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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(Iniziative relative al fenomeno delle minacce da parte di brigatisti detenuti nelle carceri di massima sicurezza - n. 3-00976)
PRESIDENTE. L'onorevole Galletti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Volontè n. 3-00976 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4), di cui è cofirmatario.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, signor Ministro, nei giorni scorsi si è svolta a L'Aquila una manifestazione organizzata dal gruppo Olga (Ora di liberarsi dalle galere) per esprimere solidarietà a Nadia Lioce e agli altri brigatisti. Durante la manifestazione sono stati scanditi slogan odiosi contro Biagi, D'Antona ed Ilda Boccassini. Ne cito uno per tutti, non per fare una graduatoria dei più vergognosi, ma perché lo trovo particolarmente odioso: «Marco Biagi non pedala più». Nel frattempo, comparivano scritte analoghe sui muri di Bologna, la mia città, e Monsignor Bagnasco riceveva lettere di minaccia di morte. Mentre accadeva tutto questo, leggevamo su un giornale di un continuo scambio di informazioni fra i brigatisti incarcerati e il mondo esterno. Vorremmo dunque sapere quali provvedimenti si intenda adottare per reprimere definitivamente il fenomeno delle comunicazioni e delle minacce dei brigatisti detenuti nelle carceri di massima sicurezza, e se siano in corso indagini per accertare ogni responsabilità connessa alla manifestazione, in particolare con riguardo ai partecipanti che hanno evidenziato un inaccettabile collateralismo nei confronti delle Brigate rosse.
PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, in risposta agli onorevoli interroganti comunico quanto mi è stato riferito dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. La detenuta Lioce Nadia Desdemona fa parte di una organizzazione eversiva denominata BR-PCC ed è stata sottoposta al regime detentivo speciale di cui all'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario per il ruolo primario ricoperto in quella organizzazione.
Gli altri brigatisti, che - come lei - hanno avuto un ruolo di spicco, sono ristretti in un apposito circuito ad elevato indice di vigilanza. In merito al fenomeno di comunicazioni e minacce cui fa riferimento l'onorevole interrogante, tengo a sottolineare che il testo dattiloscritto quasi illegibile, riportato sulla busta da lettere rinvenuta nella cella della Lioce durante una perquisizione ordinaria, è stato sequestrato proprio grazie alle misure speciali applicate ai soggetti sottoposti al regime previsto dall'articolo 41-bis.
La busta, infatti, è stata sequestrata perché la corrispondenza della detenuta è sottoposta al visto di censura, su disposizione della competente autorità giudiziaria.Pag. 48Tale carteggio è stato trasmesso alla Procura della Repubblica de L'Aquila, che non si è limitata a convalidare il sequestro, ma ha anche disposto un'ulteriore perquisizione della camera detentiva della Lioce.
Tutta la documentazione relativa all'episodio è stata, quindi, inviata alle procure della Repubblica di Roma, Bologna e Firenze per l'ulteriore corso. Con riguardo, poi, alla manifestazione confluita all'esterno del carcere de L'Aquila, in cui è stata espressa solidarietà nei confronti delle nuove Brigate rosse e, in particolare, della detenuta Lioce, mi ricollego a quanto già riferito in occasione di un recentissimo e analogo question time, ossia alla mia riprovazione, evidentemente, per quanto si è verificato in quella circostanza.
Il procuratore della Repubblica presso il tribunale de L'Aquila, naturalmente nei limiti in cui lo consente il riserbo investigativo, ha riferito che la magistratura inquirente si è subito attivata, iscrivendo in merito ai fatti segnalati il procedimento penale tuttora in corso.
Risulta confermato che alla manifestazione hanno partecipato anche ex brigatisti, tra i quali Maurizio Ferrari. Il procedimento è assegnato al magistrato che ebbe a ricevere l'informativa preliminare della Digos, la quale ha acquisito materiale fotografico, cinematografico e sonoro che sarà utilizzato per ricostruire i fatti e individuare eventuali responsabilità penali.
È stato, inoltre, riferito che per il prossimo 18 giugno è fissato un incidente probatorio nel quale sarà disposta una perizia altamente specialistica, utile ad accertare gli eventuali collegamenti tra la detenuta Lioce e persone esterne al carcere.
PRESIDENTE. L'onorevole D'Alia, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Ministro, apprezziamo molto la sua risposta e la determinazione delle sue opinioni in merito ai fatti che abbiamo sollevato con il question time. Resta, però, qualche interrogativo, che ovviamente non riguarda lei ma il tempo che viviamo, e cioè come sia stato possibile autorizzare o tollerare una manifestazione come quella de L'Aquila, alla quale hanno partecipato tutti i movimenti - lo sottolineo: tutti - presenti oggi nel nostro Paese, che fanno riferimento all'area antagonista, all'area anarco-insurrezionalista o a quella, peggiore, di continuità con le nuove Brigate rosse.
Si tratta di un elemento di grande e viva preoccupazione per tutti i cittadini italiani, considerata la saldatura esistente o il pericolo di una saldatura, anche con le organizzazioni, criminali in nome dello smantellamento dell'articolo 41-bis, e il collegamento tra la manifestazione de L'Aquila e, in particolare, quella di Roma anti-Bush. Credo, quindi, tali elementi ci debbano fare riflettere per il futuro, perché, come lei ben sa signor Ministro, sono usciti e stanno uscendo dal carcere tanti brigatisti condannati e cosiddetti irriducibili non pentiti, come il Ferrari di cui si parlava. Riaffiora, quindi, in tutta la sua emergenza un pericolo eversivo che, in forme violente, conoscevamo da tempo.
Riteniamo - concludo, signor Presidente - che sia necessario tenere più alta la guardia e che così debbano comportarsi tutte le istituzioni responsabili, perché inneggiare agli assassini di servitori dello Stato è da carogne, che meritano solo la galera, in quanto uccidono per la seconda volta Biagi, D'Antona e tutte le vittime del terrorismo, annientano di nuovo le famiglie delle vittime e rischiano di farci precipitare nuovamente nel periodo più scuro del nostro paese, gli anni di piombo. Sollecitiamo questo tipo di attenzione e ce ne facciamo carico per la nostra parte.