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Seguito della discussione delle mozioni Leoni ed altri n. 1-00159 e Fabris ed altri n. 1-00203 sulle iniziative in favore del popolo saharawi (ore 10,15).
(Parere del Governo)
PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'avvio dei negoziati tra il Marocco e il Polisario, sotto gli auspici delle Nazioni Unite costituisce un dato estremamente positivo. L'intera comunità internazionale ha infatti salutato con grande favore il fatto che le due parti si siano finalmente sedute intorno ad un tavolo (a New York) ed abbiano cominciato a parlarsi affrontando i temi di fondo, esattamente come auspicato dalla risoluzione n. 1754 del 30 aprile 2007.
Nella prima tornata negoziale si sono evitate le schermaglie procedurali che avrebbero potuto essere usate come pretesto laddove una delle parti avesse desiderato far naufragare il processo. Questo atteggiamento di entrambe le parti lascia ben sperare.
Si tratta di un processo delicato cui l'intera comunità internazionale guarda con il fiato sospeso nella consapevolezza che, in questa fase, il confine tra il successo e l'insuccesso è sottilissimo. Dopo il primo incontro, il secondo avverrà, sempre alle Nazione Unite a New York il 10 agosto.
La nostra convinzione e quella di tutti i partner che hanno a cuore il successo del processo negoziale è che occorra creare, per così dire, intorno al negoziato unaPag. 2sorta di serra che consenta alla «pianticella» dell'accordo di crescere al riparo da interferenze esterne ed intemperie.
In questa logica si sono collocate recentemente - e saggiamente, a mio parere - prese di posizione dalla destra, dalla sinistra e dal centro come, ad esempio, le risoluzioni dell'internazionale socialista, del partito popolare europeo e del Parlamento spagnolo (che ha votato all'unanimità).
Una cosa è chiara: la soluzione al problema del Sahara occidentale va cercata nel quadro del processo negoziale in corso e spetta alle parti trovare le risorse di intelligenza politica, apertura e disponibilità a studiare soluzioni condivise che possano portare al successo.
L'Italia si è sempre fortemente impegnata per facilitare la ripresa dei negoziati diretti tra Marocco e Polisario, negoziati senza precondizione che si proponessero di giungere ad una soluzione condivisa e definitiva.
Ora che i negoziati sono stati avviati, in un'atmosfera costruttiva, il Governo intende seguirli con interesse, partecipazione e prudenza. Inappropriato sarebbe, ad esempio, il riconoscimento diplomatico del Polisario. Proprio perché ha estremamente a cuore la sorte del processo negoziale, il Governo italiano, così come i Governi dei nostri partner, preferisce astenersi in questa delicatissima fase da iniziative pubbliche che esprimano posizioni nette, tali da rendere meno efficaci gli sforzi di mediazione che, per essere appunto efficaci, devono essere accolti da entrambe le parti in un clima psicologico favorevole.
Per queste ragioni, il Governo comprende lo spirito del dibattito che sino a questo momento si è svolto, condivide a pieno l'auspicio che venga individuata, quanto prima, una soluzione alla questione del Sahara occidentale, ma ritiene di non dover entrare nel merito con iniziative unilaterali. Reputa che un accoglimento delle mozioni (ed in particolare della mozione Leoni ed altri) non aiuterebbe il processo negoziale. Si rimette pertanto all'Assemblea.
Vorrei aggiungere che abbiamo fatto molto (con riservatezza) e altro faremo per trovare una soluzione. Tutte le parti interessate lo sanno e ce ne danno atto. Abbiamo con sincerità e passione esposto le ragioni politiche generali che impongono un accordo e che riguardano l'interesse di tutti, anche il nostro interesse nazionale.
L'Europa - in particolare la parte meridionale del continente e, ancora più in particolare, l'Italia - ha bisogno di un partenariato speciale con l'Africa del nord. Le due sponde debbono trasformare il Mediterraneo in un mare di pace e di sviluppo economico. L'Europa tratta come un'entità politica, come Unione europea, e vorrebbe trovare un Maghreb altrettanto unito, che segua la strada indicata decenni fa dall'Unione europea. Invece, trova il confine tra Algeria e Marocco, due Paesi entrambi amici, chiuso a causa della controversia sul Sahara occidentale. Questo è un fatto semplicemente anacronistico.
L'immigrazione clandestina richiede e sviluppa una cooperazione sempre più stretta tra Europa e nord Africa, che è chiamato ad operare come filtro e freno per l'emigrazione dall'Africa subsahariana e anche ad essere, con l'aiuto dell'Europa, un fattore di progresso economico per l'Africa subsahariana. Tutto ciò richiede cooperazione anche ed innanzitutto tra gli Stati del Maghreb.
Il terrorismo è nemico comune dell'Europa, dell'Algeria, del Marocco. È di ieri l'orribile attentato in Algeria; è stato appena dichiarato lo Stato di massima allerta in Marocco, ma il terrorismo si nutre di conflitti irrisolti, di aree incontrollate, di ingiustizie e tensioni. Algeria, Marocco e Europa debbono lavorare insieme contro il terrorismo, il fondamentalismo, l'estremismo e le loro cause. Tra di esse vi è il sottosviluppo. Possono Marocco e Algeria lavorare insieme con la massima efficacia senza che sia risolto il problema del Sahara? No, il problema va risolto.
Consentitemi, onorevoli colleghi, di chiudere con una nota di speranza. L'enormità del pericolo e della sfida rende oggi la comunità internazionale più determinataPag. 3ed attenta. Proprio la consapevolezza di avere un nemico comune potrebbe oggi avvicinare Algeria e Marocco, Polisario e Marocco. Con il terrorismo c'è stato un salto di qualità; le spine irritative che acutizzano il pericolo debbono essere rimosse. Anche per questo, forse, può finalmente diventare risolutiva oggi la spinta a risolvere il problema del Sahara, con il rispetto delle ragioni di tutti e anche di una popolazione, quella saharawi, che ha tanto sofferto.
In conclusione, per riassumere, apprezzo la prudenza della mozione Fabris ed altri, apprezzo lo spirito, la passione e lo spessore degli interventi e dei dibattiti che si sono avuti su questi temi e che si sono svolti su linee bipartisan, spesso trasversali all'interno degli stessi partiti politici. Sarebbe meglio che tutto si concludesse senza arrivare a votare. Se votazioni vi saranno, mi rimetto all'Assemblea.