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Informativa urgente del Governo sul sequestro di un pullman di linea in Piemonte da parte di tre cittadini albanesi.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sul sequestro di un pullman di linea in Piemonte da parte di tre cittadini albanesi.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
(Intervento del Viceministro dell'interno)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Viceministro dell'interno, Marco Minniti.
MARCO MINNITI, Viceministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel primissimo pomeriggio dello scorso 15 maggio, esattamente tra le 13,30 e le 14,00, tre persone hanno dirottato e sequestrato un autobus della società Arfea in servizio sulla linea extraurbana tra Alessandria ed Acqui Terme. Sull'autobus, oltre all'autista, si trovavano quindici persone, tra cui due poliziotti liberi dal servizio.
Il primo dei sequestratori successivamente arrestati è stato identificato nel cittadino albanese Muka Alì, nato a Tirana il 13 settembre 1980, in Italia dall'ottobre 2000, residente ad Alessandria e titolare di permesso di soggiorno per lavoro subordinato in corso di rinnovo. Il secondo arrestato è Albrahimi Armand, nato il 4 settembre 1988 in Albania, entrato clandestinamente in Italia e privo di permesso di soggiorno, domiciliato in via Castello 13 ad Alessandria presso una sua parente regolarmente residente in Italia. Il terzo arrestato, da una prima identificazione, potrebbe essere Ahmeti Rustem, nato l'8 giugno 1986 ed entrato clandestinamente in Italia quando era minorenne.
Il procuratore della Repubblica di Torino riferisce che non risultano a carico di nessuno degli arrestati condanne penali passate in giudicato o procedimenti penali pendenti; ma lo stesso procuratore aggiunge che in sede di interrogatorio Ahmeti Rustem ha dichiarato di essere stato arrestato a Milano nel 2003 per reati di droga. È stato però ribadito da parte del procuratore di Torino che dal casellario giudiziario non risultano condanne passate in giudicato.
Il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria afferma, a sua volta, che risulta un precedente per tentato furto a carico di tale Ahmeti Rustem e presume che possa trattarsi della stessa persona arrestata lo scorso 16 maggio. In questo momento sono in corso accertamenti, dunque, su sei cittadini albanesi, nati tra il 1984 e 1986, che hanno nomi quasi identici. Gli elementi che ho fornito suggeriscono, quindi, un approccio serio e rigoroso a questa vicenda, partendo prima di tutto dai dati di fatto che ho al momento messo in vostro possesso.
Secondo tutte le ricostruzioni ufficiali fornite, rispettivamente, dalle questure di Alessandria e Novara e dal Comando generale dell'Arma dei carabinieri, i due poliziotti presenti casualmente tra i passeggeri, l'assistente capo Egidio Valentino, in forza presso il Centro raccolta interregionale vestiario e casermaggio di Alessandria, e il vicesovrintendente Roberto Curelli, in servizio presso la Scuola allievi agenti di Alessandria, sono stati decisivi per impedire un esito drammatico della vicenda, che si è conclusa con il ferimento dei due stessi agenti e di uno dei sequestratori (salvaguardando, quindi, interamente l'incolumità di tutte le altre persone presenti sull'autobus).Pag. 4
A tutti i cittadini coinvolti in questa vicenda voglio esprimere la solidarietà del Governo e mia personale; in particolare, voglio rivolgere un forte ringraziamento, non formale, ai poliziotti Valentino e Curelli, ai quali auguro una pronta e completa guarigione. In altri termini, come risulterà evidente dalla ricostruzione, si è rivelato un meccanismo tipico della sicurezza diffusa: è accaduto, cioè, che personale di polizia non in servizio, casualmente coinvolto in un evento non prevedibile, abbia reagito con coraggio, lucidità, grande professionalità e corretta scelta dei tempi e delle modalità di intervento.
Nel nostro Paese sono presenti - voglio sottolinearlo - energie diffuse, a partire da quella delle Forze di polizia, che si sentono sempre e comunque mobilitate, al di là degli obblighi e degli ordini di servizio, per aiutare i cittadini e per difenderli, pronte a fare scattare reciproche solidarietà, che possono risultare decisive. Si tratta di un patrimonio prezioso, costruito nel tempo, grazie alla sensibilità e all'impegno di tutti e di cui il Paese intero penso possa andare fiero. Questo contesto ha consentito anche all'autista dell'autobus un impegno che ha contribuito al buon esito finale dell'operazione, al cui servizio è scattata un'immediata mobilitazione della polizia e dei carabinieri del territorio interessato, avvertiti dal Valentino.
Ma veniamo alla dinamica dell'episodio. I tre, secondo quanto riferito dalla questura e dai carabinieri che stanno svolgendo le indagini, sono entrati in azione all'altezza di Cassine, in provincia di Alessandria. Erano in possesso di una pistola, due coltelli e taniche con liquido infiammabile, esibiti minacciosamente per costringere l'autista ad invertire il senso di marcia ed imboccare l'autostrada in direzione di Milano.
All'altezza del casello autostradale di Alessandria sud, approfittando del rallentamento necessario all'autista per il ritiro del tagliando di ingresso in autostrada, l'assistente capo Valentino ha valutato essere arrivato il momento giusto per scoprirsi ed intervenire. Egli aveva, evidentemente, già individuato l'obiettivo da attaccare per ridurre al minimo i pericoli per i passeggeri, vale a dire il malvivente armato di pistola, contro cui si è mosso nel tentativo di disarmarlo. I complici dell'uomo armato si sono a loro volta avventati sul Valentino, colpendolo in testa con un corpo contundente e ferendolo ripetutamente all'avambraccio con il coltello.
Il Valentino, nonostante il ferimento, ha sferrato un calcio alla porta dell'autobus, aprendola, e si è lanciato fuori dallo stesso mezzo. I malviventi hanno terrorizzato i passeggeri sparando un colpo di pistola verso l'alto, in modo da riprendere il controllo della situazione. Intanto Valentino ha immediatamente avvertito il 113 della questura di Alessandria, che in tempo reale ha allertato tutti i reparti territoriali della zona, compresi i reparti cinofili e i reparti volo della Polizia di Stato.
Nel frattempo l'autobus, che aveva imboccato l'autostrada A26 in direzione Gravellona Toce, è stato fermato dai tre banditi, che si sentivano evidentemente scoperti dalla fuga di Valentino, nella stazione di servizio di Casale Monferrato. Si liberavano di donne e anziani, trattenendo come ostaggi a bordo gli uomini, che venivano legati ai braccioli dei seggiolini con del nastro adesivo. I dirottatori individuavano anche, a quel punto, il vicesovrintendente Curelli, che aveva anch'egli tentato di reagire. Al poliziotto veniva riservato un trattamento speciale: tramortito con colpi al volto, che gli fratturavano il setto nasale, veniva legato poi con particolare cura. I dirottatori quindi cospargevano l'interno del pullman con la benzina prelevata da una tanica.
La marcia dell'autobus è proseguita in provincia di Novara per raggiungere Milano attraverso la statale 11, nei pressi del comune di Cameriano, in provincia di Novara. Il mezzo si è fermato ad un distributore di carburante per fare rifornimento, per poi proseguire verso il capoluogo lombardo. Alle 15,55, quindi, in località San Martino di Trecate, sempre in provincia di Novara, il mezzo è stato intercettato da due autopattuglie dell'ArmaPag. 5dei carabinieri, che hanno tentato di interrompere la corsa con un posto di blocco che i malviventi hanno forzato, costringendo l'autista sotto minaccia a speronare una delle due vetture messe di traverso sulla strada. Per sfuggire ad altri possibili posti di blocco, il conducente è stato poi obbligato ad imboccare una strada sterrata parallela alla statale, ma percorse poche centinaia di metri l'autobus è stato fermato da un ostacolo che impediva il transito a mezzi più alti delle autovetture. Braccati dai carabinieri, i tre hanno dato fuoco all'autobus e uno di loro ha ingaggiato un conflitto a fuoco con i militari mentre gli altri, tagliati i nastri che legavano i passeggeri, appiccate le fiamme, fuggivano.
Il Muka, ferito ad un braccio nel conflitto a fuoco con i carabinieri, è stato immediatamente arrestato e trasferito nell'ospedale civile di Novara, dove è stato ed è tuttora piantonato. Nella sua abitazione è stato rinvenuto materiale esoterico e satanista, in relazione al quale sono in corso indagini. Le analisi a cui è stato in ospedale sottoposto hanno rivelato la presenza nel sangue di sostanze stupefacenti, a conferma della testimonianza dei passeggeri secondo cui i sequestratori ne hanno fatto uso durante le fasi convulse del loro tentativo.
Uno dei due fuggitivi, l'Albrahimi, è stato catturato alcune ore dopo, circa alle 19,00, nell'area boschiva circostante, durante una battuta della Polizia di Stato con cani poliziotti e un elicottero. Il terzo complice, che si presume sia Ahmeti - ma le questioni relative all'identificazione le ho trattate nella prima parte del mio intervento - è stato arrestato il giorno successivo dai carabinieri, in casa di un parente, e gli è stata sequestrata la pistola 7,65 usata per il dirottamento.
I due poliziotti, il cui eroico comportamento è all'attenzione della autorità competenti, sono stati ricoverati nell'ospedale civile di Alessandria: il Valentino è stato operato per la ricostruzione del tessuto muscolare dell'avambraccio e il Curelli, tuttora sotto grave shock, per un'intervento maxillo-facciale di ricostruzione del setto nasale.
Premesso che gli interrogatori dei dirottatori sono stati segretati dall'autorità giudiziaria, la magistratura procede per i reati di cui agli articoli 110 e 605 del codice penale, cioè per concorso in sequestro di persona. Al momento, e fermo restando che le indagini procedono per accertare tutti gli aspetti di questo gravissimo episodio - che avrebbe potuto avere esiti di tutt'altro segno senza il generoso e pronto intervento dei poliziotti sull'autobus e senza l'immediata, intelligente e coordinata reazione delle Forze di polizia, che hanno nei fatti separato il mezzo da tutti i punti in cui si sarebbero potuti registrare danni per le persone e le cose - pur non emergendo alcun indizio che possa far ricondurre l'episodio ad atti di terrorismo, la valutazione dei fatti e delle circostanze ancora in corso di accertamento non consente di escludere alcuna finalità del gesto criminoso.
(Interventi)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rampi. Ne ha facoltà.
ELISABETTA RAMPI. Signor Presidente, signor Viceministro, onorevoli colleghi, ringrazio il Governo per essere venuto a riferire su fatti noti. Tre giovani criminali, sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, in data 15 maggio hanno sequestrato un pullman di linea in Piemonte. La pericolosa odissea è iniziata ad Alessandria e si è conclusa a Novara, precisamente a Trecate, tristemente giunta alla ribalta della cronaca nazionale a causa degli incidenti sul lavoro verificatisi recentemente alla Unibios, ove in nove mesi vi sono stati ben due morti.
L'intera vicenda del dirottamento e del sequestro degli ostaggi si è conclusa positivamente grazie alla brillante operazione compiuta dalle forze dell'ordine, alle quali va il nostro plauso e il nostro ringraziamento: ringraziamo dunque il questore diPag. 6Novara, Salvatore Mulas, il colonnello dei carabinieri Pasquale Capriati, comandante provinciale dell'Arma a Novara, il capo della Direzione distrettuale antimafia del Piemonte, Maurizio Laudi, i reparti speciali di polizia e carabinieri, la questura di Alessandria, e tutte alle forze dell'ordine, che hanno dato prova, anche in questa occasione, di perizia e tempestività, nonché di grande capacità di risoluzione dei problemi. Occorre infatti ricordare - lo ha rammentato anche il viceministro - che anche il terzo componente della banda ieri è stato arrestato ed assicurato alla giustizia
È questa una vicenda che avrebbe potuto evolversi in modo molto più drammatico, e che invece si è risolta senza conseguenze estreme. Esprimo dunque, a nome mio personale e del gruppo l'Ulivo, vicinanza e solidarietà a tutti cittadini coinvolti nel sequestro; faccio poi i migliori auguri di pronta guarigione a Roberto Curelli ed Egidio Valentino, gli eroici agenti in borghese che sono rimasti feriti, fortunatamente in modo non grave, dopo essersi qualificati ed aver tentato di fermare i malviventi. Ciò dimostra ancora una volta, se mai ve ne fosse bisogno, che i servitori dello Stato sono sempre in servizio a tutela dei cittadini e delle istituzioni democratiche. Verso di loro abbiamo davvero un debito incolmabile.
Credo che sia profondamente sbagliato e fuorviante fare speculazione politica e strumentalizzare un evento criminoso dando grande rilevanza alla nazionalità di chi ha commesso il reato. Il reato, come tale, va perseguito a norma di legge, ma senza enfasi, evitando che il fatto diventi il presupposto per innescare una pericolosa «caccia alle streghe».
Sulla questione in generale dell'immigrazione, ed in particolare dei problemi di carattere economico e sociale legati ai flussi migratori, esistono nella società italiana, così come nelle altre società, diverse valutazioni: ciò che mi preme però ribadire - e i dati lo confermano - è che l'immigrazione legale è una risorsa per la nostra economia.
Se ad oggi è aumentata la clandestinità e sono aumentati i reati ad essa connessi, la causa principale è da attribuire ad una cattiva legge, la Bossi-Fini, che ha contribuito a creare, secondo le stime più recenti, oltre mezzo milione di clandestini: persone che vivono ai margini della società e che sono facile preda della criminalità organizzata e del caporalato. Il clandestino, ovviamente, è più esposto alla malavita. La Bossi-Fini ha fallito perché, accrescendo il numero dei clandestini, ha contribuito paradossalmente all'aumento della delinquenza. L'attuale legge sull'immigrazione deve dunque essere modificata e superata proprio per garantire maggiore sicurezza, accompagnandola con misure che favoriscano accoglienza ed integrazione. «Tolleranza zero», dunque, nei confronti di chi delinque; ma non è accettabile il binomio immigrato-criminale.
Vorrei ricordare che il popolo italiano è un popolo di migranti, ed ha conosciuto miseria e discriminazione. L'esempio delle politiche attuate in Belgio fin dal secolo scorso, quando eravamo noi a bussare alle porte degli altri Paesi, ci insegna che, pur tra fortissime resistenze da parte delle popolazioni locali e in una realtà di forte sfruttamento del lavoro, i nostri connazionali hanno potuto trovare accoglienza, alloggio ed alfabetizzazione. Ciò ha consentito una piena integrazione in una società che all'inizio appariva prevenuta ed ostile.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ELISABETTA RAMPI. Come sappiamo, ciò che fa paura è la diversità e quel che non si conosce: è per questo che è necessario ripensare alle politiche del nostro Paese e governare i flussi migratori senza dimenticare che il fenomeno dell'immigrazione è frutto dello squilibrio fra i Paesi ricchi ed i Paesi poveri del mondo.
Ciò che è successo in Piemonte è la punta di un iceberg di un disagio sempre più forte, ma esso può rimanere un fatto isolato se sapremo agire nei modi opportuni, superando le nostre paure e ripristinando la cultura della legalità che riguardaPag. 7tutti, perché la sicurezza è un bene prezioso, un diritto per tutti i cittadini e, soprattutto, una tutela per le fasce più deboli, una rivendicazione non solo legittima, ma sacrosanta. In una società senza legalità, in cui la legge non viene riconosciuta, vince il diritto del più forte, trasformando questa società in un far west. In realtà, non ci servono gli «sceriffi fai da te»!
Ecco perché bisogna dare risposte precise, operare come il Governo sta facendo e come stanno facendo le amministrazioni...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ELISABETTA RAMPI. ...ripristinando la cultura della legalità, reprimendo le illegalità e agevolando l'inclusione sociale di chi è in Italia per lavorare.
Occorre punire i reati indipendentemente dalla nazionalità di chi li commette. Attenzione: il paese ci chiede serietà e responsabilità, come ha ricordato il Viceministro. È, pertanto, giusto accendere i riflettori su casi come quello di cui stiamo discutendo, per trovare soluzioni appropriate, affinché non debbano più ripetersi. Ma guai: sarebbe irresponsabile e pericoloso alimentare ossessioni xenofobe a puro fine politico (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bertolini. Ne ha facoltà.
ISABELLA BERTOLINI. Signor Presidente, devo ammettere che sono esterrefatta dall'intervento della rappresentante dell'Ulivo e anche da quello che ci ha riferito il Viceministro. Lo ringrazio per essere presente in Assemblea, ma la telecronaca degli eventi l'avevamo già letta sui giornali e perciò ci aspettavamo almeno qualche giudizio o qualche commento in merito.
Di fronte ad un episodio molto grave - che avrebbe potuto avere anche delle conseguenze drammatiche se non fosse stato per la prontezza e il coraggio dei due agenti intervenuti - dobbiamo ringraziare pubblicamente le forze dell'ordine che hanno assicurato anche il terzo complice alla giustizia molto rapidamente. Esse dimostrano di essere sempre forti, capaci ed efficienti, garantendoci e tutelandoci. Ma, signor Viceministro, di fronte a questa circostanza, il Governo cosa fa? Stiamo assistendo in questi ultimi mesi ad un fallimento totale delle politiche della sicurezza del Governo e questo ennesimo episodio di criminalità lo testimonia, se non fosse per la volontà e la forza dei singoli.
Siamo dinanzi ad un Governo che non investe, che non stanzia risorse per affrontare le problematiche afferenti il tema della sicurezza; l'ultima legge finanziaria è stata una vergogna da questo punto di vista. Avete anche tentato di abolire figure che oggi, invece, pare siano nuovamente divenute strategiche, stando a ciò che afferma il ministro Amato, come il poliziotto o il carabinieri di quartiere, voluti comunque dal Governo di centrodestra, mentre assistiamo alle «passerelle» del ministro Amato che firma i patti con le città e con i sindaci, garantendoci più sicurezza, ma solo a parole e non con i fatti.
Vorremmo lo stanziamento di risorse, l'adeguamento degli organici, uomini pagati bene e ricompensati per i rischi, la fatica e gli sforzi che affrontano. Tutto ciò non avviene (non lo sostengo io, lo dice la cronaca). Infatti, come riportato nella stampa di questa mattina, nella città di Gallipoli la polizia si muove a piedi, perché non vi sono più le autovetture, la benzina, il gasolio, le batterie per contrastare il crimine in una zona in cui si avvertono nuovamente i problemi di immigrazione da parte di paesi come l'Albania, da quando vi è al Governo il centrosinistra.
Vorrei adesso affrontare il tema dell'immigrazione. Casualmente, i tre artefici di questo gesto criminale erano immigrati, peraltro, uno di essi era regolare; probabilmente, si tratta di un individuo - da quanto scrivono i giornali - a cui potreste anche concedere la cittadinanza italiana, poiché risiede in Italia da sette anni e,Pag. 8probabilmente, lo fareste votare non solo alle elezioni amministrative - secondo le vostre opinioni - ma anche in quelle politiche.
Parlavo, dunque, dell'immigrazione clandestina che non state assolutamente contrastando, perché tramite sotterfugi, da quando siete al Governo, state cercando di smantellare la legge Bossi-Fini, mentre, in realtà, essa ha funzionato molto efficacemente sin dal momento in cui è stata applicata correttamente dal Governo di centrodestra riguardo al problema delle espulsioni dal nostro territorio.
Ci rallegra che un rappresentante della maggioranza sia in grado di fornire le statistiche riportate dinanzi a questa Assemblea, che affermano la presenza di 500 mila clandestini. Vorrei ricordare che il Governo di centrodestra fu costretto ad eseguire una regolarizzazione dei clandestini a causa delle politiche insensate del centrosinistra che avevano permesso l'ingresso di quasi 800 mila persone. Pertanto, annunciate alcune politiche sui temi dell'immigrazione che, in realtà, non realizzate. Con il vostro buonismo e la tolleranza l'Italia diventa il paese aperto a tutti, il corridoio, il canale per arrivare in Europa - secondo le vostre intenzioni - senza un lavoro, una casa, né risorse; perciò vi è sempre meno rigore e più buonismo.
Assistiamo ogni giorno al «balletto» fra le dichiarazioni del Ministro Ferrero e le smentite del Ministro Amato. Circa le vostre proposte, come l'autosponsorizzazione, mi chiedo se la prossima volta questi albanesi non saranno considerati irregolari, ma degli autosponsorizzati arrivati in Italia forse finanziati dalla mafia albanese.
Tale messaggio, sbagliato e devastante, sta creando paura, insicurezza e degrado nelle nostre città. Vi è un'ulteriore questione che vorrei affrontare; oggi - anche questo non lo dico io, ma lo riporta anche la stampa, poiché si tratta di dati e fonti ufficiali del Ministero - la criminalità, il vero pericolo, arriva dall'est. Risalgono a pochi giorni fa i dati forniti dal Ministero in Commissione: nonostante la popolazione immigrata nel nostro Paese sia soltanto il 4 per cento della popolazione, ben un terzo dei reati è commesso da extracomunitari.
Si tratta di un tema che dovrebbe far riflettere, prima di assumere decisioni e porre in essere politiche sui temi dell'immigrazione. Ho detto che il pericolo arriva da est...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ISABELLA BERTOLINI. Concludo, signor Presidente. Quando si è posto il problema della moratoria nei confronti della Romania - vorrei ricordare, in quest'aula, l'episodio che ha visto, di recente, una ragazza uccisa in metropolitana in maniera violenta ed efferata da parte di una cittadina rumena (che oggi è cittadina dell'Europa) - il Governo ha scelto di non fare una moratoria, di non fissare delle quote prestabilite, come invece hanno fatto la Germania, la Francia e Inghilterra, ben consapevoli del pericolo che si stava creando.
Concludo il mio intervento con un'ultima considerazione, relativa alla questione della droga, che entra anche in questa vicenda in maniera drammatica, poiché i tre responsabili del fatto erano drogati. Anche su tale problema non condividiamo l'approccio antiproibizionista della maggioranza e del Governo («lo spinello libero», «la deroga per tutti», «la droga non fa male»).
Noi sosteniamo che la droga fa male non solo a chi la consuma, ma, come si vede, anche agli altri.
Vorremmo, pertanto, politiche di rigore, fatti (e non parole), investimenti e che non continuaste a mentire agli italiani. Proprio su questo tema è uscito oggi un sondaggio secondo il quale il 70 per cento degli italiani vi boccia sulle politiche della sicurezza e dell'immigrazione (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Salerno. Ne ha facoltà.
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ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, signor Viceministro, il gruppo di Alleanza Nazionale rivolge il primo pensiero alle vittime di questo grave fatto di cronaca, agli ostaggi ed ai sequestrati, insomma alle persone inermi che hanno vissuto ore drammatiche e subito una violenza inaudita. Spero che trovino, il più presto possibile, tranquillità e pace ed auguro loro di dimenticare, quanto prima, questa bruttissima avventura.
Intendo, inoltre, doverosamente esprimere un forte senso di gratitudine nei confronti delle forze dell'ordine che hanno dimostrato, intervenendo, un'inefficienza che definirei straordinaria, catturando, nel giro di poche ore, l'intera banda e scongiurando sviluppi che sarebbero potuti essere ancora più drammatici.
In particolar modo, rivolgo un ringraziamento ai due agenti feriti che, per caso, si trovavano all'interno dell'autobus. Sappiamo che le forze dell'ordine, come ha affermato anche la collega di Forza Italia, operano al di sotto dei minimi standard di sicurezza, con carenze incredibili di uomini, mezzi e dotazioni, ma che, nonostante ciò, continuano ad operare con abnegazione e spirito di sacrificio straordinari, costituendo da soli, oggi, l'unico vero baluardo di legalità di fronte all'aggressione evidente, feroce e sanguinaria di questa nuova criminalità di importazione.
Ci chiediamo per quale motivo le maggiori entrate fiscali del 2006 non siano state impiegate, anche in piccola parte, per la sicurezza. Noi del gruppo di Alleanza Nazionale lo abbiamo già fatto presente e lo chiediamo oggi, con ancor più forza, davanti all'evidente avanzata della criminalità di questi giorni.
A noi non interessa il primato politico dell'iniziativa, perché la sicurezza delle famiglie, dei nostri anziani, dei nostri giovani, del territorio nazionale, è in cima a tutti i nostri pensieri e speriamo che quest'ultimo fatto, funesto, spinga il Governo in questa direzione.
Al di là della grave vicenda di cui ci stiamo occupando - che non può e non deve suscitare in noi reazioni emotive - mi permetta, signor Viceministro, di compiere una riflessione non tanto sugli eventi (un po' ad effetto), ma sulle cause.
Queste ultime sono tutte da ricondurre, mi dispiace dirlo, all'unica vera causa rappresentata dalla presenza in Italia di un'immigrazione, proveniente in particolare dall'est Europa (Romania, Moldavia, Ucraina e così via), priva di controllo regolare, clandestina e, ormai, insostenibile per il nostro territorio.
I fatti di questi giorni indicano che, attualmente, l'immigrazione non sta portando nel nostro Paese lavoratori, come vorremmo e come abbiamo voluto nei cinque anni di Governo del centrodestra, ma criminali e disperati che, unitamente alle carenze di ordine pubblico, stanno imponendo il terrore nel territorio nazionale. Valgano per tutti i dati di Torino, una città del nord laboriosa, industriale, socialmente inserita in quel centro Europa di cui tanto si parla, dove il 60 per cento della popolazione carceraria è composta da cittadini extracomunitari e dove interi quartieri nel giro di pochi mesi sono ormai diventati terra di nessuno e di violenza.
La gente comune non avverte più solo un grave disagio, ma un vero e proprio terrore. La sensazione è che, ormai, tutto possa accadere sotto casa. Signor Viceministro, il fenomeno dell'immigrazione in questi mesi sta diventando sempre più aggressivo e spavaldo, forse perché incoraggiato da ministri, come il Ministro Ferrero che si vanta di essere il «ministro dei clandestini», e da un Governo che si accinge a demolire l'unica norma che regola e controlla l'immigrazione, cioè la cosiddetta legge Bossi-Fini. Si intende demolire l'unico criterio che garantisce veramente l'integrazione dell'immigrato, cioè il lavoro, facendo corrispondere al permesso di soggiorno l'offerta reale di un posto di lavoro. Senza tale criterio, signor Viceministro, sarà il far west e la responsabilità gravissima sarà unicamente di questo Governo irresponsabile.
Non lo stiamo denunciando solo oggi in questa funesta occasione, ma da mesi, e con lo stesso impegno chiediamo, oggi senzaPag. 10più indugio, il ripristino della legalità e dell'ordine pubblico nel territorio nazionale.
PRESIDENTE. Onorevole Salerno, la invito a concludere.
ROBERTO SALERNO. Concludo, Presidente. Annunciamo, signor Viceministro, una vera e propria battaglia parlamentare per bloccare il disegno di legge che modifica la cosiddetta legge Bossi-Fini, perché crediamo che la posta in gioco sia la più alta che esista: la sicurezza dell'intera comunità nazionale (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.
GRAZIELLA MASCIA. Ringrazio anch'io il Viceministro Minniti e mi associo alle sue espressioni di solidarietà nei confronti dei cittadini coinvolti e ai ringraziamenti rivolti agli esponenti delle forze dell'ordine, anche non in servizio. Credo che queste siano testimonianze di grande civiltà, che contrastano persino con le parole che abbiamo sentito in quest'Aula.
Una delle domande rivolte alla Presidenza più che al Viceministro è proprio sul significato della continua richiesta di informative urgenti su qualsiasi fatto di cronaca. Penso che vi siano tanti strumenti per indagare e conoscere determinate questioni, come giustamente il Parlamento deve fare. Tuttavia, ritengo che da qualche tempo a questa parte vi sia un uso un po' spropositato di tale strumento, poiché è stato scelto questo metodo per affermare demagogie ed affrontare le questioni in modo molto strumentale, a partire dalle bugie. È evidente il senso delle richieste di queste informative urgenti: ogni occasione è buona per discutere o mettere in discussione i disegni di legge di questo Governo. Peraltro, parliamo delle proposte dell'attuale Governo, senza mai rapportarci né con la realtà, né con i dati, né, tantomeno, con un bilancio delle leggi approvate nella scorsa legislatura dalla maggioranza di centrodestra, che producono esattamente gli effetti di cui stiamo discutendo.
Mi pare, infatti, che uno degli aspetti evidenti, che emergevano dalla relazione del Viceministro Minniti, fosse proprio il fatto che, dibattendo sull'immigrazione clandestina, stiamo discutendo esattamente degli effetti della legge Bossi-Fini. I dati parlano: questi signori non sono arrivati in Italia con il provvedimento Amato-Ferrero, che, purtroppo, ancora deve approdare al Senato. Sono gli effetti della legge Bossi-Fini che ha prodotto illegalità e clandestinità.
Noi, al contrario, pensiamo di approvare una legge che offra strumenti di inserimento, possibilità di lavoro, fermo restando che poi, chi sbaglia e delinque, paga, dal momento che per noi sono tutti uguali.
Penso che l'uso strumentale di argomenti così seri non rappresenti un fatto positivo e costruttivo per il Parlamento. Mi riferisco anche al tema della sicurezza, richiamato in questa sede, che è stato ormai scelto a tavolino da determinate forze politiche in alcune città, per produrre o alimentare una percezione di insicurezza che contrasta con i dati concreti.
Sui temi della sicurezza e delle tossicodipendenze la ex ministra Moratti sta riscuotendo un certo insuccesso non solo tra la popolazione milanese, ma anche tra i suoi alleati con la proposta assurda e folle - questo è il termine giusto - di distribuire dei kit ai genitori per fare i test ai propri figli sull'uso di sostanze tossicodipendenti. Penso che ciò rappresenti un utilizzo delle istituzioni e del ruolo pubblico sicuramente diseducativo e che nulla ha a che fare, anzi contrasta, con la necessità di ricostruire i rapporti tra genitori e figli, di costruire un tessuto sociale e civile. Tutto ciò, sicuramente, non può passare attraverso questi messaggi, per cui dovremo fare i poliziotti anziché i genitori, con tutto quello che comporta.
La verità - così mi sembra - è che in questo Paese vi è chi alimenta tale tendenza, con un razzismo strisciante -Pag. 11credo che debba essere chiamato con il proprio nome -, perché qualsiasi fatto di cronaca quotidiana viene utilizzato a tale fine. Si agitano i fantasmi delle paure e qualsiasi errore commesso da un immigrato diventa l'occasione per dimostrare, persino con compiacimento, che l'immigrazione in quanto tale e gli stranieri in quanto tali costituiscono un pericolo. Addirittura leggiamo, nella rassegna stampa di oggi, interventi da parte di qualche collega della Lega Nord in cui persino la religione, l'Islam, viene chiamato continuamente in causa, per sostenere che tutto ciò è incompatibile con il nostro Paese, è incompatibile strutturalmente con la nostra vita quotidiana. Pertanto, non solo il migrante diventa il nemico, ma il nemico diventa l'insieme di una comunità.
PRESIDENTE. Onorevole Mascia, concluda.
GRAZIELLA MASCIA. Concludo, Presidente. Credo che questi dati debbano essere denunciati, perché contrastano con quelli che ci vengono forniti dai ricercatori (come accaduto in Commissione affari costituzionali); secondo tali dati dagli anni Sessanta non solo non sono aumentati i reati, ma sostanzialmente non è aumentata neanche la percezione dell'insicurezza. Le insicurezze sono, invece, quelle di ordine materiale che conosciamo tutti giorni.
Pertanto, ritengo che la comunicazione abbia un ruolo: o si parla di cittadini che delinquono, facendo sempre riferimento alla loro nazionalità - come ha suggerito Giuliano Ferrara che certamente non appartiene alla sinistra -, oppure non lo si fa mai. Ciò costituirebbe un segnale di rigore e un tentativo, uno degli strumenti, insieme a tanti altri che competono al Parlamento, per tentare di ricostruire una convivenza civile, un senso comune che vada in questa direzione.
L'altra parte che ci compete è la produzione legislativa...
PRESIDENTE. Onorevole Mascia, concluda.
GRAZIELLA MASCIA. ... oltre alla conoscenza e al rigore nell'affrontare i problemi. Ritengo che provvederemo adeguatamente a ciò proprio con il disegno di legge Amato-Ferrero e con il provvedimento sulla cittadinanza che porteremo in aula tra qualche tempo (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vietti. Ne ha facoltà.
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, signor Viceministro, onorevoli colleghi, ho apprezzato che il Viceministro nella sua relazione abbia definito quanto accaduto come un episodio preoccupante, da affrontare in modo serio e rigoroso. Dunque, non deve esservi alcuna sottovalutazione al riguardo, così come va apprezzato che il Governo si sia puntualmente presentato, svolgendo l'informativa urgente, senza fare polemiche con il Parlamento che ha diritto di chiederle e di ottenerle. Francamente, non ho capito questo ruolo improprio dell'onorevole Mascia di avvocato difensore del Governo, mentre esso compie un atto di doverosa correttezza istituzionale.
Anche da parte dell'UDC esprimo solidarietà alle vittime ed apprezzamento per le forze dell'ordine.
Onorevole Rampi, nessuno evidentemente immagina, e lo stesso vale per l'onorevole Mascia, di poter fare una banale e superficiale equazione tra gli extracomunitari - tali erano gli autori del gesto criminoso, drogati (sotto l'effetto di sostanze stupefacenti) - e, in genere, i criminali. Ovviamente è un'equiparazione che urta contro il buonsenso; però non c'è dubbio che nel caso concreto tale è stato il dato di fatto e il ragionamento dell'onorevole Rampi mi pare francamente stravagante: sostenere che questi extracomunitari si siano resi clandestini e delinquenti a causa della legge sull'immigrazione varata dal precedente Governo, perché quella legge avrebbe favorito l'incremento degli irregolari e dei clandestini,Pag. 12è un'affermazione risibile. Ovviamente dovremmo essere ammessi alla prova contraria; vale a dire dovremmo poter verificare quanti sarebbero gli immigrati illegali senza la cosiddetta legge Bossi-Fini. Credo che ogni persona di buon senso potrebbe e dovrebbe ammettere che sarebbero di gran lunga di più, così come di più erano prima della sua entrata in vigore.
Inoltre, l'efficacia della cosiddetta legge Bossi-Fini dipende molto dalla sua applicazione concreta. Infatti, già una certa giurisprudenza ne aveva indebolito il rigore e l'efficacia applicativa; a ciò si deve aggiungere un certo clima che si respira nel primo anno dell'attuale Governo, fatto di tolleranza e, in qualche caso, anche di ammiccamento nei confronti degli extracomunitari, comunque si trovino nel Paese, indipendentemente dal fatto che vi facciano ingresso in condizioni regolari - vale a dire, come pretende la legge, avendo un lavoro e una dimora -; peraltro, tolleranza e ammiccamento si rivolgono anche a chi fa uso di droga. L'annuncio continuo - per fortuna, vista la debolezza della maggioranza, siamo sempre solo agli annunci - di provvedimenti che dovrebbero andare in direzione di ulteriori liberalizzazioni, del consumo di droga e dell'ingresso degli extracomunitari, certamente non giova alla legalità.
Purtroppo, il Paese vive una pericolosa crisi di legalità e l'episodio di cui oggi parliamo, e non lo vogliamo fare in modo strumentale, va collocato, inevitabilmente, all'interno di un effettivo quadro preoccupante di illegalità diffusa, e non - mi spiace, onorevole Mascia, doverlo precisare - della semplice percezione dello stesso.
Mi permetto di ricordare che soltanto a Torino, negli ultimi mesi, siamo passati dall'arresto di pericolosi esponenti riconosciuti come appartenenti alle rinate Brigate rosse all'identificazione, ammessa dallo stesso Ministro Amato, della presenza di moschee da cui partiva una predicazione violenta di estremismo islamico...
PRESIDENTE. Onorevole Vietti, la prego di concludere.
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. ...alla reazione di un intero quartiere, alla diffusione plateale e smaccata della droga, all'omicidio di un tabaccaio, alle bombe collocate in un quartiere nei bidoni dell'immondizia.
Ecco, tutto questo non è soltanto percezione. Siamo di fronte a fatti di una gravità che deve preoccupare tutti e che certamente non può essere strumentalizzata per fini politici; su tale gravità noi vogliamo richiamare l'attenzione del Governo. So che il Viceministro verrà a Torino anche per siglare un piano di sicurezza che speriamo dia risposte concrete ai bisogni delle forze dell'ordine (che certo noi apprezziamo, ammiriamo e ringraziamo); ma il modo per farlo seriamente e concretamente è munirle degli strumenti necessari affinché possano fare fino in fondo il loro dovere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, colleghi, intendo anzitutto ringraziare il signor Viceministro per essere venuto a riferire in Assemblea ottemperando ad un dovere istituzionale. Abbiamo chiesto noi questa informativa, peraltro ritenendo assolutamente necessario discutere non tanto dei fatti della cronaca quanto piuttosto della politica; i fatti, invero, li conosciamo mentre dobbiamo valutare cosa si intenda fare a fronte di tali fatti.
Signor Viceministro, lei ha dato una risposta non da politico, ma, francamente, da questore; non si offenda, ma a lei preferisco il questore di Novara, che è stato abile nel gestire l'operazione: approfitto anche per rivolgere al questore, al prefetto e al comandante dei carabinieri di Novara il plauso a nome del gruppo della Lega Nord.
Ricordo che, con riferimento a quel territorio, che voi non considerate e disprezzate nella vostra azione di Governo, ci sono già stati due episodi altamentePag. 13significativi dal punto di vista della capacità delle forze dell'ordine: non più di due mesi fa, grazie all'abilità delle forze di polizia, è stato sventato un rapimento, quello della giovane Barbara Vergani. Si tratta proprio di quelle forze di polizia che voi disprezzate, alle quali avete ridotto le risorse del 5 per cento, in un territorio dove non volete istituire il secondo commissariato di polizia, nella zona di Borgomanero, che costituisce una delle aree più calde, che necessiterebbe di una maggiore attenzione da parte dello Stato.
Ma torno ai fatti di cui oggi stiamo discutendo. Ebbene, signor Viceministro, onorevoli colleghi, un episodio del genere non si era mai verificato. Vi è una sproporzione enorme tra la gravità del gesto e i motivi che lo hanno determinato. È finita bene perché c'erano poliziotti capaci ed anche perché abbiamo avuto un po' di fortuna: ricordiamo, però, che quei tre delinquenti stavano per darsi fuoco, e cioè erano disponibili ad autoincendiarsi e a far morire tutte le persone all'interno del pullman, piuttosto che essere catturati!
Ciò rivela la presenza di immigrati assolutamente non integrati, i quali non solo non rispettano le nostre regole, ma le disprezzano; immigrati che si trovano sul nostro territorio sentendosi liberi di fare qualunque cosa. Ciò sta succedendo, signor Viceministro, perché da più di un anno siete voi al Governo. È inutile che i colleghi vengano a raccontarci che la colpa è ancora del Governo precedente: è una barzelletta! Da un anno ci siete voi e una situazione del genere non si era mai verificata.
Si è registrato un progressivo deterioramento sotto il profilo dell'ordine pubblico e della gestione dei fenomeni dell'immigrazione; avete fatto, del modello dell'immigrazione libera e senza regole, la vostra bandiera e tale modello si vede stampato a fuoco in tutti i provvedimenti che avete già approvato, come quello sull'aumento dei flussi. Avete fatto entrare, regolarizzandole, 350 mila persone; non si tratta solo del numero, ma del messaggio. Avete detto: tot domande sono inevase, tot immigrati facciamo entrare. Il messaggio, quindi, è chiaro: entrano nel nostro territorio tutti quelli che vogliono entrarvi. Se non è modello di immigrazione libera questo...
Peraltro, questo modello di immigrazione libera è contenuto nel disegno di legge Amato-Ferrero! Lei ci ha detto che uno degli arrestati era in attesa del rinnovo del permesso di soggiorno. Ma evidentemente, signor Viceministro, in quel disegno di legge voi stabilite che, quando si perde il lavoro, si ha diritto a rimanere più a lungo sul nostro territorio, liberi di commettere tali fatti! Di che cosa stiamo parlando?
PRESIDENTE. Onorevole Cota, la prego di concludere.
ROBERTO COTA. Il Governo sta dimostrando una totale disattenzione, signor Presidente, verso i problemi dell'immigrazione e della sicurezza perché attua una riduzione degli stanziamenti per le forze dell'ordine. Analogo discorso deve farsi in ordine all'approvazione dell'indulto: chi l'ha approvato? Durante la scorsa legislatura, quando c'era un Ministro leghista, tanto attaccato, l'indulto non è mai stato approvato perché noi ci siamo messi «di traverso» e abbiamo dovuto resistere anche alle pressioni di altre forze politiche dell'allora maggioranza, sempre pronte a prestare il fianco al buonismo di maniera, anzi, ad un buonismo da quattro soldi!
Veramente le chiedo, signor Viceministro, e vi chiedo, colleghi, di riflettere, di lasciare da parte per un momento, per una volta almeno, in una situazione così delicata, le ideologie. Vi chiedo di mettere da parte le vostre beghe interne, le «norme manifesto», varate per dover dare soddisfazione alla sinistra radicale, e di pensare agli interessi della gente, dei cittadini che non vogliono più immigrazione. Assolutamente no!
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ROBERTO COTA. Vogliono meno immigrazione e più sicurezza; vogliono un'immigrazione regolare e finalmente gestita.Pag. 14Proprio per questo le chiediamo ufficialmente, e concludo, di ritirare immediatamente il cosiddetto disegno di legge Amato-Ferrero, che sta dando una sensazione di impunità generale e sta creando una situazione di disagio e di apprensione nei confronti dei cittadini. Pensate per una volta agli interessi della gente e non alle vostre speculazioni politiche (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.
MASSIMO DONADI. Signor Presidente, signor Viceministro, intendo rivolgermi a lei in modo molto schietto e dirle con grande franchezza che l'Italia dei Valori è profondamente delusa ed è insoddisfatta delle politiche in materia di immigrazione di questo Governo e di questa maggioranza.
Una linea rilevabile, tutt'al più, come ondivaga, con dei singulti di legalitarismo il giorno seguente a quello in cui si verificano fatti gravi (come quello di cui stiamo discutendo oggi), ma che poi tende a scivolare lungo il piano inclinato dell'indifferenza, verso posizioni di buonismo puramente ideologico; posizioni che sono tanto irrealistiche quanto dannose per i nostri cittadini e per l'immagine del Governo.
Riteniamo che sicurezza e legalità non siano negoziabili, ma rappresentino principi che la disciplina sull'immigrazione deve contenere e con i quali deve fare i conti; affermiamo, anzi, che la loro salvaguardia costituisce l'unica condizione perché nel nostro Paese l'immigrazione sia non solo un fattore positivo per lo sviluppo, ma anche fonte di vera integrazione. Dobbiamo rilevare, invece, che fino ad ora tutte le azioni del Governo e della maggioranza sono andate in una direzione diametralmente opposta. Abbiamo approvato da poco, in questo ramo del Parlamento, una legge sui permessi di soggiorno di breve durata - come se non sapessimo che il 60 per cento dell'immigrazione clandestina è riconducibile ai tanti che, entrati in Italia con un permesso regolare di soggiorno, si sono poi dati alla clandestinità! - adeguandoci ad una direttiva europea vecchia di venti anni e quindi risalente a quando in Europa il problema dell'immigrazione nemmeno esisteva. Mi sarebbe piaciuto che il nostro Governo e la nostra maggioranza, prima di affrettarsi ad adeguarsi a quella normativa ormai priva di senso logico e politico nella nostra Italia e in Europa, si fossero spesi in Europa perché il concetto della libera circolazione delle persone fosse rivisto e adeguato alle esigenze di sicurezza dei tempi.
Stiamo approvando un provvedimento in materia di cittadinanza che è un puro e semplice abbandono di ogni criterio e di ogni principio di legalità a fronte delle esigenze di una parte, quella più radicale, della nostra coalizione. È una legge che esprime la scelta di questa maggioranza - alla quale (lo dico fin da ora chiaramente) ci sottrarremo nel modo più fermo non votando nulla di quel provvedimento a partire dal mandato al relatore - di dare la cittadinanza a chi disprezza i valori della nostra società, della nostra Costituzione, della nostra storia, delle nostre tradizioni. Non possiamo dimenticare quanto è stato anche qui ricordato e cioè che ormai un terzo, il 33 per cento, dei reati compiuti nel nostro Paese sono commessi da quel 5 per cento di residenti sul territorio nazionale che sono immigrati. Ciò significa non che gli immigrati siano più cattivi o più inclini alla criminalità dei cittadini italiani, ma che le nostre politiche sull'integrazione stanno già fallendo. Di fronte a ciò siamo tenuti, come Governo e come maggioranza, a dare una risposta anche in termini di sicurezza, di legalità, di controllo, di maggiore riscontro della natura e della qualità dell'immigrazione e di contrasto all'immigrazione clandestina. La cosiddetta legge Bossi-Fini, è vero, ha sbagliato, ha fallito perché è soltanto un manifesto ideologico che non risolve e non affronta i problemi. Dobbiamo allora dirci la verità; se quella legge ha fallito sul piano della sicurezza, noi la dobbiamoPag. 15modificare aumentando la sicurezza, il controllo, il contrasto all'immigrazione clandestina.
Su tali argomenti avanzeremo delle proposte precise. Chiediamo che gli immigrati clandestini, una volta identificati, vengano immediatamente espulsi e che quelli dei quali non sia possibile l'immediata identificazione debbano esser trattenuti in centri d'identificazione, anche per un periodo massimo di un anno, fino a quando non saranno identificati per poi essere espulsi.
D'altra parte, i centri d'identificazione, caro Viceministro, devono esser costruiti!
Non è infatti possibile che le forze dell'ordine fermino, individuino e portino i clandestini negli attuali centri di permanenza temporanea, dovendo percorrere fino a 700 chilometri in macchina alla ricerca di un centro dove ci siano posti liberi. Occorre costruire almeno un centro per regione, e ancor di più nelle regioni del nord, dove questo problema è particolarmente sentito.
Infine, per coloro che commettano reati nei primi cinque anni di permanenza nel nostro Paese, pur essendo entrati legalmente in Italia, chiediamo che sia prevista l'espulsione, dopo lo sconto della pena...
PRESIDENTE. La invito a concludere
MASSIMO DONADI. Dobbiamo infatti offrire delle risposte ai nostri cittadini in termini di sicurezza, legalità e garanzia della loro vita nonché dell'integrità e serenità della loro vita familiare.
Concludo con un avvertimento, rifacendomi al motto, per così dire parafrasato, secondo cui «Governo avvisato, Governo mezzo salvato»: qualora un giorno ci trovassimo a scegliere tra la vita di un Governo e la vita e la sicurezza dei nostri cittadini, opteremmo per i secondi e non per il primo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mellano. Ne ha facoltà.
BRUNO MELLANO. Signor Presidente, colleghi, anch'io a nome del gruppo della Rosa nel Pugno intendo manifestare la solidarietà alle vittime di questo increscioso evento e un apprezzamento forte e chiaro nei confronti dell'azione delle forze delle ordine che davvero con tempestività e con capacità sono riusciti ad intervenire e ad impedire il peggio.
È inevitabile che tali richieste di informativa urgente al Governo su fatti di cronaca costituiscano il preludio di una discussione che trascende il fatto di cronaca stesso e che diventa elemento di polemica politica, generando dunque un teatrino per rappresentare le proprie posizioni, tutte ovviamente legittime, ma alcune più opportune e più corrette di altre.
Ci aspettavamo dunque tale deriva che ha visto alcuni colleghi approfittare della situazione per illustrare un panorama veramente desolante della politica, la quale è impotente rispetto ai grandi problemi epocali del nostro tempo e si accontenta di esprimere solo dichiarazioni e controdichiarazioni.
Dopo aver ascoltato gli interventi di alcuni colleghi, voglio consigliare loro la lettura di un interessantissimo libro, pubblicato qualche anno fa dal giornalista del Corriere della Sera Gian Antonio Stella, intitolato L'orda con il sottotitolo Quando gli albanesi eravamo noi.
Alcuni interventi, infatti, compreso quello del collega Donadi (il quale fa parte della nostra maggioranza) ricordano i commenti di giornalisti e commentatori del passato appartenenti a testate giornalistiche, anche molto importanti, in America, in Olanda, in Belgio, a Londra, sui fatti criminali commessi, o presuntivamente commessi, da immigrati. Commenti che quindi costituivano l'analisi e insieme la condanna di un'intera immigrazione, ovverosia di quell'orda che fuggiva dalle nostre campagne, in particolare dal nostro meridione, alla ricerca di un futuro, di una vita, di una speranza.
Mi riferisco altresì ai titoli di alcuni giornali importanti, come il principale giornale piemontese, che oggi individua nell'Est il pericolo montante. ImmaginoPag. 16quali effetti deleteri possano causare simili articoli, interventi e dichiarazioni sulla percezione del senso di sicurezza.
Certamente, siamo di fronte ad un dato reale, concreto, di cui vive la cronaca giornalistica, ma riscontriamo anche degli elementi di enfatizzazione, clamore ed insistenza sulla situazione, tali da provocare insicurezza.
A nome del gruppo della Rosa nel Pugno ho visitato più volte, anche come consigliere regionale dei radicali negli anni passati, le carceri piemontesi, e conosco benissimo la percentuale, molto alta, di giovani immigrati detenuti nelle carceri italiane, che raggiungeva in alcuni casi prima dell'indulto, adesso un po' meno, il 50 o anche il 60 per cento della popolazione detenuta.
So benissimo, inoltre, qual è la percentuale delle persone che, legate al traffico di droga o al consumo e all'uso clandestino della droga, finiscono nelle carceri italiane. Questo è un dato di fatto che, con pacatezza e con fermezza, a nome del gruppo della Rosa nel Pugno, chiedo ai colleghi della maggioranza e agli esponenti del Governo di fare proprio nella loro azione e nella loro attività di Governo.
Dobbiamo produrre davvero politiche alternative per far fronte a questo fenomeno. Sarà difficile, non sarà semplice, ma sia sul tema dell'immigrazione, sia su quello della droga, dobbiamo riuscire a produrre politiche alternative. Attualmente, vigono leggi che definirei criminogene, che cioè creano crimine, situazione di disagio, che pensano di risolvere con il carcere, e solo con esso, fenomeni epocali come quello dell'immigrazione dal sud o dall'est verso l'Occidente ricco e opulento. Si tratta di leggi con le quali si ritiene di risolvere il disagio sociale che sconfina nell'utilizzo della droga con il carcere. C'è molto da fare e il compito non sarà facile.
Occorre valutare questi eventi di cronaca e dobbiamo avere la forza di tenere ferma la barra del timone dell'azione di Governo conformemente a quanto a tale riguardo è sancito nel programma elettorale sulla base del quale abbiamo chiesto il voto all'elettorato. In tal modo, al termine di altri quattro anni di politiche vere, serie ed alternative, verremo giudicati per quello che abbiamo saputo fare.
La legge Bossi-Fini non è altro che una modifica della legge Turco-Napolitano.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
BRUNO MELLANO. Mi avvio alla conclusione. Dobbiamo cambiare radicalmente la legge sull'immigrazione, ma ciò significa anche superare la legge Turco-Napolitano (Applausi dei deputati dei gruppi La Rosa nel Pugno e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Elpidio. Ne ha facoltà.
DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, ringrazio il Viceministro per essere intervenuto qui in aula e avere reso puntualmente l'informativa sul caso del quale ci stiamo occupando.
In merito alla questione oggetto dell'informativa odierna, avevo preparato un intervento assai garbato, ma la discussione che si è sviluppata in Assemblea Assemblea ha suscitato in me talune riflessioni. Pertanto, a questo punto, mi soffermerò un po' di più ad analizzare alcune affermazioni che sono state fatte, che personalmente non condivido.
Sembra quasi - non è un passaggio ironico - che questi clandestini siano assiepati tra le dune di improbabili frontiere che non ci sono più, in attesa di capire che tipo di Governo ci sia in una nazione, dopodiché partano all'assalto. Immagino questi gommoni, ormeggiati in porti lontani, ed immagino le persone che li occupano, che cercano di capire se c'è un Governo di centrodestra o di centrosinistra, perché così poi la traversata diventa più facile ed agevole. Non credo che sia così! Non credo che lo sia mai stato.
Quello della clandestinità è un problema che riguarda tutti i Governi. È un problema, direi, semplice, in quanto non possiamo parlare di clandestinità, perché non credo che vi sia un Governo in grado di tollerare un fenomeno di questo tipo,Pag. 17parliamo piuttosto di immigrazione, parliamo di sicurezza, di legalità che non sono temi né di centrodestra, né di centrosinistra, ma temi che interessano e riguardano la maggioranza dei cittadini italiani, ai quali noi, come politici, dobbiamo dare delle risposte. Dobbiamo dare certezza, sicurezza, garanzia e tranquillità che lo Stato c'è, è presente ed è vigile.
Colleghi, ho ascoltato alcuni interventi di autorevoli rappresentanti dell'opposizione. L'opposizione è una straordinaria palestra, che consente una formazione speciale tale da fare capire in un anno ciò che in cinque anni di Governo non si è riusciti a comprendere.
Ho sentito dire che servono più mezzi, più uomini e più disponibilità finanziarie! Sono contento che tali necessità siano state comprese in questo master accelerato di un anno di opposizione, mentre in cinque anni di Governo, queste stesse esigenze, che pure esistevano, non sono state affrontate, né risolte, né prese in considerazione! Già da tempo, infatti, si sarebbe potuto fare qualcosa, si può sempre fare qualcosa e non ci si può mai ritenere soddisfatti dei risultati raggiunti!
Sono convinto, invece, che abbiamo bisogno di produrre regole certe, anche dure, quando occorre, soprattutto regole dettate ed applicate in tempi certi e rapidi, e non sollecitate da spinte emotive, perché ci ricordiamo di alcuni temi solo quando l'emotività ci richiama a tristi episodi come quelli che si sono verificati.
A nome dei Popolari-UDEUR, desidero esprimere tutta la solidarietà e la vicinanza a coloro che, su quel pullman, hanno vissuto ore di angoscia e di preoccupazione. Desidero, altresì, ringraziare, in particolar modo, i rappresentanti delle forze dell'ordine: sia coloro che sono intervenuti, anche se non erano in servizio, sia coloro che, successivamente, hanno partecipato alle operazioni di cattura. Li ringrazio perché, anche con il loro esempio, dimostrano che lo Stato è presente: può fare sicuramente di più, ha bisogno di tanti altri mezzi per intervenire, ma comunque fornisce risposte.
PRESIDENTE. Onorevole D'Elpidio...
DANTE D'ELPIDIO. Concludo, Presidente. Forse abbiamo bisogno non solo di norme sull'immigrazione, ma anche di una formazione che consenta di rispettare le nostre norme, di comprendere la nostra mentalità e la nostra cultura, affinché chi viene nel nostro Paese, sappia bene cosa lo aspetta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, signor Viceministro, anche il gruppo della Democrazia cristiana per le Autonomie-Nuovo PSI desidera dare il suo contributo a questa informativa resa dal Governo. Credo, tuttavia, che quanto ci ha riferito il signor Viceministro, sia passato in secondo piano, alla luce di ciò che abbiamo ascoltato in quest'Assemblea, ieri e anche oggi, dai colleghi della maggioranza, i quali, ritengo, hanno augurato veramente un «buon compleanno» al Governo!
Ieri l'Udeur si è dissociata sul conflitto di interessi, oggi l'Italia dei Valori sulla sicurezza: questo Governo non ha più una maggioranza, nemmeno in questo ramo del Parlamento! Il vero invito, quindi, è che lei, signor Viceministro, uscendo da quest'Assemblea, si rechi dal Presidente del Consiglio, gli racconti quanto è avvenuto in questo ramo del Parlamento e lo inviti a recarsi dal Presidente della Repubblica a rassegnare le dimissioni! Le dimissioni, ormai, le chiede il popolo italiano! Nella popolazione esiste una diffusa mancanza di sicurezza: la vicenda che ci ha raccontato, con un'informativa precisa e puntuale, fa rabbrividire perché è la punta di un iceberg! Questi giovani stranieri erano dei balordi, era gente sotto l'effetto della droga! Non erano dei professionisti, perché se lo fossero stati, oggi ci troveremmo a piangere decine di vite umane! Sono persone che hanno lasciato all'improvvisazione: avevano già sparso la benzina, sarebbe bastato un fiammifero! Erano sotto l'effetto della droga! Di quella droga che, in Italia, è troppo tollerata aPag. 18causa di certi ministri che, nell'immaginario collettivo, inducono a pensare che sia legale, che faccia bene e che non sia fonte di nessuna critica! Ma le attività criminali e criminose, che, ovviamente, sono finalizzate al lucro, riescono a «tagliare» di tutto! È sotto gli occhi di tutti, che, oggi, addirittura con uno spinello, un ragazzo sia morto a scuola: hanno «tagliato» anche lo spinello con sostanze nocive! Ma dove ci volete portare?
È questo il grido d'allarme: non c'è più sicurezza nelle nostre strade, nelle nostre case, nella nostra intimità, non ci si sente sicuri neanche a prendere un pullman di linea! Inoltre, ci troviamo di fronte a dilettanti, che non si sa come possano reagire. Certamente, le nostre forze dell'ordine sono preparate, tuttavia è necessario averne di più e disporre di professionisti, in maniera da non lasciare le cose al caso. E il caso ha voluto che fossero presenti due agenti in borghese, uno dei quali ha messo a rischio la propria vita.
Non vogliamo che le nostre forze dell'ordine rischino; dobbiamo avere la sicurezza che chi interviene non metta a repentaglio la propria e l'altrui incolumità. Pertanto, è necessario potenziare i livelli di sicurezza nel nostro territorio e che tutte le amministrazioni comunali sottoscrivano tale impegno. Sono sindaco da diciassette anni e avverto quotidianamente il problema della sicurezza, come uno fra i più importanti. Non a caso, secondo le statistiche, quasi il 70 per cento dei cittadini mette al primo posto la questione della sicurezza, perché ne avverte la mancanza.
PRESIDENTE. Onorevole Barani, la invito a concludere.
LUCIO BARANI. I presupposti dell'insicurezza sono la mancanza di leggi adeguate e la sensazione di essere di fronte ad un Governo debolissimo, non solo in politica estera ma anche in quella interna. Pertanto, l'invito che vi rivolgo è quello di rivedere interamente il vostro programma, perché avete fallito in ogni campo, e di riproporre in Parlamento un Governo più forte, con un programma maggiormente condiviso e, soprattutto, accettato da tutti cittadini, i quali avvertono come più importante fra tutti il problema della sicurezza e chiedono che venga risolto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, credo per il primo intervento a nome del suo gruppo, l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, signor Viceministro Minniti, a nome del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, ringrazio le forze dell'ordine per l'intervento celere e tempestivo effettuato nel corso della drammatica vicenda di Trecate. Al tempo stesso, ritengo sia necessario tentare un'operazione di verità. Ciò in quanto, il rischio di questa discussione, bene introdotta dal Viceministro Minniti, è che venga fatta un'operazione in maschera.
Faccio notare ai colleghi della Lega Nord Padania, di Forza Italia e delle altre forze politiche di centrodestra che i dati parlano chiaro. Dal 2000 ad oggi - in mezzo ci sono stati cinque anni del Governo Berlusconi - il numero di immigrati regolari nel nostro Paese è passato da un milione e seicentomila a 3 milioni. In primo luogo, è necessario riflettere su questo dato, altrimenti non si sa di quale Paese si stia parlando.
Quando si dice «via all'immigrazione libera e ai principi contenuti all'interno del disegno di legge Amato-Ferrero», non ci si rende conto che ci troviamo ancora pienamente nell'ambito del regime della legge Bossi-Fini, che ha portato ad un mare di clandestinità ed ha mandato in tilt il procedimento di espulsione, anche quando giusto e necessario.
Parliamo di questo, innanzitutto, ma è necessario anche parlare di qualcos'altro. Come ha ricordato la collega Rampi dell'Ulivo, mi chiedo perché la Lega Nord Padania non parli anche del problema della sicurezza sul lavoro, dopo quanto è successo nel novarese pochi giorni fa a due lavoratori. Sono stranieri i datori di lavoroPag. 19che non rispettano le norme sulla sicurezza? Inoltre, proprio ieri a Napoli, dove il Governo sta lavorando moltissimo sul patto per la sicurezza, è stata ammazzata una donna mentre le rubavano l'automobile. È stata trucidata da uno scippatore, una persona che, per rubare quell'automobile, ha deciso di interrompere una vita. Era uno straniero o era un italiano? Era un italiano.
Pertanto partiamo dai dati di fatto e riflettiamo innanzitutto su ciò che si deve fare oggi nel nostro Paese. Prevalentemente occorre cambiare registro e dire chiaramente che il disegno di legge Amato-Ferrero riesce a ricostruire un tavolo di regole comuni, in grado da un lato di allontanare il fenomeno della clandestinità e di ridurlo, dall'altro di avviare un processo di integrazione reale, che passa attraverso alcune proposte di legge. Vi sono talune previsioni in quel provvedimento che consentiranno nel corso dei prossimi anni una maggiore possibilità di integrazione culturale, cittadinanza, lavoro e possibilità per il nostro Paese di accogliere diversamente quelli che sono cittadini come gli altri.
Non si può immaginare di tapparsi le orecchie e di chiudere gli occhi di fronte a sconvolgimenti che sono epocali. Non è colpa del Governo Prodi. Siamo di fronte a processi che sono inarrestabili, che indubbiamente vanno governati e va colpito e represso tutto ciò che è delinquenza e criminalità - a questo riguardo, bene hanno operato le forze dell'ordine e positivo è stato l'intervento del prefetto e dell'Arma dei carabinieri - ma, allo stesso tempo, bisogna restituire alla politica tali processi e occorre intervenire più seriamente, evitando ciò che è stato, nel corso degli ultimi anni, un approccio esclusivamente populistico e demagogico. Di questo non ha bisogno né il Paese, che chiede sicurezza e legalità, né il Paese che vuole coniugare legalità e giustizia.
PRESIDENTE. Onorevole Scotto, la invito a concludere.
ARTURO SCOTTO. Concludo Presidente. Vorremmo più lavoro per l'integrazione, più interventi da parte delle forze dell'ordine e, allo stesso tempo, più rispetto per i drammi che si consumano quotidianamente sul nostro territori (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16,10 con lo svolgimento di interpellanze urgenti.
La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,10.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI