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Si riprende la discussione.
(Ripresa dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.
SILVANO MOFFA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Alleanza nazionale sosterrà con il suo voto favorevole la mozione presentata dal gruppo di Forza Italia essenzialmente per due ordini di motivi. C'è una ragione, come dire, tutta interna all'esecutivo per l'evoluzione della situazione riguardante la composizione stessa del Governo Prodi, situazione che registra - come è stato già ricordato da alcuni colleghi - l'aumento sconsiderato del numero dei ministeri e dei sottosegretari di Stato. Il Presidente Prodi aveva promesso sobrietà e contenimento della spesa. Al contrario, il primo atto del nuovo Governo è stato un aumento del numero dei ministeri e dei sottosegretari di Stato, colpendo nel cuore la riforma Bassanini. Il collega Volonté - che ha parlato poc'anzi - mi consentirà di affermare che non è vero che Bassanini sia stato in silenzio. Qualche settimana fa, nel corso di un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, proprio il padre della riforma ha ricordato ai suoi colleghi della maggioranza che l'aumento dei dicasteri non gioverà alla ripresa del paese e non aiuterà il premier. Lo stesso Bassanini, inoltre, ha sottolineato che la risicata maggioranza al Senato esalta la forza di contrapposizione di ogni pezzo della maggioranza e di contrattazione perfino dei singoli parlamentari. Tra i Democratici di sinistra e nella Margherita - sempre secondo le parole di Bassanini - leader e cordate sembrano preoccuparsi più del pacchetto azionario di posti, incarichi e poltrone con il quale si siederanno al tavolo del nuovo partito democratico che della forza e coesione della squadra di Governo. Ancora, al giornalista che gli chiedeva che cosa c'è che non va, spartizione a parte, riguardo ai 25 ministri, ha risposto citando la scomposizione del Ministero del welfare, assunta in tempi di workfare, lo «spacchettamento» di infrastrutture e trasporti dopo che c'erano voluti cinquant'anni per mettere finalmente insieme il Ministero delle strade e quello delle ferrovie, la separazione del Commercio estero che, nei paesi OCSE, rientra nelle competenze del Ministero dello sviluppo economico o del Ministero degli affari esteri. Sempre Bassanini ha espresso il timore che, rifacendo la struttura del Governo per decreto, si rischi l'instabilità e la precarietà e che, se l'architettura dell'amministrazione cambia ad ogni cambio di Governo, per esigenze non funzionali ma di spartizione tra i partiti, l'obiettivo di una amministrazione più moderna diventi una chimera. Insomma, secondo Bassanini, abbiamo assistito ad una riedizione, riveduta e corretta in peggio, del manuale Cencelli.
Sostenere che questo decreto non comporti oneri aggiuntivi per le casse dello Stato è davvero sostenere una posizione assolutamente esilarante. Ho ascoltato con attenzione l'intervento del ministro Nicolais e ne ho anche apprezzato lo sforzo teso a riaffermare una logica di rigore nel contenimento della spesa nel settore pubblico. Ci permetterà, però, il ministro di dubitare fortemente, per evidenti ragioni di praticità e per una logica tutta interna all'inevitabile dispiegamento delle attività e delle funzioni, sia pure confuse, che fanno capo ai singoli ministri e ai singoli sottosegretari,Pag. 15della possibilità concreta di rispettare quei criteri di invarianza e di razionalizzazione delle strutture e del personale e quelle misure compensative pur contenuti nel decreto.
C'è, poi, un'altra questione, più ampia, che ci muove ad esprimere voto favorevole sulla mozione presentata dagli amici di Forza Italia. Non si tratta di negare che la democrazia abbia alcuni costi né ci si vuole ergere a moralisti.
La verità è che vi è una domanda che sale dal paese, il quale chiede di sapere come ricomporre e ricostruire un'etica pubblica in un'età postideologica.
In questa sfida non irrilevante si può riassumere il dilemma che agita, da un canto, gli attori dell'economia e della finanza e, dall'altro, gli operatori della politica. Se ai primi, infatti, spettano scelte che possono contribuire a realizzare una maggiore libertà ed autonomia per tutti, oppure distruggere ogni speranza di futuro, alla politica ed al Parlamento spetta il compito di rimuovere quelle enormi sacche di privilegio che si sono accumulate, nel corso del tempo, nella sfera pubblica e che, a volte, costituiscono un'orribile matassa di benefici che rende sempre meno comprensibile ed accettabile la politica da parte dei cittadini.
Chi è stato amministratore locale, come il sottoscritto, sa benissimo che non bisogna scandalizzarsi del ricorso alle consulenze esterne nella pubblica amministrazione. Quando tali consulenze, tuttavia, vengono attivate in spregio alle stesse norme che le prevedono, e si fa ricorso a soggetti esterni senza mostrare alcun rispetto verso le professionalità interne, allora non siamo nell'ambito di sistemi volti alla modernizzazione ed alla gestione di un ente locale, ma si sconfina nel campo dell'abuso!
Confermiamo anche noi che il fatto che l'apparato di governo debba essere sviluppato in proporzione al ruolo e al lavoro da affrontare è un principio sacrosanto, così come altrettanto sacrosanto è che la gestione della cosa pubblica avvenga secondo il principio di efficienza.
Riguardo alla organizzazione dello Stato, tuttavia, ci si accorge che, per coprire settantaquattro aree funzionali del Governo, sono stati previsti nel suo ambito, oppure accanto ai ministeri, ben trentaquattro dipartimenti, quaranta direzioni generali e dodici agenzie. Dal momento che queste strutture costituiscono un privilegiato utilizzo di risorse pubbliche, credo sia allora giunto il tempo di porre mano ad una riforma complessiva, finalizzata a contenere i costi della politica.
Noi deputati del gruppo di Alleanza nazionale avvertiamo l'urgenza di affrontare a tutti i livelli, in maniera complessiva, la questione relativa ai costi della politica connessi all'espletamento di funzioni pubbliche. Vorrei segnalare che mesi fa, come ha testè ricordato anche il collega Leone, ancor prima di entrare in campagna elettorale, denunce di questo tipo sono giunte anche da illustri personaggi dell'attuale maggioranza.
Ricordo che un libro, scritto dai senatori Salvi e Villone, ha denunciato gli sprechi, soprattutto a livello di comuni e regioni. Vi sono state, inoltre, denunce circostanziate da parte della Confedilizia, ed alcune campagne giornalistiche hanno fatto emergere spese assolutamente fuori controllo e fuori misura, nonché del tutto incongrue rispetto alle funzioni ed ai compiti attribuiti agli enti locali e regionali.
Ebbene, in questo caso si tratta non di fare i moralisti, bensì di affermare un principio cui tutti debbono ispirarsi. Il settore pubblico - questo è il punto centrale della questione - deve distinguersi per imparzialità e dovrebbe altresì assicurare per equità, se non per legge o per contratto, condizioni uguali o almeno omogenee. Con i soldi di tutti, infatti, non si dovrebbe creare o finanziare il privilegio di qualcuno.
Vi è, inoltre, un'altra questione che numerosi osservatori ed analisti non hanno omesso di mettere in evidenza. Vedete, onorevoli colleghi, nel settore privato il mercato interviene per pareggiare o livellare le condizioni, oppure per abbassare o innalzare i costi dello stesso soggettoPag. 16privato a seconda di tutte le esigenze, vale a dire del merito, dell'impegno o della produttività.
Nel settore pubblico, invece, la rigidità è spesso molto forte; vi è quasi un'ingessatura e non esiste alcuna regolazione automatica, basata sulla legge della domanda e dell'offerta, in grado di riequilibrare tali anomalie. In ambito pubblico, inoltre, se si scava una «nicchia», questa diventa spesso intoccabile, ed a volte dura per decenni, se non per secoli!
Basterebbe tale riflessione per comprendere la giustezza della mozione che oggi ci accingiamo a votare, nonché per capire che non bisogna nascondersi, colleghi della maggioranza, dietro ad un alibi. Infatti, se si hanno davvero a cuore le sorti della politica e della democrazia in questo paese, oggi dobbiamo aggredire il problema, senza cercare le responsabilità nel passato. Questo, a nostro avviso, significa governare nell'interesse della collettività, dando un esempio concreto di onestà e di etica pubblica a tutti i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota, al quale ricordo che ha circa due minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, a sentire il dibattito e, soprattutto, l'intervento dell'esponente dell'Italia dei Valori sembra che non sia successo niente; invece è successo che questo Governo ha nominato 102 tra ministri e sottosegretari e, in più, ha anche introdotto la disposizione per cui i sottosegretari, ed anche alcuni ministri, si debbono dimettere dal loro ruolo. Invito tutti i presenti a considerare che, oltre a questa disposizione, ne dovrà essere prevista un'altra - da comunicare mediante circolare interna - secondo la quale i sottosegretari ed i ministri succitati non dovranno presentarsi tutti assieme in aula poiché, se ciò dovesse accadere, evidentemente non vi sarebbe assolutamente posto.
La cosa potrebbe essere liquidata con una battuta e con la constatazione che avete proprio toccato il fondo; in realtà, dietro questa operazione è presente una filosofia centralista di moltiplicazione della spesa, che assolutamente non possiamo accettare. Proprio per questo, sosteniamo la prima mozione, tenendo anche presente che quando si parla di riduzione delle spese riguardanti gli enti locali bisognerebbe intenderla nel senso di realizzare finalmente il federalismo fiscale, lo strumento per responsabilizzare gli amministratori locali.
Noi dobbiamo affermare di voler tagliare non le spese tout court, ma le spese inutili; quindi, dobbiamo andare verso il federalismo fiscale, che rappresenta l'unica via - lo ripeto - per responsabilizzare gli amministratori locali.
Termino il mio intervento con un riferimento alla seconda mozione: guardate, colleghi dell'Italia dei Valori, che voi fate parte di questo Governo, avete ministri e sottosegretari, quindi la mozione che avete presentato non soltanto è strumentale, ma o non vi siete resi conto di quello che ha fatto il Governo, oppure il vostro è un atto di accusa nei confronti dello stesso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani, al quale ricordo che ha a disposizione circa tre minuti per svolgere il suo intervento.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, noi del gruppo della Democrazia cristiana-Partito socialista ci asterremo nella votazione della mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003, perché riteniamo che il problema attinente ai costi della politica non può ridursi ad una gara parlamentare suicida tra chi riduce di più il numero dei parlamentari. Le 170 unità proposte dalla Casa delle libertà vengono battute dal rilancio delle 200 unità del Governo Prodi. Mi domando se già ora non ci sentiamo inutili, e verrebbe da proporre a tutti coloro che in quest'aula si sentono di costituire una spesa viva e superflua della politica di alzare la mano.
Comunque, il problema non è solo morale, di spese vive, ma riguarda anchePag. 17il forte ritardo strutturale; una classe politica seria è chiamata ad affrontare questo nodo strutturale della politica, volta a liberalizzare e mettere in concorrenza dove è utile che questo avvenga, togliendo le sue «manacce» consociative da un mercato che non è oggettivamente libero ma, allo stesso tempo, deve equilibrare il controllo strategico sullo stato sociale per fare in modo che non siano soprattutto le fasce deboli a pagare.
Quindi, non condividiamo completamente l'analisi semplicistica svolta nella mozione presentata dall'onorevole Elio Vito ed altri sulla causa maggiore dello squilibrio dei conti pubblici da attribuire alla prima Repubblica. Nella prima Repubblica, pur con i tanti mali e limiti della partitocrazia, che non possiamo negare, la politica affrontò anche le grandi sfide, seppe dare una democrazia al nostro paese, guidò la ricostruzione ed il boom economico, inaugurò la stagione dei diritti e delle riforme, seppe resistere alla minaccia eversiva interna e al totalitarismo internazionale: insomma, modernizzò il paese. Gli anni Novanta hanno posto la necessità di un cambiamento strutturale, anche in rapporto alle nuove condizioni geopolitiche e alla globalizzazione.
La verità è che l'Italia non ha saputo darsi una svolta epocale come i tempi richiedevano, scendendo in tal modo, posizione su posizione, di prestigio internazionale e aumentando i ritardi al proprio interno. Questo non è imputabile alla prima Repubblica, ma è colpa delle attuali classi dirigenti che non hanno saputo compiere atti di grande coraggio, dimostrando solo una forte aggressività nei rapporti. L'attuale risultato è quello che vediamo: eccessiva proliferazione di enti inutili, eccessivo protezionismo e favoritismo politico, eccessiva burocrazia da parte dello Stato, scarsa modernizzazione. Questi sono i veri costi della politica!
Infine, vorrei dire al collega del partito dei Comunisti italiani che ha citato anche i nomi di illustri deputati che hanno contribuito, con il vero centrosinistra, quello della prima Repubblica, a far grande l'Italia, che anche il referendum sulla scala mobile, quello sulle televisioni Mediaset o quello dei radicali sono stati grandi conquiste.
PRESIDENTE. Onorevole Barani!
LUCIO BARANI. Non si può imputare ad un referendum un costo, essendo il referendum stesso previsto dalla Costituzione.
Concludo dicendo che i veri costi e la vera immoralità negli enti inutili, che stanno in Italia (vi sono 8 mila 800 comuni che hanno raddoppiato i loro assessori e le loro consulenze) determinano cinque milioni di euro l'anno in più di costi!
PRESIDENTE. Onorevole Barani, la prego di concludere!
LUCIO BARANI. È questo che dobbiamo guardare e sottolineare, e non il fatto che vi sia un ministro o una macchina blu in più: incideranno per qualche milione di euro, ma non sicuramente per le cifre che vi ho testè riportato.
PRESIDENTE. Concluda, la prego!
LUCIO BARANI. Ancora un'ultimo flash: ricordate anche che nel settore della giustizia il ritardo dei processi, le consulenze, le perizie determinano - e concludo - oltre quattro miliardi di euro di sperpero. È questo che dobbiamo (Applausi dei deputati del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista)...
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, da parte dei Verdi vi è una altissima attenzione e sensibilità verso l'obiettivo condiviso del contenimento dei costi della politica, della moralizzazione della vita politica anche sotto il profilo finanziario, e da parte nostra vi sarà, come vi è già stato sempre in passato, il massimo sostegno a quelle iniziative, sia di parte governativaPag. 18che sono state citate in quest'aula il 27 giugno scorso dal ministro Nicolais, sia di parte parlamentare (non importa da questo punto di vista se di maggioranza o di opposizione), che tendano a contenere i costi della politica, a ridurre gli sprechi, a valorizzare - e questo ci distingue da molti colleghi del centrodestra che hanno parlato in precedenza - il ruolo della rappresentanza politica in un quadro di sobrietà e di responsabilità.
Credo che la discussione sulla mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003, contro la quale voteremo (annuncio il voto contrario, dopo aver detto invece che condividiamo le dichiarate finalità del contenimento delle spese della politica), sia stata l'occasione ripetuta e insistita - da parte di qualche collega con più pacatezza e più equilibrio, da parte di qualche altro in modo più palesemente strumentale e demagogico, e anche un po' populista - non per una assunzione di responsabilità collettiva e collegiale, che avremmo accettato, ma per polemiche puramente strumentali, demagogiche e a senso unico.
Ho sentito poco fa un collega affermare - devo dire senza alcun pudore - di non guardare alle responsabilità del passato e di riflettere soltanto sugli obiettivi del futuro. Eh, no! Per capire ciò che occorre fare di positivo nel futuro per contenere i costi della politica, bisogna anche guardare alle responsabilità del passato, altrimenti non si riesce a cogliere la coerenza fra i comportamenti pregressi e le dichiarazioni per il futuro, la coerenza fra le responsabilità avute da qualcuno negli anni scorsi e gli improvvisi empiti di moralizzazione che vengono scaricati in quest'aula.
Relativamente ai costi della politica, ad esempio, ed agli sprechi per consulenze, la mozione che ci accingiamo a votare - contro la quale, ripeto, noi voteremo - parla di un «aumento ingiustificato delle consulenze esterne per funzioni che potrebbero agevolmente essere svolte da pubblici dipendenti». Su questo principio noi siamo d'accordo. Tuttavia, vorrei ricordare che soltanto pochi mesi fa - non anni fa -, nel febbraio del 2006, in occasione della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario, la Corte dei conti ha denunciato i troppi episodi di spreco e di corruzione nella pubblica amministrazione, puntando l'indice proprio contro le consulenze e gli incarichi esterni. Ho l'impressione che fosse in carica il Governo Berlusconi, non il Governo Prodi...!
Sempre in quella importante occasione, i magistrati contabili hanno sottolineato come lo stesso Governo in carica, il Governo Berlusconi, avesse fatto la sua parte, varando, con l'ultima legge finanziaria, un parziale condono per i tangentisti (con riferimento alla sanatoria di pregressi illeciti contabili introdotta dalla legge finanziaria per il 2006). Cito, in questo caso, la Corte dei conti: «(...) Tale intervento ha le connotazioni di un parziale condono, realizzato attraverso una sorta di patteggiamento e perciò, concettualmente, mal si concilia con il rispetto dei principi di certezza del diritto, di parità di trattamento e di eguaglianza tra i cittadini (...)»: fine della citazione della Corte dei conti riferita al Governo Berlusconi. Ancora, per il presidente della Corte dei conti, Francesco Staderini, e per il procuratore generale, Vincenzo Apicella, la norma avrebbe favorito comportamenti illeciti per il futuro «creando aspettative sul suo ripetersi»; aggiungo io: purtroppo, com'è sempre successo quando vi sono stati condoni.
In quegli stessi giorni, il procuratore regionale presso la Corte dei conti della Lombardia, regione che credo sia governata dal centrodestra... Mi interrompo un momento per fare una digressione: a proposito di moralità e di contenimento dei costi della politica, vorrei rilevare quanto sia singolare che il presidente della Lombardia e quello del Veneto, entrambi appartenenti a Forza Italia, siano tuttora, al tempo stesso, presidenti di regione e senatori della Repubblica, cosa che costituisce uno scandalo incredibile (Commenti)... Il collega Guido Dussin mi suggerisce che, forse, qualche minuto fa, si sono dimessi; non so se sia avvenuto ma, dopo due mesi, lo scandalo cesserà, forse, tra qualche minuto... In quegli stessi giorni, ripeto, ilPag. 19procuratore generale presso la Corte dei conti della Lombardia, Domenico Spadaro, sottolineava come, in un anno, il danno erariale in Lombardia fosse aumentato di quattro volte, passando dai 21.631.769 euro del 2004 agli 80.324.724 euro del 2005; e le voci che maggiormente avevano inciso erano quelle relative alle consulenze esterne degli enti locali ed alle spese sanitarie. Forse, potremmo operare una ricognizione per vedere chi governava e governa tuttora quegli enti locali e chi avesse le responsabilità di gestione del sistema sanitario...
Dunque, il tormentone di questi mesi dei colleghi del centrodestra, secondo il quale il Governo Prodi - è scritto nella mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003 ed è stato ribadito, poco fa, anche in quest'aula - vorrebbe inasprire imposte e tasse, non trova, fortunatamente, alcun fondamento. Su questo aspetto la posizione del Governo Prodi è stata molto chiara: la pressione fiscale complessiva non sarà toccata ed il vero sforzo sarà fatto sul recupero dell'evasione fiscale e sul contenimento della spesa; eventuali interventi ipotizzati, come quello relativo all'imposizione sulle rendite speculative, saranno selettivi e finalizzati ad una maggiore equità sociale.
Il 27 giugno scorso, in quest'aula, il ministro Nicolais ha dichiarato: «(...) Rilevato come non si possa non condividere il richiamo, contenuto nella mozione, ad un massimo rigore nell'opera di risanamento dei conti, in particolare per ciò che concerne la necessità di una drastica diminuzione di tutte quelle voci che con una generalizzazione è possibile far rientrare nella definizione dei costi della politica, si deve anche considerare il negativo andamento dei conti pubblici negli ultimi anni. Si tratta di un andamento che evidenzia con chiarezza la netta inversione di tendenza dei conti pubblici nel nostro paese nell'ultimo quinquennio rispetto al quadro finanziario di assoluto rispetto dei parametri di Maastricht lasciato in eredità dal centrosinistra nel 2001 (...)».
Il risanamento dei conti, come sappiamo, è la priorità cui bisogna dedicarsi e su di esso il paese dovrà confrontarsi. A confermare ciò sono stati in queste settimane la Commissione di Bruxelles, il Fondo monetario internazionale e, da ultimo, la commissione Faini del Ministero dell'economia e delle finanze. L'eredità lasciata dal Governo Berlusconi in materia di finanza pubblica è evidente agli occhi di tutti. Il rapporto deficit-PIL, che dovrebbe misurare il rispetto del Patto europeo di stabilità, previsto al 3,8 per cento, si è collocato nel 2005 al 4,1 per cento e sta crescendo verso il 4,5 e, secondo alcune previsioni, al 4,8 per cento. L'avanzo primario, cioè il saldo fra entrate e spese al netto di quelle per interessi, era arrivato al 6,6 per cento del prodotto interno lordo nel 1997, mentre ora è crollato allo 0,5 per cento. La spesa corrente, collega Antonio Leone, è passata, dal 2001 al 2006, dal 37,6 per cento del PIL al 40,5 per cento, con un aumento di ben tre punti percentuali. Il debito pubblico per il secondo esercizio consecutivo è tornato a salire rispetto al PIL: dal 106,4 per cento registrato l'anno scorso al 108,3 per cento di quest'anno.
In conclusione, signor Presidente, onorevoli colleghi, sia i Verdi sia, credo, tutta l'Unione concordano sull'obiettivo della riduzione e del contenimento dei costi della politica, ma esprimono totale disaccordo sulla falsificazione dei dati e delle responsabilità e, soprattutto, sulle polemiche strumentali e demagogiche che, di fatto, tendono a delegittimare il ruolo della rappresentanza politica, che invece è essenziale in un sistema democratico (Applausi dei deputati del gruppo dei Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Elio Vito. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono un po' sorpreso dall'andamento del dibattito, perché noi ci saremmo aspettati che su un tema come quello oggetto delle mozioni in esame si potesse facilmente trovare, anche con il Governo, un'intesa.
Perché dico ciò? Perché, a parole, stando alle dichiarazioni apparse sugli organi di stampa con riferimento al temaPag. 20del contenimento dei costi delle istituzioni pubbliche, siamo tutti d'accordo, salvo poi, quando si tratta di passare dalle parole ai fatti, trovarsi di fronte a comportamenti un po' divergenti. Desidero, a questo proposito, richiamare alcuni esempi. Mi scuso con la Presidenza, non con il vicepresidente di turno, se toccherò degli argomenti che, come è stato detto, sono poco chic, poco eleganti da utilizzare.
A cosa mi riferisco? Quando è stata adottata la linea politica - io non parlo di economia ma di politica, sia nel mio intervento sia nella mia mozione, e non parlo, inoltre, di un malcelato senso di demagogia antipolitica e antiparlamentare sui costi della politica -, da parte del Presidente della Camera, di consentire la costituzione, in deroga al regolamento, di cinque nuovi gruppi parlamentari - scelta, lo ripeto, politica -, ci è stato fatto gentilmente osservare che tale scelta la si poteva sì contestare, criticare e non condividere, ma che sarebbe stato, appunto, poco chic criticarla adducendo l'argomento del conseguente aumento dei costi all'interno dell'amministrazione della Camera. Faccio riferimento ai costi - aggiungo io, anche gli spazi - che derivano dalla costituzione di cinque nuovi gruppi parlamentari in termini di personale e di segretari di Presidenza.
Ci è stato fatto osservare che quando è stata assunta la decisione, di natura politica, di unificare il gruppo dell'Ulivo, in maniera tale da rendere più numeroso il gruppo degli eletti nelle liste dei DS e della Margherita, non in rappresentanza, come sappiamo, di un partito - ma non voglio entrare nel merito di queste vicende -, sarebbe stato poco chic se in Ufficio di Presidenza avessimo contestato quella normale, banale richiesta di rivedere le modalità di erogazione dei contributi ai gruppi parlamentari, per consentire che quella importante decisione politica, relativa all'unificazione, non comportasse degli svantaggi economici al gruppo che si andava ad unificare (infatti, costituendo un solo gruppo, esso avrebbe percepito meno contributi). In Ufficio di Presidenza in omaggio al fatto che è poco chic in Parlamento fare critiche all'attività dei gruppi sulla base della considerazione che costano di più, perché ciò corrisponderebbe ad un principio antiparlamentare, abbiamo acconsentito a che tale decisione venisse assunta. Questa è la situazione parlamentare.
In omaggio ad un legittimo principio politico, non istituzionale, di incompatibilità tra cariche di governo e cariche parlamentari, si sono moltiplicati non già i pani e i pesci ma i posti e le poltrone. Laddove c'era una poltrona per un deputato membro del Governo, ora le poltrone sono diventate due, una per il deputato e una per il membro del Governo, non so con quale rispetto della volontà popolare e dell'istituzione parlamentare, né con quale funzionalità, mentre è evidente un aggravio dei costi. Ci è stato fatto notare che sarebbe stato poco chic fare questa osservazione, che invece comportava un'alta scelta di moralità politica, quella di evitare che si potessero addirittura cumulare le due cariche.
Poi abbiamo ricordato le polemiche, risalenti a circa un anno fa, sorte all'interno del partito dei Democratici di sinistra, legate ad un autorevole esponente del centrosinistra, il senatore Salvi, seguito da altri. Egli osservava come ormai fosse inaccettabile il livello dei costi legati alla moltiplicazione, nelle istituzioni locali, governate da giunte di sinistra, degli incarichi di consulenza, del numero degli assessori, a fronte dell'aumento stesso dei consiglieri regionali.
Infine, è attualità di questi giorni, è stato appena trasmesso alla Camera un decreto-legge bonariamente definito di «spacchettamento» dei ministeri - anche questa definizione è molto chic - e non invece, come propriamente si tratta, di moltiplicazione dei ministeri, in spregio a quella che pure è stata una delle riforme più celebrate e vantate dal centrosinistra, la riforma Bassanini sull'accorpamento dei ministeri.
Allora, con questa nostra mozione, che è di carattere generale, vogliamo indurre il Parlamento ad una riflessione su questo tema, su come sia possibile ingenerare neiPag. 21confronti dell'opinione pubblica dei sentimenti di credibilità e di fiducia nelle istituzioni, facendo in modo che le spese e il costo dell'attività politica non appaiano ingiustificati agli occhi dei cittadini.
Abbiamo, infatti, il dovere di difendere i costi dell'attività politica in quanto attività primaria in una società di rappresentanza democratica, purché essi appaiano necessari e funzionali, per l'appunto, a quei compiti di rappresentanza che dobbiamo svolgere; non dobbiamo farlo laddove siano, invece, funzionali ad interessi di parte e nulla abbiano a che vedere con gli interessi generali.
Ma, al riguardo, ci è stato fatto osservare che, se avanzate sul piano dei costi della politica, le critiche al decreto-legge che moltiplica i ministeri, nonchè al singolare record di 102 componenti raggiunto dal Governo Prodi sarebbero state poco eleganti.
Infine, Presidente - e concludo con questa serie di esempi -, è giunta la proposta avanzata da tutti i presidenti delle Commissioni parlamentari della maggioranza di rendere più funzionale la nostra attività parlamentare, facendo in modo che si possa lavorare tutti meno, «rispolverando» una vecchia norma desueta, e anzi mai applicata, del regolamento. Una norma fatta con l'idea che fosse necessario che il parlamentare seguisse la propria circoscrizione di elezione, lavorando in Parlamento tre settimane al mese anziché quattro. Ebbene, anche in tal caso si è fatto osservare che era inaccettabile che la nostra critica fosse basata solo sull'osservazione che in questo modo non si capiva per quale ragione la nostra remunerazione dovesse essere corrisposta su base mensile e non trisettimanale.
Ebbene, noi, in tutti questi aspetti, crediamo e siamo anche disposti ad assumere come regola di bon ton politico quella di evitare di gettare dispregio sulle nostre istituzioni e sul funzionamento dell'attività parlamentare. Possiamo però trovare (e sicuramente troviamo) ragioni politiche per criticare la scelta politica del Presidente della Camera di consentire la costituzione di nuovi gruppi - alterando le maggioranze all'interno dell'Ufficio di Presidenza e della Conferenza dei presidenti di gruppo, nonché la possibilità di un funzionamento corretto dell'Ufficio di Presidenza - nonchè l'incompatibilità tra incarichi di Governo e incarico parlamentare. Poi arriveremo anche, onorevole Boato, a discutere non delle dimissioni dei consiglieri regionali e dei presidenti di regioni per il loro incarico parlamentare ma al lunghissimo elenco di incompatibilità il cui esame è appena iniziato in sede istruttoria nella Giunta delle elezioni. Vi sono centinaia di parlamentari di maggioranza che non si devono dimettere da incarichi di Governo che non hanno ma che devono dimettersi da incarichi assunti in consigli di amministrazione, incarichi che sono incompatibili con l'attività parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia), come nel caso di quelli di Sviluppo Italia. Potrei citarne numerosi altri, ma anche in tal caso potrebbe essere poco chic fare tali esempi nei confronti di colleghi che sanno di ricoprire incarichi palesemente incompatibili. Sono centinaia di casi, appunto.
PRESIDENTE. Onorevole Vito...
ELIO VITO. Quindi, Presidente, avviandomi alla conclusione, noi ci aspettavamo che questa mozione - depurata dagli elementi poco eleganti e dalle osservazioni di stile (che potevamo espungere) sulle critiche al Governo ed ai 102 posti - potesse essere accolta in maniera unanime dall'Assemblea, chiedendo semplicemente alla politica di stabilire un principio: il principio in base al quale i costi della politica sono legittimi se funzionali al funzionamento della politica stessa; sono invece illegittimi se corrispondono ad esigenze interne ai partiti e agli equilibri dei partiti e delle coalizioni che vogliono finanziarsi attraverso le spese istituzionali, anziché utilizzare le istituzioni per dare voce e rappresentanza ai cittadini.
PRESIDENTE. Onorevole...
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ELIO VITO. Allora, Presidente, ora procederemo al voto; la invito - e concludo - a leggere le parti sulle quali l'onorevole Leone ha chiesto la votazione per parti separate. In base ai precedenti, Presidente, è possibile chiedere la votazione per parti separate, e ciò è altresì utile affinché l'Assemblea - che spesso è distratta, non per colpa ma per esigenze di lavoro - sappia bene cosa vota.
Poiché si tratta di una mozione parlamentare e non abbiamo vincoli di Governo, né si tratta di leggi o di decreti, esorto ciascun deputato a votare veramente in coscienza. Infatti, vi sono alcune parti, che saranno lette, che sono identiche ad una mozione presentata da un gruppo di maggioranza e che mi auguro, essendo appunto identiche, ripeto, a quelle presentate da un gruppo di maggioranza, possano essere condivise.
PRESIDENTE. Onorevole Elio Vito, la invito a concludere.
ELIO VITO. Chiedendo l'approvazione di parti della mozione da noi presentata, non intendiamo mettere in crisi il Governo Prodi, non vogliamo ottenere una vittoria «politica» ma ottenere una vittoria di credibilità del Parlamento agli occhi dell'opinione pubblica, perché riteniamo questa una vittoria nell'interesse di tutti. Invito, perciò, i colleghi ed i gruppi a votare facendo esclusivamente riferimento al merito e alle questioni che saranno poste alla nostra attenzione [Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.
VALDO SPINI. Signor Presidente, onorevole colleghi, voterò conformemente al gruppo cui appartengo per un motivo di politica generale. Non vorrei assolutamente che possa essere «mescolata» la mia posizione con quella di chi ha fatto approvare una legge elettorale che ha tolto ai deputati la rappresentanza di collegio e li ha costretti alla lista unica. Non vorrei che fosse «mescolata» la mia posizione con quella di chi ha fatto una riforma costituzionale «bocciata», che di fatto metteva il Parlamento nelle mani del Primo ministro, ma - e di ciò ringrazio il Presidente per la sua cortesia - desidero che rimanga agli atti parlamentari che vi è qualcuno nella maggioranza, qualcuno nel gruppo dell'Ulivo, che ritiene immotivato che il Governo abbia proceduto ad una formazione così numerosa.
Ho salutato con amarezza questo fatto, per di più realizzato per metodo in più di una volta, con più nomine. Ritengo giusto che, anche dai banchi dove siedo, venga fatto un richiamo per motivi politici: non «mescolerò» il mio voto con quello dell'opposizione e sarò conforme alla maggioranza, ma ritengo mio dovere fare questa segnalazione, anche perché (come forse ricordano l'onorevole Boato e qualche altro collega di una certa anzianità parlamentare) ho posto questi temi già nella cosiddetta prima Repubblica, quando non era comodo farlo, e ritengo giusto e coerente porli anche oggi.
Non era necessario avere un Governo con il più alto numero di componenti, e su ciò è giusto che anche da parte della maggioranza venga un richiamo e un'indicazione [Applausi di deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ricordo che la mozione Evangelisti e Borghesi n. 1-00004 è stata ritirata dai presentatori.
Ricordo altresì che, non avendo i presentatori della mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003 accolto l'invito al ritiro formulato dal Governo, il parere del Governo deve intendersi contrario.
Avverto, inoltre, che è stata chiesta la votazione nominale.
Avverto, infine, che è stata chiesta la votazione per parti separate della mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003, nel senso di votare singolarmente e distintamente dalla restante parte della mozione i capoversiPag. 23terzo e quarto della premessa, nonché i capoversi secondo, terzo e quarto del dispositivo.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003, limitatamente ai capoversi primo, secondo, quinto, sesto, settimo ed ottavo della parte motiva, ed al primo capoverso del dispositivo, non accettati dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 498
Votanti 491
Astenuti 7
Maggioranza 246
Hanno votato sì 215
Hanno votato no 276).
Passiamo ora alla votazione del terzo capoverso della parte motiva della mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003, non accettato dal Governo, di cui leggo il testo...
MARCO BOATO. Perché lo legge, Presidente? Perché è necessario leggerlo?
LUCA VOLONTÈ. Piantala!
PRESIDENTE. Onorevole Boato, è stato chiesto e credo sia...
MARCO BOATO. Non è mai successo (Commenti di deputati del gruppo di Forza Italia)!
PRESIDENTE. Onorevole Boato! È stato richiesto dal presidente di gruppo Elio Vito per una maggiore chiarezza delle votazioni!
Non credo riduca la chiarezza del nostro voto la lettura del testo (Commenti dell'onorevole Boato) del capoverso che porrò in votazione e che risulta, quindi, del seguente tenore: «La politica di risanamento deve basarsi non sull'inasprimento di imposte e tasse, come sembra voler fare il Governo, perché in tal modo si metterebbe in pericolo la ripresa economica appena avviata, bensì sul contenimento della spesa e, in particolare, con l'eliminazione delle spese inutili e di tipo clientelare».
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul terzo capoverso della parte motiva della mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 510
Votanti 502
Astenuti 8
Maggioranza 252
Hanno votato sì 224
Hanno votato no 278).
Porrò adesso in votazione, con il parere contrario del Governo, il quarto capoverso della parte motiva della mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003, del quale do lettura: «Le prime spese da ridurre, anche per evidenti ragioni di moralità politica, sono i costi vivi della politica che sono in forte crescita a livello centrale, regionale e locale, ciò sia attraverso il proliferare di cariche ed incarichi pubblici, sia con l'aumento ingiustificato delle consulenze esterne per funzioni che potrebbero agevolmente essere svolte da pubblici dipendenti».
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul quarto capoverso della parte motiva della mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 506
Votanti 499
Astenuti 7
Maggioranza 250
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 277).
Porrò adesso in votazione, con il parere contrario del Governo, il secondo capoverso del dispositivo della mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003, del quale do lettura: «ad adottare iniziative volte a ridurre progressivamente, fino alla completa eliminazione, tutte le consulenze esterne delle pubbliche amministrazioni a tutti i livelli, utilizzando, in loro luogo, al meglio, le professionalità interne delle singole amministrazioni e reperendo quelle mancanti attraverso l'applicazione della mobilità interna».
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul secondo capoverso del dispositivo della mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 508
Votanti 500
Astenuti 8
Maggioranza 251
Hanno votato sì 221
Hanno votato no 279).
Porrò adesso in votazione, con il parere contrario del Governo, il terzo capoverso del dispositivo della mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003, del quale do lettura: «ad attivarsi per la drastica riduzione del numero delle auto di servizio a disposizione, sia dei vertici politici e dei loro collaboratori, sia dell'amministrazione centrale e periferica dello Stato, nonché degli enti pubblici».
MARCO BOATO. È ridicolo (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul terzo capoverso del dispositivo della mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 503
Votanti 495
Astenuti 8
Maggioranza 248
Hanno votato sì 215
Hanno votato no 280).
Porrò adesso in votazione l'ultimo capoverso del dispositivo della mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003, con il parere contrario del Governo, del quale do lettura: «ad attivarsi affinché sia rivisto il patto di stabilità interno, in modo che regioni ed enti locali riducano sensibilmente i costi diretti ed indiretti della politica, che sono pesantissimi e crescenti a livello regionale e locale ed assolutamente incompatibili con le esigenze di risanamento delle finanze pubbliche».
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ultimo capoverso del dispositivo della mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni - Applausi polemici dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDCPag. 25(Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania - Dai banchi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania si grida: Vergogna!).
(Presenti 502
Votanti 494
Astenuti 8
Maggioranza 248
Hanno votato sì 219
Hanno votato no 275).
Prendo atto che l'onorevole Poletti non è riuscito a votare ed avrebbe voluto astenersi.
La mozione si intende quindi respinta nel suo complesso (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e dei Popolari-Udeur).