Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI DONATELLA PORETTI, GIUSEPPE ASTORE, FRANCESCO PAOLO LUCCHESE, LEOPOLDO DI GIROLAMO E GIOVANNI FAVA SUL TESTO UNIFICATO DELLE PROPOSTE DI LEGGE NN. 780-1891-A
DONATELLA PORETTI. Con un piccolo apparecchio dalle dimensioni di un computer portatile, che funziona premendo un pulsante, è possibile rianimare con successo persone colpite da arresto cardiaco. Questi apparecchi si chiamano defibrillatori automatici esterni (DAE). La legge in esame si occupa proprio della diffusione dei DAE indicando i luoghi in cui è obbligatoria la loro detenzione e dei corsi per la formazione e l'addestramento in Basic Life Support Defibrillation (BLSD) per i soccorritori non sanitari.
Grazie alla facilità d'uso dell'apparecchio e alle probabilità di sopravvivenza nettamente migliori degli interessati in caso di defibrillazione rapida, i defibrillatori possono e devono essere usati non soltanto dai soccorritori professionisti, maPag. 65anche da profani dopo un corso di poche ore. L'apparecchio risparmia a chi lo usa ogni decisione di carattere medico dandogli delle chiare indicazioni acustiche.
Come un estintore, dovrebbe essere a disposizione in tutti in posti «strategici» per l'impiego in caso di emergenza.
La morte cardiaca improvvisa è un'interruzione repentina delle funzioni del cuore. Si tratta di una patologia che in Italia provoca tra 50.000 e 70.000 casi di morte all'anno e negli USA sono classificati come morte cardiaca improvvisa circa il 50 per cento dei decessi causati da malattie dell'apparato cardiovascolare. In Italia ogni anno su cento persone colpite da un attacco di cuore per una fibrillazione, 80 non riescono ad arrivare in ospedale; venti sono salvate proprio dal defibrillatore.
L'importanza di poter disporre in breve tempo di un apparecchio per la defibrillazione è tanto più grande per il fatto che l'efficacia dell'intervento è inversamente proporzionale al trascorrere dei minuti. La percentuale di sopravvivenza per un intervento effettuato nei 10-12 minuti successivi alla fibrillazione ventricolare è pressoché nulla. Per quanto riguarda le fibrillazioni avvenute in ospedale, dove è possibile un rapido accesso e utilizzo dei defibrillatori (massimo due minuti), la sopravvivenza dei defibrillati è di circa il 48 per cento. La cosa è ben diversa per coloro che vengono colpiti da fibrillazione ventricolare al di fuori delle strutture ospedaliere: il primo fattore che incide sulla bassa sopravvivenza è quello che, nelle migliori condizioni, l'accesso ad un defibrillatore avviene non prima di 3-4 minuti e nelle città, con la necessità per i soccorritori di recarsi in appartamenti, non prima di 8-10 minuti. Dopo il terzo minuto la probabilità di salvare il paziente diminuisce del 7-10 per cento ogni minuto.
Ecco l'importanza della diffusione di questi apparecchi salvavita nei luoghi più frequentati come grandi scali e mezzi di trasporto aerei, ferroviari e marittimi, o in strutture sedi di grandi avvenimenti socio-culturali, grandi strutture commerciali e industriali, in ambienti scolastici e universitari; o in quelli piu' a rischio come i luoghi in cui si pratica attività sportiva, agonistica o no; oppure quelli piu' difficilmente raggiungibili come gli istituti penitenziari, nonché centri di permanenza temporanea e assistenza. Altri luoghi che vengono indicati nella legge sono le farmacie e gli ambulatori medici, nonché i mezzi adibiti al pronto soccorso sanitario delle varie Forze dell'ordine e del 118. Potrà sembrare paradossale, ma oggi non tutti i mezzi del 118 hanno un defribillatore!
Altra misura prevista per la diffusione dei DAE è la detrazione fiscale nel caso l'acquisto sia effettuato da un privato.
L'Italia, grazie alla legge n. 120 del 2001, ha consentito l'uso dei defibrillatori portatili anche a personale non sanitario e in ambiente extraospedaliero. Oggi è necessario intervenire nuovamente per promuovere la loro diffusione capillare sul territorio. Più i DAE sono diffusi, meno tempo occorrerà per il loro impiego, più vite potremo essere in grado di salvare.
In totale con una defibrillazione precoce potrebbe sopravvivere il 12,5 per cento dei pazienti, cioè circa 10 mila persone ogni anno. La morte cardiaca improvvisa si manifesta prevalentemente in sede extraospedaliera, nei 70-80 per cento dei casi a domicilio del paziente e nel 15-20 per cento sul luogo di lavoro o per la strada.
In Italia la mortalità per cause cardiache supera, e molto, l'incidenza di tutti i tumori messi insieme. Tuttavia questo dato non sembra colpire l'opinione pubblica con la stessa efficacia dei problemi oncologici.
La prima linea di difesa può passare dalla diffusione e dall'uso in caso di necessità dei defibrillatori trasportabili.
Il senso della legge in esame fa compiere anche un passo avanti da un punto di vista della cultura del pronto soccorso in situazioni d'emergenza. In Italia è diffusa l'idea che certe operazioni di soccorso possano essere attuate solo da personale medico, mentre in altri paesi si riesce a salvare molte vite umane grazie ad unaPag. 66generalizzata attività di formazione in ordine agli interventi di soccorso basilari.
Se per far questo occorre una legge, se per salvare delle vite umane e per evitare danni irreversibili, occorre una legge, allora ben venga questa legge. Non si ravvedono danni collaterali!
GIUSEPPE ASTORE. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, l'alta incidenza delle morti per arresto cardiocircolatorio rappresenta una vera e propria sciagura per tutti quei paesi, tra i quali l'Italia, dove gli stili di vita dei cittadini seguono i ritmi sempre più frenetici che il mondo contemporaneo ci propone. Ma questa strage che si consuma ogni anno, di decine di migliaia di vite, può non essere ineluttabile, e allora non è possibile per la società rassegnarsi ad accettarla e a subirla se si hanno i mezzi per impedirla.
Grazie alla neanche troppo recente introduzione dei defibrillatori semiautomatici e automatici, tantissime, forse la maggior parte di queste vite potrebbero essere salvate, a condizione che l'intervento sia tempestivo e operato da una persona capace e addestrata a utilizzare questi strumenti.
Questi defibrillatori, che a differenza di quelli manuali consentono un intervento di primo essenziale soccorso anche da parte di personale non medico, offrono un enorme potenzialità, ma devono però essere opportunamente e efficacemente inseriti e diffusi in un sistema, in una rete di sicurezza sanitaria che deve coinvolgere parti sempre più numerose della società.
Il tempo in questi casi è determinante. Ogni minuto, ogni secondo può essere decisivo per chi è vittima di un arresto cardiocircolatorio. È una lotta contro il tempo che per essere vinta necessita della sinergia e del buon funzionamento di tutti i fattori coinvolti nella catena del soccorso, a iniziare dal primo e più importante, da chi dà l'allarme.
Qui il discorso si fa, se vogliamo, più generale e va ad abbracciare anche quello che è il campo dell'educazione al soccorso, cosa che in Italia esiste e di buon livello, ma solo per chi decide di compiere studi o di prestare servizio di volontariato nel campo specifico, mentre sono convinto che un'infarinatura generalissima di queste nozioni debba essere prevista anche nei programmi didattici delle scuole dell'obbligo perché anche un ragazzo che esce dalle scuole medie dovrebbe essere in grado di riconoscere e di sapere come reagire a un'emergenza sanitaria che comporti l'intervento tempestivo dei soccorsi. È importante, quindi, da parte del legislatore, favorire ad ogni livello, anche, per esempio, con campagne di informazione attraverso i giornali, le televisioni, i media, la promozione e l'accrescimento di una cultura di responsabilità e di consapevolezza dell'importanza di ogni persona, della sua prontezza d'animo e delle sue conoscenze, per poter riuscire a salvare una vita.
Nei casi di arresto cardiocircolatorio questo è indispensabile ma non basta. Occorre naturalmente che i soccorsi arrivino nel minor tempo possibile e che si possa quanto prima ripristinare le funzioni vitali del cuore con l'utilizzo dei defibrillatori. Per questo è altrettanto importante dare la massima diffusione a questo tipo di apparecchiature tenuto conto dei luoghi di maggiore frequentazione e di quelli che per loro natura presentano degli impedimenti all'accesso da parte dei mezzi di soccorso. Quindi ben venga la dotazione dei defibrillatori automatici e semiautomatici anche alle unità delle Forze dell'ordine, se questo può servire a salvare delle vite, e a tutti i mezzi di soccorso e di intervento, direi, unitamente a un piano di addestramento del personale, funzionale al corretto utilizzo che possa essere con il più alto margine di efficacia possibile, in ogni circostanza. Ben venga la promozione della detenzione di queste apparecchiature, e dell'autorizzazione al loro uso da parte di personale propriamente e continuativamente addestrato, per tutti quei luoghi, dal supermercato alla spiaggia, alla stazione, alla banca, alla palestra, all'ufficio, alla fabbrica, dovunque possa occorrere per un'emergenza. A riguardo direi che una cosa raccomandabile potrebbe essere creare una sorta diPag. 67albo pubblico dei luoghi di detenzione e degli operatori autorizzati di questi defibrillatori, che funzioni un po' come la pubblicazione dei turni e dell'ubicazione delle farmacie, per esempio (e anzi: non sarebbe male anche che i farmacisti stessi si dotassero di questi strumenti e imparassero a utilizzarli), in maniera tale che all'evenienza, sia gli operatori del 118, sia il privato cittadino, possano sapere a chi rivolgersi per un intervento nel minor tempo possibile.
È una legge bipartisan che ha visto la fattiva collaborazione, ma io penso che di fronte alla concreta possibilità di salvare delle vite umane, la politica non si possa dividere secondo il colore di partito, ma debba trovare assolutamente, necessariamente la coesione nella direzione del bene della popolazione. Per questo spero che oggi la riproposizione di una legge che regola e che pone in essere un uso corretto e un ampliamento della diffusione di queste preziose apparecchiature, possa trovare, non solo da parte mia o del partito di Italia dei Valori, ma dai banchi di tutta la maggioranza e di tutto il Parlamento un sostegno unanime.
Il voto dell'IdV sarà dunque favorevole, ma con l'auspicio che in tempi quanto mai prossimi si possa provvedere a migliorare gli effetti di questa legge ampliando e integrando con altri interventi secondo le linee che ho espresso nel corso di questo mio intervento.
Le risorse destinate alla prevenzione primaria e secondaria consentono di abbattere la spesa per i costi sanitari e di diminuire il numero dei cittadini che entrano nel tunnel della malattia.
FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, la presente proposta di legge detta norme in materia di utilizzo di defibrillatori semiautomatici ed automatici in ambiente extraospedaliero e presenta una grande rilevanza socio-sanitaria.
L'uso di tale apparecchiatura anche in ambiente extraospedaliero può venire considerato un intervento salvavita di grande rilevanza, perché può salvare un grande numero di vite umane anche in giovane età.
Infatti, un numero elevato di persone (circa 60 mila in Italia) ogni anno muoiono per arresto cardiaco improvviso che rappresenta oltre il cinquanta per cento della causa di tutti i decessi per malattia cardiovascolare.
Lo scopo di questo provvedimento è proprio quello di promuovere la diffusione dei defibrillatori semiautomatici ed automatici esterni, indicando i criteri per l'individuazione dei luoghi, delle strutture e dei mezzi di trasporto, ove è prevista la detenzione. Particolare attenzione viene posta alla formazione e all'addestramento del personale di soccorso non medico per l'utilizzo di tali apparecchiature, con certificazione di idoneità ed istituzione di un apposito registro per l'iscrizione dei soggetti abilitati, fermo restando, per i privati, l'obbligo del conseguimento di un attestato.
Altri fattori importanti per la diffusione dei defibrillatori, sono la maggiore sensibilizzazione dell'opinione pubblica e delle istituzioni sulle dimensioni del fenomeno e degli strumenti a disposizione, lo stanziamento delle risorse economiche, la prescrizione rende obbligatoria l'installazione dei defibrillatori in ambienti pubblici, strutture e mezzi di trasporto, l'introduzione di detrazioni fiscali per coloro che intendano acquistare un defibrillatore automatico, compresi anche i privati cittadini.
Pertanto la finalità fondamentale del seguente provvedimento è quella di diffondere una cultura di emergenza cardiologica formando anche la popolazione ad un corretto uso dei defibrillatori.
Infatti l'introduzione e la diffusione dei defibrillatori in ambiente extraospedaliero si integra in una filosofia di sviluppo e valorizzazione della sopravvivenza anche da parte del personale non medico.
Considerata la grande rilevanza socio-sanitaria del provvedimento, che permetterà di salvare tante vite umane, dichiaro il voto favorevole del gruppo UDC.
LEOPOLDO DI GIROLAMO. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi deputati, il gruppo Ulivo esprimerà un voto favorevole al testo unificato sulle proposte di legge a prima firma dell'onorevole Di Virgilio e dell'onorevole Castellani in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici in ambiente extraospedaliero.
Abbiamo lavorato in maniera concorde e costruttiva in Commissione, per dotare il Paese di una buona legge che dovrebbe contribuire a ridurre, speriamo in maniera sensibile, il numero delle morti evitabili nel nostro Paese. In Europa e nel mondo le malattie cardiovascolari sono responsabili di circa il 40 per cento di tutte le morti al di sotto dei 75 anni. La morte improvvisa in pazienti con cardiopatia nota o sconosciuta è molto frequente; essa ha una incidenza simile in tutto il mondo, pari ad un caso su mille abitanti, che in una frazione nazionale significano circa 60 mila morti improvvise per anno in Italia, senza trascurare anche gli esiti secondari, a volte molto importanti, nei sopravvissuti.
Molti studi hanno verificato che circa un terzo dei pazienti muore prima di raggiungere l'ospedale e che l'arresto cardiaco improvviso riconosce, in una percentuale molto elevata, pari all'80 per cento dei casi, come causa un ritmo di esordio defibrillabile che, se trattato adeguatamente e molto precocemente, permette un pieno recupero del paziente.
Quindi un intervento di defibrillazione precoce è sicuramente il fattore decisivo e fondamentale nel determinare la sopravvivenza in seguito ad arresto cardiaco improvviso.
Il problema è che bisogna intervenire rapidamente. Per ogni minuto di ritardo nell'esecuzione della defibrillazione, le possibilità di sopravvivenza diminuiscono di circa il 7-10 per cento e la prima scarica, per evitare sicuramente eventuali danni cerebrali, dovrebbe essere somministrata nel giro di 3 minuti.
Oggi noi abbiamo questa possibilità in quanto per utilizzare i defibrillatori semiautomatici non è necessario personale sanitario, ma solo personale appositamente addestrato.
Questo è quello che abbiamo previsto nella proposta di legge e crediamo con ciò di contribuire a migliorare un Servizio sanitario nazionale che è già di grande qualità.
GIOVANNI FAVA. Valutare a livello legislativo proposte atte a diffondere l'uso dei defibrillatori automatici non è sempre agevole perché, a fronte dell'evidente esigenza di garantire la tempestività del soccorso ai pazienti in arresto cardiaco, emerge naturalmente anche la necessità di verificare che tali interventi siano realmente efficaci ed appropriati, oltre che ragionevoli e proporzionati in termini di spesa finanziaria.
Sotto il profilo dell'efficacia e dell'appropriatezza, la defibrillazione con apparecchi semiautomatici non pone problemi «diagnostici» in senso lato, visto che è la macchina a riconoscere le condizioni del paziente, sicché viene spontaneo ritenere che qualsiasi soggetto, dopo aver appreso come funziona lo strumento, sia in grado di usarlo in maniera appropriata. Tale apparente evidenza solleva in realtà alcuni dubbi e perplessità, in quanto si tratta pur sempre di un atto sanitario praticato nei confronti di un paziente a rischio di vita. Considerata la brevità dei corsi di addestramento ritenuti sufficienti per l'impiego dei defibrillatori da parte del personale non sanitario e non medico (di regola, si tratta di corsi di sole cinque ore) e l'inesperienza nell'affrontare situazioni estreme come l'arresto cardiaco che di regola caratterizza tali «volontari», si comprende infatti perché permangano serie preoccupazioni sull'utilizzo dei defibrillatori anche in assenza di personale medico o infermieristico.
Ovviamente, si potrebbe obiettare che è comunque preferibile consentire che il defibrillatore sia disponibile, e che comunque vi sia una persona in grado di farlo funzionare, piuttosto che attendere - spesso invano - l'intervento del 118. In realtà, si ritiene che una soluzione intermediaPag. 69al problema vada ricercata nella maggiore attenzione da dedicare ai corsi di formazione e addestramento richiesti per l'utilizzo dei defibrillatori da parte del personale non sanitario. Sul punto, infatti, sarebbe opportuno colmare la dicitura essenzialmente lacunosa della legge n. 120 del 2001, che, parlando genericamente di «una formazione specifica nelle attività di rianimazione cardio-polmonare», sembrerebbe ritenere sufficiente la frequenza al corso cosiddetto di BLS (Basica Life Support), notoriamente dedicato alle problematiche della pura rianimazione cardiopolmonare. È quindi per ovviare a tali lacune che si ritiene necessario intervenire a specificare in maniera più approfondita i requisiti che i cosiddetti «volontari» debbono possedere per l'utilizzo dei defibrillatori.
Anche sotto il profilo economico, dati gli elevati costi di acquisto e mantenimento dei defibrillatori, si dovrebbe procedere sperimentalmente a valutare la loro effettiva efficacia statistica in relazione non solo ai flussi di persone che caratterizzano le diverse strutture fisse o mobili, ma anche alle loro tendenziali caratteristiche demografiche e sanitarie (così, ad esempio, è preferibile prevedere la presenza di un defibrillatore nei luoghi frequentati prevalentemente da persone in età non giovane).
Alla luce di queste considerazioni generali, si esprimono alcune critiche nei confronti del provvedimento in esame, anche se esso, come si evince dalle sottoscrizioni, raccoglie numerosi consensi da parte dell'attuale opposizione.
La prima critica recupera i rilievi di cui sopra sui rischi derivanti da un affidamento indiscriminato dei defibrillatori anche al personale non medico e non sanitario purché «addestrato ad usarlo ed adeguatamente formato».
La seconda critica riguarda la previsione di un vero e proprio obbligo a dotarsi di defibrillatori per un'ampia categoria di strutture fisse e mobili, senza tuttavia provvedere ad integrare in rete tali «punti» di defibrillazione. Come si osservava nella premessa, è evidente, infatti, che la diffusione dei defibrillatori dipende non solo e non tanto dalla capillarità sul territorio di tali strumenti, ma soprattutto dalla presenza di un sistema di allarme efficace e tempestivo, atto a garantire che ciascun defibrillatore possa essere impiegato nel raggio di azione ove il medesimo può essere disponibile in pochi minuti. In questo senso, è piuttosto sul concetto di rete nella segnalazione degli eventi avversi e di localizzazione di defibrillatori in punti chiave del territorio che bisogna soffermare l'attenzione.
La terza critica concerne l'individuazione delle strutture ove si prevede la collocazione del defibrillatore: sul punto, l'elenco contenuto nella proposta in esame appare per alcuni profili incompleto e per altri improprio. Incompleto, perché ad esempio non si prevede la presenza dei defibrillatori sugli aerei, dove invece essi sarebbero maggiormente necessari e giustificati; improprio, perché non si distingue tra le diverse strutture a seconda delle loro dimensioni e dei flussi di persone/passeggeri che vi circolano, sicché, ad esempio, si ritiene irragionevole prevedere l'obbligo di detenere defibrillatori per cinema o teatri di piccole dimensioni. Analogamente, si ritiene non del tutto comprensibile - data l'età dei suoi frequentatori - prevedere l'obbligo di detenere defibrillatori anche per le scuole.
La quarta critica riguarda i problemi di responsabilità giuridica connessi all'impiego dei defibrillatori da parte del personale non sanitario e non medico: se, infatti, i medici e gli infermieri sono di regola coperti nell'esercizio della loro attività sanitaria da ampie assicurazioni professionali, nel caso in cui un errore nell'impiego dei defibrillatori fosse commesso da un soggetto volontario, sorgerebbero non indifferenti problemi di esenzione di responsabilità e di risarcimento danni.
In conclusione, si osserva che anche sotto il profilo del riparto di competenze tra lo Stato e le regioni il provvedimento in esame solleva alcune perplessità, in quanto ci si domanda qual è il titolo di intervento che legittima il legislatore statale a disciplinare nel dettaglio i profiliPag. 70relativi alla diffusione dei defibrillatori sul territorio. È da escludersi, in linea di massima, che il provvedimento possa essere ricondotto alla competenza esclusiva statale in materia di determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali (soprattutto perché, in tale circostanza, l'obbligo di detenere defibrillatori dovrebbe essere finanziato con risorse statali). Dovendo quindi ricondurre il provvedimento alla materia di potestà concorrente «tutela della salute», si osserva che difficilmente l'elenco delle strutture che devono disporre di defibrillatori potrebbe essere considerato alla stregua di un principio fondamentale statale. Conseguentemente, si ritiene che più propriamente debba essere attribuito alle regioni il compito di garantire la capillarità dei defribillatori sul territorio, procedendo ad individuare le postazioni chiave che consentono di creare una rete di intervento tempestiva ed efficace.