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Si riprende la discussione.
(Ripresa dell'esame dell'articolo unico - A.C. 2534-A)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, è veramente incredibile che alla Camera, la quale, insieme al Senato della Repubblica, dovrebbe essere il tempio della democrazia e della legalità, venga discusso un simile provvedimento. Purtroppo, anche nelle sedute precedenti, ho rilevato come tra gli stessi deputati vi sia una scarsa conoscenza del provvedimento in esame.
Nell'immaginario collettivo, che comprendo possa ancora appartenere alla massaia, ma non ai parlamentari, sussiste ancora l'idea che, dal punto di vista sanitario, nel nostro Paese esistano regioni di serie A e regioni serie B, per il semplice fatto che, storicamente, vi sono regioni povere e regioni ricche. Sgombriamo il campo da questa falsità. Oggi, in Italia, le regioni ricevono inizialmente circa la stessa quota pro capite, cioè gli stessi soldi per ogni cittadino che deve essere assistito dal punto di vista sanitario. Ciò che cambia successivamente è la capacità di utilizzare questi soldi e, quindi, l'efficacia dei Pag. 31vari sistemi sanitari regionali. Ad esempio, il Piemonte, come evidenziato da molti istituti di certificazione straniera, vanta certamente la miglior sanità pubblica anche a livello europeo, soprattutto nel periodo della giunta precedente di centrodestra (insieme a qualche altra regione italiana, come la Lombardia e il Veneto), chiudendo sempre i propri bilanci in pareggio, nonostante le dichiarazioni di qualche ministro in televisione. Per realizzare il pareggio di bilancio, tale regione non ha a disposizione un livello di risorse maggiore rispetto alle regioni Campania o Lazio, perché dispone di 1.400 euro all'anno circa per ogni piemontese, esattamente come per ogni altro cittadino italiano.
A ciò si aggiunge il fatto che la regione Piemonte assiste un altro 25-30 per cento di persone (tale percentuale corrisponde all'incirca ad un milione di persone, non poche peraltro!); si tratta di una cifra ben superiore alla media italiana di cittadini non piemontesi che pagano le tasse nelle altre regioni, le quali dovrebbero ripagare il Piemonte per queste prestazioni sostenute, ma poi, ovviamente, all'italiana, non lo fanno. Tra le altre cose, la regione Piemonte vanta vari miliardi di vecchie lire di crediti nei confronti di altre regioni che, ormai, sono diventati sostanzialmente inesigibili.
Detto ciò, la differenza sta nell'efficacia dell'utilizzo del denaro. Non intendo sollevare una questione di destra o di sinistra, di chi c'è stato prima o di chi ci sarà dopo, perché oggi parliamo di debiti dal 2000 al 2005; tuttavia, dal 2000 al 2007, secondo quanto risulta dai dati provvisori, nella regione Lazio il livello del disavanzo continua ad andare avanti esattamente come prima. Mi riferisco semplicemente alla capacità del sistema socio-economico di ogni regione di far funzionare o meno il proprio sistema sanitario.
Ebbene, a fronte di tale situazione che porta, ad esempio, una regione come il Piemonte ad essere in perfetto pareggio, vi sono altre regioni che, invece, perdono tre, quattro, cinque, dieci miliardi di arretrati, come la regione Lazio.
Con questo provvedimento non si individuano le cause della differenza di efficienza tra una regione e l'altra; si mette semplicemente una pezza al sistema sanitario nazionale (con voi è la terza in pochi mesi), come se, continuando a mettere pezze, i problemi si risolvessero da soli.
La regione Lazio ha accumulato 10 miliardi di debiti negli ultimi anni, che andremo a coprire con 2 miliardi subito e altri 6 miliardi che lo Stato «graziosamente» presta con una restituzione presunta, forse in trent'anni: quindi, con un mutuo mascherato che la Cassa depositi e prestiti fortunatamente non ha voluto concedere per «carità di patria», oltre che per un minimo buon senso. Diamo un miliardo alla regione Campania e, nello stesso tempo, la regione Lazio sta continuando ad accumulare ogni anno esattamente gli stessi debiti che hanno portato sul bilancio corrente ad avere oggi 10 miliardi di debito complessivo. Quindi, arriviamo ad esaurire le risorse, prevedendo un ulteriore prestito di 6 miliardi, che dovrà essere restituito in ogni parte, ogni anno, per trent'anni; nel frattempo, ogni anno continuiamo ad accumulare debiti.
Come facciamo ad uscire da questa situazione, se nel provvedimento non c'è il minimo richiamo al senso di responsabilità di chi gestisce? Potrei capire se si dessero 3 miliardi a fondo perduto, se ci si mettesse una pietra sopra, facendo però emergere i nomi e i cognomi di chi in questi 15 anni ha creato tale situazione, senza metterli in galera (altrimenti dovremmo pure mantenerli), ma almeno escludendoli dal sistema amministrativo pubblico italiano per manifesta incapacità.
Continuiamo, invece, a dare stipendi a persone che hanno portato in dieci anni a dieci miliardi di debito accumulato. Non possiamo minimamente accettare una situazione del genere. A ciò si aggiunge un minimo di buonsenso costituzionale: l'unità d'Italia, quando fa comodo, la si sventola in tutte le salse, mentre quando non fa comodo la si dimentica! Perché i piemontesi devono pagare il ticket e i laziali no? Perché nella regione Piemonte Pag. 32si pagano le tasse con una quota di evasione infinitesimale e in altre regioni, invece, c'è il 70 per cento di economia sommersa? Mi viene da ridere quando si dice che queste regioni hanno applicato il massimo possibile delle addizionali; se si applica il massimo delle addizionali sul 10 per cento di gente che paga le tasse e il 90 per cento non le paga, non le ha pagate prima e non le pagherà dopo, come si risolve il problema? Nel provvedimento non c'è alcun riferimento alle responsabilità personali degli amministratori. Prendiamo ad esempio il Banco di Sicilia: 6 miliardi di debito, 2 miliardi dati ai primi dieci creditori, che poi non hanno restituito i soldi, e non c'è stato nessuno che sia venuto qui a rispondere della firma per la concessione di un fido di 200 miliardi ad una persona; nessuno è stato mai chiamato a rispondere!
In questo caso è la stessa cosa: ci sono regioni dove si paga il ticket e regioni dove non lo si paga, regioni dove si pagano le tasse e regioni dove non si pagano. L'IRAP, che dovrebbe essere una tassa nazionale, che serve a coprire gran parte della spesa sanitaria, la si paga per l'85 per cento sopra il Po, mentre sotto il Po non sanno neanche cosa sia, non esiste! Ricordo che l'IRAP, come minimo, costituisce il 5 per cento del monte salari e, siccome gli stipendi ci sono in tutta Italia e gli occupati sono dappertutto e sono più o meno in proporzione agli abitanti, non è possibile che la si paghi per l'85 per cento dove vive il 25 per cento della popolazione italiana, vale a dire in Padania! Anche questa è una cosa che nessuno dice. Per non parlare - visto che voi siete federalisti - del Fondo di solidarietà nazionale in materia sanitaria, ossia altri 6 o 7 miliardi che vanno sempre nel «calderone» e che si aggiungono ai 1400 euro a testa di cui si diceva all'inizio.
Qualcuno mi deve spiegare, soprattutto i sostenitori del tricolore e dell'unità d'Italia, perché i piemontesi, che alla fine sono dei poveracci che lavorano dalla mattina alla sera, devono pagare con altre due o tre regioni, sempre del nord, l'intero fondo nazionale! Ditemi come fa ad essere nazionale un fondo che, distribuito gratis a tutte le regioni, è pagato al 65 per cento da un'unica regione come la Lombardia.!
Quando parliamo di federalismo o di argomenti seri di questo tipo, intendiamo affermare che il Paese non si salverà più se non vi introduciamo la cultura della responsabilità e se persone come Bassolino - il quale non è capace di «tirar su i sacchetti della spazzatura per strada», sostiene di aver firmato contratti senza averli letti (perché non aveva tempo), organizza concorsi per veline e spende milioni di euro all'anno per pagare l'affitto per l'ufficio di rappresentanza della regione Campania nella quinta strada di New York - non vengono chiamate a rispondere del modo in cui amministrano.
Non si tratta di essere padani o leghisti, ma di essere persone di buonsenso.
Chi spende deve pagare e il fondo di solidarietà serve per le emergenze e per ciò che le regioni più povere non possono oggettivamente sostenere, non per permettere gli sprechi continuamente provocati da chi poi non ne risponde.
Riteniamo che non vi sia alcuna urgenza, perché comunque stiamo parlando di una questione di anni fa.
Riteniamo sia opportuna qualche settimana in più di discussione in Commissione ed in Assemblea, e che non si debba seguire la consuetudine di far arrivare i provvedimenti alla Camera quando mancano poche ore alla loro scadenza, per poi porvi la questione di fiducia. In tal modo, infatti, non si ha mai tempo per ragionare e discutere, e ciò non dipende, secondo quanto afferma il Presidente, dall'opposizione o dall'ostruzionismo della Lega.
È necessario approfondire in modo serio l'esame del provvedimento in oggetto. Se non si introduce la cultura della responsabilità, il Paese non si salverà più (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, colleghi parlamentari, il presente decreto-legge, Pag. 33modificato nel corso dell'esame al Senato, si inserisce nel quadro di una lunga serie di interventi legislativi adottati nel corso degli ultimi anni per far fronte al grave e ricorrente problema dello sforamento, da parte di alcune regioni, dei limiti di spesa in materia di Servizio sanitario nazionale.
Il precedente Governo, con l'azione del ministro Tremonti, aveva messo in moto un meccanismo che, suscitando molte critiche, con molto coraggio tendeva a ripianare i debiti e invitava gli amministratori ad utilizzare le risorse in modo più efficiente.
Con un provvedimento del giugno 2002, le regioni venivano richiamate ad una certa corresponsabilità proprio facendo riferimento all'articolo 119 della Costituzione.
Oggi, il ministro Padoa Schioppa si vanta di essere il «re del rigore», ma, come affermava il collega Lupi, è in sostanza solamente «il re delle tasse», poiché va esattamente nella direzione opposta e firma il provvedimento in esame che in qualche misura contraddice tutti i principi di buona amministrazione.
Questo decreto-legge - ciò è stato richiamato da molti colleghi, e non solo da parte di esponenti di Forza Italia - ha dei limiti sostanziali, proprio per il fatto che all'articolo 1 prevede un ripiano dei disavanzi regionali nel settore sanitario per il periodo 2001-2005, derogando alla normativa vigente, secondo la quale gli oneri di ripiano dei disavanzi in oggetto sono a carico delle regioni.
Il provvedimento in esame contraddice, altresì, un accordo che proprio Padoa Schioppa e la maggioranza avevano stipulato con le regioni nel settembre dell'anno scorso, ai sensi del quale venivano in qualche maniera richiamati determinati principi, si stanziavano 4,5 miliardi di euro e si imponeva un comportamento coerente con i principi di buona amministrazione. Oggi tutto ciò viene di fatto disatteso, si stanziano altri tre miliardi di euro e si premiano coloro che sostanzialmente non hanno adempiuto gli accordi sottoscritti.
È interessante quanto diceva ieri il collega Crosetto, il quale ricordava a quest'Assemblea, per la verità molto disattenta, che forse alcuni deputati della sinistra non sono in aula perché si vergognano di dover votare a favore di un provvedimento che non saranno in grado di giustificare ai loro elettori, specie a quelli delle regioni più virtuose: il Veneto, la Lombardia, ed altre ancora.
Gli elettori del centrosinistra avranno da ridire nei confronti dei loro eletti e rimpiangeranno di avere scelto quali loro rappresentanti coloro che di fatto non rispettano la Costituzione e considerano di serie B i cittadini del Veneto o della Lombardia.
Come diceva il collega Crosetto in maniera molto puntuale, il provvedimento in esame sostanzialmente disattende almeno cinque articoli della Costituzione: l'articolo 3, che sancisce il principio di uguaglianza tra i cittadini (motivo per cui gli elettori del Veneto dovranno chiedere conto ai deputati della nostra regione, che per la verità non vedo in aula, circa il loro comportamento rispetto al provvedimento in oggetto); l'articolo 119, sulla responsabilità finanziaria degli organi dello Stato e del Governo centrale; l'articolo 117, sulle competenze regionali; l'articolo 97, che sancisce il principio del buon andamento della pubblica amministrazione; infine, viene violato l'articolo 32, in quanto si reca un pregiudizio al diritto alla salute.
Vorrei osservare come non solo si violano gli articoli della Costituzione che abbiamo elencato, ma, soprattutto, viene disatteso un principio sacrosanto, sul quale dovrebbe essere creata una barriera contro chi vuole infrangerlo: quello della buona amministrazione.
Avendo riguardo a tale principio, signor Presidente, colleghi della sinistra, voglio osservare come con il provvedimento in esame noi stiamo dicendo agli amministratori: perché dovete amministrare bene? Perché dovete mirare al pareggio? Perché non dovete sforare il bilancio? Perché dovete limitare nei confronti dei cittadini di Venezia, di Chioggia, delle nostre isole, della terraferma veneziana il Pag. 34diritto ad alcune prestazioni che forse competerebbero loro? Perché dobbiamo far quadrare i conti, quando invece qualcuno è autorizzato a non farli quadrare? Mi riferisco a qualcuno che a settembre ha sottoscritto un accordo con lo Stato centrale, il quale, per la verità, è sempre troppo centrale e non federalista. Infatti, proprio in base a quell'accordo, avrebbe dovuto essere lungimirante e prevedere un comportamento virtuoso di tutte le regioni, mettendole tutte nella condizione di poter esercitare il diritto alla salute.
L'accordo è oggi sostanzialmente disatteso, non tanto dalle regioni, ma dall'altra parte contraente, da parte dello Stato, che vuole essere centralista nei confronti del Veneto e della Lombardia e nei confronti di altre regioni vuole invece essere la mamma buona. Forse, Presidente, perché tra quattro settimane si voterà? Forse perché avete bisogno di prendere quei voti? Cattivi amministratori quali siete avete sempre la capacità di fare uno scambio, magari penalizzando i cittadini che non vi hanno votato.
Il comportamento serio di forze politiche responsabili dovrebbe essere, invece, quello di dare un giudizio di merito e di assicurare pari opportunità a tutti, senza togliere nulla ad alcuno. Voi, invece, state dicendo alla regione Veneto: avete amministrato bene, bravi, «mona»! - come qualcuno ha detto ieri -, «bravo Galan, mona!». Infatti, altri governatori, che sono più furbi di lui, possono contare sull'aiuto dello Stato centralizzato, ignorando tutte le norme di buona amministrazione: possono contare su un aiuto per le questioni della nettezza urbana, del sistema ambientale, delle guardie forestali, mentre lui non può assolutamente contarci.
In Veneto, abbiamo 150 forestali per una regione in cui ci sono molte foreste e qui, invece, qualcuno ha consentito che vi sia l'assunzione di 15 mila forestali. A proposito di sprechi, ieri sera in televisione abbiamo visto la situazione di alcuni cittadini della benemerita regione Campania (vorrei tanto abitare in Campania, perché non solo ci sono il sole e la musica, ma anche un atteggiamento di grande generosità della regione). Duemila persone sono state assunte non tanto per fare gli spazzini o i netturbini, ma perché, come hanno dichiarato gli interessati nel corso della trasmissione televisiva, «così è la politica: ci hanno assunto per non fare assolutamente nulla, ma noi garantiamo i voti al centrosinistra in queste regioni». Vedete, è qui il vulnus di questa sinistra. Il collega Contento ha ragione quando dice che l'unico ticket da eliminare è quello del Governo Prodi! Dobbiamo mandarli a casa a «calci sul sedere», perché siete voi che incitate i nostri amministratori a non essere responsabili (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Siete voi, così come il sindaco di Venezia l'altro giorno, il quale, in barba a qualsiasi questione etica, afferma che è giusto essere dalla parte dei no-global, invita Casarini a occupare altri spazi nella città di Venezia e ringrazia il nipote, l'altro Cacciari, che sempre gli è stato contrario, perché finalmente è in sintonia con lui. È il sindaco Cacciari, che si dimentica di essere responsabile come amministratore e anche come educatore, a dare un messaggio molto negativo. Si può preoccupare, si deve preoccupare se i comuni non sono sensibili. Sono principi di comportamento che non ci appartengono.
Noi siamo per la legalità, noi siamo per il buon governo, noi diciamo agli amministratori che bisogna rispettare le leggi dello Stato, che bisogna rimboccarsi le maniche, che ciascuno deve fare la propria parte, che deve sussistere il senso di responsabilità! Oggi non solo questo senso viene qui disatteso, ma addirittura si invita ad agire in senso contrario.
La cosa più negativa, signor Presidente e colleghi della sinistra, amici veneziani e amici veneti, è il fatto che siete assenti da quest'aula perché vi vergognate: infatti, state rincorrendo il Governo, supplicandolo di porre la questione di fiducia, per poter affermare che siete costretti a votare questo provvedimento, per andare nelle nostre case, a Venezia e a Mestre, in terraferma, a dire che non potevate non votarlo, perché era stata posta la questione Pag. 35di fiducia e, se non lo aveste votato, sarebbe tornato Berlusconi. Bisogna, ancora una volta, agitare lo spettro, lo spauracchio, perché non avete il coraggio di votare a favore di un provvedimento che è scandalosamente sbagliato per i motivi di incostituzionalità che ricordava prima il collega Crosetto e per i motivi che prima ricordava anche l'onorevole Giudice, ma anche per motivi politici.
Signor Presidente - mi rivolgo anche al collega veneto o veneziano che non vedo in aula -, ricordo la passata legislatura, quando con molta forza la sinistra antagonista, e non solo, nelle riunioni che si tenevano con le categorie, ricordava i peccati originali del Governo Berlusconi. Berlusconi, con il ministro Tremonti, non aveva aumentato il Fondo per la disabilità; era giudicato responsabile perché la disabilità nel nostro Paese ha bisogno di maggiori risorse, di un aiuto più concreto. Mi rivolgo all'onorevole Vianello, che non è più in quest'aula: con che faccia ti rivolgerai ai cittadini di Venezia, quando scoprirai che nel finanziamento di questa norma a favore del ripiano dei bilanci di regioni non virtuose, a danno della tua regione, questo Governo di sinistra ha previsto una copertura di spesa di 250 milioni di euro, sottraendone, tra l'altro, 50 mila dal Fondo delle politiche per la famiglia e 50 mila dal Fondo per le non autosufficienze? Si noti la differenza: Berlusconi veniva accusato di non avere implementato il fondo e qui, in piazza Montecitorio, si svolgevano le manifestazioni.
Il Senato ha approvato una copertura di spesa che tagliava le risorse e che abbiamo provveduto alla Camera dei deputati a modificare in parte. Ma che comportamento diverso! Che responsabilità diversa!
Parlavate bene - anzi, ultimamente parlate anche male - e razzolate male; oggi parlate anche male, giacché la sinistra, per bocca del suo massimo esponente, Massimo Cacciari, rispetto ai no global, afferma: «Venite, abbiamo bisogno di voi! Venite a occupare anche altre zone! Se i comuni sono insensibili alle vostre esigenze, venite ad occupare». Questo rappresentante della sinistra ha avuto la sfrontatezza di dire in consiglio comunale che, in fondo, i no global non avevano chiesto nessun contributo, dimenticandosi che abbiamo dovuto acquistare un capannone che era stato occupato da loro, abbiamo dovuto restaurarlo a suon di miliardi della pubblica amministrazione e abbiamo dovuto riconsegnarlo a loro, che non lo avevano mai abbandonato. Ciò, signor Presidente...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
CESARE CAMPA. Mi avvio a concludere, perché sono questioni che fanno male al cuore. Penso anche a lei, che si vergognerà di far parte di questa maggioranza, con questa sinistra.
Rivolgo un appello a coloro che hanno un passato storico importante: svincolatevi da questa sinistra, che è contro la responsabilità, contro il buon governo! Abbiate un sussulto! Tornate all'ovile, in quel centrodestra che ha garantito al nostro Paese quel minimo di governabilità, di pace e di progresso che voi ancora adesso state sacrificando!
Signor Presidente, mi appello a lei che sta «scampanellando» perché il mio tempo sta per scadere: mi vergogno di appartenere ad un gruppo di veneti che non è presente in Aula, perché si vergogna di far sentire la propria voce (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Dussin, che aveva chiesto di parlare: si intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Armosino. Ne ha facoltà.
MARIA TERESA ARMOSINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, credo che, in relazione al provvedimento oggi al nostro esame, sia già stato detto, da tutti i colleghi che mi hanno preceduto, quali sono i punti negativi. Farò, quindi, delle osservazioni che probabilmente non avranno il Pag. 36carattere della novità, ma ritengo comunque necessario intervenire nel dibattito in corso.
Pur svolgendo oggi l'Aula l'esame del complesso degli emendamenti, le mie considerazioni partono dal tipo stesso di strumento legislativo che è stato utilizzato. Non è un aspetto ininfluente, giacché viene utilizzato il decreto-legge per una materia che non solo non ha le caratteristiche dell'urgenza, ma che contraddice anche tutti gli atti che sono stati compiuti dal vostro Governo.
In particolare, due sono gli elementi che non possono non essere sollevati. In primo luogo, il Governo Prodi continua a non capire - lo stanno capendo, invece, altri paesi europei - che le politiche sono vincenti se si fondano sul merito. L'esempio che date con il provvedimento in esame nega il merito, premiando, al contrario, coloro che hanno disatteso le indicazioni e non si sono impegnati.
La sanità è un tema particolarmente delicato. Signor rappresentante del Governo, non le sfuggirà che sarà difficile dire ai cittadini delle regioni «virtuose» (che si sono visti imporre dei sacrifici) che è stato tutto uno scherzo, che abbiamo sbagliato e che, invece, deve essere seguita l'indifferenza rispetto alla spesa e alla tutela dei cittadini.
È singolare dover intervenire per ripianare i debiti della regione Puglia, dove muoiono otto persone in pochi giorni. Certo, l'episodio è all'esame della magistratura. Ma se ciò fosse accaduto nel mio Piemonte, quando l'amministrazione era di destra, certamente il presidente della regione avrebbe dovuto dimettersi.
La Puglia è una regione singolare che, in un anno e mezzo, ha visto crescere il buco della sanità in modo esponenziale. Se da parte vostra potesse venire l'indicazione di una spesa per la sanità «allargata», per la tutela dei cittadini, potremmo anche fare qualche riflessione. Ma l'esempio che date come governatori dello Stato e delle regioni è di inefficienza.
Spero che non consideriate i cittadini italiani come un'immensa platea di schizofrenici, ai quali poter dire, prima, che imponete i ticket, poi, che li riducete e che siete costretti a prendere alcune decisioni a causa di un preteso buco nei conti pubblici lasciato dal Governo Berlusconi, mentre in privato pensate a come spartirvi il «tesoretto». Né i più «virtuosi» tra voi possono dire che useranno il «tesoretto» - accumulato non certo da voi, perché tali sforamenti sono imputabili ai vostri uomini e alle vostre donne - per le famiglie e per i più deboli quando, invece, per coprire la riduzione del ticket vogliono intaccare il Fondo sociale.
Non ho dubbi che il popolo italiano abbia sentito abbastanza e - aggiungerei - subìto abbastanza, anche se qualcuno della mia parte politica dice che non ci facciamo abbastanza sentire.
Non potremo mai dare la nostra adesione a tale provvedimento, perché, da un lato - lo ribadisco -, ci insegna ad essere scialacquoni e, dall'altro lato, nega i principi che ci hanno consentito di lasciare nelle vostre casse cospicue somme di denaro. Uno di quei principi afferma che «chi sfora paga».
Colleghi, il tanto decantato federalismo, che oggi dite di voler realizzare - ad esempio, con la volontà di mantenere l'ICI che, in quanto tassa dei comuni, va lasciata nella loro disponibilità -, presuppone, appunto, quel principio di responsabilità che voi bellamente negate.
L'altro motivo per cui non potremo assolutamente votare il vostro provvedimento è questa politica dell'effetto «annuncio», in base alla quale si ridurrebbe da 10 a 3,5 euro il ticket sulle visite specialistiche, intaccando il Fondo sociale, dicendo, allo stesso tempo, che il «tesoretto» sarà destinato alle famiglie.
Per cortesia, imparate il sano e buon detto latino suum cuique tribuere: lasciate che chi sfora paghi, lasciate che chi sporca paghi e date un esempio di dignità e di dirittura morale. Altro che invocata paura sulla lotta all'evasione! L'atteggiamento da voi tenuto con questo provvedimento è quanto mai e quanto più diseducativo: predicate bene, ma razzolate molto male, e lo fate con il denaro dei contribuenti italiani.Pag. 37
Quindi, mi rivolgo ai colleghi, comunque amministrati, di quelle regioni che hanno contenuto nei limiti la spesa sanitaria: come potremo dire ai nostri conterranei che da noi costa tutto il doppio? Come diremo ai nostri conterranei, ai quali abbiamo spiegato che bisogna procedere al riordino degli ospedali, che non è possibile avere l'ospedale sotto casa, e ai quali abbiamo spiegato che dobbiamo lavorare sull'eccellenza, che possiamo avere solo dei pronto soccorso? Come direte loro, se la forma di educazione alla quale tentiamo di portarli è quella che l'esigenza sanitaria cresce con l'avanzare dell'età, che bisogna provvedere alle prime emergenze «sotto casa» e poi anche spostarsi? Voi state insegnando che possiamo ripianare i debiti della Puglia, ma forse pensate che qualcuno dei cittadini, anche solo del Piemonte, vada a farsi curare in Puglia, dove otto decessi sono il numero minimo affinché una classe dirigente si allarmi?
Non credo che ciò avverrà. Auspico, anzi, che ciò non avvenga, perché quella malasanità costa il doppio della sanità delle nostre regioni, nelle quali ciascuno è chiamato a contribuire nei limiti di quanto dovuto e ciascuno di noi sa che deve fare delle rinunce in nome dell'interesse collettivo, per avere una sanità che possa essere erogata ai ricchi e ai poveri.
Da ultimo, andate a spiegare alle famiglie, ai nuclei o ai soggetti ai quali pensavate di rivolgervi dicendo che un Governo liberale e liberista li avrebbe affamati che avete provveduto a rimpinguare le loro tasche! Vi risponderanno mostrandovi le buste paga e quella di maggio sarà molto significativa, così come lo è stata quella di aprile! Andate a dire loro che interverrete con tutele legislative e, contemporaneamente, presentate questo vostro provvedimento, con il quale avete sottratto risorse alla spesa sociale. Dovete fare entrambe le cose contemporaneamente. Non bisogna avere la laurea per capire che schizofrenico non è il popolo italiano, ma quel Governo che in questo momento lo rappresenta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Secondo le intese sospendo la seduta, che riprenderà alle 15, con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, e proseguirà alle 16,30, con il seguito della discussione del disegno di legge n. 2534.
La seduta, sospesa alle 12,50, è ripresa alle 15.