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Svolgimento di interpellanze (ore 10,16).
(Iniziative da adottare nelle scuole per l'integrazione dei giovani extracomunitari nel rispetto della tradizione culturale e religiosa dell'Italia - nn. 2-00139 e 2-00161)
PRESIDENTE. Avverto che le interpellanze Garagnani n. 2-00139 e n. 2-00161, che vertono sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A - Interpellanze sezione 1).
L'onorevole Garagnani ha facoltà di illustrare le sue interpellanze.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, queste due interpellanze, pur presentate qualche mese fa, mantengono però intatta la loro validità, soprattutto alla luce di quanto accaduto in Emilia Romagna, a Bologna, in questi giorni, per effetto di una situazione che ha gravemente leso, non solo un clima di convivenza nelle scuole, ma addirittura la sicurezza dei cittadini.
Le due interpellanze partivano dalla constatazione del clima che si è creato nel Paese in questi anni e, facendo riferimento alla peculiarità della mia regione, citavano l'espulsione da Bologna di quattro immigrati marocchini per sospetta connivenza con settori dell'estremismo islamico (non con tutti, ovviamente). Facevano e fanno riferimento, oggi soprattutto che siamo verso la fine dell'anno scolastico, ad una presenza nel corpo docente di una minoranza - tengo a sottolineare che si tratta di una minoranza - particolarmente politicizzata, che in questi anni e in questi mesi non ha svolto fino in fondo le proprie funzioni pedagogiche, svolgendo molto spesso un ruolo - ovviamente, dico questo sulla base di segnalazioni e di dati particolariPag. 2che la direzione scolastica regionale conosce benissimo - di denigrazione sistematica dei valori della nostra cultura e civiltà e, in qualche caso, addirittura, di giustificazione di episodi particolarmente efferati e sanguinosi (vedi ad esempio, nel passato, l'attentato alle due torri).
Le due interpellanze partono da questa constatazione, soprattutto chiedendo al Governo «quali iniziative» - cito dal testo degli atti - «intenda adottare nelle scuole di ogni ordine e grado» per far sì che la necessaria - e sottolineo necessaria - integrazione tra studenti provenienti da civiltà ed etnie diverse tenga però conto della «tradizione culturale e spirituale del popolo italiano, inscindibilmente legata» a duemila anni di cristianesimo, che l'hanno permeata nel settore dell'arte, della storia, della musica, in ogni manifestazione della vita culturale del nostro Paese.
E, soprattutto, si chiede al Governo se non ritenga di dover svolgere fino in fondo un ruolo di controllo che, senza sicuramente ledere la libertà di insegnamento, si premuri di verificare che nelle scuole di ogni ordine e grado gli insegnanti e i docenti tengano conto e insegnino i valori fondamentali della Carta costituzionale: il rispetto della donna, la difesa dei valori della persona in quanto tale, il principio della tolleranza e, soprattutto, la difesa, accanto a questi valori essenziali, della nostra storia ed identità.
Valori di fondo senza i quali, a modo di vedere del sottoscritto ma anche di tanti altri concittadini della mia regione, un popolo smarrisce il senso della propria appartenenza e del proprio futuro.
Di conseguenza, si chiede anche, nel rispetto dell'autonomia scolastica, se, in caso di accertate violazioni dei principi fondamentali consacrati delle leggi, il Governo intenda attivarsi per far sì che le leggi siano rispettate, soprattutto promuovendo, se si riveli necessario, le opportune sanzioni disciplinari. Dico ciò, e concludo, perché la realtà emiliano-romagnola presenta, come osservavo all'inizio, un quadro non particolarmente entusiasmante di esaltazione acritica di alcuni fenomeni che invece, a mio modo di vedere, devono essere condannati come li ha condannati in vari casi tutto il Parlamento. Di qui la necessità di un impegno nuovo: di fronte al moltiplicarsi e all'aumento degli studenti di origine, di etnia e di provenienza diversa, è chiaro che alcuni punti fermi vanno riaffermati e definiti.
Chiedo al Governo, pertanto, di compiere il suo dovere e di rispondere alle mie interpellanze che - mi creda, sottosegretario - si richiamano a un'esigenza particolarmente e profondamente sentita nella mia realtà, trasversalmente motivata, che va al di là dell'appartenenza alle forze politiche.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione, Maria Letizia De Torre, ha facoltà di rispondere.
MARIA LETIZIA DE TORRE, Sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione. Signor Presidente, rispondo congiuntamente alle due interpellanze presentate dall'onorevole Garagnani in quanto, come già da lei rilevato, hanno contenuto analogo.
Ricordo che la tematica trattata nelle interpellanze in discussione è già stata oggetto di esame da parte della Commissione cultura, se non ricordo male il 7 febbraio.
In quella sede è stata approvata una risoluzione che, in linea con l'orientamento assunto dal Governo, è diretta a promuovere un'efficace attività di educazione civica a partire dall'analisi e approfondimento della nostra Carta costituzionale, con particolare riferimento ai valori fondanti e alle culture che ne hanno ispirato i principi; intensificare l'attività di educazione e formazione ai diritti umani e alla convivenza civile, sulla scorta dei valori costituzionali, al fine di favorire nelle giovani generazioni la crescita di una cultura del rispetto di sé e degli altri, consapevole del valore delle differenze; orientare e indirizzare l'azione educativa in una società multietnica e plurale, fondando la vita della comunità scolastica e il suo progetto educativo sulla qualità delle relazioni tra insegnante e alunno, sul rispettoPag. 3reciproco di tutte le persone che la compongono, su modalità di apprendimento orientate allo sviluppo del pensiero critico e tollerante, sulla acquisizione di competenze sociali e relazionali che realizzino nella convivenza civile delle comunità i principi della Costituzione.
È nella scuola, infatti, che si costituisce la cultura del democrazia, della partecipazione e della legalità, ed è quindi - siamo d'accordo - compito della scuola, attraverso l'azione quotidiana degli insegnanti, formare cittadini che possano vivere pienamente nella società italiana ed europea. La scuola, quale sede istituzionale dell'educazione e dell'istruzione, deve assumersi la responsabilità di contribuire alla coesione sociale attraverso l'attenzione alle differenze tra generazioni, generi, etnie, lingue, religioni e culture, nonché attraverso l'impegno a leggere i bisogni formativi del territorio di riferimento, rapportati alla più ampia dimensione nazionale, europea e mondiale.
Il Ministero, coerentemente con quanto affermato nella suddetta relazione, è impegnato affinché nelle diverse materie si tenga conto delle differenti matrici culturali, ed inoltre affinché, all'interno del sistema scolastico, si ricostruisca un clima di rispetto reciproco, anche attraverso un ripensamento dei curricula scolastici.
Il Ministero è anche consapevole che si deve affrontare con grande impegno il tema dell'educazione civica nelle scuole, in riferimento alla quale sono stati avviati numerosi progetti di studio. Ricordo in proposito che, in data 16 ottobre 2006, sono state diramate le linee di indirizzo sulla cittadinanza democratica e legalità, ed è stato poi costituito un comitato nazionale scuola e legalità, con il compito di trasformare gli obiettivi enunciati nelle linee di indirizzo in un piano operativo, capace di attivare la collaborazione interistituzionale e l'interazione con tutte le associazioni e le agenzie formative impegnate nella lotta alla illegalità.
Le indicazioni fornite dal comitato delineano un modello coerente con quanto proposto dalla scuola dell'autonomia, dell'accoglienza, dell'apertura al territorio e alle famiglie, nel riconoscimento della sua funzione educativa e di socializzazione.
Nel documento redatto, il comitato prospetta l'educazione alla legalità quale snodo interdisciplinare completamente integrato nei curricula, che tutti i docenti dovranno introdurre in tutti gli ambiti curricolari, evidenziandone le dimensioni trasversali. Dovranno essere ampliate ed integrate le occasioni di conoscenza e comprensione dei fenomeni sociali, nel rispetto delle esigenze formative degli studenti. Tale modello di scuola, oltre a coinvolgere l'intero personale che in essa opera, le famiglie e il territorio, dovrà offrire agli studenti occasioni di confronto, di dialogo e di conoscenza, e promuovere la più ampia progettualità.
Nel documento si prospetta anche una maggiore attenzione alla piena integrazione degli studenti di origine straniera, assumendo la diversità come paradigma dell'identità della scuola e come occasione per aprire l'intero sistema formativo a tutte le differenze di provenienza, di genere, di livello sociale: via, questa, che unisce alla capacità di conoscere e valorizzare le differenze, la promozione della ricerca della coesione sociale, in una nuova visione di cittadinanza.
Saranno raccolte e monitorate dagli uffici scolastici regionali e provinciali le attività didattiche relative alla problematica della legalità. Il Ministero promuoverà un piano nazionale di formazione per la sensibilizzazione di tutto il personale e delle famiglie, con l'obiettivo di incidere sin da subito sulla professionalità di tutti gli operatori scolastici. In tal senso si muovono le direttive n. 46 e n. 47 del 23 maggio 2007, che definiscono gli obiettivi formativi assunti come prioritari per l'anno scolastico 2007-2008, rispettivamente, per i dirigenti scolastici e per il personale docente, educativo, amministrativo, tecnico ed ausiliario. Le stesse direttive prevedono, tra l'altro, iniziative di formazione finalizzate a sostenere il medesimo personale per l'educazione alla legalità, anche nella prospettiva del sessantesimo anniversario della Costituzione italiana, nonché iniziative formative finalizzatePag. 4all'educazione alla cittadinanza, ed in particolare alla cittadinanza europea, per il superamento di nuove forme di razzismo. Sono anche previste iniziative di formazione e aggiornamento tese a favorire l'integrazione degli alunni stranieri o comunque di origine e cultura diversa da quella italiana.
Si conviene con l'onorevole interpellante sulla rilevanza che ha la conoscenza della Costituzione e dei valori che essa esprime: valori che indubbiamente devono fare parte del patrimonio culturale di ciascuno studente, devono ispirarne la formazione e concorrere tutti all'esercizio di una cittadinanza attiva e consapevole.
A tale riguardo, in occasione della ricorrenza del sessantennio della Costituzione italiana, il Ministero, nell'ambito di un protocollo di intesa sottoscritto con il Coordinamento riferimenti, impegnato nella difesa dei valori e dei principi democratici, si è fatto promotore, con il patrocinio della Presidenza della Repubblica, di un'iniziativa che intende fornire un contributo per l'educazione dei giovani all'esercizio della cittadinanza attiva, attraverso la conoscenza degli articoli della nostra Carta costituzionale.
L'iniziativa prevede, nell'immediato, la distribuzione in tutte le scuole secondarie di secondo grado, in collaborazione con regioni, province e comuni, del calendario 2007, realizzato dal Coordinamento stesso, quale omaggio ai sessant'anni della Costituzione italiana, promulgata da Enrico De Nicola il 27 dicembre 1947. Il calendario - che ha ricevuto il premio di rappresentanza del Capo dello Stato e rappresenta la prima tappa del percorso didattico sul tema «Buon compleanno Costituzione», da realizzare in collaborazione con il suddetto Coordinamento nel prossimo anno scolastico - dedica ad ogni mese dell'anno un principio fondamentale e, ponendolo all'attenzione e alla riflessione degli studenti, offre uno strumento didattico utile per lo sviluppo nei giovani di una coscienza sociale basata sul senso di appartenenza ad una comune identità.
Il patrimonio di valori e principi su cui si fonda la nostra democrazia può trovare infatti piena realizzazione solo se i nostri giovani riusciranno ad interiorizzarlo e a farne una guida costante del loro concreto operare, individuale e sociale. La conoscenza e la comprensione degli articoli della Costituzione sono una tappa imprescindibile di questo processo di maturazione, e la scuola ne è parte attiva ed insostituibile.
Inoltre, nell'ambito delle iniziative realizzate per il 2 giugno 2007 nel nostro Paese per celebrare il sessantunesimo anniversario del referendum istituzionale del 1946, il Ministero, con l'alto patrocinio del Presidente della Repubblica, ha bandito un concorso con lo scopo di invitare i giovani alla lettura e alla conoscenza della Costituzione italiana.
Gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado potranno testimoniare, individualmente o per gruppi, attraverso una efficace realizzazione grafica, gli esiti di tale lettura, delle ricerche e degli approfondimenti compiuti sulla nostra Carta costituzionale. I migliori elaborati saranno pubblicati sui siti web del Ministero e della Presidenza della Repubblica e premiati.
Per quanto riguarda, in particolare, l'Emilia Romagna, a cui si fa riferimento nell'interpellanza n. 2-00161, pur condividendo la preoccupazione dell'onorevole interpellante, abbiamo ricevuti alcuni dati dal dirigente generale responsabile dell'ufficio scolastico regionale il quale, dopo aver sentito anche gli uffici scolastici provinciali, ha comunicato che, per quanto a conoscenza dell'ufficio scolastico regionale dell'Emilia Romagna, non risultano essere presenti le situazioni che preoccupano l'onorevole interpellante. Al contrario, esiste nella scuola una tradizione di tolleranza, rispetto e condivisione di ideali e dei valori e dei dettami costituzionali. Comunque, così come suggerito dall'interpellante, vigileremo su questo aspetto.
La scuola dell'Emilia Romagna è da tempo impegnata, con l'aiuto delle istituzioni del territorio, a mettere a frutto tutte le potenzialità della sua autonomia per far fronte alla sfida pedagogico-progettuale e organizzativa della presenza nelle classi diPag. 5«nuovi cittadini» che, in Emilia Romagna, ormai hanno superato la media del 9 per cento.
Il medesimo dirigente della regione Emilia Romagna ha fatto presente, infine, che numerose sono le iniziative volte a diffondere nella scuola i valori della Costituzione, l'educazione alla legalità e l'esercizio del diritto alla cittadinanza, sia attraverso attività formative tese alla crescita culturale e professionale del personale docente, sia attraverso azioni specifiche rivolte ai giovani e alle famiglie, quali i laboratori di alfabetizzazione linguistica, le attività di accoglienza, le azioni di mediazione, gli sportelli informativi, i centri di ascolto per genitori e studenti e i progetti interculturali.
Voglio, infine, aggiungere - per sottolineare quanto è presente l'educazione alla cultura della Costituzione e dei suoi valori - che io, tra venerdì, sabato e lunedì, ho partecipato a ben tre iniziative (in Umbria, in Veneto e in Trentino-Alto Adige), le quali hanno riportato all'attenzione dei ragazzi la Costituzione, e posso assicurare che si è trattato di un momento in cui sono stati sottolineati fortemente i valori che l'onorevole interpellante ha proposto.
PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di replicare.
FABIO GARAGNANI. Al di là della personale cortesia del sottosegretario e di questo confronto - immagino sincero - mi dichiaro totalmente insoddisfatto, anche perché, caro sottosegretario, noi ci muoviamo su due piani - come evinco dalla sua risposta - completamente diversi.
Il problema non è tanto quello della diffusione dei valori della Costituzione, ma di come tali valori siano stati diffusi nelle scuole del nostro Paese e della mia regione, in particolare. Segnalo che, almeno fino a ieri, mi hanno detto dalla direzione scolastica regionale di non essere stati interpellati dal Ministero. Pertanto, al riguardo c'è probabilmente qualcuno - non dico lei - che mente: o il Governo ed i suoi uffici, o gli uffici della direzione scolastica regionale.
Comunque, la direzione scolastica regionale è informata di alcuni episodi - ma il termine «alcuni» è un eufemismo -, e, in generale, di un clima presente nelle scuole che non coinvolge tutti gli insegnanti, come premesso, ma una minoranza particolarmente settaria e faziosa che, non a caso, fa riferimento al sindacato CGIL Scuola e che insegna i valori della Costituzione partendo da un'ottica particolare. Non pretendo che essi vengano insegnati e difesi secondo un'impostazione politica determinata, ma tenendo conto dei valori medesimi, della realtà istituzionale nella quale sono stati calati e della dimensione istituzionale del nostro Paese e dell'Europa.
Comunque, il punto sul quale mi dichiaro totalmente insoddisfatto è la mancata percezione che, accanto ai diritti, vi sono i doveri.
In molte realtà della scuola italiana e della mia regione, si accentuano troppo i diritti, mentre si pone scarsa attenzione ai doveri, per cui gli studenti, soprattutto quelli extracomunitari ma non solo, crescono con la convinzione che la società italiana sia doverosamente rivolta verso di loro in quanto debitrice di tutta una serie di interventi, senza che correlativamente si ponga in rilievo il fatto che essi stessi e le loro famiglie, pur portatori di valori e di cultura, sono tuttavia tenuti ad adempiere una serie di doveri in quanto residenti in un territorio particolare.
Quest'ultimo aspetto manca totalmente nelle scuole italiane mentre si accentua troppo l'altro profilo, creando perciò una discrasia ed una sensazione di onnipotenza o perlomeno dando luogo alla rivendicazione a priori di tutto quanto sia possibile, che di fatto delinea anche la possibilità di scontri e di scenari che vogliamo evitare.
Lei, signor sottosegretario, ha fatto riferimento ai bisogni formativi del territorio; ebbene, questi ultimi - ed io vivo sul territorio, anche se mi riferisco non solo alla mia regione ma anche ad altre - sono di diverso genere; infatti, le stesse classi sociali tradizionalmente più vicine alla sinistra sono le prime a rivendicare laPag. 6difesa di un'identità, in senso non razzistico ma patriottico, di attaccamento a certi valori (che invece diventano disvalori).
Ho notato che su questo punto, signor sottosegretario, nella sua risposta è stata straordinariamente reticente, probabilmente per evitare di prendere posizione su un tema controverso, sul quale invece il Ministro Fioroni ha rilasciato in Commissione talune affermazioni, venendo poi contraddetto con un intervento di tono completamente opposto dal suo Viceministro, appartenente ai Democratici di Sinistra: all'epoca, mentre oggi siete tutti nel partito democratico...
Sono d'accordo che nella scuola moderna sia opportuno un confronto fra varie esperienze e fra diverse culture, ma lei, signor sottosegretario, non può affermare che la diversità è «paradigma dell'identità della scuola». Occorre anche sostenere che l'identità della scuola è determinata dalla tradizione culturale e storica del popolo italiano, quale si è sedimentata nel corso dei secoli.
Questo profilo manca totalmente! Vi è invece un tentativo evidentissimo - e tutte le vicende odierne lo confermano - di delegittimare costantemente la tradizione culturale e spirituale del nostro popolo, in favore di una sorta di sincretismo che é il nulla assoluto e che determina poi quella mancanza dei valori che viene denunciata dal Ministro Fioroni e da tutti ma che, di fatto, non solleva alcun intervento reattivo. Se la scuola non insegna valori, ma solo, per così dire, l'indifferenza a tutto e al contrario di tutto, è chiaro che ne deriva oggi una situazione di sostanziale anarchia o mancanza totale di valori, che caratterizza le istituzioni scolastiche ad ogni livello.
In conclusione, risiede proprio in ciò il discrimen che differenzia la nostra posizione - parlo come parlamentare di Forza Italia, ma mi riferisco anche alla posizione complessiva del centrodestra, e non solo - da quella di questo Governo. Non a caso ho fatto e continuo a fare riferimento ad una parte significativa del vostro elettorato di centrosinistra che non si riconosce in questa interpretazione della diversità, in questo approccio che finisce per penalizzare quella maggioranza dei cittadini che non vogliono sicuramente essere razzisti ma chiedono soltanto di vedere riconosciuti dalle giovani generazioni quei valori ai quali sono stati educati e chiedono quindi che siano trasmessi. Questo aspetto è assente! Vi è una singolare corsa alla delegittimazione di questi valori da parte di una significativa minoranza del corpo docente con la colpevole tolleranza degli organi dirigenti scolastici.
A mio modo di vedere, bisogna intervenire su tale situazione, non soltanto in ordine alla difesa dei valori della Costituzione, che occorre mettere in pratica con tutta una serie di conseguenze di un certo tipo.
Questa è la ragione per cui mi dichiaro totalmente insoddisfatto ed invito il Governo a muoversi non nell'ufficialità, attraverso incontri in alcune aule con studenti o docenti preselezionati, ma a contattare veramente le scuole nella loro globalità (la collettività, le varie città o cittadine della mia regione).
Il Governo si troverà di fronte ad una proposta formativa da parte degli studenti e dei docenti e, in genere, anche delle famiglie, completamente diversa (si parla proprio di bisogni formativi) da quella formulata in questa sede.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze all'ordine del giorno.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 12 con la discussione delle relazioni della Giunta delle elezioni su elezioni contestate.
La seduta, sospesa alle 10,40, è ripresa alle 12,10.