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Informativa urgente del Governo sul comportamento tenuto dalle Forze di polizia in occasione delle manifestazioni svoltesi a Roma durante la visita del Presidente degli Stati Uniti d'America George W. Bush e in occasione della manifestazione dei pensionati del 12 giugno.
(Interventi)
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Onorevole Viceministro, la vorrei intanto ringraziare per essere venuto prontamente a rispondere alla richiesta di capire come fossero andati gli avvenimenti. Nessuno di noi può esimersi dal ringraziare sempre le forze di polizia per il proprio dovere, che svolgono con attenzione, lungimiranza, fermezza e anche con grande disponibilità. Ricordo che il ministro Amato - dal mio punto di vista sbagliando paragone - li ha chiamati «i nuovi San Sebastiani», sbagliando perché, evidentemente, le forze di polizia italiana non possono essere considerate dal responsabile politico del Ministero dell'interno come coloro ai quali arrivano tutte le frecce e non devono mai reagire.
Non ho dubbi nel concordare con lei sul giudizio positivo delle notizie che ci ha fornito.
Certamente, come è stato ricordato nell'ultima parte della sua comunicazione, la questura e i segretari generali e locali del sindacato hanno evidenziato una correttezza nelle procedure e, forse, qualche episodio, può essere capitato per eccesso di zelo. Questi episodi per eccesso di zelo, però, onorevole Viceministro, non sono capitati, per altre ragioni che lei ci ha spiegato, nel corso della manifestazione non di coloro che sono contrari alla guerra o ad avere una simpatia nei confronti di Bush, ma nei confronti di quei cento o centocinquanta, che durante la notte alla stazione Tiburtina, come lei ciPag. 5ha descritto, sono diventati qualcosa di più di centocinquanta e che certamente non hanno avuto la cortesia di togliersi il cappello davanti alle forze dell'ordine e - come lei ci ha confermato - nei confronti dei quali c'è bisogno di usare la telecamera per sperare di arrivare ad un riconoscimento.
Questa situazione è accaduta non solo il 9 giugno, ma anche una settimana prima in una manifestazione, francamente, poco dignitosa per una democrazia, in cui delle persone sono andate ad inneggiare e ad assimilarsi alle Brigate rosse sotto il carcere, come è accaduto a L'Aquila. È questa doppia attenzione ad un unico dovere che svolgono le forze di polizia che lascia perplessi non solo noi, ma chiunque abbia seguito con un minimo di memoria storica gli avvenimenti dalla manifestazione svoltasi a L'Aquila all'inizio di giugno, fino a quella che ha riguardato i pensionati.
Per questo motivo, anche piccoli casi di eccesso di zelo o, come ha annunciato il questore, atti sicuramente sbagliati, quali chiedere l'identificazione e di togliere il cappellino del proprio sindacato, rispetto a ciò che è accaduto, invece, allora a L'Aquila e il 9 giugno durante il seguito della manifestazione anti-Bush, lasciano molto preoccupati e molto perplessi: con tutta la sincera benevolenza nei confronti di ciò che è accaduto e nel ringraziare ulteriormente le forze dell'ordine, evidentemente, però, si adottano due misure diverse.
Lei ha ragione nel dire che i biglietti dei treni sono stati pagati all'andata: così risulta anche a me dopo una telefonata abbastanza concitata con l'amministrazione delegato delle Ferrovie dello Stato. La modalità mi sembra abbastanza allucinante: non dipende dal suo Ministero, ma lo chiederemo, quando capiterà, al Ministero dell'economia e delle finanze, che detiene la maggioranza delle azioni delle Ferrovie dello Stato. Per ottenere una tariffa agevolata, infatti, non si fa come gli altri cittadini, avvisando in anticipo e prenotando un treno speciale, ma si occupano le stazioni! Così è accaduto, in forme diverse, per via della richiesta di treni speciali fatta dalle forze di polizia in un'ora particolare della notte, dopo un momento di particolare tensione alla stazione Tiburtina.
Ciò è francamente inaccettabile per una democrazia normale, non straordinaria: se bastano cento persone che occupano i binari dei treni, solo perché hanno qualche velo o passamontagna in faccia, per avere tariffe facilitate e poter scorrazzare liberamente con treni gratis, francamente si esula non solo dalla prudenza, ma anche dal buon senso generale. Infatti, non si capisce come mai la prudenza viene usata nei confronti delle occupazioni nelle stazioni il mattino del 9 giugno e, invece, ai pensionati, per eccesso di zelo, si chiede di togliere il cappellino.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Volontè.
LUCA VOLONTÈ. Le chiedo di omologare, se possibile, i comportamenti straordinari delle nostre forze di polizia nel confronti di tutti i nostri cittadini, black o pensionati.
IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, lei conosce meglio di me la prassi che prevede, nei casi in cui il Governo renda comunicazioni all'Assemblea, che gli interventi avvengano a partire dai gruppi più piccoli fino a al gruppo più numeroso. La prego di attenersi a questa prassi.
LUCA VOLONTÈ. Avevo chiesto uno scambio!
IGNAZIO LA RUSSA. Non mi riferivo a lei, ma agli interventi successivi.
PRESIDENTE. Per quanto riguarda l'obiezione che lei, onorevole La Russa, sta formulando sullo scambio di turno, devoPag. 6comunque ricordare che la prassi è basata anche sul principio dello scambio consensuale.
EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, noi non avevamo scambiato niente! Eravamo prima. Non sappiamo chi ci ha scambiato. Qui l'ordine è al contrario.
IGNAZIO LA RUSSA. L'ordine dovrebbe essere dal più piccolo al più grande, invece è il contrario, dal più grande al più piccolo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Il gruppo di Forza Italia è il secondo gruppo. È il collega Volontè che ha fatto il cambio con il gruppo della maggioranza.
IGNAZIO LA RUSSA. È il contrario: gli interventi si dovrebbero svolgere partendo dal gruppo più piccolo a quello più grande!
SIMONE BALDELLI. Presidente, se ne ho facoltà intervengo.
Desidero ringraziare il Viceministro Minniti per questa informativa, che è stata chiesta congiuntamente dai gruppi dell'UDC e di Forza Italia. Essa verte su un tema che ha suscitato, da un lato la curiosità, dall'altro lo sdegno di numerosi esponenti politici e sindacali, a fronte di una concomitanza, di una quasi contemporaneità di due eventi significativi che si sono verificati a Roma: il corteo anti-Bush del 9 giugno e la manifestazione dei pensionati del 12 giugno.
Nel corteo anti-Bush si sono avute due ore di guerriglia, otto arresti, «episodi critici» (come li ha definiti il Viceministro Minniti). Ci riferiamo ai fatti di piazza della Cancelleria, di piazza San Pantaleo, alle vetrine di due banche sfasciate, agli scontri e ai disordini avvenuti alla stazione Tiburtina, con la conseguente messa a disposizione gratuita dei treni per i manifestanti. Qualche giorno dopo, invece, si è svolta la manifestazione di 200 mila pensionati a Roma, con le agenzie di stampa che battevano addirittura lanci di notizie che riportavano che i pensionati erano stati oggetto di attenzioni piuttosto «pesanti» da parte delle forze dell'ordine. Questo ha indotto la questura a diramare un comunicato di smentita di eventuali cariche nei confronti dei pensionati, e, comunque, di identificazioni e fatti, che abbiamo poi verificato in questa sede in alcuni casi essere confermati in altri meno.
Chiaramente tutto questo ha suscitato un parallelismo tra i due eventi. La normale reazione, quindi, è quella di chi si domanda il motivo per il quale in una manifestazione (non è certo un bel biglietto da visita per il Paese una manifestazione contro un Capo di Stato straniero in visita ufficiale) ad alcune persone venga consentito - anche se con una certa strategia, con una certa intelligenza tattica delle forze dell'ordine nel contenimento di taluni scontri - di presentarsi con caschi, bastoni, di commettere violenze, di distruggere beni pubblici e privati, mentre in una manifestazione oggettivamente pacifica i pensionati vengano identificati e via dicendo.
Ferma restando la nostra vicinanza storica, politica al concetto di forze dell'ordine e alle forze dell'ordine stesse, che ogni giorno sono in prima fila per difendere i cittadini; ferma restando la nostra convinzione che due manifestazioni di carattere diverso debbano necessariamente essere trattate in maniera diversa; crediamo tuttavia - e avremo un lungo elenco di dichiarazioni da parte dei sindacalisti, degli uomini politici, dei parlamentari, di esponenti di forze politiche, a commento dei fatti verificatisi in occasione della manifestazione dei pensionati - che sarebbe un gravissimo errore trasmettere all'esterno l'idea che chi va alle manifestazioni con cattive intenzioni, i violenti, non vengano contenuti, mentre si faccia una sorta di agitazione, di pressione e di controllo incisivo sui pensionati.
Prendiamo atto, quindi, delle sue precisazioni, Viceministro Minniti e invitiamo il Governo - oltre alle forze dell'ordine,Pag. 7che fanno bene il loro mestiere - a non dare la sensazione che si innalzi il livello della tolleranza, né nei confronti della violenza in genere, né nei confronti della violenza politica e dell'eversione. È come se, in questo Paese, l'opinione pubblica fosse assuefatta al concetto che, quando si svolgono manifestazioni di un certo genere, sia comunque presente una frangia violenta ed esista un disordine da «mettere in cantiere».
Noi vorremmo che anche questa logica si superasse; che il diritto a manifestare fosse sempre e comunque - così come lo è - garantito, come la nostra Costituzione prevede, come una sana democrazia prevede, e che la violenza venga non solo repressa, ma anche prevenuta.
A questo punto sarebbe troppo facile fare battute sulla «strategia della pensione», ma crediamo che sia necessario anche un segnale di rispetto nei confronti dei pensionati. È vero, c'è stata la telefonata indignata delle organizzazioni sindacali dei pensionati, c'è stato un chiarimento con il questore e siamo lieti che le agenzie che in quel momento sono state battute, non siano state confermate dai fatti.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
SIMONE BALDELLI. Concludo, Presidente. Crediamo che, tuttavia, i pensionati, proprio in quanto sono persone che hanno lavorato, hanno costruito questo Paese e hanno dato un grande contributo, vadano rispettati.
Ci rallegriamo del fatto che non siano stati maltrattati dal punto di vista della sicurezza fisica; prendiamo atto del fatto che sono maltrattati fiscalmente, ogni giorno, da questo Governo, anche se ciò, viceministro Minniti - per sua fortuna - non è di sua competenza; purtroppo è un problema dei pensionati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, insisto per parlare dopo un rappresentante di un gruppo della sinistra. Non trovo corretto che si possa far parlare prima tutti i gruppi di opposizione e poi quelli di maggioranza. Non so in base a quale cervellotica decisione - non sua, ma degli uffici, e con loro me la prendo - si sia determinata una situazione per la quale, poiché due colleghi si sono scambiati di posto, tutta l'opposizione parla prima e tutta la maggioranza parla dopo. Non ho capito tale decisione, non cambia molto, ma è un fatto di puntiglio e quindi la prego di rivedere la sua decisione e di darmi la parola dopo un rappresentante del gruppo della maggioranza, così come da prassi.
PRESIDENTE. No, presidente, la prassi prevede interventi decrescenti per ordine di importanza dei rappresentanti dei gruppi e prevede anche scambi tra un gruppo e un altro. Tali scambi, nella tradizione, vengono operati a prescindere dalla dimensione o dalla posizione dei gruppi stessi. Il caso oggi, ha voluto che si verificasse ciò che lei considera - e trovo ragionevole il suo rilievo - non positivo, cioè il fatto che siano concatenati prima tutti gli interventi di opposizione e poi quelli di maggioranza.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, possiamo offrirci per uno scambio...
PRESIDENTE. La ringrazio, ma non è il tipo di intervento che, a quest'ora della mattina, viene considerato positivo.
Una ipotesi potrebbe essere quella di chiedere agli onorevoli Mascia e Sesa Amici se accettano...
IGNAZIO LA RUSSA. Io non sono «scambista»!
PRESIDENTE. Dal diniego...
IGNAZIO LA RUSSA. Intendo parlare adesso, ma era importante far notare questa anomalia che non ho trovato particolarmente brillante.
PRESIDENTE. Comunque prendiamo atto delle sue osservazioni.
Pag. 8IGNAZIO LA RUSSA. Per il futuro, ma vede, signor Presidente, vorrei dire, e per favore non computi ciò nei cinque minuti...
PRESIDENTE. Sta bene.
IGNAZIO LA RUSSA. Lei sa che anche in diritto, un accordo che interviene tra due parti non può mai nuocere una parte che non partecipa a tale accordo. In questo modo lei ha consentito che un accordo tra due parti modificasse la posizione di una terza parte, del tutto estranea all'accordo. Ciò, naturalmente, è fuori da ogni regola e da ogni logica.
PRESIDENTE. Mi permetto di insistere, la concatenazione degli interventi è solo...
IGNAZIO LA RUSSA. Ma la concatenazione degli interventi non può mai diventare...
PRESIDENTE. Lo so ma, vede, lei...
IGNAZIO LA RUSSA. Le segnalo cosa bisognerebbe fare per il futuro: se due colleghi si scambiano, lo facciano tra loro due, ma senza danneggiare gli altri, o comunque senza modificare, perché non è detto che ciò determini un danno.
PRESIDENTE. Tuttavia, per concludere l'aspetto giuridico della questione, sa che esistono contratti con effetti collaterali, a volte, non positivi. Ma esiste anche la consuetudine - che in questa sede si chiama prassi - ed è nell'altro senso.
Ha, quindi, facoltà di svolgere il suo intervento.
IGNAZIO LA RUSSA. Ma anche la consuetudine... Va bene, un giorno parleremo di ciò. Oggi non è questo il problema, oggi la questione non riguarda gli «scambisti», ma il comportamento delle forze di polizia in relazione a due eventi importanti: il comportamento da esse tenuto nei confronti dei pensionati e in occasione della manifestazione in cui si svolsero gli incidenti testé ricordati, in quest'Assemblea, dal Viceministro.
Sembra che sia tornata in vigore una battuta che noi ragazzi - allora giovani, negli anni Settanta - facevamo spesso. Dicevamo che le forze di polizia si attenevano a un dogma: quando a manifestare sono cento persone, le si arresta; quando a manifestare sono mille persone, le si controlla; quando a manifestare sono diecimila persone, le si scorta, al di là del fatto che le manifestazioni siano autorizzate.
Ciò non mi piaceva allora e non mi piace adesso. Tale atteggiamento, allora come adesso, non dipende dai responsabili delle forze dell'ordine ma è frutto di una valutazione politica che attiene all'autorità e al potere politico. La diversità del comportamento tenuto nel corso delle due manifestazioni ricordate in aula non si spiega altrimenti. Non ritengo di dover muovere alcun appunto nei confronti delle forze dell'ordine, neanche rispetto alla manifestazione tenuta da parte dei pensionati, perché, per fortuna, non ci sono state violenze e, come subito precisato, non vi sono state cariche.
Cosa hanno fatto le forze dell'ordine in tale occasione? Hanno fatto rispettare la legge! Hanno fatto presente ai manifestanti che la manifestazione non era stata autorizzata e, pertanto, che questi ultimi non potevano né sostare lì né avvicinarsi a Palazzo Chigi. Si sono comportati come fa la polizia in un paese normale, in cui esistono delle regole da rispettare. Giustamente, il questore, successivamente, ha incontrato il responsabile dei sindacati e spiegato che non vi era malanimo. Tuttavia, non si può muovere nessun appunto nei confronti delle forze di polizia.
Allora dov'è il problema? Nella diversità di comportamento! Le forze dell'ordine ricevono ordine, da parte dall'autorità politica, di far rispettare la legge nei confronti dei deboli e di lasciar correre nei confronti dei prevaricatori e violenti.
Signor Ministro, non è vero che assecondare i desideri illeciti dei dimostranti sia un ottimo comportamento. Non è affattoPag. 9vero che, partendo dalla coda, di fronte alla pretesa di usufruire di alcuni treni gratis, la soluzione migliore sia quella di acconsentire. Il mondo è pieno di prove opposte e cioè del fatto che essere tolleranti in tali casi favorisce la ripetizione di eventi dannosi e spesso luttuosi e incoraggia la violazione delle leggi.
Colui che ha impartito quell'ordine ha compiuto un'azione che, di fatto, contribuisce ad aumentare l'illegalità e rafforza la pretesa di impunità dei violenti. Analogamente, se confrontiamo i due episodi - quello relativo ai pensionati in cui la polizia ha fatto rispettare le leggi e l'altro - è subito evidente la disparità che vi è stata, in quanto sono stati fermati ed identificati cinque pensionati - viene quasi da ridere - su cento partecipanti rispetto a soli otto arrestati, solo otto, nell'altra manifestazione.
Per carità, non è stato fatto come la volta precedente, a Genova! Sono state assaltate «solo» due banche, incendiata «solo» qualche macchina, bruciato «solo» qualche cassonetto, in fin dei conti, sono stati feriti «solo» undici poliziotti, non è «scappato il morto»! Possiamo applaudire alla lungimirante decisione di lasciar fare ai manifestanti tutto quello che hanno desiderato. Certo, sono stati evitati problemi più grandi (che soddisfazione!) e, ancora una volta, si è ceduto di fronte alla violenza e alla prevaricazione e a chi ritiene di essere il padrone della piazza.
Come lei stesso sa perfettamente, ai pensionati è stato fatto togliere un cappellino che, forse, copriva il volto e, invece, non è stato fatto nulla contro le decine e centinaia di persone che scientemente hanno deciso, prima ancora che iniziassero i disordini, di mimetizzarsi con i caschi e i passamontagna o contro chi ha deciso di assumere certi comportamenti, che per fortuna sono stati isolati da larga parte dei manifestanti, con un'azione in tale occasione molto diversa dalla manifestazione di Genova - di questo devo dare atto - nel corso della quale, invece, la condotta di alcuni è stata assecondata da gran parte dei manifestanti.
PRESIDENTE. Onorevole La Russa, la invito a concludere.
IGNAZIO LA RUSSA. La verità è che vi è il timore che la polizia, in qualche modo, sia costretta dalle forze politiche, da chi governa e comanda, ad avere atteggiamenti differenti a seconda della vicinanza o lontananza di chi manifesta rispetto al potere governativo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Segnalo che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune un gruppo di studenti dell'Istituto di studi e ricerche parlamentari Silvano Tosi di Firenze. La Presidenza e l'Assemblea vi salutano (Applausi).
Ha chiesto di parlare - così sembrerebbe... - l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.
GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, sarei stata disponibile a parlare anche prima, non vedo quale danno poteva esserci. Mi rivolgo innanzi tutto al Presidente per comprendere l'uso delle informative, perché avevo presentato un'interrogazione sui fatti riguardanti i pensionati a Palazzo Chigi e sulle vicende del 9 giugno. Credo che le informative debbano essere un fatto eccezionale...
Presidente, mi scusi: mi sto rivolgendo a lei per una questione che considero importante ossia l'utilizzo delle informative. Ogni settimana, ormai, abbiamo un'informativa in aula e dobbiamo ragionare anche sull'uso del sindacato ispettivo. Avevo presentato un'interrogazione sui fatti del 9 giugno e una sulla vicenda dei pensionati, che peraltro non verranno trattate in questa sede, però, anche dal dibattito fin qui svolto, ho come l'impressione che l'utilizzo dell'informativa sia fine a se stesso, per fare quella polemica politica che si realizza benissimo sui giornali. Credo che si tratti di un fatto serio, che attiene all'efficacia e all'efficienza dei lavori dell'Assemblea e che andrebbe esaminato.
Nel merito ringrazio il Viceministro Minniti: è stato assolutamente esaurientePag. 10perché ha raccontato esattamente come sono andati i fatti. Occorre, infatti, trovarcisi nelle situazioni e non capisco con quale logica si pretenda di mettere insieme i fatti accaduti a L'Aquila, la vicenda del 9 giugno e quella riguardante i pensionati. Si tratta di situazioni tutte diverse, bisogna riconoscerlo.
Il 9 giugno si è tenuta una manifestazione enorme di gente che ha voluto testimoniare la contrarietà a una determinata politica del Governo degli Stati Uniti e si sono verificati episodi circoscritti, che sono andati esattamente come sono stati raccontati. Qualcuno ha rotto due vetrine, ma quando si garantisce il diritto a manifestare fino alle vie del centro per un evento di tale rilevanza come la visita a Roma del Presidente degli Stati Uniti e il bilancio sono solo due vetrine rotte e qualche scaramuccia, non due ore di scontri, ma dieci minuti...
MAURIZIO GASPARRI. Ma dove vivi?
GRAZIELLA MASCIA. Bisogna starci nelle situazioni...
MAURIZIO GASPARRI. Le abbiamo viste!
GRAZIELLA MASCIA. ... e siccome io le ho viste posso testimoniare che sono andate proprio così, con una reazione anche dei manifestanti rispetto alle quattro o cinque persone...
IGNAZIO LA RUSSA. Tre, erano tre... due... una... zero!
GRAZIELLA MASCIA. ...che hanno creato scompiglio.
Credo che quando la situazione è questa, bisognerebbe essere tutti soddisfatti. Mi sembra veramente curioso che si faccia il bilancio di un'iniziativa non per valutare se i diritti di tutte le persone siano stati rispettati, come è avvenuto, o se la polizia non le abbia picchiate. La domanda che viene posta è veramente incredibile, perché è compito delle forze dell'ordine garantire i diritti di tutti in una logica di contenimento e di riduzione dei problemi. Si tratta della professionalità che le nostre forze dell'ordine hanno dimostrato in questa occasione e per questa ragione in passato ci siamo lamentati quando invece i comportamenti sono stati diversi, perché siccome la professionalità esiste bisognerebbe avere la garanzia che venga utilizzata sempre.
Pertanto penso che il bilancio della vicenda sia davvero positivo. Poi c'è l'episodio dei treni e della stazione Tiburtina. Non ho tempo di parlarne e perciò manterremo le nostre interrogazioni, perché anche su tali questioni o si fanno dei ragionamenti di principio «contro» oppure ci si deve spiegare se le persone hanno il diritto di raggiungere i luoghi delle manifestazioni, anche attraverso gli accordi che si fanno per i treni. Bisognerebbe fare, poi, anche un bilancio costi-benefici perché la gente non è arrivata a Roma perché ha occupato i binari, ma perché sono stati pagati dei biglietti.
Vorrei sottolineare - si tratta di uno dei punti su cui dovremo tornare - che Trenitalia, agli effetti conclusivi, fa un ragionamento di tipo economico, economicista; benissimo, ma allora aggiungiamo anche i costi dell'intervento delle forze dell'ordine, dei treni bloccati: ci sono tanti ragionamenti.
Mi sono documentata anche sull'esperienza recentissima di Rostock...
IGNAZIO LA RUSSA. Il costo della legalità non si tocca! Il costo della legalità non è un costo!
GRAZIELLA MASCIA. Dal momento che si fa riferimento all'Europa, a Rostock c'è stato un meeting del G8. Non faccio commenti sull'avvenimento in sé; ci sono state, però, sentenze dei tribunali che hanno chiesto di togliere la «zona rossa» a sei chilometri di distanza, si sono fatti accordi per far arrivare tutti i manifestanti, ci sono state azioni della polizia, assolutamente circoscritte e comunque criticate da tutta la stampa tedesca come eccessive, che sulla base della nostra esperienza a me sono sembrate normali.
Il problema è questo...
PRESIDENTE. Onorevole Mascia, concluda.
GRAZIELLA MASCIA. Concludo, Presidente. Si tratta di ridurre i problemi e di garantire i diritti dei cittadini. Vorrei inoltre, dire che la scelta finale della stazione Tiburtina è arrivata, forse, persino tardivamente (vi erano centinaia di persone che non sapevano se potevano ripartire e addirittura un manifestante è stato ferito da un cartello gettato dalla sopraelevata, quindi il clima era molto teso), ma era l'unica possibile ed è stata assolutamente motivata.
Avremo necessità di tornare su tale aspetto, ma penso che questo non sia lo strumento giusto per trovare le soluzioni ai problemi (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Onorevole Mascia, posso solo segnalarle che quanto lei ha rilevato a proposito dell'attività di sindacato ispettivo sarà riferito al Presidente, ma un indirizzo di quel tipo non rientra nei doveri o nelle competenze della Presidenza di turno. Sarà la Conferenza dei presidenti di gruppo, comunque la Presidenza, ad attivarsi nella logica dell'eventuale riduzione dell'attività di sindacato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Sesa Amici. Ne ha facoltà.
SESA AMICI. Signor Presidente, ringrazio il Viceministro Minniti per la prontezza con la quale ha dato conto in questa sede di due questioni assai importanti, ma anche per la serietà di quella stessa informativa, che non ha nulla di burocratico, ma mette tutti nelle condizioni di svolgere una riflessione su due aspetti che sempre più devono caratterizzare il nostro atteggiamento e la nostra opinione: l'uso delle forze dell'ordine e il diritto, costituzionalmente sancito, alla libertà di espressione e di manifestazione.
La ringrazio molto, signor Viceministro, perché lei ha parlato di una strategia che ha in qualche modo informato i due comportamenti - che non sono stati differenti e dirò perché -, sia nella manifestazione del 9 giugno che in quella del 12 giugno.
Si tratta di una strategia che ha garantito il diritto di manifestare, ma che ha anche permesso di contenere ed isolare quei fenomeni che spesso avvengono nelle manifestazioni. Questa volta, non solo la professionalità delle forze dell'ordine, ma proprio quella strategia di arretramento, anche con la collaborazione dei manifestanti, ha permesso di isolare le frange più violente e, in qualche modo, di utilizzare la tecnologia per individuarle, al punto che non si è trattato di semplice identificazione dei manifestanti del 9 giugno, ma di veri e propri arresti.
Ciò mi porta a dire, soprattutto al collega La Russa: lei sa meglio di me - in queste situazioni bisogna avere una certa onestà intellettuale, che deve sempre ispirarci quando ci confrontiamo su temi così importanti - che la manifestazione del 9 giugno è stata preceduta da grandi momenti di tensione e di preoccupazione, espressi a cominciare dal sindaco della città di Roma; in tale contesto, il prefetto Serra è stato capace di impedire che la visita del Presidente degli Stati Uniti non solo creasse un clima di conflitto e di inquietudine, ma addirittura mettesse in discussione la visita di un capo di una grande potenza.
In quei giorni si è evitato accuratamente che la città di Roma fosse segnata dalle cosiddette zone rosse. Non siamo stati in presenza di alcuna zona rossa: ciò testimonia che quella strategia, che ormai da tempo si utilizza ogni qualvolta si organizzano nella capitale d'Italia grandi manifestazioni, ha messo le forze dell'ordine nelle condizioni, le più ottimali, non solo di dimostrare serietà e professionalità, ma anche di svolgere quella funzione che è propria di una forza di contenimento dell'ordine pubblico.
I comportamenti non sono stati differenti, perché, onorevoli colleghi, la manifestazione del 9 giugno ha impedito che si arrivasse ai Palazzi del centro. Non vi èPag. 12stata alcuna manifestazione, nemmeno quelle non autorizzate, che si è avvicinata ai Palazzi - lo ha ricordato il Viceministro - come indicato in una circolare, emanata il 5 ottobre, in cui vi era il divieto di manifestare presso Palazzo Chigi.
Inoltre, la manifestazione del 12 giugno è stata caratterizzata non solo sotto il profilo generazionale, per il dato anagrafico, ma anche per i contenuti.
La manifestazione dei pensionati non è pacifica in sé, perché sono anziani: era una manifestazione che aveva ben altri contenuti, che non si è svolta nella zona di Palazzo Chigi, bensì a piazza Santi Apostoli ed in quel luogo non vi è stato alcun atto tale da affermare che vi sono stati comportamenti «diversi».
Del resto, quando il questore di Roma chiama nel pomeriggio i segretari di CGIL, CISL e UIL non si tratta semplicemente di un atto di cortesia e di rispetto reciproco, ma viene manifestata la volontà vera di circoscrivere episodi che ancora adesso - il Viceministro lo ha evidenziato in Assemblea - non è possibile capire se si siano effettivamente svolti: la richiesta ad un anziano di togliersi il cappello non può essere stata avanzata perché l'anziano si sta coprendo il volto; sarebbe un atto, più ancora che zelante, oserei dire un po' sciocco. Ciò non credo faccia onore a chi pensa che in quel comportamento vi sia un eccesso di zelo; in esso vi è semmai una «diversità» di comportamento.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
SESA AMICI. A nessuna forza politica, quando si ha a che fare con l'obiettivo di tenere insieme il rispetto della libertà di manifestare e l'uso delle forze dell'ordine in termini di contenimento, è permesso di pensare di costruire in maniera arbitraria comportamenti «diversi», perché ciò rende poco serio anche chi li affronta in tale modo (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pettinari. Ne ha facoltà.
LUCIANO PETTINARI. Signor Presidente, ringrazio il Viceministro Minniti per la tempestiva informativa che è stata resa al Parlamento sulle due manifestazioni.
Per quanto riguarda la manifestazione del 9 giugno, mi associo, a nome del gruppo della Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, al ringraziamento che il Viceministro ha rivolto alle forze dell'ordine, perché è del tutto evidente che, quel pomeriggio, vi era il tentativo da parte di pochi (ma ciò non vuol dire meno pericolosi) manifestanti di creare incidenti diffusi.
Tale tentativo è fallito. Non ho difficoltà a riconoscere che è fallito per la capacità delle forze di polizia, che hanno saputo dimostrare una notevole flessibilità nel loro piano di intervento.
Sappiamo tutti che quel pomeriggio non vi è stata guerriglia urbana. Chi ne parla o non sa cosa sia la guerriglia urbana oppure vi è il rischio che, forse, auspicasse che pochi potessero trascinare il grosso di una manifestazione nel compimento di certi atti; una manifestazione, vorrei precisare, alla quale il mio gruppo non aveva aderito, perché eravamo presenti in un'altra piazza della città assolutamente pacifica. Sarebbe bastato poco - nervosismo delle forze dell'ordine, provocazione da parte di pochi manifestanti - a trasformare un pomeriggio difficile in un pomeriggio tragico. Poteva andare diversamente; non è andata così e siamo felici di tutto ciò. Questo è il senso di una presa d'atto positiva nei confronti delle forze dell'ordine.
Tuttavia, proprio questo saggio atteggiamento mi pare che strida, e non poco, con una certa eccessiva fermezza che è stata usata nei confronti della manifestazione dei pensionati. Abbiamo parlato dei rischi della manifestazione del 9 giugno contro la visita di Bush. Tutti noi sappiamo, il Viceministro per primo, che nessun rischio era rilevabile per la manifestazione dei pensionati. Non perché i pensionati di per sé non possano rappresentare una minaccia, ma perché quella era una manifestazione pacifica, dichiaratamentePag. 13pacifica, diretta egregiamente dai sindacati dei pensionati! Non vi era alcun rischio né che i pensionati si spostassero di dieci metri trasferendosi in un luogo cosiddetto non autorizzato né che potessero dare vita a chissà quale facinoroso corteo. Si voleva solo defluire, probabilmente facendo presente qualche slogan in più nei confronti di Palazzo Chigi.
Il Viceministro con puntualità ha dimostrato, nel suo resoconto su tale seconda manifestazione, come nei confronti di essa non vi sia stata volontà di scontro.
Mi permetto in proposito di svolgere una considerazione di cui mi auguro il Viceministro tenga conto nei suoi rapporti con il Governo e con le forze di polizia.
Certamente è violenza quella cui abbiamo, purtroppo, assistito a Genova, ahimè, da parte delle forze di polizia ed in tante altre occasioni: in questo caso, non vi è stata violenza di questo tipo. Tuttavia, di fronte ad una manifestazione di pensionati che reclamano i loro diritti ad una pensione più giusta e più equa, dobbiamo essere consapevoli che è uso della violenza non soltanto la carica della polizia, ma anche una forma diversa, una forma che, a mio avviso, è stata purtroppo messa in atto nei confronti dei pensionati: si tratta della ricerca dell'umiliazione.
Che necessità vi era, infatti, di chiedere ai pensionati di togliere il cappello del loro sindacato? Parliamoci chiaramente: nessuna. Si è trattato di una forma di violenza. Il Viceministro, con eleganza, l'ha definita eccesso di zelo: c'è dunque il riconoscimento che si è fatto qualcosa che si sarebbe invece dovuto evitare, tanto più nei confronti di una manifestazione che - lo ripeto - era assolutamente e dichiaratamente pacifica. Da questo punto di vista, credo sia giusto tener conto, e bisogna ammetterlo, che vi è stata una difformità di atteggiamento nei confronti delle due manifestazioni: tanto è visibile il riconoscimento per la prima...
PRESIDENTE. Onorevole Pettinari, la invito a concludere.
LUCIANO PETTINARI. Concludo, Presidente. Fra l'altro, desidero dire che è singolare che, in un'aula del Parlamento, si giudichi l'operato delle forze di polizia sulla base del numero degli arresti che vengono compiuti durante le manifestazioni, siano esse pacifiche o meno. Il presidente La Russa ha svolto affermazioni del tipo: solo otto arrestati e dite che la polizia ha fatto bene; se fossero stati cinquanta, magari con feriti, ecco che la polizia avrebbe fatto bene.
Questo approccio mi pare clamoroso e bisognerebbe evitarlo.
Concludo, chiedendo al Viceministro che si faccia tramite con il Governo e le forze di polizia, perché se vi è una manifestazione dichiaratamente pacifica, come era quella dei pensionati, occorre saperne tenere conto fino in fondo (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il Socialismo Europeo e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mellano. Ne ha facoltà.
BRUNO MELLANO. Signor Presidente, signor Viceministro, a nome de La Rosa nel Pugno desidero esprimere il mio apprezzamento per l'informativa urgente del Governo, con cui si sono ricostruite nel dettaglio le caratteristiche di due manifestazioni assai diverse e con toni e risvolti politici, sia interni che internazionali, molto differenti. Il collegamento che si è voluto istituire fra le gestioni delle due piazze mi sembra obiettivamente forzato: desidero anzi approfittare di questa occasione per dare atto, come ha fatto il Governo, dell'ottima gestione, da parte del prefetto Serra e del questore Fulvi, di una situazione, quella del 9 giugno, che avrebbe potuto essere assai difficile.
Vi erano, infatti, nella città di Roma più manifestazioni convergenti in slogan ed iniziative rispetto al Presidente degli Stati Uniti, e dunque rispetto al nostro maggiore alleato ed al rappresentante pro tempore di un Paese amico ed alleato, contro cui però - giustamente, nell'ottica di taluni colleghi, di partiti, e di parte dell'opinione pubblica - si voleva manifestare.Pag. 14
Credo che, come ha affermato il prefetto Serra, a chi voleva manifestare sia stata data la possibilità di farlo pacificamente e liberamente, gestendo, lo ripeto, le difficoltà di una piazza che poteva essere potenzialmente esplosiva, come del resto lo è stata non molto tempo fa (sappiamo che vi sono sacche di irriducibili difficili da gestire). Abbiamo invece potuto constatare che la perizia, la capacità, nonché probabilmente l'esperienza maturata nel tempo hanno consentito di garantire le manifestazioni, riducendo al minimo sia il disagio sia i rischi di eventi di questo tipo. D'altro canto, abbiamo visto la stessa maggioranza dei manifestanti isolare ed indicare chi, all'interno della moltitudine, metteva in campo provocazioni e veri e propri atti criminali, che speriamo possano essere opportunamente perseguiti e sanzionati, come vuole la legge.
Noi radicali, appartenenti al gruppo parlamentare della Rosa nel Pugno avremmo voluto addirittura un'ulteriore manifestazione in quella giornata di accoglienza del Presidente degli Stati Uniti, ricordandogli altre figure storiche, come Lincoln, Martin Luther King, Eisenhower, a monito di una America diversa di quella che Bush ha portato con sé a Roma. Ma questo è il dato di una giornata.
Rispetto, invece, alle polemiche sulla gestione di una piazza di fronte alla manifestazione dei pensionati, sono contento di sapere dal Viceministro Minniti che anche le manifestazioni dei grandi sindacati, laddove non siano autorizzate, sono trattate come quelle dei radicali.
Qualche giorno prima, il 4 di giugno, quando era in corso la grande battaglia sulla moratoria per la pena di morte, un gruppo di radicali ha deciso autonomamente di manifestare davanti alle sedi della RAI e di Mediaset. In quell'occasione essi sono stati identificati dalla polizia. Abbiamo ritenuto tale episodio, in qualità di dirigenti radicali, assolutamente confacente alla norma e abbiamo ricordato ai compagni che, laddove si può e si deve manifestare, occorre però avere le autorizzazioni necessarie, al fine di consentire alle forze di polizia, che in questa vicenda hanno semplicemente fatto il loro dovere, la possibilità di lavorare al meglio, anche nei confronti dei leader sindacali.
Pertanto, la commistione dei due eventi mi sembra pretestuosa e obiettivamente non opportuna. Voglio dare atto che, a distanza di anni, siamo qui a ringraziare, lo voglio dire pubblicamente, la collega Mascia per aver tenuto alta e costante la richiesta di una Commissione d'inchiesta per i fatti del G8 di Genova.
PRESIDENTE. Onorevole Mellano, la invito a concludere.
BRUNO MELLANO. Siamo di fronte ad una situazione gestita in un modo molto diverso da quella di Genova e voglio ricordare in questa sede che come gruppo della Rosa nel Pugno siamo favorevoli alla richiesta che la collega Mascia ha riformulato, relativamente all'istituzione di una Commissione di inchiesta sui fatti di Genova, ben altra vicenda - lo voglio ricordare ai colleghi - che hanno chiesto e ottenuto questa informativa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ringrazio prima di tutto il Governo rappresentato dal Viceministro Minniti per la puntuale informativa che ha reso e intendo anche sottolineare come, in occasione della visita del Presidente Bush nel week-end dell'8 e 9 giugno, fortunatamente non si sono registrati scontri fra manifestanti e forze dell'ordine che, per entità e portata, possano in alcun modo essere assimilati a quelli entrati nelle pagine della nostra storia di quel luglio 2001, affatto lontano.
Tuttavia, gli incidenti si sono verificati e sono stati gravi. Pertanto, voglio ribadire la netta condanna nei confronti dei responsabili di quegli episodi. I fatti accaduti comunque non sono assolutamente paragonabili a quelli di Genova, soprattutto se si rammenta quanto, pochi giorni fa, è stato evocato nelle forti dichiarazioni del vicequestore Michelangelo Fournier che,Pag. 15addirittura, ha paragonato la vicenda, in particolare i fatti avvenuti nella caserma Diaz, ad una macelleria messicana, espressione - a mio avviso - quanto mai forte, ma che finché il processo e i procedimenti in corso non metteranno la parola fine a tale vicenda, dobbiamo ancora prendere per buona. La deposizione di un funzionario di pubblica sicurezza ha riportato in auge il dibattito sul sacrosanto diritto, finora non riconosciuto, delle vittime e del nostro Paese di conoscere quella verità che - lo dico anche attraverso una valutazione di tipo strettamente personale - è necessario comprendere anche attraverso l'istituzione di una Commissione di inchiesta parlamentare.
La condizione in cui hanno lavorato le forze di polizia, la Guardia di finanza, i carabinieri, in occasione della recente visita del Presidente americano non può assolutamente essere paragonata a quella del G8 di Genova - lo ripeto ancora una volta -, ma, ad ogni modo, vi è stato un atteggiamento - bisogna riconoscerlo -, più accorto e di gran lunga più efficace, evitando che gli incidenti diventassero gravi e raggiungendo in definitiva l'obiettivo primario delle forze dell'ordine: la salvaguardia del cittadino e la garanzia del rispetto dei diritti umani di ciascun individuo, sia come parte interessata alla manifestazione sia come del tutto estranea alla stessa.
Per questo motivo non posso non sollevare quello che, a mio avviso, è un paradosso. Stupisce come le stesse forze dell'ordine, i tutori dell'ordine, la pubblica sicurezza, abbiano commesso, a pochi giorni di distanza dal momento della massima allerta (il 12 giugno), l'errore di trattare quelle che abilmente e simpaticamente abbiamo più volte chiamato «le pantere grigie», come se fossero violenti e pericolosi manifestanti.
Dove sta il paradosso? Se ho capito bene dall'esposizione del Viceministro, mentre sono in corso gli accertamenti sugli autori e sui protagonisti responsabili degli scontri - lo ripeto, tutto sommato, modesti - dell'8 e del 9 giugno, è certo che sappiamo chi erano le pericolose pantere grigie, perché sono state identificate.
Che cosa è successo? Duecento pensionati - lo ripeto: duecento - con un breve corteo da piazza Santi Apostoli, si sono diretti verso Palazzo Chigi per manifestare contro il livello, lo sappiamo, davvero impensabile delle loro pensioni. Si è trattato di un «serpentino» umano che non conteneva sicuramente al suo interno facinorosi, ma pensionati stanchi, in tutti i sensi, sopratutto di non riuscire ad arrivare alla fine del mese, e decisi a far sentire la loro voce.
Berretti, bandiere e ombrelli sono le armi improprie che i garanti dell'ordine hanno ritenuto che dovessero essere sottratte ai dimostranti. Fa addirittura sorridere l'ordine che alcuni agenti di polizia hanno dato al gruppo di manifestanti: «via i capellini, riavvolgete le bandiere e chiudete gli ombrelli».
Si è trattato di una scelta, ci tengo a dirlo, che ha gettato un raggio di discredito sulle forze di polizia in tale occasione. I pensionati fermati, infatti, sono stati addirittura sottoposti a procedure di identificazione, onde verificare che fra loro non si nascondessero pericolosi criminali.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FABIO EVANGELISTI. Ho finito, signor Presidente. Forse l'adrenalina era alta il 9 giugno, ma si è abbassata il 12 giugno e, quindi, qualche intervento dovuto ad eccesso di zelo o, al contrario, di negligenza, ha posto davvero una brutta impronta su quella giornata.
È difficile, quindi, giustificare il comportamento tenuto in tale occasione dai membri della pubblica sicurezza. Mi auguro vivamente che il Ministro Amato, il Viceministro Minniti e l'intero Governo non abbiano, in alcun modo, influenzato le scelte dei funzionari di polizia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pagliarini. Ne ha facoltà.
GIANNI PAGLIARINI. Signor Presidente, ringrazio il Governo per l'informativaPag. 16urgente che si sta svolgendo sul comportamento tenuto dalla polizia in occasione di due recenti manifestazioni, quella svoltasi durante la visita in Italia di George Bush e quella che ha visto protagonisti duecentomila pensionati in corteo a Roma.
L'informativa, tra l'altro, mi consente di proporre brevi riflessioni non tanto in tema di ordine pubblico - lo ha già fatto il Viceministro in modo esaustivo - ma sui temi oggetto della manifestazione.
La presenza in Italia del Presidente americano ha scatenato numerose proteste, attraverso un filo conduttore che condividiamo.
Difendere il Governo e il suo profilo riformatore significa denunciare gli effetti devastanti delle guerre del nuovo ordine mondiale; significa denunciare la politica di aggressione messa in opera dall'amministrazione Bush che pretende di affermare le ragioni di un diritto internazionale di comodo ricorrendo alle armi e alla sopraffazione.
Nel corso della manifestazione organizzata da settori del «Movimento per la pace» si sono distinte alcune decine di provocatori incappucciati, i quali hanno aggredito le forze dell'ordine. In questo frangente credo vada rimarcato il senso di responsabilità e di professionalità mostrato dalla polizia, dai carabinieri e da tutti i soggetti impiegati al mantenimento dell'ordine pubblico che hanno impedito di coinvolgere i manifestanti negli scontri. Grazie a ciò non si sono segnalati incidenti di rilievo.
Pertanto, la giornata del 9 giugno verrà ricordata per la civile e condivisibile protesta contro l'inaccettabile strategia politico-militare dell'amministrazione Bush.
Tre giorni dopo, per le vie di Roma, abbiamo assistito ad un altro grande corteo, animato da numerosi pensionati, che hanno rivendicato l'aumento delle pensioni minime e concreti aiuti per i non autosufficienti. Ma, quando un gruppo di anziani manifestanti ha cercato di spostarsi nei pressi di Palazzo Chigi, è stato chiesto loro di sgomberare rapidamente, di chiudere gli ombrelli con i loghi sindacali, di riporre le bandiere e, addirittura, di togliersi i cappellini. Tali richieste delle forze dell'ordine sono francamente incomprensibili. Infatti, oltre alla violenza fisica, esiste anche un altro tipo di violenza e penso che questa richiesta sia umiliante per chi la riceve e non possiamo tollerarla. Stiamo parlando del diritto dei pensionati italiani e dei loro sindacati di categoria di fare luce sulla condizione drammatica di milioni di cittadini e cittadine.
I pensionati hanno ragione da vendere e i dati ISTAT diffusi recentemente confermano la drammaticità della condizione vissuta ogni giorno da troppe «pantere grigie». Almeno un pensionato su quattro, secondo l'ISTAT, percepisce meno di 500 euro al mese, mentre oltre il 30 per cento ha una pensione tra 500 e 1.000 euro al mese, il 23 per cento tra 1.000 e 1.500 euro e, solo il rimanente 22 per cento, può disporre di un'indennità mensile che superi i 1.500 euro al mese. Tali numeri rendono l'idea di un'emergenza sociale, che dobbiamo combattere con tutte le nostre forze.
Condivido il monito lanciato dal Presidente della Repubblica, che ha sottolineato come i pensionati rappresentino una grande risorsa per il Paese. Dirò di più: di fronte alle continue rincorse di notizie e proposte, spesso campate in aria, circa presunte riforme delle pensioni, occorre piuttosto mettere in campo proposte concrete per migliorare significativamente le condizioni dei pensionati italiani. I pensionati chiedono, infatti, un meccanismo di indicizzazione delle pensioni più basse, al fine di evitare che il costo della vita eroda progressivamente gli assegni mensili, e invocano contestualmente l'adeguamento del fondo per le non autosufficienze, al fine di sostenere economicamente chi grava quasi interamente sulle spalle dei familiari.
Occorre, tuttavia, essere chiari su un punto: non si tratta di elargire elemosina ad una fascia povera della popolazione. Si tratta, al contrario, di spostare il baricentro della politica sul nodo cruciale delle pensioni, scongiurando innanzitutto il rischio che le legittime aspettative di chi ha lavorato con sacrificio per un'intera vitaPag. 17non siano mai e in nessun modo contrapposte a chi si affaccia oggi al mondo del lavoro.
PRESIDENTE. Onorevole Pagliarini, la invito a concludere.
GIANNI PAGLIARINI. Concludo, Presidente. Noi del gruppo Comunisti Italiani rilanciamo il grande tema dei diritti in questo Paese. Vogliamo portare in Parlamento proposte concrete a cominciare dalla destinazione dell'extra-gettito, che va indirizzato allo Stato sociale.
L'eccesso di zelo, così come è stato definito, con cui è stato impedito a qualche pensionato di avvicinarsi a Palazzo Chigi non potrà certo nascondere l'urgenza di questa svolta. Anzi, i palazzi della politica hanno bisogno come l'aria dell'esperienza e dei saperi di chi ha contribuito a costruire questo Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Elpidio. Ne ha facoltà.
DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, per prima cosa vorrei, a nome mio e del gruppo Popolari-Udeur, ringraziare il Viceministro, onorevole Marco Minniti, per la puntuale (come per la verità di sovente avviene) ricostruzione delle questioni collegate alle manifestazioni del 9 e del 12 giugno scorso.
Tuttavia, approfitto anche per soffermarmi su una questione sollevata ad inizio seduta, con riferimento all'ordine degli interventi, in relazione alla consistenza o importanza più o meno rappresentativa dei gruppi. Ritengo che i partiti, al di là delle loro dimensioni, siano grandi nei fatti per le persone e per le idee che le stesse sanno rappresentare e, soprattutto, per l'ascolto in cui ognuno di noi dovrebbe essere impegnato. Pretendiamo, infatti, di rappresentare i cittadini ascoltandoli, ma in quest'aula - quando, dopo essere intervenuti, scappiamo per impegni urgenti - non ci ascoltiamo nemmeno tra di noi.
I piccoli partiti - io ritengo di far parte di uno di questi - fortunatamente esistono per soddisfare le esigenze e rappresentare quei cittadini che i cosiddetti grossi partiti non riescono ad attrarre. Questo è un bene per noi ed è un problema che si devono porre i grossi partiti, incapaci di essere tali.
Torniamo al tema del dibattito. Vorrei ricordare che le forze dell'ordine sono sempre brave, sempre capaci, sempre all'altezza della situazione, e non ritengo che la professionalità si possa perdere a seconda di chi le guida, sia sotto il profilo diretto che sotto quello politico. Non ci può essere un bravo poliziotto o un bravo carabiniere, che poi diventa meno bravo se il generale o il ministro cambia: fanno sempre il loro dovere. Noi li ringraziamo e ci sentiamo uniti a loro, soprattutto quando si trovano in condizioni di oggettiva difficoltà, di fronte a pochi isolati teppisti, con il volto coperto, con intenzioni inconfessabili che, per fortuna, vengono emarginati. Mi riferisco alle manifestazioni pacifiche nelle quali una grande folla di manifestanti ha potuto esprimere, in totale libertà, il proprio dissenso sulla presenza del Presidente degli Stati Uniti; non entro nel merito, non è questo il tema che stiamo approfondendo. Quando quella folla di manifestanti esprime il proprio dissenso nei confronti di pochi violenti, ciò è già sufficiente per condannare chi non sa che cosa significa manifestare.
Vorrei evidenziare anche che non si possono mettere sullo stesso piano le manifestazioni del 9 e del 12 giugno; non si può tentare una sorta di compensazione per dimostrare che da una parte siamo stati bravi e dall'altra meno bravi, che da una parte c'è stato eccesso di zelo e dall'altra c'è stato permissivismo. Continuo a ribadire, manifestando ancora la nostra vicinanza alle forze dell'ordine, che esse lavorano in condizione di oggettiva difficoltà e sono sempre all'altezza della situazione.
Tuttavia, per quanto riguarda la manifestazione dei pensionati, vorrei aggiungere che, al di là delle difficoltà (ogni decisione presa in quel contesto può essere giusta o meno giusta) è opportuno analizzare in modo approfondito le ragioni della protesta. Per quel che riguarda i pensionati,Pag. 18desidero spendere una parte del mio intervento perché, tra le difficoltà, almeno si renda onore al senso della manifestazione. Si è trattato di una manifestazione giusta che noi condividiamo. I Popolari-Udeur sono vicini ai pensionati e in questa sede vogliamo ribadire la nostra solidarietà per le loro rivendicazioni. Siamo loro vicini, abbiamo sempre sostenuto che occorra uno sforzo da parte del Governo per garantire più risorse per le pensioni, a cominciare da quelle più basse. Il nostro impegno è per il varo della legge sulla non autosufficienza e per questo ci batteremo quando si tratterà di destinare i fondi del famoso «tesoretto».
PRESIDENTE. Onorevole D'Elpidio, concluda.
DANTE D'ELPIDIO. Concludo, Presidente. Non è da Paese civile che un terzo delle persone anziane viva in condizioni di povertà. Le manifestazioni dei pensionati hanno evidenziato la richiesta di un giusto riconoscimento sociale per una delle categorie che più ha subito, negli ultimi anni, un arretramento del tenore di vita. Manifestiamo la nostra vicinanza a questa categoria.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, anche il gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI vuole portare il suo contributo all'informativa del Governo, facendo una riflessione a voce alta.
Signor Viceministro, quando si parla di poliziotti mi sembra di rivedere l'immagine di un gruppo comico: si chiamavano i Brutos. In qualunque situazione si venivano a trovare, c'era uno di loro che prendeva uno scappellotto; mi sembra che a questo si possano assimilare i poliziotti. Ci si continua a chiedere: se intervengono perché intervengono, se non intervengono perché non intervengono, se identificano qualcuno perché umiliano la persona con l'identificazione. Nessuno parla dei loro stipendi da fame, mentre si guardano solo gli stipendi dei pensionati, verso i quali anche noi siamo solidali - questo Governo, a differenza di quello precedente, non riesce a risolvere il problema delle pensioni -, e tuttavia si esprime loro solidarietà.
Dei poliziotti, che devono mantenere le famiglie, mandare i figli a scuola, dovendo fare dei sacrifici di orari, mentre le loro famiglie non sanno se ritorneranno a casa integri, poiché sono oggetto di sassaiole e di scontri dovendo solo subire, nessuno se ne occupa!
Ecco il senso della similitudine.
Il 12 giugno, venendo da palazzo Marini a Montecitorio, sono stato fermato da alcuni poliziotti che mi hanno chiesto il documento, l'ho mostrato e non mi sono sentito umiliato per questo. Ho visto le forze dell'ordine compiere il loro dovere, identificando chiunque passasse di lì, senza porre in essere alcun tipo di intervento verso i pensionati; lo ripeto: vi era una manifestazione in corso e la polizia ha fatto solo il suo dovere.
Quando la Regina Elisabetta è andata negli Stati Uniti le hanno preso le impronte digitali e non ha fatto tutto questo caos, perché queste sono le regole; se si viene meno a tali regole e si fa in modo che esse non vengano rispettate, si dà una cattiva immagine.
Non ce la possiamo prendere con le forze dell'ordine perché compiono il loro dovere; quando un cittadino viene identificato non può affermare di aver dovuto subire un'umiliazione, in quanto l'identificazione delle persone rientra tra i compiti delle forze dell'ordine.
Egregi colleghi, in relazione ai fatti oggetto dell'informativa, come gruppo esprimiamo tutta la nostra solidarietà agli uomini e alle donne della Polizia di Stato, e riteniamo che siano oggetto di una discriminazione da parte del Governo, del Ministro Amato e della sinistra massimalista. A questi uomini è stato negato l'elementare diritto di autodifesa declarato nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, in base alla quale a chiunque subisca ingiustamente un'aggressione fisicaPag. 19è riconosciuto il diritto di difendersi; eppure le nostre forze di polizia che, oltre agli insulti, hanno subito lanci di oggetti e sassaiole - per fortuna, solo undici poliziotti sono dovuti ricorrere alle cure dei sanitari - non possono continuare ad essere sottoposta a questi attacchi vili, perpetrati nei confronti di lavoratori che, anche in quanto tali, vanno rispettati.
Nessun manifestante, durante una manifestazione, può mettere in atto sassaiole e lanciare corpi contundenti contro dei lavoratori...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, ho già esaurito il tempo?
PRESIDENTE. Così pare.
LUCIO BARANI. Concludo, Presidente. Il nostro gruppo ritiene che sui fatti vi sia stato un comportamento serio e leale delle forze dell'ordine, e ci auguriamo che nel Governo, e soprattutto tra prefetto e questore, vi sia una sintonia vera, in base alla quale il prefetto impartisca le direttive in materia di ordine pubbliche, che poi il questore tecnicamente deve applicare, al fine di mettere questi lavoratori in condizioni di compiere il proprio dovere, anche identificando le persone che partecipano alle manifestazioni e isolando i facinorosi.
Un'ultima considerazione: le persone fermate sono già libere e i loro amici che erano con loro a complottare sono saliti sui treni gratuitamente a spese della collettività: anche questo non è giusto.
PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Governo.