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Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1566 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 11 maggio 2007, n. 61, recante interventi straordinari per superare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e per garantire l'esercizio dei propri poteri agli enti ordinariamente competenti (Approvato dal Senato) (A.C. 2826) (ore 11,14).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 11 maggio 2007, n. 61, recante interventi straordinari per superare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e per garantire l'esercizio dei propri poteri agli enti ordinariamente competenti.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali.
Al fine di consentire alla Commissione bilancio di esprimere il parere di competenza, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 11,40.
La seduta, sospesa alle 11,15, è ripresa alle 11,55.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI
(Esame dell'articolo unico - A.C. 2826)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 2826 sezione 3), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 2826 sezione 4).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 2826 sezione 5).
Avverto altresì che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 2826 sezioni 1 e 2).
Passiamo agli interventi sul complesso delle proposte emendative presentate.
Ha chiesto di parlare il deputato Scotto. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, signori deputati, siamo arrivati alla discussione definitiva su questo decreto, che è nato sull'onda di una ripresa dell'emergenza rifiuti e di un acuirsi della crisi, che, detto in maniera molto chiara e netta, è tutt'altro che superata.
Ci troviamo di fronte ad un passaggio delicatissimo per le popolazioni campane: i cumuli di immondizia che popolano le strade sono la fotografia di una stagione politica ed amministrativa che ha segnato il passo, da un lato, perché non è riuscita a superare l'emergenza ed a portare allaPag. 21Campania un moderno ciclo dei rifiuti, dall'altro lato, perché oggi è oggetto, da parte di tutto il mondo, di un insieme di critiche e di recriminazioni molto forte.
Si tratta di una crisi che ha attraversato in maniera permanente la vita quotidiana dei campani, di una vicenda drammatica che ha fatto il giro del pianeta, per la quale la politica non riesce a trovare una soluzione definitiva, chiara ed evidente rispetto alla disperazione dei cittadini napoletani e al disincanto di tanta gente, che da tanto tempo si è abituata a vivere questa condizione.
Questo decreto tenta, sicuramente con i limiti di un provvedimento costruito sulla base di un'emergenza - voglio far notare che è il secondo decreto-legge che si occupa dell'emergenza rifiuti in questa legislatura, che ha meno di un anno -, di mettere un punto su una questione: rimuovere la situazione di emergenza e permettere di rientrare rapidamente nell'ordinario.
Indubbiamente, ci sono dei passaggi che non condividiamo come Sinistra Democratica per il Socialismo europeo. Non si tratta esclusivamente di una questione di principio, e cioè il rifiuto dell'idea del commissariamento. Il primo punto - ne abbiamo segnalati quattro e pensiamo di presentare anche degli ordini del giorno in ordine a tale aspetto - è rappresentato dal fatto che, nel decreto-legge 11 maggio 2007, n. 61, è attribuita al Commissario delegato la facoltà di utilizzare, anche tramite requisizione, gli impianti, le cave dismesse o abbandonate e le discariche, anche quando siano sottoposti a provvedimenti di tipo cautelare. Non si tratta soltanto del mantenimento del principio costituzionale della separazione dei poteri e del rispetto delle prerogative della magistratura.
Si tratta della necessità di tener conto che in Campania vi sono indagini in corso sulla gestione dei siti di sversamento, sulla qualità e la quantità dei rifiuti che sono stati messi in tali sversatoi, in tali discariche. È di ieri una notizia che penso popolerà le pagine dei giornali anche nelle prossime settimane: la magistratura napoletana ha deciso di emettere un provvedimento nei confronti delle società che hanno gestito gli impianti CDR e che stanno procedendo alla costruzione del termovalorizzatore di Acerra, Impregilo, Fisia e Fibe Campania, con cui si interdicono tali società da qualsiasi rapporto con la pubblica amministrazione. Tale interdizione e il sequestro di 750 milioni di euro in disponibilità delle richiamate società delinea un quadro pesante: il quadro di un'omissione dei controlli da parte di chi doveva controllare la pubblica amministrazione, la politica dei governi nei confronti di scelte assunte in maniera sbagliata ed impianti che non avevano fatto quello che dovevano fare e che non erano a norma.
È chiaro che quando diciamo, in ordine al primo punto che segnaliamo, che vi è un limite rispetto alla possibilità di devoluzione dei poteri al commissariato, financo la possibilità di scavalcare la magistratura, è perché parliamo di un contesto delicatissimo. Ed è un contesto in cui il tema dei rifiuti e delle discariche non sempre, ma molto spesso, sfiora interessi di tipo criminale e camorristico.
Occorre tener conto che in Campania vi è da sempre un'attiva e pervasiva presenza della camorra in tutte le attività connesse al ciclo dei rifiuti, sia nello smaltimento di quelli urbani sia nello smaltimento di quelli speciali e la presenza della malavita organizzata ha riguardato anche e soprattutto quei siti. Da tale punto di vista, questa scelta rischia di creare un precedente estremamente pericoloso.
Il secondo punto è costituito dal fatto che il decreto-legge in esame continua ad assegnare una funzione centrale ai consorzi tra comuni, costituiti ai sensi dell'articolo 6 della legge regionale n. 10 del 1993. A parte il fatto che il Consiglio regionale della Campania ha approvato una recente legge, la n. 4 del 28 marzo 2007, che prevede l'istituzione degli ATO, gli ambiti territoriali ottimali, e che è un passo fondamentale verso il superamento della stagione commissariale, che dura ormai da troppo tempo, da quattordici anni.Pag. 22
Il decreto-legge, nello stabilire l'obbligo per i comuni di avvalersi in via esclusiva di tali strutture per la raccolta differenziata, assegna al commissario delegato la facoltà di proporre alla regione l'accorpamento dei consorzi, il che va bene, ovvero lo scioglimento, proprio per superare le incrostazioni negative che in tali strutture si sono annidate. Tali incrostazioni negative hanno determinato molto spesso impalcature clientelari che si sono perpetrate, senza alcun tipo di risultato per i cittadini. L'istituzione degli ATO è importante, così come è importante progressivamente superare i consorzi di bonifica, dove si sono annidati sprechi, beneficenze, prebende ed errori clamorosi.
Il terzo punto è costituito dalla previsione, all'articolo 6 del decreto-legge, della nomina a sub-commissari dei presidenti delle province. Questi ultimi sono rappresentanti di enti che, in base al Titolo V della Costituzione, concorrono alla formazione dello Stato democratico su un piano paritario rispetto agli altri soggetti costitutivi. Dobbiamo inaugurare anche in Campania una nuova stagione di democrazia e la stagione di democrazia passa attraverso la gestione autosufficiente dei rifiuti da parte degli enti preposti, cioè da parte delle assemblee elettive, da parte dei consigli provinciali e da parte dei sindaci.
I sindaci e presidenti delle province debbono dunque diventare veri e propri «commissari ordinari»: tali compiti debbono infatti essere affidati a coloro che rispondono davanti ai cittadini delle scelte rispetto al problema del ciclo dei rifiuti, un tema che fa parte di un sistema economico moderno e della vita delle persone. Il fatto di aver deresponsabilizzato per tanti anni gli operatori del territorio, cioè coloro che governano le comunità locali ha prodotto assai spesso situazioni drammatiche: si è infatti dato vita ad un vero e proprio corto circuito nel rapporto fra cittadini ed istituzioni.
Lo dimostra il fatto che oggi, al riaprire di talune discariche che erano state chiuse nei mesi scorsi - e di cui si era detto che non sarebbero state riaperte: mi riferisco a Parapoti ed Ariano Irpino - a causa della drammatica emergenza, ci siamo trovati di fronte a risposte disperate da parte dei cittadini. Certo, si tratta di risposte spesso incontrollate, sbagliate e al limite della violenza; pure, ciò accade soprattutto perché le scelte non sono partecipate e condivise: là dove si interrompe il meccanismo di confronto democratico si rischia infatti un corto circuito pesante. Questo è un aspetto non secondario, poiché la vicenda dei rifiuti in Campania è emblematica e non attiene semplicemente ad un segmento di una piccola parte del Mezzogiorno d'Italia: riguarda il Paese, il suo modo di concepire il rapporto fra l'uomo e l'ambiente, il tema della partecipazione alla democrazia e della necessità di un rapporto moderno fra i cittadini e le istituzioni.
Si tratta di vicende che si sono drammaticamente avvitate, e penso in particolare alla vicenda di Acerra, dove si è deciso di costruire il termovalorizzatore più grande d'Europa, per scelta esclusiva di quelle stesse aziende che oggi vengono interdette dalla magistratura. Acerra, da questo punto di vista, fa parte di un'area fortemente condizionata sotto il profilo ambientale. Non è una scoperta quella che emerge dal rapporto dell'Organizzazione mondiale della sanità per cui in quel triangolo - il «triangolo della morte» di Acerra, Giugliano, Qualiano e Villaricca - siamo di fronte alla incidenza tumorale sui feti più grande d'Europa: l'80 per cento! È evidente che le scelte dirigistiche non hanno funzionato: è una ricetta che ha fallito!
Allo stesso modo, occorre prestare attenzione al dramma delle popolazioni di Qualiano, con le quali abbiamo parlato nei giorni scorsi: a tale proposito domandiamo al Ministero dell'ambiente e alla Commissione ambiente di effettuare un'ispezione. Non è infatti possibile che le discariche, in quella realtà, vengano incendiate, sprigionando rifiuti tossici che vanno ad incidere sulla compatibilità ambientale, sulla natura, sullo stile di vita e sulla condizione di tanti uomini. Giriamo dunque per le strade della Campania: ci renderemo conto, leggendo i manifesti funerari, diPag. 23quante donne e quanti uomini muoiono in un'età troppo prematura, a causa dei tumori, e di quanto il disastro ambientale - poiché di ciò si tratta - abbia inciso sulla vita di queste persone. Vi è bisogno di una svolta.
Il quarto punto che intendiamo segnalare e su cui il provvedimento non ci convince - anche se naturalmente lo voteremo - attiene alla vicenda delle tariffe. Mi riferisco alla previsione, di cui all'articolo 7, secondo la quale, «a decorrere dal 1o gennaio 2008 e per un periodo di cinque anni», i comuni dovranno applicare «misure tariffarie per garantire la copertura integrale dei costi del servizio di gestione dei rifiuti».
In base a tale formulazione, dovranno essere scaricati sui cittadini - sia attraverso la tassa di smaltimento dei rifiuti solidi urbani (Tarsu), sia attraverso la tariffa igiene ambientale (TIA) - i costi dell'emergenza, ivi compresi quelli derivanti dagli sprechi accertati e dall'eccesso di personale attribuito alle strutture per l'emergenza. Ebbene, non v'è dubbio che i cittadini ed i comuni debbono sostenere il costo della gestione ordinaria: chi deve pagare paghi!
Sarebbe però un'insopportabile beffa per i cittadini che, a causa della grave crisi in atto, oltre ad essere tempestati di rifiuti e a rischio di malattie, debbano subire un progressivo e repentino aumento delle tasse sull'immondizia. Su tale problema bisogna intervenire.
Concludo dicendo che il prossimo mercoledì voteremo a favore della conversione del decreto-legge in esame, ma chiediamo che esso sia l'ultimo che proroga il commissariamento. Dal 2008 vogliamo il ripristino della gestione ordinaria e che la politica si riappropri del proprio potere di scelta, che essa si assuma le proprie responsabilità e affermi qual è la situazione di fronte cittadini. Il commissariato è stato anche un grande alibi, una grande occasione per ricostruire impalcature burocratiche che molto spesso sfioravano l'inefficienza amministrativa: impasti burocratici e impasti clientelari.
Chiediamo che la politica riprenda la parola attraverso la gestione ordinaria e seria dei rifiuti, perché non è possibile che i tassi di raccolta differenziata siano così bassi, i più bassi d'Italia. Non è possibile che gli impianti debbano essere i più grandi d'Italia, né che in una situazione del genere tra due o tre mesi ci ritroviamo a parlare di nuovo dell'emergenza rifiuti. Quell'emergenza è diventata sistema e, come tale, dovrebbe essere svuotato o quanto meno superato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mario Pepe. Ne ha facoltà.
MARIO PEPE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'ennesimo decreto-legge sull'emergenza rifiuti in Campania arriva oggi all'attenzione dell'Assemblea e credo che non sarà l'ultimo, perché esso sposta in avanti il problema solo di pochi giorni. Ormai la normalizzazione dell'emergenza rifiuti non è più un rischio, ma una realtà amara.
Il decreto-legge in esame individua nuove discariche e ne apre delle vecchie, mentre in Europa esse non esistono più da trent'anni. Ed è stata proprio la Commissione europea ad avviare una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia per come il nostro Paese ha gestito l'emergenza dei rifiuti in Campania.
Napoli è diventata una discarica a cielo aperto, i cassonetti bruciano in provincia, a Pozzuoli, a San Giorgio a Cremano, bruciano anche in città, al centro di Napoli, a via Toledo, ai Camaldoli, e il fumo acre, che si sprigiona dai cassonetti in fiamme, rende l'aria della città irrespirabile. Come non ricordare, di fronte a questo inferno dantesco, le parole di Goethe? Nel suo libro Viaggio in Italia, egli afferma che Napoli è una città schiacciata fra Dio e Satana, laddove Dio è la bellezza dei luoghi, l'incanto del mare, la mitezza del clima; Satana è il vulcano che minaccia la città con lingue di fuoco e che scarica lapilli. Se oggi Goethe tornasse a Napoli, quella città che ha il volto di Dio e il volto di Satana, non avrebbe dubbi nel dare un nome e cognome a Satana: AntonioPag. 24Bassolino! Il potente governatore della Campania, simbolo della politica che spreca e che non decide, della politica che spende, ma che non risolve i problemi dei cittadini, simbolo della politica che occupa il potere e basta!
Non si tratta soltanto dell'emergenza rifiuti, ma di responsabilità più gravi. In Campania esiste il problema della criminalità, dell'occupazione, si registra il più alto indice di rapine e il più basso di consumi culturali. In Campania vi è il crollo delle attività produttive, la crisi del turismo, tanto che dalle pagine del quotidiano Corriere del Mezzogiorno il giornalista Demarco lancia un grido disperato: «Fate qualcosa, chiedete aiuto. Stiamo annegando nell'immondizia. Bassolino e la Jervolino dovrebbero presentarsi nei programmi televisivi e lanciare un appello al Paese. Aiutateci!». Ma non lo faranno, tanto c'è il commissario Bertolaso, poi Napolitano, Prodi e il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
Questo scarico di responsabilità ormai dura da 14 anni, al punto tale che in tutta la Campania Forza Italia ha preso l'iniziativa di presentare una petizione popolare per chiedere le dimissioni di Bassolino e la sospensione della Tarsu. A causa dell'inefficienza della giunta Bassolino, l'emergenza rifiuti si è trasformata in un grande affare per pochi e in un disastro per la maggior parte dei cittadini della Campania.
I numeri del disastro sono i seguenti: 5 milioni di tonnellate di ecoballe, 30 milioni di euro spesi in progetti che non hanno prodotto nessun elaborato e di cui Bassolino non conosce nulla, 300 milioni di euro buttati al vento per incentivare la raccolta differenziata, 2300 persone assunte con identico scopo mai utilizzate, 250 mila persone intossicate.
La mancanza di responsabilità da parte degli artefici del disastro e, in primo luogo, del presidente della regione, appare grottesca. Per questo chiediamo a Bassolino di rassegnare le dimissioni da presidente della regione e a Prodi un provvedimento finalizzato alla sospensione del pagamento della Tarsu in Campania, fino al ripristino della condizione della normalità. Invece, il decreto-legge in esame, paradossalmente, aumenta la Tarsu!
Concludo il mio intervento rivolgendo un invito sia al Governo ad accogliere gli emendamenti presentati dall'opposizione che riducono in parte il danno, sia al governatore Bassolino a dimettersi. Quando all'emergenza rifiuti si aggiungerà l'emergenza sanitaria, nei prossimi giorni (già vi sono trentotto casi di epatite a Napoli), lo cacceranno i cittadini, come cacciarono il governatore di Milano ai tempi della peste al grido: «Via la fame, via la carestia, via la peste». Bassolino sarà cacciato al grido: «Via la monnezza da Napoli e dalla Campania» (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Martusciello. Ne ha facoltà.
ANTONIO MARTUSCIELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ancora una volta ci troviamo a dover discutere di una cronica emergenza che riguarda la nostra regione: l'emergenza rifiuti.
Tale emergenza si è determinata per l'impossibilità di individuare siti nei quali costruire discariche dove poter smaltire i rifiuti solidi urbani, per la mancanza di termovalorizzazioni, per l'insufficiente capacità delle popolazioni della nostra regione di realizzare in maniera adeguata e, comunque, nella media italiana, la raccolta differenziata.
Il commissario Guido Bertolaso, più di una volta, si è purtroppo dispiaciuto per l'isolamento di cui è stato fatto oggetto da parte delle istituzioni locali, soprattutto rispetto ad una necessità, da parte delle comunità, di farsi carico del problema in termini generali.
Troppe volte abbiamo visto assumere, anche da parte di esponenti parlamentari dell'attuale maggioranza, posizioni assolutamente demagogiche rispetto alla necessità o meno di localizzare in alcuni comuni discariche che costituiscono uno degli elementi necessari, ma evidentemente non sufficienti, per attivare il ciclo deiPag. 25rifiuti, il quale si articola in più fasi: nella raccolta differenziata (che, lo ripeto, purtroppo all'interno della nostra regione non raggiunge neanche la media dell'Italia meridionale), nella selezione del rifiuto, nel compostaggio e, da ultimo, nella collocazione all'interno del termovalorizzatore per produrre energia.
Il commissario Bertolaso, come dicevo, ha indicato alcune soluzioni operative nel corso dei mesi della propria attività: provincializzazione della raccolta dei rifiuti, discariche e termovalorizzatori. È necessario ragionare su tali fasi se vogliamo affrontare finalmente e definitivamente il problema. Inoltre, dobbiamo farlo avendo un quadro generale, quello costituito dall'Italia e dall'Unione europea.
Vorrei fornire alcuni dati, confrontando la Campania con due nazioni europee che sono simili per numero di abitanti. In Svizzera, ad esempio, a fronte di una produzione di rifiuti che è pari a 13 milioni di tonnellate, vi sono 52 discariche e 29 termovalorizzatori, mentre nella Repubblica Ceca, per smaltire 28 milioni di tonnellate di rifiuti, vengono impiegate 380 discariche e tre inceneritori. Nella nostra regione, per gli stessi quantitativi di rifiuti, non abbiamo ancora un termovalorizzatore e combattiamo quotidianamente con l'apertura o con la chiusura delle discariche, che costituiscono una delle fasi del processo dei rifiuti, ma non quella risolutiva.
Penso che tali numeri siano sufficienti per esprimere un giudizio estremamente negativo nei confronti di chi ha amministrato fino ad ora, avendo poteri straordinari e risorse. Su questo punto, vale anche la pena di citare alcuni dati, che hanno caratterizzato in maniera negativa l'operato del presidente della regione, nonché commissario straordinario.
In quest'aula, abbiamo il dovere di recriminare sull'ingente danno economico che tutta la vicenda dei rifiuti ha determinato, non soltanto sull'immagine della nostra regione e del nostro Paese a livello internazionale, ma anche sul danno economico che si è prodotto rispetto alle attività proprie della nostra regione, innanzitutto per quanto riguarda il fatturato turistico. La Federalberghi ha, infatti, denunciato un calo quasi del dieci per cento delle prenotazioni alberghiere nell'intera regione Campania. Ciò significa che la questione dei rifiuti e l'immagine negativa che in termini generali si ha negli altri Paesi, nonché il riverbero assolutamente negativo sulla stampa internazionale, producono una flessione delle prenotazioni alberghiere e, quindi, un calo del fatturato turistico, che rappresenta certamente un asset economico della nostra regione.
Purtroppo, si dibatte ancora in questi giorni in maniera poco responsabile, ma molto demagogica, sull'utilizzo, o meno, e sull'utilità, o meno, dell'impatto ambientale dei termovalorizzatori, mentre tutte le altre nazioni europee e le altre regioni italiane hanno da anni avviato questi impianti, assolutamente efficienti e produttivi, che, alla fine, hanno incenerito anche i nostri rifiuti. Dobbiamo, infatti, ricordare ancora una volta che già due anni fa la regione Campania dovette chiedere alla Germania di accogliere i nostri rifiuti pagando un costo di oltre cento euro per tonnellata. Tutto ciò ha provocato il doppio danno non soltanto di pagare il trasporto, ma di consentire poi che gli stessi rifiuti fossero utilizzati all'interno di un termovalorizzatore e, pertanto, producessero energia. Quindi, un doppio danno per la comunità campana e, invece, un doppio vantaggio per la popolazione tedesca.
Recentemente, la Romania ha invece rifiutato di accettare i rifiuti della Campania, tanto è vero che ci siamo trovati in una situazione di straordinaria emergenza e, in questo momento, abbiamo oltre un milione e mezzo di tonnellate di rifiuti che giace per le strade della Campania. Ecco perché lascia davvero sconcertati che - cito soltanto un caso clamoroso, quello dell'Austria -, mentre in altri Paesi si è riusciti a collocare termovalorizzatori nel centro delle città, come a Vienna, invece in Italia si dibatte ancora se costruire o meno il termovalorizzatore ad Acerra. Comunque, le popolazioni non hanno ancora la consapevolezza che quello stabilimento,Pag. 26nel momento in cui sarà attivo, non avrà certamente un impatto ambientale negativo nei confronti delle popolazioni.
Tutto ciò è avvenuto perché, nel corso degli anni, non si è avuta la capacità di stabilire una corretta comunicazione nei confronti delle popolazioni; né, d'altra parte, soprattutto rispetto alla comunità di Acerra, si è avuta l'intelligenza politica e la sensibilità di trattare con tale comunità rispetto ad un risarcimento in termini ambientali. La comunità di Acerra, infatti, ha vissuto nel corso degli anni una storia molto travagliata dal punto di vista ambientale. Ad Acerra vi era l'impianto industriale di Montefibre che, notoriamente, ha prodotto diossina e che ha evidentemente inquinato il territorio. Giustamente, la popolazione di Acerra è preoccupata e aveva la necessità di essere risarcita da un punto di vista ambientale. Il presidente Bassolino, pur avendo i poteri straordinari anche per quanto riguarda la bonifica e risorse cospicue, nel corso degli anni non ha avuto la capacità, l'intelligenza e la sensibilità di individuare Acerra come sito utile per la bonifica da diossina. Se ciò fosse avvenuto, si sarebbe probabilmente avuta una sorta di compensazione su quel territorio, che avrebbe tranquillizzato la popolazione acerrana.
L'aspetto della comunicazione su queste vicende è fondamentale. Voglio citare una questione che riguarda, ancora una volta, il termovalorizzatore di Vienna. Quando si decise di costruire il nuovo termovalorizzatore, l'amministrazione comunale di Vienna chiamò come architetto un noto ambientalista, che, solo qualche tempo prima, aveva manifestato con decisione contro una centrale elettrica. Alla fine, dopo attenti studi sulle tecnologie e sui processi industriali, l'architetto Hundertwasser decise di accettare l'incarico e si lanciò nell'impresa di realizzare quella che poi definì addirittura un'opera d'amore per la sua città, e lo fece senza compenso alcuno.
Gli abitanti del quartiere, che pure avevano protestato contro il nuovo impianto che temevano inquinante, furono in un certo senso garantiti dall'autorevolezza della prestigiosa firma «verde» e superarono quelle perplessità. Tanto è vero che oggi, a distanza di 15 anni, convivono con il termovalorizzatore, infinitamente più sicuro rispetto alle emissioni dei fumi.
La stessa cosa, d'altra parte, è avvenuta in tante altre città d'Italia. A Brescia, abbiamo un termovalorizzatore che consente un risparmio di 510 milioni di kilowattora all'anno e che produce energia per 170 mila abitanti; quest'anno ha ricevuto il premio come termovalorizzatore più sicuro del mondo (a certificarlo è stato il Waste-to-Energy Research and Technology Council, un organismo indipendente).
Abbiamo citato dei casi scientifici per testimoniare, ancora una volta, che è necessario svolgere nei confronti delle popolazioni locali un'attività di comunicazione che serva, in qualche misura, a tranquillizzare le popolazioni.
Un termovalorizzatore, non dimentichiamolo, aggiunge al trattamento termico dei rifiuti la funzione di produzione di energia e consente il raggiungimento di due risultati: il trattamento dei rifiuti e la produzione di energia utile, vale a dire l'energia elettrica e il calore (laddove è possibile utilizzare anche il calore, ad esempio, per il teleriscaldamento). Pertanto, con questo sistema si risparmiano anche risorse energetiche non rinnovabili, come il metano, il petrolio e il carbone, che oggi vengono utilizzati per produrre l'80 per cento dell'energia che consumiamo.
Nel corso di questi anni, sono stati commessi una serie di errori nei confronti delle popolazioni, tanto è vero che rispetto a questo problema c'è stata, il più delle volte, una vera e propria sommossa, molto spesso cavalcata da «masanielli» improvvisati che hanno portato avanti, purtroppo, una contestazione avente finalità diverse da quelle propriamente ambientali. Il più delle volte, si è trattato di una contestazione politica, che ha finito con l'avvalorare tesi che vedono nell'incapacità di risolvere l'emergenza rifiuti una necessità che consente all'industria eco-criminale di prosperare.Pag. 27
Purtroppo, il dato che dobbiamo registrare quest'anno è assolutamente drammatico. Legambiente, nel 2006, ha comunicato un dato inquietante: 23 miliardi di euro, a tanto ammonta il fatturato dell'eco-criminalità in Italia. Lo smaltimento di rifiuti illegali che transitano in tutta Italia, in maniera precipua all'interno della nostra regione, supera i 26 milioni di tonnellate. Si tratta di una montagna di rifiuti alta 2600 metri. Questi sono i dati straordinariamente inquietanti che riguardano, purtroppo, il nostro territorio e con i quali i carabinieri, la Polizia e la Guardia di finanza devono continuamente confrontarsi per cercare di contrastare un fenomeno inquietante come questo.
Ecco perché alla dell'emergenza rifiuti va data finalmente una risposta definitiva e non più transitoria. Non soltanto perché bisogna risolvere un'emergenza ambientale, in questi giorni diventata anche un'emergenza sanitaria, ma anche perché nella risoluzione di un contesto complesso, quale il ciclo dei rifiuti, non c'è dubbio che si finirebbe col determinare un ostacolo continuo a tutte quelle fasi che, in questo momento, sono gestite da attività criminali e non da organismi a ciò preposti.
Desidero svolgere un'ultima considerazione in relazione alle risorse che sono state destinate, nel corso di questi anni, all'emergenza rifiuti. Proprio ieri, l'Unione europea ha avviato una procedura di contestazione nei confronti delle spese, oltre un miliardo e 800 milioni di euro, che hanno riguardato il Commissario per l'emergenza rifiuti.
Vi sono stati tredici anni di gestione del problema con queste cifre, nonché assunzioni di tutti i tipi: vorrei ricordare che prima delle elezioni regionali del 2000, per la raccolta differenziata, furono assunti quasi duemila lavoratori socialmente utili, che poi - lo testimoniano i dati - non hanno consentito alla nostra regione di allinearsi ai dati italiani. Napoli, infatti, ha una raccolta differenziata che si attesta intorno al 5 per cento e la regione Campania è più o meno intorno al 13 per cento; la media dell'Italia meridionale è inferiore al 20 per cento, mentre le regioni del Nord sono abbondantemente attestate intorno al 40 per cento.
Quindi, vi sono state assunzioni clientelari, ma soprattutto vi è stato uno sperpero di risorse pubbliche in attività che non sono coerenti con la missione del commissariato per l'emergenza rifiuti, che è appunto quella di risolvere la cronica emergenza, e attività di tipo clientelare che hanno riguardato consulenze molte volte non pertinenti rispetto alla funzione stessa del Commissario straordinario.
La Corte dei conti, in una relazione inerente al caso Campania, annota l'esistenza di significative discrepanze nel rapporto fra le ingenti risorse assegnate, quelle utilizzate e le voci di spesa relative al funzionamento dell'organizzazione. Inoltre, in un altro documento si dichiara espressamente che notevoli sono risultati gli sprechi e le disfunzioni.
Questi sono i dati rilevati dalla Corte dei conti: fra il 2004 e il 2005 il Commissario ha assegnato ben ventiquattro incarichi intuitu personae; il costo sostenuto per gli affitti degli immobili adibiti a sedi del commissariato - tre fino al gennaio 2004, cui se ne è aggiunta un'altra di recente, costituita a viale Gramsci - ammontano ad oltre un milione di euro.
Ecco perché, signor Presidente, onorevoli colleghi, ci troviamo di fronte ad una realtà che definire cronica è ormai un eufemismo. Dobbiamo avere il coraggio di assumerci le nostre responsabilità...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ANTONIO MARTUSCIELLO. ... e dobbiamo chiudere questa fase emergenziale con uno spirito di collaborazione e con una capacità che ci deve vedere tutti uniti rispetto ad un problema che non riguarda più, purtroppo, soltanto la regione Campania, ma l'intero Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fasolino. Ne ha facoltà.
GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, l'esame di questo decreto-legge staPag. 28procedendo per comparti e segmenti perché, l'incombente minaccia - e forse non è solo una minaccia! - della questione di fiducia, in pratica strozza il dibattito. Ne conseguirà che le proposte avanzate nel corso dei vari interventi dell'opposizione non potranno avere un seguito; né troveranno risposta i vari interrogativi che tutti ci siamo posti sulla necessità di modificare questo decreto-legge che è si inutile e pleonastico, ma che nasconde al suo interno un lato oscuro di cui si afferrano solo malamente i contorni.
Inoltre, vi è un'atmosfera nuova, determinata da quanto sta trapelando dagli organi di stampa sullo stato delle indagini che la magistratura penale conduce a Napoli da tempo e che pare oggi siano pervenute ad una svolta significativa. Desidero riportare qualche titolo: «Per il governatore è pronta la richiesta di rinvio giudizio»; Bassolino per il PM «non impediva, realizzava e consentiva la perpetua violazione degli obblighi contrattuali assunti dall'ATI affidataria in relazione alla gestione del ciclo dei rifiuti solidi urbani in Campania».
«Bassolino», inoltre, «ometteva di promuovere e sollecitare iniziative volte a garantire il rispetto dell'obbligo contrattuale e tralasciava, ancora, di intraprendere iniziative dirette a contestare e, comunque, ad impedire le accertate violazioni contrattuali delle società affidatarie».
Sono frasi che, in realtà, rappresentano veri e propri macigni su una politica e su un'immagine. Dunque, la prima questione che pongo all'Assemblea e al centrosinistra è di ricordarvi i tempi di Antonio Di Pietro, quando era sufficente che un politico fosse colpito da un semplice avviso di garanzia, o che venisse iscritto nel registro degli indagati, perché subito la grande stampa, in concerto mediatico imponesse al malcapitato di abbandonare la carica.
Qualcuno si è anche ucciso in difesa della propria dignità.
Sono un campano e, quindi, so che Bassolino, a quell'epoca, era uno dei più attivi a sollecitare gli uomini politici colpiti da avvisi di garanzia, o comunque indagati, a rimettere i loro mandati e a tornare a casa. È giusto ora chiedere a Bassolino di comportarsi allo stesso modo. Ne prenda atto l'intero centrosinistra!
Ricordo un episodio che risale all'epoca in cui Claudio Martelli era il Ministro di grazia e giustizia. Dopo aver appreso un bel mattino, da un giornale, di solito ben informato, che nella famosa «procura del sole» si preparava o era già pronto un avviso di garanzia nei suoi confronti telefonò a Borrelli che, con callida e dispiaciuta compunzione, rispose che, purtroppo, l'avviso di garanzia c'era, anche se andava considerato una difesa dei diritti dell'indagato. Quell'avviso di garanzia, invece, rappresentava l'atto di morte di un'esperienza politica.
Amici del centrosinistra, noto che i banchi della sinistra radicale sono pressoché vuoti: evidentemente la Campania interessa solo quando bisogna sollevare polveroni e proteste. Mi rivolgo a questa sinistra, chiedendo se non ritiene, oggi, che sia suo dovere imporre ai suoi uomini, che siedono nella giunta regionale, di andarsene a casa e, inoltre, di imporre a Bassolino di togliere il disturbo, in nome della difesa di un principio e di una etica politica. O forse pensate che Bassolino vi possa fare ancora comodo, perchè rappresenta tuttora il vostro alibi? Non avete capito che Bassolino è finito, un'epoca è tramontata, e se voi approverete il decreto-legge, così come licenziato dal Governo e dal Senato, ne diventerete complici e responsabili e domani sarete voi nel banco degli imputati.
L'articolo 2, che sostituisce il comma 2 del «famigerato» articolo 3 della legge commissariale e che sarà, a mio parere, la fonte di incassi di tangenti miliardarie, parla, comunque, di affidamenti di somma urgenza e di affidamenti diretti. Ho affermato anche ieri che sono stato amministratore. Ebbene, con il mio ufficio tecnico concordavo anche per le urgenze sempre una gara regolare. Anche la ditta chiamata ad intervenire di notte per un ponte che crollava su un fiume non era mai sola: ve n'eranoPag. 29almeno cinque! Quindi, quali affidamenti diretti? Ci sono anche le gare della somma urgenza!
Passata l'urgenza, si procedeva poi ad un affidamento ulteriore con bando di gara.
Cancellate l'articolo 2: è una vergogna! Del resto, dovreste preoccuparvi, perché sul provvedimento non vi è più la firma del Ministro Di Pietro, che conosce tante cose, ha anche un certo intuito e ha capito che intorno al decreto-legge non spira un'aria buona!
Probabilmente lunedì presenterete un maxiemendamento sul quale porrete la fiducia. Passando all'articolo 4, ritenete possibile risolvere la raccolta differenziata in Campania ricorrendo ai consorzi di bacino? I consorzi sono un'autentica vergogna, l'immagine deteriore e più deleteria della regione Campania e spesso non sono in grado neanche di svolgere servizi ordinari. Immaginiamo cosa succederebbe se la raccolta differenziata, secondo i «grandi» canoni dei Verdi e della sinistra, venisse affidata ai consorzi di bacino! I pochi comuni nei quali la raccolta differenziata sta procedendo bene, in Campania, sono quelli che hanno affidato il servizio - così come prevede la legge, così come Dio comanda e come sostengono i vecchi segretari comunali - con regolari gare d'appalto.
Chiudo l'intervento - sperando di aver rispettato i tempi - con la questione della Tarsu: vi sarebbero tante cose da dire al riguardo, ma possiamo mai aumentarla nel momento in cui le strade sono invase da rifiuti? Se vogliamo aiutare il ritorno alla normalità, dobbiamo prima cominciare a risolvere il problema dello smaltimento e solo dopo adeguare i canoni.
Non siamo, tanto per intenderci, per l'abolizione della tassa del macinato, ma per avviare bene la fase virtuosa; ai Comuni serve un iniziale sostegno finanziario da parte del Governo.
L'augurio mio e del gruppo di Forza Italia è che il relatore, gli amici della maggioranza seduti su questi banchi, che ci ascoltano, e il Governo, che è presente, possano recepire le nostre indicazioni, volte a migliorare un decreto che, se resta nei termini in cui è stato proposto, può far diventare ancora più drammatica l'emergenza rifiuti della regione Campania.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mazzoni. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, colleghi, il gruppo UDC ha presentato, per essere coerenti con la posizione di contrarietà al provvedimento in esame, un numero abbastanza consistente di emendamenti soppressivi, parzialmente soppressivi e correttivi del decreto-legge, al fine di indicare la strada che per noi sarebbe da percorrere.
Si tratta di emendamenti integralmente soppressivi, perché riteniamo che il decreto-legge dovrebbe essere totalmente ripensato dal Governo; di emendamenti parzialmente soppressivi, perché almeno le parti più scandalose, quelle che sono evidentemente illegittime, se non addirittura incostituzionali, andrebbero eliminate, per riuscire a tornare nei ranghi della responsabilità istituzionale che dovremmo tutti i giorni interpretare; e di emendamenti modificativi e correttivi, che cercano, nei limiti del possibile, ma con poche speranze, di correggere e migliorare il testo del provvedimento in esame.
Svolgerò sicuramente alcune considerazioni aggiuntive rispetto a quanto ho già detto ieri sera in sede di discussione generale, ma prima di sviluppare queste considerazioni, alle quali non intendo sottrarmi, vorrei rivolgere alcune domande alla Presidenza, immaginando che le risposte mi possano pervenire in un momento successivo: quanto costa una seduta come quella che stiamo tenendo oggi? Che danno ulteriore arreca al nostro sistema, già così oneroso e onerato?
Noi dell'UDC, e gli altri colleghi che sono intervenuti, siamo qui a discutere responsabilmente, ancora una volta, per tentare di sviluppare quella forma di dialogo costruttivo che dovrebbe svolgersi quotidianamente all'interno delle aule parlamentari, ma in realtà stiamo partecipandoPag. 30ad una farsa e lo sappiamo tutti. Questa seduta è inutile, come la Presidenza ed il rappresentante del Governo sanno. Sono costi inutili, perché sappiamo che lunedì il Governo ha già deciso di porre la questione di fiducia sul provvedimento, l'ennesima questione di fiducia su un ennesimo decreto-legge, che è profondamente contestabile.
Vorrei saperlo, quindi, per fornire ai cittadini un'ulteriore cifra con la quale cercare di fare due conti rispetto all'incapacità di buona amministrazione che il Governo sta dimostrando.
Gli emendamenti soppressivi che abbiamo presentato sono rivolti sicuramente all'articolo 1. Riteniamo, infatti, che l'articolo 1, definito ieri sera dal collega Margiotta come il pilastro del provvedimento in esame - sia la parte più deprecabile del decreto-legge e sicuramente da cancellare.
Vi è un'indicazione dei siti per decreto-legge. Era necessario un atto amministrativo, che era di competenza della regione, ovvero del Commissario, ma, in presenza di un'incapacità a provvedere ad un normale atto di esecuzione amministrativa, interviene addirittura il Governo con un decreto-legge, individuando alcuni siti senza motivazione e senza alcun tipo di valutazione di merito, tecnica o scientifica.
Si tratta, peraltro, sempre degli stessi siti, già saturi, già utilizzati, addirittura sottoposti a provvedimenti giudiziari di sequestro, a rischio per la salute dei cittadini.
L'articolo 1 contiene una previsione che riteniamo incostituzionale, perché, tra l'altro, il decreto-legge immagina di portarla a compimento superando i limiti imposti dalla legge.
È espressamente previsto nell'articolo 1 che le azioni, le iniziative, gli atti del commissario potranno essere realizzati in deroga alla normativa paesaggistica e alla normativa in materia di tutela della salute e dell'integrità dei cittadini. Pertanto, è una norma sicuramente incostituzionale, che in prima battuta vorremmo fosse soppressa: vorremmo che ritornassero al di Commissario - per il tempo che gli residua, fino al 31 dicembre - i compiti di individuazione, secondo quei criteri di concertazione e di cognizione che producono una conoscenza del territorio, indispensabile all'individuazione più opportuna dei siti di discarica.
Per quanto riguarda l'articolo 2, abbiamo presentato alcune proposte emendative. L'articolo 2 in questione decreto prevede la possibilità che il commissario proceda all'affidamento del servizio di gestione dei rifiuti, in deroga alla normativa europea e nazionale sulle gare, quindi con affidamenti diretti, incontrollati, con la sola salvaguardia della regolarità delle certificazioni antimafia, ma è poca cosa rispetto alle tante nebulose che si addensano oggi su questo sistema di affidamento dei lavori.
Proprio oggi, è su tutti i giornali la vicenda che riguarda la società che in questi anni ha gestito e continua a gestire il comparto dei rifiuti in Campania, l'Impregilo - che con le sue società collegate (la FIBE, la FIBE Campania, la FIBE Impianti) ha gestito in maniera incontrollata i rifiuti in Campania -, addirittura incaricata dal presidente Bassolino di redigere il piano per la gestione ordinaria dei rifiuti nella nostra regione. Intanto, noi continuiamo ad incaricare con decreto il commissario di continuare ad affidare a soggetti terzi, senza alcun controllo, questo delicatissimo settore. Pertanto, chiediamo che questa parte venga soppressa.
Sempre nell'articolo 2, è prevista l'attribuzione al Commissario del potere di requisire i siti, in dispregio della normativa vigente sulla requisizione dei siti e della conseguente previsione del procedimento per indennizzare i proprietari dei siti stessi. Da ultimo, sempre nell'articolo 2, viene previsto il superamento anche dei vincoli posti dall'autorità giudiziaria. Le nostre proposte emendative tendono a sanare queste forme gravi di illegittimità e che speriamo comunque che trovino ascolto da parte dei rappresentanti del Governo.
All'articolo 4 riteniamo, con le nostre proposte emendative, di introdurre l'indispensabile previsione di condizioni perPag. 31l'affidamento del servizio di raccolta differenziata ai consorzi, perché nello stesso articolo il presente decreto stabilisce l'obbligo, da parte dei comuni, di avvalersi esclusivamente dei consorzi per la gestione del servizio di raccolta differenziata. Questa obbligatorietà, in assenza della previsione di condizioni per la regolazione del rapporto tra il comune e il consorzio, è sicuramente un gravissimo limite e un gravissimo rischio, perché non si possono rendere i comuni ostaggio di tali strutture (le quali peraltro non hanno funzionato, sono state commissariate e quindi non sono sicuramente l'interlocutore migliore al quale consegnare le nostre già disagiate amministrazioni comunali).
Inoltre, si aggiungono delle previsioni che tendono a ristabilire una gestione combinata della raccolta differenziata con quella indifferenziata, partendo da una vicenda che si è verificata in queste ultime settimane in Campania e che ha dimostrato la fragilità delle disposizioni contenute nel decreto in esame. Si tratta di una vicenda verificatasi nel comune di Caserta: in occasione del bando di gara per la raccolta e per la gestione dei rifiuti non differenziati, non si è presentato nessuno, non ha partecipato nessuno. Infatti, è evidente che la raccolta indifferenziata, quindi del tal quale, è antieconomica se non è combinata alla possibilità per una qualunque società o impresa privata di gestire anche il settore del rifiuto differenziato. Si tratta, insomma, di emendamenti correttivi e migliorativi del testo che ci viene proposto.
Per quanto riguarda l'articolo 6, non abbiamo presentato emendamenti perché riteniamo che la disposizione in questione rappresenti la parte buona del provvedimento in esame, ed è quanto avevamo proposto, come UDC, anche in occasione della discussione del precedente decreto, ovverosia la possibilità di coinvolgere direttamente i presidenti delle province. Si tratta di un modo per ridurre i costi della gestione commissariale e per consentire, senza sprechi di denaro in consulenze, una conoscenza diretta ed immediata dei territori sui quali intervenire per la pianificazione della gestione dei rifiuti. Riteniamo pertanto che finalmente si sia giunti, con tale articolo, a coinvolgere in maniera diretta i presidenti delle province, anticipando il percorso di «provincializzazione» della gestione ordinaria.
Nell'articolo 7, su cui abbiamo tentato al Senato una battaglia, che non abbiamo vinto, si stabilisce la possibilità e si indica all'amministratore regionale la strada dell'aumento della tassa per lo smaltimento dei rifiuti, per coprire finanziariamente tutte le previsioni contenute negli articoli precedenti del decreto in esame; in altre parole, per coprire tutte le inefficienze che si sono registrate e alle quali il Governo ritiene di rispondere con questa disciplina straordinaria, esonerando quindi gli amministratori regionali dalle responsabilità più che evidenti, anche se purtroppo non ancora accertate in maniera definitiva.
La tassa è a carico dei cittadini, i quali quindi dovranno pagare anche di più di quanto hanno pagato fino ad oggi per un servizio che non hanno mai ottenuto: dal mio punto di vista, anche questa norma, pur non essendo stato rilevato nelle pregiudiziali di costituzionalità, è incostituzionale, perché la tassa è un onere che può essere caricato sulle spalle del cittadino solo se direttamente relazionato all'erogazione di un servizio. In questo caso non abbiamo mai avuto l'erogazione di un servizio né avremo sicuramente, di qui ai prossimi mesi, l'erogazione di quel servizio alle condizioni e con le modalità con le quali dovrebbe essere reso in un sistema civile e in un sistema-paese normale.
Noi speriamo che il Governo presti attenzione ai nostri emendamenti e al nostro sforzo di collaborazione, che in questo modo rappresentiamo in Assemblea.
Comprendo la posizione dei colleghi della maggioranza, e ricordo al collega Scotto, il quale suggeriva la strada del ritorno all'ordinario dopo questa ennesima proroga, che non è mai consigliabile rinviare a domani quello che si può fare oggi. Da diversi anni, noi chiediamo il ritorno all'ordinario e riteniamo che sia l'unica strada percorribile per tentare di rientrarePag. 32nei ranghi, nella regione Campania. Eppure, ancora oggi, in quest'aula, una richiesta assolutamente inaccoglibile del Governo, formulata con il decreto in esame, secondo la quale si realizzerà - ancora una volta domani - il detto ritorno alla gestione ordinaria.
Non credo che «domani», alla scadenza del 31 dicembre 2007, si vedrà finalmente realizzare l'obiettivo di buona e sana amministrazione, perché sono convinta che, visto come è impostata la linea di gestione del Governo in questo decreto-legge, il 31 dicembre 2007 saremo ancora in quest'Assemblea a discutere di un'eventuale ennesima proroga nei confronti di questo o di altro Commissario per la gestione dei rifiuti in Campania.
Credo che per tali fatti dovrebbe pagare chi ha mancato di esercitare le proprie funzioni, che le responsabilità dovrebbero essere accertate e dovrebbero emergere.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Mazzoni.
ERMINIA MAZZONI. Purtroppo, dobbiamo rivolgerci alla magistratura e sperare che essa svolga questo compito, perché una responsabilità politica, morale ed etica fino ad oggi non si è registrata. Nessuno ha avuto il coraggio, come avviene nei Paesi civili, di fare un passo indietro rispetto al disastro nel quale è stata condotta la nostra regione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Laurini. Ne ha facoltà.
GIANCARLO LAURINI. Signor Presidente, mentre oggi, in un'aula ormai deserta e in un'atmosfera che non esito a definire kafkiana, continuiamo stoicamente a fare denunce forti ma inutili, riflessioni profonde ma assolutamente inascoltate dalla maggioranza, proiettata oramai verso la questione di fiducia che il Governo porrà la prossima settimana con un maxiemendamento, la questione emergenza rifiuti in Campania ha avuto, oggi, un ulteriore sussulto mediatico.
Infatti, da un lato, è «rimbalzata» da Bruxelles la notizia che la Commissione europea, preoccupata della grave situazione in Campania, prospetta l'avvio di una procedura di infrazione a carico dell'Italia per il mancato rispetto della direttiva sui rifiuti, in un'epoca in cui gli strumenti e i sistemi per risolvere il problema sono ormai noti, diffusi, utilizzati in tutto il mondo. Dall'altro lato, si è appresa la notizia del precipitare della vicenda giudiziaria napoletana per fatti gravissimi, connessi all'intreccio tra politica e malaffare nel settore dello smaltimento dei rifiuti, con il rinvio a giudizio di esponenti del più alto livello politico-istituzionale regionale.
In questa situazione, nella quale i parlamentari campani si sono visti respingere la mozione Bondi ed altri n. 1-00170, che impegnava il Governo su punti fondamentali e, direi, minimali, per cominciare a uscire dall'emergenza, è utile per tutti completare il quadro e lo sfondo nel quale si colloca l'attuale emergenza, che affonda le sue radici negli anni Settanta, quando la regione Campania, alla sua prima legislatura, approvò il 19 novembre 1973 la legge n. 23, intitolata «Finanziamenti regionali per la costruzione, ampliamento e completamento di impianti per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani».
La regione Campania, allora a guida pentapartitica, fu tra le prime in Italia a varare un'organica normativa in questo delicato settore, in un periodo in cui il problema del corretto smaltimento dei rifiuti cominciava già a porsi. La legge fu approvata da quel consiglio regionale, nel quale era stato eletto per la prima volta, ad Avellino, l'allora giovane funzionario del partito comunista Antonio Bassolino, destinato poi a divenire, prima, sindaco di Napoli e, poi, governatore e Commissario straordinario per lo smaltimento di rifiuti.
Oggi, a distanza di trentaquattro anni, dobbiamo con profonda amarezza rilevare che, se quei tredici articoli approvati dal legislatore regionale del 1973 fossero stati applicati puntualmente, la comunità campana avrebbe evitato di vivere in questi anni drammaticamente tra i rifiuti. SarebberoPag. 33stati evitati enormi sprechi di risorse locali e nazionali e si sarebbe evitata una grande vergogna, ribaltata sugli organi di comunicazione di tutto il mondo, con comprensibili ed enormi danni al turismo e all'immagine del nostro Paese e di una città che, dall'essere la più grande e importante capitale europea, con il suo centro storico patrimonio dell'umanità protetto dall'Unesco, è degradata ad uno dei luoghi più infrequentabili del mondo.
È necessario guardare un momento al passato, anche solo un attimo, a ciò che è avvenuto negli ultimi trent'anni. Richiamandomi alla citazione di Goethe - fatta da Mario Pepe in ricordo di Ernest Renan - il quale scrisse che «i veri uomini di progresso sono quelli che sanno guardare al passato», aggiungo che guardare al passato aiuta a individuare negligenze e responsabilità politiche, amministrative e penali, senza fare superficialmente di ogni erba un fascio, come ricordato anche questa mattina. Fare un cocktail di tutte queste cose, infatti, non aiuta ad uscire dall'emergenza, come non aiuta affatto il decreto-legge di cui discutiamo, che è assolutamente inadeguato. Esso, infatti, ripete errori tragici sulla filosofia e sulle modalità dell'intervento, annacquando ancora una volta poteri e responsabilità, paralizzati e confusi, tra i diversi livelli, impedendo al commissario di operare con l'autonomia e la prontezza indispensabili.
Il giudizio, quindi, non può che essere del tutto negativo. Resta la speranza che, all'ultimo momento, la maggioranza e, soprattutto, il Governo cambino rotta. È il nostro augurio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tortoli. Ne ha facoltà.
ROBERTO TORTOLI. Signor Presidente, siamo di fronte ad un disastro ambientale, sanitario, finanziario, di legalità e di credibilità politica. Di fronte a tutti questi disastri, ci troviamo a ripetere un inutile rituale.
L'ultima volta che è stato convertito un decreto-legge sull'emergenza Campania è stato sei mesi fa; sono tredici anni che si parla di emergenza rifiuti in Campania. La politica non ha trovato il sistema di risolvere l'emergenza ed essa si è vendicata diventando «sistema».
Non mi addentrerò sulle proposte emendative, né sul complesso del provvedimento in esame, perché esso, dopo tredici anni dall'inizio dell'emergenza, è già sbagliato per come viene partorito dalla maggioranza. Essa sembra non rendersi conto dei citati disastri, che sono sotto gli occhi non solo di tutti gli italiani, ma di tutti gli europei e, probabilmente, anche di tutto il mondo.
Il provvedimento in esame, minimale, inutile, ripetitivo, probabilmente anche peggiorato - perché si è diminuita la responsabilità di alcuni attori che devono gestire l'emergenza -, è figlio dell'incapacità di chi governa il Paese di capire che siamo arrivati a un momento drammatico, in cui non è più credibile rimandare per altri sei mesi o, comunque, ripetere gli stessi errori commessi nel passato.
Che il disastro ambientale sia reale e complesso, lo denunciano tutti i fatti che si verificano ogni giorno; ne è dimostrazione la disperazione della popolazione, che finisce per fare a se stessa danni ulteriori, rispetto a quelli che già esistono.
La regione è incapace di uscire da un disastro ecologico sempre più vasto, che non vede fine; nella migliore delle ipotesi, il giorno in cui si dovesse trovare il bandolo della matassa, essa avrà di fronte a sé anni e anni ancora, prima di poter chiudere la fase di emergenza.
Ci troviamo, inoltre, di fronte a un disastro sanitario che peggiora ancora di più quello ambientale e che non si limita a danneggiare la popolazione, ad inquietare, a peggiorare la condizione di qualità della vita di un'intera popolazione regionale.
Se si considera che il nostro è il settimo, l'ottavo Paese industrializzato del mondo e che, all'inizio del terzo millennio, dovrebbe essere in grado di garantire ai propri cittadini un livello di qualità della vita notevole, oggi viviamo il dramma di una popolazione - come quella di NapoliPag. 34e della Campania in genere - alla quale, invece, affidiamo una qualità della vita ridotta.
La soluzione di tale problema non è più procrastinabile. Si tratta di un disastro sanitario che va a toccare, probabilmente, anche i prodotti tipici di quella regione e noi seguitiamo nel balletto rituale di rinvio, di proroga di questo minimale provvedimento.
Per non parlare del disastro finanziario! Milleottocento miliardi spesi per l'emergenza Campania! Milleottocento miliardi spesi male! La Corte dei conti sottolinea che il 21 per cento di tale somma è stato speso in stipendi, quindi in qualcosa di assolutamente non strutturale per risolvere il problema.
È un disastro finanziario che il nostro Paese non si può permettere di prorogare, se non con obiettivi che portino alla soluzione del disastro ambientale. Ma non si vede assolutamente alcuna possibilità di soluzione, se non si riesce a fare un piano organico per quanto riguarda la gestione dei rifiuti in quella regione, con la difficoltà e l'impossibilità di aprire nuove discariche, con la mancanza degli impianti necessari a chiudere il ciclo dei rifiuti, con la raccolta differenziata che non presenta quelle caratteristiche necessarie a risolvere il problema e che, comunque, non risolverebbe il problema laddove non si fosse capaci - come dicevo - di chiudere il cerchio della gestione dello smaltimento dei rifiuti.
Vi è anche un disastro di legalità che, ogni giorno, appare sempre più evidente, con la magistratura che comincia ad allargarsi nelle sue inchieste sempre più mirate e precise, che stanno facendo venire alla luce, in maniera palese e sempre di più, l'ingerenza della politica e la commistione tra politica, affari, problemi dell'ambiente e gestione dei rifiuti.
Si tratta di un'illegalità diffusa che peggiora ulteriormente l'immagine di un territorio come quello intorno a Napoli, che deve essere, invece, tutelato sempre di più dalla politica locale e anche da quella nazionale.
Tuttavia, probabilmente, il più grande disastro è quello della credibilità politica.
Per tale motivo, ritengo particolarmente grave l'incapacità di questa maggioranza di ascoltare l'opposizione, di sedersi ad un tavolo a riflettere su come uscire veramente, una volta per tutte, da questa emergenza.
Il disastro della credibilità politica è l'aspetto più grave. L'altro giorno Bertolaso è stato aggredito dalla popolazione, ma Bertolaso rappresentava noi. Siamo stati noi, in qualità di istituzione centrale, ad aver conferito a Bertolaso il compito di risolvere il problema dell'emergenza in Campania e, pertanto, hanno aggredito noi! Chi aggrediva, in un certo senso, era stato istigato da noi! Per anni abbiamo raccontato delle bugie ad una popolazione che oggi è disperata e che, quindi, giustamente si ribella, perché non ha capito né le cause né gli effetti del disastro, né dove si va, né come si può risolvere il problema.
Quindi, siamo stati noi gli aggressori e gli aggrediti, ma dirò di più, lo saremo ancora, se non usciamo dall'equivoco e dall'incapacità di affrontare seriamente un disastro vero, non fittizio, enorme, che deteriora l'immagine del nostro Paese nel mondo!
Una volta ci sentivamo derisi, quando l'Italia era rappresentata con «spaghetti e mandolino» o Napoli con la «pizza»; il rischio è che d'ora in avanti saremo rappresentati con i rifiuti, e quei cumuli di immondizia che devastano la Campania sono un monumento alla politica!
Mi meraviglio che Pecoraro Scanio stia ancora negli uffici del Ministero dell'ambiente: se ne dovrebbe andare a Napoli e non tornare a Roma fino a che non abbia trovato una soluzione al problema della sua regione.
Ieri, da fonti Ansa, ho appreso che il Ministro Pecoraro Scanio ha parlato di tutto: ha ritirato fuori l'elettrosmog, ha parlato del 20 per cento di erosione delle coste in Sicilia, ha parlato di acque, di aria, di «aria fritta».
Pecoraro Scanio dovrebbe recarsi a Napoli, nella sua regione, per risolvere il problema dell'emergenza rifiuti in Campania,Pag. 35senza ripetere qui questo inutile rituale! Dovrebbe sentire sulla sua pelle la vergogna della sua regione, che non riesce a uscire da tale impasse drammatico che ne inquina l'immagine. Dovrebbe rimanere, ripeto, a Napoli - non a Roma - per risolvere il problema, perché quei cumuli di immondizia, se sono il monumento che si merita una politica con la «p» minuscola in campo ambientale, ma non solo, sono, in particolare, il monumento di questo Ministro del gruppo dei Verdi che non si deve nemmeno permettere di parlare di problemi ambientali diversi da quelli dell'emergenza rifiuti in Campania. Risolva tale emergenza e chieda a tutti di partecipare alla soluzione del problema! Tutti dobbiamo assumerci le nostre responsabilità!
Non mi riferisco né a Bassolino né alla gestione della sinistra in Campania: quando in un Paese nascono problemi di tale portata, la responsabilità è di tutti!
È anche troppo facile attribuire la responsabilità a qualcuno; probabilmente qualcuno ce l'ha: anche la magistratura sta indagando su questo «qualcuno», ma si tratta di responsabilità più specifiche. La responsabilità è politica in un Paese che non riesce a risolvere problemi ambientali che sono stati risolti in tutti i Paesi del mondo e che sono stati risolti anche in alcune parti d'Italia come a Brescia, per esempio.
Brescia è considerata la città che ha l'impianto di termovalorizzazione più efficiente del mondo; è il migliore in senso assoluto, per efficienza e per immissioni nell'aria.
Contemporaneamente siamo di fronte allo scandalo dell'emergenza rifiuti in Campania, che cerchiamo di risolvere in tutte le maniere, inviandoli in Romania, pagando la Germania, perché li prenda, con il nord che, a questo punto, si rifiuta di collaborare, dopo tredici anni di mancanza di soluzione del problema.
La responsabilità è di tutti; è un disastro reale della nostra immagine politica! Quando si parla di casta, si parla di questo: non si ha più la capacità di risolvere i problemi. La politica ha bisogno di un sistema binario: «sì» o «no», in mezzo non vi è nulla. Non vi sono le fantasie o i tentativi disperati di mediazione o di aggiungere responsabilità a responsabilità che non ci sono. Quando abbiamo conferito a Bertolaso l'incarico di Commissario in Campania, abbiamo giocato l'ultima disperata carta, perché in ordine a Bertolaso c'era da parte di tutti la condivisione sul fatto che ci trovavamo di fronte a un personaggio capace che ci rappresentava.
È un anno che Bertolaso - ma siamo noi a farlo, non è lui, perché Bertolaso rappresenta noi - racconta favole: l'anno scorso ha affermato che, in dieci giorni, si sarebbe risolto il problema. Un paio di settimane fa ha ripetuto che il problema della Campania sarà risolto tra venti giorni. Ora si lamenta perché non ha i poteri per svolgere il suo ruolo.
Questo è il vero disastro: la nostra incapacità di guardarci negli occhi, anche tra maggioranza ed opposizione, per affrontare un problema che è di tutti, del nostro Paese, risolvendolo in una maniera seria, anche perché in questo modo gli italiani non concederanno mai la loro fiducia né a voi né a noi!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Signor Presidente, tenterei pacatamente di cercare di comprendere a cosa serva, non il dibattito che stiamo svolgendo, ma il provvedimento sul quale stiamo ragionando.
Esso serve più o meno a quello a cui serviva il decreto-legge dell'ottobre scorso, quello dell'ottobre 2006. Quindi, in buona sostanza, questo provvedimento non serve a nulla. Quel decreto-legge a nulla serviva, lo dicemmo, e a nulla è servito: non è stato utilizzato per un'azione di sensibilità ambientale o per fare impianti, non è stato utilizzato per fare nulla!
Questo provvedimento non serve a niente perché, se fosse stato funzionale all'emergenza, appena approvato dal Consiglio dei ministri e quindi vigente, avrebbero consentito l'esercizio di alcune attività,Pag. 36per esempio la realizzazione delle quattro discariche indicate nell'articolo 1. Che vergogna! Un Governo nazionale, un Parlamento che si deve preoccupare di attività che, in genere, vengono svolte sui territori: indicare i luoghi dove smaltire i rifiuti!
Ebbene, ormai questo decreto-legge, è in vigore da quarantotto giorni e da quarantotto giorni non una, dico non una, delle quattro discariche interessate dall'articolo 1 è stata allestita, messa in programmazione o organizzata, né mai saranno utilizzate. Nessuna delle quattro discariche!
A nulla, quindi, serve il decreto-legge, la cui conversione è in esame: è una sorta di pannicello caldo che rappresenta più un tentativo di catarsi, di pulizia della propria anima, come se si volesse dimostrare che qualche cosa si è fatto, anche se male ed inutilmente.
Questo per quanto riguarda l'inutilità del decreto. Il provvedimento risulta poi dannoso, perché presenta alcuni riferimenti incomprensibili ed illogici che non hanno alcuna attinenza con lo stato dei luoghi e dell'arte. Mi riferisco ad uno in particolare: si vuole, attraverso il decreto, individuare una soluzione per il trattamento delle ecoballe prodotte, chissà perché, a partire dal 15 dicembre 2005; come se quelle prodotte il 14 dicembre, prodotte oggi o prodotte domani avessero un loro destino! La verità è che, senza una ragione propria, si tenta di fare altri pasticci, cercando di individuare improbabili soluzioni, il più delle volte costose, con lauti appalti; speriamo che la norma presente nel decreto e che consente l'affidamento attraverso la somma urgenza non verrà mai utilizzata, altrimenti alle sollecitazioni che provengono dall'Unione europea per la grave crisi sanitaria e ambientale che abbiamo determinato si aggiungeranno ulteriori sollecitazioni derivanti dalla scarsa trasparenza delle nostre procedure di affidamento.
Una soluzione va individuata per le ecoballe, ma deve essere una soluzione ad alta tecnologia che davvero costi poco. Per quanto riguarda le ecoballe, credo che ormai viaggiamo sul numero di circa 6 milioni di tonnellate: ragioniamo insomma di numeri epocali.
Se solo volessimo spostare tali ecoballe per trattarle, come dicono alcuni scienziati, o additivizzarle, come dicono altri ambientalisti, occorrerebbe qualcosa come 300 mila automezzi. Un'opera ciclopica, una delle più grandi opere mai realizzate dal punto di vista del risanamento ambientale; passeremmo alla storia per un'opera del genere, come i costruttori della muraglia cinese, un'opera che non ha dimensioni corrispondenti nella storia moderna. Eppure, vi è qualcuno che ancora crede a questa possibilità.
Il decreto-legge è anche incostituzionale. Addirittura prevede la possibilità di utilizzare discariche sottoposte a sequestro da parte dell'autorità giudiziaria. Voglio soltanto che riflettiate su un dato: perché quelle aree, quelle discariche erano state sequestrate? Immagino perché è in corso un'indagine della magistratura. Voi pensate che oggi non vi sia una condizione di inquinamento delle prove, se venissero utilizzate impropriamente quelle discariche? Non avremmo reso un servigio o, meglio, non avreste reso un servigio agli inquinatori di professione? Credo di sì.
Il Governo e la maggioranza sempre più diventano complici di ecocriminali ed ecoinquinatori, intervenendo in via d'urgenza e determinando guasti su guasti.
Ma non parliamo delle responsabilità passate. Vorrei essere molto chiaro: è evidente che le responsabilità politiche sono di Bassolino e del centrosinistra, mentre le responsabilità penali vengono individuate in altra sede. Vorrei, invece, ragionare sulle responsabilità attribuibili alla maggioranza di Governo ed al Governo nell'ultimo anno.
Mi spiegate cosa avete fatto nell'ultimo anno, quale passo in avanti è stato compiuto, cosa si è fatto in più negli ultimi dodici mesi? Altra cosa, lo ripeto, è la responsabilità politica del presidente Bassolino. Spiegatemi voi quali sono gli indirizzi, le indicazioni, cosa avete consentito che il direttore Bertolaso facesse!Pag. 37
Si è forse individuato un piano regionale o un qualche piano provinciale? Avete forse consigliato a qualche grande città - i cui amministratori, peraltro, sono tutti vostri colleghi ed amici di partito, illuminati esponenti dei nuovi partiti che stanno nascendo - di mettere in piedi una saggia raccolta differenziata e uno straccio di piano? Avete forse consigliato alla città di Napoli di fare qualcosa? O pensava, quel sindaco, che il problema potesse essere risolto trasferendo - magari nottetempo, come ebbe a fare nel caso dei Rom - i rifiuti in Romania? Nessuno di voi ha spiegato a quel sindaco che l'etica ambientale imporrebbe saggiamente di non trasferire i rifiuti nei Paesi la cui sensibilità ambientale non è elevata?
Si ha dunque la sensazione che, in qualche modo, siate in competizione con la criminalità organizzata, poiché essa fa la stessa cosa: trasferisce flussi di rifiuti speciali nei Paesi a minore sensibilità ambientale (le ultime rotte sono verso il sud-est asiatico). Questa è l'unica grande invenzione che è giunta dal mondo della politica del centrosinistra campano!
Il centrodestra ed io vi avevamo già avvisato, dieci mesi fa, che la triarchia non funziona: non funziona in condizioni ordinarie, figurarsi in condizioni emergenziali! Dicemmo che non funzionava e non poteva funzionare: ed ovviamente essa ha prodotto risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Dunque - immagino sollecitati dai campanelli che giungevano tempestivamente alle vostre orecchie dalle procure campane -, avete trasformato la triarchia in diarchia. Ma la musica non cambierà: resterà il consueto braccio di ferro.
In questi mesi, abbiamo assistito ad un combattimento permanente fra Bertolaso ed un ministro. Addirittura, il Presidente del Consiglio ha dovuto più volte - a Napoli, a Caserta, e poi a palazzo Chigi - incontrare il direttore Bertolaso per convincerlo a stare tranquillo, perché aveva l'appoggio di tutti, perché quel ministro contava e non contava, e vi sarebbe stata una soluzione politica. Ma la soluzione politica che è poi giunta non ha reso ragione alla gravità della situazione: essa ha di fatto prodotto una condizione di paralisi assoluta e totale.
Mi chiedo dunque: essendo sommersi dai rifiuti, cosa ci si potrebbe aspettare da un Governo non imbambolato, com'è questo, dai veti e dai diktat delle varie anime della maggioranza? Io mi aspetterei un sussulto di orgoglio e di amore per quelle terre. Rafforzare Bertolaso, riducendo eventualmente la durata temporale della sua azione: così si affrontano le emergenze. Si sarebbe dovuto dire: «Faccia tutto quel che è necessario e presto restituisca i poteri alla gestione ordinaria!»; così si opera normalmente nel mondo. Voi, invece, adoperate un metodo esattamente opposto: strumentalizzate la grande professionalità di un funzionario dello Stato, spalmando la sua azione nel corso del tempo e attribuendogli una serie di poteri, ma subordinandoli sempre alla frequentazione ed al via libera dei santuari della politica campana, quegli stessi santuari che sono i responsabili delle emergenze in corso.
Il risultato è che ormai i rifiuti hanno raggiunto le centinaia di migliaia di tonnellate e sono sparsi ovunque, e ancora oggi, al cospetto di tale gravità, presentate un provvedimento con il quale lo si imbriglia, lo si ammanetta, lo si imbavaglia, lo si frena e, di fatto, lo si paralizza. Costringendolo, pertanto, a fare cosa? Esternazioni sui giornali. Le avete lette? «Io vivo alla giornata», ha detto, «navigo a vista», «il mio piano è stato fermato». Ma fermato da chi? Dai veti, dai diktat, dalle consorterie politiche. Egli pietisce con il cappello in mano un consenso che evidentemente non c'era, non c'è stato e non potrà esserci.
Non poteva funzionare tale sistema, voi lo sapevate. Ciononostante, colpevolmente siete andati avanti su questa strada e ciecamente perseverate in questo errore. Non vorrei apparire in controtendenza rispetto a tutte le dichiarazioni che ho ascoltato a proposito della vile aggressione di Ariano Irpino al Commissario Bertolaso, ma essa è figlia del primo e del secondo decreto-legge, i quali non fornisconoPag. 38autorevolezza e autonomia al Commissario Bertolaso. Pertanto, era evidente che il segnale che si dava era di tale genere: «ecco il capro espiatorio, prendetevela con lui!»
Per questa ragione, gli emendamenti da noi presentati cercano di modificare la sostanza di questo provvedimento al fine di renderlo più capace di rispondere direttamente ai bisogni dei cittadini campani: togliere i rifiuti dalla strada ed essere trattati in modo civile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carfagna. Ne ha facoltà.
MARIA ROSARIA CARFAGNA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con questo ennesimo decreto-legge si prosegue con la logica dell'emergenza, senza riuscire ad individuare il vero obiettivo per il superamento della questione rifiuti. Questo modo di confrontarsi con un disastro simile elimina anche quella sottile speranza che ancora qualcuno, in Campania e in Italia, nutre riguardo alla soluzione di un dramma nel quale ormai viviamo da troppo tempo.
Forse i rappresentanti del Governo, anziché continuare a litigare e a sprecare tempo per cercare di trovare un equilibrio all'interno di una coalizione che ha posizioni tra loro inconciliabili, bene farebbero a venire in Campania, a rendersi conto, a toccare con mano, a verificare una realtà invivibile e delle condizioni di vita che ormai generano una situazione che è gravemente dannosa per l'ambiente, ma soprattutto per la salute dei cittadini.
La Campania, purtroppo, non ha risolto e non risolverà in tempi brevi questo annoso problema, perché chi l'ha governata ha preferito gestire il potere quotidiano, fatto di nomine, di consulenze, di assunzioni, di viaggi di rappresentanza e di sedi all'estero che costano una somma enorme, anziché governare pensando al futuro, predisponendo e attuando dei progetti necessari per il riscatto di una regione condannata ad uno stato di agonia.
L'emergenza rifiuti si risolve e deve essere risolta con l'adozione di due misure: da un lato, la costruzione di impianti di termovalorizzazione e, dall'altro, l'incentivazione della raccolta differenziata. Su questi due punti - è sotto gli occhi di tutti, purtroppo - il centrosinistra, in Campania, ha fallito del tutto. Gli impianti di termovalorizzazione, che il centrodestra aveva progettato, sono stati sopraffatti dalla logica delle discariche, dove si annidano affarismo e criminalità organizzata.
Quanto alla raccolta differenziata, in Campania siamo tra l'8 e il 10 per cento, mentre in Italia si è al 24 per cento. Ciò è accaduto perché non si è fatto leva sulla coscienza civica dei cittadini, che vanno incentivati alla raccolta differenziata con sconti consistenti sulla tassa dei rifiuti, come è accaduto in un comune del salernitano che costituisce una sorta di oasi felice in Campania. Mi riferisco al comune di Mercato San Severino, dove il sindaco la pensa in maniera diversa, ha avviato una raccolta differenziata, per strada non ci sono rifiuti e i cittadini respirano sicuramente un'aria migliore rispetto a quella che i cittadini campani sono costretti a respirare nel resto del territorio campano.
Allora, anziché parlare ai cittadini per convincerli a separare, per esempio, l'umido dal vetro, la plastica dalla carta, il vostro amato Bassolino ha ben pensato di darsi al clientelismo, una attività in cui, bisogna ammetterlo, è imbattibile. Ha assunto ben 2316 persone formalmente per la raccolta differenziata ma che, sostanzialmente, fanno ben altro, visto che la raccolta differenziata in Campania ha raggiunto livelli percentuali bassissimi. Non fanno nulla, percepiscono uno stipendio in cambio del loro voto, di quello della loro famiglia, dei loro amici e degli amici degli amici.
Prima di chiedere al Parlamento di votare il disegno di legge di conversione di questo decreto-legge, credo che il Governo abbia il dovere di spiegare come sono stati spesi in Campania quei due miliardi di euro destinati, a quanto pare solo formalmente, all'emergenza rifiuti. Prima di votare questo decreto-legge, abbiamo il diritto di sapere - vogliamo sapere - comePag. 39pensate di smaltire tutti i rifiuti che al momento sono stoccati in vari siti nelle cosiddette ecoballe.
I problemi che abbiamo davanti credo siano di due tipi: uno di medio periodo, se così si può dire, ed uno di lungo periodo.
Per ciò che riguarda il problema di medio periodo, lo smaltimento dei rifiuti accantonati e di quelli che verranno prodotti, siamo convinti che ci vorranno almeno 5-10 anni per risolverlo. Pertanto, serve chiarezza e sincerità da parte del Governo. È opportuno spiegare ai cittadini che il problema non si risolverà mai, se non verranno costruiti numerosi termovalorizzatori e se non sarà incrementata contestualmente la raccolta differenziata. Allora, dovete dirci quanti impianti intendete costruire, dove e soprattutto in quanto tempo.
Il secondo problema a cui facevo riferimento, quello di lungo periodo e, per certi versi, anche quello di maggiore gravità, riguarda il disastro ambientale e sanitario che questa situazione ha determinato. Le falde acquifere campane sono ormai inquinate, i terreni agricoli sono a rischio, la presenza di diossina nell'aria è elevatissima, i ricoveri per problemi respiratori sono al di sopra della media nazionale, le malformazioni infantili sono pari all'84 per cento in più rispetto al dato italiano, la percentuale di cittadini colpiti da cancro è in vertiginoso aumento. Questi sono dati di fatto spaventosi, ma che voi continuate a nascondere dietro l'assenza di conferme scientifiche di quanto purtroppo emerge.
Quando, tra qualche anno, statistiche e scienza ci confermeranno il danno che avete prodotto sull'ambiente e sulla salute dei cittadini, più che un decreto-legge come quello in esame forse sarà necessaria e più appropriata una risoluzione dell'ONU che condanni Bassolino e gli altri responsabili per crimini contro l'umanità.
Concludo facendovi notare che quello che doveva essere un modello di buon governo della sinistra in Italia si sta rivelando, in realtà, il peggiore sistema clientelare italiano. Il fatto che, ad ogni elezione, in Campania il centrosinistra continui a prendere tanti voti dimostra che non c'è libertà di voto, che il consenso viene estorto, contrattato e che fa leva non sulla libera scelta, ma su prebende, nomine, consulenze e assunzioni.
Quanto sia sempre più grave e delicata la questione in Campania ce lo dice anche una notizia Ansa di ieri sera, relativa ad un provvedimento giudiziario dal quale emerge che Bassolino sarebbe vicino al rinvio a giudizio per truffa relativa al ciclo sullo smaltimento dei rifiuti. Per evidenziare la gravità di queste accuse, leggo soltanto un brevissimo passo di tale agenzia: «Bassolino, come è sottolineato nell'ordinanza del gip Saraceno in riferimento alle imputazioni formulate dai pm, aveva i poteri di sovraintendere e assicurare "la cura e l'attuazione della corretta gestione dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani assimilabili e speciali".
Bassolino, tuttavia, per i pm "non impediva, realizzava e consentiva la perpetua violazione degli obblighi contrattuali assunti dall'ATI, affidataria, in relazione alla gestione del ciclo dei rifiuti solidi urbani in Campania". Omettendo, inoltre, di "promuovere e sollecitare iniziative volte a garantire il rispetto dell'obbligo contrattuale" di ricezione da parte dell'ATI di tutti i rifiuti solidi urbani, e omettendo di "intraprendere iniziative dirette a contestare e comunque impedire le accertate violazioni contrattuali da parte delle società affidatarie"».
La gravità di tali accuse indurrebbe una persona normale e responsabile alle dimissioni spontanee. Bassolino, invece, come ha sempre fatto, se ne infischia, fa finta di nulla o, peggio, non se ne rende conto, anche perché passa le sue giornate immerso in una Napoli che appartiene, purtroppo, soltanto ad una ristretta e più fortunata minoranza. Noi, invece, abbiamo a cuore la Napoli di tutti napoletani e pertanto, oltre ad esprimere la nostra ferma e convinta contrarietà al decreto-legge in esame, esprimiamo, a nome della Campania per bene ed onesta, l'auspicio che, quanto prima, Bassolino e la Jervolino si dimettano per far spazio a chi non ama il potere gestionale, ma sogna e speraPag. 40in un futuro migliore per una delle più belle e più grandi regioni d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.
SALVATORE MARGIOTTA, Relatore. Signor Presidente, mi corre innanzitutto l'obbligo di ricordare il parere espresso dalla V Commissione (Bilancio), di cui ieri non avevo dato conto nel corso della mia relazione in quanto lo stesso non era ancora pervenuto. Tale parere è favorevole (nulla osta).
Alla luce delle valutazioni espresse ieri, riteniamo che si debba accelerare il più possibile l'iter del provvedimento e, quindi, evitare un nuovo passaggio al Senato.
La Commissione, pertanto, invita i presentatori a ritirare tutte le proposte emendative presentate, esprimendo, altrimenti, parere contrario.
PRESIDENTE. Il Governo?
GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, il seguito dell'esame è rinviato ad altra seduta.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interpellanze urgenti.
La seduta, sospesa alle 13,45, è ripresa alle 15.