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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 15,07).
(Orientamenti del Governo sull'unificazione degli enti previdenziali - n. 2-00606)
PRESIDENTE. L'onorevole Lo Presti facoltà di illustrare l'interpellanza La Russa n. 2-00606, concernente gli orientamenti del Governo sull'unificazione degli enti previdenziali (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1), di cui è cofirmatario.
ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Giampaolo Vittorio D'Andrea, ha facoltà di rispondere.
GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, onorevole Lo Presti, come è noto, il tema della razionalizzazione della spesa, anche attraverso l'unificazione degli enti previdenziali, è stato posto tra i dodici punti prioritari adottati dal Governo. Questa stessa circostanza testimonia la forte attenzione di tutto l'Esecutivo, del Presidente del Consiglio, nonché del Ministro per l'attuazione del programma, nei confronti di una questione che ha assunto l'importanza strategica fondamentale per lo svolgimento del programma di Governo.
I Ministri Damiano e Nicolais, nella loro relazione alla Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di previdenza e assistenza sociale, hanno già evidenziato le ragioni che spingono a prendere in seria considerazione il progetto di razionalizzazione degli enti previdenziali. Mi limito, pertanto, ad esporre in modo sintetico i punti principali della questione.
Va premesso che la pluralità di enti previdenziali è l'eredità del vecchio sistema previdenziale, di tipo particolaristico, perché differenziato a seconda delle categorie di lavoratori. Oggi, alla luce dell'uniformità previdenziale e pensionistica introdotta negli anni Novanta, la pluralità degli enti rappresenta un anacronismo non più giustificabile. Il prodotto previdenziale, oggetto dell'attività degli enti in questione nel settore pubblico, è ormai tendenzialmente omogeneo. È perciò opportuno che, per quanto riguarda il settore pubblico, sia gestito ed erogato in forme e modi tendenzialmente omogenei.
I principali benefici che l'Esecutivo si prefigge nel perseguire la razionalizzazionePag. 26degli enti previdenziali sono due: da un lato, la qualità dei servizi, dall'altro, la riduzione dei costi. Il primo e più importante ordine di benefici consiste nella possibilità di garantire servizi e prestazioni qualitativamente sempre più elevati: la ridefinizione gestionale ed organizzativa delle strutture deputate al welfare rappresenta un'occasione irripetibile per avviare sinergie indispensabili sul piano dello snellimento delle procedure e del miglioramento delle prestazioni. A questo proposito, i notevoli risultati prodotti dalle sinergie avviate proprio dagli enti previdenziali negli ultimi decenni rappresentano un presupposto incoraggiante. L'azione di riforma, inoltre, costituisce l'occasione di allineare verso l'alto gli standard operativi dei diversi enti, usufruendo degli specifici punti di forza maturati da ciascuno di essi nel corso degli anni. Infine, è da considerare la maggiore semplicità che incontrerebbero sia i lavoratori sia i datori di lavoro nel rapportarsi con un unico soggetto gestore, invece che con una molteplicità di soggetti diversi per procedure operative, tempi e modulistica.
Il secondo ordine di benefici consiste nella riduzione dei costi degli apparati amministrativi, che conseguirebbe all'eliminazione degli eccessi di spesa che si annidano nella duplicazione di apparati e di funzioni, nelle inefficienze organizzative, nelle complicazioni burocratiche che derivano dalla pluralità dei soggetti gestori.
Ciò premesso, a proposito delle forme e dei modi con cui realizzare l'obiettivo dell'unificazione degli enti, ribadisco quanto già il Ministro ha avuto occasione di dire nel corso del convegno nazionale del 7 giugno 2007 dedicato al tema dell'unificazione degli istituti previdenziali, e cioè che al momento non sono ancora stati definiti la struttura, i modi e la forma dell'intervento da porre in essere. A tale riguardo, non posso che confermare quanto è già stato dichiarato alla Commissione parlamentare di controllo sugli enti previdenziali e assistenziali dai Ministri Nicolais e Damiano, circa la necessità di un percorso articolato, graduale e condiviso. Tale percorso dovrà necessariamente coinvolgere non solo tutti i ministri interessati, ma anche il Parlamento e le parti sociali. Fra queste, un ruolo particolare sarà riservato alle organizzazioni sindacali, per quanto concerne la delicata questione della sorte dei dipendenti degli enti che verrebbero soppressi.
Più in dettaglio, gli onorevoli La Russa e Lo Presti chiedono se il Governo intenda servirsi dei commi 482 e seguenti dell'articolo 1 della legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria per il 2007). Tali disposizioni, come è noto, al fine di perseguire stabilità e crescita, di ridurre le spese delle pubbliche amministrazioni, di incrementare l'efficienza e la qualità dei servizi, attribuiscono al Governo il compito di procedere, entro il 30 giugno 2007, al riordino, alla trasformazione o soppressione di enti ed organismi pubblici, mediante appositi regolamenti di delegificazione. Il Governo non ha ritenuto di usare tale potere regolamentare per realizzare l'accorpamento degli enti previdenziali e assistenziali, come pure legittimamente avrebbe potuto. Si è infatti preferito privilegiare percorsi, forme e tempistiche che tenessero conto della particolarità e della delicatezza della materia.
PRESIDENTE. L'onorevole Lo Presti ha facoltà di replicare.
ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, quanti minuti ho a disposizione?
PRESIDENTE. Ha disposizione venticinque minuti.
ANTONINO LO PRESTI. Non abuserò così a lungo della pazienza della Presidenza, dei colleghi e del rappresentante del Governo.
Non mi ritengo soddisfatto, perché nella risposta si affronta in modo superficiale l'argomento che abbiamo posto. Seppure la domanda fosse abbastanza semplice, essa in realtà avrebbe richiesto, dal nostro punto di vista, una più articolata risposta. Il Governo ci viene a dire che il progetto di riordino degli enti previdenzialiPag. 27è cosa buona e giusta. Questo lo sapevamo, è una tesi scontata in cui ogni persona di buon senso credo si ritrovi, perché è evidentemente necessario mettere mano ad un sistema che produce delle diseconomie e che tutti gli studiosi ritengono sia venuto il momento di riformare.
Tuttavia il Governo dimentica di dire che il 30 giugno è scaduto il termine entro il quale avrebbe dovuto esercitare questa delega, che gli era stata concessa dal Parlamento con la legge finanziaria per il 2007 e che, in questi sei mesi, al di là dei buoni propositi, delle belle disquisizioni, di chiacchiere e di progetti fumosi senza alcun contenuto, non ha prodotto alcunché.
Facendo parte della Commissione bicamerale di controllo sugli enti di previdenza, che ha avviato da qualche mese un'indagine conoscitiva in proposito, ho potuto constatare con mano il livello di disarticolazione all'interno del Governo in ordine alla coerenza di un progetto che non è mai venuto fuori in questi sei mesi. La Commissione bicamerale si è preoccupata di cercare di organizzare un minimo di coordinamento in una discussione che si è conclusa pochi giorni fa, ma che non ha ancora prodotto nulla di concreto.
Il processo di unificazione è complicato e difficile. È vero, sinergie negli ultimi decenni hanno portato grandi benefici, ma si tratta di sinergie che, per l'appunto, si sono sviluppate negli ultimi decenni. Che motivo c'era di inserire nella legge finanziaria una norma che dava al Governo sei mesi di tempo per articolare, attraverso un processo di delegificazione o di legificazione positiva, una riforma che non è avvenuta? Si è trattato, chiaramente, del classico effetto annunzio, sul quale siamo ormai abituati a vedere svilupparsi l'azione di Governo, così come un classico effetto annunzio è stato quello di inserire questo progetto nell'ambito dei famosi dodici punti che hanno consentito a Prodi di salvare la faccia e la poltrona nell'ultima crisi di Governo. In realtà non avete idea di come si debba procedere per arrivare ad un risultato che tutti vogliamo. Avete, inoltre, esposto i vostri Ministri a figure non proprio brillanti ed essi non hanno saputo esprimere una sola linea di comune accordo.
Ancora oggi lei, signor sottosegretario, in questa sede parla di unico soggetto gestore, mentre tutti gli studiosi e, in generale, tutti coloro che si stanno occupando del problema - professori universitari, tecnici ed esponenti degli enti di previdenza - concordano nel ritenere impossibile arrivare ad un unico ente gestore, se prima non si procede ad un chiarimento sulla necessaria separatezza dell'assicurazione obbligatoria, ossia della parte assistenziale che tutela la sicurezza dei lavoratori, da quella più specificamente previdenziale.
È impossibile che ancora oggi, nonostante i passi in avanti compiuti dalla Commissione bicamerale di controllo, si affermi che l'obiettivo è quello dell'unico ente gestore: tutti hanno ritenuto che questo sia un obiettivo impraticabile e impossibile per i problemi colossali che il suo raggiungimento porrebbe. Dunque, i vostri tecnici e collaboratori dovrebbero essere impiegati per lavorare su un progetto più concreto e su un piano industriale che, nonostante sia stato annunciato con buoni propositi dal Ministro Nicolais nell'audizione dinanzi alla Commissione bicamerale, ancora oggi manca, considerato che non si è prodotto nemmeno uno straccio di documento.
Signor sottosegretario e signori del Governo, occorre un piano industriale chiaro e che qualcuno si adoperi per mettere nero su bianco quale deve essere il percorso che può portare alla semplificazione e alla riorganizzazione del sistema. Occorre, altresì, che qualcuno si confronti con le parti sociali, la politica, gli imprenditori e con gli stessi soggetti che in questo momento gestiscono gli enti, per mettere nero su bianco un progetto di riforma.
Nella Commissione bicamerale abbiamo anche introdotto il dibattito sulla possibile attuazione, nell'immediato, di alcune sinergie - come si usa dire - che potrebbero fare da battistrada ad un processo di unificazione. Mi riferisco, ad esempio, a sinergie quali l'unificazione deiPag. 28servizi legali, l'unificazione dei servizi ispettivi, la riorganizzazione del settore medico di prevenzione dei diversi enti. Su questa base la Commissione ha richiesto dei pareri, ma dall'altra parte ha trovato un'assoluta impreparazione.
Ci faremo carico, in sede di Commissione bicamerale, di definire un indirizzo. Tuttavia, signori del Governo e signor sottosegretario, non possiamo ancora immaginare tale progetto di riforma se non mettiamo per iscritto un percorso da avviare, uno start up iniziale, come l'ha definito ieri un funzionario della Ragioneria generale dello Stato che ha condiviso la necessità di creare economie a medio termine. Certamente non si può parlare di economie a breve termine, perché, ammesso che si vogliano unificare servizi e uffici, anche da un punto di vista logistico, è impossibile che con un colpo di bacchetta magica si possano creare economie. Anzi, forse nell'immediato sarebbero maggiori le diseconomie rispetto alle economie, ma, ragionevolmente, e in base al buonsenso che deriva dall'esperienza di burocrate di alto livello, il funzionario ha riconosciuto comunque la necessità di avviare o almeno di mettere su carta un piano industriale.
È ciò che si chiede al Governo. Se il Governo non è in grado di farlo, ben vengano i tavoli tecnici che si sono aperti in questi giorni all'università La Sapienza di Roma, dove volenterosi professori universitari ed esperti in materia previdenziale si stanno interrogando e si stanno confrontando per offrire un contributo meritorio al Governo, al Parlamento e al Paese, su un'ipotesi concreta di riorganizzazione efficace degli enti di previdenza. Ben vengano, dunque, questi tavoli, ai quali possono partecipare tutti coloro che, politici o non politici, di Governo o di opposizione, abbiano un'esperienza tecnica nel settore e intendano metterla a disposizione di tale iniziativa.
Signor sottosegretario, prendiamo atto anche del fatto che il Ministro Santagata, per suo tramite, smentisce di aver affermato, in occasione di un convegno universitario - perché questa è la questione che ha generato l'interpellanza - che era pronto un provvedimento amministrativo di riorganizzazione degli enti, da emanare addirittura entro il 30 giugno. Prendiamo atto che si è trattato di una gaffe, di un incidente dovuto probabilmente alla fretta e alla necessità di tener fede ad un impegno che avete assunto con la vostra stessa maggioranza e con il Paese quando, con i famosi dodici punti per salvare il Governo Prodi, avete tentato di rilanciarne l'azione.
L'insoddisfazione, ovviamente, è totale: l'impegno dell'opposizione, comunque, sarà quello di controllare questo percorso, che speriamo si possa avviare. Si tratta, infatti, di un percorso volto a garantire l'interesse del Paese, ma il Governo non deve ricadere in contraddizioni ed inefficienze che danneggerebbero molto un'ipotesi che da più parti, invece, è avvertita come necessaria per il Paese.
Tale processo di riforma e riordino degli enti previdenziali, ripeto, non può portare ad un'unificazione tout court del grande mare della previdenza italiana e deve presupporre un impegno di tutta la classe politica: siamo pronti ad offrirlo e lo faremo, oltre che nelle sedi istituzionali competenti - qual è, appunto, la Commissione bicamerale - anche in Assemblea, ove, però, ci sia fornita almeno una traccia sulla quale lavorare.