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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a rispostaPag. 45immediata, alle quali risponderanno il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, il ministro dell'economia e delle finanze, il ministro della difesa, il ministro delle infrastrutture, il ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, il ministro della salute, il ministro della giustizia ed il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali.
(Emergenza rifiuti in Campania - n. 3-00068)
PRESIDENTE. L'onorevole Nespoli, al quale ricordo che ha un minuto a disposizione, ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-00068 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1), di cui è cofirmatario.
VINCENZO NESPOLI. Signor Presidente, signor ministro, è l'ennesima volta che interveniamo sull'endemica emergenza rifiuti in Campania. È di questi giorni la drammaticità della situazione che si sta sviluppando in Campania, ma anche le assunzioni di responsabilità da parte degli enti interessati, anche del ministro presente, che, pur contraddicendo alcuni richiami fatti dal Capo dello Stato sulla necessità che si costruiscano i termovalorizzatori, ha pubblicamente sostenuto che intende rimanere sulla posizione che, in verità, ha sempre coerentemente affermato negli anni, ossia che non si dovrebbero costruire i termovalorizzatori.
L'emergenza di questi giorni che ha fatto riaprire una serie di siti di stoccaggio, nonché alcune discariche abbandonate da anni, come quella di Santa Maria La Bruna, a Torre del Greco, e che non vede da parte della regione avviare un programma di bonifica di numerosissimi siti utilizzati per il passato, fa sì che noi chiediamo al Governo di sapere in che modo intenda questa volta risolvere il problema dell'emergenza rifiuti in Campania e se intenda o meno prorogare i poteri commissariali.
PRESIDENTE. Il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, Alfonso Pecoraro Scanio, al quale ricordo che ha tre minuti a disposizione, ha facoltà di rispondere.
ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. Signor Presidente, rispondo agli onorevoli interroganti dicendo che è evidente che la situazione dei rifiuti in Campania ha una difficoltà non di oggi, visto che sono più di dieci anni che esiste un commissariamento.
Rispetto alle richieste avanzate dagli interroganti vi è in gran parte una condivisione, nel senso che il Governo ritiene che ci sia bisogno di un rilancio forte soprattutto nella raccolta differenziata, che non si è realizzata. Il Ministero dell'ambiente ha, quindi, chiesto al Dipartimento della protezione civile, che deve emanare l'ordinanza per i rifiuti, che vi sia come condizione importante innanzitutto una riscrittura del piano regionale dei rifiuti, che nell'ultima stesura, alla pagina 18, dedicava solo due righe alla raccolta differenziata. È evidente che, se non si raggiunge anche in Campania quel 35 per cento di raccolta differenziata, se non si raggiunge una raccolta dell'umido, cioè dell'organico, che nel resto d'Italia ha una media di 40 chili ad abitante ed in Campania è sotto i 20 chili ad abitante, vi saranno grandi difficoltà.
Per quanto riguarda la vicenda dei termovalorizzatori, è evidente che anche nelle ipotesi, previste dal piano dei rifiuti, di alcuni impianti di termovalorizzazione, se non c'è la raccolta differenziata, quelle ipotesi sono assolutamente insufficienti. Le mie posizioni personali sono sempre state, come lei ha ricordato, di contrarietà all'uso dei termovalorizzatori, anche perché, se vogliamo rispettare il Protocollo di Kyoto, dobbiamo comunque ridurre le emissioni di CO2 in atmosfera. Quindi, offrirò alla regione Campania tutti gli strumenti e le conoscenze tecnologiche per usare metodologie di smaltimento dei rifiuti non innovative rispetto ai termovalorizzatori e agli inceneritori. Ovviamente, èPag. 46competenza della regione Campania definire, d'intesa con il commissariato, il piano regionale dei rifiuti, ma deve essere un piano di tipo europeo. I piani europei prevedono che si investa sulla riduzione dei rifiuti, sulla raccolta differenziata, e che l'ipotesi di termovalorizzazione sia un elemento residuale solo in presenza di un vero combustibile da rifiuti.
È evidente che, al di là dei miei convincimenti personali, la gestione del piano generale deve coinvolgere la regione Campania, ma quello che è certo è che il ministro dell'ambiente deve far rispettare le regole europee, come quella relativa alla riduzione e alla raccolta differenziata tesa al recupero dei materiali. Nel caso di una scelta regionale nel senso della termovalorizzazione, saremo molto rigorosi sulla valutazione di impatto ambientale e sui luoghi dove possono essere collocati gli impianti. Soprattutto, visto che siamo ormai nel 2006, se ci sono tecnologie più moderne e più avanzate rispetto al bruciare anche la parte residuale dei rifiuti, ci permetteremo di farle rilevare anche alla regione Campania, in modo da ragionare insieme.
Ovviamente, agiremo nel rispetto delle competenze e delle autonomie regionali; tra l'altro - e concludo il mio intervento -, ci adopereremo per superare le gestioni commissariali, tornare al regime ordinario e quindi coinvolgere da subito i comuni, le province e le regioni.
PRESIDENTE. Onorevole ministro...
ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. Infatti, sono necessari la partecipazione ed il coinvolgimento dei cittadini in quanto le opere non vanno realizzate contro la loro volontà.
PRESIDENTE. L'onorevole Nespoli ha facoltà di replicare, per due minuti.
VINCENZO NESPOLI. Siamo del tutto insoddisfatti della risposta del ministro, dalla quale cogliamo un dato politico importante; evidentemente, infatti, il ministro ha sfiduciato Bassolino, il governatore della regione Campania, dal momento che gli rimprovera la mancata applicazione della normativa legislativa attuale sulla percentuale della raccolta differenziata. Si tratta di una questione rispetto alla quale Bassolino, in passato, è stato più volte richiamato dal ministro dell'ambiente e per la cui soluzione la regione Campania ha ricevuto notevoli risorse finanziarie dal Governo precedente. Ricordo, al riguardo, lo scandalo dei 3 mila lavoratori socialmente utili assunti a tal fine, i quali restano inoperosi in quanto poi i bacini d'ambito assegnano alle società private la raccolta differenziata, che non viene attuata.
Il ministro conferma peraltro la sua posizione avversa al termovalorizzatore; infatti, quando parla della necessità di un nuovo piano di rifiuti regionale, è evidente che vorrebbe un disegno completamente diverso da quello che da anni è stato approntato dalla regione Campania. Quest'ultimo prevedeva, come ha ricordato, la raccolta differenziata a valle e, man mano, gli impianti di compostaggio, gli impianti del CDR e, in ultimo, il termovalorizzatore.
Mi sembra che in Campania - e il ministro è campano -, tra la regione, gli enti locali interessati ed il ministero, manchi una voce univoca sul modo in cui bisogna affrontare questa emergenza. Mentre prima il centrosinistra si è nascosto dietro l'alibi di indicare nel Governo nazionale qualche responsabilità, finalmente, ora, tutto è chiaro. Tutta l'emergenza rifiuti che viviamo in Campania ha un solo responsabile: è la classe dirigente del centrosinistra, a livello locale e a livello nazionale, che non sa in che modo uscire dall'emergenza, nonostante i provvedimenti straordinari di questi anni, nonostante i commissariati, nonostante le migliaia di miliardi delle vecchie lire spesi in questa direzione. Noi aspettiamo di verificare in che modo saranno riconfermati i commissariati.
PRESIDENTE. Onorevole...
Pag. 47VINCENZO NESPOLI. Infatti, riteniamo che anche su tale versante la nostra attenzione e la nostra politica saranno di difesa dei cittadini campani che in questo momento, attraverso la voce del ministro, hanno potuto individuare di chi siano le responsabilità dell'emergenza attuale (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
(Iniziative volte a differire la sospensione dei termini per i versamenti tributari e contributivi sino alla fine dello stato di emergenza dichiarato per la provincia di Catania - n. 3-00069)
PRESIDENTE. L'onorevole Raiti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00069, per un minuto (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2).
SALVATORE RAITI. Onorevole Presidente, onorevole ministro, onorevoli colleghi, esporrò brevissimamente i fatti che si riferiscono ad un'emergenza accaduta nella provincia di Catania nei mesi di ottobre-novembre 2002, quando un terremoto distrusse due comuni, Santa Venerina e Acireale; comuni per i quali ancora non sono state possibili le opere di ricostruzione perché il governatore del centrodestra non ha zonizzato le aree dove è possibile intervenire.
Nello stesso periodo, un'eruzione vulcanica distrusse la stazione sciistica di Linguaglossa, che ancora oggi non è stata ricostruita; vi fu anche una caduta di cenere lavica che per un mese costrinse alla chiusura l'aeroporto di Catania, con danni enormi per i coltivatori, per il terziario e per tutti gli operatori del turismo. Sono state anche emanate delle ordinanze dal Presidente del Consiglio dei ministri, ordinanze che prorogavano lo stato di calamità naturale per queste zone fino al 31 dicembre 2006.
PRESIDENTE. Onorevole...
SALVATORE RAITI. Accadde però che il precedente Presidente del Consiglio dei ministri ha dimenticato di prorogare la sospensione dei termini per il versamento dei tributi fino al 31 dicembre 2006; oggi, i cittadini si trovano, oltre il danno, anche la beffa: chiediamo al nostro Governo di provvedere in maniera seria.
PRESIDENTE. Il ministro dell'economia e delle finanze, Tommaso Padoa Schioppa, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, risponderò brevemente ricordando innanzitutto che, con un decreto del ministro dell'economia e delle finanze del novembre 2002, furono sospesi, a favore dei soggetti residenti che erano stati interessati direttamente dall'eruzione cui si è testé riferito l'interrogante, i termini relativi agli adempimenti ed ai versamenti tributari che avevano scadenza nel periodo compreso tra ottobre 2002 e marzo 2003.
Poi, con provvedimenti successivi, il termine di scadenza della sospensione è stato differito più volte ed è stato previsto che i versamenti tributari non eseguiti per effetto della sospensione siano effettuati in un'unica soluzione entro il dicembre 2005, oppure a decorrere dalla stessa data e senza aggravio di sanzione e di interessi, mediante rateizzazione mensile.
In sostanza, la normativa richiamata dispone che i soggetti interessati dall'evento dell'ottobre 2002 beneficino della sospensione dei termini relativi agli obblighi tributari per il periodo che va dal 29 ottobre 2002 al 15 dicembre 2005 e che la restituzione delle somme oggetto della sospensione possa essere effettuata con una rateizzazione mensile pari a otto volte il periodo di sospensione.
Detto questo, nello specifico caso il differimento del termine di scadenza della sospensione ed il conseguente differimento del termine di ripresa della riscossione, che sono richiesti dagli onorevoli interroganti, intervenendo dopo mesi dalle vigenti scadenze, comporterebbe l'adozione di misure aventi efficacia retroattiva, che si concretizzerebbero in una sanatoria per iPag. 48casi di inadempimento intervenuti dal dicembre 2005 fino alla data di adozione delle medesime disposizioni. Il punto di fondo è che l'adozione di questa misura non rientra, purtroppo, nei poteri del ministro dell'economia e delle finanze previsti dall'articolo 9 della legge n. 212 del 27 luglio 2000.
Pertanto, come ministro, non ho alcun potere amministrativo per compiere un intervento di questo tipo; ciò che posso dire è che questa situazione verrà monitorata ulteriormente e si vedrà se esistono altri mezzi per intervenire.
PRESIDENTE. L'onorevole Raiti ha facoltà di replicare.
SALVATORE RAITI. Nel ringraziare il ministro per la sua risposta, tengo a sottolineare che abbiamo il dovere di intervenire necessariamente con una legge. Non possiamo fare finta che non sia accaduto nulla; le inadempienze dei Governi di centrodestra, regionale e nazionale, non possono ricadere sui cittadini, i quali oggi, attendendo, dopo la dichiarazione dello stato di calamità, la sospensione dei tributi, si trovano in una situazione kafkiana, perché in questa attesa non si sono avvalsi del pagamento delle prime rate di rimborso degli oneri contributivi. L'Agenzia delle entrate ha poi emanato un provvedimento con il quale tali cittadini sono stati dichiarati decaduti dal beneficio della sospensione dei tributi. Quindi, oggi non solo non hanno più la sospensione dei tributi per queste inadempienze, ma si trovano ad avere iscritto a ruolo somme cospicue che dovrebbero versare in un'unica rata.
Non possiamo consentire il danno e la beffa. Poiché il nostro Governo si caratterizza per la serietà e per l'equità, credo che dovremmo provvedere, magari utilizzando il sistema del rimborso dei tributi previsto dalla famosa legge del 1990 sul sisma di Santa Lucia, di cui hanno beneficiato anche gli alluvionati del Piemonte, per consentire un rimborso rateale che li metta nelle condizioni di provvedere celermente. Sarebbe opportuno, signor ministro, fornire delle indicazioni all'Agenzia delle entrate affinché sospenda le iscrizioni a ruolo dei tributi, in attesa che il Parlamento decida in maniera tale da mettere tutti nelle condizioni di adempiere ai propri doveri e di non subire questa beffa, che sarebbe veramente insopportabile per popolazioni che ancora non sono state messe nelle condizioni di ripartire in maniera ordinaria nello sviluppo e nel riordino del territorio per inadempienze che certamente non sono loro, ma di quei Governi del centrodestra che li hanno prima illusi e poi turlupinati.
(Questioni connesse all'applicazione della normativa concernente gli interventi per ripianare il deficit sanitario regionale - n. 3-00070)
PRESIDENTE. L'onorevole Fincato ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00070 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).
LAURA FINCATO. Sei regioni hanno superato i tetti di spesa sanitaria previsti per il 2005: Abruzzo, Campania, Lazio, Liguria, Molise e Sicilia.
Sappiamo che la regione Liguria ha già raggiunto un accordo con il Governo, mentre l'esame dei piani sanitari delle altre cinque regioni è in corso. Conosciamo, altresì, il contenuto della legge finanziaria per il 2005 e, in particolare, il meccanismo introdotto dall'articolo 1, comma 174.
In ogni caso, il differimento del pagamento oltre il 20 giugno 2006 non dipende, chiaramente, dalla cattiva volontà né delle imprese né degli altri contribuenti IRAP, ma da una normativa confusa e pasticciata che abbiamo ereditato dalla precedente legislatura. Non è affatto chiaro, nella norma citata, se la maggiorazione dell'1 per cento vada calcolata sull'aliquota ordinaria o sulle aliquote in vigore e se siano fatti salvi i regimi di esenzione.
Il Governo ha già chiarito che la maggiorazione derivante dall'aumento di unPag. 49punto percentuale dell'aliquota IRAP sarebbe comunque recuperata dei contribuenti deducendola...
PRESIDENTE. Onorevole Fincato ...
LAURA FINCATO. ...dall'importo della seconda rata.
Chiedo al Governo se intenda intervenire per sospendere, ad esempio fino al 20 luglio 2006, la maggiorazione dello 0,40 per cento per i contribuenti IRAP delle regioni suddette e per chiarire che le disposizioni del citato comma 174 si interpretano nel senso...
PRESIDENTE. Onorevole Fincato, la invito a concludere.
LAURA FINCATO. ...che l'IRAP è calcolata maggiorando di un punto percentuale l'aliquota ordinaria o ridotta vigente nelle regioni interessate, fatti salvi i regimi di esenzione.
PRESIDENTE. Il ministro dell'economia e delle finanze, Tommaso Padoa Schioppa, ha facoltà di rispondere.
TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, le questioni illustrate dagli interroganti sono già state poste all'attenzione del Governo, che ha ritenuto legittime e fondate le osservazioni di cui la loro interrogazione si è resa interprete. In considerazione di ciò, proprio durante l'esame del decreto-legge concernente l'IRAP, che si è svolto oggi in questa Camera, sono stati assecondati dal Governo emendamenti del relatore volti a chiarire la portata applicativa della disposizione.
Di conseguenza, il Governo ha ritenuto opportuno esentare dalla maggiorazione dello 0,40 per cento i contribuenti che effettueranno il versamento IRAP entro il 20 luglio, invece che entro il 20 giugno, data alla quale l'ammontare dell'imposta nelle regioni interessate risultava ancora incerto. Inoltre, si è ritenuto di precisare che la maggiorazione automatica derivante dall'eccesso di spesa deve essere applicata ai regimi IRAP preesistenti. In caso di IRAP ridotta, quindi, la maggiorazione comporterà un incremento dell'aliquota di un punto anche se l'aliquota risultante sarà inferiore al 5,25. Questa interpretazione implica anche che, in caso di esenzione dall'IRAP, nulla sarà dovuto.
Questi orientamenti, assunti dal Governo per risolvere nel senso più favorevole al contribuente le incertezze interpretative risultanti dalla formulazione della norma originaria, si sono tradotti, nei fatti, in un accoglimento dell'emendamento, nel senso presentato dal relatore, al decreto-legge n. 206 del 7 giugno 2006.
PRESIDENTE. L'onorevole Tolotti, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare, per due minuti.
FRANCESCO TOLOTTI. Signor Presidente, ringrazio il Governo per una risposta che fa chiarezza relativamente ad una situazione complessa, che ci ha visti impegnati in Assemblea anche stamani (in tale occasione, abbiamo registrato sottolineature, eccessi di polemiche e affermazioni strumentali). In condizioni normali, il provvedimento avrebbe dovuto trovare un'ampia convergenza, essendovi coinvolti il Governo precedente, di cui è erede l'attuale opposizione, ed il Governo attuale, in considerazione del fatto che l'esecutivo precedente aveva adottato, nel 2005, un analogo provvedimento per garantire la continuità del gettito dell'IRAP.
La risposta ha fatto chiarezza anche in merito alla polemica secondo cui l'attuale Governo, con il provvedimento in parola, metterebbe le mani nelle tasche degli italiani. Io credo che si sia fatto bene a prevedere la possibilità, per le regioni interessate, di concordare un piano di rientro (la Liguria lo ha già fatto e ci auguriamo che anche le altre possano farlo) e, nel contempo, si sia tenuto adeguato conto degli interessi dei contribuenti delle regioni interessate. Lo spostamento al 20 luglio del termine per il versamento delle quote dovute senza che ciò comporti la maggiorazione dello 0,40 per cento ciPag. 50sembra una misura equilibrata e rispettosa dei diritti dei contribuenti. Noi riteniamo, peraltro, che sia stata corretta anche la determinazione dell'aumento dell'1 per cento sulle aliquote ordinarie ovvero ridotte.
Riteniamo, peraltro, che sia stata corretta anche la determinazione dell'aumento dell'1 per cento sulle aliquote ordinarie o ridotte. Lo ripetiamo: si tratta di una situazione che si è determinata per effetto di un provvedimento, la finanziaria per l'anno 2006, voluto dal Governo precedente. Credo sia interesse di tutti continuare ad affrontare tali questioni, avendo di mira soprattutto le esigenze di semplificazione, chiarezza ed equità in capo ai contribuenti.
(Interventi correttivi in relazione al deficit sanitario delle regioni - n. 3-00071)
PRESIDENTE. L'onorevole D'Elpidio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00071 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).
DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, signor ministro, abbiamo presentato questa interrogazione per sapere, con riguardo alla ripresa della crescita del deficit pubblico registrato negli ultimi anni e che obbliga l'attuale Governo ad assumere interventi correttivi anche in ambito sanitario, con inevitabile coinvolgimento del diritto alla salute dei cittadini, come il Governo intenda definire il proprio rapporto con le regioni. Sappiamo che si tratta di un problema che interessa tutte le regioni e, in particolare, alcune di esse, costrette ad affrontare una situazione veramente difficile. Dunque, vorremmo conoscere gli orientamenti del Governo in merito.
PRESIDENTE. Il ministro dell'economia e delle finanze, Tommaso Padoa Schioppa, ha facoltà di rispondere.
TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, tre minuti sono veramente pochi per affrontare un problema di tale portata e quindi mi limiterò ad esprimere pochissimi concetti. Sappiamo che l'Italia ha un sistema sanitario collocato tra i migliori, nel confronto internazionale. Sappiamo anche che la spesa sanitaria cresce a ritmi forti, in parte perché vi è un miglioramento nella tecnologia della salute - e, quindi, nei costi della salute stessa -, e in parte perché l'Italia è un paese che ha una popolazione che invecchia. Quindi, l'attenzione sulle risorse è un problema cronico in questi anni.
L'azione di questo Governo è consistita, in un primo momento, nell'applicare la legge finanziaria vigente, e l'atto di sindacato ispettivo che è stato discusso precedentemente, riguardante alcune regioni che hanno avuto le maggiorazioni dell'aliquota dell'imposta IRAP, concerne questa parte dell'azione governativa. Nel contesto di tale azione, abbiamo avviato subito ed accelerato una collaborazione con le regioni, per scrivere un nuovo «patto della salute», anzi ho detto che se tale collaborazione darà frutti in tempi rapidi si cercherà di revocare gli incrementi di imposta che sono scattati a giugno. Posso solo dire che questa è una priorità fortissima del Governo e che i tre principi sui quali si vorrebbe che il nuovo patto fosse impostato - mi pare che su ciò vi sia accordo tra il Governo e le regioni - sono i seguenti: anzitutto, una tutela adeguata della salute dei cittadini, uniforme su tutto il territorio nazionale; poi, un sistema sanitario che sia, dal punto di vista finanziario, coerente con il vincolo di disciplina dei conti pubblici; infine, una piena combinazione tra autonomia e responsabilità finanziaria delle regioni. Si lavora su tali principi; è troppo presto per dire quali saranno i dettagli del risultato del lavoro di scrittura di un nuovo patto; mi auguro che possano essere raggiunti in breve tempo e riferirò ulteriormente, quando i lavori avranno dato il loro esito.
PRESIDENTE. L'onorevole D'Elpidio ha facoltà di replicare.
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DANTE D'ELPIDIO. La ringrazio, signor ministro. Ci riteniamo soddisfatti della risposta, poiché conferma le linee programmatiche della nostra coalizione e, soprattutto, risponde ad esigenze molto forti emerse nel mondo della sanità negli ultimi anni. Tali esigenze richiedono la necessità di impostare un nuovo quadro di relazioni tra Stato e regioni, che configuri da parte delle regioni un programma improntato a principi di rigore, ma anche a scelte condivise a livello centrale, un patto nuovo per un percorso condiviso di programmazione e di valutazione. In quest'ottica, è giusto che le regioni vengano chiamate ad un'assunzione forte di autonomia e di inderogabile responsabilità di bilancio.
Mi preme rilevare che tali due aspetti appaiono emblematici della discontinuità con cui questa maggioranza e questo Governo si presentano all'opinione pubblica, con i fatti e non con le parole. Oggi è sotto gli occhi di tutti la «voragine» nei conti della sanità che abbiamo ereditato dal precedente Governo, e non siamo solo noi a dirlo: le regioni hanno da tempo denunziato una previsione di finanziamento per il 2004 di almeno 4,5 miliardi di euro in meno rispetto alle reali esigenze del settore sanitario e che rispetto a tali somme sono stati stanziati solo 2 miliardi nella finanziaria per l'anno 2006.
Inoltre, gli adempimenti dovuti dalle regioni sono aumentati in maniera considerevole configurando un percorso di controllo della spesa tortuoso, complicato e fortemente centralistico da parte dello Stato: alla faccia dello sbandierato federalismo del centrodestra e della loro devolution fortunatamente bocciata dagli italiani!
Siamo certi che saranno predisposte azioni mirate ad introdurre nel sistema eventuali procedure di controllo di qualità delle prestazioni e più adeguati livelli di appropriatezza delle stesse; così come si cercherà di assicurare al sistema sanitario nazionale un adeguato livello di sostituzione e di innovazione delle tecnologie facendo ricorso a finanziamenti per nuovi investimenti mirati allo scopo. Tutto questo senza trascurare un elemento importante e fondamentale come è quello del personale, che deve essere sempre più motivato, qualificato e professionale. I segnali di discontinuità che abbiamo avvertito...
PRESIDENTE. Onorevole D'Elpidio, concluda.
DANTE D'ELPIDIO... nelle parole del ministro ci fanno ben sperare in ordine alla disastrosa politica sanitaria del precedente Governo e credo abbiano già posto le premesse per guardare al futuro con maggiore fiducia (Applausi dei deputati del gruppo dei Popolari-Udeur).
(Intenzioni del Governo sulla base militare di Sigonella - n. 3-00073)
PRESIDENTE. L'onorevole Licandro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00073 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5), per un minuto.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Signor Presidente, signor ministro, com'è noto la base militare di Sigonella è un'installazione del Governo italiano data in concessione al Governo statunitense. Da circa un anno si assiste ad una riduzione notevole o addirittura alla chiusura di importanti squadroni americani con il trasferimento del personale militare americano altrove.
Quella di Sigonella è stata considerata finora come una base strategica nello scacchiere del Mediterraneo. Le riduzioni di personale e le chiusure citate stanno provocando una ricaduta enorme e anche drammatica sui livelli occupazionali del paese, considerando anche che non si tiene conto di tutta una serie di lavoratori che prestano il loro lavoro presso aziende che svolgono lavori in appalto presso la base.
Con questa interrogazione si chiede al Governo di sapere quali novità il Governo statunitense sta disegnando nelle sue linee di politica militare e quale sorte spetteràPag. 52alla base militare di Sigonella. Riteniamo che tale questione sia importante sia sul piano della politica estera sia per la politica interna al fine di predisporre almeno una rete di salvaguardia per i lavoratori interessati.
PRESIDENTE. Il ministro della difesa, Arturo Mario Luigi Parisi, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
ARTURO MARIO LUIGI PARISI, Ministro della difesa. Signor Presidente, l'interrogazione in esame, che presenta aspetti di prevalente competenza del Ministero del lavoro e della previdenza sociale, affronta la questione dell'esubero del personale civile italiano che è occupato presso alcune basi militari degli Stati Uniti presenti sul nostro territorio e di cui si è ipotizzata la chiusura. A questo proposito debbo ricordare che gli Stati Uniti sono da tempo impegnati in un processo di trasformazione dello strumento militare. Si tratta di una trasformazione funzionale ad una dottrina di impiego incentrata su una maggiore mobilità e flessibilità delle forze per adeguarle agli impegni che caratterizzano il quadro geostrategico attuale e, primo fra tutti, la lotta al terrorismo.
Questo processo contempla anche una riconfigurazione della presenza militare statunitense nel mondo. Il processo decisionale americano rimane tuttavia soggetto di fatto a consultazioni con alleati e partner e, quindi, anche con il Governo italiano in vista delle decisioni conseguenti sul piano operativo che verranno assunte in sintonia con i paesi interessati.
La modifica degli assetti dovrà naturalmente configurarsi nella base degli accordi che regolano la materia che concerne l'utilizzazione delle basi in Italia da parte di forze alleate. In questo quadro, non risulta alcuna previsione riduttiva circa il futuro delle forze americane presenti nella base di Sigonella.
Passando alla questione specifica del personale civile impiegato presso questa base, colgo con chiarezza, naturalmente, la rilevanza e complessità dei problemi dei dipendenti cui fa riferimento l'interrogazione, i quali vivono con legittima preoccupazione l'eventuale perdita del posto di lavoro. In proposito, debbo precisare che la Difesa è del tutto estranea al rapporto di lavoro intercorrente fra le basi di paesi alleati e la manodopera locale, in quanto il personale in servizio presso queste basi è assunto direttamente dal comando americano interessato, con un contratto di natura privatistica. Anche i contratti di appalto sono stipulati direttamente ed in piena autonomia dalle autorità statunitensi. Ne consegue che la Difesa è estranea al rapporto giuridico che intercorre tra le autorità statunitensi e le imprese che lavorano in appalto presso le basi militari americane, così come ai rapporti di lavoro che si instaurano tra queste imprese ed i propri dipendenti. Tuttavia, data l'importanza della questione, che non mi è ignota, desidero dare assicurazione riguardo all'impegno e alla determinazione che la Difesa porrà per sostenere tutte le possibili iniziative per la soluzione dei problemi sollevati, come già è avvenuto in passato ed in analoghe circostanze, interessando e cooperando con i dicasteri competenti.
PRESIDENTE. L'onorevole Licandro ha facoltà di replicare, per due minuti.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Signor ministro, mi ritengo soddisfatto della sua risposta, ma desidero effettuare una precisazione. La riduzione dei reparti militari è in atto da tempo e sarebbe opportuno che il Governo, nel giusto e corretto rapporto con le autorità militari statunitensi e con il Governo degli Stati Uniti d'America, capisse bene le dinamiche in atto. La base militare di Sigonella ha avuto una importanza strategica nello scacchiere del Mediterraneo nell'ultima fase, in cui si è assistito ad una aggressività nella politica statunitense verso il Medio Oriente.
Sono soddisfatto della risposta, signor ministro, anche sotto un altro aspetto, cioè riguardo alla sensibilità del Governo nel farsi carico di una protezione sociale dei lavoratori italiani. Tuttavia, le rimando ancora una sollecitazione perché ritengo offensivo e scandaloso che le autoritàPag. 53militari statunitensi non accettino al tavolo delle trattative la più grande organizzazione sindacale di questo paese, cioè la CGIL. Questo è sancito, per così dire, per tabulas dall'accordo del 23 marzo 2006, al quale hanno partecipato CISL e UIL, ma da cui è stata tenuta fuori la CGIL. Quindi, signor ministro, un intervento suo e del Governo, su questo piano, credo che sia cosa buona e giusta.
(Tempi di realizzazione della tratta ad alta velocità Torino-Lione - n. 3-00074)
PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00074 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6).
MARIO TASSONE. Signor Presidente, ho utilizzato questo strumento di sindacato ispettivo proprio per avere dal ministro delle infrastrutture - e mi auguro che la esponga - una posizione chiara del Governo per quanto riguarda la TAV. Abbiamo ricevuto una serie di indicazioni, in questo periodo, che ci fanno preoccupare. Tra queste, ovviamente, ci sono la rimozione delle ruspe e delle scavatrici che avrebbero dovuto effettuare i primi sondaggi nella parte in cui dovrebbe essere realizzato il maxitunnel del Venaus; ma ci sono anche, signor ministro, alcune dichiarazioni da parte dei suoi colleghi di Governo, cioè da parte del ministro dell'ambiente e del sottosegretario Cento, che hanno escluso categoricamente la realizzazione di quest'opera. Ci dica se farà quest'opera. Non ci faccia sognare e non ci riporti elementi tecnici di valutazione ed approfondimenti che hanno tutto il sapore della dilazione e non, certamente, della onestà intellettuale che tutti dobbiamo avere nei confronti del paese (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di Forza Italia).
PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Confermo che il Governo intende realizzare la nuova tratta ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione, così come dichiarato anche dal Presidente del Consiglio Prodi - e le sue parole fanno stato - in occasione del recente incontro con la coordinatrice per la Commissione europea del progetto Corridoio 5, Loyola de Palacio. A conferma di tale orientamento e dell'impegno del Governo per la realizzazione del progetto, ricordo e segnalo che per domani, 29 giugno, è programmata una riunione dell'apposito tavolo politico costituito dal precedente Governo, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, con la partecipazione dei ministri competenti e dei rappresentanti delle comunità locali, anche in vista della prossima riunione già convocata della commissione intergovernativa Torino-Lione, fissata per il prossimo 4 luglio. In questa riunione non faremo mancare il nostro contributo affinché il tavolo politico e la commissione intergovernativa definiscano le procedure da seguire per una tempestiva approvazione del progetto dell'opera.
PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di replicare.
MARIO TASSONE. Signor ministro, io prendo atto delle sue dichiarazioni anche perché sono cose che sapevamo. Ovviamente il Presidente del Consiglio dei Ministri ha assunto una posizione, a suo dire, estremamente chiara, ma rimangono alcune perplessità. Mi scuso se, anche dopo la sua dichiarazione, tali perplessità rimangono intatte. Intanto, ieri, il ministro dei trasporti è venuto in Commissione trasporti e ha detto che occorre fare eventualmente ulteriori approfondimenti; ma occorre trovare anche delle soluzioni alternative sul piano tecnico, le quali sono state escluse nel passato da parte di Ferrovie dello Stato. Lei capirà, signor ministro, che tutto questo presenta l'oggettivo pericolo di dilazionare, vanificare, dissipare l'opera. Inoltre, il presidente della comunità montana di Ferentino escludePag. 54chiaramente e categoricamente la realizzazione dell'opera. Il Governo deve avere una posizione chiara: il Presidente del Consiglio dei Ministri non ce l'ha, signor ministro, perché avrebbe dovuto chiamare il suo ministro dell'ambiente, il suo sottosegretario e i suoi sottosegretari e molte delle realtà che fanno a lui capo e avrebbe dovuto dire chiaramente qual è la posizione del Governo. Mi pare che questo assomigli al gioco delle tre carte; si cerca di arrivare ad un punto in cui, ovviamente, ci saranno ulteriori valutazioni tecniche che consiglieranno di dilazionare l'opera: a quel punto avremo perso i finanziamenti dell'Europa e un appuntamento con la stessa a livello strategico internazionale.
(Dichiarazioni del ministro delle infrastrutture sulla priorità delle opere pubbliche strategiche - n. 3-00075)
PRESIDENTE. L'onorevole Reina ha facoltà di illustrare l'interrogazione Oliva n. 3-00075 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7), di cui è cofirmatario.
GIUSEPPE MARIA REINA. L'interrogazione urgente è volta a conoscere se le dichiarazioni del ministro delle infrastrutture, onorevole Di Pietro, apparse sul quotidiano Il Sole 24 Ore del 18 giugno 2006, relative ad una presunta classificazione per priorità delle 220 opere pubbliche strategiche inserite nel piano varato dal precedente Governo Berlusconi, secondo la quale il ponte sullo Stretto di Messina, in una graduatoria da zero a due, si collocherebbe al punto tre e farebbe parte, sempre secondo le affermazioni dell'onorevole Di Pietro, delle opere che lui definisce «botte piena e moglie ubriaca», ovvero delle opere da libro dei sogni. Noi intendiamo conoscere se queste dichiarazioni sono espresse a titolo personale o impegnano il Governo per l'azione che deve condurre.
PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Signor Presidente, premetto che la classificazione per priorità delle opere pubbliche cui si fa riferimento non è presunta, ma è stata consegnata integralmente sia ieri, sia questa mattina alle Commissioni parlamentari competenti.
Le dichiarazioni da me rese nell'intervista a Il Sole 24 Ore che si citano, nelle quali classificavo la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina come opera da rinviare rispetto a quelle previste dalla cosiddetta legge obiettivo, non sono mie opinioni personali. Nel programma dell'Unione, infatti, sottoscritto da tutti i partiti che fanno parte della coalizione di Governo, è scritto chiaramente che il ponte sullo Stretto di Messina non è tra le priorità individuate, a breve, come da realizzare.
Prima di costruire il ponte sullo Stretto, infatti, si deve provvedere a fornire il sud del paese di infrastrutture molto più urgenti ed attese da anni dalla popolazione. Mi riferisco all'autostrada Salerno-Reggio Calabria, alla strada statale jonica, al riammodernamento della rete ferroviaria Battipaglia-Reggio Calabria ed alle reti stradali ed infrastrutturali della Sicilia.
Insomma, proprio per consentire la realizzazione delle opere realmente importanti ed essenziali, e comunque prioritarie per tutto il paese, garantendone la effettiva copertura finanziaria, con il prossimo Documento di programmazione economico-finanziaria si dovrà «stralciare» quella parte di opere non ritenute prioritarie da questo Governo e da questa maggioranza, proseguendo invece le opere già cantierate o appaltate, rispetto alle quali non vi è altro da fare se non pagare i lavori già svolti da qui a fine anno.
Realizzeremo, quindi, le opere appaltate e cantierate e provvederemo a rivedere l'elenco delle opere individuate, a suo tempo, dal Governo di centrodestra per «stralciare» opere come il ponte sullo Stretto di Messina, il quale, allo stato, dal Governo e dalla maggioranza di centrosinistra non viene ritenuto prioritario rispetto ad altre infrastrutture.
PRESIDENTE. L'onorevole Reina ha facoltà di replicare.
GIUSEPPE MARIA REINA. Signor ministro, apprendiamo ancora una volta che, nell'agenda del Governo, non esiste la priorità sud e Meridione. Una volta avevate la scusa...
ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Ho parlato solo di quello!
GIUSEPPE MARIA REINA. ... del Governo Berlusconi, ed affermavate che quell'esecutivo volgeva la propria attenzione e destinava risorse al nord perché era presente la Lega. Ora che tale partito non è presente in questo Governo, e che pure qualche uomo del sud vi fa capolino, continua a permanere un ostracismo nei confronti delle opere infrastrutturali del Meridione.
Le ricordo, signor ministro, che il suo collega Vicepresidente del Consiglio, rispondendo ad una precedente interrogazione che avevamo presentato, ha già affermato che la TAV nel sud - quella che lei, nell'articolo su Il Sole 24 Ore, crede possa essere realizzata, poiché la linea Battipaglia-Reggio Calabria rappresenta un elemento fondante affinché si possa parlare seriamente della costruzione del ponte sullo Stretto di Messina - non sarà probabilmente realizzata prima del 2013.
Ciò significa che ci troviamo di fronte alla netta preclusione di ogni possibilità di costruire infrastrutture al sud! Non possiamo, pertanto, che constatare l'esistenza di un atteggiamento di assoluta ostilità da parte del Governo nei confronti delle popolazioni meridionali.
Eppure, signor ministro, le vorrei ricordare - e giungo rapidamente alla conclusione - che, non più di un paio di settimane fa, oltre 10 mila persone hanno protestato a Reggio Calabria, e fra di esse vi erano numerosi rappresentanti di pubbliche amministrazioni; lo hanno fatto ordinatamente perché, grazie a Dio, le autorità amministrative di Messina non hanno inviato neanche un vigile urbano per garantire l'ordine pubblico!
Si è trattato, tuttavia, di una manife stazione ordinata e civile, della quale speravamo che il Governo prendesse atto...
PRESIDENTE. Onorevole Reina...
GIUSEPPE MARIA REINA. ... anche se, naturalmente, la maggior parte dei mass media ha preferito ignorare volontariamente tale questione.
Ribadisco ancora una volta, signor ministro, che tale atteggiamento del Governo depone per noi in maniera assolutamente negativa...
PRESIDENTE. Onorevole Reina, la prego di concludere...
GIUSEPPE MARIA REINA. ... e ci vedremo costretti ad assumere un atteggiamento ben diverso da quello che auspicavamo...
PRESIDENTE. Onorevole Reina, deve concludere, per cortesia!
GIUSEPPE MARIA REINA. Grazie.
(Ipotesi di un piano di esodo incentivato per i pubblici dipendenti e di regolarizzazione di precari - n. 3-00076)
PRESIDENTE. L'onorevole Turci ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00076 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8).
LANFRANCO TURCI. Signor ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, nei giorni scorsi, in un'intervista, commentando una lettera che aveva ricevuto dai sindacati confederali, lei si è dichiarato favorevole all'ipotesi sia di predisporre un piano di esodo incentivato di un certo numero di dipendenti della pubblica amministrazione in esubero (300 o 400 mila dipendenti), sia di sanare la posizione dei lavoratori precari.
Ma è soprattutto sul primo aspetto che la interrogo, per comprendere, per un verso, come si arriva, grosso modo, al calcolo delle 300, 400 mila unità e, per l'altro, quali ipotesi di costi possono sorreggerePag. 56un piano di esodo incentivato. Inoltre, vorrei sapere (peraltro, credo sia la denominazione del suo Ministero), come questo progetto si raccordi ad un'ipotesi vera di semplificazione delle procedure amministrative.
Pochi giorni, fa sul quotidiano la Repubblica - inserto Economia - è uscito uno studio della CNA nazionale che, ancora una volta, ci ricorda il numero impressionante di procedimenti cui sono sottoposte anche le classi più modeste.
PRESIDENTE. Onorevole Turci...
LANFRANCO TURCI. Ho finito, Presidente. Mi riservo di replicare dopo l'intervento del ministro. In ogni caso, mi riferivo all'indagine sui tempi necessari per avviare anche le attività più modeste.
PRESIDENTE. Il ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, Luigi Nicolais, ha facoltà di rispondere.
LUIGI NICOLAIS, Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Signor Presidente, nell'intervista resa al Corriere della Sera lo scorso 25 giugno ho inteso condividere soprattutto lo spirito delle proposte avanzate dai segretari generali della funzione pubblica CGIL CISL UIL relative al comparto del pubblico impiego.
Ho già avuto modo di ripetere in numerose occasioni pubbliche che è indispensabile avviare un processo di condivisa e concertata riforma della pubblica amministrazione e che questa deve reggersi su due fondamentali direttrici di intervento che ci consentano di ridisegnare la mission aggiornando e rilanciando l'intero settore: un forte ringiovanimento basato su percorsi di stabilizzazione dei tanti precari in gran parte giovani, che ormai da anni, di fatto, offrono le proprie prestazioni nel pubblico impiego privi di certezze sul proprio avvenire ed il rilancio della formazione orientato soprattutto all'internazionalizzazione e all'informatizzazione, per costruire una generazione di funzionari e dirigenti in grado di padroneggiare strumenti di lavoro innovativi e di curare in modo efficace le relazioni con i principali centri decisionali sovranazionali.
Si tratta di una sfida complessa che non può essere affrontata con battaglie ideologiche o con astratte dichiarazioni di principio. Ecco perché ho inteso sottolineare al riguardo l'importanza del dialogo con le organizzazioni sindacali. È in gioco la competitività del sistema paese e la sua capacità di produrre innovazione e calarsi nelle moderne sfide globali di sviluppo e di crescita. Dunque, tutte le parti in gioco devono sentirsi impegnate in tale direzione.
Ho perciò proceduto all'istituzione di quattro tavoli tecnici che saranno la sede privilegiata di confronto e di elaborazione di un piano dettagliato per il conseguimento degli obiettivi che ho appena enunciato e di articolate e concrete proposte; una nuova amministrazione altamente qualificata, digitalizzata, naturalmente più snella, perché con meno funzioni a cui assolvere, anche in virtù della piena applicazione del principio di sussidiarietà orizzontale prevista dal nuovo articolo 118 della Costituzione, potrà così candidarsi a divenire il vero e proprio motore della ripresa economica del paese.
Certo, già oggi possiamo avanzare alcune valutazioni di carattere generale, considerando il tasso di pensionamento naturale annuo, stimato in circa il 2,8 per cento (quindi, già parliamo di circa novantamila unità), la possibile abrogazione delle norme che prevedono la permanenza in servizio oltre i 67 anni, la messa a punto di meccanismi di incentivazione per accelerare le uscite previste dal pensionamento naturale al fine di introdurre forze fresche in una rinnovata funzione pubblica più moderna e dinamica; si possono già gettare le fondamenta di una più ampia politica di ringiovanimento del pubblico impiego.
PRESIDENTE. Signor ministro...
LUIGI NICOLAIS, Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Credo che altre iniziativePag. 57nel settore dell'innovazione tecnologica siano già avviate. Non sarà facile, ma l'obiettivo di modernizzare il paese rappresenta per noi la vera sfida da vincere.
PRESIDENTE. L'onorevole Turci, al quale ricordo che ha due minuti di tempo a sua disposizione, ha facoltà di replicare.
LANFRANCO TURCI. Signor Presidente, signor ministro, la ringrazio e le assicuro che seguiremo con grande attenzione questo suo programma, perché siamo convinti che qui si giochi una delle carte decisive, come ha detto lei, di modernizzazione del paese.
Dobbiamo dire che non abbiamo un grande bilancio alle spalle negli ultimi anni. Voglio ricordare che il Governo di centrodestra, che aveva giocato tutta la sua campagna ideologica sullo slogan «meno Stato più mercato», ci ha dato più Stato e non ci ha dato un mercato più efficiente. Ciò non toglie che anche il centrosinistra abbia delle pecche di lunga data da farsi perdonare.
Vorrei segnalare, accanto all'esigenza su cui lei ha molto insistito dell'informatizzazione e della professionalizzazione, dell'acculturamento generale della pubblica amministrazione, il problema della semplificazione e abrogazione di norme: se non facciamo questo, lei alla fine si ritroverà come i funghi ricrescere i dipendenti man mano che li taglia.
Nella penultima legislatura abbiamo avuto l'esperienza dello Sportello unificato per le imprese - è presente oggi il ministro Bersani che lo sostenne a suo tempo -; credo però che se dovessimo tirarne un bilancio a qualche anno di distanza esso non sia stato positivo, poiché non abbiamo abrogato delle norme. Non basta unire gli sportelli se non abroghiamo norme inutili, pericolose o dannose (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
(Orientamento del Governo in merito ad una eventuale ripresa della sperimentazione della pillola abortiva - n. 3-00072)
PRESIDENTE. L'onorevole Lussana ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00072 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9).
CAROLINA LUSSANA. La ringrazio, signor Presidente. Nel giorno della sua prima visita alla regione Piemonte il ministro della salute, Livia Turco, ha reso alcune dichiarazioni in merito alla sperimentazione della pillola abortiva RU 486, bloccata lo scorso anno dall'allora ministro Storace per ravvisate irregolarità.
Tenuto conto che il ministro ha in pratica assolto la sperimentazione, definendola corretta e non lesiva della legge n. 194, assolvendo quindi anche l'operato del ginecologo Viale, esponente de La Rosa nel Pugno, che l'ha condotta, nonostante vi sia un'inchiesta giudiziaria in corso per accertare le possibili violazioni del protocollo ministeriale; visto che a livello scientifico non sono ancora state accertate le conseguenze sanitarie che l'uso della pillola RU 486 può avere sulla salute della donna; considerato che seri dubbi sulla pericolosità per la salute umana sono stati avanzati addirittura dallo stesso scopritore della pillola abortiva, chiediamo di sapere quale orientamento il ministro della salute intenda adottare in merito ad una eventuale ripresa della sperimentazione e come intenda argomentare la sua compatibilità con la normativa vigente in materia di interruzione volontaria della gravidanza.
PRESIDENTE. Il ministro della salute, Livia Turco, ha facoltà di rispondere.
LIVIA TURCO, Ministro della salute. Onorevoli colleghi e colleghe, in risposta ai quesiti posti dagli interroganti, intendo preliminarmente chiarire che la sperimentazione della pillola RU 486 era stata ripresa già dal precedente ministro della salute. A questo proposito preciso che l'ordinanza ministeriale del 21 settembre 2005, che sospendeva la sperimentazione presso l'ospedale Sant'Anna di Torino dell'aborto farmacologico e l'arruolamento di nuove pazienti, prevedeva la ripresa della sperimentazione a condizione che al Ministero della salute venisse preventivamente notificata la idonea regolarizzazionePag. 58delle procedure, nel rispetto delle indicazioni fornite dal parere del Consiglio superiore di sanità del 18 marzo 2004, in materia di ricovero ospedaliero delle pazienti e di obbligo dell'informativa alle donne e al personale medico.
Dal mese successivo - ottobre 2005 - l'ospedale Sant'Anna di Torino ha ripreso la sperimentazione, successivamente all'adozione di un nuovo protocollo che contemplava il ricovero delle pazienti nella struttura per tutta la durata del trattamento farmacologico nell'ambito delle norme della legge 22 maggio 1978, n. 194. È per questo motivo, e sulla base di questo atto precedente, che ho ribadito non l'opinione personale, ma quanto in quell'atto stesso inteso e detto, e cioè che si tratta di una sperimentazione corretta.
Va, inoltre, precisato che il relativo protocollo del Sant'Anna è stato approvato dal competente Comitato etico-ospedaliero sulla base del parere già citato e in conformità al decreto legislativo 24 giugno 2003, n. 211, che disciplina le sperimentazioni cliniche di medicinali per uso clinico.
In risposta a quanto riportato nell'atto parlamentare in merito ad una mia dichiarazione, nel ribadire che quanto in corso al Sant'Anna è corretto, cioè coerente con la legge n. 194, voglio chiarire che questa dichiarazione ribadisce la correttezza del protocollo sperimentale in corso presso il medesimo ospedale Sant'Anna di Torino, come già precisato in occasione della risposta a precedenti atti parlamentari sul medesimo argomento nella seduta della Camera dei deputati del 13 giugno.
Nella risposta veniva sottolineato...
PRESIDENTE. Ministro, deve concludere...
LIVIA TURCO, Ministro della salute. Capisco che ho pochi minuti, però vorrei concludere... Nella risposta veniva sottolineato, dicevo, che la posizione attuale del Ministero della salute è quella di confermare le decisioni precedentemente assunte nel corso del 2005, alla luce di due pareri di contenuto medico scientifico del 18 marzo 2004 e del 20 dicembre 2005, che si riportano qui sinteticamente (chiedo ancora un minuto di tempo): alla luce delle conoscenze disponibili, i rischi dell'interruzione farmacologica di gravidanza si possono considerare equivalenti ai rischi dell'interruzione chirurgica solo se l'interruzione di gravidanza avviene in ambito ospedaliero (sezione V, 18 marzo 2004).
Il parere del 20 dicembre 2005 riporta testualmente che l'associazione di mifepristone e di misoprostolo debba essere somministrata in ospedale pubblico o in altra struttura prevista dalla predetta legge n. 194 del 1978 e che la donna debba essere trattenuta...
PRESIDENTE. Ministro, per cortesia...
LIVIA TURCO, Ministro della salute. ...fino ad aborto avvenuto.
PRESIDENTE. Ministro, deve concludere!
LIVIA TURCO, Ministro della salute. Capisco, ma devo leggere un parere scientifico, non un'opinione personale.
PRESIDENTE. Lo so, ma i tempi sono quelli e sono già stabiliti.
L'onorevole Lussana ha facoltà di replicare.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, signor ministro, la ringrazio per la risposta, che però mi lascia profondamente insoddisfatta. La sua affermazione sulla correttezza del protocollo in itinere all'ospedale Sant'Anna mi lascia ulteriormente perplessa; c'è in corso un'inchiesta giudiziaria ed è indagato il ginecologo Viale proprio per violazione di quel protocollo. Si parla di una degenza che non rispetterebbe i tre giorni previsti dal protocollo e di dimissione del paziente dopo solo un giorno di ricovero.
È chiaro che questa sua risposta è perfettamente in linea con le tendenze, già manifestate da lei e da altri suoi colleghi di Governo, esponenti della maggioranza,Pag. 59volte a far passare come conquiste di civiltà iniziative progressiste e avanguardiste. Ci propinate come modelli positivi le «stanze del buco»! Ministro, abbiamo notato le sue dichiarazioni sull'aumento del consumo quotidiano di hashish e marijuana, che rappresentano un messaggio culturale profondamente pericoloso nei confronti dei nostri giovani. Si vuol far passare l'idea che le cosiddette droghe leggere, come vi ostinate a chiamarle, non siano pericolose per la salute, nonostante un rapporto dell'ONU pubblicato sulla stampa di questi giorni sia in contraddizione con le vostre politiche governative.
Ma veniamo alla pillola RSU. Mi auguro che le violazioni che ci sono verranno accertate, non da lei ministro (che lo fa in modo un po' parziale), ma dalla magistratura e che l'inchiesta giudiziaria farà il suo corso.
Per quanto riguarda la pillola abortiva, ritengo che bisogna fare chiarezza. Anche in questo caso si parla di un messaggio culturale sbagliato; è estremamente pericoloso per la salute della donna far credere che l'aborto chimico sia meno invasivo e drammatico, anche sotto il profilo psicologico, dell'aborto chirurgico. Voi dovete spiegare che non è così, dovete spiegare che cosa comporta l'assunzione della RU 486: la donna vive giorni in presa diretta con l'aborto, molto più che nell'atto chirurgico; trascorre tre giorni sapendo che ormai ha attivato una procedura inarrestabile di avvelenamento del figlio, inarrestabile, anche in caso di ripensamento, e vede il figlio espulso da sé, tramite l'emorragia. Diciamolo alle donne: espulso come un autentico rifiuto! Allora, questa procedura rende inevitabile per la madre la presa di coscienza diretta dello spegnersi lento della vita.
PRESIDENTE. Onorevole, la prego di concludere.
CAROLINA LUSSANA. Come se non bastasse, lei ha detto che questa procedura non comporta danni, ma mi sembra sia obbligatorio scrivere nel «bugiardino» del farmaco, tra gli effetti indesiderati, la morte, l'emorragia, il calo pericolosissimo delle difese immunitarie. Concludo, Presidente.
Quindi, questo della pillola abortiva è un tema che non deve essere affrontato con superficialità, evitando di rifarsi a modelli di paesi esteri che l'hanno adottata, ma che stanno anche tornando indietro. Altrimenti, ci dovete spiegare se dietro al fatto di voler incentivare questo metodo non ci sia la volontà magari di aggirare quelle che sono le procedure...
PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere...
CAROLINA LUSSANA. ...della legge n. 194, in modo particolare per quanto riguarda le norme sulla prevenzione, le norme dissuasive nei confronti della donna. Infatti, la scelta della donna deve essere una scelta libera, ma consapevole. Per questo noi, di fronte a queste politiche...
PRESIDENTE. Onorevole...
CAROLINA LUSSANA. ...che portano avanti la cultura della morte e non della vita, che non tutelano la salute della donna, non potremo sicuramente seguirvi (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale - Congratulazioni).
(Dichiarazioni del procuratore aggiunto di Bari dottor Marco Dinapoli in relazione ad un'inchiesta giudiziaria - n. 3-00077)
PRESIDENTE. L'onorevole Leone ha facoltà di illustrare l'interrogazione Elio Vito n. 3-00077 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10), di cui è cofirmatario.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, signor ministro, il procuratore aggiunto della procura di Bari, Marco Dinapoli, in un'intervista ad un quotidiano nazionale, la Repubblica, del 22 giugno 2006, si è abbandonato ad una serie di affermazioniPag. 60e giudizi in ordine ad una vicenda giudiziaria che ha coinvolto un deputato in carica pugliese, indicando persino l'esistenza di comportamenti malavitosi, dimenticando che, due giorni prima, era entrata in vigore una norma, prevista dall'ordinamento giudiziario, che demandava, per quanto riguarda le comunicazioni della procura, al procuratore capo o ad un suo delegato (apposta delegato e non solo per la vicenda) di «conferire» con la stampa.
L'intervista ha suscitato oltre che sdegno anche perplessità in ordine al comportamento del magistrato, di cui, signor ministro, le chiediamo conto se, per caso, ella possa essere stato indotto ad iniziare un procedimento disciplinare.
PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, mi consenta innanzitutto di salutarla in maniera cordialmente istituzionale, perché quella è la sede dove per tanti anni sono stato.
PRESIDENTE. Grazie, signor ministro.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Detto questo, risponderò agli interroganti, i quali si dolgono delle dichiarazioni rese dal procuratore aggiunto di Bari, dottor Dinapoli, nel corso di un'intervista resa al quotidiano la Repubblica. In particolare, gli interroganti censurano la dichiarazione resa dal dottor Dinapoli riguardo alla vicenda giudiziaria che ha interessato l'onorevole Raffaele Fitto, poiché nell'intervista (così dicono) il magistrato avrebbe fatto riferimento alla «esistenza di un'organizzazione malavitosa paragonabile ad una cupola e ad un giro di malaffare superiore a quello dei "pizzini" di Bernardo Provenzano», mostrando di nutrire (così anche è detto dagli interroganti) «pregiudizi personali e politici nei confronti dell'onorevole Fitto», e violando di fatto le norme che limitano le dichiarazioni dei magistrati sull'indagine da loro condotta.
Al fine di ricostruire con completezza e precisione la vicenda, ho disposto con immediatezza gli opportuni accertamenti, che sono, per quanto mi riguarda, giusti e corretti, tramite le competenti articolazioni ministeriali ed ho anche richiesto informazioni al procuratore della Repubblica di Bari. Ad oggi è possibile, in primo luogo, rilevare il preciso contorno dell'articolo di stampa. In questo, in risposta ad una domanda che faceva riferimento alle posizioni dell'onorevole Fitto e di altri indagati, si legge che il procuratore Dinapoli avrebbe dichiarato: «Posso affermare soltanto, ma con certezza, che abbiamo trovato un modo di amministrare paragonabile ad un'organizzazione da cupola destinato a privilegiare l'interesse privato di pochi».
Andando avanti nel corso dell'intervista, ad una richiesta di commentare il quadro emergente dal procedimento sulle cosiddette tangenti sulla sanità, è riportata la seguente affermazione del dottor Dinapoli: «In Puglia, spesso, c'è molta spregiudicatezza nel commettere reati, dai concorsi universitari agli appalti. È come il gioco delle scatole cinesi; ne apri uno e subito salta fuori qualche altra cosa. Nelle intercettazioni che abbiamo disposto, i protagonisti usano un linguaggio estremamente esplicito, altro che "pizzini"».
In merito a questa intervista il procuratore della Repubblica di Bari ha osservato di avere delegato, in data 20 giugno uscente, il dottor Dinapoli, ai sensi dell'articolo 5 del decreto legislativo n. 106 del 2006, a tenere una conferenza stampa con gli organi di informazione, che sollecitavano notizie in ordine al procedimento penale a carico dell'onorevole Fitto e di altri. Il capo dell'ufficio, sempre il procuratore, ha poi chiarito che lo stesso dottor Dinapoli ha, successivamente, rilasciato un'intervista, il 22 giugno, al quotidiano la Repubblica, sul presupposto della delega inizialmente conferitagli.
Il procuratore della Repubblica di Bari ha, inoltre, trasmesso copia della dichiarazione rilasciata lo stesso 22 giugno dal dottor Dinapoli all'Ansa di Bari, nella quale il magistrato precisa di avere svoltoPag. 61nell'intervista soltanto considerazioni di carattere generale e che non si riferiva ad alcuno specifico procedimento penale né ad alcuna persona in particolare e smentisce di avere utilizzato le espressioni «cupola» e «pizzini», che nell'intervista gli sono state attribuite.
È stata, altresì, acquisita copia del comunicato stampa, redatto dall'avvocato Claudio Fanelli - interesse del dottor Dinapoli -, il quale rende noto di avere ricevuto il mandato di acquisire dalla procura della Repubblica la registrazione dell'intervista.
Allo stato, sulla base delle notizie da me acquisite, preso atto della smentita del magistrato, ritengo necessario il completamento degli accertamenti che ho disposto per poter poi valutare i fatti e la condotta tenuta dal dottor Dinapoli.
PRESIDENTE. L'onorevole Leone ha facoltà di replicare.
ANTONIO LEONE. Non mi ritengo né soddisfatto, né insoddisfatto. Mi ritengo semplicemente allibito per la risposta e per il fatto che, signor ministro, anche dagli accertamenti effettuati presso la stessa procura, pare che le cose siano andate diversamente. Cito la smentita fatta dallo stesso procuratore aggiunto, che non è stata verificata. Per esempio: lei ha per caso saputo che quella ritrattazione è stata fatta alle 22 della sera, cioè nel momento in cui oramai non era più possibile riprendere quella dichiarazione già fatta, e non smentita dal giornalista, non smentita da la Repubblica?
La cosa è apparsa sui giornali in un momento successivo, in cui il procuratore smentisce, e la Repubblica insiste, tanto è vero che si chiede la registrazione.
Lei ha chiesto, signor ministro, la registrazione? Se bisogna fidarsi della parola, ritengo che la parola di un magistrato valga quanto quella di un qualsiasi cittadino. Non ci sono cittadini di serie A e di serie B. Tutti debbono rispettare leggi, ed è questo che noi chiediamo: se per caso è stata violata la disposizione (che non mi sembra sia stata sospesa da lei, signor ministro), riguardante l'articolo 5 dell'ordinamento giudiziario, la quale indica, per l'organizzazione della procura, l'istituzione del cosiddetto portavoce della procura. Essa indica il procuratore capo, oppure il procuratore capo indica - per sempre, non per la singola specifica vicenda! - come portavoce di quella procura un suo delegato.
Mi sembra che delegare un altro magistrato solo e soltanto per quella vicenda non è in linea con la disposizione della legge. La nostra è una presa di posizione, uno spunto, che non ha nulla a che vedere con la vicenda che interessa il deputato pugliese in questione, ma dipende dal fatto che, se c'è una norma di legge riguardante l'ordinamento giudiziario, da lei non sospesa, essa deve essere rispettata da qualsiasi magistrato. Chiediamo comunque, questo sì, un maggiore approfondimento dei suoi accertamenti, e che non si fidi solo e soltanto della parola di chi in questo momento mi sembra sotto accusa (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
(Iniziative volte al mantenimento dei livelli occupazionali della Getronics - n. 3-00067)
PRESIDENTE. L'onorevole Zipponi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Migliore n. 3-00067 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11), di cui è cofirmatario.
MAURIZIO ZIPPONI. Signor ministro, nei giorni scorsi, 1800 lavoratori della Getronics hanno manifestato per difendere il posto di lavoro e il patrimonio nazionale industriale informatico. Sono venuti da Napoli, Ivrea, Bari, Milano, Roma. La multinazionale olandese ha venduto le attività ad un'altra proprietà senza garanzie, con procedure poco serie, senza accordo sindacale. L'invito del Governo a sospendere le procedure di cessione per favorire un accordo sindacale è stato ignorato dalla multinazionale e dall'acquirente. È inaccettabile. Chiediamo se ilPag. 62Governo intenda reagire a tale arroganza, convocando la trattativa con l'obiettivo di difendere un patrimonio nazionale come quello dell'informatica, l'occupazione e i siti industriali, e se intenda coinvolgere nuovi imprenditori e nuovi soggetti istituzionali per un assetto proprietario diverso, con un piano industriale serio, e garanzie occupazionali per i lavoratori che hanno manifestato a Roma.
PRESIDENTE. Il ministro dello sviluppo economico, Pier Luigi Bersani, ha facoltà di rispondere.
PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, la vicenda Getronics sta più o meno nei termini che venivano sottolineati dal collega Zipponi.
Essa è stata seguita dal Ministero ormai da molto tempo: voglio ricordare, per non andare troppo indietro nel tempo, che ancora nel novembre 2005, in una riunione al Ministero delle attività produttive, l'allora presidente e amministratore delegato di Getronics assicurò la piena corrispondenza dei risultati della gestione agli obiettivi programmati. Dopo, improvvisamente, nel gennaio di quest'anno, la capogruppo olandese della Getronics comunicò al mercato la determinazione di cedere la filiale italiana.
Abbiamo convocato la società e i rappresentanti della holding olandese, che ha affermato l'irrevocabilità di quella scelta, e la volontà di cedere il ramo d'azienda con tutte le attività italiane al gruppo Eutelia. Questo senza preventiva informativa, con insensibilità rispetto ad una corretta interpretazione delle relazioni istituzionali, anche con gli organi di questo paese. Il Governo si è adoperato per sospendere i tempi e le procedure (quindi anche gli atti di acquisizione), per permettere un negoziato fra le parti su piano industriale, livelli occupazionali, assetto societario.
Questa richiesta è stata prima accettata dalle aziende e poi inopinatamente contraddetta dalle stesse. Infatti, nelle ore successive, è stato firmato l'atto di vendita e di acquisto.
La società Eutelia ha comunque dichiarato l'impegno a mantenere immutati tutti gli assetti occupazionali, anche per le aziende esternalizzate.
Tuttavia, intendo rispondere positivamente al quesito dell'interrogante. Vista la rilevanza della questione, il Governo è immediatamente disponibile a ricevere le organizzazioni sindacali presso il ministero e ad avviare, in quell'occasione, la ripresa del negoziato tra le parti - anche con la presenza di Getronics -, finalizzato al rilancio delle attività produttive e industriali nonché alla verifica dell'architettura societaria e finanziaria di questa compagine.
PRESIDENTE. L'onorevole Zipponi ha facoltà di replicare.
MAURIZIO ZIPPONI. Signor ministro, apprezzo il fatto che con urgenza vengano convocate le parti. Le ricordo che era stata coinvolta anche la Presidenza del Consiglio, quindi la sede naturale per discutere di prospettive è il suo ministero.
Tale vicenda ha un valore emblematico anche per eventuali successive ristrutturazioni degli altri siti. Il Governo, non riuscendo a bloccare le procedure di cessione di ramo di azienda ed essendo ignorato dalla multinazionale, dimostra che in questo paese, da almeno cinque anni, gli attivisti nel campo dell'economia ignorano le responsabilità che derivano loro dalle proprie scelte.
In Francia, in Germania e in Spagna, non può essere ignorata l'opinione di un Governo in ordine alla ristrutturazione di una multinazionale. L'esecutivo, pertanto, deve ricostruire nei confronti del sistema delle imprese una autorevolezza, che si conquista sul piano della qualità della politica industriale, rispondendo alle esigenze dei lavoratori.
Occorre rivedere la legislazione relativa alla cessione di ramo di azienda, in quanto non prevede alcuna salvaguardia e protezione dei livelli occupazionali. In buona sostanza, la legge italiana deve prevedere la responsabilità sociale delle imprese e, in particolare, delle multinazionali che, avendo nel nostro paese un buon mercatoPag. 63dal quale traggono profitto, procedono a ristrutturazioni.
Per i lavoratori della Getronics si deve favorire una soluzione condivisa, quindi un nuovo assetto proprietario - come lei diceva, signor ministro, una nuova architettura -, un serio piano industriale, garanzie occupazionali e diritti.
Occorre ricordare che si tratta di un'azienda che regola il settore informatico di tutte le più grandi istituzioni italiane; quindi, le licenze, il fatturato, gli ordini, provengono dal pubblico. Dunque, è necessario che tale azienda consideri il rapporto con il Governo, con le organizzazioni sindacali e con i lavoratori non un di più, ma un valore per assicurare a questi lavoratori un futuro, trattandosi di una risorsa sulla quale puntare per la rinascita del settore informatico.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà tra dieci minuti.
La seduta, sospesa alle 16,15 è ripresa alle 16,25.