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Discussione del disegno di legge: S. 1566 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 11 maggio 2007, n. 61, recante interventi straordinari per superare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e per garantire l'esercizio dei propri poteri agli enti ordinariamente competenti (Approvato dal Senato) (A.C. 2826) (ore 20,03).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 11 maggio 2007, n. 61, recante interventi straordinari per superare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e per garantire l'esercizio dei propri poteri agli enti ordinariamente competenti.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 2826)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare di Forza Italia ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che l'VIII Commissione (Ambiente) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, deputato Margiotta, ha facoltà di svolgere la relazione.
SALVATORE MARGIOTTA, Relatore. Signor Presidente, onorevoli deputati, inizio la trattazione della mia relazione dai motivi della decretazione d'urgenza. Gli stessi sono di tutta evidenza dalle immagini televisive che quotidianamente vediamo, ma voglio fornire qualche dato per rendere edotto il Parlamento della complessità della situazione.
Il 31 maggio 2007, in sede di audizione presso la XIII Commissione del Senato, i rappresentanti del Commissariato hanno fornito i seguenti dati: esistono attualmente 250 mila tonnellate di rifiuti accumulate presso i sette impianti ex CDR, 380 mila tonnellate presso i siti di stoccaggio provvisorio, 300 mila tonnellate ancora per strada. Vi è un totale, dunque, di 950 mila tonnellate che a quella data risultavano non smaltite e necessitanti di un sito ove essere conferite.
La situazione è di evidente complessità. L'emergenza, peraltro, è stata prorogata al 31 dicembre con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 25 gennaio 2007.Pag. 71
Il cuore del decreto è, a mio parere, l'articolo 1, che individua esattamente i siti da adibire a discarica. Voglio anche aggiungere che è di oggi la notizia secondo la quale la Commissione europea ha avviato un procedimento di infrazione proprio in relazione all'emergenza rifiuti in Campania. La Commissione ritiene che l'Italia sia venuta meno agli obblighi della direttiva perché non ha creato una rete di impianti di smaltimento idonea ad assicurare un elevato livello di protezione dell'ambiente e della salute umana in Campania. Ciò costituisce un ulteriore motivo di emergenza.
Voglio anche immediatamente esprimere un giudizio politico. La situazione è negativa e nuoce fortemente all'immagine del Paese, del Mezzogiorno, della Campania. Inoltre, ne determina negativi influssi sul turismo e sull'economia. Sarebbe però un errore se questa discussione divenisse un processo, se fosse indirizzata a maramaldeggiare. Questa discussione deve essere invece votata all'immediata conversione di un decreto-legge, la cui urgenza è, appunto, di tutta evidenza.
Trovo, peraltro, condivisibile l'impostazione ed i giudizi contenuti nella relazione territoriale sulla Campania, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti il 13 giugno 2007, pochi giorni fa, peraltro con una grande convergenza delle forze politiche di maggioranza e di opposizione. In essa, si evidenzia come intraprendere un percorso mirato al graduale ritorno alla normalità sia un dovere indifferibile, per Governo, regioni, province e comuni, oltre che per il commissario delegato. A tal fine, nella relazione si esprime la necessità di non alterare la sequenza operativa delineata dal decreto-legge 11 maggio 2007, n. 61, il cui disegno di legge di conversione è stato già modificato e migliorato al Senato.
È necessario dare assoluta priorità all'individuazione delle discariche; avviare contemporaneamente il commissioning del termovalorizzatore di Acerra; avviare la realizzazione di impianti basati su soluzioni tecnologiche anche diverse dalla termovalorizzazione; programmare la manutenzione straordinaria e, più in generale, il revamping dei sette impianti per la produzione del CDR (come dirò, uno dei problemi seri che ci sono in Campania è proprio connesso alla scarsa qualità del prodotto che tali impianti forniscono, anche se realizzati in tempi recenti).
In tale contesto, bisogna inserire e sviluppare la raccolta differenziata. È degno di attenzione il documento presentato, in sede di audizione, il 31 maggio 2007, presso la 13a Commissione del Senato, dai rappresentanti del commissariato. Vi si dice, infatti - oltre a fare un primo bilancio sull'attività già svolta nei sei mesi dall'entrata in vigore del precedente decreto-legge - che il problema più importante, cui il decreto-legge in esame cerca di rimediare, è quello, leggo testualmente, «della individuazione dei siti atti a raccogliere più volumetrie possibili di rifiuti che a causa della mancata raccolta differenziata e di un mal funzionamento degli impianti di CDR non possono essere avviati alla termovalorizzazione, ma debbono necessariamente essere stoccati in discarica». Questo è il tema più delicato.
Purtroppo, in Campania ancora oggi il sistema delle discariche, invece che essere un elemento accessorio e tra i meno importanti, così come stabilito dalla legge Ronchi, continua, viceversa, ad essere, nella sostanza, il pilastro del sistema. Peraltro, le cronache degli ultimi mesi hanno mostrato quanto difficile sia realizzare una discarica in Campania, anche a causa di posizioni non sempre univoche all'interno della maggioranza e, purtroppo, qualche volta all'interno dello stesso Governo.
Ma perché in Campania siamo ancora a questo punto, al tredicesimo anno di emergenza rifiuti? Il piano integrato della regione Campania per i rifiuti solidi urbani prevedeva due termovalorizzatori e una serie di impianti di selezione per la produzione del CDR. Di questi, ve ne sono sette, ma producono CDR non a norma. Il CDR prodotto non può essere utilizzato dai due termovalorizzatori esistenti i quali, peraltro, non sono ancora pienamente funzionanti, anzi quello di Santa Maria LaPag. 72Fossa, secondo i dati forniti dallo stesso commissario delegato, necessita di almeno due anni e mezzo per poter entrare in funzione. È ancora in atto, infatti, la procedura VIA, anche se contemporaneamente si è dato inizio ai lavori sulle opere civili.
L'impianto di Acerra, che pure avrà integrale completamento entro il 26 novembre 2007, dovrà essere poi affidato in gestione e, pertanto, passerà ancora qualche mese. Inoltre, vi è necessità, lo diremo più innanzi, di lavorare su impianti di selezione e di incrementare la raccolta differenziata.
Rapidamente, ricordo che il 6 dicembre 2006 abbiamo convertito in legge il decreto-legge 9 ottobre 2006, n. 263, con un provvedimento di cui io stesso, ancora una volta, sono stato relatore. I punti salienti di tale provvedimento erano e sono, perché molti di essi rimangono in vigore, i seguenti: la coincidenza del commissario con il capo del dipartimento della protezione civile, non oltre il 31 dicembre 2007; l'individuazione di tre subcommissari e di una commissione di cinque esperti (vedremo che il nuovo decreto-legge abolisce gli uni e gli altri); la riduzione dell'organico della struttura commissariale (grazie al lavoro di Bertolaso, i dipendenti sono passati da 101 a 70 unità); la ridefinizione delle condizioni per l'affidamento del servizio di smaltimento e, soprattutto, l'aggiornamento del piano regionale di gestione dei rifiuti da parte del commissario che, in base alla normativa richiamata, doveva avvenire d'intesa con la regione Campania e con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentiti i comuni e le province (vedremo che il decreto-legge in esame novella tale punto, all'articolo 9).
Inoltre, si affidava al commissario il compito di individuare, in via di somma urgenza, soluzioni ottimali per lo smaltimento dei rifiuti e delle balle di rifiuti trattati (le cosiddette ecoballe), anche in cave dismesse; si individuava nel 50 per cento l'obiettivo da raggiungere sotto il profilo della raccolta differenziata e si stabiliva la necessità di un accordo di programma tra commissario e Conai per raggiungere il 60 per cento della raccolta di imballaggi; si prevedeva, infine, l'utilizzo e la messa in sicurezza di alcune discariche.
Veniamo adesso al contenuto del decreto-legge in esame, che consta di dieci articoli.
Come ho già affermato, il comma 1 dell'articolo 1 rappresenta il pilastro del provvedimento. In tale disposizione vengono individuati i seguenti siti da destinare a discarica per rifiuti solidi urbani ed anche speciali non pericolosi, fino alla fine dello stato di emergenza. Tali siti sono ubicati a Serre, in provincia di Salerno - precisamente, in relazione alla discarica di Macchia Soprana, e non più a quella di Valle della Masseria, che invece era stata individuata dal commissario Bertolaso come la migliore delle soluzioni possibili -, a Savignano Irpino, in provincia di Avellino, a Terzigno, in provincia di Napoli, a Sant'Arcangelo Trimonti, in provincia di Benevento. Non compare la quinta provincia, quella di Caserta, in quanto dotata di discarica in località Lo Uttaro.
Il testo, così come modificato al Senato, prevede che l'attivazione di tale discariche debba avvenire anche in deroga a specifiche disposizioni vigenti in materia ambientale, paesaggistico-territoriale, di pianificazione per la difesa del suolo, nonché igienico-sanitaria, nel rispetto dei principi fondamentali in materia di tutela della salute e dell'ambiente e salvo l'obbligo per il commissario delegato di assicurare le misure occorrenti alla tutela della salute e dell'ambiente.
Al comma 2 dell'articolo 1 viene limitato l'utilizzo del sito di Serre fino all'individuazione di un nuovo sito idoneo da parte del presidente della provincia di Salerno. A tal proposito, ritengo opportuno leggere testualmente alcune osservazioni del commissario delegato che, in seguito ad una propria istruttoria, aveva ritenuto idoneo il sito in località Valle della Masseria, nel comune di Serre, per 700 mila tonnellate. Tuttavia, tale scelta è stata osteggiata dallo stesso Ministro dell'ambientePag. 73e della tutela del territorio e del mare e ulteriori polemiche ed opposizione sono state sollevate dalle autorità locali; il che ha reso necessario individuare nuovi siti e, dunque, emanare il decreto-legge in esame.
Al comma 3 viene individuato l'uso finale del sito di Terzigno per il solo recapito della cosiddetta FOS, ossia la frazione organica stabilizzata, ed esclusivamente ai fini di composizione morfologica del sito medesimo.
L'articolo 2, sostanzialmente modificato dal Senato, novella l'articolo 3, comma 2, del decreto-legge n. 263 del 2006, in materia di affidamento del servizio di smaltimento. In particolare, vi si legge che il commissario individua, anche mediante affidamenti diretti in deroga alla normativa vigente, le soluzioni ottimali per lo smaltimento dei rifiuti e per lo smaltimento delle balle prodotte a decorrere dal 15 dicembre 2005. Si prevede che ciò possa eventualmente avvenire, anche mediante requisizioni di impianti, cave dismesse e discariche, anche se sottoposte a provvedimenti di sequestro da parte dell'autorità giudiziaria.
Questo profilo di problematicità è stato analizzato dalle Commissioni competenti, in particolar modo dalla Commissione giustizia che, comunque, ha espresso - come vedremo - parere favorevole.
Al comma 1-bis dell'articolo 2 si prevede che, nel caso in cui le discariche situate in Campania siano allocate in prossimità di centri abitati ricadenti in altre regioni, il commissario adotti ogni provvedimento, sentiti i presidenti delle regioni confinanti. Al comma 2 si innalzano da quindici a trenta le unità provenienti da Carabinieri, Guardia di finanza e Corpo forestale dello Stato, utilizzabili dal commissario delegato per ovvi motivi, anche in relazione ad attività di presidio dei siti da destinare a discarica.
All'articolo 3, comma 1, viene vietata la localizzazione di ulteriori siti di smaltimento finale di rifiuti nel territorio dell'area Flegrea, in particolar modo nei comuni di Giugliano, Villaricca, Qualiano e Quarto, nonché nelle aree protette e nei siti di bonifica di interesse nazionale. Al comma 1-bis - e ciò è molto importante - si precisa che decorso il termine di venti giorni dall'attivazione, ovvero dall'inizio del conferimento nel sito di Difesa Grande, nel territorio di Ariano Irpinio, il sito è definitivamente chiuso e nel territorio comunale non possono essere localizzati altri siti. I venti giorni scadranno tra poco e se nel frattempo non si attivassero le altre discariche previste all'articolo 1, e dunque se nel frattempo non approvassimo rapidamente tale decreto-legge, si potrebbe avere un aggravamento notevole della situazione di complessità.
All'articolo 4, comma 1, si stabilisce che per la raccolta differenziata i comuni debbano avvalersi in via esclusiva dei consorzi di bacino costituiti ai sensi della legge della regione Campania n. 10 del 1993. Si ritiene, infatti, che uno dei motivi del fallimento in Campania di tale raccolta differenziata sia stato il mancato utilizzo di tali consorzi di bacino che, peraltro, assorbono e pagano 2.200 unità di lavoratori, molto spesso assolutamente inutilizzati. Il commissario ha anche precisato che nel frattempo i vertici di tali consorzi godono di spese di gestione e fringe benefit degne delle più ricche holding industriali del nostro Paese (sono parole del commissario delegato); cinque di questi consorzi sono stati commissariati. Inoltre, capita che i comuni, che aderiscono ai consorzi, paghino i consorzi e contemporaneamente, però, paghino anche soggetti terzi per la raccolta differenziata: quindi pagano due volte senza ottenere risultato.
Si ritiene, allora, che il commissario possa proporre alla regione l'accorpamento del consorzio, ovvero il loro scioglimento, qualora essi non adottino, entro 90 giorni dalla sua adozione, le misure previste da una specifica ordinanza commissariale volta ad ottenere l'incremento della raccolta differenziata con l'obiettivo minimo di cui ai commi 1108 e 1109 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007, i quali - ricordo rapidamente - prevedono che in ogni ATO si giunga ad un 40 per cento di raccolta differenziata entro il termine del 2007; ad un 50 perPag. 74cento entro la fine del 2009; ad un 60 per cento entro la fine del 2011, mentre dopo tale data si prevede di potersi muovere verso percentuali ancora più elevate, come d'altra parte avviene in molte parti del Paese, addirittura fino alla prospettiva «rifiuti zero».
I consorzi predispongono piani economico-finanziari che il commissario dovrà approvare, che devono contenere tutti gli elementi indispensabili ai fini dei costi, dei ricavi e degli investimenti, anche con riferimento ai riflessi tariffari sulle utenze.
All'articolo 5 si precisano i compiti attribuiti ai prefetti. All'articolo 6, come dicevo, vengono nominati, quali subcommissari, i presidenti delle province a titolo gratuito, cosicché, al comma 2, vengono abrogate le previsioni del precedente decreto-legge in relazione ai tre subcommissari e anche in relazione alla commissione di esperti. Il comma 3 - ciò lo ritengo molto importante - prevede la possibilità di revoca dello stato emergenziale anche in solo ambito provinciale, attraverso successivi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del commissario delegato. Si fotografa, quindi, una situazione in Campania non omogenea sul territorio, ma a macchie di leopardo. Si ritiene, inoltre, che, ove alcune province, prima delle altre, possano uscire dall'emergenza, sia giusto che esse possano farlo indipendentemente da quello che accade nella restante parte del territorio regionale.
L'articolo 7 impone che la Tarsu (tassa di smaltimento dei rifiuti solidi urbani) e la TIA (tariffa di igiene ambientale) coprano completamente i costi del ciclo integrato dei rifiuti e si afferma che i comuni, ove non stabilissero ciò, possono essere soggetti persino a scioglimento del consiglio comunale.
L'articolo 8 prevede l'invarianza della spesa, con un leggero appesantimento, perché prevede che addirittura il Ministro dell'economia e delle finanze debba bimestralmente rispondere alle Camere sul monitoraggio che effettua sulla medesima spesa.
L'articolo 9 novella l'articolo 3, comma 1-ter, del decreto-legge 9 ottobre 2006, n. 263. L'opposizione discuterà molto sull'argomento, che effettivamente è un elemento delicato: si prevede, infatti, che il commissario adotti, entro novanta giorni, il piano per la realizzazione del ciclo integrato dei rifiuti, d'intesa con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentiti la consulta regionale e il commissario per la bonifica. Sparisce, rispetto alla precedente legge, l'intesa con la regione Campania, mentre rimane l'intesa con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. La regione Campania, naturalmente, sarà sentita, perché è parte della consulta regionale.
Entro novanta giorni - anche questo è un aspetto fondamentale - il commissario delegato deve individuare siti idonei per la realizzazione di impianti di compostaggio - che costituiscono un altro anello fondamentale della catena del ciclo dei rifiuti - ed assicura la messa a norma di almeno uno degli impianti esistenti: i sette che esistono non producono, purtroppo, CDR utilizzabile.
L'articolo 10 prevede l'entrata in vigore del decreto-legge.
Concludo, citando e rappresentando i pareri che sono stati chiamati ad esprimere le altre Commissioni sul testo del provvedimento: la I (Affari costituzionali), la IV (Difesa), la VI (Finanze), l'XI (Lavoro), la XII (Affari sociali) e la XIV (Unione europea) hanno espresso parere favorevole, mentre la II (Giustizia), la X (Attività produttive) e la Commissione parlamentare per le questioni regionali hanno espresso parere favorevole con osservazioni.
Rilevo, altresì, che il Comitato per la legislazione ha espresso un parere articolato, nel quale tuttavia non sono state formulate specifiche richieste di modifica del testo. Faccio, infine, presente che la V Commissione (Bilancio) non ha ancora espresso il parere e lo esprimerà domani mattina, direttamente per l'esame in Assemblea.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Cosenza. Ne ha facoltà.
GIULIA COSENZA. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.
PRESIDENTE. Onorevole Cosenza, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, colleghe e colleghi, il provvedimento in esame appare francamente incostituzionale, superfluo, inutile, incapace di produrre risultato, sbagliato, dannoso, kafkiano e farraginoso nella sua articolazione: esso non produce il risultato auspicato.
Si tratta di un caso opposto rispetto al repetita iuvant. Già il decreto-legge del 9 ottobre 2006, n. 263, presentava le stesse caratteristiche: lo sostenemmo con veemenza in Assemblea e precisammo le ragioni per le quali quel decreto-legge non avrebbe avuto alcuna efficacia. Ahimè, quel decreto-legge non ha prodotto alcun risultato: in buona sostanza, ad oltre sei mesi dall'emanazione, esso risulta inattuato, inattuabile ed impraticabile e costituisce, addirittura, un perverso strumento di freno rispetto all'azione del commissario straordinario.
Il tema centrale che ponemmo allora, e che ancora oggi poniamo, sembra una questione marginale e semantica, ma in realtà è una questione centrale e politica, che rappresenta in modo icastico e plastico il perché questa presunta maggioranza di centrosinistra non può governare il nostro Paese.
Questa maggioranza, infatti, ha posizioni diverse al proprio interno, distinte, antitetiche e tanto distanti da essere impraticabili sul piano dell'esercizio di un'azione o di un'iniziativa. Il risultato è l'impasse permanente, di cui siete responsabili e colpevoli, perché sapete bene che non siete nella condizione di decidere nulla rispetto a qualsivoglia argomento. Oggi parliamo di rifiuti. Pur sapendo ciò, vi continuate a dilettare in un esercizio dannoso e per alcuni aspetti infame, trattandosi di una materia che attiene direttamente alla salute dei cittadini di un'importante regione, tutto politico, infrapolitico, da teatrino, fatto di salamelecchi e incomprensioni interne alla vostra presunta maggioranza.
Vi dicemmo che in una situazione emergenziale è necessario che sia soltanto uno a decidere. Insomma, come nelle vere emergenze, nei cataclismi, nei sismi, come al fronte, occorre che vi sia una catena di comando ben chiara e definita, con un unico decisore.
Vi dicemmo allora che il nuovo istituto che avevate creato - devo dire che la fantasia non vi è mai mancata -, un istituto straordinario e anomalo, la triarchia, in base al quale per ogni scelta del «povero» Bertolaso era necessaria la concertazione del Ministro dell'ambiente e del presidente della regione (due soggetti, peraltro casualmente campani, che in qualche modo sono di fatto i responsabili dell'emergenza che oggi si va a governare), non consentiva di raggiungere la condivisione auspicata, con la quale è evidente che non vi sarebbe stata l'emergenza.
L'emergenza è figlia di quella assenza di condivisione. Oggi non mi ascolterete ascrivere una responsabilità in modo aspecifico ai presidenti della regione: la presidenza Rastrelli è abbondantemente prescritta, da un paio d'anni. E non mi ascolterete indicare il presidente Bassolino quale responsabile di quella emergenza.
Le responsabilità, infatti, stanno venendo fuori e sono evidenti. La vera responsabilità è di questa maggioranza di governo ed è connessa al fatto che da più di un anno vi ostinate a ritenere chePag. 76quella emergenza può essere governata con strumenti assolutamente improponibili e, di fatto, essi stessi causa dell'emergenza. L'emergenza degli ultimi anni deriva dai vostri provvedimenti incauti, incapaci di produrre risultati, inutili, improduttivi, che mettono il «povero» Bertolaso nella condizione di dover ricercare una concertazione.
Accade, quindi, quello che ben sapete è accaduto di volta in volta: dimissioni, il teatrino tipico della politica, dell'«italietta», dimissioni annunciate e poi ritirate, braccio di ferro tra il Ministro e il «povero» Bertolaso per rendere una discarica più o meno capiente o per trasferirla di qualche metro. Come dire: tutte vicende che nulla hanno a che vedere con l'emergenza.
Se siamo in condizioni di emergenza - come ho ascoltato dalle accorte parole del relatore - con centinaia, centinaia e centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti maleodoranti sparsi per le strade della città di Napoli e della Campania, che fanno straordinaria mostra di sé, soprattutto sui quotidiani internazionali, se quella è l'emergenza a cui facciamo riferimento, il «balletto» della politica, i veti incrociati, le spartizioni a cui abbiamo dovuto assistere col precedente decreto sono inutili.
Vi ricordate? Vi suggerimmo di mettere i presidenti di provincia a fare i subcommissari: ci siete arrivati con dieci mesi di ritardo! Pensate che questi dieci mesi non siano costati al Paese? Non c'entra in questo il presidente Bassolino: siete voi i responsabili di questa incapacità!
Siete voi che, per dieci mesi, avete consentito che giungessero a Napoli vari subcommissari, dai nomi addirittura stranieri, se non settentrionali (peraltro alcuni anche «inciampati» in importanti vicende giudiziarie). Siete voi che avete consentito di costituire altre commissioni e altri consulenti. Siete voi che avete impostato un provvedimento credendo che si potesse gestire una catena di comando con i rifiuti per strada, affidando a chi aveva già fallito quella responsabilità, anzi peggio: affidando a chi aveva già fallito una sorta di «catena di Sant'Antonio», per cui affinché fosse presa una decisione dovevano decidere tutti, e tutti allo stesso modo; e puntualmente non si è deciso o, quando si è deciso, lo si è fatto male, e quando si è deciso, e deciso male, si è trattato sempre di una decisione frutto di trattative oscure.
Questo è l'elemento centrale di quel provvedimento, che tentammo di farvi capire che era sbagliato; ed oggi, a distanza di dieci mesi, senza chiedere perdono all'Italia, perdono per questa maggioranza di governo, perdono per il pasticcio combinato dieci mesi fa, il Governo si presenta con un altro provvedimento e cambia la triarchia in diarchia.
Oggi le scelte strategiche non dovrebbero essere appannaggio del presidente della regione, del direttore Bertolaso e di Pecoraro Scanio ma, secondo il vostro provvedimento, dovrebbero essere il frutto di una condivisione tra il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il direttore Bertolaso, come se versassimo in condizioni di ordinarietà, come se nulla fosse accaduto su Serre, come se nulla fosse accaduto su Terzigno: facendo, come sempre, finta di niente.
È grave ciò che state combinando, perché lo state realizzando mentre i cittadini di Napoli sono sommersi dai rifiuti; i cittadini della provincia di Napoli sono sommersi dai rifiuti e voi «cincischiate» ancora in ragionamenti politici tutti interni, con una sorta di manuale Cencelli dei rifiuti, per tentare di sistemare ora questa, ora quella coda della vostra improvvida maggioranza!
Mi sarei aspettato un sussulto di orgoglio, un sussulto d'amore per quella terra. E me lo sarei aspettato anche alla luce delle notizie che vengono dalla procura - col sequestro, per 750 milioni di euro, di risorse Impregilo e con la interdizione per un anno alla stessa Impregilo -, notizie che disegnano un futuro ancora più buio per quella gestione. Se questo sussulto, in aula, si fosse verificato, magari partendo dal lavoro in Commissione si sarebbe potuto cominciare ad abbozzare un percorso comune, rendendo questa Assemblea e la Commissione capaci di produrre risultatiPag. 77condivisi su alcune piccole questioni, che rappresentano però il nodo vero, la soluzione di questa emergenza.
La prima questione riguarda la necessità di individuare con certezza chi comanda e chi decide. Questi dovrà, sì, avere il senso e la responsabilità della condivisione, della partecipazione, della collaborazione, ma bisogna essere certi che alla fine, in una vicenda tanto delicata, ci sia comunque uno che decida, mentre qui non si sa chi prende le decisioni. Una volta a palazzo Chigi, notte tempo, ci si incontra per mediazioni oscure sulla scelta dei subcommissari; altre volte ci si incontra in prefettura o a palazzo Santa Lucia a Napoli; non avvengono mai cose chiare, abbiamo sempre rappresentazioni di una politica che allontana sempre di più i cittadini.
Tutto ciò non ha nulla a che vedere con la «storia» che la politica non decide: non è vero! La vostra errata politica ha deciso; avete assunto una decisione dieci mesi fa, vi siete assunti l'onere di una decisione senza la condivisione di una parte importante del Parlamento, della metà degli italiani. Siete andati avanti, avete voluto fare da soli e avete commesso pasticci: quella è la politica colpevole che ha sbagliato! Oggi, vi ripresentate come nulla fosse - evito di parlare del passato, parlo delle vostre responsabilità del recentissimo passato - ad affermare che tutto sommato è stato varato un provvedimento normativo che non ha prodotto grandi effetti, e ne presentate un altro, di dubbia costituzionalità, con un po' di pasticci e con tante incertezze.
L'altro elemento che sollevammo già dieci mesi or sono riguardava le risorse. Affermammo che non era condivisibile il concetto di invarianza della spesa, espressione coniata allora che definirei singolare. Andate a dire ai cittadini campani queste cose quando pagano la TARSU: l'invarianza della vostra spesa significa «varianza» della spesa per le tasche del cittadino campano, che sarà posto in una condizione unica, cioè si troverà costretto a pagare la TARSU più alta d'Italia, d'Europa e forse del mondo, a cospetto di un servizio sul quale non offro un aggettivo. Tutto ciò avviene perché voi pretendete l'invarianza della spesa.
Mi sarei aspettato, anche per l'apprezzamento che c'è stato in Assemblea e in altre sedi della relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti votata il 13 giugno scorso, che ci si avviasse a considerare una parte importante di tale relazione, allorché afferma con chiarezza che c'è un'altra emergenza, quella della tassazione locale. Bisogna intervenire presto su quel fronte per evitare che i comuni vengano sommersi, vengano piegati da tale incapacità finanziaria!
Vi pare normale che la norma preveda che è possibile ridurre la tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani fino al 40 per cento, quando non si ha la corresponsione di un servizio, e che poi pensate per decreto di aumentare la TARSU più alta d'Italia rispetto ad un servizio che non c'è e che non si intravede?
Per quanto attiene ai costi, sarei curioso di comprendere, signor Presidente, rappresentante del Governo e onorevoli colleghi, quanto costa oggi lo smaltimento, il trattamento dei rifiuti in Campania. E vorrei non credere ai dati che troppo spesso circolano e che addirittura indicherebbero che il costo dello smaltimento attuale, nel passaggio negli impianti presunti di CDR, nel passaggio e nel trasporto alle piazzole di stoccaggio - simpatica l'espressione «provvisorio» -, nell'eventuale trattamento successivo o addirittura nell'additivazione o nell'incenerimento, arriverebbe, attraverso tutti questi passaggi, a superare le 200 euro a tonnellata, mentre trasferire questi rifiuti in Germania - non sto invocando questa soluzione, ma sto esprimendo un giudizio di paragone - costa appena 160 euro a tonnellata. Delle due l'una: o c'è qualcosa che non funziona oggi e bisogna metterci mano, o è singolare la condizione che i cittadini campani devono pagare per le inefficienze, per le cattive gestioni, per le incapacità gestionali che voi ponete in essere.
Il Commissario Bertolaso ha detto con chiarezza di viaggiare alla giornata, diPag. 78navigare a vista, e che la politica - immagino si riferisse alla maggioranza di questo Parlamento - non gli consente di mettere in campo con poteri reali l'esercizio di un suo piano. Cosa deve dirvi di più? Vi ha detto che gli legate le mani, da una parte gli dite di andare e dall'altra parte lo frenate, che le manfrine interne alla politica bloccano la capacità di risolvere la questione.
La relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti ha preso in considerazione l'ingorgo istituzionale: l'ingorgo è esattamente questo pasticcio che si è combinato, per cui non si sa mai chi debba decidere. Nonostante vi sia un commissario, quest'ultimo deve sentire, deve ascoltare, deve condividere, deve partecipare, quasi fosse un consesso pubblico, non in ragione di una condizione talmente emergenziale da risultare addirittura pericolosa per la salute umana.
Ma i punti di criticità sono tanti: manca in questo provvedimento un riferimento, dico uno solo, all'accordo quadro di programma, proprio quello promosso dalla relazione della Commissione parlamentare di inchiesta. Chiedetevi per quale ragione quella relazione è stata votata dal centrodestra e non da tutto il centrosinistra: il fatto è che, in quel momento, sono emerse tutte le contraddizioni politiche che fingete di non fare emergere in quest'Assemblea. Nascondendo qui quelle posizioni, di fatto, imbrigliate il «povero» Bertolaso rendendolo incapace di operare per il bene delle popolazioni campane.
Vi pare normale agire in Campania con tre commissari che hanno evidentemente azioni contermini e, addirittura, le une collegate alle altre e che il centro decisionale non sia posto nelle mani di un solo soggetto? Quando si va su un territorio a proporre, ad esempio, un impianto, c'è la necessità di attivare una procedura di bonifica e bisogna chiedere il permesso: avete addirittura scritto in questo decreto che bisogna chiedere il permesso per concordare con l'altro commissario l'opportunità, la possibilità di mettere in campo una bonifica.
Vi chiediamo un atto di resipiscenza. Pensateci: serve un solo commissario che gestisca le bonifiche, il sistema dei rifiuti, il sistema delle acque, tre vicende collegate, intimamente connesse. Poi, nel provvedimento fate riferimento ai consorzi, credendo che questi funzionino, o, peggio, che funzionino da quando li avete commissariati.
I lavoratori continuano a non lavorare e non è più una vicenda di sei anni fa, parlo dell'ultimo anno: chi è responsabile della mancanza di un piano industriale che faccia lavorare chi è pagato per farlo? Guardate, ve lo ripeterò fino alla noia: non c'entra più il presidente della regione Campania.
I responsabili siete voi, che avete posto delle norme funzionali a lasciare tutto com'era! Inoltre, ponete con grande enfasi l'accento sul ruolo che può esser dato alle province. Certo, è cosa intelligente coinvolgere le province. Ve l'avevamo detto dieci mesi fa, ci siete arrivati con qualche ritardo; è delle persone intelligenti cambiar pensiero!
Sapete bene, tuttavia, che l'ipotesi che state formulando confligge direttamente e stride in modo assoluto con la legge regionale, approvata dal consiglio regionale della Campania due mesi fa, in cui le province diventano delle «orfanelle», una sorta di ranger dell'ambiente.
Ritenete, giustamente, che le province debbano assumere un ruolo strategico importante. Dal 1o gennaio 2008 attiverete una procedura in base alla quale le province si vedranno spogliate di ogni responsabilità e tutto ricadrà sulla regione, per la programmazione, e sull'Autorità di ambito territoriale ottimale (ATO), il nuovo istituto che diventa, di fatto, soltanto un sistema per gestire grandi appalti in modo centralizzato.
Vi chiedevamo di iniziare a pensare non solo alle responsabilità provinciali; non solo a coinvolgere le province, ma anche le grandi città; mi riferisco a Napoli, a Salerno, a Caserta, ai capoluoghi di provincia. Perché non pensare a Napoli come un ambito, per far sì che sia il sindaco di Napoli (che non è un sindacoPag. 79del centrodestra, ma del centrosinistra) a dover gestire e governare questo fenomeno su scala cittadina per convincere quella amministrazione che, forse, è giunto il momento di fare un piano dei rifiuti per una città di un milione di abitanti, che produce un terzo dei rifiuti della Campania? È giunto, forse, il momento di fare un piano dal punto di vista organizzativo, strutturale, e anche dal punto di vista impiantistico? Niente di tutto questo.
Esiste un fenomeno più grave, che riguarda il traffico illecito di rifiuti, soprattutto speciali, che proviene dal nord. Vi abbiamo chiesto di prevedere una norma che consenta di costruire una task force di contrasto permanente a tale flusso, che ogni notte «ammorba» quei territori. Nemmeno ciò è stato fatto.
Vi abbiamo chiesto di fare chiarezza sul piano gestionale. A partire da domani mattina è in dubbio che la Fibe possa continuare a gestire quegli impianti, a costruire il termovalorizzatore di Acerra.
Forse questa era l'occasione per riflettere e sollecitare il Commissario Bertolaso a partire subito per una grande gara di livello europeo. Voglio escludere che, con le procedure di somma urgenza, si stia pensando a qualche affidamento ad amici, ad amici degli amici, ad imprese nazionali, pronte a sbarcare a Napoli per fare affari.
Il provvedimento in discussione verrà approvato con i soliti «mugugni» dei parlamentari del centrosinistra. So bene cosa pensate di tale provvedimento. Tuttavia, so bene che «l'ordine di scuderia» vi indurrà a «turarvi il naso» e ad approvare tale provvedimento, che confligge con i territori. I cittadini della Campania sanno che, laddove questo provvedimento non fosse approvato, non accadrebbe nulla di strano.
Da quarantacinque giorni questo provvedimento è già legge, è già valido, eppure nulla è stato fatto, in quest'arco di tempo, per utilizzare le norme contenute in tale decreto-legge. Nulla è stato fatto perché il Commissario Bertolaso sa bene che questo provvedimento non serve a nulla, che semmai frena, blocca, imbriglia, genera condizioni di empasse, serve a mondare le coscienze più o meno ambientaliste, ma non offre nessuna soluzione concreta.
Vi abbiamo chiesto, per quanto riguarda la raccolta differenziata, di fare sul serio, ma ci vuole troppo? Ci vuole troppo per fare un'ordinanza - non una legge! -, un'ordinanza, magari del Presidente del Consiglio, che indichi con chiarezza come separare il secco dall'umido in ogni casa dei cittadini campani? Ci vuole tanto a scegliere le strade della concretezza? Ci vuole tanto per indicare, nella separazione del secco dall'umido, una delle soluzioni che possono contribuire significativamente alla risoluzione di questo problema? Perché non si fa? Non si fa per coprire altre inefficienze! Non si fa perché si stanno aspettando, probabilmente, altre inefficienze che determineranno ulteriori appalti, questa volta non a danno dello Stato nazionale, ma dei poveri cittadini campani, i quali si troveranno nella singolare situazione di dover pagare di tasca propria le inefficienze del Governo nazionale e del Commissario, costretto a non poter governare alcun fenomeno perché imbrigliato!
Ma è possibile che non vi venga in mente di pensare che esistono cento comuni che fanno la raccolta differenziata in quella regione e non sono aiutati per niente? Non sono aiutati nemmeno con linee guida, che avrebbero potuto perlomeno indicare formule omogenee tra i vari comuni su come fare la raccolta differenziata e rendere più facile il lavoro anche degli impianti di selezione! Nulla di tutto questo...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
PAOLO RUSSO. Concludo, Presidente. È tutto lasciato alla fantasia, alla passione e alla vivacità dei territori! Il fallimento dell'istituto commissariale è tutto qui: nell'azione messa in campo, in modo proditorio, dalla maggioranza di Governo per rendere fragile, di fatto, un commissario importante come il dottor Bertolaso, imbavagliando la sua azione e frenando ogni sua iniziativa.
Per tale ragione chiediamo a tutti colleghi, soprattutto a quelli che meglio conosconoPag. 80la vicenda, una riflessione affinché si possa trovare in questa Assemblea...
PRESIDENTE. Grazie...
PAOLO RUSSO. Permettete, Presidente... Chiediamo una riflessione affinché si possa trovare il margine per emendare, ove sia possibile, su piccole vicende e per rendere questo provvedimento se non dannoso, perlomeno non straordinariamente fallace nei confronti dei poveri cittadini campani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.
AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, questa sera stiamo iniziando la discussione di un disegno di legge di conversione di un decreto-legge in materia di interventi straordinari per superare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e per consentire l'esercizio dei propri poteri agli enti ordinariamente competenti: in altre parole, stiamo approntando una legge per cercare di garantire tali poteri. Si tratta di una sfida che riguarda tutti noi, anche se, certamente, non è nostra la responsabilità del fallimento.
Il fallimento proviene da lontano. Ormai, da oltre 13 anni, si versa in uno stato di emergenza. Non credo si possa attribuire alle aule del Parlamento la situazione di grave crisi che attraversa la Campania in tale settore.
È vero quanto detto dal relatore, e cioè che la situazione di grave crisi in Campania ormai è stata diffusa dai media di tutto il mondo e fornisce un'immagine estremamente negativa soprattutto della città di Napoli, ma anche delle altre città e del territorio caro della nostra bella regione Campania.
È necessario fare di tutto per superare tale situazione di emergenza. Il Parlamento ha già approvato un provvedimento che non ha dato i frutti sperati, ma ha fatto compiere alcuni passi in avanti. Oggi, ci troviamo nella necessità di intervenire nuovamente perché quando si cerca di superare uno stato di crisi di tale portata mediante una legge, se quest'ultima non riesce a svolgere il ruolo prefisso, letteralmente scritto nel testo del provvedimento, evidentemente ciò avviene in quanto vi sono delle resistenze, interne ed esterne alla regione Campania, che hanno impedito che i contenuti di tale provvedimento si potessero realizzare.
È chiaro che vi è una resistenza, non al nuovo, ma al ritorno alla normale amministrazione. Si tratta di ciò, in quanto se, come è vero, tredici anni di emergenza rappresentano un'anomalia, è anche vero che essa è diventata un'abitudine per alcuni, i quali, evidentemente si trovano bene con l'emergenza, che è diventata la normalità.
Scaricare sugli altri le proprie responsabilità è un esercizio che, in Italia, si effettua sempre. Dobbiamo assumerci delle responsabilità. Con il decreto-legge in discussione, il Governo e la maggioranza si sono assunti tali responsabilità. Tuttavia, occorre verificare se le indicazioni contenute nel predetto provvedimento possano risolvere il problema oppure vadano corrette. Il Senato ha svolto un primo lavoro. Ritengo che il provvedimento sia stato migliorato in alcuni punti, mentre in altri, forse è peggiorato.
Certamente, il testo del decreto-legge è migliorato nella parte in cui attribuisce responsabilità alle province - come in relazione alla nomina a sub-commissari dei presidenti di provincia - nel suggerire che i consorzi possano essere ridotti su proposta del commissario, nella semplificazione e riduzione del personale effettuata, citata dal relatore, nonché nella prescrizione, di carattere perentorio, per cui, qualora l'ente non realizzi quanto dovuto, viene commissariato e sostituito dall'ente di livello superiore. Vi sono tali miglioramenti.
Tuttavia, al Senato, sono state inserite ulteriori modifiche che probabilmente complicano l'azione del Commissario. Vorrei mettere in evidenza ciò, in quanto néPag. 81il Governo, né il Ministro dell'ambiente Pecoraro Scanio, hanno voluto e previsto in sede di Consiglio dei ministri l'intesa per realizzare tale stralcio di piano regionale sui rifiuti, previsto nel decreto-legge, che è volto a cercare di superare l'emergenza. Non è il piano previsto dalla legge ordinaria. È un piano che doveva essere prodotto rapidamente dal commissario, senza alcuna intesa con il Ministero dell'ambiente e con il presidente della regione, ma solo dando ascolto alla consulta, in cui il presidente della regione è presente, senza obbligo di intesa o di concerto.
Il Senato ha inserito tale previsione e noi siamo certamente rispettosi; però, questa Camera può anche, a mio avviso, tentare il cambiamento, soprattutto rispetto a quelle parti che in qualche modo complicano il lavoro del Commissario.
Infatti, è chiaro che l'intesa con il Ministero non è un'intesa con il Ministro, ma con una struttura che ha i suoi tempi, che sono ordinari, mentre abbiamo bisogno di tempi straordinari, straordinariamente ridotti. Ci sono ancora migliaia di tonnellate di rifiuti che giacciono per le strade delle città e dei paesi della Campania.
Quindi, probabilmente, sta qui il cambiamento in negativo, visto che si tratta di un'emergenza. Comunque, tutti gli enti, a partire dal Ministero dell'ambiente, dalla regione Campania, dalle province e dallo stesso commissario, anche se l'impianto del provvedimento dovesse restare immutato, devono impegnarsi a risolvere i problemi rapidissimamente.
Non c'era certamente bisogno di un decreto-legge per individuare i siti delle discariche: sarebbero stati sufficienti una legge regionale, un intervento locale, un accordo con i comuni. Eppure, è stato necessario intervenire a livello di Governo e di Parlamento, perché non si trovava una soluzione, perché c'erano delle difficoltà nella stessa Campania.
Per questo motivo, noi ed il Governo oggi svolgiamo un ruolo di supplenza: infatti, individuare i siti delle discariche non era compito né del Governo né nostro, bensì un compito ordinario della regione. Se questa non vi è riuscita, se recentemente ha approvato una legge regionale sui rifiuti che ha inserito delle innovazioni, anche positive, insieme ad altre che personalmente non riesco a condividere, bisogna altresì dire che in quella legge non c'è stata questa scelta, che pure noi siamo costretti a fare.
Detto questo, noi non siamo la causa del fallimento e della crisi nella Campania, ma cerchiamo in tutti i modi di poterla risolvere. Anch'io faccio riferimento al lavoro svolto dalla Commissione bicamerale e credo che questa, nelle conclusioni, dia un'indicazione utile per uscire dall'emergenza. Infatti, è vero che è importante rimuovere i rifiuti dalle strade della Campania, ma è anche vero che la situazione non cambierà se non si trovano le soluzioni per il medio o lungo termine, se non si attua un piano stralcio che permetta di uscire dalla straordinarietà, e se tale intervento non si accompagna a provvedimenti che, certamente, non sono a costo zero.
Vi è, infatti, la necessità di utilizzare somme straordinarie, che possono provenire anche dai fondi strutturali, che nei sei mesi che ormai rimangono e nel prossimo anno si possono impiegare per realizzare un atterraggio morbido dalla straordinarietà all'ordinarietà nel campo della gestione dei rifiuti. Ciò per arrivare rapidamente, nel giro di un anno, un anno e mezzo, al ciclo integrato dei rifiuti, come previsto dalle normative comunitarie. Come ricordava giustamente il relatore, è stata aperta, per la situazione campana, una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia. Si tratta di un ciclo integrato dei rifiuti che certamente deve andare nella direzione di un approccio che possa fondarsi sia sulla raccolta differenziata, sia sulla separazione del secco dall'umido, sia sulla termovalorizzazione, sia sull'ammendante organico, sia sulla discarica, ma soltanto per i residui di lavorazione.
Ma è giusto anche che vi sia un controllo attraverso organismi di controllo e di monitoraggio (cosa mai fatta in passato), basati sulle nuove tecnologie e sullePag. 82capacità professionali e scientifico-tecnologiche esistenti in Campania (perché tale regione è ricca di queste capacità, nei suoi uomini, nelle sue università e nei suoi centri di ricerca), per aiutare la Campania a uscire da questa situazione. È giusto semplificare, come fa il decreto-legge, decongestionare le istituzioni e razionalizzare le competenze in modo che si possa rapidamente sapere chi fa che cosa.
È logico altresì andare nella direzione di un'efficace prevenzione delle infiltrazioni della criminalità organizzata. Più si razionalizza la raccolta, più si esce dalla caotica situazione attuale e più si può controllare il percorso dei rifiuti in Campania, in modo che la criminalità organizzata venga tenuta ai margini e venga sconfitta.
Quindi, è necessario pensare fin da adesso - e nel decreto c'è questo indirizzo - di prevedere cosa si farà dopo il commissariamento. Se non è previsto nel decreto, comunque la regione Campania ha tutte le possibilità di lavorare insieme al Governo, alle Commissioni parlamentari e al Commissario - finché c'è - per un eventuale accordo di programma-quadro (che auspichiamo e che auspica la Commissione bicamerale), affinché la Campania possa andare verso la normalità e tornare allo splendore di un tempo.
Ce lo auguriamo, e riteniamo che il disegno di legge in esame possa in qualche modo aiutare ad uscire dalla crisi. Riteniamo che sia possibile modificarlo; se ciò non sarà possibile, gli enti interessati - tutti, maggioranze e opposizioni, nel Parlamento e nella regione Campania - dovranno collaborare per l'uscita da questa crisi. Se non lo faranno, tutti si assumeranno le responsabilità, non solo le maggioranze parlamentari. Infatti, questa crisi - lo ripeto - viene da molto lontano e tutti hanno le loro responsabilità: quando erano maggioranza e adesso che sono opposizione, quando eravamo opposizione e oggi che siamo maggioranza.
Rivolgo un augurio, dunque, alla regione Campania e ai campani. Ritengo che ce la possono fare, con l'appoggio di tutta l'Italia, di tutta la Nazione, del Commissario, che va lasciato lavorare, del Ministero dell'ambiente, che non deve tirarsi indietro (come effettivamente non fa) in questo momento, e con l'appoggio della maggioranza e dell'opposizione che stanno nel consiglio regionale della Campania.
Mi auguro che il decreto-legge possa essere convertito rapidamente in legge e che si aiuti il Commissario a fare il suo dovere senza intralci, attuando quanto è previsto dal decreto stesso nella massima libertà e nella piena consapevolezza.
Allora sì, potremo dire che è andato bene il commissariamento, che si chiude un'epoca, che si chiudono 14 anni di commissariamento e che si viaggia nel nuovo, arrivando nel 2008 a considerare la Campania una regione normale anche dal punto di vista della gestione dei rifiuti (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e L'Ulivo).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giuditta. Ne ha facoltà.
PASQUALINO GIUDITTA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, la discussione del provvedimento oggi all'esame dell'Assemblea deve rappresentare l'occasione per avviare un confronto serio e rigoroso tra le forze politiche, al fine di determinare le condizioni per il superamento di questa gravissima emergenza che sta vivendo il nostro Paese, tenendo anche in debito conto tutte le difficoltà che fino ad oggi hanno impedito la messa a regime del ciclo integrato dei rifiuti sul territorio della nostra regione.
La discussione di oggi non può riguardare esclusivamente la conversione del decreto-legge n. 61 del 2007, ma deve rappresentare l'avvio di una nuova fase sul fronte della politica dei rifiuti, che per troppo tempo ha sofferto l'assoluta mancanza organica di una programmazione che affrontasse e risolvesse concretamente questo difficile ed annoso problema, che affligge in generale il Mezzogiorno d'Italia, ma che in Campania ha assunto proporzioni allarmanti.
Onorevoli colleghi, questa situazione di grave emergenza non nasce oggi: essaPag. 83viene da lontano ed è frutto di una politica dei rifiuti inadeguata e superficiale, priva di programmazione e di alcuna organicità negli interventi. Tali inefficienze costringono diverse aree del territorio campano e le relative popolazioni a vivere in una condizione emergenziale perenne.
Da cittadino della regione Campania, non posso non sottolineare che le forti proteste delle popolazioni - non ultima quella di Ariano Irpino - debbono essere considerate non un atto di violenza, ma l'espressione forte della condizione di gravissimo disagio di quelle comunità, le quali, nel profondo, esprimono la volontà di dialogo e collaborazione con le istituzioni.
La drammatica protesta dei cittadini arianesi è stata superata soprattutto grazie alla modifica del testo al nostro esame, nel quale si prevede oggi il proseguimento dell'utilizzo della discarica di Difesa Grande per soli 20 giorni, con la successiva bonifica del sito: ciò costituirà, peraltro, per la città di Ariano l'occasione per avviare una nuova politica di sviluppo di un territorio da troppi anni penalizzato. In questo modo, si chiude un capitolo che ha determinato profondo malessere nella popolazione locale e si avvia finalmente un'azione di bonifica di un sito che per troppi anni è stato lo sversatoio dell'intera regione Campania.
La gravità della situazione campana ha spinto anche il Capo dello Stato a rivolgere un energico richiamo alle autorità di ogni livello affinché ciascuno faccia la propria parte per porre rimedio a questa vera e propria tragedia.
Onorevoli colleghi, abbiamo dunque la consapevolezza che l'estrema gravità di questa situazione ci impedisce di sottolineare le contraddizioni che pure emergono dall'analisi del decreto-legge al nostro esame e ci pone di fronte alla responsabilità di procedere comunque alla sua approvazione, per evitare ulteriori difficoltà e ritardi nel superamento della fase emergenziale.
Devo però anche evidenziare che nell'articolo 1 del decreto si dispone la bonifica e la messa in sicurezza dei siti di smaltimento incontrollato dei rifiuti attraverso l'elaborazione di un piano specifico, da adottare secondo il metodo della concertazione fra Commissario straordinario, presidente della regione e Ministro dell'ambiente.
Onorevoli colleghi, dal decreto-legge emerge un dato politico e istituzionale nuovo, rappresentato dalla scelta, prevista dall'articolo 6, di attribuire all'amministrazione provinciale della Campania alcune funzioni in materia di politiche per i rifiuti, attraverso la nomina dei presidenti delle province a sub-commissari di Governo, chiamati ad attuare - d'intesa con il commissario delegato - le iniziative necessarie per la realizzazione del ciclo di gestione e smaltimento dei rifiuti in ambito provinciale. Attraverso tale norma, che va accolta positivamente, si procede anche alla responsabilizzazione delle amministrazioni provinciali, che tornano ad essere attrici di un sistema di governance integrata e multilivello del sistema della gestione dei rifiuti.
Merita attenzione, inoltre, la norma prevista dall'articolo 4, che mira ad incrementare i livelli di raccolta differenziata: a mio giudizio, tale obiettivo deve necessariamente passare attraverso l'introduzione di premialità per incentivare i territori virtuosi che raggiungono gli standard previsti dall'ordinamento.
Il decreto-legge interviene anche a disciplinare, all'articolo 7, le esigenze di copertura dei costi di gestione del servizio di smaltimento, attraverso la revisione del regime tariffario della tassa per i rifiuti solidi urbani. Se ciò, da una parte, rappresenta un elemento che giustamente mira a coprire in maniera integrale le spese relative alla gestione del servizio, dall'altra parte, suscita qualche perplessità poiché, in un momento di difficoltà qual è quello che stanno vivendo i cittadini della Campania, non si possono chiedere anche sacrifici di natura economica.
Appare certamente condivisibile anche la scelta di prevedere, all'articolo 9 del decreto-legge, l'avvio del nuovo piano per la realizzazione del ciclo industriale integrato dei rifiuti, fissando come priorità lePag. 84azioni di prevenzione nella produzione, riutilizzo, riciclaggio del materiale, recupero di energia e smaltimento.
Onorevoli colleghi, voglio sottolineare che il decreto-legge al nostro esame soprattutto fissa un punto fondamentale: la scadenza al 31 dicembre 2007 come termine per la fine dello stato di emergenza nel settore dei rifiuti nella regione Campania.
L'auspicio del gruppo dei Popolari-Udeur è che, proprio in considerazione dell'immediata scadenza prevista nel decreto-legge, si individuino fin da ora tutte le condizioni necessarie per il passaggio verso il regime ordinario.
Le istituzioni che ultimamente hanno dimostrato responsabilità e maturità devono essere accompagnate in questa fase per renderle pronte ed operative ad affrontare, nella giusta maniera, la gestione ordinaria a partire dal 1o gennaio 2008. Sarebbe disastroso proseguire, per qualsiasi ragione, nella gestione commissariale.
Colleghi, in quest'ottica, un contributo notevole alla individuazione di una nuova strategia tesa a rafforzare l'efficacia della politica dei rifiuti sul territorio regionale viene dalla relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, appena presentata in Parlamento. Attraverso un'intensa ed approfondita attività, la Commissione si è posta l'obiettivo di rappresentare, nelle varie sfaccettature, la reale situazione dell'emergenza dei rifiuti sul territorio, anche con l'importante supporto delle audizioni svolte con tutti gli attori istituzionali. È emersa la sostanziale inadeguatezza della struttura commissariale rispetto agli obiettivi per cui il commissario era stato istituito.
La perenne conflittualità tra le istituzioni straordinarie e i territori ha determinato una mole di ricorsi alle varie magistrature, che ha reso ancora più difficile e complesso il superamento delle criticità del sistema integrato di gestione dei rifiuti, ingessando, di fatto, anche l'azione dei commissari.
La lunga gestione commissariale si è anche caratterizzata come struttura autonoma e completamente avulsa dalle strutture ordinarie che, anziché affiancare, si sono dimostrate indifferenti e disinteressate alla politica dei rifiuti.
Questo insieme di elementi negativi, che si desumono dall'analisi dell'esperienza delle gestioni commissariali, fa emergere pertanto l'esigenza di superare del tutto l'attuale impianto legislativo e di restituire ai territori le competenze e i poteri necessari per poter affrontare l'ordinaria gestione, con scelte chiare e definite.
Allo stesso tempo, è auspicabile che vengano precisate in modo rigoroso le funzioni assegnate ai diversi livelli decisionali, al fine di evitare duplicazioni di competenze e di attribuzioni. In questo spirito, si pone anche il superamento degli ambiti territoriali ottimali (ATO) previsti dal legislatore regionale campano, che rischiano di essere ulteriori centri di spesa di danaro pubblico, che potrebbero anche contrastare con gli indirizzi della finanza pubblica tendenti al contenimento dei costi della politica.
Il codice dell'ambiente, nella sua versione definitiva ancora in itinere, dovrebbe prevedere un nuovo modello organizzativo, attribuendo alle amministrazioni provinciali le competenze del ciclo integrato dei rifiuti ed eliminando gli ATO previsti dalla legge regionale, che rappresenterebbero una sovrapposizione al livello istituzionale più adeguato, costituito dalle amministrazioni provinciali, per esercitare le proprie funzioni nell'ambito del piano regionale dei rifiuti.
Superare le difficoltà significa anche affrontare la difficile situazione per la elevata densità demografica del territorio di Napoli e della sua provincia, nell'ambito del territorio regionale. Affermare un principio solidaristico, da parte delle altre province campane, significa accettare, in modo proporzionale, anche il surplus di rifiuti prodotti in quell'area. Solo in questo modo si potrebbe raggiungere quel giusto equilibrio per la gestione del ciclo dei rifiuti nella nostra regione.
Onorevoli colleghi, ritengo quindi che l'approvazione del decreto-legge al nostroPag. 85esame, come risultante di un proficuo dibattito parlamentare che si è sviluppato tra le forze politiche da tempo, possa rappresentare un momento di svolta, finalizzato all'avvio di una fase istituzionale nuova, caratterizzata, da un lato, da una forte assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni e delle forze politiche, dall'altro, dal sostegno al commissario straordinario per consentire l'attuazione degli ultimi adempimenti previsti dalla norma in esame.
Per garantire l'effettivo superamento dell'emergenza è necessario anche vigilare e contrastare fortemente l'azione di forze e di interessi riconducibili a poteri criminali, che trovano vantaggiosa una condizione di perenne difficoltà nella gestione del sistema integrato dei rifiuti.
Noi Popolari-Udeur riteniamo sia necessario al più presto voltare pagina per poter rilanciare lo sviluppo del territorio della regione Campania, anche alla luce delle opportunità che si presenteranno con il nuovo ciclo di programmazione dei fondi strutturali 2007-2013, anche tenendo conto della recente procedura di infrazione avviata dall'Unione europea proprio relativa ai ritardi registrati in questo settore.
Onorevoli colleghi, bisogna creare immediatamente le precondizioni indispensabili affinché il territorio superi questa fase di emergenza, che al momento rappresenta una grande azione frenante per l'attivazione dei processi di crescita e sviluppo sociale, economico e civile della nostra regione. Pertanto, come gruppo Popolari-Udeur esprimeremo il voto favorevole sul decreto-legge in discussione.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fasolino. Ne ha facoltà.
GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in verità non riesco a immaginare l'utilità di questo dibattito, dal momento che una cappa di piombo è scesa sul dibattito stesso, quando abbiamo appreso che probabilmente nella giornata di martedì il Governo porrà la questione di fiducia sul provvedimento in esame.
Ci saremmo augurati, invece, che la discussione potesse essere articolata, ampia ed esaustiva, in maniera che almeno alcune delle questioni da noi poste potessero venire accolte.
Inoltre, non riesco a capire perché mai il Governo dovrebbe porre la questione di fiducia, quando in Commissione abbiamo dato prova di grande disponibilità, ritirando gli emendamenti dalla discussione e rimandandoli all'aula. Pertanto, credo che il Governo non abbia nessun alibi per questo atteggiamento.
Ciò detto, desidero ricordare come il gruppo di Forza Italia e, del resto, tutta l'opposizione, siano stati fermamente contrari, nel corso del dibattito sul decreto-legge istitutivo della figura commissariale, alla creazione di tale figura. Ciò non perché non avessimo o non abbiamo stima del dottor Bertolaso, ma perché riteniamo che l'istituzione commissariale rappresenti soltanto un alibi - l'ennesimo - per le inadempienze e le incapacità della classe politica regionale campana di centrosinistra.
Devo anche aggiungere, che personalmente, quando si è svolto il dibattito nell'autunno scorso, ho concluso uno dei vari interventi tenuti in quella occasione, con queste parole, che voglio richiamare alla memoria dell'Assemblea: «Concludo rivolgendo una preghiera al dottor Bertolaso, che riconosco persona seria. Se capirà fin dalle prime battute che il potere politico non gli consente di portare avanti la delega, allarghi le braccia e alzi bandiera bianca. La preghiera è di dirlo subito e non alla fine dell'esperienza commissariale, altrimenti avremmo perso altro tempo prezioso per giungere ad una soluzione definitiva dell'emergenza rifiuti in Campania».
Vorrei ricordare all'Assemblea qual è la situazione esistente oggi in Campania. È cambiato qualcosa? Vi è stato un miglioramento? In risposta, passo a leggere una pagina de Il Mattino di oggi, mercoledì 27 giugno 2007: «Barricate a San Giovanni»; «Allarme topi al Cardarelli»; «Sequestrati alimenti nei mercatini di Fuorigrotta»; «Le aziende chiudono per i rifiuti» (aPag. 86carattere cubitale); «Gli industriali: alberghi e agroalimentare in crisi»; «Montemarano (assessore alla sanità della regione Campania): gravi rischi per i roghi»; «Emergenza rifiuti: la situazione si fa ancora più drammatica con sequestri e proteste». Continua Il Mattino: «Mille tonnellate di spazzatura ancora a terra»; «blocchi con auto in coda per ore a San Giovanni»; «cento roghi spenti dai vigili del fuoco»; «controlli a raffica sugli alimenti a Fuorigrotta»; «in serata il grido d'allarme del presidente degli industriali, Gianni Lettieri: non è retorica dire che le aziende stanno chiudendo per l'emergenza rifiuti, che gli albergatori sono a pezzi e il turismo, l'agriturismo, l'agroalimentare soffrono gravemente per questa situazione intollerabile»; «la raccolta prosegue a macchia di leopardo, il cattivo odore infesta ormai la città e i centri della provincia. Intanto, l'assessore regionale alla sanità, Angelo Montemarano, ha spiegato che il vero rischio legato al perdurare dell'emergenza è la diossina prodotta dalla spazzatura in fiamme che può arrivare sulle nostre tavole sotto forma di mozzarella e carne».
E poi ancora: «Allarme topi al Cardarelli». Non sembra di stare in una città europea, sembra di stare nella Bombay o nella Calcutta di cinquant'anni fa. Si tratta di una situazione tragica perché arriva a colpire il cuore dell'economia campana e la sua credibilità rispetto al mondo intero con cui comunque tale economia ha dei rapporti, certamente sia di dare sia di avere.
A questo punto, ci saremmo aspettati che Bertolaso prendesse atto dell'inutilità e della dannosità del suo esperimento. Se non ne prende atto, lo facciano le forze politiche.
Dice l'assessore Montemarano: «La diossina inquinerà l'aria di Napoli». Vorrei chiedere al «mondo verde», che da anni si è opposto alla costruzione dei termovalorizzatori perché comunque producono scarichi inquinanti: sarebbe stato meglio avere dei termovalorizzatori o l'attuale stato di degrado? Non sarebbe stato meglio tentare la strada che tutto il mondo ha percorso e che ha portato alla risoluzione del problema dei rifiuti piuttosto che stare a guardare e bloccare ogni iniziativa tendente a smaltire i rifiuti nella regione Campania?
Questo è un atto d'accusa a tutta una classe politica e al centrosinistra in modo particolare! Non vorrei fare dietrologia, ma nel presente dibattito è necessario chiarire le responsabilità. Qualcuno parla, sempre dietrologicamente, della giunta Rastrelli, ma siamo veramente alla preistoria! Comunque, il piano della giunta Rastrelli prevedeva cinque termovalorizzatori in Campania. Chi è stato contrario a tali termovalorizzatori? Chi si è unito con le piazze che protestavano per non farli realizzare? Chiudiamo con la dietrologia, arriviamo al decreto-legge in esame, il n. 61 del 2007.
Signor Presidente, colleghi, una prima sensazione negativa mi è venuta leggendo il frontespizio del decreto-legge, dove mancano due nomi autorevoli: Pecoraro Scanio e Di Pietro. Tali nomi figuravano nel primo decreto-legge. Quando quel decreto-legge è stato convertito in legge, ho protestato in modo particolare per l'articolo 3. Con un atto legislativo, infatti, si è tentato di occupare uno spazio amministrativo, gli appalti, che l'ottimo dottor Catenacci, commissario ai rifiuti in Campania, aveva realizzato con gare europee con una tempistica ordinaria.
Chiesi in quest'aula che sul punto mi rispondessero sia il Ministro Pecoraro Scanio, sia, e soprattutto, il Ministro Di Pietro, che ha legato il suo nome alla battaglia morale in Italia. Volevo sapere perché si ritenesse di dover revocare degli appalti realizzati seguendo scrupolosamente le procedure previste e affidare i relativi servizi con concessioni ad libitum senza alcuna procedura di gara.
L'articolo 3 è stato ora sostituito dall'articolo 2 del decreto-legge n. 61 del 2007 che stiamo per convertire in legge. È vero, sono state eliminate alcune questioni gravi, anche perché avrebbero avuto delle ricadute contabili che noi saremmo statiPag. 87attenti a richiamare all'attenzione della Corte dei conti, ma la sostanza è rimasta perfettamente la stessa.
Leggo i primi passi di questo articolo 2: «Il Commissario delegato con le necessarie garanzie ambientali e sanitarie» - ci mancherebbe altro! - «individua in via di somma urgenza» - perché in via di somma urgenza? - «fatta salva la normativa antimafia» - e, pure in questo caso, ci mancherebbe! - «anche mediante affidamenti diretti a soggetti diversi dalle attuali società affidatarie del servizio (...)». Affidamenti diretti! Ministro Di Pietro, ma la signoria vostra dormiva nel Consiglio dei ministri quando è stato proposto il decreto-legge in esame?
E dovremmo dormire noi in Parlamento su un affare «stramiliardario» che colpisce le finanze dei cittadini e soprattutto l'etica della classe politica. Il centrosinistra non ha più alibi, «il re è nudo». Di fronte, all'appuntamento dei grandi appalti, sta crollando miseramente un mondo di inganni e di corruttela.
Vi faccio venia della lettura integrale dell'articolo 2 perché lo conoscete tutti; le modifiche apportate dal Senato non hanno arrecato ad un miglioramento.
Sollevo un'altra questione ed è relativa all'articolo 4 sui consorzi di bacino. Caro Presidente, lei non è un campano, ma deve credermi sul fatto che, anche in Campania vi sono dei comuni, governati sia dal centrodestra sia dal centrosinistra (forse sono di più quelli di centrodestra), che hanno adottato il sistema della raccolta differenziata con gare alle quali hanno partecipato ditte private che stanno svolgendo bene il servizio. Non si tratta di piccoli comuni. Uno di questi comuni, quello di Capaccio Paestum, ha dato il via alla raccolta differenziata solo pochi mesi fa; si tratta di un comune di 22 mila abitanti che durante l'estate arriva a 100-200 mila abitanti, ed in pochi mesi è giunto al 60 per cento della raccolta differenziata. Ora, cosa si vuole fare con il decreto-legge in esame? Si vogliono togliere gli incarichi alle ditte che vincono gli appalti - quasi che l'imprenditorialità privata sia da giubilare o da ghettizzare - e si eliminano così quelle professionalità che, nei comuni che stanno adottando la raccolta differenziata, riescono a portare avanti un discorso serio e produttivo dimostrando che, anche in Campania, si può raggiungere uno standard europeo nel settore. Per legge si vorrebbero affidare tali gestioni ai famigerati consorzi di bacino, costituiti da operai per la gran parte diretti con logiche clientelari.
Colleghi della maggioranza, ritenete che il decreto-legge in esame possa essere approvato così? Noi volevamo chiedervi di svolgere un dibattito al quale partecipare senza il rigoroso voto del silenzio che osservate quasi come foste dei monaci trappisti! Avremmo voluto sentire le vostre ragioni, discutere con voi.
Ritenete che il fine sia pulire le strade della Campania o dare il lavoro a duemila persone, che fino a questo momento non hanno dato nessuna prova di attaccamento ai servizi e al dovere? È questo il fine? Usare l'emergenza rifiuti per sanare una richiesta clientelare di posti e non, invece, usare le migliori tecnologie e imprenditorialità che abbiamo a disposizione per superare, in modo definitivo, l'emergenza rifiuti?
Cerco di avviarmi rapidamente alla conclusione. Per quanto concerne la TARSU, con questo decreto fate ricadere sulle popolazioni campane tutto il peso finanziario del disastro ambientale dovuto alla irresponsabilità di Antonio Bassolino e del centrosinistra. Come faranno i cittadini campani a pagare tre volte quanto pagano oggi, se il problema non si risolve? Ma come pensate che la gente poi non protesti? Come fa a pagare quando vede le proprie strade inondate dall'immondizia e come farà a non prendersela con il sindaco di turno che magari è un buon amministratore e che voi avrete messo in condizione di essere cacciato via perché gli verranno addebitate le colpe non sue dell'aumento di tassazione e della perdurante sporcizia nelle strade?Pag. 88
Voglio leggere un'agenzia stampa, pubblicata da Adnkronos: «la procura sta facendo la propria parte e ora anche gli altri enti preposti dovrebbero fare la loro, non a parole ma con i fatti». Lo ha affermato il procuratore di Napoli, Giandomenico Lepore, riferendosi all'emergenza rifiuti in Campania durante la conferenza stampa di oggi sul caso Impregilo Spa. Il procuratore Lepore ha dichiarato che «se non verranno adottati provvedimenti, saremmo costretti prima o poi ad uscire con le mascherine». Il procuratore, dunque, si cala nei panni dei cittadini.
Vorrei dire, sempre in modo sommesso, composto e rispettoso, al dottor Lepore e a tutta la magistratura di Napoli e della Campania, sia penale sia contabile, che ciascuno, per la sua parte, è chiamato a prendere provvedimenti in modo che i responsabili del disastro possano finalmente sentire sul collo il fiato non solo dei cittadini che giustamente protestano, ma anche di coloro che le leggi debbono farle osservare da tutti, anche dagli amministratori - mi permetto di dirlo - del centrosinistra.
Vogliamo un'Italia più libera, più giusta e più democratica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Erminia Mazzoni, ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, con il disegno di legge in esame la maggioranza ci chiede ancora una volta di convertire un decreto-legge per la gestione dell'emergenza rifiuti in Campania. Tale atto contiene la piena confessione di un'incapacità degli enti che, in via ordinaria, avrebbero dovuto occuparsi della gestione dei rifiuti, ma anche della struttura commissariale che, in questi dieci mesi, non è riuscita a risolvere una situazione che il dottor Bertolaso aveva detto - sono parole sue - che avrebbe risolto in circa dieci giorni.
Con ciò non voglio certo dubitare della sua professionalità e delle sue alte capacità, ma è un dato di fatto che, nonostante gli ampi poteri straordinari che gli sono stati conferiti anche con il precedente decreto, il dottor Bertolaso non ha potuto fare passi in avanti e si presenta al Parlamento con un piano straordinario per lo smaltimento dei rifiuti in discarica esattamente identico a quello posto alla nostra attenzione già dieci mesi fa: gli stessi siti, gli stessi strumenti, nella stessa situazione di drammatica emergenza.
La contrarietà dell'UDC nei confronti del provvedimento è ben motivata: i nostri gruppi parlamentari, nella fase di conversione in legge del precedente decreto, hanno dato un contributo positivo al miglioramento del testo e avevano annunciato, in quella sede - assumendosi una dolorosa, faticosa e quasi insopportabile responsabilità -, che non avrebbero dato il consenso ad ulteriori proroghe o rinvii. Adesso, con coerenza, manteniamo la posizione di contrarietà nei confronti di un'ennesima proroga e di un ennesimo rinvio: sarebbe, infatti, da irresponsabili, di fronte a questo dichiarato fallimento, pensare di condividere il prolungamento della somministrazione di una terapia che si sta dimostrando sicuramente letale per la regione Campania.
L'onorevole Margiotta, all'inizio della sua relazione, ha affermato che i motivi di urgenza sono sotto gli occhi di tutti e che basta guardare le immagini provenienti dalla regione Campania per riuscire ad individuare la fondatezza del provvedimento d'urgenza che oggi viene chiesto di approvare. Onorevole relatore, se realmente i motivi sottesi all'emergenza fossero così chiari e sotto gli occhi di tutti, non saremmo in questa condizione, perché sicuramente molte teste sarebbero cadute sotto il peso della loro responsabilità. I motivi di urgenza del provvedimento, infatti, non sono tanto le montagne di rifiuti accumulate da troppi anni sulle strade della Campania, ma ciò che sta dietro all'accumulo dei rifiuti stessi. Non si tratta di un tentativo di cercare un capro espiatorio.Pag. 89
Il Ministro Nicolais, in questi giorni, girando per la regione Campania, ha invitato soprattutto i rappresentanti del centrodestra ad abbandonare il tentativo di ricerca del colpevole. Vorrei dire al Ministro Nicolais, al rappresentante del Governo presente in aula e ai pochi colleghi «sopravvissuti», che questo è solo il primo, indispensabile atto perché questa tragica vicenda non continui ad essere affidata alle stesse persone e agli stessi strumenti e non si reiteri sempre uguale a se stessa. È normale pensare che sbagliare sia umano, ma perseverare è sicuramente diabolico: noi non vogliamo essere partecipi e complici di un disegno diabolico.
Ritengo opportuno rilevare che il provvedimento in esame mostra la sua fragilità e denuncia anche la precarietà e la codardia con la quale si muovono le forze di governo sia nazionali sia regionali. Ciò è evidente già nel titolo, laddove ci viene chiesto di convertire un decreto che reca «interventi straordinari per superare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania».
Gli interventi straordinari dovrebbero essere tesi, se veramente fossero seri e avessero carattere straordinario, a risolvere non l'emergenza nella gestione dei rifiuti, ma le tante emergenze presenti in Campania. Abbiamo sotto gli occhi, onorevole relatore, un'emergenza sanitaria, un'emergenza criminalità, un'emergenza finanziaria, un'emergenza della legalità, un'emergenza istituzionale. Lo affermano i numerosi titoli di giornale che adesso evito di riprodurre, perché lo ha già fatto opportunamente il collega Fasolino, intervenuto prima di me. Sono cose dichiarate.
Mi permetto di segnalare anche le odiose e incomprensibili contraddizioni che si verificano, perché il Commissario Bertolaso chiede, insieme al Governo, di rinnovare l'incarico commissariale, ma, nel contempo, è il primo che dichiara che vi è un rischio di epidemie e lancia un SOS come capo del Dipartimento della protezione civile affinché si risolva la situazione in maniera diversa.
Non è corretto - e ripeto mostra la sua fragilità - anche il riferimento alla sola regione Campania, perché l'emergenza non può essere definita un'emergenza campana, ma nazionale. Come ho già detto in tante altre occasioni, sarebbe incomprensibile che continuassimo a discutere della questione in esame in Assemblea affidandola al potere decisionale del Parlamento, se essa non avesse dei riverberi sul territorio nazionale.
Rispetto a questo, vorrei però aggiungere due dati, che credo siano indicativi. In primo luogo, la Campania occupa circa il 43 per cento del territorio nazionale inquinato e, rispetto ad una cifra simile, non si può considerare questa emergenza, questa situazione drammatica, come una situazione esclusivamente campana.
Inoltre, la media di produzione pro capite dei rifiuti in Campania è molto più bassa della media nazionale: vi è un rapporto di 482 chili all'anno, contro i 536 della media nazionale. Tuttavia, i quantitativi che si accumulano per le strade, senza che nessuno ci fornisca una spiegazione, sono di gran lunga superiori alle previsioni. Anche in questo caso, vi è qualcosa che riguarda il territorio nazionale, che il Governo non vuole assolutamente prendere in considerazione.
La parte più esilarante - se possiamo ancora avere la capacità di trovare comicità in questa vicenda - è la parte finale del titolo del decreto-legge: interventi straordinari per garantire l'esercizio dei propri poteri agli enti ordinariamente competenti. Ciò vuol dire che abbiamo la necessità di convertire in legge un decreto-legge per scrivere all'interno di un articolato che cosa i comuni, le province, i consorzi e le prefetture devono fare a norma di legge, cioè per spiegare con una legge quello che una legge già prevede. Credo che questa sia l'espressione più chiara della confessione di incapacità che viene realizzata attraverso questo ennesimo decreto-legge.
Nel merito, vorrei fare alcune considerazioni sull'articolato. Il relatore ha definito l'articolo 1 il pilastro del decreto-legge in esame e, in effetti, esso è l'articolo che ci apre la porta e ci avvia in un percorso infernale di dieci articoli.Pag. 90
Nell'articolo 1, vi è già la carta di presentazione del Governo, che si presenta come assolutamente indifferente alla legge e, quindi, al rispetto dei basilari principi di legalità, ma anche come un Governo assolutamente disinteressato a preservare ed a garantire il rispetto dei diritti minimi e fondamentali dei cittadini della Campania.
Nell'articolo 1, infatti, oltre all'individuazione dei siti delle discariche, che a questo punto diventa la parte meno preoccupante, si stabilisce che l'individuazione dei siti avviene «in deroga a specifiche disposizioni di legge vigenti in materia ambientale, paesaggistico-territoriale, di pianificazione per la difesa del suolo, nonché igienico-sanitaria, nel rispetto dei principi fondamentali in materia di tutela della salute e dell'ambiente».
Credo che questa sia una dichiarazione di una gravità non commentabile, che giustamente rappresenta il pilastro del provvedimento, perché mantiene ciò che nei nove articoli successivi il Governo intende utilizzare per poter prolungare l'agonia della nostra regione, la Campania.
Alcuni interventi che possiamo definire correttivi e mediamente migliorativi del testo sono stati fatti per garantire la minima salvaguarda ai comuni inseriti in parchi nazionali o relativamente ad alcune altre aree, che vengono escluse dal potere di conquista e di colonizzazione della struttura commissariale.
L'articolo 2 è un'altra «perla» del presente decreto e definisce le modalità di affidamento del servizio di smaltimento dei rifiuti. Dopo aver ribadito che il commissario delegato può, in via di somma urgenza, affidare la gestione, con affidamenti diretti, a soggetti diversi dalle attuali società affidatarie, affida al Commissario straordinario la possibilità di requisire gli impianti e di utilizzare siti che siano anche sottoposti a provvedimento dell'autorità giudiziaria.
Mi permetto di leggere il testo presentato in II Commissione giustizia dal relatore di maggioranza, con le motivazioni a sostegno di quelle osservazioni che il relatore ha solo citato, ma che non ha ricordato in quest'aula, e che sono diventate osservazioni - mi permetto di precisare - per quella necessità, alla quale ha fatto riferimento anche il collega Paolo Russo, che hanno vissuto i colleghi di maggioranza, i quali hanno dovuto, per forza, votare anche ciò in cui non credevano, perché sono motivazioni esposte dal relatore presidente della Commissione.
Di particolare interesse - dicono i rilievi - è la disposizione secondo cui il Commissario può utilizzare, anche tramite requisizione, gli impianti, le cave dismesse o abbandonate, le discariche che presentano volumetrie disponibili, anche se sottoposte a provvedimento di sequestro da parte dell'autorità giudiziaria. Il testo dispone la sospensione dell'efficacia di tale provvedimento a partire dall'adozione del provvedimento di requisizione, fino alla cessazione dello stato di emergenza. Tale disposizione suscita forti perplessità, in quanto consente di requisire siti assoggettati a provvedimenti della magistratura, per indagini penali in corso. Tutto ciò determina il rischio di gravi ingerenze, da parte di un'autorità amministrativa, nell'attività dell'autorità giudiziaria, specialmente in relazione al profilo della conservazione degli elementi della prova.
Credo che ciò sia sufficiente per far capire la gravità di quanto si sta attuando con questo articolo 2.
Passando al secondo punto, l'attribuzione al Commissario del potere di requisire beni senza precisare la disciplina da applicare, sempre la relazione depositata dal presidente afferma che la requisizione costituisce esercizio di un potere di natura straordinaria, che trova il suo riferimento normativo nell'articolo 7 della legge 20 marzo 1865, n. 2248 e nell'articolo 2 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, i quali attribuiscono al prefetto il potere di disporre della proprietà privata nel caso di urgenza e grave necessità pubblica. Finalità dell'istituto è quella di consentire l'utilizzazione temporanea del bene senza acquisizione definitiva, sicché, allo spirare del termine di efficacia, il proprietario dell'area requisita ha diritto alla sua restituzione. Occorre a tale proposito considerare che, qualora sia applicabilePag. 91la citata normativa, il proprietario del bene sequestrato dall'autorità giudiziaria avrebbe diritto ad un indennizzo. Ciò anche quando si tratta di beni sequestrati alla criminalità organizzata. Si potrebbe, quindi, prevedere un'osservazione volta a sollevare la questione, invitando la Commissione di merito a valutare l'opportunità di prevedere una disciplina speciale della requisizione o deroghe alla disciplina generale.
Questo è riconducibile all'articolo 2 ed alla gravità dei comportamenti che con esso si vogliono porre in essere.
Per quanto riguarda l'articolo 3 (Divieto di localizzazione di nuovi siti di smaltimento finale di rifiuti), faccio solo un piccolo plauso rispetto all'inserimento del termine di utilizzazione della discarica di Ariano Irpino e mi permetto di chiedere scusa, anche a nome dei cittadini di Ariano Irpino, per quanto accaduto.
Tuttavia, vorrei far notare che ciò che è accaduto, quell'esplosione di violenza da parte dei cittadini arianesi - che ben conosco, per essere stata deputato di quel collegio - è il sintomo, il segnale di una ulteriore emergenza che vi è nella regione Campania e della quale nessuno si fa carico, un'emergenza sociale. Il cittadino si sente solo ed abbandonato e simili risposte, le risposte che ottiene solo in seguito a manifestazioni di questo tipo, non fanno altro che alimentare tale situazione, perché il cittadino avrebbe invece bisogno di una classe dirigente responsabile, che non si scandalizza di fronte alle reazioni che abbiamo registrato in piazza, ma che le previene e, prima che esse abbiano luogo, provvede per tutelare i diritti fondamentali dei cittadini.
Passando all'esame dell'articolo 4, che riguarda i consorzi di bacino, sui quali alcuni riferimenti sono stati già espressi, segnalo rapidamente solo l'assoluta illegittimità - dal mio punto di vista - della previsione dell'obbligo da parte dei comuni di procedere alla raccolta differenziata esclusivamente attraverso i consorzi, senza stabilire le modalità di contrattazione, i prezzi, gli strumenti, i tempi, il che vuol dire consegnare i comuni nelle mani dei consorzi, rendendoli ostaggio di trattative disperate. I consorzi chiaramente rimangono nella loro strutturazione, con la pesantezza degli organigrammi che è stata registrata da più parti e con tutto quel personale per la cui assunzione sono state anche aperte delle indagini presso la procura di Napoli, fatti non secondari se non per il Governo e per la maggioranza. Tralascio l'analisi dell'articolo 5 che ricorda al prefetto cosa debba fare nel caso in cui ci siano situazioni di emergenza e che rappresenta solo un modo per ricordargli che ha dei compiti sul territorio.
Per ciò che attiene all'articolo 6 sulla nomina dei sub-commissari e le modalità di individuazione di questi da parte dei presidenti delle province, c'è da dire che abbiamo perso dieci mesi; lo ha già ricordato il collega Paolo Russo e non mi soffermo ulteriormente. In sede di conversione del precedente decreto-legge lo avevamo già ricordato, avevamo ripetuto a gran voce che sarebbe stato opportuno evitare ulteriori frammentazioni e appesantimenti della struttura commissariale e che bisognava incominciare ad operare nella direzione della «provincializzazione» della gestione dei rifiuti attraverso il coinvolgimento diretto dei presidenti della provincia, ma per ottenere tutto ciò abbiamo dovuto aspettare altri dieci mesi.
Passando all'esame dell'articolo 7, quello che attiene alle tariffe, che rappresenta il dono più bello che si consegna ai cittadini della Campania che stanno continuando a pagare per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (che non avviene da oltre dieci anni), c'è da dire che si pagano le inadempienze dei vari commissari che si sono succeduti, delle classi dirigenti. I cittadini si troveranno a pagare un surplus, un aumento perché questi dieci mesi di fallimento hanno prodotto costi aggiuntivi che non vengono caricati come sarebbe naturale, scontato, banale, sulle spalle di chi è responsabile di tale fallimento ma sulle spalle dei cittadini della Campania.
Avremo un aumento della TARSU e della TIA, e la massima libertà di tartassare i cittadini della regione Campania per gli enti che non hanno mai rispettato iPag. 92loro compiti, mai svolto il loro dovere, mai garantito un servizio essenziale. Conseguentemente l'articolo 8 prevede la clausola di invarianza della spesa perché - è bene ribadirlo - il Governo non si vuole occupare economicamente della vicenda. Infatti, data la sua debolezza politica, non ha la forza di convincere non i colleghi rappresentanti della Campania e di altre regioni del sud che conoscendo - non lo dico per campanilismo - la gravità di questa situazione avrebbero fatto cose ben diverse, ma i tanti colleghi che vengono da altre regioni che devono, nella solita logica populista e qualunquista che li contraddistingue, cercare di non far trapelare la notizia che qualche «soldo nazionale», a copertura delle irresponsabilità del Governo nazionale, potrebbe essere impiegato nella regione Campania per ristorare i cittadini dei danni subiti.
Mi auguro che le iniziative che ho sentito esporre circa la richiesta di azione collettiva per il risarcimento danni da parte dei cittadini per tutto quello che hanno subito negli ultimi tredici anni nei confronti della regione e del Governo centrale vadano avanti e che si possa ristorare almeno dai danni economici maggiori i cittadini della Campania.
Si conclude poi con l'unica nota che speriamo possa trovare una realizzazione: la previsione del piano per il ciclo integrato dei rifiuti, che dovrà poi essere realizzato dal Commissario in un tempo che viene definito con indicazioni che possono essere approssimativamente condivise e con una speranza in esso contenuta. Infatti, non possiamo che affidarci a una speranza, considerato che anche nel precedente provvedimento, come negli altri, era indicato tra i compiti del commissario anche quello di realizzare il piano integrato per il passaggio alla gestione ordinaria.
Quindi, credo sia chiaro che ci sono più motivi di contrarietà a questo decreto-legge. La contrarietà che oggi manifestiamo con forza come gruppo UDC è, ancora una volta, segno della nostra responsabilità.
Riteniamo che in questo momento la soluzione - vista la fallimentarietà della gestione commissariale, che non ha fatto altro che aggravare una situazione di disagio, perché ha reso ancora più difficile ricostruire un sistema di legalità che si nasconde dietro questo comparto - sia quella di ritornare alla gestione ordinaria, di ritornare ad una gestione verificabile, di ritornare all'affidamento di finanze congrue, e di contenere le esuberanze amministrative di quelli che si sono occupati di questo settore per oltre dieci anni nei limiti della legalità, attraverso la riconduzione delle loro iniziative a quello che la legge già stabilisce nel caso di gestione ordinaria.
Credo che questa sia l'unica soluzione - continueremo a ripeterlo - e ci dispiacerà dover dire ancora tra qualche tempo, quando sottoporrete di nuovo all'Assemblea un altro provvedimento similare, «ve lo avevamo detto». Infatti, credo che questo non ci consoli, non tanto come cittadini della Campania, ma come rappresentanti istituzionali di un Paese che cerca di presentarsi, per se stesso e per gli altri, anche all'estero come civile e moderno.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Francescato. Ne ha facoltà.
GRAZIA FRANCESCATO. Signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, ormai è quasi un appuntamento rituale, trovarci qui, tra pochi colleghi «sopravvissuti», a dibattere l'ennesimo capitolo di questa emergenza infinita dei rifiuti in Campania.
Lunedì, abbiamo discusso le mozioni presentate dal centrodestra, stasera ci troviamo a valutare la conversione del decreto-legge 11 maggio 2007, n. 61, che, con tutti i suoi limiti e le sue imperfezioni (chi le nega?), noi Verdi approveremo, perché molto semplicemente rappresenta una tappa obbligata di un percorso obbligato, quello che abbiamo scelto con il varo del cosiddetto supercommissariamento, nell'autunno scorso.
Ricordo ancora una volta che è stata una scelta sofferta, densa di perplessità,Pag. 93perché, come molti qui, anche noi siamo sempre stati contrari a prolungare i commissariamenti, figuriamoci un commissariamento che si trascina da tredici anni. Questa volta, però, noi Verdi non vogliamo guardare indietro. Ci siamo rifiutati nei giorni scorsi, e ci rifiutiamo oggi, di ripercorrere ancora una volta il sentiero a ritroso della ricerca della responsabilità, del dito puntato, della polemica spesso pretestuosa.
Ci limitiamo a ricordare che noi eravamo contro il piano regionale sui rifiuti, vera origine di questo disastro ambientale annunciato, sia quando portava la firma di Rastrelli, di Alleanza Nazionale, sia quando è stato fatto proprio da Bassolino, con una grave sottovalutazione delle conseguenze devastanti che questa adozione acritica avrebbe comportato e che ha comportato di fatto.
Adesso riteniamo utile soltanto concentrarci sulla via di uscita, sull'exit strategy, che dobbiamo continuare tenacemente a perseguire e di cui il commissariamento doveva e dovrebbe costituire un passaggio chiave.
Con questo spirito, nonostante tutto costruttivo - nonostante i roghi, le nubi di diossina, i guai quotidiani, ultimo in ordine di tempo il sequestro delle risorse Impregilo -, vogliamo guardare a questo disegno di legge di conversione, sulla cui urgenza drammatica non è neanche il caso di insistere.
Il cuore di questo provvedimento - lo ha detto chiaramente il relatore - riguarda la tanto sofferta e combattuta individuazione dei siti per le discariche. A questo proposito, permettetemi alcuni chiarimenti sulla vicenda forse più controversa, di certo la più seguita dai media e dall'opinione pubblica, che riguarda il sito di Valle della Masseria, nel territorio di Serre. Dato che su questo punto il centrodestra ha spesso attaccato sia gli ambientalisti che il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, rei di aver difeso un'area protetta (a cosa serviamo, altrimenti?), ossia l'oasi del WWF istituita trent'anni fa, che conosco benissimo, vorrei con forza riaffermare le sacrosante ragioni di quel «no».
Ricordo che, su ben 655 aree estrattive dismesse, o abbandonate, in Campania, si è puntato, da subito, purtroppo, su quella che si trovava in una zona di grande valore naturalistico, ambientale e paesaggistico, dichiarata oasi di protezione faunistica, come da direttiva 92/43/CEE. Una zona umida di importanza internazionale, ai sensi della Convenzione di Ramsar, ancora a due passi da un SIC, habitat di un animale rarissimo, la lontra.
Inoltre, il sito di Serre, proprio perché è dotato di tali caratteristiche straordinarie, rientrava nelle tipologie di aree escluse a priori, per motivi ambientali, dallo stesso Commissario. Non solo: esso era già sede - lo sappiamo tutti - di ben due discariche, Macchia Soprana e Basso dell'Olmo. Ambedue percolano il Sele, nonostante le reiterate assicurazioni fornite alle popolazioni locali che si sarebbe trattato di discariche ben fatte, che non avrebbero prodotto inquinamento.
Di fronte a esperienze di tale genere, come potevano le popolazioni fidarsi per la terza volta? Altro che «sindrome di Nimby»! La popolazione di Persano, il popolo del presidio di Valle della Masseria, che ha difeso con tanta tenacia il suo territorio, non l'ha fatto solo per motivazioni localistiche, ma anche per tutelare gli interessi, oltre che dell'ambiente, di una intera collettività.
Ma noi - vorrei chiarirlo bene stasera - non ci siamo limitati al «no»; non siamo il «partito del no», accusa che viene ripetuta con una stanca litania, ma priva di fondate ragioni. Abbiamo aiutato Bertolaso, ci siamo attivati alla ricerca di una soluzione alternativa, che il Ministero dell'ambiente ha trovato, sempre nel territorio di Serre, con l'assenso di quella stessa popolazione «riottosa» contro cui si è puntato il dito come affetta dalla «sindrome di Nimby».
Dal 1o luglio, infatti, aprirà il sito di Macchia Soprana, una collina ricoperta di macchia mediterranea alta sul Sele, bonificata e resa idonea a tempo di record. ÈPag. 94un sito dove è stato trovato, a sorpresa, un fondo argilloso. Tale argilla, invece, secondo Bertolaso, si trovava soltanto in Valle della Masseria; questa era stata una delle motivazioni che avevano orientato la sua scelta. Sembra, quindi, che Macchia Soprana potrà ospitare fino a 700 mila tonnellate di rifiuti, la stessa quantità che avrebbe dovuto essere sversata nella tanto controversa Valle della Masseria.
Quindi - lo ripeto -, l'alternativa è stata trovata fuori dell'area protetta e, in questo modo, si è data contemporaneamente risposta sia alle giuste esigenze della popolazione e del territorio, sia alle urgenze, ormai indifferibili, create dalla sempre più drammatica emergenza regionale: altro che mancato supporto all'azione di Bertolaso!
Ma non basta. La provincia di Napoli, a proposito di protagonismo da restituire alle province, sta portando avanti con tenacia, sia pure tra le note difficoltà, il lavoro per la localizzazione degli impianti di compostaggio. E fa bene! Infatti, senza la separazione lapalissiana del secco dall'umido - primo passo di qualunque raccolta differenziata degna di questo nome - non si va da nessuna parte!
Non basta: si sta lavorando anche per un inventario capillare delle cave del casertano, per trovare sistemazione per almeno 500 mila tonnellate di ecoballe di smaltimento, cui fa riferimento anche l'articolo 2, comma 1, del decreto-legge in discussione.
Infine, presto entrerà in funzione - si pensa a settembre - la prima linea dell'impianto di Acerra.
A proposito di impianti, colgo nuovamente l'occasione per sfatare la leggenda secondo la quale i Verdi sono contrari a tutti gli impianti. Certo, siamo contrari agli inceneritori per i motivi che abbiamo mille volte ripetuto, ma non chiudiamo la porta a tecnologie avanzate, di cui ormai abbiamo esempi anche in Italia oltre che in Europa. Faccio il caso del trattamento meccanico-biologico (non a caso, all'articolo 9 del presente decreto-legge, si fa cenno proprio a tale tipo di trattamento). Tuttavia, ricordiamo ancora una volta che non esiste impianto all'avanguardia che tenga, se non si mette in moto, sin dall'inizio, un corretto ciclo dei rifiuti che cominci, necessariamente - lo ripetiamo da decenni - con le tre «r»: riduzione dei rifiuti all'origine, raccolta differenziata e riciclaggio, di cui si occupa, appunto, l'articolo 4 del decreto-legge in discussione.
Tale formula funziona ovunque - basta volerlo! -, funziona anche nella tanto vituperata Campania. Esistono comuni virtuosi; ad esempio, da quando siamo al governo, nel centro di Grumo Nevano siamo arrivati al 35 per cento della raccolta differenziata!
L'attuazione delle tre «r» è l'ingrediente principale, il piatto forte di questo decreto-legge e l'articolo 9 lo ribadisce con chiarezza. È la fase chiave per garantire il graduale ritorno alla tanto sospirata normalità, così come viene delineato nelle pagine conclusive della relazione sulla Campania approvata pochi giorni fa - lo scorso 13 giugno - dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti.
Si tratta di un percorso che condividiamo e che mira ad arrivare ad un ciclo integrato dei rifiuti (partendo dalla corretta fase delle tre «r»), allo scioglimento del cosiddetto ingorgo istituzionale, alla prevenzione o, almeno, alla riduzione delle infiltrazioni criminose e all'impostazione - questo è un punto cruciale - del delicatissimo passaggio del dopo-commissariamento che, ormai, è dietro l'angolo.
Riteniamo, quindi, che tale decreto sia un tassello di un mosaico sicuramente complicatissimo da disegnare, ma crediamo che non vi sia altra strada. Per tale motivo, noi Verdi esprimeremo un voto favorevole sulla conversione in legge di tale decreto-legge (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Sospendo la seduta per cinque minuti.
La seduta, sospesa alle 22,20, è ripresa alle 22,25.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Iacomino. Ne ha facoltà.
Pag. 95
SALVATORE IACOMINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, signor rappresentante del Governo, signor relatore, ci troviamo nuovamente a parlare di emergenza rifiuti in Campania e a discutere di uno spettacolo indecente ed indecoroso che mette, ancora una volta, tale regione al centro dell'attenzione del Parlamento, dandole una rappresentazione odiosa di una terra usata come spettro del pericolo rifiuti che va scongiurato soltanto con qualche inceneritore in più, come è avvenuto nell'ipotesi della Sicilia, ove il Governo ha approvato un piano rifiuti e collocato gli inceneritori in un'oasi naturale e nel triangolo della morte ad Agusta.
Ecco come fare per non sostenere le lotte e le battaglie delle comunità locali, dei movimenti ambientalisti, dei comitati per la salvaguardia dell'ambiente e della salute che ieri hanno marciato contro Cuffaro e Berlusconi e oggi si dichiarano pronti a marciare contro Cuffaro e Prodi. Il decreto-legge n. 61 del 2007, il cui disegno di legge di conversione è stato già approvato al Senato, che ha introdotto importanti modifiche, ripropone al Parlamento una discussione che va oltre gli schieramenti e il rapporto più o meno conflittuale tra maggioranza e opposizione.
Non si può tenere un atteggiamento di doppiezza su questa materia quando esistono responsabilità sia del centrodestra che del centrosinistra in Campania, in materia di rifiuti. L'atteggiamento di collaborazione al Senato, che ha approvato con modifiche il provvedimento in discussione, non corrisponde allo stesso atteggiamento che qui alla Camera è proprio di una parte dell'opposizione che introduce reali elementi di ostruzionismo.
Oggi in Campania le emergenze si sommano tra di loro e forniscono un'immagine degradata che questa terra non merita e che indica responsabilità trasversali riconducibili ad una grande questione irrisolta, comune a molte altre regioni del Mezzogiorno.
Se non si aggrediscono le questioni sociali, del lavoro, della salute e dello sviluppo, l'emergenza rifiuti, l'emergenza sicurezza ed altre saranno sempre le maschere grottesche con le quali tali terre verranno viste da una politica miope e non lungimirante. La questione rifiuti risulta essere un mix di tutti i deficit del nostro paese: culturale, politico, amministrativo, economico, ambientale, sanitario e occupazionale. In pratica, si tratta di un black out di sistema. Essa nasce, innanzitutto, da una sottovalutazione della questione dei rifiuti, che continua, ancora oggi, ad essere considerata ambito settoriale e non un tema che incrocia tutti gli ambiti della vita, sia quotidiana che istituzionale.
In tale materia, i Governi del centrodestra e del centrosinistra non si sono distinti tra loro. Tredici anni fa la giunta Rastrelli aveva varato un piano rifiuti che attribuiva la parte onerosa del ciclo, cioè la raccolta, ai comuni e ai loro consorzi, e la parte in cui vi era un guadagno, cioè gli impianti, ai privati, anzi ad un privato, la società Fibe, gruppo Impregilo, Fiat, Montezemolo, in relazione alla quale stamane abbiamo avuto la notizia dell'applicazione da parte del Gip di una misura interdittiva, cioè il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione.
La società Fibe, con un'unica gara sulla cui correttezza sono stati avanzati molti dubbi, si era aggiudicata costruzione e gestione di tutti gli impianti previsti dal piano, due inceneritori e sette impianti di trattamento meccanico e biologico, i cosiddetti CDR. Tuttavia, insieme agli impianti, alla predetta società, era stata attribuita la scelta dei siti ove costruirli. Per aggiudicarsi gli appalti i concorrenti dovevano disporre delle aree e tale società, per propria convenienza, così come emerge dalle indagini condotte da diverse procure, aveva individuato Acerra e Santa Maria La Fossa, che distano quindici chilometri, tra le aree ove costruire i due inceneritori, aree a più alta incidenza di patologie tumorali e malformative e, per giunta, siti di bonifica di interesse nazionale.
La scelta dei luoghi è alla base delle proteste dei comuni di Acerra e Santa Maria La Fossa. Questo rappresenta un primo elemento di comprensione.Pag. 96
Altro elemento importante da considerare, che porta all'emergenza di questi giorni, è che il bando di gara disponeva che l'aggiudicatario, ove mai, come poi è successo, gli inceneritori fossero stati realizzati in un tempo diverso dalla costruzione degli impianti CDR, avrebbe dovuto procedere allo smaltimento a proprie spese, fuori da quella regione, negli impianti a ciò destinati. Siccome l'emergenza crea emergenza e con i poteri commissariali straordinari si può derogare alle norme, come avviene anche con questo decreto-legge, con un'ordinanza si decide che, a causa dell'emergenza del 2001, nelle more dell'avvio del cantiere per l'inceneritore, le ecoballe prodotte dai CDR possono essere stoccate nel territorio della regione Campania, favorendo ancora una volta chi si è aggiudicato la gara.
Se la scelta era l'incenerimento, non si poteva autorizzare lo stoccaggio senza disporre del forno in cui bruciare i rifiuti, per cui il territorio è diventato area di stoccaggio e dal 2001 ad oggi si sono accumulati 6 milioni di tonnellate di ecoballe e ogni mese vi è la necessità, ancora oggi, di 40 mila metriquadrati di nuove aree per depositare ecoballe, che sono inidonee ad essere bruciate per la cattiva funzionalità dei CDR e per la loro qualità tecnologica.
L'amministrazione regionale aveva abdicato alla funzione di governo del territorio e mai nessuna giunta regionale ha messo in discussione quelle scelte, nonostante ve ne fossero tutte le condizioni.
Per tredici anni si è lasciato che la situazione corresse verso il baratro: percentuali irrisorie di raccolte differenziate; sei milioni di tonnellate di ecoballe uscite dai CDR, balle di immondizie, vere e proprie bombe ecologiche accatastate come immense piramidi; quasi mille discariche illegali, ma non clandestine, di rifiuti industriali e ospedalieri, provenienti da mezza Italia e gestiti dalla camorra; altre centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti che periodicamente si accumulano per le strade fino a quando qualcuno le incendia, spargendo nell'aria più diossina di trenta inceneritori messi insieme; decine e decine di treni per portare una gigantesca quantità di rifiuti campani nel resto d'Italia e in Germania.
La gestione commissariale ha trasformato il cancro in metastasi, affidando la soluzione del problema alle stesse persone, i presidenti delle giunte regionali, che, come titolari dell'ordinaria amministrazione, ne erano stati esautorati.
Oltretutto, la gestione commissariale ha accentuato nella popolazione uno spirito di delega, per cui a risolvere il problema deve essere lo Stato. L'attuale gestione commissariale non ha fatto di meglio, perché non sono stati modificati i presupposti che ne definiscono gli obiettivi, cioè prendere tempo con sempre nuove discariche, come si è fatto in questi tredici anni, in attesa dei due inceneritori campani previsti dall'iniziale progetto. È in questa incertezza nell'affrontare l'emergenza che il commissario delegato ha fallito nell'obiettivo di un'uscita da un'emergenza che continua a persistere a Napoli e in Campania.
Il tentativo di individuare discariche in aree protette, come Serre e Terzigno, nel parco del Vesuvio, introducono elementi di perplessità, che fanno tanto sospettare una riedizione di ciò che è successo ad Acerra sull'individuazione dei suoli. È lo stesso sindaco di Serre a denunciare una compravendita sospetta di terreni, che dal loro valore di 3,50 euro al metro quadro sono saliti a 120 euro, e l'affidamento a società in odore di ecomafia. Si tratta di un grosso affare gestito da alcune società che si perdono come scatole cinesi e i diversi collegamenti tra le varie società portano ad aziende come Impregilo.
Il commissario Bertolaso, nonostante avesse conoscenza del tentativo di infiltrazione di società legate ai poteri criminali, non ha ritenuto necessario rivedere le sue posizioni, con un atteggiamento sospetto in capo ad un alto funzionario dello Stato. Sarà la magistratura a dirci cosa è accaduto! Sono state le lotte e la mobilitazione delle comunità locali e delle istituzioni locali e nazionali che hanno, per adesso, scongiurato un altro disastro.Pag. 97
Né la Commissione bicamerale rifiuti fino ad oggi è riuscita a introdurre elementi di discontinuità col passato, attribuendo a uno sterile concetto di ingorgo istituzionale le responsabilità sulla gestione delle emergenze, individuando la soluzione e l'apertura di discariche qualunque sia il sito.
Meschino poi chi pensa di lucrare sul piano politico nel proporsi nelle passerelle istituzionali a rappresentare una Commissione che in termini di maggioranza non c'è più e certamente può soltanto rappresentare se stesso: una posizione che ormai non riesce più a difendere l'operato di una regione ormai al collasso. Perfino lo stesso Bassolino, nel rientrare in campo in prima persona dopo anni di apparente assenza, in un'intervista su L'Unità del 20 giugno 2007, autocriticamente ammette limiti, errori e responsabilità, non soltanto sulla gestione politico-amministrativa, ma anche sugli effetti di un piano del ciclo dei rifiuti che ormai non regge più alle sfide di un nuovo modello di sviluppo, che ha in sé un nuovo processo di produzione dei rifiuti.
Già il testo modificato al Senato, che non è certamente il migliore possibile, va in controtendenza rispetto alla concezione tipicamente industriale, legata alla sola costruzione di impianti di incenerimento. Si afferma, in questo testo, la presentazione entro 90 giorni di intese col Ministro dell'ambiente, di un piano per la realizzazione del ciclo integrato dei rifiuti, legato principalmente alla raccolta differenziata, alla individuazione dei siti di compostaggio e alla produzione di FOS di qualità. Al posto della localizzazione di siti nel Parco del Vesuvio e Terzigno, la discarica viene sostituita con il deposito di frazione organica stabilizzata di qualità, con il vincolo di assicurare la ricomposizione morfologica del sito e la bonifica delle discariche illegali su quelle aree, come per Ariano Irpino, Villaricca, Serra e Giuliano.
Questi siti individuati dal testo originario del decreto-legge, che erano stati individuati dal commissario Bertolaso, a quale logica si ispirano? Non ritengo ad elementi tecnici specifici, come in un primo momento avevano tentato di farci credere. Infatti, esperti in materia dei suoli e sottosuoli, come il professore Ortolani, direttore dell'Istituto di geologia dell'Università di Napoli, e il professore De Medici, hanno collaborato a titolo gratuito con il Commissario partecipando attivamente per due mesi all'individuazione delle soluzioni più idonee dal punto di vista tecnico per l'uscita dall'emergenza.
Questi esperti avevano indicato siti alternativi a quelli voluti cocciutamente dal dottor Bertolaso, che si prestavano sia dal punto di vista tecnico-geologico, sia dal punto di vista dell'accesso e della viabilità per raggiungerli. Le risposte alle valutazioni e alle indicazioni di questi esperti non sono mai arrivate dalla struttura commissariale.
Tutte le indagini della magistratura che hanno portato ad arresti e procedimenti giudiziari, anche in questi mesi, devono far riflettere seriamente sugli intrecci esistenti fra gli interessi camorra-politica-struttura commissariale, se si vuole aprire la vera sfida ai poteri criminali. Deve far riflettere ulteriormente il fatto che nell'audizione in Commissione bicamerale rifiuti dei rappresentanti dell'ASL Napoli 4, dove insiste l'inceneritore di Acerra, il direttore sanitario, a proposito delle cui capacità a svolgere quel ruolo si nutrono grandi perplessità (qui veniamo a certe nomine politiche), cade dalle nuvole parlando del termovalorizzazione di Acerra, del suo impatto ambientale e dei controlli dell'inquinamento dei suoli.
Tutte queste osservazioni, che si intrecciano con le valutazioni sul decreto-legge, ci rendono più attenti a un monitoraggio della situazione, affinché venga garantita l'applicazione del decreto e non la solita tecnica del rinvio.
Infine vanno chiarite con fermezza le questioni riguardanti le tariffe. Sacrosanto è il principio che i cittadini debbono pagare la tariffa per coprire l'intero costo dello smaltimento, sacrosanto è il diritto dei cittadini a non pagare i costi dell'emergenza perché le responsabilità del passato sono in capo alla regione.Pag. 98
I cittadini della Campania e i comuni debbono pagare esclusivamente il costo ordinario di una gestione ordinaria. Questo è un altro elemento approvato al Senato che sancisce questo principio.
L'emergenza Campania è stata un alibi per sottrarre al Ministero competente e alla legislazione sulla tutela ambientale l'intera questione della raccolta, trattamento e smaltimento rifiuti, specialmente quando si discute in termini di limitazione delle emissioni nocive.
L'emergenza spinge verso la scorciatoia dell'utilizzo, come unica soluzione, di apparati industriali: è necessario, invece, intervenire sulla produzione dei rifiuti e sulla spinta verso la raccolta differenziata. La produzione in Campania, ogni giorno, è pari a 7.200 tonnellate di rifiuti: di queste, ogni giorno, restano 3.500 tonnellate come ecoballe e 2.300 tonnellate come FOS (frazioni organiche stabilizzate). Tutto ciò va stoccato in discarica. Con questo ritmo, il sistema non regge: nessuna regione manda in discarica o all'incenerimento più del 35-40 per cento dei suoi rifiuti; se la Campania pensa di mandarne il 90 per cento, il sistema salta.
Questa è la vera emergenza in Campania e, su questo aspetto, crediamo che il decreto al nostro esame fornisca risposte, se non completamente condivisibili, certamente sufficienti per un nuovo percorso che miri al superamento dell'emergenza, alle garanzie per la tutela dell'ambiente, della salute dei cittadini e delle aree protette, nonché alla salvaguardia dell'autonomia dei poteri degli organi dello Stato e delle autonomie locali.
Tali considerazioni ci inducono a preannunciare il voto favorevole del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea sul provvedimento al nostro esame.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Taglialatela, iscritto a parlare: si intende che vi abbia rinunciato.
È iscritto a parlare l'onorevole Pedulli. Ne ha facoltà.
GIULIANO PEDULLI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, esprimo il mio apprezzamento per la presentazione del decreto-legge svolta dal relatore, in quanto egli non si è limitato ad illustrarne il merito, ma ha fatto anche il punto della situazione attuale della Campania, utilizzando uno stile che condivido, quello cioè di pensare al futuro e a come contribuire a superare l'emergenza.
Ho ascoltato con attenzione e rispetto gli interventi che mi hanno preceduto: alcuni li condivido in gran parte, altri meno o per nulla. Per quel che riguarda questi ultimi, non li condivido sia per le valutazioni espresse sul senso, sul merito e sul giudizio del decreto - che è stato condito in taluni interventi con un'infinità di aggettivi a dir poco apocalittici -, sia per lo spirito che li anima. Ho udito, infatti, la volontà di rimanere inchiodati al passato, di reiterare attacchi alla maggioranza che sono ormai stantii, di spingere sulla ricerca delle responsabilità - tutte a senso unico - relative al passato e, in particolare, all'ultimo anno.
Per quanto riguarda il passato, considerato che l'emergenza rifiuti è in atto dal 1994, è obiettivo ritenere che vi siano stati, in un contesto complesso e difficile, limiti che attengono al governo politico del problema, così come è possibile che siano emersi profili con risvolti giudiziari. Sotto il primo aspetto, sono state e saranno le popolazioni, con il loro voto, a pronunciarsi; sotto il secondo, spetta alla magistratura, che è attenta ai problemi, assumere, come essa sta facendo, le iniziative che ritiene più idonee.
Per quel che riguarda l'ultimo anno, pur permanendo una grave situazione di emergenza, ritengo che nel corso di esso si sia messo in campo lo sforzo maggiore che si è avuto nel lungo periodo commissariale per cercare di uscire dalla situazione esistente: così ha fatto il Governo, con i provvedimenti adottati, ivi compreso questo decreto; così ha fatto il commissario Bertolaso, che ha lavorato e sta lavorando con passione e determinazione. A lui esprimiamo non solo pieno appoggio, ma anche l'incoraggiamento a portare a compimentoPag. 99il suo mandato, per contribuire a costruire con le istituzioni locali la nuova e decisiva fase post-commissariale.
In questo avvio, bene ha svolto il proprio lavoro anche la Commissione bicamerale, con la relazione stralcio proprio sul tema dell'emergenza rifiuti in Campania approvata lo scorso 13 giugno. Ritengo che la Commissione abbia fatto bene a produrre questo atto, poiché il suo mandato non è solo quello inquisitorio, che pure essa sta svolgendo, ma anche quello propositivo.
Non mi scandalizzano le polemiche politiche, ma non le considero produttive, né per contribuire a dare le necessarie risposte alle popolazioni della Campania, né in vista dello sforzo che a noi è richiesto per superare l'emergenza; un'emergenza sulla quale, peraltro, proprio oggi è intervenuta anche l'Unione europea.
A me pare che a noi sia richiesto il massimo di convergenza fra le forze politiche, il massimo di unità e di sintonia tra le istituzioni locali - va apprezzato lo sforzo che alcuni sindaci stanno compiendo in tal senso - e il massimo di compartecipazione di tutte le forze sociali, di quelle produttive e dei cittadini.
La situazione di emergenza in Campania continua ad essere molto grave: le notizie di questi giorni, anche per l'anomalia climatica, indicano, anzi, preoccupanti dirette conseguenze sanitarie sulle popolazioni. La priorità della salute adesso è rappresentata dall'urgenza di togliere i rifiuti dalle strade e portarli ad uno smaltimento che fornisca le più ampie garanzie alle popolazioni che si trovano più vicine alle discariche individuate per questa fase.
Il decreto-legge in discussione ha, anzitutto, proprio questa finalità, in quanto può attivare le discariche individuate ma ancora oggi chiuse. Ma esso non si limita a questo, fornendo altresì utili disposizioni anche per una prospettiva più lunga. Il decreto-legge, quindi, rappresenta un atto necessario ed urgente, e prima lo si approva meglio è: auspico che l'Assemblea abbia consapevolezza di ciò.
Il testo licenziato dal Senato - è stato osservato da altri - ha migliorato quello originario emanato dal Governo, sia per il contributo fornito dalle opposizioni e dalla stessa maggioranza, sia nel tener conto delle preoccupazioni delle popolazioni interessate. È la dimostrazione che il decreto-legge non era blindato e che, ogni qual volta vi sono le condizioni, a prescindere dal voto finale delle opposizioni, si lavora con apertura e disponibilità.
Il relatore ha evidenziato che l'elemento centrale del decreto-legge in discussione è costituito dall'articolo 1, relativo all'apertura di discariche e alla loro messa in sicurezza: quattro siti in quattro province diverse. Si tratta di una scelta tesa non a concentrare lo smaltimento in un unico sito regionale, bensì ad attuarlo in maniera diffusa ed equilibrata sul piano territoriale. Ma si possono aggiungere altre due considerazioni.
In primo luogo, la misura va mantenuta secondo questo principio, poiché anche l'uscita di un solo sito metterebbe in crisi tutto il sistema. In secondo luogo, se si ricorre ad un provvedimento, prima governativo e poi parlamentare, vuol dire che non c'erano le condizioni locali per poterlo assumere.
Dell'articolo 1 evidenzio anche i limiti posti per la qualità dei rifiuti da conferire, per esempio, nel sito del Parco nazionale del Vesuvio, e le misure di mitigazione ambientale, di bonifica e messa in sicurezza (per esempio, nel sito di Terzigno). Così come evidenzio quanto previsto dal comma 1-bis dell'articolo 3 sul limite temporale relativo al conferimento nel sito di Difesa Grande. Evidenzio, altresì, quanto previsto dal comma 3 dell'articolo 4, relativo alle azioni da intraprendere per l'incremento significativo della raccolta differenziata.
Mi pare opportuno anche quanto stabilito dall'articolo 6, cioè la nomina dei presidenti delle province a subcommissari, perché ciò è motivato da due dei capisaldi che guardano al futuro: la tempestiva restituzione dei poteri agli enti ordinariamente competenti e l'autosufficienza degli ambiti provinciali.Pag. 100
L'osservazione svolta sull'articolo 7 in materia di tariffe, a mio avviso, ha un carattere puramente populista. Se ci si riferisce ai contenuti effettivi della norma, che sancisce esattamente ciò che avviene ovunque esista una gestione normale del ciclo dei rifiuti, la tassa di smaltimento dei rifiuti e la tariffa di igiene ambientale debbono coprire integralmente i costi del servizio, compresi quelli relativi ai piani per la raccolta differenziata. È normale che proprio con riferimento alla raccolta differenziata, contestualmente alla scelta della forma più efficace, di norma il «porta a porta», si predisponga un piano dei costi che gravano sugli utenti e la premialità per le pratiche migliori. Cosa diversa, come è stato osservato, sarebbe una dinamica tariffaria in assenza del servizio. Quindi, mi pare opportuno evitare confusioni e stare esattamente allo spirito della norma.
Infine, voglio guardare ed invitare tutti a guardare al dopo commissariamento. Qui possiamo trovare più sintonia rispetto al decreto-legge. Vi sono due punti fermi: il commissariamento deve concludersi il 31 dicembre 2007, per tornare ad un regime ordinario. Per andare in questa direzione, è utile fare riferimento - come dicevo all'inizio - al documento della Commissione bicamerale approvato a larga maggioranza il 13 giugno.
Come Ulivo, abbiamo dato atto alle opposizioni del contributo fornito e del voto favorevole espresso, puntualizzando che si è volutamente tenuto distinto il decreto-legge, che pure ha richiamato nei suoi punti essenziali il dopo commissariamento, che è il vero oggetto della relazione della Commissione bicamerale.
Lavoriamoci insieme e con convinzione per dare sostanza all'intesa istituzionale di programma, al ciclo integrato dei rifiuti, al decongestionamento istituzionale e alla razionalizzazione delle competenze, ad un'efficace prevenzione delle infiltrazioni della criminalità organizzata, ad una più incisiva tutela della salute delle popolazioni locali. So che la sfida è difficile, ma noi dobbiamo fare di tutto, per il ruolo che abbiamo, per cercare di vincerla (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Stradella, iscritto a parlare: si intende che vi abbia rinunciato.
È iscritto a parlare l'onorevole De Angelis. Ne ha facoltà.
GIACOMO DE ANGELIS. Signor Presidente, credo che quella che stiamo svolgendo stasera avrebbe potuto essere e può ancora essere una discussione importante.
Ho ascoltato con interesse e con attenzione gli interventi dei colleghi, a partire, come è giusto che sia, da quelli dell'opposizione. Tuttavia, credo - come evidenziato da alcuni di tali interventi - che non possiamo continuare a svolgere una discussione - mi rivolgo, in particolare, al rappresentante del Governo - volgendoci sempre indietro per individuare le responsabilità. In questo modo ci sfuggirebbe la vera situazione attuale esistente in Campania. Le responsabilità - l'ho affermato anche in altre occasioni - sono chiare; esse sono ovviamente, per questioni anche di onestà intellettuale, diversificate tra i gruppi dirigenti, politici e istituzionali della Campania. Sono responsabilità che coinvolgono tutti. La domanda che dobbiamo porci in merito all'odierna discussione è la seguente: ci rendiamo conto di qual è la situazione oggi in Campania, in questo preciso momento?
Bisogna capire se si vuole continuare a distinguere fra responsabilità dell'opposizione e del Governo, oppure se si vuole fornire un aiuto per uscire da questa insopportabile emergenza alla regione Campania. Una persona che vive quotidianamente in tale regione - come molti di coloro che sono intervenuti nel dibattito - sa cosa sta succedendo in essa. Voi avete soltanto la fortuna di poter leggere le notizie che arrivano dalla Campania. Il problema non è solo rappresentato dai cumuli di immondizia che si trovano a Napoli, nella sua periferia o in altri comuni. Cosa sta accadendo?
In altri comuni della provincia e delle province interne è vero che non ci sonoPag. 101più cumuli di immondizia per le strade, ma in tali territori si adotta un altro provvedimento, quello dello stoccaggio provvisorio. Praticamente, per necessità, come si dice - scusandomi se uso questa terminologia -, per non dare nell'occhio, si preleva l'immondizia sotto casa e si costruiscono discariche abusive, che si definiscono «siti di trasferenza».
La situazione in Campania è di tale gravità. Una grande sensibilità nei confronti di questa problematica io, in sostanza, non la vedo: siamo rimasti in aula in pochi intimi, ma già all'inizio della discussione lo eravamo; può anche darsi che i colleghi siano interessati alla lettura dei resoconti domani - questo dibattito rimarrà agli atti della Camera -, pertanto ritengo sia giusto dire alcune cose.
Questione delle responsabilità. Quando alcuni parlamentari discutono in quest'aula, sarebbe necessaria, oltre alla dialettica politica, che c'è sempre fra di noi ed è giusto che ci sia, anche un po' di umiltà nelle affermazioni. Stasera, nel corso della discussione, mi veniva da ridere ricordando l'altro decreto-legge che abbiamo votato in questa sede.
Ogni volta si fa la seguente operazione: bisogna prendere provvedimenti per uscire dall'emergenza; ci era stato detto, e noi ci eravamo convinti anche come maggioranza, che il tema centrale era individuare un soggetto, svincolato dalla politica, dotato di grandi capacità tecniche e professionali, che potesse risolvere il problema dell'emergenza rifiuti in Campania. Allora, noi dobbiamo metterci d'accordo. O diciamo che questo professionista, il dottor Bertolaso, è capace di aiutarci a far uscire questa regione dall'emergenza o che non lo è. Non possiamo continuare a dire - mi rivolgo ai colleghi dell'opposizione - questo e il contrario di tutto, e a tirarlo da tutte le parti.
Una cosa deve essere chiara: non è possibile che non si possa esprimere un giudizio. Ricordate la questione relativa all'ultimo decreto-legge; ci aveva detto: se non convertite il decreto-legge subito, me ne vado. E noi abbiamo subito convertito il decreto-legge. Bertolaso ci aveva detto, anche in Commissione, che in dieci giorni avrebbe risolto il problema dell'immondizia per le strade. Lo ricordate tutti? Noi campani, che conosciamo la regione, dicevamo che forse la questione era un po' più complicata.
Attenzione, quindi, nell'esprimere giudizi o rassicurazioni così forti ai cittadini. Questo non significa che Bertolaso non debba continuare a fare ciò per cui è stato chiamato. Credo che debba continuare, però vorrei dire una cosa al Parlamento. Ho detto senza mezzi termini anche al dottor Bertolaso, in Commissione - però lui dovrebbe anche ascoltare ciò che succede nel nostro territorio -, di cercare insieme una soluzione. Noi tutti ci siamo impegnati a dare una mano per tentare di risolvere un problema che tocca noi come campani, non tocca altri. Per questo affermavo prima che ognuno lo tira per la giacca.
Lo voglio dire anche al collega che ha parlato prima di me: ma si può sostenere e non contestare il fatto che si individuano, tra le quattro discariche, due discariche che fanno parte di aree protette? Lo possiamo dire questo? Oppure, questo significa mettersi contro la volontà e le capacità di Bertolaso? Lo possiamo dire questo, per quello che ha prodotto e di cui noi stiamo ancora discutendo?
Inoltre, un anno fa - è anche agli atti della Commissione ambiente -, si disse, sulla base di un lavoro svolto, che in Campania vi erano centinaia di cave abbandonate. Non mi riferisco a quelle sequestrate alla camorra, che potevano avere delle caratteristiche morfologiche per essere adibite a discariche. È mai possibile - e lo chiedo anche al Governo - che dopo 13 anni parliamo sempre ed esclusivamente delle stesse discariche? Qual è il problema? Perché alla fine esce fuori Ariano Irpino? Poi si dice che quella popolazione è stata violenta! Ma, scusate, Bertolaso e tutti i parlamentari dovrebbero conoscere la storia di quel territorio, dove i cittadini hanno impiegato anni di lotte per chiudere quella discarica. Sono riusciti a chiuderla nel 2004 e dopo soli trePag. 102anni chiediamo la riapertura! Attenzione, questi sono i problemi che noi abbiamo!
Svolgo qualche considerazione molto veloce sul decreto-legge in esame. Voglio dire anche al relatore e al Governo che sono molto combattuto nel far prevalere, rispetto agli altri problemi presenti in tale regione, quello che ci si chiede ogni volta, vale a dire un senso di responsabilità per su un problema grave come quello della emergenza rifiuti in Campania. Se qualcuno mi chiede se sono disposto a dare una mano, anche attraverso il decreto-legge in esame, per togliere l'immondizia dalle strade, avviare un percorso, far uscire dall'emergenza questa regione, è ovvio che rispondo positivamente. Se, tuttavia, devo esaminare, come credo che avremmo dovuto, il decreto-legge in esame, vi sono delle cose che non ci convincono.
Non mi convince l'impostazione che lo stesso relatore ha fornito sul primo articolo. Quale pilastro? Quella è la dimostrazione tangibile e palese dell'incapacità della classe dirigente campana di risolvere i problemi in Campania. Come campano, per me, questa è una sconfitta, caro relatore!
SALVATORE MARGIOTTA. Relatore. Anche per me!
GIACOMO DE ANGELIS. Questo è il punto, nonostante le caratteristiche di cui abbiamo parlato prima e delle scelte che sono state compiute!
In secondo luogo, vorrei svolgere qualche considerazione sulle tariffe, perché tra di noi non dobbiamo giocare a non capirci e a fare propaganda. Mi dispiace che non ci siano i colleghi della destra. È ovvio che, se al cittadino non offri un servizio, nel momento in cui gli chiedi di pagare la tariffa, egli si ribella. È giusto. In Campania, non ci troviamo in una situazione di ordinarietà, perché in molte zone, come vedete tutti i giorni, non c'è la raccolta dei rifiuti. Che cosa dovremmo chiedere in quel caso? Dovremmo chiedere di pagare anche la tariffa? Attenzione, dovremmo chiedere di pagare una tariffa anche alterata! Sapete quanto me, infatti, che le leggi finanziarie degli scorsi anni prevedono che, se non si supera una percentuale di raccolta differenziata, aumenta la quota tariffaria. Per quei cittadini c'è, quindi, una seconda beffa!
Infine, voglio dire soprattutto al Governo, oltre che al relatore, con riferimento alla questione dei consorzi di bacino, che capisco la ratio per cui è stato scritto quell'articolo del decreto, ossia quella di accorpare, semplificare e dare una mano a risolvere dei problemi, ma il Governo, il relatore e il Parlamento sanno in che stato sono i consorzi e qual è la loro situazione? Sono consorzi indebitati fino all'inverosimile! Con questa clausola che avete introdotto nel decreto, in base alla quale i comuni devono obbligatoriamente utilizzare i consorzi per la raccolta differenziata, essi si potranno trovare di fronte ad una situazione ingestibile. Pertanto, chiedo al Governo un supplemento di discussione anche su questo aspetto.
Ripeto che comprendo tutte le perplessità e tutti i problemi che vi sono. Voglio capire tutto, perché amo troppo la mia terra per abbandonarla, e neppure credo sia opportuno speculare da un punto di vista politico contro questa regione. Le responsabilità sono chiare e vanno avanti per la loro strada. Faccio presente, però, al Governo che questa regione non può essere lasciata da sola, perché non ce la potrà fare. Sono troppi i guai prodotti! Troppi!
Nessuno poi dice che, alla fine, il sistema che definiamo come ciclo virtuoso dei rifiuti non funziona: lo volete dire? Senza ricorrere allo spauracchio della situazione di Acerra, ci è stato detto da tutti che, nel momento in cui l'inceneritore di Acerra entrerà in funzione, le ecoballe non potranno essere assorbite da quell'impianto. Non solo, la cosa più grave, caro Governo, su cui intervenire subito attraverso Bertolaso, è che il CDR che esce da quegli impianti non può andare nell'inceneritore di Acerra. Quindi, vedete com'è complicata la situazione?
Non so come articoleremo la discussione domani ma, nonostante ciò, capiscoPag. 103che abbiamo la necessità di dare una risposta chiara ai cittadini, un segnale chiaro di disponibilità forte e di attenzione del nostro Governo alle problematiche della Campania. Quindi, non so come andremo avanti, né se questo decreto avrà la possibilità di essere migliorato, però - mi rivolgo soprattutto al relatore e al Governo, che in seguito forse replicheranno -, se ciò non sarà possibile per una questione di tempi e di necessità, credo che da quel banco debba partire il segnale chiaro che su alcune questioni fondamentali il Governo si impegna ad aiutare chi dovrà portare avanti questa battaglia, gli enti locali e le province. Sono dei dati positivi contenuti in questo decreto, e questo è il segnale forte che dobbiamo dare.
Ritengo sia un lavoro che possiamo svolgere, se supereremo le diversità che molte volte sono tutte «politiciste» e che, pertanto, la gente non capisce.
In conclusione, i cittadini chiedono a noi politici, soprattutto campani, cosa stiamo facendo per uscire dall'emergenza, quando potranno rivedere le proprie città e le proprie strade pulite come in tutte le parti d'Italia. Credo che sia un impegno morale, anzitutto di noi parlamentari campani, dell'intero Parlamento e, soprattutto, del Governo, che in questa situazione deve continuare a creare le condizioni necessarie, monitorare continuamente e chiedere verifiche mensilmente, come è stato proposto anche al Senato, perché ne abbiamo bisogno.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Aurisicchio. Ne ha facoltà.
RAFFAELE AURISICCHIO. Signor Presidente, il gruppo Sinistra democratica è favorevole alla conversione in legge del decreto-legge n. 61 dell'11 maggio 2007, avente ad oggetto interventi straordinari per superare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e per garantire l'esercizio dei propri poteri agli enti ordinariamente competenti.
La posizione del nostro gruppo non deriva, però, da una piena ed assoluta condivisione del testo in esame e delle misure in esso contenute. Vi sono punti che non ci convincono pienamente e ne indico quattro. Il primo è rappresentato dal fatto che nel decreto-legge è assegnata al Commissario delegato la facoltà di utilizzare, anche tramite requisizione, gli impianti, le cave dismesse o abbandonate e le discariche che presentano volumetrie disponibili, anche quando queste siano sottoposte a provvedimenti di sequestro da parte dell'autorità giudiziaria.
Non si tratta di un astratto omaggio al principio della separazione dei poteri e del rispetto delle prerogative della magistratura. Si tratta, invece, della necessità di tener conto che, in Campania, vi sono indagini in corso sulla gestione dei siti di sversamento, sulla qualità e sulla quantità dei rifiuti sversati e sulla provenienza degli stessi. È proprio di oggi, infatti, la notizia di ulteriori provvedimenti della magistratura in ordine alla società di gestione degli impianti CDR, che hanno portato all'interdizione di Impregilo, Fisia e Fibe Campania alla contrattazione con la pubblica amministrazione limitatamente allo smaltimento e alle attività di recupero energetico dei rifiuti.
Il giudice per le indagini preliminari ha provveduto al sequestro di 750 milioni di euro in disponibilità delle richiamate società. È quindi a rischio la gestione dei CDR, il completamento del termovalorizzatore di Acerra e la sua gestione futura.
Si tratta di tener conto, inoltre, che in Campania vi è da sempre un'attiva e pervasiva presenza della camorra in tutte le attività connesse alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti, sia urbani, sia speciali, e la presenza della malavita organizzata ha riguardato anche e soprattutto i siti di sversamento.
Molto spesso i provvedimenti della magistratura sono di natura conservativa, tesi cioè a preservare lo stato dei luoghi per evitare che possano essere alterate le prove, le quali possono condurre all'accertamento delle responsabilità e dei reati commessi. La requisizione di quei siti puòPag. 104portare, quindi, all'interruzione delle indagini e alla vanificazione dell'azione dei giudici.
Il secondo punto è costituito dal fatto che il decreto-legge continua ad assegnare una funzione centrale ai consorzi tra comuni, costituiti ai sensi dell'articolo 6 della legge regionale n. 10 del 1993, ai fini dell'organizzazione di un'efficiente raccolta differenziata, in modo da conseguirne più alte percentuali. Ma sono state proprio queste strutture, dove si sono annidati sprechi e beneficenze, a concorrere e a determinare il fallimento dei diversi piani per la raccolta differenziata succedutisi nel tempo.
Il decreto-legge, nello stabilire l'obbligo per i comuni di avvalersi in via esclusiva di queste strutture per la raccolta differenziata, assegna al Commissario delegato la facoltà di proporre alla regione l'accorpamento dei consorzi, ovvero il loro scioglimento, proprio per superare le incrostazioni negative che in queste strutture si sono annidate.
Il testo approvato dal Senato, per la verità, realizza un passo indietro rispetto alla formulazione originaria, che prevedeva in merito l'esercizio del potere diretto da parte del Commissario delegato, senza passare attraverso la formula della proposta di provvedimento alla regione. Recentemente è stata approvata la legge regionale n. 4 del 28 marzo 2007, che prevede l'istituzione degli ambiti territoriali ottimali (ATO) in conformità con quanto già stabilito dal decreto legislativo n. 152 del 2006.
L'istituzione degli ATO è stata prevista proprio per organizzare la gestione integrata dei rifiuti sul territorio, per superare la frammentazione delle disparate gestioni esistenti, attraverso l'individuazione di enti gestori a mezzo di gara pubblica ad evidenza comunitaria.
Se davvero si vuole avviare da subito un percorso di rientro nella gestione ordinaria - anche in considerazione che il 31 dicembre 2007 dovrebbero cessare i poteri commissariali e lo stato di emergenza -, il decreto-legge in fase di conversione dovrebbe prevedere la centralità degli ATO, riconducendo ad essi tutte le strutture consortili e societarie esistenti.
Il terzo punto è la previsione, all'articolo 6, della nomina a subcommissari dei presidenti delle province. Questi ultimi sono rappresentanti di enti che, in base al Titolo V, concorrono alla formazione dello stato democratico su un piano paritario rispetto agli altri soggetti costitutivi. Essi sono investiti, inoltre, direttamente dal voto popolare, di una funzione di rappresentanza degli interessi delle comunità provinciali.
È quantomeno incongruo, pertanto, che essi siano collocati in una funzione assolutamente subordinata e di natura prettamente esecutiva rispetto al Commissario delegato. Tale aspetto non è esclusivamente formale, ma attiene alle sostanza, al processo di costruzione delle decisioni e dell'attuazione delle stesse e, soprattutto, alla costruzione del piano regionale dei rifiuti e della definizione delle scelte che ne conseguono. Il testo del Senato compie passi in avanti in tal senso, ma la formulazione risultante è ancora insufficiente.
Il quarto punto è la previsione di cui all'articolo 7, secondo la quale, a decorrere dal 1o gennaio 2008 e per un periodo di cinque anni, i comuni dovranno applicare misure tariffarie atte a garantire la copertura integrale dei costi del servizio di gestione dei rifiuti. In base a tale formulazione, dovranno essere scaricati sui cittadini, sia attraverso la tassa di smaltimento (la Tarsu), sia attraverso la tariffa di igiene ambientale (la TIA), i costi dell'emergenza, compresi quelli derivanti dagli sprechi accertati e dall'eccesso di personale addossato alle strutture per l'emergenza. I cittadini e i comuni devono, cioè, sostenere il costo della gestione ordinaria: sarebbe un'insopportabile beffa per i cittadini che, a causa della grave crisi in atto, sono stati privati di un servizio di raccolta e smaltimento efficace ed efficiente e che adesso, proprio per questo, dovranno essere costretti a pagare di più.
Quelli richiamati sono aspetti importanti e significativi, che ho voluto rimarcare per rappresentare compiutamente la posizione del nostro gruppo, ma che nonPag. 105ci impediscono di sostenere la conversione del decreto-legge. Siamo convinti, infatti, che si debba porre fine al più presto ai disagi e alle sofferenze dei cittadini di Napoli e della Campania (perché è di questo che si tratta).
La presenza di cumuli di immondizia per le strade, con il pergolato che cola e le esalazioni maleodoranti, costituisce un insopportabile oltraggio che offende prima di tutto la dignità delle popolazioni campane: considerata la stagione e le alte temperature di queste settimane, sono concreti i rischi di una catastrofe sanitaria.
I cumuli devono essere rimossi e occorre fare tutto ciò che è necessario per preservare la salute pubblica e la civile convivenza. La maggioranza parlamentare, perciò, deve svolgere il ruolo che le compete, sostenendo lo sforzo del Governo per uscire dall'emergenza in atto, che dal Capo dello Stato è stata definita tragica.
È necessario sostenere, quindi, l'azione del Commissario delegato, nel quadro però di una collaborazione istituzionale, in primo luogo, con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e con le istituzioni locali. Occorre sostenere, inoltre, le azioni volte a superare l'attuale acuta crisi e a determinare il rientro nell'ordinario.
Da questo punto di vista, il decreto-legge assegna al Commissario novanta giorni di tempo per definire, di intesa con gli altri soggetti istituzionali coinvolti, un nuovo piano per i rifiuti, in modo che dal 2008 si possa mettere mano ad un'azione strutturale, in grado di garantire una normalità di gestione e, soprattutto, la tranquillità alla popolazione della Campania, in modo che si possa dire: mai più emergenza.
Per questo motivo, serve rilanciare il ruolo dei sindaci e dei presidenti delle province, che dovranno diventare i futuri commissari dell'ordinario, e valorizzare i luoghi democratici delle assemblee elettive, consigli provinciali e consigli regionali, dove in massima trasparenza deve avvenire il confronto delle posizioni e se necessario anche lo scontro politico, ma sul merito delle scelte da compiere.
La risposta da dare alla grave emergenza in atto è tema, infatti, di assoluto carattere politico, che non può essere ridotto ad una questione di carattere tecnico, neutra rispetto alle posizioni politiche. L'aspetto di assoluta centralità dal punto di vista politico è certamente la necessità del superamento delle gestioni commissariali in materia di rifiuti. È proprio di oggi la presentazione da parte del procuratore generale della Corte dei conti del rendiconto dello Stato che, riprendendo una relazione della Corte dei conti dello scorso aprile, contiene un ampio approfondimento in merito alle questioni che riguardano le strutture commissariali. La relazione assume il sapore di un duro atto di accusa nei confronti dei commissariati straordinari. Essi sono venuti meno proprio nelle funzioni per le quali erano stati istituiti, non hanno saputo ottenere apprezzabili risultati né nella costruzione delle soluzioni impiantistiche previste né ai fini di un effettivo decollo della raccolta differenziata, non hanno conseguito una più efficace applicazione della disciplina ambientale, non hanno garantito nell'affidamento degli appalti il rispetto delle norme di concorrenza e non hanno costituito, infine, una barriera impenetrabile nei confronti della criminalità organizzata, come gli arresti operati nei mesi scorsi proprio in Campania dimostrano.
Insomma, ne risulta un quadro di strutture inefficienti, che hanno vissuto solo nella logica della perpetuazione dell'emergenza, determinando una spesa per 1,8 miliardi di euro, il 21 per cento dei quali spesi per stipendi e per il funzionamento delle sedi.
In Campania la struttura commissariale si perpetua dal 1994 ed è stata retta da prefetti, da presidenti della regione, poi nuovamente da prefetti, fino ad arrivare per ultimi a Bassolino, Catenacci e Bertolaso, nella sua qualità di capo del Dipartimento della protezione civile.
Il risultato è che non sono ancora stati realizzati gli impianti previsti né è stataPag. 106realizzata un'efficiente raccolta differenziata. Di fatto tutta la produzione giornaliera dei rifiuti, che è pari a 7200 tonnellate, ha come destinazione obbligata le discariche o gli impianti di CDR. È questa la causa fondamentale del perdurare così a lungo dell'emergenza in Campania, perché in queste condizioni non ci può essere sistema di impianti che tenga.
C'è dunque un'origine: è la scelta fatta da Rastrelli, confermata da Losco e, quindi, da Bassolino, di privilegiare la scelta impiantistica nella illusione che fosse inutile ogni azione di selezione nella raccolta finalizzata a ridurre la massa da trattare.
Per di più, la soluzione impiantistica prescelta si rivela sbagliata, inadeguata e tale da fare aprire alla Commissione europea una procedura di infrazione per uso distorto dei fondi europei.
Ci sono le condizioni, quindi, in base alle notizie che oggi da più fonti sono arrivate, di un ulteriore inasprimento della situazione di emergenza. Sarebbe un danno gravissimo e per questo occorrono interventi immediati, a partire dalla conversione di questo decreto-legge.
Il lavoro compiuto al Senato rappresenta un segnale positivo, ha portato a significativi miglioramenti del testo, che hanno consentito di superare gravi situazioni di tensione in alcuni territori interessati dalla localizzazione dei siti di sversamento. Sono state accolte le richieste delle popolazioni di Parapoti, di Terzigno e di Ariano Irpino, in ordine ai tempi e alle modalità di utilizzo delle discariche.
In conclusione, il gruppo Sinistra Democratica Per il Socialismo europeo opererà per favorire la rapida conversione del decreto-legge in esame, perché esso serve a sgomberare le strade dai rifiuti e serve ad aprire una fase nuova, incentrata sulla piena responsabilità delle istituzioni locali, per costruire la svolta in direzione della normalità, che in Campania è necessaria (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 2826)
PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore ed il rappresentante del Governo rinunciano alla replica.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.