sono assolutamente contrario alla libertà di opinione, ma c'è un filo che si fa sempre più sottile nel nostro paese tra le libertà di opinione e di critica, legittime in democrazia, e una sorta di giustificazionismo nei confronti delle scritte in parola. L'abbiamo letto la settimana scorsa, cari colleghi: c'era chi esprimeva solidarietà a Bagnasco, ma precisando che tale solidarietà sarebbe stata piena se egli non avesse emesso la nota sui Dico; invece, si giustificano questi atti per il fatto che la Chiesa ha espresso opinioni.
Circoli anticlericali, circoli anticattolici, onorevole viceministro, circoli che hanno una qualche aderenza indiretta - perché nessuno può dire che ci sia un diretto collegamento tra chi scrive editoriali e chi scrive sui muri - vengono «coltivati» dentro un clima che è molto pericoloso. Si leggono editoriali giustificatori: la nostra solidarietà deve essere assolutamente senza condizioni. C'è una ideologia che vuole abolire ogni autonomia e distinzione tra Cesare e Dio. Qualcuno dice all'altro: non puoi credere completamente alla tua fede, perché io ti dico che non lo puoi fare. Questo è frutto di un relativismo, di un individualismo libertario, e anche - purtroppo, lo ricordo - del peggior marxismo. Ciò è tanto vero che, nello stesso periodo, onorevole viceministro, alcuni esponenti politici, non solo del mondo della cultura, i quali hanno chiesto l'amnistia per i brigatisti, oggi chiedono la scarcerazione dei brigatisti non pentiti. Ci sono stati - è avvenuto l'8 dicembre - volantini...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LUCA VOLONTÈ. ... contro il Papa «nazista», e scritte sui muri; dopo qualche mese, ed anche in questi giorni, abbiamo visto volantini contro il Papa «nazista»! Non è che li abbia scritti io quei volantini, non sono caduti da casa mia, ma da casa di qualcun altro.
Allora, signor viceministro, quelle a monsignor Bagnasco ed ai vescovi sono minacce alla laicità dello Stato, non solo ai diritti di opinione, ma anche alla stessa democrazia. E non lo dico per essere clericale: cito George Washington.
Ora, onorevole viceministro - ho concluso veramente - c'è bisogno che la polizia intervenga, affinché questi ambiti vicini agli scrittori vengano moderati. Ci sono circoli anarchici? Chiudiamoli! Prendiamo qualcuno ed interroghiamolo! Non basta la scorta, bisogna prevenire. Mi aspetto da lei, come ha detto il ministro dell'interno qualche giorno fa, che ci siano degli atti concreti. Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, innanzitutto noi vorremo esprimere la piena solidarietà a monsignor Bagnasco, unita alla stima per quanto lui sta facendoPag. 9in difesa della famiglia. Abbiamo sentito l'intervento del viceministro Minniti. Devo dire a commento di quell'intervento che il dato che emerge è quello di un nuovo terrorismo, di nuove Brigate rosse, che sostanzialmente hanno allargato i bacini potenziali di influenza.
Se, in un primo tempo, certamente il bacino di influenza dell'attività terroristica poteva essere collegato alle politiche sociali del Governo o dei sindacati, e se successivamente poteva essere collegato ad una protesta no global antiamericana, oggi, per la prima volta, constatiamo che l'attenzione di questo nuovo terrorismo si rivolge alla Chiesa cattolica. Si deve anche tener conto, peraltro, dell'oggettiva difficoltà delle nuove Brigate rosse di orientare il proprio interesse sulle tematiche collegate al lavoro quando, oggi, l'insidia ai diritti dei lavoratori proviene proprio da Stati comunisti come la Cina.
Fatta tale doverosa precisazione, vi è comunque una nuova attenzione, per l'innanzi mai verificatasi, nei confronti della Chiesa. Quindi, si tratta di una campagna che viene mossa da una spinta anticlericale in un contesto di forte e senza precedenti contrapposizione sulle politiche per la famiglia tra Chiesa, Governo e maggioranza che lo sostiene. Ciò, nonostante la presenza, all'interno del Governo, di esponenti e di partiti che si dichiarano cattolici e che, dopo essersi dichiarati tali durante le elezioni ed avere raccolto i voti proprio impostando in questo modo la campagna elettorale, oggi vorrebbero ribadire la laicità della politica, addirittura condannando, a vario titolo, le interferenze della Chiesa.
Noi, Presidente, viceministro, non siamo per uno Stato confessionale; riteniamo però che la Chiesa, in questo contesto, abbia compiuto il proprio dovere nel richiamare i valori della difesa della famiglia e nell'esprimere la sua contrarietà a leggi che, oggettivamente, se approvate, la minerebbero dalle fondamenta.
Condanniamo anche il «doppiopesismo» ipocrita al quale, oggi e nei giorni passati, abbiamo assistito: quando si esponevano le bandiere della pace contro la nostra presenza militare all'estero - che peraltro oggi questo Governo, come gli altri Governi di sinistra, ha mantenuto -, si strumentalizzavano politicamente a proprio favore tutte le possibili dichiarazioni riconducendole alla Chiesa. Si tratta di un aspetto che vorrei assolutamente richiamare all'attenzione di questa Assemblea e dei colleghi della sinistra; veramente abbiamo assistito ad un «doppiopesismo» ipocrita.
Veniamo, però, Presidente e viceministro, all'oggi. Ebbene, si fa tanto un parallelismo tra la situazione attuale ed il periodo degli anni di piombo in quanto, ovviamente, si ha paura di un rigurgito del terrorismo. Vorrei però ricordare al riguardo che una caratteristica dei rapporti tra politica e terrorismo negli anni di piombo risiede proprio nell'essere riusciti a costruire un muro contro il terrorismo, ingaggiando una lotta unitaria in quanto la sinistra ed i sindacati presero incondizionatamente le distanze dalle posizioni delle Brigate rosse.
PRESIDENTE. Deve concludere...
ROBERTO COTA. Oggi, purtroppo, ciò non è successo e non sta succedendo. Oggi, abbiamo assistito alle dichiarazioni dei colleghi di Rifondazione comunista - e mi avvio alla conclusione, signor Presidente -: ma come non interpretare, invece, nel senso di una mancata presa di distanza quanto accaduto all'interno del consiglio comunale e del consiglio provinciale di Bologna, dove i partiti di Rifondazione Comunista e dei Comunisti Italiani si sono rifiutati di approvare all'unanimità un documento che esprimeva solidarietà a monsignor Bagnasco? Si tratta di una mancata presa di distanza...
PRESIDENTE. Onorevole Cota, la prego di concludere.
ROBERTO COTA. ... e dal punto di vista politico tale ambiguità e tale mancata presa di distanza alimentano e fomentano certamente questo tipo di contrapposizioni.
Pag. 10PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cota...
ROBERTO COTA. Concludo osservando che il Governo dovrebbe pensare, oltre che ovviamente alle strategie di polizia, anche a risolvere tale problema politico all'interno della maggioranza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Astore. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE ASTORE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor viceministro, di fronte agli attacchi e alle minacce di cui è stato destinatario in più luoghi e contesti il presidente della CEI, monsignor Bagnasco, non possiamo non manifestare la nostra piena e totale solidarietà, unita a tutto il nostro dissenso e ad una ferma condanna, che si fa anche preoccupazione, nei confronti di una cultura diffusa, che sa di intolleranza e di rifiuto violento delle opinioni non condivise, che, nella loro diversità, godono invece del diritto, costituzionalmente sancito, di essere manifestate liberamente.
Nel clima di scontro permanente che sempre più sembra connotare la situazione politica e culturale del nostro paese, non possiamo non guardare con preoccupazione a così gravi ed aggressive manifestazioni di intolleranza e ad attacchi alle persone, oltre che alle istituzioni e alle idee che rappresentano. Si tratta di un clima culturale nel quale il passaggio da una sorta di microcriminalità politica ad avventurismi di indole terroristica appare meno difficile da ipotizzare. Unisco perciò la voce della mia parte politica, l'Italia dei Valori, che come partito-movimento di recente formazione raggruppa diverse sensibilità politiche, e quella mia personale, al coro delle più ferme condanne degli episodi di Genova, Torino, Napoli e Bologna, nella consapevolezza del valore, anche simbolico, che certe prese di posizione possono e debbono avere per il ristabilimento di un corretto stile di vita democratica, a partire proprio da queste aule, che della democrazia sono la più alta espressione.
La polemica politica, legittima e vitale in un paese democratico, non può tradursi in minacce e intimidazioni, sottili o tragicamente plateali, senza che da questi banchi si levi la più decisa e condivisa condanna, insieme all'invito a riportare il confronto sui temi che, per la delicatezza etica che li contraddistingue, esigono libertà di espressione ed assoluta aderenza alle indicazioni che vengono dal più profondo ricettacolo della coscienza di ognuno, ai livelli di correttezza, e quindi di efficacia, che ogni dibattito politico deve poter avere. Tale efficacia è garantita solo da un clima di dialogo e di confronto.
Piena solidarietà, dunque, al presidente della CEI e all'intera Chiesa italiana, alla quale diversi di noi appartengono con orgoglio, ma anche decisa e convinta riaffermazione della piena e totale laicità dello Stato.
Nel giurare fedeltà alla Costituzione, ciascuno di noi, rappresentante dei cittadini che lo hanno eletto ma contestualmente di tutto il popolo italiano, ne fa propri i valori come fondamento di ogni scelta che quale legislatore sarà chiamato a compiere, e la laicità è uno di questi. Essa non vuol dire disconoscere o voler in qualche modo limitare la libertà per la Chiesa di proclamare a gran voce i valori di cui è portatrice e di cercare di seminarli a piene mani nelle coscienze e nella cultura del nostro paese.
Altro è, però, la legittima facoltà di libera espressione delle opinioni, da chiunque, singolo o istituzione, manifestate, altro è ritenere di poter condizionare le scelte che come rappresentanti dei cittadini italiani, nella molteplicità e diversità delle posizioni e delle scelte culturali e del credo religioso, siamo chiamati a compiere quali legislatori, ispirandoci al principio supremo della laicità dello Stato, nella costante interpretazione datane dalla Corte costituzionale.
Tale laicità implica non indifferenza dello Stato dinanzi alle religioni, ma garanzia dello Stato stesso per la salvaguardia della libertà di religione, in regime di pluralismo confessionale e culturale.Pag. 11
Questo Governo mantiene un dialogo con la cultura cattolica, con la cultura espressa dalla nostra Carta costituzionale approvata dall'Assemblea costituente, che continua a rappresentare un patrimonio essenziale nella vita del nostro paese, non soltanto utile ed opportuno, ma pienamente rispondente alle esigenze fondamentali dello Stato laico nell'accezione costituzionale ricordata.
PRESIDENTE. Onorevole Astore, la prego di concludere.
GIUSEPPE ASTORE. Ecco perché credo che bisogna ristabilire un dialogo tra tutte le forze politiche.
PRESIDENTE. Onorevole Astore, ha terminato il tempo a sua disposizione.
GIUSEPPE ASTORE. Un momento, Presidente, solo per concludere.
Bisogna anche condannare - permettetelo - certi atteggiamenti di strumentalizzazione politica che, anche in quest'aula, si fanno su un sentimento così profondo del popolo italiano. Voglio dire a questi amici che Gesù Cristo - e io che sono cattolico lo ricordo bene - prese anche la frusta per cacciare farisei e mercanti dal tempio (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e La Rosa nel Pugno)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Turco. Ne ha facoltà.
MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, a nome della Rosa nel Pugno e quindi dei militanti laici, socialisti, liberali, radicali e anticlericali, condanniamo anche noi, senza riserve, l'intolleranza politica, da qualsiasi parte provenga, in qualsiasi forma si esplichi. Inoltre, solidarizziamo con coloro che sono vittime, a qualsiasi titolo, di questa intolleranza.
Abbiamo ascoltato molto bene le parole del viceministro Minniti: noi non ci faremo criminalizzare e rivendichiamo il nostro diritto costituzionale di essere anticlericali. Non accettiamo la lettura che lei ha dato degli episodi accaduti, che tende a criminalizzare una storia, quella storia anticlericale che non ha nulla a che fare con l'intolleranza politica, per non parlare dell'intolleranza religiosa.
Siamo fieri di far parte di quel mondo politico che crede nello stato di diritto e nella democrazia, che proprio nella libertà religiosa vede uno dei principi cardine che fa della difesa della libertà religiosa una delle sue ragioni di lotta politica. Sappiamo bene, infatti, che l'intolleranza religiosa è frutto innanzitutto delle confessioni religiose che, tra di loro, sono in perenne stato di conflitto.
Aveva ragione il collega Monaco: questa strategia di una nuova tensione - mi si consenta - danneggia più che altro coloro che reclamano il proprio giusto, costituzionale diritto di critica: non critica alla Chiesa, non critica ai principi religiosi, ma sicuramente il giusto diritto di critica alle gerarchie vaticane. E qui, forse, ci vorrebbe una giornata di approfondimenti semantici, nel senso che a ragione, per opportunità politica, si vuol far confusione tra la Chiesa dei fedeli e le gerarchie vaticane.
Signor viceministro Minniti, rivendichiamo il diritto di avere una risposta ad una interrogazione che abbiamo presentato nel luglio dello scorso anno. Tra un po' faremo l'anniversario di questo silenzio!
Chiediamo di avere una risposta da questa Repubblica, da questo Stato: ad esempio, il Ministero dell'interno rispetto alla politica portata avanti dalle gerarchie vaticane sul problema della pedofilia non ha nulla da dire? Non ha la stessa fermezza? Non ha lo stesso interesse a dare una risposta chiara? Noi crediamo, invece, che proprio perché siamo in uno Stato di diritto, se non si forniscono risposte chiare si alimentano quei movimenti, si finisce per creare, con questa politica di criminalizzazione che oggi ha trovato in quest'aula ampia espressione, la criminalizzazione di chi rivendica il giusto diritto di potersi chiamare anticlericale e di poter lottare da anticlericale, si determina quellaPag. 12strategia che, come ricordava il collega Cota, ha avuto un suo quadro, una sua sceneggiatura già vista nel 1977.
Abbiamo già visto tutto. Non siamo disposti ad accettare altri casi come quello di Moro, Giorgiana Masi, Sindona, Calvi, Pecorelli, perché in quella strategia di Stato, con la morte del diritto e della legalità, vi è stata la morte di persone. In questo ci dissociamo! Vogliamo che si riconosca anche agli anticlericali il proprio diritto, senza confondere i piani della lotta e dell'iniziativa politica.
Spero che lei voglia fare ammenda rispetto alla denominazione che ha reso di alcuni fenomeni che non hanno nulla a che fare con coloro che, in questo paese, rivendicano pubblicamente e nell'ambito dei principi costituzionali del nostro Stato la possibilità di fare lotta politica (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tranfaglia. Ne ha facoltà.
NICOLA TRANFAGLIA. Signor Presidente, viceministro Minniti, mi pare che non possa mettersi in dubbio l'attenzione del Governo su tali fenomeni, nonché i diritti al dissenso che sono propri di una democrazia repubblicana come la nostra.
Non vi è dubbio che un dibattito politico serio non possa andare avanti attraverso minacce e scritte anonime. Noi abbiamo bisogno che il dibattito democratico sul ruolo della Chiesa cattolica nel nostro paese come nel mondo si svolga con il massimo di fede comune nella libertà e nella democrazia. Questo è l'ambito entro il quale possiamo muoverci.
Pertanto, siamo convinti dell'opera del Governo in questo campo e della necessità di tutelare in ogni modo la libertà di chi difende l'azione delle gerarchie cattoliche e di chi è in dissenso rispetto alle stesse, anche perché non vi è dubbio che il dialogo tra lo Stato e la Chiesa negli ultimi tempi ha vissuto una serie di difficoltà: tali difficoltà derivano dalla mancata risoluzione di problemi afferenti alla sfera civile e a quella religiosa e dalla politica maturata con il nuovo pontificato, da cui si è originato un atteggiamento tendente, a volte, ad influenzare la classe politica di questo paese.
Riteniamo che vi debba essere dialogo tra lo Stato e le religioni (tutte le fede religiose), con un linguaggio ed un atteggiamento tesi a favorire la possibilità di conclusioni comuni o diverse, senza che intervengano minacce verso chi non la pensa allo stesso modo.
Fanno male coloro che scambiano scritte e minacce come l'espressione di uno schieramento politico!
Mi pare che in una serie di occasioni si siano individuati anche punti di vista comuni nel Parlamento, perché il richiamo alla Costituzione, ai diritti fondamentali, nonché alle regole della democrazia deve essere comune a tutte le parti politiche.
Da questo punto di vista, siamo di fronte ad un episodio piuttosto negativo della nostra vita pubblica e della nostra vita sociale e dobbiamo richiamare in questo caso non tanto l'atteggiamento dello Stato, quanto l'atteggiamento che si è riscontrato negli ultimi tempi rispetto a questioni che interessano tutta la società italiana. Infatti, temi come quelli da ultimo richiamati, che riguardano ad esempio i rapporti tra i cittadini o le libertà civili e sociali, non dovrebbero essere messi in discussione con strumenti propri di una politica che negli ultimi decenni sembrava superata. Inoltre, mi sembra molto strumentale ritenere che dietro all'atteggiamento di persone intolleranti, che intendono ricorrere alla violenza - la quale, al contrario, dovrebbe sempre restare fuori dal dibattito politico -, possano esservi in qualche modo partiti e forze politiche. Pertanto, da una parte è giusto che il Governo presti attenzione a questo tipo di fenomeni, mentre dall'altra è assolutamente inaccettabile sia ogni strumentalizzazione politica in questo campo sia ogni tentativo di togliere diritti a chi, rispetto all'attuale politica della Chiesa cattolica, ha maturato un meditato dissenso (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani e La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Salutiamo le classi III B e III D della scuola media Rolandino De' Passeggeri di Bologna, che stanno assistendo ai nostri lavori.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Boato. Per favore, chiedo ai colleghi che stanno telefonando di farlo in modo meno evidente. Grazie.
Ha facoltà di parlare, onorevole Boato.
MARCO BOATO. Signor Presidente, colleghi deputati, a nome dei Verdi esprimo apprezzamento per le dichiarazioni e le informazioni fornite a quest'Assemblea dal viceministro dell'interno Minniti. A nome dei Verdi esprimo anche solidarietà nei confronti di monsignor Angelo Bagnasco, arcivescovo della diocesi di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, di fronte alle minacce ed alle intimidazioni di cui è stato fatto oggetto.
Viceministro Minniti, condivido il suo giudizio (che credo di avere interpretato diversamente dal collega Turco), secondo il quale non siamo di fronte a fenomeni di carattere eversivo - questo lei voleva dire - bensì alla maldestra espressione di un sentimento anticlericale volto a rimarcare presunte interferenze della Chiesa nelle vicende politiche interne italiane. Così ho interpretato la sua valutazione.
Non vi è alcuna condivisione per questo tipo di manifestazioni di intolleranza, che - devo dire - trovo anche abbastanza stupide e banali. In realtà, problemi di interferenza politica nei mesi scorsi si sono verificati, ma devono essere affrontati sul terreno del confronto aperto, rispettoso e democratico. La laicità dello Stato, l'autonomia delle scelte politiche dei parlamentari, credenti (come chi parla in questo momento) o non credenti che siano, sono princìpi irrinunciabili, che si difendono in primo luogo con il primato della coscienza personale, con il rifiuto di qualunque indebito condizionamento e con l'aperto e libero dibattito democratico.
Confermata la solidarietà a monsignor Bagnasco nei confronti di minacce ed intimidazioni, comunque inaccettabili, mi resta da fare un'ultima e pacata riflessione: forse sarebbe stato opportuno non enfatizzare troppo questi pur deprecabili fenomeni di intolleranza per evitare gli effetti di imitazione e di moltiplicazione che poi si sono puntualmente verificati, nella certezza da parte degli autori di un'eco sempre più ampia sui mass media, e la demenziale escalation da un quasi innocuo «Bagnasco, vergogna!» a vere e proprie minacce di morte.
Mi pare che anche da parte del Vaticano, stando a quanto riportato dai giornali, sia venuto il suggerimento di non enfatizzare oltre misura tali episodi, pur deprecabili ed inaccettabili. In ogni caso, confermo la condanna dei Verdi e mia personale di ogni forma di intimidazione e l'auspicio che il confronto, anche critico, proprio di ogni società democratica, resti sempre sul terreno della correttezza e del rispetto reciproco, anche nel dissenso e nel dibattito aperto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Satta. Ne ha facoltà.
ANTONIO SATTA. Signor Presidente, a nome del gruppo Popolari-Udeur, esprimo anch'io grande apprezzamento per ciò che ha dichiarato il viceministro Minniti, per la grande e costante attenzione che egli ha manifestato, da parte del Governo, e per l'alta sorveglianza che porrà nel seguire questi avvenimenti, al fine di scongiurare nuove ed analoghe iniziative che minano alla base uno Stato di diritto democratico che garantisce in ogni modo la libertà di pensiero e di parola per tutti i cittadini.
Noi manifestiamo con forza e con convinzione la nostra piena solidarietà a monsignor Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana ed arcivescovo di Genova e alla stessa Conferenza dei vescovi. La nostra è una condanna fermissima, senza «se» e senza «ma» - come anche alcuni colleghi hanno dichiarato poc'anzi in quest'aula. Si tratta di una forte solidarietà che deriva dai nostri convincimenti cristiani, cattolici, di tolleranza.
I nostri convincimenti non ci permettono assolutamente di accettare che il dialogo possa essere interrotto con azioniPag. 14criminali, con atteggiamenti che appartengono ad un tempo per noi trascorso, ossia quello del terrorismo, cui non vorremmo più assistere. Il diritto alla parola è sacro per tutti, e la libertà è assicurata nel nostro paese. Quanto è successo è grave, quindi, perché tale aggressione verso l'alto magistero della Chiesa, attraverso le minacce e le intimidazioni rivolte a monsignor Bagnasco, segna un momento davvero brutto per il nostro paese.
È andato crescendo - come ha già detto in altre occasioni il nostro segretario nazionale, il ministro Clemente Mastella - un clima di ostilità nei confronti delle gerarchie ecclesiastiche da parte di ambienti della sinistra estrema. È altresì grave ascoltare in Parlamento, che è il simbolo della democrazia e della libertà, il collega de La Rosa nel Pugno portare ancora avanti i valori dell'anticlericalismo, che noi disconosciamo e con i quali ci confrontiamo, così come nel caso che ha coinvolto monsignor Bagnasco.
Nel nostro paese, onorevoli colleghi, c'è - e si avverte - una congiura per scristianizzare la nostra società. Per questo motivo, la condanna è ancora più ferma, poiché è ferma la condanna dell'intolleranza. È grave, in proposito, quanto è accaduto nel corso di una riunione del consiglio comunale di Bologna, quando alcune forze politiche - che pure fanno parte della maggioranza - si sono dissociate e non hanno voluto esprimere la loro solidarietà contro quel che è successo nei confronti del presidente della Conferenza episcopale italiana. Allo stesso modo - lo vogliamo affermare con molta serenità - vorremmo dire al premio Nobel Dario Fo, che pure stimiamo, che può fare anche tranquillamente a meno di utilizzare il palcoscenico di Rai Tre per colpire i vescovi italiani con toni che hanno poco a che fare con il buon gusto, e che offendono la sua stessa intelligenza.
Il popolo cristiano si opporrà certamente con forza a questo disegno, sempre meno occulto, che vuole strumentalmente cancellare, attraverso vari mezzi, le tracce del Vangelo. Nessuno, signor Presidente, signor viceministro, potrà, a nostro avviso, impedire che la gerarchia ecclesiastica continui a svolgere il proprio alto magistero rivolto ai credenti. Ciò vale in particolare per quei cattolici che nelle parole di tale alto magistero potranno riconoscersi e poi, come laici impegnati in politica, trarne le conseguenze (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nardi. Ne ha facoltà.
MASSIMO NARDI. Signor Presidente, abbiamo ascoltato il rappresentante del Governo esprimere solidarietà a monsignor Bagnasco. Egli ci ha anche spiegato che a quest'ultimo è stata attribuita una scorta per tutelarne l'integrità. Il viceministro Minniti ci ha infine spiegato che i gesti di cui oggi stiamo discutendo possono essere ascrivibili a frange estreme dell'ala anarcoide.
Vorrei dire al viceministro Minniti: è ben possibile che l'atto materiale compiuto nei confronti di monsignor Bagnasco sia riconducibile a frange estreme di tipo anarcoide, ma chi sono i mandanti? Chi è che, in qualche modo, ha inculcato in queste frange il desiderio di esprimere il loro dissenso rispetto alle iniziative che la Chiesa stava adottando? Chi è che ha espresso sui giornali e sui media una forte critica rispetto alla posizione assunta dal Vaticano? Chi è che, anche nelle sedi istituzionali, ha saputo distinguersi da quella che si era manifestata quale minima volontà unanime di esprimere solidarietà a chiunque?
Signor Presidente, signor viceministro, io ritengo che, se dovessimo cercare dei mandanti, forse anche inconsapevoli - anzi sono convinto che lo siano -, di quanto è successo a monsignor Bagnasco, dovremmo cercare tra quanti sostengono questa maggioranza e questo Governo. E non credo di dirlo a torto, ma di sostenerlo sulla base di ciò che leggiamo e vediamo.
Cerchiamo, quindi, di capire perché frange che compongono la maggioranza e che, spesso, si ammantano di pacifismo e cercano di acclarare il loro modo di esserePag. 15nell'opinione pubblica, oggi, come in passato, hanno voluto assumere una simile posizione. A mio avviso, ciò è avvenuto per due motivi. Da una parte, si assiste, nel nostro paese, nell'ambito delle forze che ho citato, al rigurgito di una sorta di anticlericalismo. Esiste il desiderio di affermare che la Chiesa deve giocare sempre meno un ruolo di indirizzo, inteso come indirizzo religioso e, quindi, attinente alla fede. Si pensa che la società sta andando verso una logica multirazziale ed interreligiosa, per cui poco significato hanno affermazioni che vogliono cercare di salvaguardare determinati valori.
Il secondo motivo risiede nel palazzo del Senato, dove il Governo è sempre più debole. Il Governo Prodi sa perfettamente che un eventuale dibattito sui Dico, che si andasse a sviluppare in quella sede, così come è stato già affermato da qualche autorevole ministro, porterebbe alla sua caduta. Quindi, discutere su questi argomenti si presta a talune interpretazioni da parte di persone, ovviamente non troppo qualificate, ma che, di certo, non devono essere sottovalutate. Mi sembra sia oltremodo pericoloso paragonare coloro che firmano alcune scritte con la stella a cinque punte a ragazzacci che hanno compiuto un'azione che non dovevano compiere. In quelle persone si manifestano determinati atteggiamenti e paure e, ovviamente, la voglia di reagire nei modi che conoscono, anche in quelli che portano alla violenza.
Per le considerazioni che ho appena fatto, per l'anticlericalismo e per la difesa del Governo Prodi, noi siamo qui a sostenere con forza la solidarietà a monsignor Bagnasco, non solo per quello che egli rappresenta, ma anche per quanto contano per noi l'ispirazione e l'identità cristiana. Noi siamo la Democrazia Cristiana per le autonomie. Abbiamo rifondato un partito, nel tentativo di salvaguardare e rilanciare determinati valori e, per questo, non abbiamo neanche disdegnato di discutere su argomenti come i Dico. Ma una cosa è discutere sugli argomenti, altra è accusare, attaccare o pensare che, nel nostro paese, la Chiesa non debba avere più un ruolo.
In conclusione, siamo qui ad esprimere la nostra solidarietà e, per le stesse motivazioni, che hanno indotto altri a criticare monsignor Bagnasco, siamo qui a difenderlo. A nostro avviso, quella continuità al Governo Prodi, che, attraverso questo attacco, alcuni volevano garantire, probabilmente, non verrà, invece, garantita dagli italiani.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 11,30.
La seduta, sospesa alle 11,10, è ripresa alle 11,40.