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Informativa urgente del Governo sugli episodi di omofobia che si registrano nel Paese e sulle azioni di contrasto che il Governo intende intraprendere.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sugli episodi di omofobia che si registrano nel Paese e sull'azione di contrasto che il Governo intende intraprendere.
Secondo quanto stabilito a seguito della Conferenza dei presidenti di gruppo di giovedì 17 maggio 2007, dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
(Intervento del Ministro per i diritti e le pari opportunità)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro per i diritti e le pari opportunità, Barbara Pollastrini.
BARBARA POLLASTRINI, Ministro per i diritti e le pari opportunità. Signor Presidente, onorevoli colleghi e onorevoli colleghe, ritengo non solo giustificato ma anche importante che il Governo sia presente questa sera in aula per rispondere alla richiesta di informativa sui recenti episodi di omofobia e sulle azioni che intendiamo promuovere per contrastare una delle forme più intollerabili di violenza contro la libertà e l'autonomia delle persone.
Mi spiace solo, me lo faccia dire signor Presidente, che i lavori parlamentari abbiano collocato l'informativa in un orario un poco residuale, su una materia che, invece, dovrebbe avere la massima attenzione del Parlamento.
Voglio dire subito che, quando parliamo di omofobia, non descriviamo solo e tanto un atteggiamento ostile o di prevenzione culturale nei confronti di donne e uomini omosessuali, atteggiamento - come ovvio - in sé inaccettabile e odioso. Quel termine riguarda la sfera fondamentale dei diritti umani e della dignità di ogni cittadino, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale e dalla sua identità di genere e chiama in causa il rispetto della Costituzione del nostro Paese, della Carta europea e delle regole di convivenza mondiali. Su quel termine, sulla capacità delle istituzioni di reagire culturalmente, prima ancora che politicamente, a un'offesa del diritto e della democrazia, si misurano lo spessore e la qualità delle classi dirigenti e, insieme ad esse, i livelli di civiltà di un Paese.
Sembra assurdo ma ancora oggi, nei primi anni di un nuovo secolo, in molti Paesi l'omosessualità è punita come reato e le persone omosessuali vengono perseguitate e represse. Non posso, dunque, aprendo questo mio intervento, che tornare a esprimere la mia vicinanza e solidarietà agli onorevoli Marco Cappato e Vladimir Luxuria, vittime, pochi giorni fa a Mosca, di una grave aggressione mentre prendevano parte ad una manifestazione pacifica, insieme a cittadine e cittadini russi e di altri Paesi.Pag. 76
Purtroppo, in tempi recenti, anche in casa nostra, si sono moltiplicati episodi di violenza, atti vandalici, discriminazioni, gravi offese a carattere omofobico. Episodi che il Governo, e tanto meno la sottoscritta, intendiamo sottovalutare. Sono segnali di allarme - ripeto: non solo Italia - e di un clima che vede riemergere pregiudizi e soprusi che avremmo voluto superati da tempo.
La nostra, dunque, è una preoccupazione profonda. Conosciamo tutti, in questa Assemblea, la storia per sapere come in passaggi d'epoca, insieme alle opportunità offerte, emergano insicurezze e paure, a cui spiriti fondamentalisti e reazionari possono attingere per fare riemergere fantasmi e soggetti da indicare come qualcosa da perseguitare per rimettere in discussione quello che viene definito «un certo tipo di ordine».
La cultura del rispetto della persona, dunque, non è data una volta per sempre. La cultura della ricchezza delle differenze di genere, orientamento sessuale, appartenenza, religione ed etnia è qualcosa su cui investire permanentemente e su cui svolgere azioni costanti.
Ecco perché il Governo e il Parlamento, da diversi punti di vista e da diverse parti politiche, dovrebbero sapersi ascoltare su questi temi, dialogare - almeno questa è la mia volontà - per dire, con un messaggio unitario al Paese, che per le istituzioni c'è tolleranza zero contro intimidazioni, violenze, molestie, persecuzioni, soprusi, offese, tratte e sfruttamenti di donne, di bambini, di omosessuali, di lesbiche e di transessuali.
Perché è sul rispetto dei diritti umani, civili e sociali delle persone che si rinnovano quelle virtù della Repubblica da condividere nell'interesse di ognuno e per il benessere di tutti.
Resto convinta che mettendo al centro, dunque, il valore della persona, l'investimento sulla sua libertà e responsabilità, nonché sul rispetto e l'amore per l'essere umano, per i suoi diritti e i suoi doveri, non possiamo che ritessere i fili di proposte largamente condivisibili, che da questa Assemblea, anche stasera, possono essere trasferite a comuni e regioni, chiamati con noi a costruire programmi e progetti ispirati a sicurezza e libertà.
Anche da quest'aula, prima di entrare nel merito di alcune proposte, fatemi esprimere la gratitudine alle associazioni e ai centri che durante gli anni, talvolta nell'indifferenza di molti, hanno accompagnato e difeso solitudini, vittime, persone e famiglie che hanno dovuto far fronte a quei soprusi, a quelle gravi moleste e a quelle terribile umiliazioni.
Non vi sembri inutile, dunque, se io ricordo in due parole, e solo restando alla cronaca dell'ultimo mese, ciò di cui parlo: il 20 maggio una scritta fortemente ingiuriosa sulle vetrine della sede dell'Arcigay di Grosseto; il 17 maggio a Rovigo un gruppo di persona massacra di botte un ragazzo di 21 anni perché gay; il 15 maggio a Milano, Paolo Ferigo, presidente del comitato provinciale Arcigay, subisce un'aggressione in un ristorante; il 12 maggio a Pistoia vengono rinvenuti dei volantini davanti alla porta di casa di un esponente dell'Arcigay di Pistoia e candidato alle elezioni comunali per il partito di Rifondazione Comunista, contrassegnati dalla svastica e con contenuti pesantemente offensivi e discriminatori.
Sono esempi, fra i tanti, di quella inaccettabile e odiosa omofobia nella quale si è segnalato, fra gli altri, il movimento politico denominato Forza Nuova, o di quella transfobia, cioè l'avversione irrazionale verso le persone transgender, che produce un numero estremamente alto di omicidi in Italia, come quello, per citarne uno fra i tanti, di Manuela, una donna transessuale di 38 anni, attivista del movimento transgender, massacrata da un uomo nella sua casa di Pescara lo scorso aprile e oltraggiata.
Nel 2006 - lo ricordo - sono state 30 le persone transgender uccise.
Risalendo dai fatti ad alcuni elementi di giudizio, a ridosso della celebrazione della giornata mondiale contro l'omofobia che si celebra ogni 17 maggio, il Parlamento europeo il 26 aprile 2007 ha approvato una risoluzione nella quale condanna con forza ogni discriminazione fondataPag. 77sull'orientamento sessuale e chiede a tutti gli Stati membri di assicurare che le persone vengano protette da discorsi omofobici e da atti di violenza, garantendo che i partner dello stesso sesso godano del rispetto, della dignità e della protezione riconosciuti al resto della società.
La stessa risoluzione chiede agli Stati membri di adottare qualsiasi altra misura opportuna nella lotta alla omofobia e alla discriminazione basata sull'orientamento sessuale e di promuovere e adottare il principio dell'uguaglianza nelle loro società e nei loro ordinamenti giuridici, sollecitandoli, tra l'altro, ad adottare disposizioni legislative volte a porre fine alle discriminazioni subite dalle coppie dello stesso sesso in materia di successione, proprietà, locazione, pensioni, fiscalità, sicurezza sociale, eccetera.
Sempre la stessa risoluzione sollecita gli Stati membri europei a intensificare la lotta ad ogni forma di discriminazione mediante un'azione pedagogica e attraverso campagne condotte nelle scuole, nelle università, attraverso i mezzi di informazione e anche per via amministrativa, giudiziaria e legislativa.
È, dunque, non solo per convinzione profonda, ma anche per il rispetto a quel programma che, come Governo - e per quanto mi riguarda come Ministero per i diritti e le pari opportunità - abbiamo avanzato la proposta di un piano d'azione straordinario contro ogni forma di violenza.
Tale piano, fra l'altro, prevede l'adozione del disegno di legge recante misure di sensibilizzazione e prevenzione, nonché repressione dei delitti contro la persona e nell'ambito della famiglia, per orientamento sessuale, l'identità di genere ed ogni altra causa di discriminazione, proposto dal Ministero per i diritti e le pari opportunità, dal Ministero per le politiche della famiglia e dal Ministero della giustizia.
Il disegno di legge, approvato dal Governo, è stato presentato alla Camera dei deputati il 25 gennaio scorso e, oggi, è all'attenzione della Commissione giustizia. Come ho spiegato, ogni disegno di legge del Governo è ovviamente migliorabile, correggibile, e, personalmente, ritengo importanti i contributi della maggioranza e dell'opposizione.
Ma, come ho avuto modo sottolineare e di proporre al Governo, sarebbe significativo che quel disegno di legge, con le modifiche che il Parlamento riterrà, potesse tagliare il traguardo nel tempo più rapido possibile. Il disegno di legge citato, infatti, ha un significato sia di utilità, sia simbolico, in quanto prevede un intervento integrato, in materia di contrasto verso ogni forma di violenza e molestia sessuale, che investe tre livelli: le misure di sensibilizzazione e di prevenzione, i diritti della vittima e la tutela penale.
La scelta è stata quella di un approccio più dimensionale, prevedendo interventi di tipo repressivo ma, nello stesso tempo, promuovendo un diverso approccio culturale e risposte di tipo sociale, attraverso misure di prevenzione e di sensibilizzazione a tutto campo.
Tali misure, che costituiscono le norme maggiormente qualitative, contengono - sarò brevissima, riporto solo ciò che mi sta più a cuore - interventi di informazione e formazione relativi al sistema di istruzione nel suo complesso, ovvero a tutti i livelli a partire dalla scuola per i più piccoli e al sistema sanitario; formazione professionale specifica del personale sanitario; sportelli informativi e sportelli a cui possono rivolgersi le vittime; divieto di utilizzo, nell'ambito della comunicazione, in modo vessatorio o discriminatorio, a fini pubblicitari, di riferimenti all'orientamento sessuale e alle identità di genere; monitoraggio costante del fenomeno della violenza, sia per individuarne le caratteristiche fondamentali, sia per individuare i soggetti più a rischio.
Le misure repressive si sostanziano, in particolare, nel proposto articolo 18 del disegno di legge, che interviene su una serie di disposizioni contenute nella legge 13 ottobre del 1975, n. 654, e nella legge 26 aprile del 1993, n. 126 (la cosiddetta legge Mancino), volte a reprimere le forme di discriminazione razziale, etnica e religiosa, integrandole mediante il riferimentoPag. 78anche alle forme di discriminazione fondate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere.
In particolare, si estende il delitto di istigazione al compimento di atti discriminatori o di violenza, determinati da motivi di discriminazione, anche alle motivazioni fondate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere.
Si propone di estendere allo stesso modo il divieto di ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione di genere, per orientamento sessuale, e altro.
L'intervento sulla cosiddetta legge Mancino amplia la circostanza aggravante, estendendone la configurabilità alla finalità di discriminazione o di odio motivato dall'orientamento sessuale e dall'identità di genere. Capirete perché dico che questa è una legge che, oltre che essere utile, dal mio punto di vista, è di alto valore simbolico.
In secondo luogo, si prevede l'istituzione dell'Osservatorio contro la violenza, sostenuto per ora da un investimento - lo dico io per prima - di soli 3 milioni di euro: questo strumento è in fase di realizzazione, con il concerto dei Ministri della solidarietà sociale, del lavoro e della previdenza sociale, della salute e delle politiche per le famiglie, ma nascerà, soprattutto, con la volontà di valorizzare centri, associazioni, operatori nei territori, esperti e Conferenza Stato-regioni-città. Esso, quindi, nascerà con la volontà di riconoscere pienamente quelle competenze e quei saperi che, in questi anni, hanno agito spesso nella disattenzione di molti, e con la volontà di monitorare e di promuovere campagne culturali.
In terzo luogo, l'impegno del Ministero per i diritti e le pari opportunità si manifesta anche nella recente istituzione della Commissione per i diritti e le pari opportunità per lesbiche, gay, bisessuali e transgender, a carattere consultivo, che, nell'esercizio delle sue competenze, dovrà elaborare proposte di provvedimenti da adottare al fine di rimuovere cause di discriminazione e ogni effetto pregiudizievole. Inoltre, la Commissione dovrà analizzare le questioni di carattere istituzionale e normativo e suggerire e avanzare proposte, di cui il Ministero per i diritti e le pari opportunità si può fare latore e portatore in sede di Consiglio dei Ministri.
In quarto luogo, per quanto mi riguarda è nell'ottica di un pieno rispetto del dettato costituzionale, in tutte le se parti, e del programma di coalizione e, soprattutto, nella considerazione piena e convinta di quel valore primario ed essenziale della persona a cui mi riferivo, della sua libertà e responsabilità, che con la collega Rosy Bindi ho voluto proporre il disegno di legge sui diritti e doveri tra conviventi omosessuali e non, legati da un progetto di solidarietà o affettivo.
So che su questa materia, in Parlamento, esistono diverse opinioni, anche all'interno degli schieramenti. Aggiungo, come dirò in replica la settimana prossima in Commissione giustizia al Senato, che la proposta presentata e da me sostenuta, come tutte le proposte, è migliorabile e modificabile. Per quanto mi riguarda, conterà sempre l'ispirazione di fondo, che è rappresentata da quei diritti e doveri essenziali e da un atto pubblico che li sappia riconoscere.
Ma non è questo l'argomento. Ho voluto richiamare la vostra attenzione per dire che il modo stesso con cui si affronta il tema può fungere, per il Paese che ci osserva, da esempio di quella cultura del rispetto e del riconoscimento dei diritti di cittadinanza che decidono del profilo di una Nazione, della cultura di ognuno e di tutti, dell'autonomia, della tenuta, della lungimiranza delle classi dirigenti della Nazione e della capacità delle classi dirigenti di fare sempre riferimento ai principi laici e liberali contenuti nel nostro dettato costituzionale.
Ecco perché - lo voglio dire in questa sede, perché è la prima occasione che mi è stata concessa, alle colleghe e ai colleghi dell'opposizione - in alcuni momenti ho scelto di essere in luoghi e in manifestazioni. La Ministra dei diritti e delle pari opportunità, per sua missione, non può non stare con chi subisce, a partire daiPag. 79genitori dei ragazzi omosessuali e lesbiche, a partire da quelle donne e quegli uomini, che subiscono ancora adesso, nel nostro Paese, grandi offese ed emarginazioni. Non può che stare dalla parte di chi subisce nei luoghi di lavoro, negli ospedali, a scuola, nelle famiglie o in strada. Non può che stare dalla parte di coloro ai quali è necessario riconoscere diritti e a cui bisogna riconoscere anche doveri.
Lo dico qui, prima di avanzare le due ultime proposte: non mi sentirò mai sconfitta se qualcuno cambierà, per migliorarlo, il disegno di legge sui Dico.
Mi sento sconfitta quando, come classi dirigenti, non sappiamo dire una parola forte a quel ragazzo, quel Matteo, che, in un mondo in cui comunicazioni e stili sono spesso improntati alla forza e al machismo, non ce l'ha fatta e ha deciso di mettere fine alla sua vita. Mi sentirò sconfitta se, come classi dirigenti, non sapremo dare una risposta alla domanda di libertà di Hina, la ragazza pakistana ammazzata perché voleva vedere riconosciuti i suoi diritti.
Credo che anche questa sera il Parlamento, confrontando i diversi punti di vista, potrebbe essere di esempio, se saprà mandare un messaggio di rispetto della diversità, che è sempre una ricchezza e mai deve essere una colpa.
L'anno prossimo sarà avviata nelle scuole una riflessione sulla Carta costituzionale, partendo dal valore portante della dignità della persona, che deve sostanziarsi anche in una lotta contro ogni forma di violenza e omofobia nelle scuole.
Quest'anno, inoltre, come anno europeo delle pari opportunità per tutti, sono stati presentati molti progetti, che non vi resoconto, ma che lascio scritti nella mia relazione per non dilungarmi. Si tratta di molti progetti che ci dicono che esiste nella nostra società una parte larga e consapevole di persone - spero e credo maggioritaria - che si sono messe in cammino per assicurare a tutti più diritti, più responsabilità, più sicurezza e più libertà.
Voglio concludere dicendo pochissime altre cose. È ovvio che come Ministero per i diritti e le pari opportunità non posso che dichiararmi d'accordo per l'istituzione di una giornata nazionale contro l'omofobia, da celebrare in coincidenza con quella mondiale, ma è ovvio che, come Ministero per i diritti e le pari opportunità, non posso che trovarmi d'accordo con tutti coloro che siano disponibili a costruire un dialogo di democrazia, di civiltà e di rispetto di ognuno, perché credo che, alla fine, da questa parte, trasversalmente, ci sia la parte che non si rassegna, che vuole guardare in avanti e costruire una pienezza democratica per tutti (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
(Interventi)
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare il deputato Naccarato. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO NACCARATO. Signor Presidente, colleghi, apprezzo e condivido l'informativa precisa e puntuale del Ministro, che ringrazio, e mi associo alla solidarietà ed alla vicinanza che ha espresso nei confronti dei nostri parlamentari, l'onorevole Guadagno e l'europarlamentare Cappato, vittime a Mosca di episodi gravissimi di intolleranza. Credo che anche rispetto a questi episodi sia importante fare il punto della situazione, anche per capire qual è stato il ruolo assolutamente passivo, se non peggio, delle autorità russe che hanno assistito a questi episodi.
Devo anche dire che, rispetto alla situazione descritta dal Ministro, che delinea una situazione di assoluta gravità e di ricorrenti episodi di omofobia e di violenza, si resta assolutamente allibiti e preoccupati, perché spesso abbiamo il difetto di assistere alle cronache dei giornali e della televisione, senza fermarci a riflettere su quanto quegli episodi significano. Credo che, da questo punto di vista, l'elenco di episodi rappresenti la situazionePag. 80che si sta in qualche modo determinando anche nel nostro Paese, rispetto all'intolleranza e alla violenza.
Il Governo ha annunciato oggi degli impegni precisi, sintetizzabili attorno ad alcuni punti fondamentali. Il primo punto è questo messaggio chiaro di tolleranza zero, che è l'espressione precisa usata dal Ministro verso qualsiasi violenza nei confronti di donne, uomini, bambini, omosessuali, lesbiche e transessuali. È un messaggio culturale di grande importanza, soprattutto se affermato in Parlamento.
La seconda questione riguarda le iniziative concrete per affermare la centralità della persona, rispettare i diritti umani e tutelare la dignità di ogni persona, indipendentemente dall'orientamento sessuale.
Si è fatto riferimento ad un'azione pedagogica e informativa e, infine, a un piano straordinario di interventi del Governo, incentrato in particolare sull'estensione della cosiddetta legge Mancino, per la discriminazione di genere e di orientamento sessuale.
Credo che ci si trovi di fronte ad un'analisi molto lucida - e di ciò ancora ringrazio il Ministro - e ad una serie di interventi concreti ed efficaci, che sono stati in qualche modo illustrati oggi. Ho l'impressione che i due punti da richiamare siano appunto quello della centralità della persona e il rispetto della Costituzione, in particolare dei principi liberali e laici che nella Costituzione stessa sono contenuti.
Il Ministro affermava che il modo di affrontare tali questioni indica la cultura di rispetto e la civiltà di un Paese e dei suoi rappresentanti istituzionali. Credo che la sua relazione, signor Ministro, oggi dimostri sicuramente un grande livello di civiltà e una vera cultura laica e liberale del nostro Governo e dei suoi rappresentanti. Non posso che associarmi a tale visione, augurandomi che il Parlamento, in sede di discussione e di approvazione del disegno di legge a cui lei faceva riferimento, confermi tale impostazione e, se possibile, la rafforzi (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Presidente, ho ascoltato con attenzione la relazione del Ministro, che contiene elementi condivisibili, laddove si fa riferimento al rispetto delle persone, alla dignità delle medesime. Tali rispetto e dignità in Parlamento, credo, tutti vogliamo tutelare, a qualunque schieramento apparteniamo, in quanto, per cultura e per convinzione, ognuno di noi sa che la persona in quanto tale è portatrice di valori, a prescindere dal proprio orientamento sessuale, dalla condizione in cui è nata, dalla sua condizione sociale o politica.
Pertanto, su questo punto anche il gruppo di Forza Italia, quando si tratta di favorire misure che attuino, ad ogni livello, il rispetto delle persone e il riconoscimento delle differenze, non potrà non fare la sua parte. Ad una condizione però: che questo rispetto delle persone, questa tutela della dignità umana in quanto tale non vada a scapito dell'orientamento maggioritario presente nel Paese, per quanto riguarda la situazione della famiglia e determinati istituti, per noi essenziali. Affermo ciò con particolare riferimento a quanto è stato detto dal signor Ministro, in ordine al rispetto della Costituzione e della legislazione in genere del nostro Paese. Noto ora una singolare discrasia fra molti sostenitori di tali diritti, che si dicono e sono in parte conculcati. Io non esaspererei i toni come mi pare che siano stati esasperati - forse senza volerlo - dal Ministro: effettivamente episodi di intolleranza vi sono stati, sono evidenti, vanno condannati e vanno prevenuti con una cultura della tolleranza, ma non presenterei un quadro così apocalittico come quello che è stato delineato in questa sede.
Detto ciò però, credo anche che non possiamo sottrarci a un'altra valutazione, perché mai come oggi, nelle nostre società e anche a livello istituzionale - mi riferiscoPag. 81anche al Parlamento europeo, che è stato citato per alcune risoluzioni - sta prevalendo una cultura che tende a demonizzare ogni affermazione di alcune verità (alle quali personalmente credo) che si sono storicamente consolidate nel corso del tempo, in duemila anni di storia cristiana del nostro continente, per quanto riguarda i diritti della persona, per quanto riguarda la famiglia, per quanto riguarda il diritto e il rispetto della vita umana, ad esempio sin dal concepimento.
Ora si sta assistendo - è questo il punto - ad una singolare contrapposizione, per cui i giusti diritti della minoranza, di alcune minoranze, a volte vengono concepiti come una violazione dei diritti della maggioranza. Quando si è verificato ciò? Si è verificato anche in gran parte dei mass media, negli interventi di autorevoli esponenti della cultura e anche del mondo politico, in riferimento alle posizioni della Chiesa su tali temi, quasi si volesse negare alla Chiesa il diritto di esercitare il proprio magistero su compiti che attengono ad una sfera morale che la interessa da vicino e che la riguarda direttamente.
In questo senso, ritengo che la Chiesa cattolica si rivolga a tutti, ma in particolare e senza vincoli coattivi ai cattolici, insegnando e definendo una dottrina. Certi episodi di incomprensione e di intolleranza ripetuta e reiterata in questa sede vanno valutati e condannati nello stesso modo in cui si condannano altri episodi di intolleranza. Infatti, si tende - ed il pericolo è molto più marcato di quanto non appaia - a negare ad una maggioranza di italiani, alla Chiesa, alle istituzioni il diritto di manifestare a voce alta non la demonizzazione delle persone, dei diversi, ma la riaffermazione di una concezione della società alla quale tanti italiani cattolici o laici, depositari di un messaggio che in senso culturale ha caratterizzata la nostra società, dichiarano di voler aderire.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FABIO GARAGNANI. Concludo, Signor Presidente; desidererei che su questo facessimo chiarezza. E come esprimo solidarietà alle due parlamentari bloccate in Russia, nello stesso modo desidero manifestare in questa sede il dissenso per la presenza di due parlamentari che, a Bologna, di fronte alla Chiesa metropolitana di San Pietro, in occasione di una ricorrenza straordinaria come la processione della Madonna di San Luca, erano presenti ad una manifestazione di oggettiva intolleranza verso i fedeli che frequentavano quel luogo di culto altamente significativo. Detto ciò ritengo che si tratta di capirsi...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FABIO GARAGNANI. Un minuto solo, Signor Presidente.
PRESIDENTE. Non posso concederle un minuto, è andato già oltre.
FABIO GARAGNANI. Concludo, Signor Presidente. Anche sulle misure legislative stiamo attenti a non innescare una mina che alla fine determini il ricorso a una sorta di intolleranza alla rovescia. L'esempio della Gran Bretagna di Blair...
PRESIDENTE. Deve concludere, è andato molto oltre i cinque minuti consentiti.
FABIO GARAGNANI. .. mi riferisco ai consultori: tale Paese ci indica quale è il rischio che può caratterizzare anche il nostro Paese. Con ciò prendo atto delle dichiarazioni del Ministro e ribadisco la nostra attenzione al problema, ma con le riflessioni che ho sentito il dovere di formulare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Raisi. Ne ha facoltà.
ENZO RAISI. Signor Presidente, devo dire che anche io mi aspettavo dalla relazione del Ministro, qualcosa di più pregnante, ma forse l'orario non è dei migliori. In primo luogo, mi riferisco a ciò che è accaduto a due nostri deputati in Russia: ancora non ho capito cosa vogliaPag. 82fare il Governo rispetto a quanto è accaduto. Secondariamente, mi sembra che si sia trattato ancora una volta questo problema con una sorta di «buonismo», forse perché avete qualche scheletro nell'armadio per quello che è successo con il provvedimento sui Dico.
Rivendico di essere figlio di una società occidentale che da sempre ha fatto della battaglia di diritti della persona una bandiera. Quando lei cita Paesi in cui è ancora vietata la possibilità per la comunità gay di avere un riconoscimento, vanno fatti nomi e cognomi. Non è casuale che il deputato Vladimir Luxuria (mi dispiace perché milita in un partito che si chiama comunista) abbia subito quell'episodio di violenza (e qui voglio esprimere veramente la mia solidarietà) in un Paese che ha avuto cinquant'anni di comunismo e che fino al 1993 ha vietato penalmente di ogni forma di libertà da quel punto di vista.
Non dimentichiamo che in Cina e a Cuba ancora c'è una normativa ben chiara in questo senso. Non dimentichiamo che ciò avviene in alcuni paesi musulmani fondamentalisti e non avviene in un Occidente in cui viene garantito all'interno delle proprie Carte costituzionali e nelle proprie normative il diritto di libertà, di sesso, di religione e di politica: lo vogliamo ricordare! Altrimenti, facciamo finta ogni volta di dimenticare chi siamo e da dove veniamo (Commenti dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)! È un principio che va ribadito.
Sulla base di ciò non accetto sinceramente, pur essendo molto aperto e senza pregiudizi nei confronti di chicchessia (ad esempio sul tema delle unioni di fatto sono uno di quelli che si è dichiarato favorevole ai diritti delle persone), che si finga di non vedere che c'è un clima violento nel nostro Paese.
Signor Ministro, non mi sembra che gli episodi che lei ci ha riferito in questa sede siano estremamente significativi. Come citava prima il collega Garagnani, anch'io da bolognese e da laico sono rimasto stupito da quanto è successo davanti alla chiesa di San Pietro e a quel povero padre Gabriele degno erede di padre Marella che sicuramente era l'ultima persona nei cui confronti si poteva assumere quell'atteggiamento.
Però, devo dire che di fronte agli episodi da lei citati - con tutto il rispetto perché tutti gli episodi di violenza sono inqualificabili - le posso citare una lista di episodi di violenza nei confronti di partiti politici di qualsiasi schieramento, che sono ben più gravi di quanto lei oggi sta affermando.
Ciò non significa che intendo sottovalutare il problema: il problema è grave, e ogni gesto di intolleranza deve essere denunciato chiaramente. Tuttavia, pensavo che, ad esempio, si incominciasse a discutere del gesto infame accaduto in Russia. A tal proposito, non sono infatti d'accordo con quanto detto da alcuni colleghi, ossia che la manifestazione in questione non era autorizzata: in primo luogo mi si deve spiegare perché non si autorizza una manifestazione simile, in un Paese che vuole avere un dialogo preferenziale con l'Europa; in secondo luogo si deve spiegare perché si è autorizzata comunque la contromanifestazione dei naziskin e si è permesso il compimento di quegli atti di violenza; in terzo luogo si è trattato di deputati e comunque di cittadini del nostro Paese. Si tratta dunque di un atto gravissimo e sinceramente mi aspettavo in questa sede una dichiarazione un pochino più forte, perché la solidarietà - non mi nascondo dietro un dito - deve comportare anche scelte consequenziali.
Come può constatare non ho pregiudizi, però credo che non ci si pone sulla strada giusta - secondo un vecchio schema - quando si irrigidiscono norme come quelle contenute nella cosiddetta legge Mancino che è, e rimane, una legge illiberale. Sono, infatti, un fautore del diritto al libero pensiero e della possibilità che ci sia la massima civiltà nell'ambito della religione del sesso e della politica, e la legge Mancino, da questo punto di vista, ha qualche limite.
D'altra parte signor Ministro, grazie a Dio, certi pregiudizi vengono cancellati dal susseguirsi delle generazioni. La mia generazione, quella dei quarantenni, certamentePag. 83ha un'idea dell'omosessualità ben diversa da quella dei sessantenni, e se consideriamo i ventenni credo che il loro atteggiamento sia ulteriormente migliorativo.
Credo che giustamente siano il tempo...
PRESIDENTE. Deve concludere.
ENZO RAISI. ...il buonsenso, e soprattutto la non esasperazione del confronto su questi temi delicati, i fattori che possono portare ad un miglioramento della situazione, senza un buonismo, a mio parere insensato, e senza un vittimismo che non ha ragione di esistere, perché - grazie a Dio! - nel nostro Paese è garantita la libertà di associazione per chiunque intenda avere una condotta di vita sessuale diversa da quella della maggioranza del Paese.
Tutto ciò deve essere assolutamente garantito, e al riguardo voglio ricordare che vivo in una città come Bologna che ha regalato per prima una sede all'Arcigay e ...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ENZO RAISI. ...non ci trovo nulla di male - provengo da quella cultura - e credo che sia sicuramente un indice di tolleranza, però non condivido che si passi dalla parte opposta e si faccia finta di non capire che nel nostro sistema, grazie a Dio, non c'è alcun rischio di omofobia, ma...
PRESIDENTE. Deve concludere.
ENZO RAISI. ...c'è semplicemente - concludo - la necessità di giungere, attraverso le generazioni, ad una migliore accettazione delle diversità, in qualsiasi campo, politico, religioso o sessuale. Ritengo invece che si siano ancora una volta riproposti temi ideologici che oggi alla gente non interessano più.
PRESIDENTE. La Presidenza deve precisare che l'informativa non riguardava l'episodio dell'aggressione ai nostri due parlamentari, tanto che è stata fissata dalla Conferenza dei presidenti di gruppo il 17 maggio, ben prima di questo episodio, al quale il Ministro tuttavia ha fatto riferimento.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Guadagno Luxuria. Ne ha facoltà.
WLADIMIRO GUADAGNO detto VLADIMIR LUXURIA. Signor Presidente, signora Ministra, deputate e deputati colleghi, il 17 maggio ricorre la giornata internazionale contro l'omofobia. La data non è casuale, ma è per ricordare quel 17 maggio 1990, quando, da un giorno all'altro, per fortuna, finalmente e miracolosamente, milioni di gay, lesbiche, transgender e bisessuali sono guariti tutti contemporaneamente, perché da quel giorno in poi l'Organizzazione mondiale della sanità ha tolto l'omosessualità dall'elenco delle malattie mentali: non eravamo più pazzi, con diciassette anni di ritardo rispetto all'Associazione psichiatrica americana, che già l'aveva tolta dal manuale statistico e diagnostico dei disturbi mentali già nel 1973.
Il termine omofobia vuol dire atteggiamento, comportamento e convinzioni discriminatorie e pregiudizievoli nei confronti dell'omosessualità. Ma il termine fobia, in questo caso, non si riferisce ad un paura immensa, esagerata ed immotivata, perché chi ha paura di qualcosa tende a starsene lontano. Non è così.
Purtroppo, gli omofobi sono persone violente verbalmente, psicologicamente e, ahimè, anche fisicamente e più che allontanarsi, si recano nei luoghi di aggregazione per attaccarci, spaventarci, picchiarci o, nel caso della lesbica di Torre del Lago, stuprare.
Non avevano paura di noi, nello scorso pride di Mosca, gli ultranazionalisti e gli ultraortodossi che sono venuti a coprirci di calci e pugni e ci hanno lanciato addosso uova e pietre. Cito l'episodio della Russia non solo perché ne sono stata una testimone oculare, ma perché il mio partito crede che i diritti umani siano una questione da non circoscrivere e di cui non preoccuparsi solo nei limiti del nostro territorio nazionale. Vorrei anche approfittarnePag. 84per ringraziare tutti quei partiti e quelle persone che mi hanno espresso solidarietà per il fatto accaduto.
Non ho timore né soggezione né imbarazzo a parlare della Russia. Anzi, vorrei aggiungere qualcos'altro. Vorrei ricordare che Stalin nel 1930 ha istituito l'articolo n. 121 che prevedeva il carcere per cinque anni, spesso prolungati per ogni motivo, e che l'omosessualità ha cessato di essere un crimine solo nel 1993, quando sono state liberate 265 persone già in carcere.
ENZO RAISI. Era un regime comunista!
WLADIMIRO GUADAGNO detto VLADIMIR LUXURIA. Ma purtroppo l'omofobia non è una questione di politica o una questione di religione: l'omofobia è una questione molto più vasta. Anche nella cattolicissima Polonia è stata vietata la realizzazione di un pride. Ci sono nazioni musulmane più tolleranti, altre nazioni più integraliste che, ad esempio, condannano con la pena di morte l'omosessualità, e voglio ricordare che il comunismo in Italia ci ha liberati da quel regime che portava gli omosessuali in confino sulle isole Tremiti.
Non tutte le nazioni dove l'omosessualità non è un crimine, sono nazioni in cui è automatico che ci sia tolleranza e rispetto. Sono magari nazioni dove è vietato riconoscere e registrare pubblicamente associazioni, il diritto a manifestare i nostri diritti, ogni espressione affettiva. E, secondo l'ultima risoluzione del Parlamento europeo, sono omofobe anche le nazioni in cui mancano delle leggi che tutelano diritti e doveri delle coppie di fatto.
Vorrei approfittare di questa occasione anche per chiedere a tutti un linguaggio più calmo su questi temi perché vi assicuro che continuare a tacciarci di essere una minaccia per questa società, una minaccia per la famiglia, continuare a dire che siamo un «apristrada» per la pedofilia o l'incesto, vi assicuro che può armare a volte certi menti già poco stabili.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
WLADIMIRO GUADAGNO detto VLADIMIR LUXURIA. Voglio dire che Garagnani ha ragione, Ministra: il quadro dei reati di omofobia in Italia non è quello che lei ha dato, è peggiore, perché sono tanti i casi, invece, che non vengono denunciati.
Quindi, noi come gruppo ci auguriamo che questo provvedimento contro le discriminazioni trovi il suo iter in Commissione e poi in Parlamento. Ci auguriamo di passare da un momento in cui sono stati accusati gli omosessuali in quanto tali, a un periodo in cui si accusino gli omofobi, un periodo in cui si cerchi una cura per i veri casi clinici che sono i casi degli omofobi, cioè di coloro che ci odiano in quanto semplicemente omosessuali.
Se si parla di maggioranza e di minoranza, voglio concludere dicendo che non è sempre vero che è la maggioranza a determinare le sorti dei Paesi del mondo. Guardiamo le politiche economiche: se fosse la maggioranza dei Paesi poveri a poter decidere in merito ad esse, allora credo che ci sarebbero meno politiche che vanno a sfamare nazioni sempre più povere. Il problema è che la maggioranza viene acclamata solo per quello che riguarda l'eterosessualità (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, Ministro Pollastrini, onorevoli colleghi, la solidarietà del mio partito è stata espressa dal presidente Buttiglione e, quindi, non posso che confermarla ai parlamentari che hanno subito violenze in Russia.
Non commento la sua informativa, onorevole Ministro, perché credevo che essa dovesse riguardare gli episodi di omofobia. Lo stesso onorevole Guadagno ha avuto modo, in un passaggio del suo interessante intervento, di rilevare ciò che anch'io rilevo: gli episodi da lei citati sono talmente minimi che, forse, da questo punto di vista, sarebbe stato più utilePag. 85avere uno spettro più ampio di ciò di cui stiamo parlando...
TITTI DE SIMONE. Quindi uno stupro sarebbe minimo?
LUCA VOLONTÈ. No, minimo nel senso che, avendone avuto la possibilità - immagino - avrebbe potuto portare molti esempi...
WLADIMIRO GUADAGNO detto VLADIMIR LUXURIA. Non vengono denunciati!
LUCA VOLONTÈ. Posso anche consegnare il mio intervento, se disturbo...
PRESIDENTE. Prego, colleghi, lasciate concludere.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, dato che non mi è possibile proseguire...
PRESIDENTE. Prosegua pure.
LUCA VOLONTÈ. Ad ogni Governo e ad ogni parlamentare è richiesto il dovere di difendere concretamente gli articoli 2, 3, 4 e, così, tutta intera la nostra Costituzione! Per quanto mi - e ci - riguarda, siamo contrari ad ogni tipo di discriminazione. Tutte le persone dovrebbero vivere con gli stessi diritti, siano esse omosessuali, eterosessuali o altro. Dobbiamo difendere il diritto di non discriminazione e, in questo, dobbiamo essere proattivi.
Se vi fossero specifiche discriminazioni - etero, omo o altro - si dovrebbe intervenire con estrema determinazione! Se si dimostrasse oggi (fortunatamente, dai dati che lei ci ha riferito, signor Ministro, non emerge una così straordinaria emergenza) che vi è un tale pericolo, si dovrebbe intervenire senza indugio! Se si dimostrasse l'esistenza di una particolare violenza contro gli omosessuali, si dovrebbero valutare particolari forme di protezione, per proteggerli e dare loro migliori garanzie del rispetto dei diritti della persona!
Tuttavia, francamente, è poco comprensibile l'idea che, per un atteggiamento, un desiderio o una naturale propensione ad un rapporto omosessuale, si possa creare una specie di categoria - una categoria a parte - che si possano difendere in qualche modo quei diritti; che tale difesa dei diritti dovrebbe essere presa su basi diverse rispetto alla generalità dei diritti di tutti gli altri cittadini. Dobbiamo, cioè, difendere il principio di non discriminazione - cioè di nessuna discriminazione o privilegio - sulla base degli orientamenti sessuali privati o su convinzioni morali, giudizi personali o religiosi.
Oggi, fortunatamente, prendiamo atto - anche dalle sue parole - non solo della poca consistenza di ciò che lei ha definito omofobia, come un atteggiamento più che una fobia medica, ma anche della mancanza di un'emergenza significativa di pericolo verso gli omosessuali e del sostanziale rispetto, nel nostro Paese, del principio di non discriminazione. Su tale principio vi è un grande consenso e una totale unità della società, come nel Parlamento italiano.
Ciò non toglie, onorevole Ministro, che la vigilanza su tale principio di non discriminazione e, di conseguenza, di tutela dei diritti personali di ciascuno, debba essere costante su ogni aspetto dei diritti di libertà e per ogni cittadino! Partendo da tale convinzione, radicata del principio della difesa del principio di non discriminazione, la nostra apertura al confronto (anche alla luce di altri dati e preoccupazioni che, immagino, verranno forniti nelle prossime settimane e nei prossimi mesi) sarà assolutamente totale!
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare la deputata Lussana. Ne ha facoltà.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, l'omofobia è una cosa seria e grave. Tutti dovremmo fare il nostro personalePag. 86esame di coscienza in proposito. Quindi, anche io, signor Ministro, vorrei ribadire con estrema chiarezza - anche a nome del gruppo che rappresento - la nostra dura e severa condanna nei confronti di episodi di aggressione (violenta o verbale), di ingiuria, di scherno e di derisione, che possano ricondursi ad atteggiamenti omofobi ma che, soprattutto, si concretano nella mancanza di rispetto della dignità della persona.
Tuttavia, con altrettanta franchezza, vorrei fare alcune riflessioni.
Signor Ministro, ho ascoltato il suo intervento ma, me lo consenta, devo dire che forse è stato più esaustivo quello dell'onorevole Guadagno. Anch'io mi sarei aspettata un'elencazione di casi per renderci conto di come il fenomeno dell'omofobia possa essere diffuso nel nostro paese.
Tuttavia, ritengo che, al di là degli episodi che sono stati citati da lei e nella relazione dell'onorevole Guadagno, che rappresentano aggressioni, stupri e reati che, in quanto tali, sono perseguibili, non ritengo che in Italia vi sia questo clima di forte allarme sociale.
È vero, occorre riflettere, anche se lei non li ha menzionati, sui casi di bullismo a scuola che, spesso, riguardano ragazzi con un orientamento sessuale diverso. Si possono citare anche altri esempi nella stessa direzione.
Tuttavia, ciò su cui occorre riflettere è il fatto che il clima relativo all'omofobia o alla discriminazione nei confronti dell'omosessualità non riguarda soltanto chi ha un orientamento sessuale diverso, bensì riguarda e colpisce tutte le diversità, perché gli episodi di derisione spesso riguardano gli anziani e i diversamente abili. Pertanto, è sicuramente su questo che occorre agire mediante campagne di prevenzione, informazione e sensibilizzazione per educare alla tolleranza e al rispetto della persona, perché prima di essere omosessuali ed eterosessuali, giovani e anziani diversamente abili o non, siamo persone.
Questo è un valore universale che è assolutamente necessario ribadire.
Tuttavia, ciò che non condivido, in relazione al suo intervento, è il richiamo espresso al disegno di legge sui Dico. È stata citata la risoluzione del Parlamento europeo. Tuttavia, ritengo che ridurre il problema dell'omofobia all'approvazione del disegno di legge sui Dico voglia dire spostare l'asse del problema e creare molta confusione.
Lo dico con franchezza: a mio avviso, non rappresenta una forma di omofobia l'imbarazzo da parte di molti eterosessuali e cattolici - lo dico all'onorevole Guadagno - di fronte a manifestazioni quale quella del gay pride. Potrebbe trattarsi di imbarazzo di fronte a fenomeni di esibizionismo, a volte anche aggressivo, sebbene si tratti di un'aggressività di facciata.
A mio avviso, in questi casi non si tratta di omofobia, bensì di intolleranza dell'esibizionismo sia omosessuale che eterosessuale.
Allo stesso modo, onorevole Ministro, non riesco a concepire che venga tacciato di omofobia chi si oppone al disegno di legge sui Dico e all'equiparazione delle coppie omosessuali con la famiglia uomo-donna.
Anche se lei fa cenno di no, potrei citare tante dichiarazioni dell'onorevole De Simone, che è uscita dall'aula, quando parla di family day, oppure di tanti esponenti del partito di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea. L'operazione ideologica integralista in atto sulla famiglia relativa al family day, come detto dall'onorevole Fantozzi, assume tratti di vera e propria omofobia.
PRESIDENTE. Onorevole, la invito a concludere.
CAROLINA LUSSANA. Si tratta delle stesse accuse mosse alla Chiesa, a monsignor Bagnasco, solo perché si è liberi di esprimere un pensiero diverso e non si ritiene che ciò voglia dire discriminare l'omosessualità e l'amore omosessuale se la si ritiene un'altra cosa rispetto all'uomo-donna su cui si fonda la famiglia, cellula fondamentale della nostra società. Non si può condividere né chi vuole imPag. 87porre l'omosessualità come un modello alternativo alla famiglia tradizionale, né le accuse ingiuriose.
PRESIDENTE. Onorevole...
CAROLINA LUSSANA. Si dice che è necessario educare al rispetto e alla tolleranza. Poc'anzi è stata citata la manifestazione svoltasi a Bologna nel corso della quale i cattolici sono stati accusati di essere fascisti, omofobi, solo per la posizione diversa in merito ai Dico.
Pertanto, se affrontiamo il problema, facciamolo con estrema attenzione, perché c'è il pericolo che si vada alla deriva, che si vada oltre le discriminazioni e si voglia imporre un modello culturale.
PRESIDENTE. Onorevole, concluda!
CAROLINA LUSSANA. Ho apprezzato il suo disegno di legge sulla violenza sessuale e di genere, tuttavia signor Ministro, sono contraria ai ritocchi sulla legge Mancino, perché in tal modo si può reintrodurre il reato di opinione.
Allora, stiamo attenti perché, sono d'accordo, questo potrebbe essere uno strumento utilizzato in maniera illiberale e non vorrei che magari la Chiesa o anche un politico che si oppone a determinate politiche venissero accusati di omofobia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Grillini. Ne ha facoltà.
FRANCO GRILLINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi penso che quando si parla di omofobia sia bene attenersi ai fatti che sono tanti ed ha fatto bene il Ministro a sottolineare che citava solo qualche esempio, soltanto le vicende più gravi accadute negli ultimi otto mesi.
Ho portato la documentazione raccolta in anni e anni dall'Arcigay, sospettando che alcuni colleghi, soprattutto del centrodestra, anzi solo del centrodestra, sarebbero intervenuti per minimizzare. Si tratta di una tecnica, di un modo di discutere le questioni che riguardano l'omosessualità, che conosciamo da tempo.
Ci sono solo alcuni esempi, quindici pagine che, naturalmente, posso consegnare alla fine del mio intervento perché se dovessi leggerle tutte, consumerei tutto il tempo a mia disposizione già prima di arrivare alla quarta pagina. Leggerò i capitoli dello studio sull'omofobia. Il primo riguarda gli omicidi, sottolineo: gli omicidi. Vorrei dire a Volontè e a Carolina Lussana che non si tratta di uno scherzo, di una semplice calunnia, di una semplice presa in giro, che già di per sé sarebbero gravissime, ma di moltissimi omicidi - omicidi - verificatisi nel nostro Paese da moltissimo tempo. Si parla per la sola città di Roma, di 150 omicidi, un numero spaventoso, un massacro! Colgo, però, l'occasione per complimentarmi con le Forze di polizia per il tasso di risoluzione, purtroppo non totale: ci sono ancora molti casi irrisolti. Sono tutti omicidi basati sull'omofobia, tutti hanno potuto constatare l'odio degli assassini durante gli interrogatori, durante i processi, un odio furioso, furibondo, incontenibile.
Per non parlare delle violenze: il presidente dell'Arcigay di Milano, Paolo Frigo, che mangiava e chiacchierava tranquillamente con i suoi amici in un ristorante è stato aggredito, prima verbalmente e, poi, fisicamente da due autisti in divisa dell'azienda trasporti milanese, poi giustamente sospesi dal servizio, su richiesta della CGIL. Quindi, ci deve essere, c'è, nel Paese una spinta che legittima, in maniera così forte tali episodi di omofobia, così che persino due autisti del tram, in divisa, si sentono legittimati ad alzare le mani: Frigo è dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso.
Poi ci sono state le minacce al presidente dell'Arcigay di Pistoia, come ricordava giustamente il Ministro Pollastrini, e una persona malmenata a Torre del Lago perché aveva osato abbracciare il suo compagno in un parcheggio! Nel nostro Paese sono vietati i gesti di tenerezza, il tenersi per mano; non si può, è una misura precauzionale, lo sappiamo bene. Anche le donne sanno quali sono gli atti di «autocensura» che tutti noi dobbiamo subire, che dobbiamo imporci per evitarePag. 88violenze e aggressioni da chi si crede «normale» e dentro tale corazza di «normalità» pensa di imporre il suo modo di pensare anche con la violenza.
Poi ci sono stati gli atti vandalici, le sedi dell'Arcigay distrutte, sono innumerevoli le scritte offensive, insultanti, le manifestazione omofobe addirittura organizzate. Esiste un fenomeno di violenza politica, di manifestazioni anti-omosessuali in politica ormai organizzate da tutti i gruppi dell'estrema destra. Esiste, poi, l'omofobia verbale: la sentiamo continuamente, giorno dopo giorno, e guardi, onorevole Lussana, l'omofobia verbale non è uno scherzetto e comunque, a volte, anche gli scherzetti possono trasformarsi in lame, in proiettili, in pistole che sparano.
CAROLINA LUSSANA. E il «terrorista» a Bagnasco?
FRANCO GRILLINI. Bagnasco ha detto che si parla di omosessualità come di pedofilia ed incesto. Le parole che provengono da quella «cattedra» dovrebbero essere misurate (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il Socialismo Europeo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea) perché altrimenti anch'esse diventano proiettili, si trasformano in insulti rivolti a milioni di cittadini italiani. Perché, allora, non criticare anche Bagnasco quando sbaglia? Oppure i membri della gerarchia ecclesiastica non sbagliano mai e le parole che dicono debbono essere sempre considerate sante?
Ci sono poi, e continuo, le richieste di limitazione della libertà di manifestare, non solo in Russia, anche qui in Italia, ogni volta che organizziamo una manifestazione c'è qualcuno che si sente in diritto di chiedere la libertà di manifestare.
Penso al World Pride del 2000: lì addirittura si voleva chiedere la sospensione delle libertà costituzionali. Penso al gay pride di Bari, dove il presidente del circolo locale dell'Arcigay è stato costretto a stare sotto scorta per un anno; ancora adesso, c'è difficoltà di agibilità politica in questo Paese!
Quindi, siamo di fronte ad un problema reale, a fatti concreti.
Voglio concludere, mi consenta Presidente, con un appello al Ministro. Naturalmente, sono d'accordo con quello che hanno detto prima i colleghi del centrosinistra e non lo sto a ripetere, anche perché il mio tempo, purtroppo, è esaurito. Vorrei rivolgere un appello: c'è una cosa che il Governo può fare, ossia modificare immediatamente l'applicazione che il Governo di centrodestra ha voluto fare in Italia della direttiva europea 2000/78/CE sulle discriminazioni degli omosessuali sul luogo di lavoro.
Bene, l'applicazione voluta dal centrodestra di quella direttiva le consente - anche questa è omofobia! - di fare leggi che permettono le discriminazioni, laddove, per esempio, si afferma che da un istituto religioso si può licenziare un omosessuale, o che dal servizio militare si può cacciare un omosessuale.
PRESIDENTE. Deputato Grillini, concluda.
FRANCO GRILLINI. Concludo, signor Presidente. Ministro Pollastrini, il Governo ha la delega. La può cambiare senza passare dal Parlamento, in una settimana. Il Governo lo faccia!
Concludo citando Sandro Penna, per esprimere la mia opinione su quello che succede in questo momento nel Paese. Cito un verso di Sandro Penna: «Fuggono i giorni lieti, lieti di bella età. Non fuggono i divieti alla felicità». Spero che l'omofobia, prima o poi, venga sconfitta. (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Evangelisti. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, provo anche un po' di imbarazzo nel dover ricordare ad alcuni colleghi che siedono alla mia sinistra - nel senso della destra - che il semplice dissenso neiPag. 89confronti dello stile di vita omosessuale, quando non si manifesti in forma violenta, non costituisce in quanto tale omofobia, trattandosi, appunto, di una semplice espressione di un libero pensiero.
Tuttavia, sono anche del parere che non è soltanto la violenza fisica che caratterizza l'omofobia, ma si può nondimeno scadere in questo reato nel momento in cui si giustifichi, si condoni o si scusi, semplicemente, un atto di discriminazione, una marginalizzazione, la persecuzione e, appunto, la violenza, perpetrati in base al solo dato della omosessualità e in assenza di altri motivi.
Mi imbarazza dovere ricordare una cosa così banale, nel momento in cui ringrazio il Ministro Pollastrini per avere voluto ricordare, tra le altre, la notizia del suicidio di quel ragazzo di 16 anni a Torino, circa due mesi fa: un ragazzo, poco più che bambino, che si è tolto la vita perché additato come gay.
Al tempo stesso, sento anche di dovere dire che io, francamente, non avrei introdotto in questo tipo di informativa un riferimento alla legge sui Dico, che hanno una valenza e una portata di carattere generale e che non rientrano tra le iniziative antiomofobiche.
Lo dico per evitare ogni forma di strumentalizzazione e per non fare piegare questo provvedimento, che ci potrebbe portare in avanti sul piano della tutela dei diritti civili, a logiche meschine. È già stato fatto, ma lo voglio ricordare anch'io: noi abbiamo introdotto questa informativa nel calendario dei lavori dell'Assemblea perché il 17 maggio era stata dichiarata giornata mondiale contro l'omofobia. Ma voglio ricordare che non c'è stata soltanto quel tipo di iniziativa, perché poche settimane prima, il 26 aprile, il Parlamento europeo era ritornato a fare sentire forte la propria voce con una condanna delle leggi e delle dichiarazioni di autorità pubbliche che incitino all'omofobia e alla discriminazione.
La giornata del 17 maggio aveva proprio il senso di ricordare che è ancora molto diffuso l'odio verso gli omosessuali e che sono ottanta i Paesi al mondo che prevedono, nel loro codice penale, il reato di omosessualità; una decina di questi, addirittura, prevedono la pena di morte, mentre altri ancora perseguono vere e proprie strategie di repressione del fenomeno.
Tutto questo, però, non si può non attualizzare nel momento in cui, proprio in questi ultimi giorni, abbiamo visto quello che è successo a Mosca.
Anch'io voglio associare la solidarietà mia personale e del gruppo dell'Italia dei Valori ai parlamentare italiani coinvolti a Mosca in un atto repressivo.
Lo voglio dire perché il nostro Paese comunque non ha nulla della realtà russa mostrataci dai media in questi giorni. Ad oggi, è tuttavia ancora difficile riconoscere alle nostre istituzioni il merito di avere realizzato quel set di provvedimenti, definiti come azione pedagogica, auspicati e fortemente sollecitati nella risoluzione del gennaio 2006 emanata dal Parlamento europeo, appunto contro l'omofobia. E non si rilevano, ad oggi, particolari campagne pubbliche di sensibilizzazione se non quelle promosse dalle associazioni e dalle organizzazioni per i diritti dell'omosessualità. Un caso più unico che raro è quello, che voglio segnalare, del comune di Venezia, che da gennaio ha sostenuto localmente la campagna europea «Tutti uguali, tutti diversi». E mi piace in questa sede, a poche ore dalla notizia, salutare il fatto che a Carrara, la città vicina alla mia, ieri sia stato eletto un consigliere di circoscrizione, un ragazzo che è stato vittima discriminazioni omofobiche,...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FABIO EVANGELISTI. ...e che ha avuto il coraggio però di diffondere un manifesto, affermando: «Insieme sarà diverso». Io saluto l'elezione, perché è diventata una «elezione-lezione» a tutti coloro che ancora si attardano in queste logiche.
Concludo ringraziando ancora il Ministro, per la sensibilità e manifestando l'adesione del gruppo dell'Italia dei Valori ad ogni iniziativa che il Governo riterràPag. 90opportuno portare avanti in questa direzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Villetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO VILLETTI. Ho apprezzato, signor Ministro, la netta e ferma condanna che lei ha pronunciato nei confronti di qualsiasi atto di intimidazione, di discriminazione, di violenza, di aggressione fisica, di tortura, di omicidio, commesso nei confronti di omosessuali, lesbiche, gay, bisessuali e transessuali.
Sentimenti di intolleranza, gesti teppistici e bullismo sono purtroppo tanto diffusi nel nostro Paese quanto poco conosciuti. Tutti siamo stati enormemente colpiti dalla tragedia del giovane sedicenne torinese Matteo, che a causa delle continue derisioni dei compagni, che lo etichettavano come gay, si è suicidato. Tali sentimenti di odio, che portano alla violenza contro gli omosessuali, sono ingenerati in tutti coloro che avvertono qualsiasi diversità da se stessi come una minaccia. La democrazia liberale infatti si fonda sul pluralismo, la normalità non consiste negli atteggiamenti e nelle visioni del mondo, nelle fedi religiose che sono maggioritarie in questo o quel paese. Anzi, si potrebbe dire che nelle moderne società non esiste una normalità, ma un insieme di diversità, che hanno tutte diritto di essere rispettate, a condizione che non determinino danni o limitazioni di libertà alle altre cittadine e agli altri cittadini.
Purtroppo, le discriminazioni, gli atti di violenza e di intimidazione non nascono soltanto come prodotti perversi, interni alle società, ma talvolta sono imposti e incentivati dalle leggi dello Stato. Ci sono Paesi totalitari, autoritari - abbiamo visto la manifestazione in Russia - e la ringrazio, signor Ministro, per la solidarietà che ha espresso alla delegazione dei parlamentari italiani, europei, tra cui erano presenti Vladimir Luxuria e Marco Cappato, che hanno manifestato a Mosca e sono stati intimiditi e repressi dalle autorità del citato Paese. Regimi che non conoscono la libertà e che avversano e che reprimono gli omosessuali come reprimono la libertà di opinione.
Lei, signor Ministro, ha citato la risoluzione del Parlamento in cui viene espressa una condanna assolutamente netta nei confronti delle discriminazioni degli omosessuali. Viene indetta ogni anno una giornata mondiale per il 17 maggio contro l'omofobia. L'Italia però, signor Ministro, è fortemente in ritardo rispetto alle grandi democrazie europee. È sintomatico che la Conferenza della famiglia del Ministro Bindi non abbia invitato le associazioni omosessuali; ed è anche sintomatico - me lo permetta, signor Ministro - che lei non abbia detto una parola, neppure abbia evocato la Chiesa cattolica e le gerarchie ecclesiastiche, quando il problema della laicità, in Italia, è ad esse soprattutto riferito.
Sappiamo bene che l'arretratezza delle regole nel campo dei diritti civili dipende fortemente dall'influenza della Chiesa cattolica. Potrei citare tante e tante dichiarazioni di condanna degli omosessuali che sono state fatte; ma vi sono nel mondo cattolico anche coloro che fanno alcune aperture.
Però - e lo dico all'onorevole Grillini - non sono fra coloro che stabiliscono una meccanica consequenzialità fra le condanne pronunciate dalle gerarchie ecclesiastiche contro l'omosessualità e gli atti di violenza commessi contro gli omosessuali. Adotto però lo stesso metro, ritenendo che neppure le critiche più aspre possono aver fomentato gli atti di terrorismo contro il Presidente della CEI, Bagnasco. Le parole o sono considerate proiettili sempre - e allora ciò porta a chiusure autoritarie e repressive - o non lo sono mai e, dal momento che sono convinto della libertà del pensiero, ritengo che tale libertà debba essere tutelata.
Non si può negare che in Italia è in atto un'offensiva integralista che punta a trasformare i reati in peccati: non si può rispondere con timidezze e balbettii. I diritti fondamentali di libertà non sono negoziabili; la laicità non è un sentimento anti-religioso, ma coincide con la libertà. Ampliare i diritti civili è un modo perPag. 91contrastare le discriminazioni, poiché esiste un rapporto stretto fra l'ampliamento di tali diritti e il contrasto delle discriminazioni. E queste discriminazioni sono ancora presenti, pesanti, diffuse, e pongono un problema di auto-comportamento anche degli omosessuali, che, essi stessi, si censurano poiché non sentono di vivere in una società libera.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ROBERTO VILLETTI. Ebbene, signor Presidente, noi come gruppo de La Rosa nel Pugno, come socialisti e come radicali, siamo sempre stati contro qualsiasi discriminazione, riguardasse anche una minoranza ridottissima della cittadinanza, in qualsiasi Paese, avesse un regime totalitario, fascista, comunista, musulmano: in ogni situazione. E lo siamo qui in Italia, dove forte è il radicamento della libertà.
Non siamo soddisfatti di come il Governo tratta questa materia: manca quel coraggio laico che sarebbe necessario per far sì che l'Italia arrivi ad essere un paese civile, come tutte le altre democrazie europee. Sappiamo, e concludo, che lei, ministro Pollastrini, cerca di spostare in avanti la frontiera dei diritti civili, e di ciò le do atto; ma lei, Ministro, fa parte di un Governo che su questi temi è ancora molto timido e molto incerto, che non fa una grande bandiera di libertà dei diritti di laicità, che sono un modo per modernizzare il nostro Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bellillo. Ne ha facoltà.
KATIA BELLILLO. Signor Presidente, signora Ministro: è bene tutto ciò che ha detto; ora bisogna fare, poiché non si può più perdere tempo. Molte persone, in tutto il mondo, subiscono infamie intollerabili a causa del loro diverso orientamento sessuale. L'Italia è fra i Paesi più arretrati in questo senso.
L'omofobia è una condizione patologica, che mina la civile convivenza, che cancella il rispetto fra le persone; e il rispetto è la nozione fondamentale che è alla base delle società veramente laiche. Questa patologia è la paura - il rifiuto irrazionale verso le persone di diverso orientamento - che è fondata su tradizioni arcaiche e su pregiudizi durissimi a morire. Essa è paragonabile agli stessi pregiudizi che sono alla base del sessismo, del razzismo, della xenofobia.
Sappiamo come essa si manifesta, e sappiamo che quel che è stato detto in quest'aula ne è solo una parte «minimissima» - sono d'accordo con lei. È una patologia che si manifesta tutti giorni, nella quotidianità, nella vita pubblica e in quella privata, attraverso le offese, le umiliazioni, attraverso le infamie e le discriminazioni, attraverso le violenze non solo verbali e psicologiche ma anche fisiche, che arrivano all'omicidio. Quanti sono coloro che vengono uccisi, quanti coloro che si uccidono per la disperazione e la solitudine!
In Italia sono ancora molte le discriminazioni, presenti nel nostro sistema giuridico e nella società civile, che violano il principio di uguaglianza.
Esistono norme che prevedono ancora limitazioni arbitrarie e irragionevoli dei diritti, molto spesso giustificate da motivi di ordine religioso (penso ai due omosessuali regolarmente sposati in Olanda ma che, in Italia, per motivi di ordine pubblico non sono riconosciuti, nonostante vivano insieme sotto lo stesso tetto e tutti sappiano che sono sposati), in nome della libertà religiosa o sulla base dell'affermazione che qualcuno ha comunque diritto all'obiezione di coscienza, anche se ciò può nuocere o limitare i diritti di qualcun altro. Purtroppo, invece di cancellare queste odiose e infami discriminazioni, assistiamo ad un aumento dell'odio e delle minacce, e tutto ciò viene anche sostenuto da esponenti politici di spicco e da capi religiosi, non soltanto cattolici ma appartenenti ad altre religioni.
Il Governo deve allora adoperarsi - e questa maggioranza deve essere più coesa - affinché le persone di diverso orientamento sessuale vengano finalmente protette e considerate cittadini di «serie A», e i partner dello stesso sesso possanoPag. 92godere dello stesso rispetto prestato agli eterosessuali ed avere dignità e protezione, riconosciuti dal resto della società. Dobbiamo agire in fretta e condannare con fermezza i discorsi omofobici, le istigazioni all'odio e alla violenza. La discriminazione basata sull'orientamento sessuale deve essere vietata in tutti i settori, e quindi concordo con il Ministro circa la necessità di avviare una azione pedagogica nelle scuole e nelle università. Ma occorre anche riformare le istituzioni, affinché esse abbiano un approccio diverso rispetto ai problemi che questi cittadini pongono. Come ricordava lei, signor Ministro, e come hanno ribadito le direttive europee, dobbiamo intervenire anche per via amministrativa, giudiziaria e legislativa. Dobbiamo farlo affinché anche l'Italia, come tanti altri Paesi europei, possa cancellare le disuguaglianze che ancora persistono e fanno soffrire una parte importante dei nostri cittadini. Dobbiamo intervenire perché, finalmente, i cittadini omosessuali non debbano subire discriminazioni rispetto agli eterosessuali (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Luana Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA. Signor Presidente, anch'io voglio unirmi alle espressioni di solidarietà espresse dal Governo e dai colleghi in relazione a quanto accaduto all'onorevole Luxuria e all'eurodeputato Cappato, e a quanti sono state vittime dell'aggressione a Mosca.
Gli episodi di omofobia - desidero, in questa sede, sottolineare tale aspetto - si inseriscono in un clima sociale e culturale di intolleranza, diffidenza ed allarme nei confronti dell'altro da sé, percepito e vissuto come nemico e pericolo per la sicurezza individuale e collettiva. Questo clima, purtroppo, viene alimentato, in modo spesso sfacciatamente strumentale, da forze politiche presenti, come è noto, anche nei luoghi della rappresentanza. Ma non è certamente estraneo al radicarsi ed al moltiplicarsi di comportamenti omofobici l'attacco massiccio, assai pesante ed organizzato nei dettagli contro il tentativo di normare i diritti delle coppie di fatto.
Invito i colleghi e le colleghe a leggere le parole di monsignor Angelo Amato, numero due della Congregazione per la dottrina della fede, riprese da l'Unità del 18 maggio.
In tali dichiarazioni, i Dico, insieme con la regolamentazione dell'aborto e dell'eutanasia, vengono rubricati come «leggi contro l'essere umano, paragonabili al culto sacrilego del male, delle sette sataniche o al terrorismo di kamikaze». Queste sono posizioni oscurantiste, estremiste, più confacenti ad un clima di caccia alle streghe. Tuttavia, il grande investimento mediatico e la crociata portata avanti in questi mesi contro i Dico, anche dalle gerarchie ecclesiastiche, hanno sicuramente creato un terreno fertile, legittimandoli, alla crescita di atteggiamenti intolleranti, in particolare conto gli omosessuali. Quindi, dobbiamo considerare attentamente che siamo di fronte ad un conflitto di natura culturale, ideologica, politica, con cui è necessario fare i conti e misurarsi. Va conosciuto ciò che fa parte di una contemporaneità così attraversata da contraddizioni e da momenti di smarrimento.
L'amministrazione comunale di Venezia, già nel luglio del 2005, su proposta dell'allora assessora Bimbi, nostra collega, ha avviato il progetto «L'amore secondo noi». Si tratta di una campagna contro l'omofobia e per la promozione della cultura della differenza. È un progetto che sta proseguendo e ha coinvolto, oltre alla nostra amministrazione, scuole, realtà associative, giovani artisti e artiste, l'università di Padova.
In una interrogazione che riguarda l'argomento oggetto del dibattito, ne propongo, a lei Ministra e al Ministro Fioroni, l'estensione a livello nazionale, perché credo - d'altronde lei stessa lo ha ribadito questa sera - che è soprattutto lavorando con le giovani generazioni che possiamo sperare di contrastare derive culturali e comportamenti sociali omofobici, persecutori della differenza e delle differenze.
PRESIDENTE. Onorevole Zanella, la prego di concludere.
LUANA ZANELLA. Concludo, Presidente. L'insicurezza ed il disorientamento nel confronto-scontro con l'alterità, fanno parte del percorso di crescita - oggi forse più difficile - e del processo di costruzione della propria soggettività, della conoscenza e coscienza di sé.
Tutto ciò, però, richiede dispositivi simbolici, capacità di relazione, di gestire conflitti in modo non selvaggio e figure - vorrei sottolinearlo - di autorità e di riferimento, cui i giovani riconoscano il ruolo di guida e da cui possano accettare misura e giudizio. Anche di questo dobbiamo tener conto. Ringrazio la Ministra per le indicazioni molto concrete che ha fornito questa sera (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rocco Pignataro. Ne ha facoltà.
ROCCO PIGNATARO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, condivido la sua relazione e mi associo alla solidarietà che ha espresso nei confronti dei colleghi parlamentari vittime di aggressioni.
Il 17 maggio si è celebrata la giornata mondiale contro l'omofobia, che rappresenta una grave piaga sociale che colpisce quasi tutti i Paesi del mondo ed è purtroppo molto diffusa anche nel nostro Paese.
Gli episodi di intolleranza nei confronti di chi non segue le regole di una sessualità cosiddetta «normale» vanno dagli insulti di ogni genere a vere e proprie manifestazioni di violenza fisica, dai meri atti vandalici fino ai crimini più efferati come l'omicidio e lo stupro.
Sono tante le notizie di cronaca che riguardano omicidi e aggressioni verso gli omosessuali. Tralascio poi di elencare i numerosi atti di vandalismo contro gli omosessuali, le scritte omofobe su i muri delle nostre città, le frequenti discriminazioni perpetrate tanto nel settore pubblico, quanto in quello privato, ai danni di persone omosessuali.
I volantini, carichi di odio, e le dichiarazione ingiuriose, persino da parte di esponenti del mondo politico che dovrebbero fare, invece, della tolleranza e della convivenza democratica la loro bandiera.
A questo proposito, da politico cattolico, vorrei però chiarire che il rispetto per le scelte sessuali che ciascuno di noi compie liberamente non deve essere confuso, in nessun modo, con la loro condivisione. Si può e si deve rispettare una scelta altrui, anche quando non la si condivide.
FRANCO GRILLINI. Non è una scelta!
ROCCO PIGNATARO. Posso continuare?
PRESIDENTE. Prego, continui.
ROCCO PIGNATARO. È il principio alla base di ogni democrazia pluralista, che rifiuta l'omologazione ideologica; non si deve confondere la semplice manifestazione di un'idea diversa con l'insulto.
In quest'ottica vanno lette le dichiarazioni e i documenti, più o meno ufficiali, riconducibili ad alcuni esponenti del mondo cattolico e politico, ingiustamente tacciati di omofobia, mentre si limitano ad affermare una visione dell'uomo e della società fondata sulla famiglia tradizionale, senza per questo voler assumere atteggiamenti offensivi o discriminatori, né tanto meno violenti, nei confronti del mondo omosessuale.
Al contrario noi Popolari-Udeur, che ci ispiriamo ai principi e ai valori cristiani, proprio in virtù di questa nostra matrice intendiamo combattere con tutte le nostre forze ogni forma di violenza verbale, psicologica e fisica, attuale o potenziale, nei confronti di chi ha un orientamento sessuale diverso dal nostro, orientamento che noi rispettiamo, anche se non condividiamo.
Pertanto, ci sentiamo in totale accordo con le due risoluzioni approvate dal Parlamento europeo, rispettivamente il 18 gennaio 2006 e il 26 aprile 2007, nella misura in cui condannano con forza ogniPag. 94violenza fondata sull'orientamento sessuale e invitano gli Stati membri e le istituzioni europee a intensificare la lotta contro l'omofobia, il tutto attraverso un'azione pedagogica nelle scuole, nelle università e sui mezzi di informazione.
Inoltre, proprio la dimensione europea in cui viviamo deve farci riflettere sulla necessità di abbandonare considerazioni puramente localistiche, per agire anche a livello internazionale dove la realtà omosessuale subisce attacchi ben più gravi e sistematici di quelli riscontrabili in Europa. Ciò che è più grave, si tratta spesso di violenze legalizzate.
In circa settanta Paesi vi sono leggi che puniscono gli atti sessuali con persone del proprio sesso e in quattro Paesi - Arabia saudita, Sudan, Mauritania e Iran - l'omosessualità è addirittura punita con la pena di morte. Senza dimenticare le manifestazioni di omofobia, purtroppo presenti nel nostro territorio, che ci impegniamo a combattere con convinzione, noi Popolari-Udeur auspichiamo altresì che l'Italia assuma ogni iniziativa utile a combattere l'omofobia nel mondo, soprattutto in quei Paesi dove ad essere violati sono i diritti più elementari, quali il diritto alla vita e all'integrità fisica. È la nostra formazione democratica che ce lo chiede, sono i nostri valori cristiani che ce lo impongono.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, signor Ministro, negli anni ottanta una fisiologo dell'Università di Pisa, il professor Amoruzzi, ha sostenuto che l'omosessualità è una tappa fisiologica - si determina nella vita intra-uterina il collegamento tra il recettore e certi ormoni nel nostro corpo - quindi non è una patologia, ma una manifestazione fisiologica che si determina in quel momento della nostra vita, all'interno del grembo materno.
Perché ho voluto dire ciò? Perché noi socialisti è da sempre, dal 1882, quando il primo deputato socialista - Andrea Costa - è entrato in Parlamento, che siamo rispettosi e ci battiamo per le libertà individuali. Siamo sempre stati contro ogni forma di violenza, sia quando la perpetravano i fascisti sia quando lo facevano i comunisti, sia quando lo facevano i regimi talebani e siamo sempre stati contro certe forme religiose massimaliste musulmane. Ma mai la religione cattolica e cristiana ha perpetrato forme di isolamento. Questo ci sentiamo di dirlo e di sottolinearlo, noi che siamo per uno Stato laico.
Mi riferisco anche a quella giudiziaria, non se lo dimentichi signor Ministro, perpetrata da certi pubblici ministeri che con la carcerazione preventiva, che è una forma di tortura, mettono apposta in certe celle indagati, poi risultati innocenti, per farli violentare e per farsi dire ciò che vorrebbero sentirsi dire, che non è mai la verità. Noi socialisti rispettiamo omosessuali, lesbiche, bisessuali, eterosessuali e le loro scelte, ovviamente sessuali; noi siamo sempre contro ogni forma che determini il loro isolamento nella famiglia, nella scuola, nel lavoro, nella società e nelle istituzioni; li rispettiamo ma pretendiamo che anche loro rispettino gli altri, gli eterosessuali.
Certe forme di degenerazioni volgari, di manifestazioni non aiutano sicuramente in questo senso. Condanniamo chiunque rechi violenza, anche solo verbale, oltreché psicologica e fisica, nei confronti di uomini, donne, omosessuali, eterosessuali, bisessuali, che consideriamo perfettamente uguali; non abbiamo mai parlato di diversità e, infatti, ho iniziato con la citazione fisiologica. Siamo, quindi, contro ogni forma di discriminazione sessuale e di genere. Certo, noi siamo, in questo campo, docenti della cultura laica e tollerante, ci preoccupano però le discriminazioni sempre più crescenti di certe ideologie negli ottanta Paesi del mondo dove ancora gli omosessuali sono tenuti in scacco dai regimi che, guarda caso, sono fascisti o comunisti, o dove vi sono certi totalitarismi religiosi che sono soprattutto quelli musulmani.
Da Andrea Costa ad oggi continuiamo sempre a pensarla allo stesso modo nellaPag. 95difesa dei principi fondamentali di libertà, di democrazia, di giustizia garantista e di uguaglianza. I diritti devono essere sempre reciproci, dobbiamo rispettare ed essere rispettati. La nostra Carta costituzionale è chiara e la dobbiamo osservare perché i padri costituenti l'avevano, già allora, messa bene in evidenza. Ovviamente, la nostra solidarietà va anche ai due deputati e, a tal proposito, è emblematica una frase di mia mamma, ottantaquattrenne, che vedendo quello che stava succedendo e sapendo che erano miei colleghi, ha avuto modo di dire: ma non lo sanno che lì ci sono tanti cattivi e vi sono ancora regimi ...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LUCIO BARANI. ... che ovviamente non tollerano certe forme di esibizionismo? Ebbene, lo dobbiamo sapere che in certi Stati non è possibile andare a fare certe manifestazioni. Concludo, signor Presidente, dicendo che il 17 maggio sono stati soprattutto i socialisti dell'Internazionale socialista a battersi per far sì che l'Organizzazione mondiale della sanità cancellasse tra le malattie psichiatriche l'omosessualità, sia maschile sia femminile e la bisessualità. Quindi ci sentiamo protagonisti nel garantismo di tutti ed è per questo motivo che riteniamo che questa sia una data importante e che il Ministro debba continuare nel processo di difesa di chi è fisiologicamente uguale a tutti gli altri.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.