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Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni (ore 10,07).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.
(Progetto di realizzazione di un impianto eolico nel comune di Vastogirardi (Isernia) - n. 2-00053)
PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse il primo atto di sindacato ispettivo che sarà svolto è l'interpellanza Turco n. 2-00053.
Il deputato Turco ha dunque facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00053, concernente il progetto di realizzazione di un impianto eolico nel comune di Vastogirardi (Isernia) (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni sezione 1).
MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, anche se presterò molta attenzione a quanto dirà il Governo, vorrei però stigmatizzare il fatto che esso risponde ad un'interpellanza esattamente ad un anno dalla data di presentazione della stessa, con il risultato che, mentre il 10 luglio 2006 l'area di Vastogirardi era ancora intatta, oggi, in località Montarone, campeggiano diciotto aerogeneratori dell'ENEL.
Abbiamo preso come pretesto quanto sta accadendo a Vastogirardi, per denunciare la politica sull'eolico seguita in questo Paese. Su tale argomento, tuttavia, interverrò dopo avere ascoltato le motivazioni e le argomentazioni che il Governo addurrà nella risposta alla mia interpellanza.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, Danielle Mazzonis, ha facoltà di rispondere.
DANIELLE MAZZONIS, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, i due interventi nellePag. 2località di cui all'interpellanza sono stati oggetto di un'autorizzazione ambientale della regione Molise a seguito della quale il soprintendente per i beni archeologici del Molise si è recato personalmente sul sito, compiendo un accurato sopralluogo.
Nel territorio di Capracotta non sono emersi elementi di rilievo; nel territorio di Vastogirardi, invece, in zona ancora non interessata dai lavori, affiorano murature e presumibili cisterne, probabilmente del periodo medievale. Lo sbancamento realizzato per la posa in opera delle pale eoliche, un po' più a nord, quasi al limite con il comune di Agnone, ha fatto invece affiorare abbondante materiale archeologico, costituito da frammenti di tegole e coppi e di alcuni vasi. Due frammenti, inoltre, permettono di riferire il ritrovamento ad un insediamento di età ellenistico-romana. A nord-ovest, infine, affiorano murature a secco probabilmente da riferire al medesimo periodo.
È stato pertanto notificato alla ditta e al comune di Vastogirardi l'interesse archeologico dell'area interessata dai lavori, con la conseguente prescrizione che qualsiasi operazione di scavo e di spianamento del terreno dovrà essere eseguita sotto stretta sorveglianza del personale della soprintendenza per i beni archeologici del Molise.
La soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio del Molise ha richiesto alla regione quali iniziative abbia intrapreso in ordine a quanto denunciato dall'associazione WWF ed al comune di Vastogirardi di verificare la rispondenza delle opere alle autorizzazioni rilasciate.
Il comune ha subito precisato di avere acquisito, prima del rilascio del permesso di costruire, lo studio di mitigazione da adottare durante la realizzazione dell'impianto e ha assicurato che i lavori finora realizzati rispondono a quelli autorizzati.
La fase procedurale degli impianti eolici è stata anche oggetto di contenzioso in sede amministrativa, di cui si riportano le fasi. Nel novembre 2001, la regione Molise ha rilasciato autorizzazione paesaggistica alla ditta ERGA Spa, relativa alla realizzazione degli impianti in questione.
In data 21 dicembre 2001, il soprintendente per i beni architettonici e per il paesaggio ha annullato tale autorizzazione; infatti, come si evince dal decreto di annullamento, gli interventi proposti con le loro notevoli dimensioni avrebbero - secondo la sovrintendenza - modificato in modo profondo l'ambiente dichiarato di notevole interesse pubblico, non solo alterando la percezione visiva dei luoghi, ma anche e soprattutto trasformando un'area del territorio a vocazione silvo-pastorale in un'area, invece, di produzione industriale.
Su istanza della ditta ENEL Green Power Spa (il nuovo nome della ex ditta ERGA), è stato presentato un ricorso al TAR del Molise contro il Ministero per i beni e le attività culturali; tale ricorso è stato rigettato dallo stesso tribunale nel maggio 2004. La ditta, quindi, nel dicembre 2004, ha presentato ricorso in appello al Consiglio di Stato, il quale si è pronunciato accogliendo il ricorso con la motivazione che non si può sostenere che la valutazione regionale si sia tradotta «'in un'obiettiva deroga al vincolo', dovendosi considerare, da un lato, che la normativa di piano (...) non impone un divieto assoluto di edificazione, tanto è vero che consente esplicitamente la collocazione di antenne e tralicci (...) e, dall'altro, che» precisa ancora la sentenza « il progetto in questione risponde a elevate finalità di interesse pubblico (...)».
Con nota dell'11 giugno 2007 la direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Molise ha riferito che, a seguito della citata sentenza, i lavori sono iniziati il 17 giugno 2006 e in data 28 settembre 2006 sono state già realizzate cinque torri eoliche pienamente funzionanti.
In data 16 maggio 2007 i lavori, come lei stesso ha appena detto, sono ripresi e sono tuttora in corso.
Occorre osservare che la Carta europea del paesaggio (ratificata con legge n. 14 del 2006) ha inciso, in modo importante, in materia di tutela del patrimonio culturale, estendendo la tutela allo sviluppo di tutto il territorio.Pag. 3
Con questa logica deve essere anche letto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 dicembre 2005, che si caratterizza, in realtà, come una sorta di manuale tecnico-operativo, contenente linee guida sugli impianti eolici, in particolare al punto 4.2 dell'allegato.
Inoltre, nel dicembre 2006 il Ministero per i beni e le attività culturali ha pubblicato le Linee guida per l'inserimento paesaggistico degli interventi di trasformazione territoriale nell'ambito delle quali sono inseriti puntuali suggerimenti per la progettazione e la valutazione paesaggistica degli impianti eolici.
Tali linee guida intendono fornire riflessioni critiche e indirizzi tecnici per la costruzione degli impianti eolici; hanno altresì l'obiettivo di facilitare l'applicazione dell'allegato tecnico al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 dicembre 2005, nel quale sono definite finalità, criteri di redazione e contenuti della relazione paesaggistica che deve accompagnare le richieste di autorizzazione (articolo 146, comma 3, del codice dei beni culturali).
Si ritiene, quindi, che, in futuro, dall'insieme di tali provvedimenti si potranno trarre sufficienti indirizzi per la realizzazione di impianti di questo genere.
PRESIDENTE. L'onorevole Turco ha facoltà di replicare.
MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, l'interpellanza era stata presentata un anno fa proprio per sapere, prima che venisse realizzato l'impianto, cosa ne pensasse il Ministero per i beni e le attività culturali. Come lei ha giustamente e precisamente relazionato, quest'anno sono accadute molte cose. Tuttavia, non posso non rilevare che alcuni giorni fa abbiamo visto il Ministro Rutelli assistere all'abbattimento di un ecomostro in un'area archeologica. Lei ci ha detto che le pale non sono insediate nell'area archeologica, ma «in un'area».
Vorrei ben vedere che non venga distrutto il patrimonio archeologico, solo per impiantare tali pale! Tuttavia, alcuni problemi continuano a sussistere nonostante le sentenze dei TAR e le firme dei dirigenti regionali sulle valutazioni di impatto ambientale.
La zona del Fortore, della quale si sta parlando, verrà devastata dall'eolico. All'inizio, in tale zona, era prevista l'installazione di 50 pale, ora siamo già arrivati a 400 ma si punta ad averne oltre 1000. Già esistono pubblicità relative ad un «parco archeolico», una cosa tutta italiana, che rappresenta una contraddizione incredibile. Come si fa a dire che archeologia ed eolico vanno d'accordo! È un segno della schizofrenia nazionale di cui è preda, purtroppo, una delle maggiori organizzazioni ambientaliste italiane.
È necessario rendersi conto che ogni pala ha come base 800 tonnellate di cemento che vengono interrate e che per portare pale da 40 metri occorrono autoarticolati da 45 metri e strade conseguenti. Che ciò coincida con gli interessi e le esigenze dell'archeologia, a noi pare davvero discutibile.
Quanto accaduto a Vastogirardi presenta tutte le caratteristiche di quello che noi definiamo come « l'eolico selvaggio»: una procedura approvata di soppiatto; un sindaco che mente al sindaco di Agnone, suo «dirimpettaio»; una procedura di valutazione di impatto ambientale che, certo, vi è stata, ma è stata parziale e basata sulla firma di un solo dirigente responsabile; il TAR che, in verità, ha dato ragione all'ENEL sostenendo come Kyoto, produzione energetica e necessità economiche prevalgano sul paesaggio e l'archeologia, ma non è dato conoscere in quale legge ciò sia scritto; i lavori iniziati a tutta velocità, appena sei giorni dopo la sentenza del TAR; osservazioni di altrettanto stimate organizzazioni ambientaliste nazionali come il WWF e Italia nostra tenute in nessun conto e addirittura bollate come oscurantiste e schizofreniche da Legambiente.
Certamente esiste un problema anche per quanto riguarda la politica portata avanti da Legambiente non solamente nella società civile ma proprio attraverso l'attività parlamentare. Legambiente comePag. 4tutte le associazioni ambientaliste dovrebbe richiamarsi alla teoria dello sviluppo sostenibile; noi riteniamo che quest'ultima rappresenti ancora la migliore teoria per spiegare e regolare l'intervento umano sul pianeta. Una teoria in base alla quale non si realizza un intervento se costa non solo in termini economici ma anche ambientali, sociali e culturali.
Vi sono diverse associazioni che, a priori, pretenderebbero che l'eolico vada bene. Dovremmo però condurre un'analisi accurata relativamente alla speculazione esistente in un settore «iperforaggiato» da contributi pubblici con piani regionali energetici i quali non solo non sono coordinati ma, laddove previsti, stanno venendo meno per via dell'eolico. Inoltre, nonostante siano attese dal 2003, ancora non sono state previste le linee guida sull'eolico. Legambiente - insisto su tale associazione perché spero riveda la propria posizione - non chiede la valutazione di impatto ambientale per gli impianti eolici per poi dichiarare che non averla effettuata per l'impianto di Scansano è stata una leggerezza anziché una violazione di legge. Inoltre, sempre all'interno di Legambiente, come noto, è stata addirittura chiusa una intera sezione, nel bolognese, perché contraria ad un impianto.
Legambiente premia le regioni del nord che tolgono i tralicci elettrici sulle Alpi, ma poi è favorevole a costellare di tralicci gli Appennini.
Vorrei infine ricordare che nell'ultimo piano energetico nazionale, che mi sembra risalga al 1998, l'energia eolica veniva considerata conveniente solo nei luoghi in cui si superano le 2 mila ore di vento l'anno, luoghi che in Italia sono pochissimi.
È chiaro che il progresso tecnologico ha modificato in ribasso tale previsione, ma è dato sapere qual è oggi il limite minimo di ore di vento? È possibile che, a prescindere dalla quantità di vento, comunque si possano impiantare le pale eoliche? Si può sapere quanta energia producono realmente - e non nominalmente - gli impianti eolici? Si può sapere quanto costano effettivamente alla collettività, visto che li stiamo «foraggiando» con fondi regionali, nazionali, comunitari e anche con fondi destinati ad altro? Si può sapere perché i fondi della legge n. 488 del 1992, destinati alle aree depresse per interventi ad alta densità di lavoro, sono finiti agli impianti eolici che sono a bassissima densità di lavoro? Si può sapere - e ciò concerne in modo particolare i Ministeri per i beni e le attività culturali e dell'ambiente - quanto valgono economicamente il paesaggio e l'ambiente che andiamo ad intaccare? Si può infine fare un conto dei costi e dei benefici delle opere che si realizzeranno?
Noi crediamo che su tali problemi sia necessario un atto di indirizzo politico con il quale porre tali questioni con estrema chiarezza prima che questa follia diventi la parola d'ordine dalla quale non sarà più possibile tornare indietro.
C'è però una misura da adottare con urgenza: mi sembra indiscutibile che l'associazione degli industriali del vento, l'Anev, debba essere espulsa dal novero delle associazioni ambientaliste riconosciute.
È legittimo che l'Anev faccia il proprio lavoro, ma non che rappresenti le associazioni ambientaliste nelle conferenze dei servizi sugli impianti eolici: si tratta, a dir poco, di un gigantesco conflitto di interessi.
In definitiva l'Anev ha tutto l'interesse a buttare cemento ed a spianare montagne per incassare royalties e se tale associazione rappresenta gli ambientalisti di questo Paese, di tutta evidenza abbiamo perso il significato della parola, ma abbiamo perso anche la capacità di governo dei problemi del nostro tempo.
(Problemi occupazionali presso gli stabilimenti della Nuova Magrini Galileo Spa - nn. 3-00266 e 3-00639)
PRESIDENTE. Avverto che le interrogazioni Goisis n. 3-00266 e Campa n. 3-00639 concernenti problemi occupazionali presso gli stabilimenti della Nuova Magrini Galileo Spa (Vedi l'allegato A -Pag. 5Interpellanza e interrogazioni sezione 2), vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente.
Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Alfonso Gianni, ha facoltà di rispondere.
ALFONSO GIANNI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, come ricordano anche gli interroganti, la Nuova Magrini Galileo, società per azioni, ha una lunga tradizione ed opera in un settore rilevante producendo in particolare interruttori ad alta tensione, con patrimonio tecnologico e professionale significativo.
Proprio per queste ragioni, come ho già risposto in questa sede in altra occasione, il Ministero dello sviluppo economico, per tempo e anche su richiesta delle organizzazioni sindacali, fin dal sorgere dei problemi di dismissione da parte della Siemens e quindi dei profili occupazionali connessi - che riguardano però un numero inferiore, per fortuna, di persone rispetto a quello citato dagli interroganti: non superano le 200 unità -, ha aperto un tavolo per cercare di evitare che la Siemens procedesse nella sua decisione.
Dopo varie vicende che ho già riassunto in una precedente risposta che è agli atti della Camera dei deputati e su cui quindi non ritorno, la Siemens ha comunque inderogabilmente deciso di portare le lavorazioni sopra ricordate nei propri stabilimenti tedeschi, malgrado incontri intervenuti in Italia e anche, da ultimo, con le istituzioni locali nelle sedi tedesche della società Siemens.
In considerazione di questo percorso, che - ripeto - ho già descritto, il 21 marzo scorso si è tenuta presso il Ministero dello sviluppo economico una riunione volta a fare il punto sui contenuti essenziali di un protocollo di intesa sottoscritto da tutte le parti coinvolte, ossia Ministero dello sviluppo economico, istituzioni locali, azienda, organizzazioni sindacali nazionali e territoriali e rappresentanze sindacali unitarie.
Preso purtroppo atto del processo di riorganizzazione del gruppo Siemens e della volontà di procedere, per molteplici cause, alla chiusura dei siti di Battaglia Terme e di Bergamo, il Governo, al fine di garantire la continuità produttiva del sito e l'occupazione, ha ritenuto percorribile la trasformazione dell'area in una sorta di parco tecnologico industriale, che ospiti prioritariamente, anche se non solo, iniziative imprenditoriali nel campo della filiera elettrica, dell'efficienza energetica e di altro genere nel settore industriale.
La Siemens, sulla base del citato protocollo di intesa, si è dichiarata disponibile a favorire la reindustrializzazione del sito e i contatti con gli imprenditori di filiera, nonché a definire con la società Demont un primo progetto di reindustrializzazione, che preveda comunque: l'assorbimento dei dieci dipendenti della Nuova Magrini Galileo presso la società del gruppo Demont, LMB, attraverso la creazione di un sito produttivo nelle vicinanze dell'attuale impianto di Battaglia Terme; la costituzione di una nuova società, appartenente sempre al gruppo Demont, che svolgerà soprattutto attività di manutenzione, fornitura di ricambi e assistenza, sempre in relazione ai prodotti realizzati dalla Nuova Magrini, con impiego iniziale di trenta dipendenti; infine, l'assorbimento di circa altri venticinque dipendenti presso attività produttive svolte dal gruppo Demont nell'ambito della regione Veneto.
La Siemens si è inoltre impegnata a subordinare la cessione o l'affitto dell'area alla circostanza che il nuovo imprenditore subentrante si impegni all'assunzione a tempo indeterminato almeno di una parte del personale della Nuova Magrini Galileo; ad utilizzare, come richiesto dai sindacati, la cosiddetta mobilità lunga, derivante dall'articolo 1, comma 1.189, della legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria per il 2007) per trentasei dipendenti e a tal fine Siemens si è già impegnata a sostenere tutti gli oneri economici connessi, qualora la Nuova Magrini non fosse in grado di fare fronte agli stessi, come da verbale di accordo sottoscritto al Ministero del lavoro il 28 febbraio 2007; a revocare la procedura di mobilità e a convertirla con laPag. 6cassa integrazione guadagni straordinaria per cessazione di attività per un anno, salvo proroghe.
Il Governo, con lo stesso protocollo di intesa, si è impegnato a porre in essere tutti gli strumenti che, ove consentito, sono nella propria disponibilità, favorendo l'utilizzo di ammortizzatori sociali e promuovendo, d'intesa con le istituzioni ed amministrazioni locali, gli incontri necessari al fine di avviare il processo di reindustrializzazione.
Le istituzioni locali sono state disponibili a sostenere percorsi di formazione e riqualificazione, nonché a semplificare e velocizzare le attività amministrative necessarie per l'insediamento di attività; in particolare, la provincia di Padova avrà un ruolo primario nell'attività di monitoraggio e di ricerca di nuovi imprenditori. Il Ministero dello sviluppo economico, d'intesa con le istituzioni locali, verificherà l'attuazione del programma di reindustrializzazione.
Si evidenzia che il 15 maggio scorso è stato sottoscritto presso il Ministero del lavoro e della previdenza sociale un ulteriore verbale d'accordo con cui la società ha confermato la revoca della procedura di mobilità avviata il 15 febbraio per 145 dipendenti - 11 occupati presso l'unità di Bergamo e 134 presso quella di Battaglia Terme - e revocato la procedura di esame congiunto per la richiesta di cassa integrazione straordinaria, come da decreto del Presidente della Repubblica n. 218 del 2000, riservandosi di attuare invece una nuova procedura per l'intervento di cassa integrazione straordinaria, dopo verifica più approfondita degli strumenti di gestione non traumatica degli esuberi.
Infine, il Ministero del lavoro e della previdenza sociale ha comunicato che in data 11 luglio prossimo venturo è stata fissata una riunione cui parteciperanno i rappresentanti della società e delle organizzazioni sindacali, al fine di esperire la consultazione sindacale ai sensi del citato decreto del Presidente della Repubblica n. 218 del 2000, che concerne il trattamento di cassa integrazione guadagni straordinaria e l'integrazione salariale a seguito di stipula di contratti di solidarietà.
Contemporaneamente, questo Ministero sta intensificando, ad ogni livello, i rapporti con potenziali nuovi imprenditori. Un'ipotesi che avevamo aperto, purtroppo, non è andata in porto per ragioni commerciali internazionali, ma io stesso incontrerò la signora sindaco di Battaglia Terme oggi pomeriggio al Ministero e convocherò una nuova riunione del tavolo della trattativa immediatamente dopo la riunione, che avrà luogo, come ho già detto, l'11 luglio presso il Ministero del lavoro e che dovrà affrontare il problema della garanzia del reddito per i lavoratori, mentre compete al nostro dicastero il problema di una prospettiva per l'occupazione e per il lavoro nel sito produttivo di Battaglia Terme.
PRESIDENTE. L'onorevole Goisis ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-00266.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, la mia risposta sarà la stessa che ho già dato in quest'Assemblea a novembre, in occasione dello svolgimento di un'interpellanza urgente rivolta al medesimo sottosegretario in merito a tale vicenda: una risposta, cioè, di estrema, massima insoddisfazione.
Mi ritengo insoddisfatta perché, purtroppo, ho sentito tante parole e tanti sogni; ma sono parole per le quali i lavoratori della Nuova Magrini Galileo, che sono all'ascolto, dovrebbero esultare di gioia, dal momento che, stando ad esse, il problema sarebbe risolto.
D'altra parte, il sottosegretario ha appena detto che in qualche modo si è parlato di possibilità di reintegro o, comunque, di lavoro per 134 lavoratori a Battaglia Terme; poi, di una ricollocazione di altri trenta lavoratori ad opera della Demont; infine, di ulteriori dieci da destinare alle lavorazioni ad altre attività sempre nella zona di Battaglia Terme e di altri trenta lavoratori, che dovrebbero essere collocati, sempre dalla Demont, nel Veneto in generale. Operando una rapidissimaPag. 7somma, ne viene fuori una cifra di 204 lavoratori: avremmo cioè, addirittura, quattro lavoratori impiegati e ricollocati in più.
È chiaro che questa non è la realtà. Il sottosegretario già a novembre aveva risposto che il numero dei lavoratori interessati non era quello da noi indicato, ossia 350, ma bisogna considerare all'interno di tale cifra non solo i singoli lavoratori della Nuova Magrini Galileo, ma l'indotto complessivo. Dobbiamo sapere, infatti, che la Nuova Magrini Galileo ha dato lavoro, per quarant'anni, non solo a Battaglia Terme, ma a tutta la zona circostante, la cosiddetta Bassa padovana. A me sembra che per tale zona non vi sia assolutamente alcun interesse da parte del Governo né, devo dire, da parte dei sindacati, i quali per quarant'anni non hanno fatto altro che illudere i lavoratori, preoccupandosi purtroppo solamente, come è loro abitudine, di mantenere acceso il fuoco delle difficoltà e delle ribellioni, allo scopo di poter mantenere tanto il sindacato quanto i lavoratori del sindacato.
D'altra parte, proprio nel corso della trattativa ho avuto modo di constatare come spesso, quando facevo osservare che le cose non stavano così come venivano da loro rappresentate - allora, ad ottobre-novembre, sembrava che il problema fosse stato risolto - la risposta che mi veniva data era che, anche se così non fosse stato, essi avrebbero comunque continuato con la loro lotta (ciò solo per dire quanto anche i sindacati non siano interessati veramente alle questioni dei lavoratori).
Analogo problema è sorto per un'altra situazione che investe ancora una volta la nostra zona (la Bassa padovana): la Saiace di Monselice, che si trova a 10 chilometri di distanza. Naturalmente, a breve, presenteremo un atto di sindacato ispettivo anche in merito a tale vicenda.
Tornando alle soluzioni proposte, mi sembra evidente che vi sia - voglio essere molto moderata nei termini, ma non ne trovo uno migliore - un po' di ipocrisia, perché, se veramente vi fosse la volontà di risolvere il problema, il sottosegretario avrebbe parlato della ditta Orca Solar, azienda tedesca di pannelli fotovoltaici, che sino ad una settimana fa sembrava dovesse prendere in mano la situazione, quindi ricollocare gli operai e i lavoratori della Magrini Galileo.
Il sottosegretario non ha detto che, invece, nel giro di due o tre giorni è stata fatta una...
ALFONSO GIANNI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. L'ho detto, onorevole Goisis! Senza nominare la Orca Solar - non è il caso - ma l'ho detto!
PAOLA GOISIS. Invece è il caso!
PRESIDENTE. Onorevole Gianni, lasci completare l'intervento all'onorevole Goisis.
PAOLA GOISIS. È il caso di nominarla perché i lavoratori devono sapere in che mani sono, devono sapere che tante parole e tanti discorsi che vengono fatti sono vuoti, che non si ha alcuna intenzione di risolvere il problema dei lavoratori. Sono così accesa in modo particolare per i lavoratori del Nord, i quali sono abituati a lavorare e non a chiedere assistenzialismo.
PRESIDENTE. Onorevole Goisis, concluda.
PAOLA GOISIS. Essi vogliono che sia riconosciuta e rispettata la loro dignità. Ciò non si ottiene attraverso gli ammortizzatori sociali, ma dando la possibilità di lavorare, di mantenere le proprie famiglie, di poter girare a testa alta, perché da noi non si è abituati a chiedere le pensioni di falsa invalidità o, per l'appunto, gli ammortizzatori sociali.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Goisis.
PAOLA GOISIS. Concludo, signor Presidente. I nostri lavoratori chiedono di lavorare, ed è questa la risposta che vogliono, anche se, purtroppo, so che domani dovranno venire a chiedere - spero che laPag. 8promessa sia mantenuta - almeno due anni di cassa integrazione per poter accedere alla pensione.
PRESIDENTE. L'onorevole Campa ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-00639.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, al di là della simpatia nei confronti del collega Gianni e dell'impegno che ha personalmente profuso sulla questione, non possiamo assolutamente dichiararci soddisfatti.
Complessivamente il Governo non si è mosso nella direzione giusta, attraverso la quale avrebbe potuto consentire all'azienda di permanere, magari anche con soluzioni alternative. La collega Goisis ha fatto riferimento all'energia alternativa ed all'Orca Solar. Collega sottosegretario, sulla questione, purtroppo, si è continuato con protocolli, intese, incontri e con una serie di perdite di tempo promosse dai sindacati (e non solo) per dare l'impressione che si stava facendo qualcosa, senza esaminare i motivi della situazione e senza compiere una riflessione.
Moltissime imprese stanno abbandonando il Nord est, per cui forse vi è qualcosa che non funziona nel nostro Paese. Le condizioni, prima ottimali, oggi non lo sono più. Lei scuote la testa onorevole sottosegretario - ed ha ragione di farlo - così come la scuotiamo noi rispetto alle politiche fiscali del Governo, che, per quanto riguarda queste imprese, non danno assolutamente la possibilità di fornire incentivi.
L'area interessata, quella della Bassa padovana, al confine con Rovigo, un tempo dichiarata disagiata, se non depressa, oggi è una zona di obiettivo. Dovremmo compiere, tutti insieme degli sforzi per far permanere queste imprese, ed invece creiamo lacci, lacciuoli e difficoltà (non ultima, vi è la questione fiscale) che fanno sì che queste aziende dicano: «Caro onorevole Gianni, lei sarà anche bravissimo, ma noi andiamo altrove, dove possiamo lavorare meglio e abbiamo maggiori possibilità!».
Tenendo conto anche dei trasporti e delle opere pubbliche, mai realizzate, creiamo ogni giorno all'imprenditoria del Nord lacci e lacciuoli, invitando le aziende ad abbandonare il campo. Siamo noi, sono le forze politiche che chiedono a questi imprenditori di abbandonare il campo! Vi sono, peraltro, imprenditori stranieri che si guardano intorno, valutando dove sia più facile e più conveniente operare, ma levano le tende, lasciando in braghe di tela i nostri lavoratori.
Avremmo voluto un maggiore impegno da parte del Governo: non intendo rivolgere un addebito solo a lei, signor sottosegretario, che so con quanta energia ha seguito la vicenda; tuttavia ritengo che complessivamente il Governo non abbia svolto adeguatamente la sua parte.
Infatti, al di là di incontri e contro-incontri, non si è sfruttata la possibilità di favorire l'inserimento di energie alternative, come quella prodotta dai pannelli fotovoltaici realizzati dalla Orca Solar, le quali avrebbero potuto mettere il nostro Paese in una condizione di avanguardia, utilizzando quella manodopera specializzata e quel patrimonio tecnologico e professionale esistente all'interno della Magrini Galileo, come lei stesso ha riconosciuto.
Resta il fatto che oggi, di tutti questi protocolli, di tutte queste illusioni, siamo alla tornata finale. Infatti, domani verrà convocato da parte del Ministro per lo sviluppo economico un nuovo incontro, in cui non si parlerà più di rilancio e di salvaguardia dei posti di lavoro, ma si affronterà solamente la questione di consentire la cassa integrazione per due anni, per assicurare quanto meno il prepensionamento di alcuni lavoratori.
Noi non siamo contrari (ci mancherebbe altro!): se non c'è niente altro da fare, è giusto il prepensionamento. Ma perché non abbiamo percorso altre strade? Perché, in questo Veneto operoso, il sindacato non ha proposto una serie di iniziative di autoplacement per ricollocare questi lavoratori, i quali, come lei prima ha ricordato, costituiscono un patrimonio tecnologico e professionale di grande qualità?Pag. 9Da 225 dipendenti siamo arrivati a 126 tute blu che rimangono senza lavoro, per le quali domani sarete chiamati a deliberare, giustamente, una cassa integrazione, che però nulla produce rispetto ad un necessario impegno per i livelli occupazionali.
Abbiamo saputo, come ha ricordato la collega Goisis, che trenta dipendenti lavoreranno nel reparto service e altri venticinque faranno riferimento alla vicina Demont. Tuttavia, tutto ciò non toglie che ci sono altri settanta dipendenti, dei quali non sappiamo assolutamente quale fine faranno. Siamo certamente favorevoli alla cassa integrazione. Mi auguro che domani il Governo prenda finalmente atto del suo fallimento e conceda la cassa integrazione per due anni, per garantire questi lavoratori, ma subito dopo si metta in moto un meccanismo serio di coinvolgimento dei sindacati, dei datori di lavoro e degli enti locali, a partire dalle regioni, con un'operazione di autoplacement.
PRESIDENTE. Onorevole Campa, la prego di concludere.
CESARE CAMPA. Concludo, signor Presidente. In tal modo si potrebbe offrire una prospettiva reale, non assistenziale, e dignitosa per questi lavoratori. Tuttavia è necessario che il Governo assuma con forza questa iniziativa. Signor sottosegretario, mi consenta di dire che il suo Governo finora questa forza non l'ha dimostrata.
(Misure a favore della provincia di Foggia colpita dal maltempo nel mese di gennaio 2007 - n. 3-00530)
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Laura Marchetti, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Di Gioia n. 3-00530, testé sottoscritta anche dall'onorevole Turco, concernente misure a favore della provincia di Foggia colpita dal maltempo nel mese di gennaio 2007 (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni sezione 3).
LAURA MARCHETTI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, l'onorevole Di Gioia chiede notizie in merito ai danni provocati dal maltempo nella zona della provincia di Foggia e nel subappennino Dauno; inoltre chiede quali interventi siano stati adottati per un programma di recupero del sistema idrogeologico.
Il territorio della provincia di Foggia rientra nella competenza dell'Autorità di bacino interregionale della Puglia e per una piccola parte in quello dell'Autorità di bacino nazionale del Liri-Garigliano-Volturno e del Trigno-Biferno-Saccione-Fortore, che hanno rispettivamente approvato e adottato il piano stralcio per l'assetto idrogeologico (PAI).
Su detto territorio provinciale le Autorità di bacino hanno perimetrato circa il 14,3 per cento della superficie provinciale come a rischio e a pericolosità più elevati per frane e alluvioni, in una zona che interessa 61 dei 64 comuni della provincia. In particolare, l'Autorità di bacino ha perimetrato 471 chilometri quadrati di aree franabili, pari al 6,6 per cento del territorio provinciale, e 559 chilometri quadrati di aree alluvionabili, pari al 7,7 per cento del territorio.
Sulle aree perimetrate i PAI impongono misure di salvaguardia di vario livello a seconda del grado di rischio e di pericolosità idrogeologica dell'area. Il PAI è lo strumento conoscitivo sul rischio idrogeologico di un territorio attraverso il quale ogni regione può programmare e proporre a finanziamento la realizzazione, in via preventiva, di interventi di mitigazione del rischio, secondo le priorità riconosciute e le tipologie ritenute più idonee.
Il fabbisogno complessivo nazionale per la sistemazione definitiva dei bacini è superiore a 41 miliardi di euro. Le risorse economiche messe a disposizione per la difesa del suolo sono sempre molto contenute - troppo contenute! - e riescono a soddisfare solo una minima parte delle numerose richieste di interventi preventivi più urgenti. Per l'anno 2006 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha individuato di concerto con laPag. 10regione Puglia e finanziato nel territorio pugliese diciotto interventi urgenti, finalizzati alla riduzione del rischio idrogeologico per un importo di circa dodici milioni di euro, tutti ricadenti nella provincia di Foggia.
L'ANAS, inoltre, ha fatto presente di aver programmato e appaltato specifici interventi finalizzati al potenziamento delle opere di regimentazione e smaltimento delle acque lungo i tratti stradali, che in occasione degli eventi alluvionali hanno evidenziato caratteri di vulnerabilità della sicurezza stradale.
Attualmente lungo le statali 17 e 89 sono in corso lavori dell'importo lordo di 2 miliardi e 300 milioni di euro, consistenti nell'esecuzione di canali, cunette, fossi di guardia, tombini, sopraelevazioni del rilevato stradale, embrici ed espurghi. Tali interventi hanno già consentito un immediato ripristino dell'efficienza di numerose opere idrauliche compromesse dagli eventi alluvionali e, una volta conclusi, assicureranno un elevato standard di sicurezza all'utenza.
Inoltre, sempre secondo quanto riferito dalla società ANAS, è stato organizzato un servizio di pronto intervento per le aree prive di personale di esercizio, come i cantonieri, al fine di assicurare immediatezza ed efficienza nel ripristinare il transito in occasione di eccezionali eventi meteorologici.
PRESIDENTE. L'onorevole Turco, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, sono soddisfatto perché ci è stato fornito un quadro completo e preciso della reale situazione.
Nell'interrogazione si faceva riferimento al grave dissesto idrogeologico di una zona; dalla risposta del sottosegretario abbiamo appreso che sessantuno dei sessantaquattro comuni della provincia di Foggia praticamente non hanno alcuna possibilità di una vita ordinaria, immaginiamo quindi che possibilità abbiano di sviluppo! Vi è anche un altro collegamento con l'oggetto dell'interpellanza svolta precedentemente: la zona del subappennino Dauno è proprio una di quelle aree individuate per installare centinaia e centinaia di pale eoliche in un territorio che, come abbiamo visto, ha un grave dissesto idrogeologico. Il disboscamento necessario per costruire e installare le pale non può che essere causa di ulteriore dissesto idrogeologico.
Il riassetto idrogeologico del territorio del Paese dovrebbe costituire una delle politiche prioritarie del Governo, non solo in relazione a zone come quella menzionata, che è molto particolare, ma anche con riferimento ad altri territori dove si verifica ciò che in questa sede è stato denunciato e approfondito dal sottosegretario. L'intero Paese è pieno di zone a rischio idrogeologico, proprio perché vi è stata un'assenza di programmazione nella politiche ambientali e territoriali. Oggi, con difficoltà, si cerca di superare tale situazione e di recuperare un assetto che è difficilmente recuperabile.
Crediamo che solo attraverso una politica nazionale di intervento e una concertazione con le regioni si possa far fronte alla situazione. Costatiamo che queste spesso effettuano operazioni parziali e contraddittorie, come sta accadendo nella regione Puglia, dove si parla di tremila impianti eolici da costruire sulla base di un'autorizzazione, ovvero il silenzio-assenso. Ciò costituisce un episodio gravissimo che si verifica proprio nel momento in cui discutiamo di qualcosa che costa moltissimo al nostro Paese, non solo in termini di vite umane, ma anche di costi economici e di mancata possibilità di sviluppo, rispetto alla quale non riusciamo che a programmare interventi settoriali, parziali, inutili e spesso contraddittori.
Sottolineo che stiamo parlando di conseguenze relative ad eventi del 2002: è qualcosa di incredibile! Non solo vi è stata un'inattività locale che, come possiamo costatare attraverso le cifre fornite, si sta cercando di superare, ma aver lasciato in uno stato di abbandono sessantuno su sessantaquattro comuni di una provincia significa avere distrutto quel territorio.Pag. 11Allora, le politiche di riassetto idrogeologico del territorio non possono essere considerate secondarie o intervenire unicamente dopo che si sono verificati eventi sismici, alluvioni, frane e siccità. Soprattutto le frane, infatti, sono la conseguenza e l'indice della capacità o dell'incapacità, della funzionalità o no delle politiche che siamo in grado di costruire.
Dunque, anche il problema del riassetto idrogeologico del territorio è sintomo della capacità o no di governo del territorio e costituisce uno dei problemi fondamentali del nostro tempo.
(Dichiarazioni del presidente dell' Ordine dei medici di Udine in merito all'obiezione di coscienza di medici in relazione alla prescrizione della pillola del giorno dopo - n. 3-00899)
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Antonio Gaglione, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Volontè n. 3-00899, concernente dichiarazioni del presidente dell'Ordine dei medici di Udine in merito all'obiezione di coscienza di medici in relazione alla prescrizione della pillola del giorno dopo (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni sezione 4).
ANTONIO GAGLIONE, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, onorevoli Volontè e Compagnon, si risponde all'atto parlamentare in esame sulla base degli esclusivi elementi di competenza del Ministero della salute. Va precisato, anzitutto, che gli articoli di stampa, ai quali viene fatto riferimento, contenevano stralci di dichiarazioni e comunicati stampa dell'Ordine dei medici di Udine e del suo presidente che, se pubblicati nella loro interezza, avrebbero probabilmente meglio esplicitato il reale intendimento dei dichiaranti.
Deve essere evidenziato che la questione oggetto dell'interrogazione parlamentare è particolarmente delicata, «eticamente sensibile», correlata a momenti complessi e critici della vita femminile e dell'attività sanitaria. Da questo punto di vista, in quanto appare evidente la necessità che i medici abbiano adeguata conoscenza della relativa normativa di riferimento e dei connessi aspetti deontologici, l'Ordine di Udine ha ritenuto opportuno intervenire con alcune iniziative in merito al problema della «clausola deontologica di coscienza» - termine più corretto rispetto a quello di «obiezione di coscienza», il quale potrebbe ingenerare confusione con quanto previsto per l'interruzione di gravidanza dalla legge del 22 maggio 1978, n. 194 - connesso alla prescrizione della cosiddetta pillola del giorno dopo.
Si tratta di un medicinale di intercezione post-coitale che, ostacolando e impedendo l'impianto dell'ovulo eventualmente fecondato, agisce da antinidatorio, evitando ogni possibilità di fecondazione; nel caso specifico, si è verificato che una dottoressa, iscritta all'Ordine di Udine e in attività presso il servizio di continuità assistenziale, abbia rappresentato il proprio disagio nel prescriverlo.
Va detto che, poiché il farmaco può essere venduto solo dietro prescrizione medica con ricetta non ripetibile e la sua assunzione, pena l'inefficacia, deve avvenire al massimo entro le prime settantadue ore dal rapporto a rischio, l'Ordine citato si è trovato nella necessità di assumere una posizione che tenesse conto sia delle ragioni personali della sua iscritta, sia delle esigenze delle pazienti che, pur avendone diritto, avrebbero potuto non usufruire per tempo degli effetti della pillola, qualora essa fosse stata assunta fuori tempo massimo per un rifiuto di prescrizione.
Pertanto, l'Ordine ha assunto una posizione che risulta rispettosa tanto del diritto del medico che intenda avvalersi della clausola deontologica di coscienza, quanto del diritto del paziente a beneficiare di una prestazione riconosciutagli dal vigente ordinamento. Infatti, dalla lettura integrale degli atti riferiti alla posizione dell'Ordine citato risulta chiaro che lo stesso ha inteso garantire il diritto all'esercizio della clausola deontologica diPag. 12coscienza, in conformità con quanto previsto dalla risoluzione del Comitato nazionale di bioetica del 28 maggio 2004, sottolineando, peraltro, che l'esercizio di tale facoltà non può in ogni caso tramutarsi in un'arbitraria limitazione della libertà di scelta della donna. Il punto di equilibrio fra le contrapposte esigenze è stato individuato nel dovere di assicurare alla donna, comunque, l'erogazione della prestazione con tempi e modalità appropriati, indirizzandola ad altro professionista o ad altra struttura idonea, così come espressamente richiamato nella citata risoluzione.
Quanto sopra precisato, pertanto, non sembra evidenziare, a parere del Ministero della salute, quegli elementi di critica o di osservazione nei confronti dell'Ordine dei medici di Udine, lamentati nell'atto parlamentare cui si risponde.
PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di replicare.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, replico brevemente: non sono soddisfatto per il contenuto della risposta all'interrogazione, ma considero già un grande vantaggio che il sottosegretario di Stato per la salute sia venuto a rispondere, fornendo elementi - a parere del Ministero - di non contraddizione. Sono felice della sua unica affermazione - a mio giudizio di notevole valore - sul fatto che, secondo il Governo, non vi sia alcuna contraddizione tra i deliberati del Comitato nazionale di bioetica e l'operato - o supposto operato, nell'interpretazione distonica tra l'interrogazione in questione e l'opinione del Governo - dell'Ordine dei medici di Udine.
Attendo volentieri la risposta alla prossima interrogazione.
(Proposta di testamento biologico avanzata dall'Ordine dei medici di Udine - n. 3-00900)
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Antonio Gaglione, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Volontè n. 3-00900, concernente la proposta di testamento biologico avanzata dall'ordine dei medici di Udine (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni sezione 5).
ANTONIO GAGLIONE, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, onorevoli Volontè e Compagnon, si risponde all'atto parlamentare sulla base degli esclusivi elementi di competenza del Ministero della salute.
Non può non essere sottolineato, anche in questo caso, che la pubblicazione, nella loro interezza, delle dichiarazioni e dei comunicati stampa dell'Ordine suddetto e del suo presidente avrebbe chiarito con maggiore precisione l'effettivo intendimento dei dichiaranti. In considerazione dell'estrema delicatezza della problematica, il citato Ordine ha ritenuto opportuno intervenire con alcune iniziative, che hanno interessato le modalità di manifestazione della volontà del malato relativamente al proprio mantenimento in vita, nel caso in cui lo stesso non sia più in grado di intendere e di volere e si trovi nella condizione di malattia incurabile, in fase terminale o di coma irreversibile.
Certamente, la problematica è fra le più dibattute fra quelle correlate alla cosiddetta «etica della morte»; per quanto riguarda il caso in esame - e in considerazione della mancanza di un quadro normativo che disciplini espressamente la materia - è opportuno anzitutto individuare la normativa di riferimento. L'articolo 32 della Costituzione, secondo il quale «nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge», deve essere inquadrato in un'ottica di stretta connessione con gli articoli 16, 17, 38 e 39 del codice deontologico dei medici italiani, predisposto nel 2006.
I primi due articoli obbligano il medico, da un lato, ad astenersi dall'ostinazione nei trattamenti diagnostici e terapeutici, dai quali non si possa fondatamente attendere un beneficio per la salute del malato e/o un miglioramento della qualità della vita - anche tenendo conto dellePag. 13volontà del paziente, qualora esse siano state espresse - dall'altro a non effettuare né favorire trattamenti finalizzati ad agevolare la morte del paziente, anche qualora sia lo stesso a chiederlo.
Detti articoli mirano, dunque, a scongiurare ipotesi sia di accanimento terapeutico sia di eutanasia.
L'articolo 38 vincola i sanitari a rispettare la volontà di curarsi liberamente espressa dal malato, stabilendo inoltre che il medico, se il paziente non è in grado di esprimere detto intendimento, deve tenere conto, nelle proprie scelte terapeutiche, di quanto precedentemente manifestato dallo stesso paziente in modo certo e documentato. Inoltre, l'articolo 39 definisce quale debba essere il comportamento che il medico deve tenere in caso di diagnosi infausta, precisando che egli deve risparmiare al malato inutili sofferenze psicofisiche e, in caso di compromissione dello stato di coscienza, proseguire nella terapia di sostegno vitale fino a quando la stessa possa ritenersi ragionevolmente utile, evitando ogni forma di accanimento terapeutico. È opportuno tener presente che la Convenzione di Oviedo del 1997 sui diritti dell'uomo e sulla biomedicina (ratificata in Italia con legge 28 marzo 2001, n. 145) stabilisce che la volontà, precedentemente espressa relativamente ad un intervento medico da parte di un paziente, che al momento dell'intervento non è più in grado di esprimere i propri desideri, deve essere rispettata.
Pertanto, deve essere valutato alla luce di quanto sopra l'operato dell'Ordine dei medici di Udine, il quale ha peraltro ha elaborato il modello di testamento biologico, oggetto dell'interrogazione parlamentare, proprio nell'ambito di una serie di iniziative finalizzate all'esatta conoscenza dei contenuti del nuovo codice deontologico. In detto contesto, il modello di testamento biologico consente che il cittadino, affetto da malattia incurabile in fase terminale o in coma irreversibile (ipotesi rientrante della cosiddetta diagnosi infausta), possa scegliere di rifiutare taluni trattamenti insufficienti per un possibile recupero (ipotesi di accanimento terapeutico).
Il testamento di cui trattasi può configurarsi come uno strumento giuridicamente non vincolante, ma dalla sicura valenza deontologica, mirato a fornire agli operatori certezza documentale delle volontà del malato, espresse prima della limitazione e/o eliminazione della capacità di intendere e volere. Va inoltre considerato che il documento in questione attribuisce la possibilità al dichiarante di revocarlo in ogni momento e che è prevista l'automatica decadenza se il contenuto dello stesso non viene confermato ogni due anni.
Con riferimento ai profili di propria competenza, il Ministero della salute non ritiene, pertanto, che si possano rinvenire elementi di possibile censura dell'operato dell'Ordine dei medici di Udine.
PRESIDENTE. Prima di dare la parola al presidente Volontè, vorrei salutare a nome dell'Assemblea il gruppo di ragazzi israeliani e palestinesi presenti in tribuna, partecipanti al progetto «Giochiamo alla pace per prevenire la guerra» (Applausi).
L'onorevole Volontè ha facoltà di replicare.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, non so cosa dire. Capisco che il Ministro della salute sia appena stato ospite del presidente dell'Ordine dei medici di Udine, quindi, a prescindere dai contenuti delle interrogazioni, si debba partire dal presupposto scontato, considerato - conosciamo da tempo il sottosegretario presente in quest'aula - che i deputati hanno bisogno di sentirsi ripetere alcuni concetti e che l'oggetto dell'interrogazione è sostanzialmente nullo, perché il presidente dell'Ordine dei medici, in questo caso di Udine, è una santa persona. Egli ha predisposto un testo di testamento biologico, che include la sospensione di trattamenti come l'alimentazione e l'idratazione il che non trova riscontro in nessuna altra parte d'Italia nemmeno nell'iniziativa adottata liberamente dalla Fondazione Veronesi ePag. 14dall'Ordine dei notai. Eppure, anche a fronte di tutto ciò, quel testo è perfettamente in linea con le disposizioni, gli intendimenti e ciò che ritiene opportuno dover fare in questa materia il Ministero della salute. Ne prendiamo atto con grande piacere, perché finalmente anche su questa materia abbiamo, grazie alla risposta del sottosegretario Gaglione, preso atto di quale sia il pensiero reale, certificato, del Ministero della salute.
Finalmente non sarà più possibile, da parte del Ministro Turco, fornire interpretazioni diverse e sappiamo che l'intenzione e l'appoggio che il Ministero offre all'ordine dei medici di Udine - che prevede, appunto, anche la sospensione dei trattamenti di idratazione e di alimentazione - costituiscono la linea ufficiale del Governo. Ne abbiamo finalmente preso atto, sottosegretario Gaglione, e ci ritroveremo nelle prossime settimane a discutere anche su altre questioni, come abbiamo fatto - lei lo ricorderà benissimo - con molte interrogazioni, che riguardano la medicina e la salute dei cittadini italiani.
Pertanto mi ritengo assolutamente insoddisfatto per la completa mancanza di censura o di richiamo da parte del Ministero nei confronti dell'ordine dei medici di Udine, ma anche soddisfatto perché finalmente abbiamo tolto un velo, che da troppo tempo copriva le posizioni ufficiali del Governo su tale materia.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno. Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15, con votazioni.
La seduta, sospesa alle 11,10, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI