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DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI FRANCESCO ADENTI, FELICE BELISARIO, ORAZIO ANTONIO LICANDRO, GIACOMO MANCINI, FRANCESCO FORGIONE, ENRICO LA LOGGIA, ROBERTO COTA, MARIO TASSONE, DOMENICO BENEDETTI VALENTINI SUL TESTO UNIFICATO DELLE PROPOSTE DI LEGGE N. 40 ED ABBINATE
FRANCESCO ADENTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, i deputati del gruppo Popolari-Udeur, oggi come nella passata legislatura, sostengono con convinzione la necessità di istituire una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre organizzazioni criminali ad esso connesse.
La grave entità del fenomeno, confermata in queste ultime settimane dalle straordinarie operazioni poste in esserePag. 65dalla Polizia di Stato della Questura di Palermo, richiede infatti che il lavoro svolto dalle Commissioni di inchiesta negli anni non venga interrotto, per garantire sicurezza ai cittadini e uno sviluppo equilibrato al sistema-paese.
La situazione della criminalità organizzata di stampo mafioso, specialmente nell'Italia meridionale, evidenzia tuttora fenomeni diffusi e complessi, con un campo di attività piuttosto ampio. La mafia interviene, infatti, nel settore degli appalti e dei subappalti, nelle forniture, nel traffico nazionale e internazionale di stupefacenti, in quello delle armi, nell'usura e nell'estorsione, nelle discariche illegali di rifiuti, nello sfruttamento della prostituzione, nel traffico di banconote e titoli contraffatti. L'organizzazione mafiosa, peraltro, non è più ancorata alle posizioni geografiche di appartenenza: anche nell'Italia settentrionale, infatti, si è constatata una forte presenza delle associazioni tradizionali accanto a sodalizi stranieri che appaiono in continua espansione sul territorio nazionale. Si tratta di gruppi organizzati provenienti per lo più dal Nord Africa, dalla Romania, dall'Albania e dalla Nigeria, che operano grazie alla concessione da parte delle organizzazioni italiane di una «autorizzazione» di autonomia territoriale per specifici settori di attività.
È di vitale importanza, dunque, onorevoli colleghi, proseguire in quell'impegno antimafia che ha caratterizzato le scelte parlamentari della Repubblica, aggiornando e ampliando il panorama delle conoscenze acquisite sino ad oggi, verificando l'efficienza degli strumenti istituzionali impiegati nell'azione di contrasto alle mafie, promuovendo, infine, provvedimenti che riaffermino la centralità delle istituzioni e della società civile nella lotta al crimine organizzato.
Come si legge nella relazione finale della Commissione parlamentare di inchiesta del 1972, «la mafia di oggi non è più quella di ieri e il fenomeno si è manifestato nel tempo in forme e modi diversi adeguandosi alle trasformazioni sociali, economiche e politiche. Con la sua straordinaria duttilità, la mafia ha sempre saputo sopravvivere e prosperare in ambienti anche diversi da quello di origine; e in tanto ha potuto farlo, in quanto si è continuamente riproposta come esercizio autonomo di potere extralegale e come ricerca di uno stretto collegamento con tutte le forme di potere e in particolare di quello pubblico, per affiancarsi ad esso, strumentalizzarlo ai suoi fini o compenetrarsi nelle sue stesse strutture».
Queste le parole dell'allora presidente della Commissione Cattanei .... Parole di sconvolgente attualità, un'attualità messa in risalto recentemente dalla maxi operazione contro Cosa Nostra, denominata Gotha, che ha portato a 52 arresti tra gli esponenti delle cosche che da anni sono al vertice delle famiglie mafiose di alcuni mandamenti di Palermo.
Colgo l'occasione per inviare i rallegramenti del nostro gruppo agli inquirenti per il successo conseguito nell'operazione, che da un lato ha decapitato i vertici della mafia e dall'altro ha evitato una nuova stagione di sangue a Palermo.
Ma quel che appare ancor più attuale, onorevoli colleghi, è la ricerca di collegamenti tra Cosa Nostra e il potere politico che rappresentano l'elemento specifico della mafia rispetto ad altre forme di potere extralegale: collegamenti che più di venti anni fa le Commissioni parlamentari antimafia denunciavano e che in questi giorni tornano prepotentemente alla luce nell'inchiesta promossa dalla Direzione distrettuale antimafia. Collegamenti, onorevoli colleghi, che mettono in luce come la strategia di Cosa Nostra si sia notevolmente affinata: non si pensa più ad appoggiare nelle competizioni elettorali candidati ritenuti di assoluta fiducia... Si va oltre... Si punta all'inserimento nelle liste dei candidati di persone ancora più affidabili, perché legate agli stessi uomini d'onore da vincoli di parentela o da rapporti diretti.
Indagare il rapporto mafia-politica è fondamentale, dunque, onorevoli colleghi, per cogliere i nuovi aspetti del fenomenoPag. 66nella realtà che il paese sta vivendo e per rilanciare la guerra delle istituzioni contro il fenomeno mafioso.
Dico «rilanciare» non a caso. È bene ricordare infatti che nella passata legislatura la questione dei rapporti tra mafia e politica è stata liquidata con la superficiale affermazione della «sostanziale incapacità di Cosa Nostra di incidere significativamente sul voto», proponendo una lettura di questo fenomeno come di un fenomeno che si «esaurisce in sede locale» senza «la volontà di incidere ad alto livello nello scenario politico generale».
È evidente, onorevoli colleghi, che queste affermazioni, contenute nella relazione della Commissione antimafia della XIV legislatura, evidenziano la scarsa considerazione che i commissari del centrodestra mostravano nell'approcciarsi alla questione degli intrecci tra mafia e potere e come la stessa maggioranza di allora si sia di fatto appiattita sulle posizioni sostanzialmente rinunciatarie nella lotta alle mafie del Governo Berlusconi: posizioni di sostanziale debolezza alla lotta alla criminalità organizzata. Prova ne sono le decisioni della ex maggioranza di ridurre ulteriormente le già esigue risorse finanziarie destinate al contrasto del crimine organizzato: decisioni che rendono evidente la scarsa percezione della gravità della minaccia mafiosa.
Il gruppo Popolari-Udeur, pur mostrandosi critico per l'operato svolto dalla Commissione nella precedente legislatura, rimane dunque favorevole all'istituzione di una nuova Commissione che prosegua nel suo lavoro di studio e documentazione dell'evoluzione della criminalità organizzata in Italia prendendo atto favorevolmente avere previsto nel regolamento (anche sulla base della nostra richiesta) un limite massimo nelle spese di funzionamento che nell'ultima legislatura avevano assunto dimensioni eccessive.
Il nostro gruppo invita pertanto questa Assemblea ad approvare in tempi rapidi una legge che ne consenta la costituzione, auspicando che gli onorevoli colleghi che faranno parte dell'organismo superino le divergenze tra maggioranza e opposizione che ne hanno scandito l'attività nella passata legislatura, per dare al Parlamento gli strumenti necessari di conoscenza, alle Forze dell'ordine il sostegno e i mezzi di cui hanno bisogno e alle associazioni criminali di stampo mafioso la consapevolezza che a combattere contro di loro si trova un paese più che mai unito e determinato nelle istituzioni come tra la gente comune. E anche noi, ognuno di noi è chiamato in tal senso a compiere il proprio dovere con alto senso di responsabilità, onestà e coraggio.
FELICE BELISARIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare è un adempimento d'inizio legislatura; un adempimento doveroso e convinto, quindi non un rituale privo di significato.
Quando parliamo di Commissione antimafia non lo facciamo per esorcizzare un fenomeno diffuso, grave ed offensivo per la collettività, né tanto meno per continuare a seguire un percorso che è iniziato sin dal secolo scorso, meglio , dal 1875.
Sappiamo tutti che il fenomeno criminale è devastante per il tessuto economico con l'immissione sul mercato di denaro, tanto denaro, proveniente dalla miriade di attività illecite: armi, droga, prostituzione, bische e scommesse, appalti, speculazioni finanziarie, traffico di esseri umani, spesso d'intesa con altre mafie.
Tale fenomeno è oltremodo devastante, specie nelle regioni meridionali, anche per la stessa società civile, minata dal falso convincimento che, dove c'è mafia, ci sia ricchezza e quindi lavoro per tutti. Quasi che il lavoro precario, il lavoro in nero, il lavoro ricattato, anziché essere uno strappo intollerabile all'etica comune, siano solo un mezzo necessario di sopravvivenza.
La mafia è, quindi, un fenomeno tremendo per gli intrecci delle classi dirigenti a tutti i livelli e con tutti i comparti sociali incluso quello politico.
Oggi la mafia o, se preferiamo, le mafie sono una grande macchina di accumulazionePag. 67del capitale che utilizza i canali del riciclaggio internazionale, come dicevo prima, i traffici di droga e di armi, persino veri e propri processi di militarizzazione del territorio.
Ecco perché, senza ombra di dubbio, possiamo affermare il carattere eversivo della mafia moderna. Mafia moderna che certamente può ricomprendere una capanna semiabbandonata dove si rifugia per tanti anni uno dei suoi capi riconosciuti, ma che comprende anche quelle società che controllano capitali, che operano transazioni sempre più miliardarie, che con un «click» sul personal computer trasferiscono fortune immense. Su questi fenomeni la nostra attenzione deve essere puntuale ed inflessibile.
Per tali motivi, anche quando abbiamo avuto la certezza di aver colpito i gangli vitali della mafia, abbiamo poi dovuto constatare che ciò non era vero.
Oltre ai controlli di polizia sono state invocate norme che consentissero interventi paralleli, magari di ordine fiscale estesi alle sedi finanziarie, agli ambienti dai quali spesso discendono rapide e facili carriere, anche politiche, associate a smisurati, rapidi e incredibili arricchimenti.
Alle forze politiche il paese ricorda che il problema mafia è un'emergenza politica nazionale. Certo, esso ha i suoi elementi di maggiore visibile concretezza in alcune regioni del sud, come qualche giorno fa ci segnalava, nel corso di una audizione, il presidente degli industriali della Calabria. Lì, come dicevo prima, la militarizzazione del territorio impone vessazioni, umiliazioni, assuefazione ai metodi illiberali e liberticidi, e lo Stato non è avvertito nell'esercizio dei poteri di ordine e sicurezza pubblica.
Ma ormai il fenomeno è presente in tutte le realtà italiane economicamente più avanzate, dove i guadagni sono più facili e per giunta coperti da attività di facciata spesso assolutamente lecite.
L'Italia dei Valori, che per la prima volta si trova a votare per la istituzione della Commissione antimafia, di cui farà parte, è convinta che bisogna andare al di là delle relazioni finali, utili certamente ad approfondire le questioni ma non a risolverle.
Non abbiamo bisogno di pagine e pagine dottamente inchiostrate, il paese non si aspetta questo.
La nostra responsabilità consiste dunque nella effettiva capacità di trovare i canali, gli strumenti, l'orgoglio di dare un cambio di passo, restituendo speranza a chi da anni perde la vita per combattere la mafia.
Certo, l'Italia dei Valori avrebbe voluto che alcuni passaggi della legge fossero più incisivi.
Ci siamo accontentati di una velata raccomandazione rivolta al Presidente della Camera e al Presidente del Senato perché la Commissione non solo sia, come - ne sono certo - sarà, ma anche appaia libera da condizionamenti di qualsiasi natura: composta cioè da parlamentari non solo non inquisiti per mafia o per reati contro la pubblica amministrazione, ma anche lontani da quel mondo per le loro eventuali funzioni professionali.
Un codice etico impone che uno sforzo in tal senso sia obbligato.
Lo so, Presidente, che, non esistendo leggi che impediscano a cittadini italiani raggiunti da sentenze definitive di condanna di sedere in questo Parlamento, è difficile parlare di codice etico o prevedere una selezione nelle nomine. Ma noi lo facciamo convinti che, per colmare il distacco tra paese reale e paese legale, è necessario che i partiti compiano la loro parte ed i Presidenti dei due rami del Parlamento esercitino le loro competenze con lungimiranza e saggezza.
L'Italia dei Valori per il mio tramite annuncia il voto favorevole sul provvedimento in esame.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Riteniamo importante che tra i primi atti di questo Parlamento ci sia la legge istitutiva della Commissione antimafia.
È un segnale importante che si manda al paese, agli italiani, alla gente onesta ma anche agli uomini delle cosche, della mafia, delle diverse organizzazioni militari.Pag. 68
Questo Parlamento, e non questa maggioranza soltanto, intende avviare una nuova fase di contrasto dopo cinque lunghi anni di torpore, indolenza, assuefazione, prodotti dal Governo delle destre.
Sono stati cinque anni perduti, un arretramento grave che ha permesso alla criminalità organizzata di darsi un migliore assetto, di assumere una strategia morbida, diversa da quella militare, ma non per questo meno pericolosa della precedente per il profondo inquinamento che produce della vita politica, economica e istituzionale della democrazia italiana.
Il nuovo volto dei vertici mafiosi: professionisti, avvocati, medici, ingegneri, esperti della finanza; insomma una fisionomia diversa, assai avanzata, in grado di utilizzare le più moderne tecnologie e per questo assai più pericolosa, invasiva e meno visibile del passato.
La guerra è lontana dall'esser vinta, nonostante le brillanti operazioni delle forze dell'ordine e della magistratura in Sicilia e in Calabria. Eppure proprio la cattura dopo quaranta anni di latitanza di Bernardo Provenzano non chiude, ma anzi sollecita nuovi e più inquietanti interrogativi: è stato consegnato? Si è aperta la successione al vertice? Si è conclusa? Quali sono i nuovi vertici? Quali i rapporti con l'establishment politico ed economico? Quali i collegamenti internazionali?
Badate, non si vuole fare antimafia retorica e salottiera, né ridurla ad argomento accademico. È la storia e la tradizione dei Comunisti italiani che lo attestano, è il sangue versato da alcuni grandi e coraggiosi dirigenti comunisti: uno per tutti Pio La Torre.
I comunisti sanno infatti che mafia significa condizionamento economico, significa sviluppo malato; mafia significa inquinamento politico, torbido funzionamento delle istituzioni democratiche. Ma i Comunisti sanno anche che mafia significa soppressione fattuale di diritti, assenza di libertà, paura, anzi terrore, di esercitare e pretendere garanzie. Significa anche taglieggiamenti dei salari dei lavoratori dei cantieri, significa degrado; questione non giudiziaria semplicemente, ma intimamente intrecciata con i diritti sociali e l'emergenza economica del Mezzogiorno dell'Italia.
La ricchezza prodotta dalla criminalità organizzata: oltre un punto del PIL nazionale, esattamente il doppio di quanto i Governi Berlusconi hanno destinato all'università e alla ricerca scientifica.
È agevole registrare altresì un formidabile salto di qualità della mafia nei rapporti con la sfera politica. Non cerca più soltanto intermediari, ma si fa essa stessa classe dirigente nella politica. Inserisce nelle liste elettorali ed elegge propri affiliati. Sono questi alcuni esiti dell'azione inquirente di questi giorni.
Ecco che dunque a partire da noi, da questa alta istituzione politica deve giungere una sola, unica robusta voce. Non è difficile vedere che il contrasto della criminalità organizzata, la predisposizione di strumenti di analisi e di inchiesta del Parlamento si inscrive in un più generale clima del paese che vede riesplodere - ma si è mai sopita? - parossisticamente la questione morale, l'umiliazione della cultura della legalità. Il rispetto delle regole ridotto a ultima questione, guardata con estremo fastidio.
È il sistema manifesto di un degrado culturale, prima che politico, che attanaglia la classe dirigente intera del paese. Come non provare infatti sbigottimento dinanzi a certe vicende di cronaca giudiziaria, scandali enormi che attraversano il mondo della finanza, la pubblica amministrazione, il calcio, il mondo dello spettacolo, e così via? E quanto smarrimento si prova dinanzi a certe reazioni della politica! Scandalizzati dalle intercettazioni - certo, da regolamentare - ma niente da dire sui protagonisti di un'enorme abiezione morale prima che da codice penale?
Gli italiani attendono nuovi segnali, nuovi messaggi di netta discontinuità rispetto agli ultimi cinque anni, in cui il governo delle destre ha indebolito l'azione di contrasto dello Stato.
Circa l'emendamento introduttivo della inopportunità della presenza nella Commissione di parlamentari con procedimentiPag. 69giudiziari in corso per reati associativi, di mafia e contro la pubblica amministrazione, registriamo con profondo, sincero rammarico la mancanza di coraggio della Camera e della maggioranza in particolare. Nonostante le correzioni e la limatura, si sono addotti argomenti speciosi ed infondati che fanno temere una grave opacità che potrebbe affliggere anche la maggioranza su un enorme problema nazionale e non soltanto del Mezzogiorno.
Una norma di senso comune che, ripeto, non avrebbe meritato tante perplessità e opposizione. I Comunisti italiani si aspettavano una ricezione immediata, scontata ed esprimiamo pertanto il più forte disappunto.
Non ci rivolgiamo solo alla maggioranza, ma a tutta la Camera ed ai singoli deputati. Badate: il sentiero è ripido, scosceso e, dunque, assai pericoloso per la politica e per le istituzioni stesse. Da qui si misura anche la volontà e la capacità di reazione.
Signor Presidente del Consiglio, signori rappresentanti del Governo, annuncio il voto favorevole dei Comunisti italiani e nel nome di tutti coloro che hanno versato il proprio sangue e nel profondo rispetto per tutti coloro - magistrati, forze dell'ordine, sindacalisti, politici, cittadini - che su versanti diversi continuano oggi a stare in piena linea nella lotta drammatica contro la criminalità organizzata, esprimiamo il forte auspicio che mai e poi mai in futuro possa pervenire da livelli istituzionali l'idea ripugnante che con la mafia bisogna convivere.
GIACOMO MANCINI. I deputati della Rosa nel Pugno voteranno a favore dell'istituzione della Commissione antimafia. Durante la storia repubblicana per sette volte è stata istituita una Commissione con compiti e funzioni simili a quella che stiamo oggi votando.
I risultati ottenuti non sempre sono stati positivi.
Ad una prima fase in cui l'attività della Commissione è stata fondamentale per cominciare a conoscere i comportamenti, le modalità di affiliazione e le condotte illecite delle organizzazioni criminali, ne è seguita un'altra durante la quale l'attività della Commissione è stata quasi ad esclusivo supporto dell'azione istruttoria di alcune procure della Repubblica che hanno imbastito procedimenti penali discussi e discutibili.
Si è passati dall'equilibrio garantito dalla Presidenza Alinovi e Chiaromonte alla partigianeria dei tempi più recenti durante i quali la Commissione è arrivata ad accogliere e ad ascoltare criminali pluriomicidi ai quali è stata data la credibilità che gli antichi concedevano agli oracoli.
Negli ultimi tempi poi la Commissione ha offerto l'occasione per occupare piccoli piedistalli dai quali quelli che Leonardo Sciascia definiva i professionisti dell'antimafia hanno impartito i loro sermoni.
Oggi con questo voto auspichiamo che si apra una nuova fase e che la nuova Commissione parta con un nuovo slancio e un rinnovato impegno.
Dinanzi a noi ci sono nuove sfide. La prima riguarda la conoscenza di una fenomenologia criminale in espansione che allarga la sua influenza dagli insediamenti storici in alcune regioni meridionali a tutto il paese ed anche fuori dei confini nazionali.
La nuova criminalità opera con nuovi e più penetranti mezzi diversificando la propria attività illecita.
È per questo che occorre avere una conoscenza ancora più approfondita al fine di predisporre strumenti più adeguati per il controllo.
È qui che nasce la seconda sfida: quella di definire strumenti di controllo che possano coniugare l'esigenza investigativa alla salvaguardia dei diritti individuali.
Infatti nella storia della nostra democrazia è troppe volte prevalsa l'impostazione secondo la quale la politica di prevenzione criminale migliore è quella che limita maggiormente i diritti individuali dei singoli cittadini.
Noi socialisti e noi radicali abbiamo sempre criticato e avversato questa impostazione.Pag. 70
E purtroppo però essa ha trovato troppe volte ascolto e applicazione con il varo di provvedimenti emergianziali in materia penale, processuale e di modifica dell'ordinamento penitenziario sui quali oggi è giusto e doveroso che la nuova Commissione porti la sua attenzione promuovendo una valutazione molto più attenta e molto più approfondita. Riteniamo utile che si avvii un attento monitoraggio al fine di sapere se il costo elevatissimo per uno Stato di diritto nel comprimere i diritti individuali sia valso in risultati positivi nel contrasto dell'attività della criminalità organizzata. Da questo punto di vista la nostra risposta è certamente negativa. Questa nostra valutazione riguarda la normativa del regime carcerario del 41-bis, sul quale nella discussione generale alcuni colleghi si sono intrattenuti e contro il quale nella passata legislatura, noi socialisti in Parlamento ed i radicali con una forte opera di denunzia all'opinione pubblica, ci siamo schierati.
La terza sfida che riteniamo l'attività della Commissione da istituire dovrà affrontare è quella che riguarda il collegamento tra la criminalità organizzata e la rappresentanza politica e istituzionale ai diversi livelli. La riflessione ha ad oggetto la selezione della classe dirigente che non può riguardare l'attività della magistratura né tanto meno le indagini della magistratura inquirente ma al contrario deve essere patrimonio della classe dirigente del nostro paese. La domanda che dobbiamo porci è chi e come sceglie i candidati alle elezioni.
A tal proposito faccio notare che quei partiti che in quest'aula hanno preso la parola per proporre norme rigide sui requisiti per far parte della Commissione antimafia sono quelli più ospitali nei confronti di soggetti «chiacchierati» e che bussano alle loro porte soprattutto nelle regioni meridionali. In questa direzione i recenti fatti collegati all'omicidio del vicepresidente del consiglio regionale della Calabria stanno drammaticamente a ricordare la situazione negativa che si vive all'interno di alcuni partiti. Sono questi i temi che la Rosa nel Pugno porrà all'attenzione della nuova Commissione antimafia con l'augurio che attraverso i lavori di essa potranno darsi risposte positive al contrasto della criminalità organizzata ed insieme risposte adeguate a chi ha a cuore la tutela dello Stato di diritto.
FRANCESCO FORGIONE. Il nostro voto favorevole all'istituzione della Commissione parlamentare antimafia è convinto.
Abbiamo contribuito a questo risultato con un nostro autonomo disegno di legge e intervenendo nel merito di un dibattito ricco, libero, senza vincoli di schieramento su punti politici e di principio qualificanti.
I compiti che stanno davanti a questa Commissione sono impegnativi. I nuovi livelli della presenza mafiosa, la pervasività del suo sistema economico-finanziario, le sue collusioni con settori del mondo politico, della pubblica amministrazione, delle istituzioni, esigono un forte impegno nell'analisi, nelle proposte, nell'azione di contrasto.
Si ripropone il tema della ricostruzione di un'etica pubblica e di una riforma morale senza le quali la parola democrazia non ha alcun significato in intere aree del Mezzogiorno e del paese. Ma il sistema mafioso è anche un pruno di interessi economici e finanziari, accumula risorse e ricchezze nell'economia illegale e investe nell'economia legale, non frena lo sviluppo ma ne segna il carattere incivile, distorto, caratterizzando così il processo di modernizzazione drogata del Mezzogiorno.
A questo livello le mafie vanno oggi colpite, nel loro blocco sociale, nel quale si prefigura sempre più e sempre meglio quella «borghesia» mafiosa, senza la quale Cosa Nostra e le altre mafie sarebbero delle normali forme di criminalità.
Si può condurre una seria lotta contro le mafie, si può ricostituire il primato della politica partendo dalla sua responsabilità, liberandola dal vincolo dell'azione penale. È questo il compito richiesto anche alla nuova Commissione, nella quale Rifondazione Comunista porterà la coerenza del suo impegno antimafia politico e sociale.
ENRICO LA LOGGIA. Il gruppo di Forza Italia voterà a favore della proposta di legge che istituisce, ancora una volta, la Commissione d'inchiesta sulla mafia e sulle altre organizzazioni criminali.
Molti e importanti successi sono stati raggiunti, soprattutto negli ultimi anni, con l'arresto di pericolosissimi boss mafiosi sino al più recente arresto del capo riconosciuto Provenzano, dopo quarant'anni di latitanza.
Successi ottenuti grazie all'impegno delle istituzioni, delle forze dell'ordine e della magistratura; ma soprattutto per il crescere ed affermarsi di una più diffusa e consapevole cultura contro la criminalità organizzata da parte di un numero sempre crescente di cittadini e in particolare di giovani e studenti. E però la mafia non è ancora sconfitta. Molto resta ancora da fare ed è bene proseguire sulla strada intrapresa e rafforzare ulteriormente le iniziative per prevenire e combattere questo devastante fenomeno che colpisce i cittadini, le istituzioni e l'economia dell'intero paese.
Tra queste iniziative non può mancare la creazione di una nuova Commissione antimafia che vediamo come uno strumento indispensabile. Certo avremmo preferito vedere accolte le nostre proposte per tentare almeno alla prima votazione di eleggere un Presidente con un'ampia maggioranza non inferiore ai due terzi e non comprendiamo e non condividiamo le opinioni contrarie che sono state espresse dai gruppi della maggioranza.
La specificità di questa Commissione avrebbe ben giustificato che almeno solo si facesse il tentativo di eleggere un presidente che potesse rappresentarsi all'esterno come l'espressione di un' unanime volontà delle forze politiche.
Ci delude e amareggia questa incomprensione e continuiamo a ritenere che sarebbe stato un bel giorno per il Parlamento se questa proposta fosse stata accettata.
Questo non ci impedisce tuttavia di esprimere con convinzione il nostro voto a favore di questa proposta di legge che riteniamo comunque valida e forte.
ROBERTO COTA. La Lega Nord Padania voterà a favore di questo provvedimento, rimarcando come siano stati accolti alcuni nostri emendamenti e questioni da noi sollevate.
Mi riferisco, in particolare, all'estensione del campo di indagine della Commissione anche ad associazioni criminose insediate al di fuori della Sicilia e, in particolare, a quelle che insidiano il tessuto produttivo al nord. Penso, inoltre, all'estensione del campo di indagine anche alle organizzazioni straniere, in particolare alla mafia cinese.
Mi riferisco, altresì, all'esigenza di estendere l'ambito dell'inchiesta alla lotta alla contraffazione ed alle altre forme di violazione dei diritti di proprietà intellettuale, nonché alle organizzazioni che si muovono nell'ambito dello sfruttamento dell'immigrazione clandestina.
MARIO TASSONE. Onorevoli colleghi, intervengo brevemente per annunciare il voto favorevole del gruppo UDC sia perché riteniamo che permangano inalterate le ragioni politiche, istituzionali e morali che nelle passate legislature hanno prodotto analoghe iniziative legislative, sia perchè il testo presenta caratteri innovativi che garantiranno al Parlamento di disporre di uno strumento efficace che potrà seguire l'evoluzione del fenomeno mafioso e della criminalità organizzata, non solo sul territorio, ma anche nelle sue articolazioni economiche e sociali.
La cattura del boss Provenzano e l'arresto di numerosi esponenti della malavita organizzata operato a Palermo soltanto qualche giorno fa non deve far pensare che la nostra battaglia sia conclusa. Il varo del presente provvedimento rappresenta la conferma di un impegno sul quale le forze politiche devono e dovranno sempre registrare una unità sostanziale di intenti, al fine di poter contrastare il fenomeno della mafia e della criminalità organizzata in maniera incisiva ed efficace. In questi anni sono stati ottenuti innegabili successi ma in alcune parti del territorio la presenza di fenomeni criminali è ancora forte, e complesse sono le articolazioni e connessioniPag. 72di queste organizzazioni malavitose, a partire da quelle con il terrorismo nazionale ed internazionale.
Sul piano delle innovazioni introdotte, mi sembrano meritorie le proposte emendative accolte in Commissione, che riguardano il maggior ascolto e attenzione nei confronti degli enti locali, che spesso hanno lamentato una sorta di abbandono da parte dello Stato, e quella che riguarda l'approfondimento delle dinamiche e la valutazione dell'impatto negativo delle attività criminali sul sistema produttivo sia nel Mezzogiorno che nel nord del nostro paese
Credo che sia stato svolto obiettivamente un lavoro di grande pregio, da parte sia dei relatori che della Commissione, che ringrazio a nome del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e per il quale annuncio il voto favorevole.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Esprimo il voto favorevole del gruppo di Alleanza Nazionale, che è stato presentatore, con l'onorevole Angela Napoli, di una delle specifiche proposte di legge.
Alleanza Nazionale esprime, al riguardo, il massimo impegno a che i lavori della Commissione siano concretamente fruttuosi, finalmente all'altezza della gravità delle emergenze e delle legittime aspettative della parte migliore della popolazione, cioè della sua amplissima maggioranza. Per questi obbiettivi abbiamo, tra l'altro, mantenuto un nostro emendamento, che abbiamo ritenuto qualificante, articolando la nostra trasparente e serena posizione sugli emendamenti degli altri gruppi.