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Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2534-A)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, mi rallegro della presenza del Vicepresidente del Consiglio dei ministri per lo svolgimento dell'informativa.
Il provvedimento che affrontiamo nella fase di esame del complesso degli emendamenti, e su cui ieri si è svolta la discussione sulle linee generali, è stato oggetto dell'attenzione di diversi colleghi, appartenenti a vari gruppi parlamentari, per aspetti differenti tra loro ma che comunque hanno un comune denominatore, vale a dire un interesse importante verso il disegno di legge di conversione del decreto-legge recante disposizioni urgenti per il ripiano selettivo dei disavanzi pregressi nel settore sanitario.
Il provvedimento ci lascia molto perplessi in ordine ad alcuni aspetti che lo contraddistinguono. Innanzitutto per le ragioni si cui si fondano i presupposti di necessità e di urgenza di un decreto-legge, che ormai sembrano costantemente superati anche quando il Parlamento si pronuncia su una pregiudiziale di costituzionalità, in cui si fa esplicito riferimento a questi due requisiti. Tra l'altro, tali presupposti devono essere concomitanti e troppo spesso, per un voto politico che prescinde dal loro effettivo approfondimento, vengono ignorati. La decretazione d'urgenza diviene, quindi, un meccanismo di legiferazione di cui il Governo fa un uso ed un abuso che ci dovrebbe far riflettere, specie quando alla decretazione d'urgenza si abbina - come spesso è accaduto e come nessuno ci garantisce che non avverrà anche in questo caso o nei casi prossimi - il ricorso alla posizione della questione di fiducia.
Crediamo che in questo dibattito si debba cogliere l'occasione per formulare una riflessione ampia, serena e profonda anche su questo meccanismo, ossia il ricorso alla decretazione d'urgenza in assenza dei requisiti di necessità e di urgenza, proprio perché, in questo caso, ci si trova di fronte ad un ripianamento di debiti pregressi - addirittura risalenti agli anni 2001, 2004 e 2005 - con diverse tabelle e rispetto ad un periodo già pregresso. Quindi, affermare che esistono i requisiti di necessità è forse possibile, ma, rispetto a quelli di urgenza, solleviamo le nostre perplessità.
Diverse forze politiche hanno manifestato la loro contrarietà verso alcuni aspetti caratterizzanti di questo decreto-legge. Mi riferisco intanto al ripianamento selettivo, proprio perché taluni sostengono che ciò sia contrario all'autonomia finanziaria prevista per le regioni dalla nostra Costituzione: si tratta del ripianamento dalle casse dello Stato centrale di debiti o disavanzi che sono invece imputabili a conti dei quali sono responsabili le finanze regionali. Quindi, si viola da un lato la responsabilità finanziaria delle regioni, dall'altro un meccanismo di punizione delle realtà non virtuose e di premialità verso le realtà virtuose: questo dovrebbe essere il modo attraverso il quale devono essere affrontati i problemi di disavanzo all'interno delle varie regioni.
In aggiunta a quest'ultimo problema, che comunque va posto all'ordine del giorno, nel provvedimento in esame sono presenti anche altri aspetti che ci interessano molto da vicino.
Mi riferisco, in primo luogo, alla norma che prevede la sospensione per dodici mesi Pag. 73del diritto da parte dei creditori di agire in giudizio per l'azione esecutiva. Crediamo che questa sospensione si configuri per esigenze che risultano quanto meno discutibili, perché le risorse assegnate alle regioni possono e devono essere gestite in tanti modi, tra cui anche l'assolvimento di oneri finanziari ai quali le amministrazioni regionali devono fare fronte. Ciò perché sono presenti interessi di imprese, nonché di lavoratori che vanno salvaguardati. Quindi il fatto che ci sia una norma, peraltro introdotta per decreto-legge, che deroga per dodici mesi, ossia che sospende per dodici mesi le azioni esecutive, non costituisce un segnale di certezza del diritto e neanche un segnale di serietà delle istituzioni e delle regioni, nel loro dovere di adempiere alle obbligazioni che hanno contratto in passato con fornitori di beni e/o di servizi.
Crediamo che sussista una forte violazione del diritto ed un pessimo segnale istituzionale. Dobbiamo dare certezza del diritto e certezza al sistema. Quindi ci siamo sostanzialmente trovati nella stessa situazione di quando affrontammo l'articolo 13 del decreto-legge 7 gennaio 2007, n. 7 (il cosiddetto «secondo decreto Bersani»), in tema di concessioni sulla TAV. Poteva infatti venire alla luce qualche caso in cui queste concessioni, questi lavori, andavano a rilento, ma sospendere od eliminare per decreto-legge le concessioni, avrebbe costituito - così come è stato - un pessimo segnale nei confronti di tutti gli operatori del settore, anche degli investitori stranieri e di quanti guardano all'Italia pensando che la nostra Nazione non sia un paese del Terzo mondo, ma un Paese dove esistono delle regole di diritto e dove colui che vede violato un proprio diritto e/o non si vede pagato da un proprio debitore, può ricorrere alla magistratura e alla giustizia, con la «g» minuscola (infatti non crediamo nelle battaglie per una giustizia con la «g» maiuscola, in quanto spesso creano giustizieri o fanatici, ma crediamo in quella «g» minuscola, in quella «g» di giustizia come servizio al cittadino, quando il cittadino deve far valere i propri diritti). Ebbene, quella giustizia non può essere messa da parte, tanto meno con un decreto-legge.
Crediamo che questo sia un aspetto molto importante.
Al pari di ciò, vi è l'abbassamento dei ticket, un'altra questione molto importante. Da questo punto di vista, credo che, al di là di uno sbandieramento di facciata, si debba affrontare con grande serenità la questione della copertura e della durata. Possiamo realizzare iniziative di riduzione o di facilitazione e sarebbe lungo, magari anche interessante, ripercorrere la storia dei ticket, ma non è questa la sede opportuna. Vorremmo però capire se, visto che il provvedimento in esame prevede una copertura che garantisce le riduzioni sui ticket fino al 31 dicembre 2007, è intenzione del Governo e della maggioranza mantenere tale riduzione in maniera strutturale, e, quindi, fare in modo che la stessa prosegua anche negli anni prossimi.
In tal caso, non si comprende perché la copertura non è stata cercata attraverso un sistema finanziario più strutturale, né perché la stessa debba avere termine il 31 dicembre 2007. Qualcuno della maggioranza ha obiettato che nella legge finanziaria per il 2008 sarà prevista anche la copertura finanziaria, che permetterà di eliminare i ticket per gli anni a venire. A questo punto mi chiedo, però, perché non è stato accettato in Commissione un ordine del giorno che andava in tale direzione. Vedremo se e come verrà accettato un eventuale ordine del giorno che potrebbe essere presentato in questo ramo del Parlamento.
Crediamo che sulla questione del ripianamento dei debiti delle regioni nel settore sanitario si sia fatto un gran parlare, spesso a torto, spesso senza grandi argomentazioni. Si è fatta anche tanta demagogia e si sono dette tante bugie.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ORE 19,30)
SIMONE BALDELLI. Basti pensare alla regione Lazio, per la quale qualcuno ha sbandierato un deficit di 10 miliardi di Pag. 74euro, mentre dai tabulati a nostra disposizione risulta che il deficit non supera i 4 miliardi e 200 milioni di euro, quindi meno della metà di quanto annunciato in pompa magna da qualche esponente del centrosinistra romano e nazionale. Addirittura la metà dei debiti accumulati, la metà dei 4 miliardi e 200 milioni, sono stati realizzati nell'anno 2005, quindi con una condivisione da parte di giunte di diverso colore politico della gestione del bilancio, delle attività e delle spese, anche sanitarie, della regione Lazio.
Quindi, colleghi, attenzione a fare tanta demagogia, tanto populismo, a forzare i dati del deficit sanitario, cercando di strumentalizzarli al fine di condurre una battaglia politica. A nostro avviso, non vi sono ancora dati chiari. Ci sarebbe molto da dire anche sulle quote capitarie e bisognerebbe fare una riflessione più attenta sul fatto che, ad esempio, nel Lazio ed a Roma in particolare, dove esiste un sistema di accreditamento e vi è una grande quantità di istituti di sanità religiosa, che tra l'altro svolgono in maniera molto efficace il loro lavoro nella sanità romana e del Lazio, vengono a curarsi persone da tutta Italia. Ciò chiaramente non succede in altre regioni. Si pensi alla Campania: è possibile che un cittadino napoletano o campano venga a curarsi o ad operarsi a Roma, mentre meno frequente o quasi per nulla frequente è il fatto che i cittadini di Roma o del Lazio vadano a curarsi o operarsi in altre regioni. Ciò perché il Lazio, da questo punto di vista, garantisce non solo una certa qualità, ma la presenza di una eccellenza. Quindi, in tal senso, credo si debba spezzare una lancia in favore di una regione che non soltanto assiste i propri cittadini, ma rende un servizio di cui usufruiscono i cittadini di tutto il territorio nazionale.
È stata fatta, noi riteniamo, tanta demagogia su questo provvedimento, sono stati commessi errori politici, ma crediamo che esso consenta a molti di dire la propria opinione su un ripianamento che non premia neanche le regioni virtuose; pensiamo al Veneto e ad altre regioni che hanno dato un esempio di buona sanità, di buona gestione della sanità, di buoni servizi ai cittadini e di rientro virtuoso nei conti.
Crediamo che con questo genere di impostazione, con questo decreto-legge, il centrosinistra, oltre ad aver evidenziato alcune divisioni al proprio interno, abbia svelato in parte qual è la propria versione del federalismo. Un federalismo non di carattere fiscale, come vorrebbero i colleghi della Lega Nord, come abbiamo voluto noi, con la nostra proposta di riforma costituzionale, che abbiamo sottoposto al voto dei cittadini, che è stata sconfitta nel referendum e che è stata fortemente contrastata dal centrosinistra, ossia quella relativa al federalismo fiscale.
Il centrosinistra, con questa decretazione d'urgenza, porta avanti, nel solco di una tradizione molto lunga che dura da decenni nella storia della sinistra italiana, un provvedimento di natura redistributiva. Questo è il meccanismo con cui il centrosinistra affronta il problema del disavanzo. Un problema che il Governo Berlusconi aveva messo in cantiere, aveva cominciato a risolvere attraverso un controllo non leggero, ma molto efficace, che imponeva alle regioni l'obbligo di attivare i massimi delle addizionali per il rientro dal debito.
In questo caso c'è un intervento di natura statalista e redistributiva, che può sollevare perplessità per il fatto che, alla fine della «fiera», è un intervento che premia chi ha lavorato male e sottrae risorse a chi ha lavorato bene. Un'ottica redistributiva che penalizza quanti vorrebbero effettivamente un'impostazione più improntata ad un principio di federalismo fiscale e di sussidiarietà, che non risolve in maniera strutturale il problema perché, anziché affrontare i meccanismi che determinano il deficit sanitario, si ripiana solo una situazione e non si riesce ad evitare che essa si riproponga tra pochi anni, con il rischio che il Parlamento si trovi ancora una volta ad affrontare provvedimenti come quello in esame.
Per questo, Presidente, attendiamo con grande attenzione di conoscere la posizione del Governo sugli emendamenti, Pag. 75poiché riteniamo che la discussione in Parlamento, in quest'Assemblea, in Commissione, nel Comitato dei nove...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
SIMONE BALDELLI... sia un'occasione di confronto virtuoso su un provvedimento rispetto al quale il Governo potrebbe, insieme alla maggioranza, dare segnali di buon senso ed accogliere alcune delle esigenze che, in questa discussione sul complesso degli emendamenti, così come ieri in sede di discussione sulle linee generali, l'opposizione ha manifestato un grande senso di responsabilità e di concretezza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lisi. Ne ha facoltà.
UGO LISI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, naturalmente per chi vi parla, eletto in Puglia, non ci può non essere sconcerto, incertezza ed amarezza. Anche se sono un garantista, vorrei fare alcune riflessioni su ciò che sta accadendo ed è accaduto nei giorni scorsi a Castellaneta. Lo dico in premessa perché parliamo di sistema sanitario, di copertura di debiti e di «buchi» economici pregressi e, guarda caso, contestualmente, nella Commissione affari sociali si concludeva una indagine conoscitiva sullo stato delle famiglie italiane e nelle Commissioni riunite discutevamo su questo provvedimento, parlando di una copertura finanziaria «schizofrenica», a detta non solo dell'opposizione, ma anche di molti esponenti della maggioranza.
Ci ritroviamo qui con un provvedimento che è simile a una telenovela, dagli esiti ancora incerti, dato che ancora adesso non conosciamo l'esito definitivo. In Assemblea questa mattina circolava la voce di una fiducia imposta dal Governo per domani mattina, perché pezzi della stessa maggioranza continuano a dissentire e, da quello di cui sono a conoscenza, stanno aumentando i soggetti, i colleghi, le colleghe, i deputati, le deputate, contrari al provvedimento. Ecco perché noi diciamo ad un Governo e ad un provvedimento «schizofrenico», ad una maggioranza in stato confusionale, che non siamo concordi con quanto scritto e fatto al Senato e alla Camera.
In Senato vi era un provvedimento iniziale con un fondo di rotazione, dichiarato non percorribile. Successivamente si è detto - citerò e riprenderò, perché importante, la battaglia fatta da tutti i parlamentari di centrodestra nelle Commissioni riunite bilancio e affari sociali - che la copertura del provvedimento era assicurata attraverso il prelievo di 50 milioni di euro dalle risorse destinate ai paesi in via di sviluppo, di 50 milioni di euro dalle risorse stanziate per la ricerca sulla salute - dopo gli attacchi subiti dal Governo Berlusconi in quest'aula per cinque anni - e di 30 milioni di euro dal Fondo per la famiglia. È stato bellissimo assistere alla conclusione dell'indagine conoscitiva sullo stato della famiglia italiana, con il Presidente Bertinotti, il Presidente Napolitano e tutti gli altri a presentare i risultati di questa splendida indagine conoscitiva nella Sala della lupa o nella Sala della regina mentre qui o in altre Commissioni si prelevavano i fondi ancora non utilizzati per le famiglie. Addirittura si sottraggono 30 milioni dal Fondo per le non autosufficienze, 30 milioni dal Fondo per le politiche giovanili, oltre 60 milioni dal Fondo per lo spettacolo, dato che lascerei comunque al margine.
Da un lato, per il family day acceleriamo la conclusione di un'indagine conoscitiva compiuta in otto mesi e conclusa in breve tempo senza neanche la lettura del documento conclusivo. Dall'altra, si propone un provvedimento che al Senato viene più volte modificato. Il senatore Sodano, se non vado errato, di Rifondazione Comunista, propone un emendamento per portare il ticket da 10 euro a 3,5, inserendo così un elemento nuovo nel provvedimento. Per il decreto-legge viene deciso questo tipo di copertura! Si parla della famiglia, si parla dell'indagine, si parla del family day, si «tolgono» i Dico e i Pacs (anche se compariranno nuovamente Pag. 76dopo il 28 maggio dato che si tratta di un'operazione pre-elettorale), dobbiamo combattere nelle Commissioni riunite affari sociali e bilancio, anche per togliere definitivamente il ticket - misura che viene condivisa da molti colleghi della maggioranza -, salvo poi prevedere nel testo il limite del 31 dicembre 2007.
È, quindi, un «provvedimento a tempo», «a orologeria»; per l'ennesima volta siamo di fronte ad un'operazione di marketing elettorale. Inoltre, siccome si è tanto parlato, in occasione dell'esame della scorsa legge finanziaria, fino a Natale, del fatto che questo Governo toglieva ai ricchi per dare ai poveri - ricordate i manifesti con su scritto: i ricchi piangeranno - e si diceva che molto si sarebbe fatto per la famiglia, per i giovani, per i non autosufficienti, questi fondi erano stati messi precedentemente a disposizione, ma tutto ad un tratto sono stati utilizzati per altre coperture: per coprire cosa? Spese sanitarie pregresse di alcune regioni, che io ho definito fortunate e canaglie, mentre le altre regioni sono virtuose e sfortunate perché hanno pagato anche in termini di consensi elettorali e lo hanno fatto proprio perché hanno agito come la regione Puglia con senso di responsabilità. In questa regione la giunta di centrodestra non solo ha ripianato il deficit sanitario - è presente l'onorevole Mazzaracchio, che saluto, che è stato anche assessore alla sanità - ma ha fatto anche progredire la sanità, al di là dello spiacevole incidente avvenuto nei giorni scorsi.
Come mai le regioni cosiddette «virtuose» devono pagare e le regioni cosiddette «canaglia» devono essere aiutate? Inoltre altri colleghi come Cancrini - che stimo molto per la sua preparazione e per l'onestà intellettuale - hanno sottolineato che i grandi si sono «sistemati», scusate il termine, mentre i piccoli stanno soffrendo. Mi riferisco al privato sociale ed ai piccoli creditori, perché nel provvedimento in esame si prevede anche il blocco di dodici mesi che giudico pazzesco e incostituzionale, che reca danno all'industria farmaceutica, ai piccoli ambulatori, ai piccoli imprenditori privati ed altresì al privato sociale piccolo e medio, ovverosia anche alle comunità terapeutiche. Attenzione! Avete fatto riferimento ad una forte azione sociale. Nel mese di dicembre avete dichiarato di realizzare una legge finanziaria che avrebbe previsto una serie di fondi di milioni di euro per i più deboli, per i giovani, per le non autosufficienze, per la famiglia.
Dunque, a pochi giorni dal family day, al quale alcuni di voi parteciperanno perché siete davvero una maggioranza «arlecchino» e variopinta, vi trovate nella condizione di sottrarre risorse dal Fondo per la famiglia. Affermate quindi di sostenere la famiglia tradizionale, ma trovate una copertura finanziaria tale da contraddire quanto affermato nelle piazze e sui quotidiani.
Le vostre contraddizioni sono nette e sono rese pubbliche dai resoconti stenografici e dai singoli relatori dei provvedimenti che hanno preso le distanze da quella copertura. Se oggi si è ritornati con questo testo al Fondo di rotazione per l'attuazione delle politiche comunitarie è perché vi siete resi conto che davvero, in tale situazione stavate ridicolizzando la vostra stessa maggioranza, il vostro Governo e con essi tutto il Paese.
Inoltre avreste sicuramente fatto una magra figura anche agli occhi dei cittadini onesti che chiedono una sanità seria, come state continuando a farla ora, perché in questo momento (sono le 19,45) non sappiamo se il Governo chiederà la fiducia per il provvedimento in esame.
Nel momento in cui si tratta di attenzione per la sanità, la famiglia, le politiche sociali, argomenti propri della Commissione affari sociali, siamo in una situazione di profondo imbarazzo, anche per voi - lo devo dire -, perché per i cinque anni della scorsa legislatura ho sempre ascoltato gli attacchi dell'attuale Ministro Livia Turco, dell'attuale Ministro Rosy Bindi, nei confronti del presidente Palumbo, del Ministro Francesco Storace e dei suoi successori e dei sottosegretari, i quali venivano tacciati di essere solo populisti, di fare proclami e non provvedimenti seri.Pag. 77
Se questo è un provvedimento serio, qualcuno direbbe, «Dio ce ne scansi e liberi»!
L'articolo 1 è incostituzionale: è stato detto in tutte le lingue, da membri della Commissione Giustizia e anche dai colleghi che mi hanno preceduto.
Il collega Ulivi del Comitato dei diciotto ha più volte ribadito che il provvedimento in esame, così come è costruito, non si mantiene in piedi ed è stato detto anche da colleghi della maggioranza: basti vedere i distinguo espressi nell'ambito della stessa.
Riscontriamo altresì delle ingiustizie per le piccole e medie imprese ma anche e soprattutto per la salute dei cittadini e per i produttori di servizi sanitari, e poiché il testo è ricco di contraddizioni ritengo che dovreste darvi una «regolata» e decidere davvero nella nottata cosa intendete fare.
Vi sono due possibilità: o si proseguirà l'esame del provvedimento anche nella giornata di domani oppure porrete sullo stesso la questione di fiducia. In tale ultimo caso dimostrerete ancora una volta che questa maggioranza non si regge se non a colpi di fiducia, e che noi avevamo ragione nelle Commissioni di merito a gridare allo scandalo per questo provvedimento.
Non capisco come mai fino a dicembre era giusto istituire il nuovo ticket mentre oggi in Assemblea Rifondazione Comunista dichiara che finalmente lo stesso, dopo la riduzione da 10 a 3,5 euro, prevista dall'emendamento del senatore Sodano, è stato abolito grazie al lavoro nelle Commissioni riunite della Camera bilancio e affari sociali.
Delle due l'una: o avete mentito a dicembre o state mentendo adesso, o avete prese in giro gli italiani promettendo maggiore attenzione alla sanità, alle politiche sociali, alla famiglia, oppure avete affermato qualcosa che, come al solito, state contraddicendo attraverso i provvedimenti portati in aula (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, il seguito dell'esame del provvedimento, che prevede ancora ventidue interventi sul complesso degli emendamenti, e degli altri argomenti previsti all'ordine del giorno della seduta odierna è rinviato alla seduta di domani.