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Discussione delle mozioni Germontani ed altri n. 1-00186, Pellegrino ed altri n. 1-00188, Mura ed altri n. 1-00189, Fabris ed altri n. 1-00190 e Volontè ed altri n. 1-00191 sulle misure di contrasto alla pedofilia.
(Discussione sulle linee generali)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
È iscritta a parlare la deputata Germontani, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00186. Ne ha facoltà.
MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per le politiche per la famiglia per la sua presenza, in un momento che il mio gruppo ritiene particolarmente importante.
Abbiamo chiesto alla Presidenza della Camera la calendarizzazione delle mozioni in esame, che hanno per oggetto la delicata questione della pedofilia. L'abbiamo chiesta alla vigilia della giornata del 23 giugno, la giornata di domani, nella quale attraverso numerosi siti Internet i pedofili di tutto il mondo si sono dati appuntamento per celebrare il Boy love day, la giornata dell'orgoglio pedofilo, con il dichiarato intento di diffondere la cultura della pedofilia e di solidarizzare con i violentatori di bambini in carcere.
Credo che ci siano circostanze in cui un Parlamento, anche se vuoto come oggi, debba essere richiamato ad un momento di forte responsabilità. Oggi iniziamo la discussione delle mozioni, in seguito proseguiremo l'esame e le voteremo, e mi auguro che tutto il Parlamento sia solidale nel chiedere un impegno forte su quello che consideriamo un terribile crimine, e quindi un impegno forte delle istituzioni nella lotta contro di esso.
L'iniziativa di domani è solo l'ultima manifestazione di un fenomeno che assume dimensioni sempre più inquietanti per numero di adepti e per la quantità di materiale osceno diffuso ogni giorno attraverso i canali della comunicazione telematica. La diffusione di foto, film e immagini pornografiche oggi trova ampio mercato su Internet, dove è sempre più frequente e inquietante anche lo scambio di materiale pedopornografico. L'individuazione dei pedofili nella rete non è un compito facile, perché essi cambiano con frequenza le loro tecniche di adescamento e gli agenti della polizia postale e delle comunicazioni hanno scoperto che, se per adescare un bambino, i pedofili scelgono nomi tratti da fumetti o cartoni animati, per riconoscersi fra di loro invece utilizzano un nickname di tipo diverso, cioè un nomignolo.
Tra l'ottobre 2004 e il settembre 2005 sono state 3.106 le segnalazioni inviate a Stop-It, un sito web creato dall'associazione Save the Children nel 2002, cui è possibile segnalare la presenza di materiale pornografico individuato in rete, e che, fino a oggi, ha ricevuto più di 7.700 segnalazioni. Nel 2005 esse sono aumentate, rispetto all'anno precedente, del 10 per cento, e nella maggior parte dei casi sono riferite a siti pedopornografici. Il dato più significativo riguarda però le segnalazioni di file sharing, ovvero file messi in condivisione sul web e scaricati gratuitamente, che sono cresciute dell'85,4 per cento, passando da 165 a 306. Anche le e-mail indesiderate, le cosiddette spam, contenenti link o foto pedopornografiche sono quasi raddoppiate, passando da 428 a 631. Inoltre l'abbinamento di Internet al telefono cellulare, con la possibilità di inviare immagini, aumenta le occasioni per i minori di esposizione a materiale pedopornografico, di molestie e di adescamento a scopo sessuale.
I dati che arrivano invitano ad una riflessione attenta sull'evoluzione continua della pedofilia in Internet e sul ruolo che ciascun soggetto - il legislatore, le istituzioni, la polizia, i provider, le associazioni specializzate - è chiamato a svolgere, con particolare attenzione ad evitare ritardi ed indecisioni, i cui costi, per le bambine e i bambini coinvolti, sono ancora tanto alti da risultare davvero incalcolabili.
Si stima che un sito pedopornografico registri da un minimo di 7 mila ad un massimo di 20 mila contatti al giorno, e l'aumento di questo tipo di siti fra il 1997 e il 2005 è stato del 1.500 per cento (del 60 per cento solo nell'ultimo anno). Si tratta di dati allarmanti, ma che rappresentano soltanto la punta di un iceberg: infatti, gli esperti della polizia postale ePag. 23delle comunicazioni rilevano come le violenze avvengano ancora e soprattutto fra le mura domestiche e non riguardino solo le famiglie degradate, ma tutte le classi sociali e tutte le categorie di professionisti. È di tutta evidenza, quindi, che il permissivismo estremo, la tolleranza e l'eccessiva indulgenza rispetto ad ogni tipo di comportamento portano a simili degenerazioni.
David Riegel è l'ideologo del Boy love day, ed ha fondato la Safe Haven Foundation, il sito che espone la teoria del pedofilo responsabile. Riegel giustifica la perversione sui minori, affermando che il vero danno non è rappresentato dal rapporto sessuale in sé, poiché esso in molti casi si svolge con il consenso delle parti, ma che sono le terapie successive, la manipolazione di familiari e medici, ad interpretare l'atto come perverso, senza considerare - afferma Riegel - la libera adesione delle parti. Si tratta però di una libertà falsa, di una deviazione morale frutto della cultura permissiva: queste frasi sono sconcertanti, ma raccolgono sempre più consensi; basti pensare che Riegel ha raccolto oltre 40 mila firme contro l'opposizione fatta al Boy love day.
A mio avviso dobbiamo prendere le distanze da due atteggiamenti culturali opposti nei confronti della pedofilia, entrambi pericolosi e che paradossalmente si rafforzano a vicenda: uno è quello della caccia alle streghe, nutrito da una sospettosità persecutoria e sessuofobica, scatenata in un'indefessa ricerca di colpevoli da giustiziare; l'altro è quello snobistico di una sorta di tollerantismo che si schiera a difesa della libertà sessuale anche nei casi dei crimini più indicibili, o che pretende di fare tendenziosi distinguo fra coloro che «consumano» bambini e coloro che «consumano» immagini di bambini.
Sono molti ancora i casi che potrei citare: non ultimo quello della recente e sconvolgente scoperta da parte dell'associazione Meter di don Di Noto - che da tempo si adopera per combattere il fenomeno della pedofilia - di una TV in webcasting (cioè visibile tramite Internet) dedicata al childlove: una TV nata per spiegare la gioia di abusare dei minori. Inoltre, da uno studio della Caramella buona, un'associazione che da anni si batte per la tutela dei minori, è emerso che in Italia sono quindici le organizzazioni pedofile che si autodefiniscono culturali e che l'Italia è il secondo Paese al mondo per visite alla Thailandia per turismo sessuale a danno dei minori.
La prima Conferenza internazionale sul tema del turismo e dello sfruttamento sessuale infantile a fini commerciali - svoltasi nel marzo di quest'anno a Madrid - ha evidenziato come nei prossimi cinque-sette anni le cifre sul fenomeno della pedofilia saranno sempre più allarmanti. Basti considerare il dato italiano: nel solo 2006 si è registrato un aumento del 30 per cento dei casi di abuso sessuale su minori rispetto agli anni precedenti. I centri nevralgici individuati sono la Lombardia, il Veneto, il Lazio e la Campania. Per quanto riguarda gli abusi nelle scuole, il settimanale Panorama ha recentemente pubblicato un'inchiesta, basata su un rapporto della Corte dei conti, da cui emerge che, sugli oltre cinquanta casi accertati ai quali hanno fatto seguito condanne con sentenza definitiva per reati sessuali nelle scuole italiane, diciotto persone sono ancora in servizio. Inoltre, mentre taluni dei condannati sono stati almeno trasferiti, altri - dopo un periodo di sospensione dal lavoro - sono addirittura tornati nella stessa scuola dove lavoravano in precedenza. Questo rappresenta, come è facile immaginare, un doppio trauma per il bambino vittima di violenza, che non solo non vede condannato il proprio seviziatore, ma rischia anche di diventare nuovamente bersaglio delle sue attenzioni deviate.
Secondo le stime riportate nell'ultimo rapporto ONU sulla violenza sui bambini, nel mondo i minori costretti a subire violenze sessuali sono oltre 63 milioni ogni anno. È proprio di oggi la notizia, riportata dal Corriere della sera, relativa alle violenze sessuali che in Australia subiscono i bambini aborigeni. Il quotidiano riferisce di minori vittime di pedofili ubriachi, in un minuscolo Stato a 250 chilometri da Darwin. È un fenomenoPag. 24odioso e drammatico, che va inquadrato nella gestione da parte del governo di quelle comunità locali, appunto aborigene, che da oltre quarant'anni vivono in isolamento e hanno trasformato i loro villaggi in ghetti, isolati dal resto del Paese, senza leggi, con la popolazione femminile e i minori vittime di costanti violenze.
Si tratta, pertanto, di una vera piaga. Il rapporto, che da don Fortunato Di Noto è stato definito l'olocausto bianco, ha denunciato come tra i fenomeni di violenza sui minori più gravi, ma anche meno noti, vi siano quelli della cosiddetta violenza assistita sui bambini, che si verifica quando i piccoli abbiano assistito al maltrattamento e all'abuso sessuale di un fratello o della propria madre. Si tratta di un fenomeno poco conosciuto e sottovalutato rispetto alla gravità dei danni che possono derivarne, e che si stima riguardi circa un milione di minori in Italia.
Con la legge 20 marzo 2003, n. 77, l'Italia si è assunta l'impegno di istituire il garante nazionale dei diritti dell'infanzia, al quale, tuttavia, non si è ancora adempiuto. Il garante, che già è stato istituito in molti paesi e anche in alcune regioni italiane, si prefigge il compito di tutelare i diritti e gli interessi dei minori attraverso la vigilanza sull'applicazione delle leggi che li proteggono e l'accoglimento di richieste e lamentele, informando e orientando l'azione dei pubblici poteri a favore dei diritti dei minori.
Vorrei inoltre portare all'attenzione dell'Assemblea che l'ordine del giorno Buontempo n. 9/1287/104, presentato nel luglio 2006 in occasione della conversione in legge del decreto-legge n. 181 del 2006 sulla riorganizzazione dei ministeri, chiedeva, alla luce della difficile individuazione delle competenze ministeriali in materia di difesa dei diritti dell'infanzia, che si trovasse un'intesa al fine di una sollecita approvazione delle proposte di legge relative all'istituzione di un garante, ma nonostante l'accoglimento dell'atto da parte del Governo, ancora nulla è stato fatto.
È evidente che questi ritardi e queste incertezze da parte del Governo non fanno altro che accrescere il numero delle vittime. Di fronte ad un crimine vergognoso come quello della pedofilia, la politica ha il dovere di fare qualcosa di più che scandalizzarsi. L'Italia è tra i sottoscrittori della Convenzione del Consiglio d'Europa sul cybercrime, la criminalità informatica, firmata a Budapest il 23 novembre 2001 ed entrata in vigore il 1o luglio 2004, che riserva grande attenzione alla repressione dei fenomeni di pornografia infantile, ai quali dedica l'articolo 9, includendo tra i crimini aventi contenuto inerente alla pedopornografia la produzione, l'offerta, la messa a disposizione, la diffusione, la trasmissione e il procacciamento o possesso di materiale pedopornografico mediante sistema informatico. Tale Convenzione non è ancora stata ratificata da parte del nostro Paese.
L'obiettivo cardine della Convenzione è la promozione di una politica comune, intesa a tutelare la società dai crimini informatici, adottando una legislazione appropriata e realizzando una fruttuosa cooperazione a livello internazionale. Rappresenta, quindi, uno dei migliori strumenti a nostra disposizione per contrastare tale fenomeno, visto anche i numerosi porti franchi telematici internazionali ed europei, come il Liechtenstein, in cui pedofili possono collocare indisturbati i loro siti.
Nella lotta alla pedofilia, inoltre, è importante sostenere, con gli adeguati strumenti amministrativi e finanziari, lo sforzo compiuto dalle forze dell'ordine, con particolare riguardo alla diffusione del fenomeno attraverso i canali telematici. La nostra polizia postale, una delle migliori del mondo, sta svolgendo un grande lavoro, ma è indispensabile che essa venga dotata degli strumenti più innovativi e all'avanguardia per contrastare la pedofilia on line.
Inoltre, occorre riconsiderare anche il codice penale, perché in materia di pedofilia e di violenza sui minori non solo va sostenuta l'azione delle forze dell'ordine, anche attraverso il controllo dei canali telematici, ma va soprattutto concepita una legislazione più intransigente, in gradoPag. 25di individuare i responsabili e di prevenire e reprimere tale fenomeno con pene e sanzioni più adeguate.
Pertanto, a nome del mio gruppo, con la presente mozione, chiedo al Governo di sostenere, con adeguati strumenti amministrativi e finanziari, lo sforzo sostenuto dalle forze dell'ordine nel contrasto alla pedofilia e di adottare ogni iniziativa atta a garantire la sicurezza dei bambini e degli adolescenti all'interno delle istituzioni scolastiche, da un lato, realizzando un efficiente sistema di monitoraggio e, dall'altro, garantendo che i dipendenti del Ministero della pubblica istruzione che abbiano subito condanne passate in giudicato per reati sessuali siano allontanati in via definitiva dalle strutture scolastiche.
Chiediamo di coordinare in modo efficace l'operato dei singoli ministeri, sia in ordine alla lotta alla povertà, sia in ordine agli aiuti e al sostegno alle famiglie ed ai minori, monitorando e analizzando la quota di finanziamenti che l'Italia destina ogni anno complessivamente e specificatamente ai bambini, ponendo rimedio all'eccessiva frammentazione dei fondi per l'infanzia tra i diversi dicasteri.
Invitiamo il Governo, nell'ambito dei lavori parlamentari, a procedere tempestivamente, sia alla ratifica della Convenzione relativa alla criminalità informatica, sia alla calendarizzazione ed approvazione delle proposte di legge volte ad istituire la figura del garante dell'infanzia.
Chiediamo, inoltre, di approvare e di approntare specifiche politiche e programmi mirati di prevenzione primaria e secondaria contro le violenze sui minori, prestando attenzione alle nuove forme di maltrattamento di cui ho parlato nel corso del mio intervento; si tratta di maltrattamenti e di abusi scarsamente conosciuti e sottovalutati come, ad esempio, la violenza assistita.
Il gruppo di Alleanza Nazionale è fortemente impegnato su questo fronte, e non da oggi. Abbiamo chiesto con forza la calendarizzazione, come ho detto all'inizio del mio intervento, della mozione nella giornata odierna, alla vigilia della giornata del Boy love day; siamo impegnati nelle piazze, tra la gente e nel Parlamento europeo. Siamo sicuri che tutto il Parlamento si unirà a noi su questo fronte e nel chiedere al Governo un impegno che renderà nobile la nostra presenza in quest'aula.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pellegrino, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00188. Ne ha facoltà.
TOMMASO PELLEGRINO. Signor Presidente, saluto e ringrazio il Ministro Bindi per la sua presenza che, ancora una volta, dimostra quanto il Governo e il Ministro stesso siano sensibili ad un problema così sentito come quello della pedofilia.
Nei giorni scorsi particolare scalpore ed indignazione ha destato l'iniziativa intrapresa per via telematica dal titolo Boy love day, ossia la giornata dell'orgoglio pedofilo, che si celebrerà domani, 23 giugno. Si tratta di una vergognosa e ignobile iniziativa internazionale, promossa da diverse associazioni che dialogano attraverso siti Internet con lo scopo di diffondere la «cultura della pedofilia» e solidarizzare con i violentatori di bambini in carcere.
Diversi sono stati i mezzi di informazione che si sono occupati di questo tema negli ultimi giorni. Tra i primi, vorrei ricordare il quotidiano Epolis che ha promosso un appello rivolto all'Unione europea, all'UNICEF e a tutte le istituzioni, affinché il Boy love day non si celebri e affinché vengano oscurati tutti i siti Internet in cui si sta propagandando tale iniziativa criminale. Meritoriamente, il nostro Paese è riuscito, nei giorni scorsi - per merito del sofisticato lavoro della polizia postale (che ringraziamo) e della collaborazione dei provider italiani - a bloccare, di fatto, su tutto il territorio nazionale, l'accesso al sito tedesco incriminato di promuovere detta vergognosa iniziativa.
A fronte del generale miglioramento delle condizioni di vita, nel mondo occidentale si assiste ad un pericoloso incremento del fenomeno della pedofilia, sia in ambito extrafamiliare sia in ambito intrafamiliare. L'avvento di Internet ha consentito -Pag. 26e, purtroppo, favorito - da una decina di anni il consolidarsi di una nuova dimensione organizzata della pedofilia che, grazie al web, ha posto in connessione tra di loro pedofili di tutto il mondo che, sfruttando l'anonimato del mezzo telematico, hanno costituito vere e proprie reti criminali al cui interno vengono scambiati materiali pedopornografici e vengono pensati, progettati e realizzati gli abusi.
L'attuale livello di sviluppo tecnologico consente la diffusione di aberrazioni criminali, contro cui ancora oggi si fatica a trovare strumenti realmente validi per individuare e punire i responsabili. Nel nostro Paese l'impegno contro l'abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori è stato - ed è - senza dubbio importante ed ha portato a dotarci di una legislazione complessivamente tra le migliori a livello europeo.
Con la legge 3 agosto 1998, n. 269, il Parlamento italiano ha introdotto nell'ordinamento giuridico norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale in danno dei minori quali nuove forme di riduzione in schiavitù, che, insieme a quelle introdotte con la legge n. 66 del 1996 sulla violenza sessuale, costituiscono norme avanzate a tutela dell'interesse superiore dei minori e nel contrasto ai reati legati alla pedofilia e allo sfruttamento sessuale; la legge n. 269 del 1998 ha altresì dato attuazione all'impegno assunto dal nostro Paese in virtù della Convenzione di New York sul diritti del fanciullo del 20 novembre 1989, resa esecutiva in Italia con la legge 27 maggio 1991, n. 176. Quindi, con la legge 6 febbraio 2006, n. 38, recante «Disposizioni in materia di lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pedopornografia anche a mezzo Internet», il nostro Paese si è dotato di un ordinamento normativo importante in materia di tutela dei minori e di contrasto allo sfruttamento sessuale dei bambini e alla pornografia infantile.
Il contesto normativo italiano si dimostra ampiamente esaustivo dal punto di vista delle disposizioni necessarie a contrastare lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pornografia infantile e, in tal senso, concorre a rafforzare il principio secondo cui questi fenomeni costituiscono gravi violazioni dei diritti dell'uomo e del diritto fondamentale di tutti bambini ad una crescita, ad un'educazione e ad uno sviluppo armonioso. Va evidenziato, tuttavia, che, non altrettanto esaustivi ed efficaci sono gli strumenti operativi attualmente disponibili tramite cui assicurare una reale osservanza delle vigenti norme di contrasto allo sfruttamento sessuale dei bambini.
Sottopongo alla vostra attenzione alcuni dati, per renderci conto delle dimensioni di questo vergognoso fenomeno: l'Internet watch foundation stima che il numero dei siti che veicolano materiale pedofilo sia aumentato del 1.500 per cento dal 1997 al 2005; 400 siti pedofili sono stati oscurati e sequestrati in Italia negli ultimi quattro anni; la vendita di materiale pedopornografico via Internet genera un profitto di circa un miliardo di euro; ogni anno si contano due milioni di nuove vittime, mentre si sta diffondendo l'infantofilia, cioè la violenza su neonati e piccoli fino a cinque anni di età. Nel mondo sono oltre 73 milioni ogni anno, secondo le stime riportate nell'ultimo rapporto dell'ONU sulla violenza sui bambini, i minori costretti a subire violenze sessuali. Don Fortunato Di Noto, parroco di Avola (Siracusa), che ha fondato l'associazione Meter e che lotta proprio contro la pedofilia, la definisce giustamente «l'olocausto bianco». Agli indispensabili e urgenti interventi repressivi per contrastare con efficacia il fenomeno della violenza sui minori, è importante affiancare il contributo di tutti i soggetti direttamente o indirettamente coinvolti: istituzioni, mass media, associazioni, famiglie, ai fini della consapevolezza della società civile.
In Italia, la polizia postale e delle comunicazioni svolge un lavoro valido ed efficace, purtroppo, però, non ha il potere di chiudere siti esteri, proprio quando la gran parte dei siti in questione sono stranieri. La natura transnazionale delle organizzazioni di pedofili impone, quindi, l'attivazione di una rete di contatti operativiPag. 27tra le forze di polizia di tutto il mondo per scambi di informazioni in tempo reale. È opportuno, inoltre, considerare che, in base a quanto documentato dalle indagini giudiziarie e dalla letteratura scientifica internazionale, il rischio di recidiva dei pedofili rimane pressoché inalterato nel tempo e, quindi, ben oltre il periodo di detenzione previsto in caso di condanna penale. Tale fattore, pertanto, suggerisce l'attivazione di interventi di prevenzione e di controllo. La pedofilia, prima ancora di estrinsecarsi in un atto delittuoso, è, infatti, soprattutto un disturbo della sfera sessuale, con rilievo dal punto di vista psichiatrico, e in ambito medico sono stati, quindi, elaborati diversi modelli trattamentali.
Con riferimento al trattamento psicoterapeutico dei delinquenti sessuali, uno studio condotto in Olanda negli anni Novanta aveva rivelato che la percentuale di recidiva varia dal 36 all'80 per cento ove non vi sia trattamento, mentre si va dallo zero al 18 per cento in caso di trattamento effettuato.
Il gruppo dei Verdi chiede al Governo di impegnarsi su due fronti: sul fronte nazionale e su quello comunitario. Per quanto concerne l'ambito nazionale, chiediamo al Governo di istituire un'agenzia nazionale per la prevenzione e il contrasto agli abusi sui minori - noi Verdi abbiamo anche presentato una proposta di legge che va in questa direzione - al fine di consentire un costante monitoraggio quantitativo e qualitativo del fenomeno, attraverso studi specialistici e ricerche in collegamento con organismi investigativi italiani ed esteri, e la creazione e la gestione di una banca dati di soggetti e informazioni investigative, provenienti anche da attività di contrasto all'estero e contenente elementi correlati alla pedofilia e agli abusi sui minori in genere, come momento fondamentale per un'indispensabile attività di intelligence e di supporto investigativo agli organismi di polizia giudiziaria.
Chiediamo, inoltre, di rafforzare i controlli della polizia postale, anche attraverso più adeguate risorse finanziarie, che consentano - tra l'altro - l'utilizzazione di metodi tecnologici di indagine sempre più sofisticati, ormai indispensabili per contrastare la pedofilia on line.
Chiediamo anche di assumere l'iniziativa - alla luce dei numerosi studi medico-comportamentali esistenti che individuano nella maggior parte dei casi nella pedofilia un disturbo della sfera sessuale - di opportune disposizioni legislative che favoriscano il recupero dei delinquenti sessuali, prevedendo un trattamento terapeutico individuale per la persona che ha commesso questi specifici reati o che si ritenga in procinto di commetterne di nuovi e l'attivazione di interventi di prevenzione e di controllo.
Chiediamo al Governo un impegno anche in ambito comunitario, invitandolo ad adoperarsi, nell'ambito delle proprie prerogative, al fine di proporre l'avvio di una sessione straordinaria del Parlamento europeo, che affronti il drammatico fenomeno della criminalità pedopornografica nei confronti dei minori. Chiediamo un impegno per la definizione di un ineludibile quadro di intervento comune - ancora sostanzialmente assente - e di una legislazione omogenea a tutti gli Stati membri dell'Unione europea. Chiediamo, infine, di intensificare la cooperazione internazionale giudiziaria e di polizia nella lotta alla pornografia infantile e alla violenza sessuale sui minori.
Noi Verdi riteniamo che, con questa mozione, il Parlamento debba dare un segnale forte e deciso nei confronti di una iniziativa, il Boy love day, che rappresenta un episodio veramente vergognoso. Riteniamo inoltre necessario esprimere anche una forte condanna nei confronti di tutte quelle iniziative che vanno nella direzione contraria alla tutela dei minori e dei bambini.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Cosentino. Ne ha facoltà.
LIONELLO COSENTINO. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, il gruppo dell'Ulivo non ha presentato una propria mozione su questo tema perché ritiene che sia utile provare ancora a costruire unPag. 28documento da parte dell'insieme delle forze politiche presenti in Parlamento, come segnale - al di là della diversità dei ruoli politici - di un sentire comune molto importante su un tema che anche noi riteniamo di straordinaria importanza e drammaticità.
Ed è dunque per questo motivo che, se possibile, lavoreremo ancora, prima della votazione, per costruire un documento dell'insieme di tutte le forze parlamentari di impegno al Governo per una lotta senza quartiere alla pedofilia. Ciò che è avvenuto in questi giorni, questo Boy love day, dà il senso di ciò che si muove e cresce, in particolare nel mondo di Internet. Abbiamo apprezzato la rapidità con cui il Governo e le forze di sicurezza si sono mossi, il lavoro della polizia postale con l'oscuramento dei siti e riteniamo che non vi sia alcun dubbio che la lotta debba essere netta, forte, senza esitazioni e capace di intervenire su uno dei crimini di violenza più grave, verso bambini indifesi.
Concordo con moltissime considerazioni svolte dalla collega Germontani e dal collega Pellegrino. Alla collega Germontani vorrei dire solo questo. Ella ha dichiarato che questi fenomeni criminali, questi delitti di enorme gravità, con cui si arricchiscono, tra l'altro, organizzazioni internazionali con il traffico internazionale di materiale pedopornografico, sono figli di un permissivismo estremo.
Credo che affermare ciò, offra quasi una sorta di giustificazione culturale che non vorrei dare a chi si rende responsabile di atti di tale gravità. Credo che insieme dobbiamo segnare un discrimine invalicabile tra i principi di libertà sessuale tra adulti consenzienti, al di là delle opinioni di ciascuno, e l'elemento di violenza - che è sempre tale - nei confronti di un minore. Al di là di ogni altro elemento di valutazione, in ciò risiede la gravità di un fatto, che costituisce certamente un reato, ma che rappresenta anche un degrado culturale e spesso, come è stato detto dal collega Pellegrino, una devianza psichiatrica grave.
Non sono un esperto di psichiatria né di psicologia per sapere se tale fenomeno è figlio della repressione sessuale o no, e, del resto, la risposta all'interrogativo non m'interessa; mi preme, invece, che la battaglia per difendere i bambini dalla violenza, in tutti i momenti della loro infanzia, sia comune. La violenza avviene certamente attraverso Internet, ma si perpetra anche nelle istituzioni e spesso in famiglia; occorre, dunque, che le istituzioni sappiano capire, orientare e sviluppare le politiche d'intervento, e che siano capaci di seguire l'andamento del fenomeno e disporre delle risorse adeguate per realizzare gli obiettivi prefissati.
L'organo competente potrà essere un osservatorio, un'agenzia o l'ufficio del Garante: possiamo deciderlo insieme; così come insieme possiamo individuare gli strumenti d'azione più efficaci. Ciò che a me pare importante è che il Parlamento dia un segno forte di attenzione perché tutti riteniamo che questo crimine vada combattuto con la durezza necessaria.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mellano. Ne ha facoltà.
BRUNO MELLANO. Signor Presidente, colleghi, un recente lancio dell'agenzia Reuters di Milano ci fornisce alcuni dati di riflessione, dai quali vorrei partire per svolgere il mio breve intervento.
In Italia, almeno un ragazzo su sei è stato vittima di abusi sessuali nell'infanzia o nell'adolescenza, e ogni anno vi sono almeno 41 mila casi di violenza su minori, ma per ogni episodio accertato, cento non vengono denunciati perché il 90 per cento delle violenze si consuma fra le mura domestiche. È quanto emerge da una ricerca condotta dal dipartimento di sanità pubblica dell'Università degli studi di Milano, secondo la quale, su un campione di 3 mila studenti milanesi nelle scuole secondarie superiori, è emerso che il 14 per cento, in maggioranza bambine e ragazze, è stato vittima di episodi di violenza o di abuso durante l'infanzia o l'adolescenza.
Il dato conferma un'analisi comune a tutti gli interventi e al sentire dell'intero Parlamento su un problema che è storico e antico, ma che ha assunto forme ePag. 29dimensioni nuove, certamente anche grazie ad un utilizzo spregiudicato della rete telematica globale, che permette l'uso di nuove connessioni e lo sviluppo di molte positive libertà, ma è indubbio che permetta, anche, l'esistenza di organizzazioni criminali più scientifiche e più moderne.
Intervengo a nome de La Rosa nel Pugno che questa mattina ha organizzato in questo ramo del Parlamento, presso la sala delle colonne, un convegno che riteniamo molto importante proprio perché ha attinenza con il problema di cui stiamo discutendo, il cui titolo è: «La repressione sessuale: una politica che genera violenza». Occorre riflettere e avere uno sguardo lucido sulle radici profonde di un disagio sociale e individuale crescente; noi poniamo l'accento su questo aspetto del problema in quanto lo riteniamo il nucleo centrale, ma voglio dire chiaramente che ho condiviso ed ho trovato assolutamente ragionevoli e sottoscrivibili molti degli spunti dell'intervento della collega Germontani.
In particolare nella parte centrale, laddove richiamava il doppio rischio: da una parte, quello della caccia alle streghe; dall'altra, quello di una giustificazione generica di un permissivismo e di un relativismo che non sa leggere il dato concreto. Dato concreto che, come ci ricordava ora il collega dell'Ulivo, è inequivocabile laddove c'è violenza, laddove c'è diritto negato all'infanzia e al vivere le fasi della transizione fisico-sessuale del ragazzo che cresce, laddove c'è il crimine, e quindi la violenza propriamente detta.
Pertanto su tale argomento, come Parlamento, abbiamo un ampio margine di manovra, sia perché il problema conosce fenomeni e aspetti nuovi sia perché, come accade in molti casi, abbiamo dei termometri della situazione in grado di farci riflettere. Recentemente mi sono recato al carcere di Verbania, dove da alcuni mesi è stata aperta una sezione particolare per i sex offenders; il carcere di Bollate ne ha una molto attiva da anni, nella quale si stanno sperimentando interventi veri e concreti. Molte volte, infatti, i nostri provvedimenti e le nostre dichiarazioni rischiano di essere delle gride manzoniane senza ricaduta concreta.
Allora, cerchiamo di operare e di capire come intervenire, poiché non è sufficiente reprimere o arrestare la violenza. Certamente ciò è importante, necessario e rappresenta il primo passo concreto, ma non si può pensare di chiudere in carcere una persona con accuse così infamanti (peraltro, in molti casi, con il procedere dell'inchiesta della magistratura, si scopre che le vicende sono andate diversamente da come sembrava durante la fase iniziale). Occorre, invece, essere consapevoli che su queste persone è necessario intervenire con tecniche e progetti specifici e moderni, che il Governo e il Parlamento devono trovare le risorse per procedere con interventi di prevenzione, di repressione, ma anche di riabilitazione, di recupero, di cura e, sostanzialmente, con interventi concreti e positivi.
Un rischio di tale dibattito, che ho ritrovato anche in alcuni passaggi della mozione Germontani, è quello di un certo strabismo: non si può non vedere che il dato della famiglia, all'interno di tale fenomeno, rappresenta un elemento anche di crisi, non solo di protezione. Il dato di come intervenire, prevenendo il fenomeno e favorendone l'emersione in questo momento deve partire da una riflessione senza paraocchi rispetto alla famiglia.
Occorre anche sottolineare che è importante parlare della scuola e individuare, come è stato fatto, il dato di contraddizione relativo a persone condannate che, successivamente, rientrano nell'ambiente di lavoro, ovvero nella stessa situazione che ha favorito, indotto o coltivato la devianza e la violenza. È necessario non avere paraocchi e affermare, come si sta cominciando a fare, che anche in certi ambienti - e devo citare i casi internazionali e nazionali relativi alla Chiesa cattolica - dobbiamo avere la forza di leggere il fenomeno e di guardare con lucidità.
Il convegno di oggi, organizzato dal collega Maurizio Turco con l'associazione Anticlericale.net, ha come testimoni privilegiatiPag. 30alcuni esponenti americani che testimoniano e denunciano, al di là e oltre di quanto già fatto da una trasmissione della RAI, episodi fortemente indicativi di come la trasgressione sessuale, in particolari ambienti di rigida conservazione e repressione, rischia di essere incentivata invece che impedita e superata.
Sul tema si potrebbero leggere anche interessanti riflessioni provenienti dal mondo cattolico: ne ho trovate alcune del Centro studi teologici di Milano, critiche nei confronti delle impostazioni del cardinale Ratzinger. Ciò, unito ad alcune ambiguità che hanno caratterizzato la gestione di casi internazionali, è il sintomo di un problema nell'affrontare questo dato che, però, spinge ad aggravare il fenomeno e non a superarlo ed affrontarlo. Quando si ha la leggerezza di creare trait d'union ingiustificati, come omosessualità e pedofilia, si rischia di far precipitare il dibattito in un confronto-scontro che non ci conduce da nessuna parte. Termino qui il mio contributo alla riflessione - che tale voleva essere - affermando che molti sono gli aspetti oscuri della vicenda.
Con il gruppo dei Radicali, sin dagli anni Novanta, insieme al segretario del partito Olivier Dupuis, eurodeputato belga eletto in Italia, abbiamo lanciato allarmi e denunce prima che esplodesse il caso belga di una connessione, giunta addirittura fino all'entourage della famiglia reale, che è stata coperta per anni. Si possono anche consultare, al riguardo, le interrogazioni al Parlamento europeo e le denunce puntuali.
Non abbiamo paura di affrontare questo tema, ma bisogna saper salvare dalla «caccia alle streghe» la libertà di espressione e la libertà di confronto vero e profondo su un dato sensibilissimo e delicatissimo, che deve vederci assolutamente uniti, in maniera convinta, contro le violenze, gli abusi e il mancato rispetto dell'infanzia e dell'adolescenza. Su tali basi anch'io spero si possa raggiungere un comune ragionare ed un operativo e concreto livello di iniziativa politica, che ci porti a dotare di infrastrutture, capacità e competenze tecniche la polizia postale, gli strumenti di prevenzione, le strutture carcerarie e il Ministero della giustizia, per costruire percorsi di recupero e di reinserimento sociale.
Ricordo che, in Italia, l'ergastolo è ormai superato e di fatto non esiste più da anni: chiunque sia accusato, e anche riconosciuto colpevole di questi reati, ritorna in società. Abbiamo il compito, quindi, di affrontare tale rientro, trovando - siamo uno Stato avanzato, sotto molti aspetti all'avanguardia - i canali migliori per intervenire efficacemente su un problema che però è anche - e soprattutto - un problema culturale, con il quale le nostre società affrontano il livello della sessualità.
Invito tutti a riflettere su come, più che il permissivismo, la repressione sessuale rischia di costituire un elemento che danneggia la battaglia comune contro la violenza e i crimini: tale elemento ci vede sullo stesso fronte di battaglia quotidiana e di attività, che spero si voglia portare avanti con concretezza ed efficacia.
PRESIDENTE. Constato l'assenza della deputata Capitanio Santolini, iscritta a parlare: si intende che vi abbia rinunciato.
Non vi sono altri iscritti a parlare, e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.