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Si riprende la discussione.
(Esame dell'articolo 2 - A.C. 2900)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2900 sezione 1).
Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.
MARILENA SAMPERI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro di tutte le proposte emendative relative all'articolo 2, altrimenti il parere è contrario.
PRESIDENTE. Il Governo?
LUIGI SCOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Ove dunque i presentatori non comunichino il ritiro delle rispettive proposte emendative, la Presidenza le porrà in votazione.
NINO MORMINO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Pag. 5NINO MORMINO. Signor Presidente, intervengo sul complesso degli emendamenti per sottolineare come l'articolo in esame costituisca uno degli snodi centrali...
PRESIDENTE. Mi scusi, lei può intervenire per dichiarazione di voto sulla prima proposta emendativa, non sul complesso degli emendamenti, perché, come ha sentito, siamo già passati oltre.
NINO MORMINO. Signor Presidente, interverrò sui singoli emendamenti. Credevo di dover intervenire dopo l'espressione del parere.
PRESIDENTE. No, sarebbe dovuto intervenire in precedenza.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Consolo 2.1 e Mazzoni 2.302.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. È significativo che tra tutte le proposte emendative da noi presentate, sempre nell'ottica del premiare la professionalità e la concretezza delle norme - mi riferisco alla discussione di ieri -, neppure una sia stata giudicata meritevole di accoglimento. Ciò significa forse che noi abbiamo portato avanti proposte emendative assolutamente defatigatorie? Non è così! Ieri ho colto - e colgo oggi - lo stesso sguardo smarrito, da parte di qualcuno che nella maggioranza ancora si rende conto della gravità del vulnus inferto al nostro sistema democratico. Non riusciamo a portare avanti un concreto esame sulle proposte di legge al «nostro esame» (lo dico appositamente tra virgolette) perché abbiamo l'ossessione e l'incubo che i provvedimenti non debbano tornare al Senato.
Le proposte emendative in esame sono proposte soppressive e riguardano l'articolo 2, che in rubrica reca modifiche agli articoli da 10 a 53 del decreto legislativo 5 aprile 2006, n. 160, il che significa che l'intero impianto portato avanti dopo tre anni di dibattito è considerato totalmente sbagliato. Non si può sostenere che la riforma non sia stata fatta! La riforma è stata fatta, eccome! Se andate a vedere i vostri interventi durante la riforma Castelli, sia alla Camera sia al Senato, condividevate molti aspetti. Adesso gli argomenti condivisi sono pari a zero, il che significa che vorreste imporci un «prendere o lasciare», che non ha alcun significato in un Paese democratico e in un regime come il nostro.
Ecco perché il gruppo Alleanza Nazionale voterà a favore degli emendamenti presentati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, speravo, e spero, che si possa riflettere con libertà sull'articolo 2 del provvedimento in esame, come sul resto della riforma. Non possiamo ridurci a immaginare di continuare progressivamente, legislatura per legislatura, al volgere di ogni maggioranza, a cambiare le norme che regolano la progressività, le funzioni, il trattamento economico e i criteri di merito della magistratura. Non lo possiamo fare, anzitutto, per rispetto verso noi stessi. Come possiamo continuare a procedere in una maniera tale per cui, presumibilmente, al volgere di una prossima maggioranza - quando sarà e se sarà - verrà introdotta una nuova riforma della giustizia, che in qualche modo risponde a diverse esigenze di anime diverse presenti all'interno della magistratura, ma che poco ha a che fare con la fruibilità da parte del cittadino? Non vorrei rassegnarmi a tale principio, perché si tratta di uno dei momenti cardine anche del messaggio che intendiamo dare di una politica che, su alcuni grandi temi, vuole procedere per risolvere, innovare e rendere più consono il Paese alle aspettative del cittadino.
Nell'articolo 2, come è noto, si modificano ulteriormente le norme in materia di progressività della carriera, di funzioni e di trattamento economico; vengono eliminati i concorsi per esami, in quanto si prevedono soltanto i concorsi per titoli, ePag. 6i criteri di laboriosità divengono più generici di quelli della riforma precedente. Mi sembra, inoltre, vi sia un ottenebramento del merito, che è stato un elemento fondamentale per molti di noi in tante altre materie, quando più volte abbiamo discusso in quest'aula dicendo, sia nell'uno sia nell'altro schieramento, nell'attuale e nelle passate legislature, che volevamo cercare di ridurre - lo ripeto: ridurre - non il merito, ma la rendita.
Vorrei ricordare all'Assemblea, nella disattenzione generale, e nel «lavoro di scrittura» del sottosegretario, che è sordo alle parole, ma prende appunti, che questo modo di procedere crea le condizioni affinché, nei prossimi anni, il testo che stiamo approvando possa ulteriormente venire modificato, a nocumento dei cittadini e creando ulteriori motivi di conflitto e contraddizione all'interno della magistratura, oltre che tra la magistratura e il Parlamento.
Se quanto meno non si salva il criterio del merito all'interno di questa riforma e non lo si sottolinea, diventa poi complicato dare una risposta ai cittadini italiani che si trovano a disagio nei confronti della magistratura e dei procedimenti a loro carico o a loro difesa. Invito il relatore - come ho fatto platealmente, e me ne scuso, qualche minuto fa - a considerare in maniera più generosa il contributo che quest'aula vuole dare a una modifica seria dell'organizzazione della magistratura.
Sappiamo che i tempi sono stati molto limitati, e dobbiamo ringraziare il presidente Pisicchio e tutti i componenti della Commissione, dell'uno e dell'altro schieramento, per il lavoro importante che hanno svolto in pochi giorni. Tuttavia, ciò non deve esimerci dal valutare con attenzione questa riforma e dal cogliere i contributi che molti colleghi, tra i quali la nostra collega Erminia Mazzoni, vogliono offrire per un miglioramento del provvedimento che garantisca stabilità e rispetto nel rapporto tra la magistratura e il Parlamento e tra la magistratura e i cittadini.
Lo dico con grande tristezza: se dovessimo procedere secondo le indicazioni del relatore e del Governo, non faremmo un di più, ma creeremmo condizioni di disagio per i prossimi anni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mormino. Ne ha facoltà.
NINO MORMINO. Signor Presidente, riprendo il discorso che avevo tentato di iniziare poco fa, perché in sostanza gli emendamenti soppressivi dell'articolo 2 coinvolgono complessivamente i temi affrontati in questa parte del provvedimento, che toccano un nodo essenziale della riorganizzazione del sistema di gestione dell'attività giudiziaria dei magistrati.
Gli aspetti che si affrontano in questo articolo sono fondamentalmente due. Il primo è costituito dalla valutazione e, quindi, dal tentativo di attribuire al magistrato un giudizio di qualità che possa davvero rassicurare sull'esercizio della propria attività professionale e delle proprie funzioni e che garantisca l'applicazione della legge nella misura più corretta possibile, più equilibrata, più seria, più consapevole e responsabile.
L'ordinamento votato nella scorsa legislatura coglieva un punto essenziale della crisi del sistema dell'organizzazione giudiziaria e, soprattutto, della carriera dei magistrati, ovvero la tendenza voluta fortemente dalla magistratura associata che si orientava verso la pianificazione della professione e della progressione dei magistrati nel corso della loro carriera. In ordine alle varie leggi varate al riguardo, ieri è stata rievocata la motivazione di questa tendenza alla pianificazione con riferimento a episodi, certamente tragici, del nostro passato relativi al confronto con il terrorismo dilagante, ma la richiesta e la tendenza, anzi, la realizzazione di un sistema, attraverso le leggi Breganze, o «breganzone» o «breganzine» che fossero, per sottrarre il magistrato ad una valutazione progressiva sulla sua capacità professionale, ormai era risultata obsoleta e non condivisa da alcuno. Quindi, emergeva l'esigenza di un nuovo processo di valutazione della qualità del magistrato e della sua progressione nella carriera.Pag. 7
Su questo punto la precedente riforma aveva introdotto un corretto meccanismo di valutazione che, come accennavo ieri, era di «valutazione coperta», nel senso che la sottoposizione dei magistrati a concorsi per esami assicurava la possibilità di una valutazione oggettiva certamente più conforme alla necessità dell'individuazione delle qualità di preparazione e della capacità di svolgere la propria professione da parte dei magistrati. Tale approdo, raggiunto sia pure in modo molto complesso, e che avrebbe potuto anche rappresentare un momento di riflessione collettiva sulla semplificazione del sistema, oggi viene superato da un metodo totalmente diverso e contrapposto. Tale metodo è quello della «valutazione scoperta», caratterizzato dal fatto che si vuole salvare quel sistema di valutazione che consente una discrezionalità che, alla fine - come sappiamo - è guidata da scelte che, piuttosto che riferirsi alla qualità professionale dei magistrati, si fondano sul loro schieramento e sulla loro collocazione politica interna al sistema della magistratura associata. I criteri di valutazione introdotti con il nuovo provvedimento rappresentano...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
NINO MORMINO. Signor Presidente, mi riservo di svolgere ulteriori considerazioni intervenendo sulle altre proposte emendative. Tali criteri, dunque, rappresentano un arretramento estremamente pericoloso e non affidabile, e ne spiegheremo i motivi in seguito.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA. Signor Presidente, intervengo per sostenere gli emendamenti soppressivi dell'articolo 2. Tale articolo, infatti, è il cuore del provvedimento, perché attiene alle valutazioni di professionalità dei magistrati.
Vi è un punto fondamentale di differenza rispetto alla precedente riforma Castelli: prima i magistrati venivano giudicati, nella loro preparazione, attraverso concorsi ed esami anonimi; ora verranno giudicati dal CSM, in modo chiaramente non anonimo, e saranno in balia delle correnti del CSM. Si pensi addirittura che la loro valutazione non potrà riguardare in alcun caso l'attività di interpretazione di norme di diritto né quella di valutazione del fatto e delle prove. Mi chiedo a questo punto come il CSM potrà rendersi conto della correttezza o meno del loro operato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Gelmini. Ne ha facoltà.
MARIASTELLA GELMINI. Signor Presidente, come hanno sottolineato i colleghi che mi hanno preceduta, l'articolo 2 va a novellare alcune disposizioni del decreto attuativo della riforma Castelli, relative alle funzioni, alle progressioni e al trattamento economico dei magistrati. Con l'emendamento in esame chiediamo la soppressione delle norme con cui sono disciplinati questi importanti aspetti dalla proposta Mastella, perché riteniamo l'impostazione assolutamente generica e poco precisa, sia nelle modalità delle verifiche di professionalità sia nei criteri da stabilire e porre alla base delle verifiche stesse.
Quel che è più grave è che viene fortemente affievolito il criterio meritocratico della riforma Castelli, in ordine al conferimento di incarichi superiori. Non sono previsti concorsi per questo genere di avanzamento, ma solo sommarie valutazioni di professionalità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lussana. Ne ha facoltà.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, con l'articolo 2 si scardina uno dei punti particolarmente innovativi della riforma Castelli. L'articolo, infatti, affronta il tema delle funzioni dei magistrati, maPag. 8soprattutto quello della valutazione professionale della carriera dei magistrati.
La riforma Castelli aveva avuto il merito di introdurre finalmente, anche per quanto riguarda gli avanzamenti in carriera dei magistrati, un criterio meritocratico, svincolandoli quindi dal sistema attuale, che invece prevede avanzamenti di carriera legati meramente a scatti di anzianità. Avevamo cercato di farlo ridimensionando, per quanto riguarda la carriera del magistrato, il ruolo del CSM. Con la controriforma Mastella, invece, si denota, in modo particolare con l'articolo 2, tutta l'impostazione autoreferenziale della magistratura ed il ruolo rafforzato del CSM, che è emerso dal fatto che questa riforma non è stata scritta dal Parlamento, ma sotto dittatura e dettatura del «parlamentino» di Palazzo dei Marescialli - lo chiamo parlamentino perché è tale - e soprattutto dell'Associazione nazionale magistrati.
In questo modo, metteremo le valutazioni fondamentali e decisive per quanto riguarda la carriera dei magistrati nelle mani del CSM, che, come abbiamo più volte avuto modo di denunciare in quest'aula, non è un organo libero da un'organizzazione e da una strutturazione su correnti fortemente politicizzate.
In quest'aula, abbiamo sentito tante volte invocare il principio dell'indipendenza della magistratura: magistrati liberi e indipendenti! Adesso non avremo più magistrati liberi ed indipendenti, perché la loro carriera sarà condizionata dalle amicizie nell'ambito di questa o quella corrente. In tal modo, non avremo la possibilità di valutare i magistrati effettivamente per la loro capacità e per la loro laboriosità. È vero che nell'articolo 2 sono stati inseriti alcuni criteri, ma gli stessi non sono stati volutamente oggettivizzati, rimettendo tutto, ancora una volta, nelle mani del CSM. Quindi, avremo una carriera legata strettamente alle decisioni delle correnti ed un sistema in cui, tra l'altro, i controllati sono coloro che andranno poi a votare i magistrati che li rappresenteranno nell'organo di autogoverno della magistratura.
Quindi, chiediamo una riflessione su questo punto, anche se abbiamo visto che il dibattito - signor Presidente, mi rivolgo a lei - anche in quest'aula è completamente assente. In Commissione la relatrice aveva affermato che avremmo rinviato tutto ad un dibattito approfondito in Assemblea, ma, purtroppo, dai banchi della maggioranza assistiamo solamente al silenzio, perché avete fretta, a causa dell'avvicinarsi della data del 31 luglio. Ciò, però, mortifica chi, come noi, sta facendo il proprio lavoro e mortifica la Camera dei deputati: mi premeva ribadirlo, signor Presidente, approfittando della sua presenza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per ribadire che il gruppo di Alleanza Nazionale riserva particolare attenzione all'emendamento in esame, che è fondamentale. Chiediamo quindi, ancora una volta, di far sì che sia tutelata la meritocrazia nella magistratura. Stiamo andando incontro a uno strapotere del Consiglio superiore della magistratura, che conduce a un'autoreferenzialità.
Avevamo iniziato, con la riforma Castelli, un percorso che imponeva i principi della meritocrazia e della correttezza sulla separazione delle funzioni. Ancora una volta, invece, trionfano il correntismo all'interno della magistratura e la politicizzazione: l'abbiamo visto nell'iter al Senato, lo vediamo anche oggi in quest'aula, mortificando il dibattito.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mario Pepe. Ne ha facoltà.
MARIO PEPE. Signor Presidente, d'ora in avanti un magistrato che vuole fare carriera dovrà fare una cosa sola: iscriversi a una corrente importante, saper scegliere la corrente e diventare attivista di tale corrente. Infatti, come i partiti eleggonoPag. 9i deputati e i senatori, le correnti eleggono i loro rappresentanti, perché in effetti nel CSM vi è una contraddizione fra i compiti puramente amministrativi che la Costituzione ad esso impone e la carica di sentimenti e di passioni che sono legati all'elettività di gran parte dei suoi membri. Quindi saranno favoriti non i migliori, ma i più intriganti e quelli che sapranno meglio farsi apprezzare dalla corrente cui sono iscritti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Vitali. Ne ha facoltà.
LUIGI VITALI. Signor Presidente, intervengo per certificare uno stato di grande imbarazzo e di grande disagio, perché siamo consapevoli che, nonostante si possano apportare o richiedere modifiche che, nel merito, possono essere condivisibili e opportune, il testo in esame è approdato già alla Camera dei deputati blindato, quindi senza alcuna possibilità di contribuire a migliorarlo: è una delle situazioni peggiori che vi possa essere, vale a dire l'inutilità di un lavoro che ci ha visti impegnati in Commissione e che ci vedrà impegnati oggi, forse domani, fino a quando il testo non sarà licenziato, soltanto con la forza dei numeri, e non invece con la forza della ragione e dell'opportunità (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale). È un colpo al cuore: dopo aver sparato, con l'articolo 1, un colpo al cervello, oggi, con l'articolo 2, sparate un colpo al cuore della riforma Castelli, con il quale si cancella la meritocrazia e si garantisce carriera veloce per tutti, senza meriti, senza professionalità, senza qualità del servizio alla giustizia dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indico la votazione...
Revoco l'indizione della votazione. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Goisis. Ne ha facoltà, tuttavia da questo momento in avanti non concederò più la parola a chi la chiede dopo che è stata indetta la votazione.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, la ringrazio per avermi concesso la parola. Con la riforma Castelli volevamo introdurre una valutazione, volevamo dare alla magistratura la caratteristica di meritocrazia. Si erano previsti i concorsi, proprio perché vi doveva essere una valutazione esterna.
Oggi invece, purtroppo, con questa riforma non vengono più premiati i capaci e i preparati, ma solo coloro che sono iscritti alle correnti della magistratura associata. Purtroppo la magistratura militante - che ha condizionato la presente riforma - è diventata e sarà la signora e padrona della carriera dei deputati (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)... dei magistrati.
Si favorisce, ancora una volta, l'autoreferenzialità: questa è una situazione inaccettabile. Ovunque si cerca di riportare, come già anche nella scuola, la meritocrazia; qui invece si tradisce questo principio fondamentale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Consolo 2.1 e Mazzoni 2.302, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 449
Votanti 448
Astenuti 1
Maggioranza 225
Hanno votato sì 165
Hanno votato no 283).
Prendo atto che i deputati Affronti e Picano hanno segnalato di aver erroneamente votato a favore mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vitali 2.115, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 447
Maggioranza 224
Hanno votato sì 166
Hanno votato no 281).
Prendo atto che il deputato Grassi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Vitali 2.116.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, l'emendamento Vitali 2.116 rappresenta una prova ulteriore - ne abbiamo date tante - della serietà con cui la Casa delle libertà sta affrontando questo delicato problema. Noi siamo favorevoli a una magistratura che veda avanzare nella carriera i suoi uomini migliori solo grazie al merito e a niente altro.
Purtroppo, però, devo segnalare nuovamente una palese violazione degli articoli 105 e, conseguentemente, 138 della nostra Carta costituzionale. Vorrei segnalare, signor Presidente, alla sua sensibilità di uomo democratico che, allorché i costituenti affidarono al Consiglio superiore della magistratura le promozioni dei magistrati, intendevano che l'organo di autogoverno dei giudici le effettuasse concretamente: come può avvenire ora tutto ciò se non c'è più un magistrato da promuovere, mentre solo l'appartenenza correntizia garantisce degli avanzamenti economici, ai sensi delle cosiddette leggi Breganze e Breganzone, per cui chi vince il concorso in magistratura è equiparato, quanto allo stipendio, al primo presidente della Cassazione senza avere alcun merito?
Molti magistrati ovviamente possiedono tali meriti e per questo credo che loro stessi per primi vogliano che venga riconosciuta la loro professionalità, senza essere costretti ad andare al TAR o a tornare alla Cassazione. Non faccio nomi, ma lei, Presidente, conosce bene i nomi di magistrati che hanno superato tantissimi concorsi e che onorano la magistratura.
Alla luce di tutto ciò, Alleanza Nazionale voterà a favore dell'emendamento Vitali 2.116, così come delle altre proposte emendative, che premiano la professionalità e che riconoscono il giusto rispetto alla magistratura, quella con la emme maiuscola.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vitali 2.116, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 457
Votanti 456
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato sì 177
Hanno votato no 279).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 2.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 451
Maggioranza 226
Hanno votato sì 172
Hanno votato no 279).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pecorella 2.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, chiedo soprattutto ai colleghi, che sono particolarmente attenti e sensibili ai problemi delle garanzie di tutti i cittadini davanti al giudice, di prestare particolare attenzione ai problemi che sono stati posti dall'introduzione delle valutazioni di professionalità.
A queste si collegano l'intera carriera di un magistrato, gli incarichi direttivi e semi-direttivi e l'accesso alla Cassazione. È necessario, allora, che tali criteri abbiano una natura tale da garantire che i veramente meritevoli, non coloro che hanno una posizione particolarmente tutelata, ricoprano gli incarichi dai quali dipende la vita delle persone.
Vorrei invitare i colleghi a compiere queste brevi riflessioni.
Come avviene la valutazione di professionalità? Essa avviene attraverso la raccolta di una serie di documenti e una valutazione, che viene effettuata prima dai consigli giudiziari, poi dal CSM.
È vero o non è vero - chiedo ai colleghi - che nella magistratura vi sono delle correnti di maggioranza e di minoranza? Se questo è vero - ed è così - è inevitabile che le correnti di maggioranza tenderanno a collocare nei posti di responsabilità più importanti i loro aderenti.
Si tratta di un fatto naturale, che accade in ogni luogo in cui si esercita il potere, come avviene anche nella magistratura.
Seconda considerazione: la valutazione di professionalità è effettuata sulla base di capacità, laboriosità, diligenza e impegno. È vero o non è vero che si tratta di criteri elastici, in altre parole, che una sentenza, ritenuta buona da qualcuno, è considerata cattiva da qualcun altro e così via? Allora, se si tratta di criteri elastici, collegandoci al fatto che vi sono correnti di maggioranza e minoranza, a maggior ragione può verificarsi l'effetto di favorire i meno meritevoli, solo perché hanno una posizione di maggiore protezione.
Terza considerazione: la valutazione di professionalità ha un nome e cognome, ovverosia non è anonima come, per esempio, il concorso scritto; si sa chi si sta valutando, quindi è possibile, a maggior ragione, favorire alcuni a danno di altri.
Esprimo due ultime considerazioni. All'interno dei consigli giudiziari vi sono inevitabilmente confronti e conflitti: in altre parole, vi sono coloro che vogliono andare avanti e che si troveranno a giudicare sulla base di criteri elastici i loro colleghi, che saranno valutati subordinatamente al soddisfacimento delle proprie esigenze. Si tratta di un'altra ragione per cui tali valutazione non saranno obiettive e attendibili.
Infine, come è possibile, per i prossimi uno, due o tre anni, duranti i quali non vi sono le valutazioni di professionalità o comunque non si potranno effettuare, perché mancano i giudizi dei consigli giudiziari (i quali devono cominciare a redigerli da questo momento), attribuire le funzioni e gli incarichi direttivi e semidirettivi?
Vi chiedo, dunque, di fare tutte queste valutazioni. Si tratta di una scelta di fondo: è meglio un sistema che premia i meritevoli, impedendo che si favoriscano i meno meritevoli solo perché appartengono ad un'area di «politica giudiziaria», oppure un sistema in cui vi è il rischio che i meno meritevoli, come in questo caso, vadano avanti?
Questa è la scelta: se siete convinti che un sistema non anonimo, basato su criteri discrezionali e sull'appartenenza ad un'area di «politica giudiziaria» sia un buon sistema, votatelo; però, credo che ciascuno di voi - sono tantissimi quelli della maggioranza che hanno il senso del diritto e la coscienza di ciò che va fatto - lo voterà, magari, per disciplina di partito, ma non sarà contento di tale scelta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA. Signor Presidente, intervengo proprio per evidenziare come tali valutazioni di professionalità abbiano perso completamente il requisito della oggettività. Saranno, infatti, valutazioni soggettive del Consiglio superiore della magistratura.Pag. 12
Ciò che è grave è che il legislatore, in questa sede, fissa dei parametri assolutamente generici, che dovranno essere completati non da un provvedimento del Governo, bensì da una delibera del Consiglio superiore della magistratura. Tale Consiglio, quindi, si farà la norma, emetterà i giudizi e sarà assoluto padrone della carriera dei magistrati, non tanto sulla base di valutazioni oggettive, ma soggettive e correntizie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mazzoni. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, avevamo presentato un emendamento interamente soppressivo dell'articolo in esame, che, come tutti gli altri emendamenti da noi presentati, è stato respinto dall'Assemblea.
Quindi, ci agganciamo all'emendamento presentato dai colleghi di Forza Italia perché riteniamo che una soppressione parziale dell'articolo possa essere utile alla migliore funzionalità del sistema giustizia.
In particolare, ritengo importante portare l'attenzione dell'Assemblea sul comma 2 dell'articolo 2, che è il cuore dell'emendamento Pecorella 2.7; perlomeno, esso rappresenta l'interesse principale del Governo in risposta alle indicazioni che ha ricevuto dai soggetti interessati, perché riguarda la progressione di carriera e i relativi criteri di valutazione.
Il comma 1, relativo all'organizzazione funzionale della magistratura, era in effetti una riscrittura più estetica che sostanziale, al di là di alcune cadute, come quella relativa, ad esempio, all'organizzazione della procura antimafia e di altre strutture particolari, alcune delle quali siamo riusciti ad aggiustare al Senato: mi riferisco, in particolare, alla disposizione relativa alla magistratura di sorveglianza, le cui funzioni erano state riorganizzate malamente dall'ipotesi governativa. Però, al comma 1 abbiamo, come ho già detto, una riscrittura più estetica che sostanziale della riforma che abbiamo approvato nella precedente legislatura.
Con il comma 2, invece, si riscrive completamente e sostanzialmente l'articolo 11 del decreto legislativo n. 160 del 2006 e si interviene sui criteri che portano a determinare lo sviluppo di carriera dei magistrati. Vorrei rappresentare le preoccupazioni che ci hanno mosso in Commissione ad argomentare e a tentare, attraverso gli emendamenti, di modificare il testo proposto e rinnovarle anche in aula.
Infatti, con questa nuova disciplina si introduce, in primo luogo, una verifica professionale automatica, che deve essere effettuata ogni quattro anni. Andiamo, perciò, incontro ad un procedimento routinario, standardizzato, una specie di verifica industrializzata della professionalità dei magistrati, alla quale il Governo presta così poca attenzione da non avere neanche in questo momento, nonostante le nostre sollecitazioni, il quadro quantitativo del carico di lavoro che verrà assegnato e da quando partirà, in relazione all'organico complessivo della magistratura, la notevole mole di lavoro affidata ai verificatori.
Questa verifica di professionalità, peraltro, viene ancorata a criteri generici e a parametri che verranno individuati dal CSM. Sono date indicazioni, come laboriosità o diligenza, molto generiche, approssimative e fumose. Non vi sono indicatori che consentano quella oggettività alla quale, invece, il Governo dice di fare riferimento.
Tali valutazioni - questo è il nodo centrale - sono chiaramente sottratte a soggetti terzi rispetto al corpo della magistratura e non passano più attraverso una verifica concorsuale della competenza reale, della professionalità, dell'acquisizione di una conoscenza attraverso una pratica obbligatoria dell'aggiornamento professionale, che a mio avviso questa categoria dovrebbe svolgere più di altre. Quindi - lo ripeto - si tratta di una valutazione, che è basata su criteri generici ed effettuata in massa: possiamo quindi immaginare cosa produrrà.
Dopodiché, c'è l'indicazione del passaggio di competenze, l'ipotesi di passaggio diPag. 13funzioni da requirente a giudicante che il Governo ha deciso di prevedere ogni quattro anni.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Mazzoni.
ERMINIA MAZZONI. Dunque, concludo rapidamente. È sicuramente un inganno, perché non si fa altro che confermare lo status quo: in una carriera non si può immaginare un passaggio dopo un periodo superiore ai quattro anni. Si può dire che il passaggio dalla funzione requirente a quella giudicante è immediato.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Mazzoni.
ERMINIA MAZZONI. Altre due considerazioni, signor Presidente.
PRESIDENTE. Non è possibile, deve concludere, onorevole Mazzoni.
ERMINIA MAZZONI. Interverrò sugli emendamenti successivi. Il nostro voto è a favore dell'emendamento Pecorella 2.7, soppressivo del comma 2.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Gelmini. Ne ha facoltà.
MARIASTELLA GELMINI. Signor Presidente, la richiesta di soppressione del comma 2 risulta essere profondamente motivata non solo dalla genericità dei criteri che informano la valutazione della professionalità, ma anche dal dovere di garantire il buon funzionamento della giustizia, non solo per quanto riguarda la formazione permanente, ma anche la continuità nella valutazione della professionalità.
Non si comprende perché, al raggiungimento della settima valutazione di professionalità, il magistrato non sia più tenuto a dare conto dello standard di professionalità. Entrando nel merito della valutazione ...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MARIASTELLA GELMINI. ...condividiamo il fatto che non debba essere presa in considerazione l'attività di interpretazione di norme di diritto, come anche la valutazione del fatto e delle prove, ma riteniamo che debba essere fatto salvo l'errore grave e palesemente inescusabile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, l'emendamento Pecorella 2.7, soppressivo del secondo comma dell'articolo 2, tocca un tema particolarmente caro ad Alleanza Nazionale, cioè quello di riconoscere, premiare, stimolare e rendere fisiologica - per il tempo da qui a venire - la meritocrazia.
Pongo una domanda ai molti colleghi, che forse si sono occupati poco di giustizia: vi rendete conto di quello che accade, a volte, nelle aule dei tribunali e al Consiglio superiore della magistratura? Un grande studioso di ordinamento giudiziario, riconosciuto come uno dei massimi esperti, il professor Giuseppe di Federico, già membro del Consiglio superiore della magistratura, riporta alle cronache un esempio che desidero sottoporre all'Assemblea: un pubblico ministero aveva dimenticato di ordinare la scarcerazione di un extracomunitario in detenzione preventiva e il malcapitato - è il caso di dirlo - è rimasto ingiustamente in carcere per oltre 15 mesi! Stendiamo un velo pietoso sull'episodio. Il pubblico ministero in questione aveva ricevuto dal Consiglio superiore della magistratura l'ammonimento.
Veniamo al dunque. Il 18 febbraio 2004 il Consiglio superiore della magistratura ha deciso di promuovere quel magistrato. A chi faceva presente che egli denotasse mancanza di professionalità e diligenza, è stato risposto che il pubblico ministero in questione era sì caduto in quella dimenticanza, ma solo una volta e che, quindi, mancava l'abitualità nel suo comportamento palesemente ingiusto e scorretto.Pag. 14
Chi restituirà all'extracomunitario che è stato quindici mesi in carcere il periodo di detenzione ingiustamente patito? Chi restituirà la credibilità perduta ai magistrati? Per fortuna, i magistrati come questo sono pochi, perché la maggior parte di essi compie il proprio dovere in silenzio e non ha bisogno di ricorrere ad iscrizioni all'associazione di categoria per fare carriera.
Chiedo una spiegazione al rappresentante del Governo - che, lo comprendo, abbassa lo sguardo, reputando incredibili episodi come questi - visto che, in questo caso, egli è anche un magistrato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 2.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 462
Maggioranza 232
Hanno votato sì 187
Hanno votato no 275).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pecorella 2.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vitali. Ne ha facoltà.
LUIGI VITALI. Signor Presidente, con l'emendamento Pecorella 2.8 ricorriamo alla tecnica della riduzione del danno; abbiamo poc'anzi tentato di ottenere la soppressione del comma 2 dell'articolo 2, perché non ci sembrava adeguato a garantire una professionalità permanente, che dev'essere valutata sicuramente dal Consiglio superiore della magistratura secondo i criteri che, anche con questa controriforma, sono stati dati, ma che dev'essere accertata nell'interesse della collettività, dei cittadini e di coloro i quali si rivolgono al sistema giustizia.
L'emendamento soppressivo non è stata approvato, quindi facciamo una proposta di mediazione. Perché il magistrato che, normalmente, ha una vita professionale di quarant'anni, deve essere sottoposto a delle pseudo-valutazioni di professionalità per soli ventotto anni? Infatti, quelle che sono state stabilite con questa controriforma, sia chiaro per tutti, non sono pratiche di accertamento di professionalità, ma pseudo-percorsi di accertamento della professionalità. Ebbene, perché, ripeto, deve essere sottoposto a queste valutazioni per ventotto anni - sono sette complessivamente, una ogni quadriennio sette per quattro fa ventotto - mentre deve passare gli altri dodici anni nell'esercizio delle proprie funzioni senza che alcuno accerti se permangano i requisiti di professionalità, di aggiornamento e di capacità necessari per una funzione così alta e così importante?
Onorevoli colleghi, nelle libere professioni non esiste la professionalizzazione obbligatoria, ma il professionista, se vuole stare sul mercato, si deve aggiornare, qualificare e impegnare; è il mercato, quindi, che seleziona i professionisti migliori. In tal caso, siamo in un settore - quello della giurisdizione - nell'ambito del quale a maggior ragione è necessario garantire che il magistrato che esercita questa alta funzione mantenga le capacità professionali e le attitudini richieste.
Pertanto, con l'emendamento in esame, oltre alle sette valutazioni effettuate ogni quattro anni - che, ripeto, sono pseudo-valutazioni, perché non c'è un concorso, né un esame, né un colloquio, né un approfondimento, ma si tratta per intero di una valutazione cartacea che, come è già stato osservato in quest'Assemblea, verrà effettuata a seconda dell'appartenenza a questa o quella corrente, o a seconda della preminenza di questa o quella corrente - noi vogliamo introdurne altre successive, ogni sei anni, sino alla fine della carriera.
Ciò non è offensivo per nessuno, così come non è offensivo sottoporre i magistrati al test psico-attitudinale: a tale genere di prova, infatti, ormai non si sottopongonoPag. 15più soltanto quanti vogliono aderire alla vita militare in quanto anche nell'impiego privato le aziende sottopongono i loro dipendenti a tali test; quindi, non è una circostanza umiliante, o che delegittima, quella di sottoporsi ad un accertamento della permanenza delle qualità professionali e tecniche necessarie a garantire quel servizio giustizia, che è fondamentale nel nostro Paese.
Anche in questo caso pensavamo di trovare nell'ANM un'interlocutrice autorevole e concorde su questa sponda; evidentemente, quando si passa dalle parole ai fatti, si entra anche in contraddizione. Noi, nella scorsa legislatura, abbiamo avuto molti incontri con l'ANM anche attraverso lo svolgimento di audizioni e sembrava che su tale principio - accertare la permanenza dei requisiti professionali del magistrato - si fosse tutti d'accordo, ma evidentemente così non era. Se è vero (come è vero) che questa controriforma è stata scritta sotto dettatura dell'ANM, allora vuol dire che si parla in una maniera e ci si comporta in un'altra.
Pertanto, vi chiediamo di riflettere sull'emendamento Pecorella 2.8, sul quale esprimeremo con convinzione un voto favorevole, non certamente nell'interesse nostro o di una parte politica, ma soprattutto della magistratura, che ha bisogno, specie in questo momento, di credibilità e autorevolezza. Non è sfuggendo da questi controlli e da queste qualifiche, che si legittima un organo giurisdizionale e si dà fiducia e credibilità al Paese. Pertanto, invitiamo caldamente i tanti colleghi liberi ed indipendenti, che siedono in tutti i banchi di questo Parlamento, a riflettere su ciò che si sta facendo, perché queste non sono riforme...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
LUIGI VITALI. ...che si possono cambiare ogni quindici giorni o ogni quindici mesi; al contrario, esse sono destinate a lasciare un segno indelebile nella nostra storia per la modernizzazione del Paese. Tutto si sta modernizzando, tutto sta migliorando...
PRESIDENTE. Deve concludere, per favore.
LUIGI VITALI. Concludo, signor Presidente. Non si capisce perché la magistratura deve ancora godere di privilegi, che non appartengono più a nessun tipo di categoria. Pertanto, vi invitiamo a votare a favore dell'emendamento Pecorella 2.8 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Vietti. Ne ha facoltà.
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, il comma 2, che si sta cercando di emendare, dell'articolo 2 del disegno di legge in discussione contiene una previsione a dir poco stravagante, sulla quale mi permetto di attirare l'attenzione dei colleghi. Infatti, prevede che «in nessun caso» possa essere oggetto di valutazione periodica l'attività del magistrato che riguardi l'interpretazione delle norme di diritto, i fatti di causa e le prove.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 11,05)
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Capirei se tale previsione fosse riferita al giudizio disciplinare, ma quest'ultima fa riferimento a valutazioni di professionalità. Pertanto, mi domando cosa rimanga come oggetto di valutazione, se si prevede che l'attività di interpretazione delle norme, i fatti di causa e le prove non possano essere valutati periodicamente.
Se non si consente di valutare l'attività interpretativa delle leggi svolta da parte del magistrato si permette, implicitamente, che lo stesso magistrato possa tranquillamente interpretare la legge secondo un significato diverso da quello corretto senza che alcuno intervenga, non dico disciplinarmente, bensì al fine della valutazione della sua professionalità.
Per di più, se addirittura si afferma che non si può considerare l'attività con cui ilPag. 16magistrato valuta i fatti e le prove, mi domando a cosa mai dovrebbero riferirsi la capacità, la laboriosità, la diligenza e l'impegno cui fa ampio riferimento il comma 2 quali parametri per la valutazione e cosa rimanga da valutare.
Il magistrato nullafacente potrà continuare a scrivere nelle proprie sentenze tutti gli strafalcioni possibili, senza incorrere in alcun pregiudizio, neanche sotto il profilo disciplinare, perché non vedo come una fattispecie considerata dalla legge irrilevante ai fini della valutazione della diligenza possa poi essere invocata in sede disciplinare per contestare al magistrato la mancanza di tale diligenza. Infatti, è evidente che, se tale fattispecie non costituisce un elemento di valutazione della diligenza, non potrà neppure essere invocata come carenza di diligenza.
Fermo restando il fatto che ci rendiamo tutti conto che stiamo parlando al vento, ritengo che la contraddizione profonda e il rischio implosivo contenuti in tale previsione dovrebbero almeno essere tenuti presenti, con consapevolezza, da parte di chi sta votando.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA. Signor Presidente, vorrei semplicemente rimarcare come l'atteggiamento della maggioranza di questa mattina sia disarmante, in quanto non vi è ancora stato neanche un intervento teso a confutare le tesi evidenziate dall'opposizione. Non un intervento! Il relatore e il Governo si sono dichiarati contrari a tutti gli emendamenti in discussione. Ci piacerebbe anche sentire le vostre valutazioni, le vostre analisi, le vostre posizioni. Siete chiusi ad ogni dibattito, ad ogni discussione, ad ogni dialettica politica (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianco. Ne ha facoltà.
GERARDO BIANCO. Signor Presidente, confesso che devo sempre più manifestare un crescente imbarazzo nel votare contro l'approvazione di emendamenti, che a mio avviso sono assolutamente ragionevoli.
Ciò dimostra le condizioni negative nelle quali si sta approvando un disegno di legge che, pure, dovrebbe essere di grande rilievo e importanza. Come è noto, la ragione risiede nelle condizioni di urgenza dell'approvazione di tale provvedimento.
Ma una maggioranza non può essere sequestrata, neppure da una categoria che indubbiamente riveste nel nostro Paese un rilevante ruolo, ma che non può rappresentare la «spada di Damocle» sulla libera coscienza di un Parlamento nel decidere secondo convincimenti diffusi e secondo anche orientamenti che siano giusti.
Temo che dovendo corrispondere alle pressioni esercitate, quando questa legge non funzionerà, l'accusa ricadrà sul Parlamento, perché è accaduto già in altre occasioni. Sicché, noi saremo responsabili di un malfunzionamento che altri hanno determinato, ma che noi siamo costretti a subire in nome di una indipendenza e di un'autonomia - che peraltro questa legge non garantisce - che vanno indubbiamente affrontate in altre sedi e rispettando pienamente quelli che dovrebbero essere i corretti rapporti tra le istituzioni e tra le autorità ed i poteri.
Una realtà che purtroppo in questo momento - come ha detto peraltro il presidente della Commissione - è impedita dal fatto che ci troviamo in condizioni di non poter legiferare in termini liberi ed autonomi perché c'è un'urgenza che deve essere rispettata.
Ho già dichiarato ieri che mi adeguo agli indirizzi che il gruppo ha dato: mi adeguo per disciplina di gruppo, non di partito, perché non appartengo più, ormai, a nessun partito; però, mi trovo a dover obbedire agli indirizzi di gruppo e lo faccio - lo dico con molta franchezza - con grande sofferenza (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania e La Rosa nel Pugno).
LUIGI SCOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUIGI SCOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, mi sembra strano come ad un acuto giurista qual è l'onorevole Vietti sia sfuggita la differenza tra l'astratto e il concreto.
La valutazione che compie il Consiglio superiore della magistratura sulla base di tutti gli elementi che vengono forniti dai consigli giudiziari e anche dai consigli dell'ordine riguarda il percorso in astratto della vita del magistrato nel quadriennio.
La formula che si riferisce all'interpretazione e alla valutazione del fatto e delle prove - sottolineo la parola «fatto» - significa che il Consiglio superiore della magistratura non può, imbattendosi nella lettura di una sentenza, affermare che quel fatto doveva essere valutato differentemente e che quel caso richiedeva una interpretazione diversa. Deve esaminare in generale la tecnica di argomentazione e documentazione che il magistrato possiede, la sua capacità di interpretare le norme, ma non può per il singolo specifico episodio giudiziario entrare nel merito della decisione del magistrato, che dipende esclusivamente dalla sua autonomia.
Ovviamente, qualora leggendo una sentenza, risulti che essa abbia caratteri di abnormità ben può fare rapporto al titolare dell'azione disciplinare per quanto di conseguenza, ma, ripeto, quella formula vuole impedire al Consiglio superiore della magistratura di entrare nel merito della decisione in relazione alle singole fattispecie concrete prese in considerazione proprio perché ciò si riferirebbe alla valutazione del fatto e delle prove.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, diamo atto al collega Bianco della sua onestà, non soltanto culturale, ma anche politica, che non fa altro che ribadire quanto abbiamo purtroppo inutilmente affermato in Commissione e stiamo, come gruppo di Alleanza Nazionale, riconfermando e ribadendo anche in aula.
Le argomentazioni del rappresentante del Governo, però, non ci convincono del tutto, in primo luogo perché la questione che egli ha posto è una questione interpretativa. Credo che nessuno in quest'Assemblea abbia intenzione di mettere sotto processo il comportamento del magistrato in relazione al caso concreto, perché ciò sarebbe improponibile sulla scorta del dettato costituzionale.
Che però le valutazioni del comportamento del magistrato sulla base della conduzione dei processi e della gestione degli affari non possano avere alcun rilievo, mi sembra, anche sotto questo profilo, abbastanza singolare.
Faccio un esempio che spero servirà a rendere più chiaro il mio pensiero. Esistono nel nostro ordinamento e nella nostra procedura - mi riferisco a quella civile - dei rimedi nel caso in cui la valutazione del fatto sia espressamente erronea. Mi riferisco, tanto per essere chiaro, al rimedio della revocazione di alcune decisioni.
Ritengo che quando più decisioni emesse da un magistrato nel corso della carriera siano state impugnate con il rimedio della revocazione e completamente annullate o riformate, possa compiersi una valutazione anche in relazione a come questo magistrato si comporta. Mi permetta, signor rappresentante del Governo, di ricordare, solo per semplicità, l'esempio fatto dal collega Consolo in relazione al magistrato che - diciamo così - per una dimenticanza ha sostanzialmente lasciato in carcere una persona per quindici mesi. Lei crede che l'ammonimento che è stato dato in relazione a quel caso sia sufficiente ad evitare che magari qualche altro disgraziato finisca nelle maglie di un magistrato quanto meno distratto? Quel caso può essere valutato e ha un rilievo ai fini della competenza e della professionalità oppure no?
Questa è la questione che viene sollevata dagli emendamenti in esame e se perPag. 18caso il rappresentante del Governo li ritiene mal formulati, avrebbe potuto tranquillamente suggerire lui come e in che termini riteneva che questo intervento potesse essere fatto più correttamente o in maniera più opportuna.
La verità è che, ancora una volta, si denota, proprio da questo passaggio, quale sia la presa di posizione del Governo e quale sia la presa di posizione di parte e non - grazie a Dio - dell'intera maggioranza, perché, ancora una volta, c'è qualcuno che, anche di fronte a queste responsabilità, ritiene di avere il dovere morale e politico, quanto meno, di dirlo apertamente (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, quanto al merito dell'intervento del sottosegretario Scotti, mi sembra che egli lapidariamente segnali la funzione del CSM: il Consiglio superiore della magistratura è a difesa solo dell'autonomia dei magistrati, non è a difesa delle garanzie dei cittadini. Al Consiglio superiore della magistratura non interessano le garanzie dei cittadini!
Ma io chiedo una cosa a un Parlamento forse distratto per il caldo o per la pausa estiva che sta arrivando: non lasciamo cadere nel vuoto il richiamo dell'onorevole Bianco. Il presidente Bianco ha chiesto un sussulto di dignità, ha parlato di un Parlamento e di una maggioranza sotto ricatto. Colleghi, o avete il coraggio di difendere quello che state facendo o il presidente Bianco ha drammaticamente ragione e stiamo scrivendo un'altra pagina atroce del rapporto tra politica e magistratura. Questo Parlamento, per l'ennesima volta, si arrende, senza lottare, alle pretese, alle intimidazioni e ai ricatti di una corporazione di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vietti. Ne ha facoltà.
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, ringrazio il presidente Scotti per l'amabilità con cui ha voluto replicare al mio intervento e anche per l'attestazione di stima, che lui sa che ricambio. Tuttavia, pur non sfuggendomi la distinzione tra la valutazione in astratto e quella in concreto, mi permetto di insistere sul fatto che la norma che verrebbe recata dal nuovo articolo 11, comma 2, del decreto legislativo n. 160 del 2006 come modificato dal disegno di legge in esame in realtà non dice quanto è stato sostenuto dal sottosegretario, perché la disposizione stabilisce che la valutazione di professionalità non può riguardare «in nessun caso» - in nessun caso! - l'attività di interpretazione delle norme, né quella di valutazione del fatto e delle prove.
Mi chiedo: a che cosa vale dire che devo valutare la professionalità avendo riguardo a capacità, laboriosità, diligenza e impegno del magistrato, quando escludo l'attività del magistrato tout court?
Perché, che cosa fa il magistrato? Interpreta le norme, valuta i fatti e le prove. Se io scrivo che nella valutazione della sua professionalità devo indagare una serie di attribuzioni (queste sì astratte) come capacità, laboriosità, diligenza ed impegno, ma poi sottraggo dall'oggetto a cui queste qualità si devono applicare l'interpretazione della legge e la valutazione delle norme e del fatto, mi chiedo che cosa resta.
Capisco la preoccupazione, che il presidente Scotti richiamava, che è però secondo me tutta attinente al versante disciplinare, per cui il Consiglio, l'organo di autogoverno, non deve entrare nel merito delle decisioni del magistrato, e ciò è pacifico; stiamo però introducendo parametri di valutazione della professionalità e dell'efficienza, e se sottraggo dall'oggetto di tale valutazione il modo di interpretare la legge e di valutare i fatti e le prove, francamente mi chiedo che cosa resta da valutare.
Temo che questa sia in realtà una sorta di clausola di salvaguardia attraverso cui si vuol consentire al Consiglio superiore di proseguire con quelle valutazioni stereotipatePag. 19che da tanti anni conosciamo, per le quali tutti i magistrati sono diligenti, capaci, laboriosi e impegnati (normalmente si aggiunge, come il presidente Scotti sa, anche di buone maniere, tanto che, quando non si trova tale riferimento, ci si comincia a preoccupare di che cosa questo magistrato ha fatto nella sua storia); di fatto, però temo che si voglia svuotare la valutazione di professionalità dai riferimenti concreti alla operatività del magistrato stesso [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
GAETANO PECORELLA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei valori. La pregherei di dirci qual è l'emendamento in votazione.
PRESIDENTE. L'emendamento Pecorella 2.8.
GAETANO PECORELLA. Quindi è quello relativo alle valutazioni ogni sei anni?
PRESIDENTE. Ogni sei anni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buemi. Ne ha facoltà.
ENRICO BUEMI. Signor Presidente, bisogna essere d'accordo con il collega Bianco per le ragioni esposte e anche per il dato di fatto dei tempi con cui affrontiamo la discussione e approviamo il provvedimento in esame. Però inviterei i colleghi del centrodestra quanto meno a fare un po' di mea culpa, perché abbiamo vissuto una stagione non troppo lontana in cui questo blocco, questa chiusura è stata registrata ampiamente.
Ricordo di essere intervenuto nel corso della XIV legislatura, facendo presente ai colleghi che non era giusto che si rinunciasse a quella dialettica parlamentare indispensabile, in particolare su provvedimenti di questa portata. Quindi, pur registrando ed esplicitando il malessere che il collega Bianco ed altri colleghi, seppure in sede non ufficiale, manifestano (ma il gruppo della Rosa nel Pugno l'ha manifestato apertamente anche con la sua posizione durante i voti), inviterei nuovamente a una riflessione più autocritica i colleghi del centrodestra perché dovremo essere capaci di avviare una stagione diversa, ricordandoci dei nostri comportamenti quando eravamo all'opposizione - questo vale per me e per i miei colleghi del centrosinistra - ma vorrei che essi si ricordassero anche quando erano maggioranza e al Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, riprendendo le parole del collega onorevole Bianco e quelle dell'onorevole Buemi, credo che sia sterile fare una discussione su quello che è successo nella precedente legislatura: io, ad esempio, non c'ero. Credo che dai banchi della maggioranza si debba levare qualche voce, non solo quella isolata dei colleghi della Rosa nel Pugno (non so quale sarà il vostro voto finale), ma anche quella di parlamentari di ispirazione liberale che si opponga a questo scempio, a questa restaurazione. Non siamo alla divisione dei poteri ma all'occupazione del potere politico e legislativo da parte della magistratura.
Possibile che non vi sia un deputato di ispirazione liberale che difenda il principio della separazione delle carriere, anche nella forma parziale della riforma Castelli? Assistiamo ad una maggioranza vittima del pregiudizio della sinistra massimalista e del sindacato sulle pensioni e...
PRESIDENTE. Onorevole Della Vedova, deve concludere.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. ...vittima del corporativismo della magistratura in Italia. Chiedo che una voce liberale siPag. 20levi dai banchi della maggioranza a difendere il principio della separazione delle carriere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, desidero ricordare al collega Della Vedova che è stata presentata, in Commissione affari costituzionali, una proposta di legge costituzionale a firma Pecorella e mia per introdurre nella Costituzione il principio della separazione delle carriere.
Ciò vuol dire che noi non abbiamo rinunciato alla nostra battaglia politica, come non abbiamo rinunciato alla nostra battaglia di avvocati negli anni. Riteniamo che il principio della separazione delle carriere sia, ormai, un principio universale e che in questo Paese avere addirittura depotenziato la riforma Castelli - che separava soltanto le funzioni in modo, a nostro avviso, ottimale - significa aver compiuto un passo indietro formidabile. Ma noi garantiamo a tutti che questa battaglia non verrà abbandonata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mazzoni. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, vorrei riportare l'attenzione dell'Assemblea sull'emendamento Pecorella 2.8 che stiamo discutendo, riservandomi un intervento sulla questione molto interessante posta dai vari colleghi intervenuti ed anche dal Governo nel momento in cui si esaminerà il relativo emendamento ed il punto del comma che abbiamo in discussione.
Sullo specifico emendamento al nostro esame, che prevede di introdurre un periodo di sei anni sulla verifica di professionalità, a partire dalla settima verifica di professionalità, preannunzio, a nome del gruppo dell'UDC, il voto favorevole, pur comprendendo che si tratta di un intervento emendativo di recupero rispetto alla questione vera da noi posta con i precedenti emendamenti, che riguarda l'ingorgo che si determinerà nel momento in cui si imporranno tali verifiche quadriennali, periodiche ed automatiche, così come è previsto nel testo del disegno di legge in discussione.
Desidero comunque annotare che il dibattito precedente ha consentito, finalmente, una minima interlocuzione con il Governo, che ringrazio e che - devo dire - solo in questa occasione e, forse, in un'altra ieri, ha in minima parte dato riscontro all'appello lanciato dal Ministro Mastella di aprirsi al confronto e di sviluppare un dialogo democratico in Assemblea. Spero che ciò accada anche per i successivi emendamenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gardini. Ne ha facoltà.
ELISABETTA GARDINI. Signor Presidente, come sapete sono alla prima legislatura e penso, in questo senso, di essere vicina alla sensibilità di chi guarda in questi giorni all'Assemblea con grande sconcerto. Noi leggiamo, cari colleghi, giornali pieni di polemiche, e assistiamo alla pubblicazione di intercettazioni e di posizioni, anche della magistratura, difficilmente comprensibili da parte del cittadino, al quale credo appaiano, se non altro, ambigue, poco chiare o non chiare affatto.
Quando un collega di esperienza, come l'onorevole Bianco, lancia un vero e proprio grido di dolore, direi un allarme, parlando di sofferenza, di una maggioranza sequestrata e di impossibilità di legiferare in modo libero ed autonomo, mi unisco a questo grido di dolore, perché vedo un Parlamento che si affretta ad arrendersi.
L'appello che rivolgiamo ai colleghi della maggioranza è, allora, proprio quello di avere uno scatto, un sussulto di dignità e pensare di recuperare la libertà e l'autonomia del Parlamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 21
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 2.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 449
Maggioranza 225
Hanno votato sì 174
Hanno votato no 275).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lussana 2.9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Lussana, Lussana, Lussana mon amour...
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, abbiamo anche i coretti di qualche collega spiritoso. Invece di fare dei coretti potrebbe magari intervenire nel merito del provvedimento. Lo apprezzeremmo di più.
È chiaro che con l'emendamento in esame proviamo ad intervenire, però è difficile sperare in un ravvedimento operoso da parte della maggioranza e in uno scatto di orgoglio e di dignità, che ridia al Parlamento la sua prerogativa principale, cioè fare le leggi senza interferenze provenienti dall'esterno. Però vediamo che, purtroppo, sia nel dibattito di ieri, sia in quello di stamattina, alla fine avete deciso di andare avanti. Occorre rispettare la scadenza del 31 luglio, gli accordi sono stati presi non in aula, con un dialogo anche serrato con l'opposizione, ma in altre sedi.
Con l'emendamento in discussione vogliamo riportare l'attenzione sul tema della valutazione professionale dei magistrati che, come è stato ricordato in precedenza, presenta dei vizi e degli elementi di rischio con il testo del Ministro Mastella. Che cosa si dispone con il «testo Mastella»? Si introduce, è stato detto, il sistema delle verifiche professionali ogni quattro anni. Sono sette in tutta la carriera dei magistrati e sono incentrate su parametri costituiti dalla capacità, laboriosità, diligenza e dall'impegno del magistrato, parametri che non sono volutamente resi oggettivi, ma anche in tale circostanza essi vengono rinviati. Sono effettivamente indicati, ma poi sarà compito del CSM, anche in questo caso, definirli nel dettaglio.
Al termine del quadriennio il consiglio giudiziario formulerà un parere motivato, da trasmettere al CSM, competente per la valutazione di professionalità. Tale valutazione si concluderà con un giudizio che può essere positivo, non positivo o negativo. Vorrei ricordare che con il doppio giudizio negativo si arriverà, addirittura, alla dispensa dal servizio del magistrato.
Pertanto, noi vogliamo ribadire i rischi che vi sono attraverso l'introduzione di tale sistema, che evidenzia tutta l'autoreferenzialità della carriera dei magistrati (dall'accesso, agli avanzamenti e alla valutazione professionale) che è posta in mano al CSM. Tale circostanza, abbiamo detto, creerà un vizio enorme perché i magistrati, purtroppo, saranno schiavi delle correnti che regolano il Consiglio superiore della magistratura. Il CSM e le correnti la faranno da padrone sulla valutazione professionale e sulla carriera dei magistrati.
Noi ci proponiamo di correggere tale anomalia affidando la valutazione di professionalità ad una commissione, composta da quattro magistrati in servizio con almeno 20 anni di servizio effettivo nella funzione, da un magistrato a riposo da non più di due anni e da due professori universitari di prima fascia in materie giuridiche, nominati dal Consiglio superiore della magistratura. Tale commissione dovrebbe procedere alla valutazione di professionalità assumendo le informazioni disponibili presso il Consiglio superiore della magistratura riguardo al singolo magistrato e sulla base di una specifica relazione del consiglio giudiziario, inviata entro 60 giorni dalla richiesta.Pag. 22
Si tratta di un modo che reintroduce un elemento di valutazione esterna e pone rimedio alla viziosità del sistema che invece voi volutamente avete ripristinato, rafforzando in maniera indebita che mina profondamente la libertà del singolo magistrato, il ruolo del CSM.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mormino. Ne ha facoltà.
NINO MORMINO. Signor Presidente, desideravo tornare per un momento su tale argomento, perché il tema che affronta l'emendamento in esame è la rielaborazione complessiva del comma 2, capoverso, comma 2 dell'articolo 2, sulla questione della valutazione di professionalità, su cui abbiamo discusso lungamente in Commissione e lo ricorderà anche lei, signor Presidente, che era presente ai lavori della Commissione su tale punto.
Abbiamo già sottolineato come il sottrarre alla valutazione di professionalità l'aspetto relativo alla correttezza dell'applicazione dei principi di diritto e dei principi sulla valutazione della prova significhi eludere, in maniera sostanziale, il punto centrale della qualificazione professionale del magistrato. Altrimenti, nessuno di noi si potrebbe arrogare il diritto di intervenire, in termini critici, su alcuni comportamenti che i magistrati adottano interpretando in maniera distorta le regole di diritto che presiedono anche al loro comportamento.
Devo anche richiamare, a questo punto, dal momento che è presente il Ministro, ciò che sta avvenendo oggi rispetto ad un'iniziativa assunta da un magistrato di Milano il quale ha ritenuto, interpretando le norme di diritto in termini assolutamente impropri, di attribuirsi capacità che, invece, la legge non gli conferisce.
Come si potrà, se passasse una simile limitata valutazione e l'esclusione di questo aspetto nella valutazione della professionalità, intervenire per censurare i comportamenti e l'attività professionale del magistrato che distorce le norme fondamentali del diritto o l'applicazione dei metodi consueti nella valutazione della prova?
Credo che, introducendo tale esclusione, apriamo il varco ad un'arbitrarietà irresponsabile da parte del magistrato. Nel prossimo emendamento proposto dalla collega Lussana, vedremo che, addirittura, non è neppure prevista la possibile responsabilità del magistrato per colpa grave, che colpisce tutti i professionisti in questo Paese, l'ingegnere, il medico. Chi svolge un'attività professionale è chiamato a rispondere, addirittura penalmente, nel caso in cui, nel suo comportamento, sia individuabile un aspetto di colpa, addirittura non tanto grave.
Il magistrato, invece, deve essere ritenuto esente da una responsabilità o da una valutazione addirittura negativa sulla sua professionalità quando distorce, in maniera palese, chiara ed evidente, il senso della norma giuridica che deve applicare o il criterio ordinario, regolare e concreto della valutazione della prova che deve adottare. A me pare che si tratti di un'aberrazione, che consegniamo, assieme alle altre critiche, alle nostre osservazioni fondamentali sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 11,35)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, desidero salutare il Ministro Mastella, ringraziandolo per essere ancora fra noi (Commenti del Ministro Mastella - Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea - Si ride). Signor Ministro, comunque, anche l'augurio più generale deve essere valutato in termini positivi.
Ministro, vorrei dirle questo: cerchiamo, in queste ore, di rinviare il provvedimento in Commissione e di portare in Consiglio dei Ministri oggi il decreto-leggePag. 23di proroga, rispetto al 31 luglio, per poter avere la possibilità di discutere le buone argomentazioni...
PRESIDENTE. Deputato Boscetto, concluda.
GABRIELE BOSCETTO. ...che noi abbiamo evidenziato. Questo viene suggerito dal presidente Bianco, un uomo illustre. Bisogna far sì che la Camera non venga spogliata...
PRESIDENTE. Deputato Boscetto, deve concludere.
GABRIELE BOSCETTO. ...della possibilità di intervenire su un provvedimento così importante (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA. Signor Presidente, approfitto anch'io della presenza del Ministro per evidenziare, nell'emendamento dell'onorevole Lussana in esame, un passaggio molto importante che sarà poi ripreso nei successivi emendamenti.
Ai fini della valutazione di professionalità, l'emendamento introduce un aspetto molto importante, cioè che vengano valutate le spese di giustizia sostenute in relazione alle attività processuali disposte o svolte dal magistrato. Ciò significa che sarà utile, ed anche valutabile ai fini della professionalità del magistrato, vedere come abbia speso i soldi e se siano state disposte intercettazioni telefoniche. Porto l'esempio di Potenza, che mi pare abbia una competenza territoriale...
PRESIDENTE. Deputato Costa, concluda.
ENRICO COSTA. ...nazionale, per capire la congruità delle spese e la loro rispondenza ad effettive esigenze di indagine.
PAOLA GOISIS. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, voglio denunciare un fatto gravissimo che si è appena verificato durante la Presidenza del Vicepresidente Leoni. Si tratta di un atto che ritengo gravissimo. In quest'aula, un deputato, che adesso siede al banco del Governo (probabilmente ha aspirazioni e ambizioni)... Sto parlando con il deputato Fiano, se mi vuole ascoltare, ma evidentemente è impegnato altrove ...Deputato Fiano, proprio lei, che si è permesso di deridere...
PRESIDENTE. Si deve rivolgere alla Presidenza, per favore.
PAOLA GOISIS. Sì, mi rivolgo al Presidente.
PRESIDENTE. Le ho dato la parola perché eravamo in sede di dichiarazioni di voto, comunque concluda.
PAOLA GOISIS. Sto intervenendo sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Poteva intervenire successivamente, comunque prosegua pure.
PAOLA GOISIS. Il deputato Fiano si è permesso di deridere, canticchiando, la nostra deputata Lussana, che stava iniziando il suo intervento, dimostrando, quindi, un disinteresse in primo luogo nei confronti della materia... Tutti stanno sorridendo, ma c'è poco da sorridere! È un atteggiamento maschilista, ignorante, senza classe e di cui vergognarsi [Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]! E, soprattutto, si deve parlare di vergogna perché nessuno da quella parte ha avuto la classe di intervenire per censurare tale comportamento [Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia, AlleanzaPag. 24Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!
PRESIDENTE. Prendo atto della sua comunicazione e invito tutti a mantenere un comportamento che non si presti ad aumentare la tensione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lussana 2.9, non accettato dalla Commissione, né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 445
Maggioranza 223
Hanno votato sì 165
Hanno votato no 280).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pecorella 2.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Stiamo svolgendo il seguito di un ampio dibattito, in cui è intervenuto anche il sottosegretario, onorevole Scotti, parlando di altri emendamenti (ciò, peraltro, è abbastanza significativo di quanta attenzione si presti ai nostri lavori).
Il problema che pone il comma 2 dell'articolo al nostro esame è molto serio. Infatti, da un lato bisogna essere molto attenti a non entrare nel merito delle sentenze, che debbono essere stese in grande libertà dal magistrato, e dunque l'interpretazione delle norme o la valutazione del fatto debbono essere al di fuori del giudizio di professionalità; d'altra parte, può evidentemente accadere che ci siano errori assolutamente rilevantissimi ed evidenti, sia nell'applicazione delle leggi, che nell'interpretazione del fatto. Ricorro ad un esempio: un magistrato che abbia condannato all'ergastolo qualcuno, avendo dato atto che era presente sul luogo del delitto, mentre tutti gli atti dicevano che, invece, si trovava altrove, commette un errore di fatto che dovrà essere certamente valutato ai fini della professionalità. Né d'altra parte può essere accolta la tesi per cui ci siano l'astratto e il concreto: il magistrato applica la legge in concreto - non in astratto - e interpreta la legge in funzione del caso concreto, al punto che il sottosegretario ha affermato che il magistrato che commetterà un errore grave sarà oggetto di rapporto disciplinare, ma ciò non potrà rientrare nella valutazione di professionalità. Ci rendiamo conto che si dà una valutazione, magari positiva, perché non si può valutare l'errore in cui è incorso il magistrato, però lo si propone per una sanzione disciplinare in quanto è un cattivo magistrato? Dovete uscire dall'ambiguità: se dobbiamo valutare la preparazione giuridica e le tecniche di argomentazione, non possiamo non tener conto degli errori gravi che può commettere il magistrato.
Dire, ad esempio, che un reato è punibile d'ufficio, quando è punibile a querela e, quindi, condannare una persona, è un errore grave di diritto, del quale si deve tener conto, altrimenti le valutazioni di professionalità sono uno straccio che muoviamo nell'aria, ma in realtà sono prive di qualunque contenuto.
Credo che soprattutto quei colleghi che hanno interesse al buon funzionamento della giustizia e che prestano un minimo di attenzione a ciò di cui stiamo discutendo dovrebbero porsi questo problema. Può un magistrato essere valutato positivamente anche quando ha scritto che vi è una prova a carico di un soggetto, o ha valutato positivamente una prova, mentre è evidente che la prova stessa è contraddetta da altre cento prove? Quindi, attenzione: non fate passare un principio sbagliato.
L'emendamento prevede che se vi è stato un errore grave e palesemente inescusabile va tenuto presente. Non vi chiediamo di entrare nel merito delle sentenze,Pag. 25ma se l'errore è grave e inescusabile è possibile che non incida sulla valutazione di professionalità? Prestate attenzione a ciò che state votando.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA. Signor Presidente, l'emendamento in esame evidenzia palesemente una contraddizione, perché l'errore macroscopico commesso nella valutazione dei fatti e nell'interpretazione delle norme di legge è riconosciuto come passibile di sanzione disciplinare. Ne deriva, come esattamente ricordava prima l'onorevole Pecorella, che vi può essere un magistrato cui viene applicata una sanzione disciplinare per un fatto ma che, al contempo, viene giudicato capace e diligente perché quel fatto non può rientrare nell'ambito della sua valutazione di professionalità.
Pensiamo ad un magistrato che emette un'ordinanza di custodia cautelare illegittima - che costituisce un fatto gravissimo - a seguito della quale al destinatario della misura cautelare viene riconosciuta la riparazione per ingiusta detenzione; ebbene, tale errore del magistrato non può rientrare nell'ambito della valutazione sulla sua professionalità. Mi pare veramente un controsenso, cui l'Assemblea potrebbe apportare dei correttivi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, considerato che è difficile parlare di magistratura, mi rivolgo ai colleghi riferendomi ad un'altra professione, quella del medico. Poniamo che vi sia un medico che sbaglia continuativamente le diagnosi, o la cura, e vi siano pazienti che muoiono. Ebbene, cosa fa lo Stato? Lo guarda e dice: gli do una sanzione, ma lo mando avanti, perché in fondo ha lavorato Questo è il principio che, forse, se riferito alla magistratura abbiamo difficoltà a concepire, perché chiaramente il singolo magistrato è sempre infallibile, secondo il dogma attuale della sinistra italiana; immaginiamolo allora riferito a un medico. Così come in ospedale possiamo finire tutti, in un tribunale e sotto le grinfie di un magistrato, non professionalmente adeguato, se compie errori di fatto e di diritto macroscopici, possiamo finire tutti: riflettiamo con coscienza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, i colleghi hanno ragione: se intendono dire che chi sbaglia gravemente deve pagare e, quindi, avere responsabilità per i propri errori (Applausi del deputato Volontè) affermano un principio assolutamente giusto, condiviso e presente anche con riferimento alla magistratura, attraverso la legge n. 117 del 1988, che stabilisce la responsabilità dei magistrati per errori commessi nell'esercizio dell'attività giudiziaria, con fattispecie simili a quelle ricordate ora dai colleghi dell'opposizione. Ne cito alcune, a titolo di esempio: il magistrato che per colpa grave, oltre che per dolo, ometta un fatto o affermi il contrario di un fatto in un atto giudiziario, oppure lasci trascorrere un termine gravemente e in modo illegittimo.
Il problema è che tale legge prevede un filtro per l'ammissione delle azioni di risarcimento e può essere migliorata, perché il principio che si applica anche ai magistrati - forse il tema lo riprenderemo - si dovrebbe applicare anche ai pubblici ministeri che nell'attuale sistema non ricercano le prove della non colpevolezza. Questa legge, pertanto, esiste e può essere migliorata, se a questo vogliamo dedicarci.
Altro tema è quello cui, invece, taluni alludono, ovvero che se il magistrato sbaglia nell'ambito dell'interpretazione di una legge e, quindi, di un atto tipico della funzione giurisdizionale, subisce il rimedio previsto dal processo, ovvero la correzione in appello della sentenza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mormino. Ne ha facoltà.
NINO MORMINO. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per rispondere al collega Mantini, che ha ricordato l'esistenza di una norma che censura, comunque, i comportamenti distorti del magistrato. Chiedo come mai un'ipotesi di questo genere, che è addirittura perseguibile ai sensi della norma citata dal collega Mantini, non debba entrare nei criteri di valutazione della professionalità del magistrato. Mi sembra, dunque, una contraddizione in termini assolutamente insuperabile.
Queste sono le distorsioni evidenti presenti nel sistema che stiamo varando e che crea una situazione di contraddizione aperta, con tutta una serie di elementi di riferimento, o di norme di riferimento, che incidono sulla valutazione e, quindi, sull'affidabilità della professionalità del magistrato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 2.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 446
Votanti 445
Astenuti 1
Maggioranza 223
Hanno votato sì 167
Hanno votato no 278).
Prendo atto che i deputati Fava e Pelino hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vitali 2.117, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 454
Maggioranza 228
Hanno votato sì 175
Hanno votato no 279).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Pecorella 2.12 e Consolo 2.13.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, questa formulazione, in relazione alla laboriosità, pone un grave problema circa la possibilità di creare delle griglie a danno di alcuni uffici e a favore di altri. La lettera b) del comma 2 dell'articolo 11 del decreto legislativo n. 160 del 2006, come modificato dal testo, prevede che per valutare la laboriosità, che consiste nel numero e nella qualità degli affari trattati, il Consiglio superiore della magistratura debba individuare uno standard di rendimento individuato sulla base degli specifici settori di attività.
Ciò significa che a seconda di come il Consiglio superiore della magistratura formulerà lo standard, questo sarà infinitamente variegato - perché la situazione di Brindisi è diversa da quella di Bolzano, e così via - o formulato su un modello, e in tal caso avremo una situazione per cui in alcune regioni d'Italia vi sarà una bassissima laboriosità (senza tener conto del numero dei magistrati, degli assistenti giudiziari e dell'esistenza dei mezzi) mentre in altre regioni, dove i magistrati sono più fortunati o hanno meno lavoro o maggiori strumenti, lo standard di laboriosità darà ottimi risultati.
Quindi, avremo una distinzione - come sempre purtroppo accade, ad esempio tra sud e nord - tra chi ha avuto più strutture e chi ne ha avute meno, perché quello che risulterà sarà che a Bolzano sono stati trattati 100 casi mentre a Brindisi 10 casi. Ciò senza tener conto, inoltre, del fattoPag. 27che ci saranno delle situazioni ambientali profondamente diverse, il che veramente costituisce una profonda ingiustizia.
PRESIDENTE. Avverto che il gruppo Forza Italia ha esaurito i tempi a sua disposizione previsti dal contingentamento e che diversi altri gruppi si avviano ad esaurirli. Per tale ragione, come già è avvenuto in precedenti occasioni, al fine di garantire comunque ai gruppi interessati la possibilità di esprimere la propria posizione, la Presidenza consentirà lo svolgimento di un breve intervento per ciascun emendamento, da computarsi nei tempi riservati per gli interventi a titolo personale. Richiamo in ogni caso i deputati al rispetto dei tempi di volta in volta assegnati.
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, intervengo solo per farle una richiesta: è sotto gli occhi di tutti come il provvedimento in discussione sia di grande interesse e come non venga seguito in maniera strumentale, ma in modo molto puntuale ed attento sul piano tecnico e politico. Ritengo opportuno formulare la richiesta di tempi aggiuntivi, così come è accaduto in altre occasioni, alla quale sono sicuro che lei accederà.
PRESIDENTE. È stato richiesto, come avete ascoltato, un ampliamento dei tempi a disposizione dei gruppi per l'esame del provvedimento in esame. Analogamente a quanto avvenuto in altre circostanze, la Presidenza concede un ampliamento dei tempi pari a un terzo di quelli originariamente previsti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, avevo chiesto di intervenire per chiedere un ampliamento dei tempi, ma il collega Leone mi ha preceduto.
La norma in questione riguarda l'articolo 11 del decreto legislativo n. 160 del 2006 e gli standard di professionalità. La norma, signor Presidente, è chiara, e, nonostante le riserve che abbiamo avanzato, anche di natura costituzionale per la violazione dell'articolo 105 della Costituzione, essa è condivisibile laddove afferma: «la laboriosità è riferita alla produttività, intesa come numero e qualità degli affari trattati in rapporto alla tipologia degli uffici e alla loro condizione organizzativa e strutturale, ai tempi di smaltimento del lavoro, nonché all'eventuale attività di collaborazione svolta all'interno dell'ufficio».
Ciò che non può essere condivisibile, signor Ministro della giustizia, è che lei - ricorro a un esempio che la riguarda, perché è lei che guida il dicastero di via Arenula - imponga al CSM, con questa norma, di decidere gli standard di rendimento, che non possono essere analoghi tra nord e sud. Al nord, inoltre, non possono essere previsti standard analoghi tra una sede disagiata ed una non disagiata. Non possono essere previsti standard uguali per tutti, altrimenti si crea un circuito perverso in base al quale, se il CSM fissasse gli standard sul numero di sentenze rese, una sentenza per un grosso processo di mafia resa a Palermo varrebbe quanto una sentenza per un incidente d'auto occorso a Roma.
I criteri devono essere oggettivi. Non si dica, per piacere, che le cose attualmente stanno così, perché è sufficiente che lei, signor Guardasigilli, guardi il testo del disegno di legge, all'articolo 2, comma 2, capoverso articolo 11, lettera b), per rendersi conto che le cose non stanno realmente così. Quindi, faccio mie le considerazioni del collega Pecorella e insisto affinché in tale norma le parole «tenuto anche conto degli standard di rendimento individuati dal Consiglio superiore della magistratura» vengano soppresse e venga ridato un minimo di dignità a standard realmente oggettivi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mazzoni. Ne ha facoltà.
Pag. 28
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, con l'emendamento in esame si coglie una delle osservazioni che ho formulato, sostenendo un atteggiamento critico nei confronti dell'articolato presentato dal Governo e approvato dal Senato.
In particolare, qui si coglie l'aspetto della fumosità e della genericità dei criteri in base ai quali si effettua la valutazione di professionalità.
Mi rivolgo al sottosegretario, che durante il mio intervento esprimeva cenni di dissenso rispetto a tale fumosità, ma forse ho male interpretato, sottosegretario Scotti: volevo solamente dirle che proprio questo è uno dei punti nodali, perché si trasferisce alla competenza del CSM l'individuazione di standard di valutazione, senza alcun criterio oggettivo che dia un indirizzo realmente trasparente per l'individuazione di tali standard di valutazione, che sono incidenti - proprio per le motivazioni che i colleghi hanno appena evidenziato in questa aula - rispetto alla diversificazione del nostro territorio e alle problematiche che esistono nelle diverse aree geografiche del nostro territorio riguardo all'amministrazione della giustizia e, quindi, all'erogazione del servizio giustizia.
È sicuramente pericoloso, perché apre il varco a differenziazioni che non dovrebbero appartenere all'amministrazione della giustizia, attribuire l'individuazione di alcuni standard di valutazione al CSM senza definire il perimetro dei principi entro i quali il CSM si deve muovere.
Pertanto, noi del gruppo UDC voteremo a favore degli identici emendamenti in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, volevo porre l'attenzione sull'importanza degli identici emendamenti in esame, in quanto i criteri di valutazione della laboriosità dei magistrati devono essere enucleati con un criterio oggettivo, e non soggettivo, altrimenti presteremmo il fianco al sospetto che tali criteri, se non sono oggettivi, vengano definiti solo in funzione delle correnti della magistratura.
Quindi, gli identici emendamenti sono molto importanti, perché grazie ad essi ritorniamo al criterio della meritocrazia, che ha ispirato anche tanti interventi dell'opposizione in quest'aula e che vede nei magistrati e nella loro professionalità il raggiungimento di quel diritto e di quel criterio di giustizia che deve informare tutti i cittadini.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, uno dei motivi fondamentali di questa riforma era anche quello di liberare l'attività del singolo magistrato dal predominio correntizio del CSM. In che termini si può liberarla? Ovviamente, ciò avviene quando la propria attività deve essere svolta in riferimento a criteri specifici.
Ci stiamo apprestando, sostanzialmente, a concedere una delega in bianco al Consiglio superiore della magistratura per la determinazione di tali criteri. Che modo avremo per verificarli? Cosa se ne farà? Se, allo stato, il CSM utilizza tale strumento, ovviamente, per fare «clientela», quali garanzie abbiamo che da oggi in poi cambierà la musica? Credo che non ne abbiamo nessuna e per questo stiamo semplicemente realizzando una controriforma.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Goisis. Ne ha facoltà, però vi prego di chiedere la parola un po' prima di passare alla votazione. Non è possibile aspettare costantemente che si passi alla votazione. È la seconda volta che lei lo fa, deputata Goisis.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, avevo alzato la mano nel momento stesso in cui lei ha abbassato la testa e, quindi, non mi ha vista.Pag. 29
Le proposte emendative in esame devono essere votate da tutti coloro che vogliono che la magistratura sia regolata e dominata da criteri di oggettività: non si può permettere, in un'istituzione così importante, che ciò che ne regola la normativa sia basato sulla parzialità e sulla soggettività.
Come può il cittadino italiano rivolgersi con fiducia alla magistratura se essa è soggetta alla parzialità di coloro che, di volta in volta, possono definire i criteri di valutazione?
Ecco perché rivolgo a tutti l'invito a votare a favore di questi identici emendamenti, proprio per garantire la neutralità e l'oggettività della magistratura stessa.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Pecorella 2.12 e Consolo 2.13, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 463
Maggioranza 232
Hanno votato sì 183
Hanno votato no 280).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 12,05)
CAROLINA LUSSANA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, è stata comunicata attraverso l'ANSA una dichiarazione del Ministro Chiti con la quale ci informa che sul provvedimento in discussione il Governo non intende porre la questione di fiducia. Non so se il Ministro Chiti non conosce il Regolamento parlamentare e i tempi che abbiamo a disposizione per discutere il provvedimento o se intendeva rilasciare solo un'affermazione ad effetto, ad esclusivo uso della stampa, non rispettando le prerogative del Parlamento e della Camera dei deputati.
Il Ministro Chiti, infatti, non solo annuncia che il Governo non porrà la questione di fiducia, ma afferma anche che il dibattito su tale provvedimento è stato ampio e approfondito. Mi rivolgo a lei, Presidente, affinché rivolga l'invito al Governo di evitare di prenderci in giro. Non solo, infatti, come Camera dei deputati - lo abbiamo detto più volte - stiamo facendo i notai di quanto deciso dal Senato della Repubblica con il voto fondamentale dei senatori a vita [Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)], non solo in quest'aula non abbiamo sentito l'intervento di qualche deputato della maggioranza se non dopo le sollecitazioni dovute all'onestà intellettuale dell'onorevole Bianco, non solo il dibattito si sta svolgendo nell'assoluto silenzio del relatore per la maggioranza e con solo qualche sollecitazione da parte del Governo, ma dobbiamo anche sentire il Ministro Chiti fare affermazioni sull'ampiezza del dibattito.
Poco fa il Presidente Bertinotti ci ha annunciato che il gruppo di Forza Italia aveva esaurito il tempo a sua disposizione e che i gruppi di opposizione stanno già esaurendo i tempi (per questo motivo, è stato concesso l'aumento di un terzo), ma almeno evitiamo di prenderci in giro! Vorrei che lei si facesse carico di interloquire con il Governo affinché i suoi rappresentanti evitino di pronunciare tali affermazioni, perché così facendo si è ignoranti o palesemente in malafede e, comunque, si offende il nostro ruolo istituzionale [Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo - Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, intervengo soltanto per dire che ritengo le parole rivolte al Ministro Chiti un po' improvvide e, se mi consente, voglio esprimere la mia solidarietà ad un ottimo Ministro come il Ministro Chiti (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Verdi e Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Pecorella 2.14.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA. Signor Presidente, innanzitutto voglio esprimere a mia volta la solidarietà all'onorevole Lussana (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
Entrando nel merito dell'emendamento Pecorella 2.14, ritengo che tale proposta emendativa sia veramente importante e nevralgica per il testo in esame, perché sottolinea le prerogative del Parlamento nell'individuazione dei criteri delle valutazioni di professionalità.
La riforma in esame, infatti, prevede che tutte le valutazioni di professionalità debbano essere eseguite sulla base di standard, parametri ed elementi individuati dal Consiglio superiore della magistratura. In sostanza, la norma attuale fornisce una delega in bianco al Consiglio superiore della magistratura, chiedendo al Consiglio superiore della magistratura di individuare a quali parametri devono rispondere i magistrati nelle loro valutazioni di professionalità.
Ritengo che nell'ambito di tale materia vi sia comunque una sorta di riserva di legge, per cui non è possibile, attraverso una normativa di secondo grado, individuare i parametri e i presupposti delle valutazioni.
In secondo luogo, devo anche sottolineare come, con riferimento alla disciplina preesistente relativa alla riforma dell'ordinamento giudiziario, molti si lamentassero proprio per questa delega in bianco lasciata al Consiglio superiore della magistratura.
La stessa Associazione nazionale magistrati riteneva non opportuno - cito la stessa Associazione - che fosse una normativa di secondo grado, di carattere regolamentare, a disciplinare argomenti e materie così importanti.
Al Consiglio superiore della magistratura viene ora attribuita la definizione degli elementi in base ai quali devono essere espresse le valutazioni dei consigli giudiziari, dei parametri e addirittura della documentazione che i capi degli uffici devono trasmettere, dei modi di raccolta e dei dati statistici da raccogliere; noi riteniamo, invece, che debba essere il Governo a definire tutti questi elementi attraverso un decreto legislativo.
È proprio questo lo spirito del nostro emendamento: vogliamo che sia il Governo a definire tali parametri, attraverso la sua attività, e non il Consiglio superiore della magistratura, che attraverso questa normativa è delegato ad effettuare le valutazioni di professionalità: almeno non sia delegato a individuare l'oggetto delle stesse valutazioni (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gelmini. Ne ha facoltà.
MARIASTELLA GELMINI. Signor Presidente, spesso in quest'aula scomodiamo principi importanti e certamente condivisibili come la trasparenza, l'uguaglianza di trattamento e la correttezza e, soprattutto, l'indipendenza della magistratura, ma ove a tali enunciazioni non segua il coraggio di definire, anche nel dettaglio, gli elementi in base ai quali devono essere espresse le valutazioni, quei principi rimangono completamente disattesi.
Allora, se questa Assemblea ha ancora un po' di onestà intellettuale, credo che anche gli esponenti della maggioranza non possano non convenire sul buonsenso e sull'equilibrio dell'emendamento in esame,Pag. 31che darebbe finalmente corpo all'indipendenza della magistratura e introdurrebbe un'adeguata trasparenza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, su tale argomento occorre fare una scelta di fondo: se intendiamo lasciare al Consiglio superiore della magistratura il potere di autodisciplinarsi e, quindi, inevitabilmente di stabilire criteri che saranno a favore di alcuni e a danno di altri, o se vogliamo che ciò avvenga per legge. È questo il punto.
Possiamo ritenere che un regolamento sia alla base di tutto il sistema giudiziario, degli incarichi direttivi, dell'assegnazione delle funzioni, o pensiamo che questa delicatissima manovra debba essere affidata a regole scritte dal Parlamento?
Se il Parlamento vuole rinunciare totalmente, come credo stia facendo, al proprio ruolo di garante della legalità, allora lasciamo che altri esercitino tale funzione tramite regolamento.
Se, invece, rivendichiamo il nostro ruolo di garanti della regole, dobbiamo farlo approvando l'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vitali. Ne ha facoltà.
LUIGI VITALI. Signor Presidente, il discorso è molto semplice: non si vuole dare vita ad un atto di persecuzione nei confronti della magistratura e del Consiglio superiore della magistratura, che rimarrebbe l'organo preposto alle valutazioni e agli accertamenti; si vuole dare, invece, una natura legislativa alla regola secondo la quale devono essere valutati i magistrati. Il motivo per il quale è stato presentato tale emendamento è molto semplice: un conto è che il Parlamento stabilisca per legge le regole, un altro è che le regole siano stabilite con un regolamento interno dal CSM. In questo secondo caso, tali norme potrebbero essere cambiate ogni sei mesi, ogni anno, ogni «legislatura» del CSM, a seconda che la maggioranza del consiglio sia di una corrente o di un'altra.
Invece, la norma legislativa garantirebbe certezza nell'applicazione di tali regole e autorevolezza alle stesse e ne assicurerebbe una durata molto più lunga rispetto ad una disciplina regolamentare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, credo che l'emendamento in esame sottintenda un problema molto più importante: entro quali limiti il Parlamento si può rivolgere alla magistratura e a chi appartiene la politica sulla giustizia.
Sappiamo che da anni il Parlamento è sostanzialmente espropriato, perché sembra che non ci possiamo occupare di magistratura. Nello specifico, il Consiglio superiore della magistratura amministra e gestisce, ma sulla base di cosa? Lo fa sulla base di regole che indica il Parlamento a tutela non del magistrato, della magistratura e dei singoli, ma dei cittadini.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Santelli.
JOLE SANTELLI. Possiamo rinunciare completamente a tale principio? Poi parliamo di crisi della politica, signor Presidente? Colleghi, parliamo di crisi della politica? Se non siamo in grado o, alla fine, non vogliamo o abbiamo paura di legiferare e di assumerci delle responsabilità, è chiaro che c'è crisi della politica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, è una considerazione triste quella che sto per fare.Pag. 32
Quest'Assemblea del Parlamento si è spogliata di ogni potere su una riforma dell'ordinamento giudiziario così importante per noi e per i cittadini. Con l'emendamento che stiamo discutendo, se approvato, l'Assemblea evita di spogliarsi di ogni potere per il futuro.
Capisco che è difficile riconoscerlo per i colleghi che hanno dovuto subire il diktat e devono subire anche la beffa. Il Ministro Chiti, dopo aver fatto quella dichiarazione, verrà in aula e ci dovrà spiegare quello che gli ha chiesto la collega Lussana, la quale non ha avuto risposta neanche dal Guardasigilli.
«C'è stato in Parlamento un ampio dibattito», ha detto il Ministro Chiti. Ministro Chiti, il dibattito non c'è stato: c'è stato il suono di una sola campana, quella della Casa delle libertà, perché la maggioranza non ha risposto assolutamente. Vorrei, quindi, che qualcuno ci dicesse perché per il momento vi spogliate della possibilità di intervenire su questo emendamento (in realtà per portare a casa il risultato), ma perché spogliarvi anche per il futuro?
Voglio vedere, poi, cosa succederà più tardi con l'esame degli ordini del giorno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzoni. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Riprendendo le parole del collega Consolo, direi che non c'è stato solo il suono della Casa delle libertà, ma c'è stato il suono delle «teste libere», perché fortunatamente nel dibattito si è aggiunto a noi anche l'onorevole Bianco, che ha espresso la sua libertà e il suo pensiero da uomo libero e si è affiancato al nostro dibattito, rendendolo un po' più partecipato.
Con l'emendamento in discussione tentiamo di rispondere anche alle richieste formulate dal Ministro Mastella, che nel suo intervento di chiusura, ieri, invocava una magistratura non autoreferenziale, autonoma e non autocratica. Dunque, a questo punto, considerato anche il rammarico, che ritengo sincero, del Ministro Mastella per l'atteggiamento prevaricante tenuto nei confronti di questa Camera, spero che non si aggiunga ad esso anche un altro atteggiamento, ormai non tanto prevaricante, ma realmente incostituzionale, di sottrazione al Governo dei poteri di soggetto delegato affidando tali poteri al CSM.
Con questo tipo di disciplina, invece di dettare i principi di delega al Governo, il Parlamento detta principi - lo ripeto ancora una volta - generici e fumosi, assegnando la delega a legiferare non al Governo, ma al Consiglio superiore della magistratura. È un fatto ancor più grave di quello che si sta perpetrando in quest'aula sull'andamento dei lavori sul disegno di legge in esame.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 2.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 454
Votanti 453
Astenuti 1
Maggioranza 227
Hanno votato sì 169
Hanno votato no 284).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Vitali 2.118.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vitali. Ne ha facoltà.
LUIGI VITALI. Signor Presidente, trattiamo della valutazione professionale quadriennale. Tra le varie procedure stabilite nel testo licenziato e trasmesso dal Senato vi è la possibilità per il magistrato che deve essere valutato di svolgere una relazione e di poter acquisire atti e provvedimenti che lui stesso ritiene siano valutati.Pag. 33
Signor Presidente, il mio emendamento 2.118 intende sopprimere la parte finale del quarto comma, lettera b), dell'articolo 2 espungendo, quindi, dal testo l'espressione «ivi compresa la copia di atti e provvedimenti (...)». Presento questo emendamento, perché, trattandosi della valutazione del magistrato, ritengo assurdo pensare che un magistrato possa richiedere che sia valutato un provvedimento, una sentenza o un'ordinanza, che non siano stati redatti in maniera precisa. Si tratta di un «fuor di luogo»!
Poiché si tratta della valutazione di professionalità di un magistrato, visto che il Consiglio superiore della magistratura acquisisce il motivato parere del consiglio giudiziario, visto che il consiglio giudiziario può accedere a tutti gli atti, a tutta l'attività ed anche alla valutazione del CSM (nel momento in cui deve verificare se esistano o meno pendenze disciplinari o altro), è inutile appesantire questa procedura, dando la facoltà o la possibilità al magistrato di acquisire una messe infinita di documenti e di atti che, sicuramente, non rileveranno in alcun modo; se prodotti dalla parte, infatti, essi sono favorevoli alla sua valutazione. Ritengo, invece, che la valutazione debba essere oggettiva, reale e di opportunità.
Con l'emendamento in esame, chiediamo che sia il Consiglio giudiziario, o al limite il CSM, ad acquisire - come, quando e se lo dovessero ritenere - tutti gli atti a sostegno della pratica e non che sia il magistrato a valutare di acquisire atti a sua firma o provvedimenti emessi nel corso del periodo di valutazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vitali 2.118, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 450
Maggioranza 226
Hanno votato sì 167
Hanno votato no 283).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 2.18, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 441
Maggioranza 221
Hanno votato sì 165
Hanno votato no 276).
Prendo atto che gli onorevoli Incostante, Lenzi, Vico e Ossorio hanno segnalato di non essere riusciti a votare e che avrebbero voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Pecorella 2.20 e Mazzoni 2.303.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, ritengo che questa Camera dovrebbe avere un po' di continuità e coerenza nelle sue scelte. Poco tempo fa, abbiamo approvato la cosiddetta legge sulle intercettazioni telefoniche. All'interno di essa è previsto che la Corte dei conti possa valutare se vi siano degli sprechi di denaro pubblico. Tra gli elementi di valutazione di professionalità del magistrato - soprattutto, di quanti rivestano incarichi direttivi - si propone di introdurre anche le spese di giustizia, sostenute in relazione all'attività processuale.
È vero o non è vero che lo spreco del denaro pubblico non può non essere considerato ai fini di una valutazione di una buona conduzione dell'ufficio? Nella fattispecie in esame, si prevede quello che èPag. 34stato previsto in un caso specifico - sul quale il Parlamento ha votato a favore quasi all'unanimità - e cioè che, laddove il magistrato dimostri di usare male o di sprecare il denaro pubblico, questo deve essere considerato un indizio negativo in ordine alle sue capacità.
I casi sono due: o il Parlamento ha sbagliato allora, o sbaglia adesso. Ritengo, invece, assai più logico che si prenda atto che l'uso del denaro pubblico in modo corretto debba essere considerato tra i vari elementi di valutazione di professionalità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA. Signor Presidente, intervengo per sostenere questa proposta emendativa, che pone un ulteriore elemento di valutazione con riferimento alla professionalità dei magistrati.
Tale nuovo elemento di valutazione consiste nella capacità di spesa dei magistrati e la congruità delle spese che essi sostengono nello svolgimento della loro attività.
Se si considera che, in più circostanze è stata elogiata per l'attenta capacità di gestione la procura della Repubblica di Bolzano, proprio perché si riteneva di seguire un metodo di lavoro che dovesse porsi come esempio per tutti gli altri uffici, noi siamo dell'avviso che questa dev'essere una valutazione da effettuarsi a livello continuativo e che deve incidere, appunto, sulla professionalità del magistrato. Solo in questo modo, potremo evitare distorsioni nella spesa del denaro pubblico e potremo tutelare quei magistrati attenti, parsimoniosi e corretti nello svolgimento del loro lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vitali. Ne ha facoltà.
LUIGI VITALI. Signor Presidente, credo che questo sia un emendamento di buon senso, che si pone in diretto collegamento con quanto questo Parlamento ha già approvato.
Vorrei portare un caso pratico (così, magari, l'Assemblea potrebbe essere portata a valutare meglio la proposta); si tratta del caso della valutazione di due pubblici ministeri che abbiano maturato i quattro anni per essere, appunto, sottoposti a valutazione per la progressione della carriera ed il passaggio di funzioni. Dunque, vogliamo mettere sullo stesso piano un pubblico ministero che ha speso, nei suoi quattro anni, centinaia di migliaia di euro per intercettazioni telefoniche dalle quali, magari, non è scaturito alcun procedimento penale degno di questo nome, e un altro magistrato che, al contrario, vi è ricorso soltanto nei casi espressamente previsti dalla legge, con l'attenzione e la parsimonia che è dovuta dal buon padre di famiglia? Vogliamo mettere sullo stesso piano, cioè, magistrati che spendono il denaro pubblico senza alcuna considerazione e magistrati che lo spendono come se stessero spendendo il denaro proprio?
Ritengo che questa sia una valutazione della quale il Parlamento si deve interessare e che debba essere anche uno degli elementi attraverso cui debba essere valutata la capacità professionale e la capacità di svolgere la funzione e, quindi, di progredire nella carriera.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzoni. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Con questo emendamento, anche noi dell'UDC ci facciamo carico del problema della spesa incontrollata e dell'insufficienza delle finanze per amministrare adeguatamente la giustizia, introducendo, tra i criteri di valutazione, anche la capacità di contenimento della spesa e, quindi, di amministrazione equa delle finanze da parte dei singoli magistrati.
Inoltre, con questo emendamento, cerchiamo di recuperare la miopia di questo Governo che produce sempre atti normativi, senza darsi una strategia di piano,Pag. 35senza guardare all'insieme delle cose, perché con il disegno di legge sulle intercettazioni, licenziato da questa Camera e in discussione al Senato, abbiamo introdotto un ulteriore adempimento per il procuratore capo, prevedendo il resoconto annuale delle spese sostenute dalla procura di sua competenza nell'anno precedente.
È chiaro che, nel momento in cui chiediamo una contabilizzazione periodica, perché si faccia una verifica, non possiamo non agganciare a tale adempimento anche una previsione sanzionatoria, un atto ulteriore che stabilisca una conseguenza pratica e che qualifichi questo adempimento che noi chiediamo, per poter cercare di ovviare ad una disfunzione del sistema così grave quale quella della spesa fuori controllo.
Pertanto, con questo emendamento, ripeto, risolveremmo o, meglio, daremmo almeno un contributo al controllo della spesa, in modo da poter poi dirottare le finanze verso esigenze più importanti della nostra amministrazione e, dall'altra parte, colmeremmo quel vuoto normativo che si produrrà con la futura approvazione del disegno di legge sulle intercettazioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gelmini. Ne ha facoltà.
MARIASTELLA GELMINI. Signor Presidente, credo che sia a tutti nota la disastrosa situazione economica in cui versa la giustizia. Il Ministro Mastella, durante le sue audizioni in Commissione, ha ricordato come sia indispensabile aumentare le risorse a disposizione.
Tuttavia, il dovere di chi vuol ben amministrare, in primo luogo, è quello di utilizzare oculatamente le risorse che già sono destinate alla giustizia.
Pertanto, il dovere del buon magistrato non è soltanto quello di dimostrare perizia, competenza e professionalità, bensì anche saper far di conto, saper ben amministrare i soldi pubblici: deve infatti avere l'obbligo di dimostrare la rispondenza tra l'impiego, spesso ingente, di risorse e l'opportunità di tale impiego in base alla rilevanza delle attività processuali disposte.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, vorrei fare uno specifico riferimento alle intercettazioni telefoniche. Ritengo che, se vi fosse in termini di efficienza un recupero reale delle sole spese per intercettazioni telefoniche, il Ministro Mastella avrebbe ben altro motivo per operare presso il Ministero della giustizia.
Non si può porre un limite di budget alla procura, perché si limiterebbe la capacità di indagine, né si può controllare l'attività svolta! Mi chiedo se, perlomeno, si possa verificare in termini di professionalità se chi pone sotto controllo l'Italia intera, ma non riesce neanche a portare un fascicolo in sede processuale, sia bravo a svolgere la propria professione.
Questo è quanto chiediamo; non è molto e riguarda la difesa dei cittadini. Torno sul tema delle intercettazioni telefoniche, signor Presidente, perché ormai ci troviamo sotto una fase di dittatura giudiziaria: la dittatura è il sacrificio della libertà. Ciascuno di noi ha paura di parlare al telefono, Ministro Mastella, non su argomenti di natura giudiziaria, bensì per gossip, in quanto ormai le intercettazioni telefoniche sono divenute il mezzo per acquisire gossip! Continuiamo così (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania)?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, in qualsiasi azienda e, nel caso di specie, nell'azienda giustizia l'amministratore delegato - nel nostro caso, l'amministratore delegato sarebbe Clemente Mastella -, dovrebbe verificare la produttività dei propri funzionari e dirigenti in correlazione, però, con la spesa necessaria per il conseguimento dei risultati.Pag. 36
L'emendamento in discussione riguarda le spese necessarie per fare giustizia. Alcuni giorni fa si è appreso dalla stampa di un magistrato che, per un furto di poco valore, si è recato all'estero, in Austria, per interrogare dei testimoni.
In tal caso, quanto è costato all'azienda giustizia «rendere giustizia»? Pertanto, il criterio di economicità, in quanto rappresenta un aspetto importante, deve essere contenuto nelle note del magistrato. Non voglio fare nomi né di magistrati né di persone intercettate. Tuttavia, si spendono milioni di euro per arrivare ad un risultato pari a zero! Un prosecutor - richiamo un concetto anglosassone - che spendesse il denaro del pubblico contribuente in tal modo, verrebbe mandato a casa. Nel nostro caso, non si prevede neanche il controllo. Amministratore delegato dell'azienda giustizia: ci pensi!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, anch'io intervengo a sostegno degli identici emendamenti in discussione, rifacendomi al dibattito che si è svolto sul provvedimento sulle intercettazioni. Il gruppo Lega Nord Padania aveva presentato un emendamento con il quale si chiedeva di porre un tetto alle spese per intercettazioni, a seguito anche della presentazione della relazione del Ministro che ci ha resi edotti circa la cifra esorbitante che ogni anno viene spesa dalle nostre procure proprio a tal fine.
Nessuno vuole porre vincoli alla legittima attività di investigazione. Tuttavia, è evidente che, in un certo senso, si deve rendere conto di tale legittima attività onde evitare gli abusi che abbiamo visto e che le vicende di cronaca, il gossip citato che risale a pochi mesi fa, hanno posto sotto gli occhi di tutti.
Nell'ambito del provvedimento sulle intercettazioni si è trovata una soluzione di compromesso in base alla quale il procuratore deve riferire sulle spese. Pertanto, riteniamo sia opportuno e coerente con quella filosofia inserire fra i criteri di valutazione, anche nell'ambito del provvedimento in discussione, proprio per una finalità di trasparenza nei confronti dei cittadini, una rendicontazione delle spese di giustizia. Pertanto, chiediamo che su ciò vi sia una precisa attenzione e che l'emendamento in discussione venga approvato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ulizia. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente volevo solo far notare ai colleghi dell'opposizione che noi della maggioranza non siamo qui presenti per caso senza ascoltare ciò che loro sostengono; dimostrerò anzi, a tale riguardo, la strumentalità degli identici emendamenti Pecorella 2.20, Lussana 2.21 e Mazzoni 2.303. Ciò che i colleghi dell'opposizione chiedono con tali emendamenti è rinvenibile nell'articolo 11, comma 4, lettera a), del decreto legislativo n. 160 del 2006 come sarebbe modificato dal provvedimento in esame: ricordo che stiamo discutendo delle valutazioni del consiglio giudiziario. In relazione a tali valutazioni, alla detta lettera a), è previsto che vengano acquisiti i rilievi contabili proprio per rimediare a quanto accaduto in passato in ordine alla spesa per intercettazioni telefoniche.
Quindi, cari colleghi, potevate fare a meno di presentare questi tre emendamenti perché il rilievo in ordine alla valutazione contabile è già contenuto nella lettera a) del comma 4. Con ciò voglio dimostrare che è vero, forse, che noi siamo qui con qualche vincolo politico, ma è anche vero che stiamo attenti a respingere quelle accuse di inerzia e di assenza e comunque di atteggiamento pedissequo e non costruttivo che ci indirizzate.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, credo che la deriva personalistica e pubblicitaria che stanno prendendo certiPag. 37magistrati, anche negli ultimi tempi in cui si occupano di tutto tranne che dei problemi che interessano la gente (mi riferisco a tutte le inchieste, ai gossip che nascono sugli amori o non amori), non interessi alla gente; tutto ciò, molto spesso, nasce dall'uso eccessivo delle intercettazioni e dall'eccessiva spesa che viene fatta con le intercettazioni.
Crediamo che i problemi che riguardano la gente e i cittadini siano altri, che non siano questi i reati da perseguire e molto spesso vediamo che, invece, li si persegue proprio attraverso l'utilizzo eccessivo delle intercettazioni. Quindi, l'emendamento in esame, che vuole rendere trasparenti i reali costi sostenuti per la giustizia, ha anche questa finalità ossia dare un taglio a quei costi che non servono, che non hanno una funzione per destinare le risorse ad altri fini.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Pecorella 2.20 e Mazzoni 2.303, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 464
Votanti 463
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato sì 178
Hanno votato no 285).
Prendo atto che la deputata Dato ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Consolo 2.22, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 457
Maggioranza 229
Hanno votato sì 176
Hanno votato no 281).
Prendo atto che la deputata Dato ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Consolo 2.23 e Mazzoni 2.304.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, anche in questo caso, riguardo al riconoscimento degli avanzamenti di carriera solo per meritocrazia, raccomando l'approvazione degli identici emendamenti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Consolo 2.23 e Mazzoni 2.304, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 460
Maggioranza 231
Hanno votato sì 175
Hanno votato no 285).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 2.26, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 465
Votanti 463Pag. 38
Astenuti 2
Maggioranza 232
Hanno votato sì 180
Hanno votato no 283).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Consolo 2.27.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, è singolare che per formulare un giudizio negativo sull'attività del magistrato sia richiesto che vi siano carenze gravi in relazione ad almeno due criteri, quali ad esempio la capacità o la laboriosità.
Mi domando perché un magistrato che dimostri di essere pigro, che non faccia nulla dalla mattina alla sera non debba essere soggetto a una valutazione negativa, perché manca una seconda valutazione negativa rispetto, ad esempio, alla capacità.
Io dico che chiunque lavori non solo in un ente pubblico, ma anche in un ente privato, che non vada sul posto di lavoro o non esegua i compiti che gli sono affidati, sarà licenziato.
Invece, il magistrato, purché non sia gravemente carente almeno negli altri criteri, può restare al suo posto. Se non scrive le sentenze o non va in ufficio, la questione assume una valenza disciplinare, però tutto ciò non dà luogo a un giudizio negativo sulla sua capacità professionale.
Siamo seri nello scrivere queste cose o stiamo scherzando?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, come diceva il collega Pecorella, è abbastanza anomalo che si scrivano criteri per valutare la professionalità di un magistrato, richiedendo che debba essere bravo, capace e laborioso, dopo di che si afferma che sia sufficiente che sappia fare due cose e anche se è completamente incapace e non vale niente nella terza, lo si promuova ugualmente.
Utilizzo il tempo a mia disposizione per dare una risposta alle argomentazioni precedentemente svolte dal collega D'Ulizia. Si tratta di argomentazioni suggestive ma, collega, totalmente sbagliate! Non c'entrano niente i rilievi contabili con quello di cui abbiamo parlato. Abbiamo già votato, ma i colleghi sappiano che hanno votato contro la possibilità di intervenire, in sede di valutazione della professionalità, su chi spreca il denaro pubblico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gelmini. Ne ha facoltà.
MARIASTELLA GELMINI. Signor Presidente, intervengo per ironizzare un po' rispetto alla dicitura usata nel definire i giudizi. Vedete, questo non è uno spartito musicale dove ci devono essere tutte le sfumature. Siamo di fronte ad un testo normativo, ad un giudizio preciso che riguarda una professione importante come quella del magistrato. Non si capisce come ci possa essere, accanto ad un giudizio positivo, un giudizio negativo - e questo va bene - ma, addirittura, ricorrendo alla terza via, un giudizio non positivo.
Il giudizio è positivo o negativo! Ricorrere alla terza dicitura la dice lunga sull'aspetto - mi permetto di dire - un po' lasco del provvedimento: il tentativo di trovare una scappatoia, una specie di ancora di salvezza, per quella che Ichino, scoperto come novello difensore della meritocrazia, definirebbe la categoria dei nullafacenti. Cerchiamo di essere seri, di avere onestà intellettuale e di definire il giudizio in termini oggettivi!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, mi permetto di richiamare i colleghi e il Governo, se ha la bontà di prestare attenzione a quello che noi stiamo dicendo...
Pag. 39PRESIDENTE. Onorevole Consolo, qualche rappresentante del Governo la sta ascoltando.
GIUSEPPE CONSOLO. Per fortuna c'è il sottosegretario che è attento, anche perché si tratta di un problema che riguarda tutta la compagine governativa. Nei vari dicasteri, se vi fossero alti dirigenti - a cui i magistrati possono tranquillamente essere equiparati, almeno per le retribuzioni - che presentassero delle carenze, non mancanze in un singolo episodio ma delle carenze, sarebbero mandati a casa. In questo caso, non si vuole neanche che venga valutata una carenza grave del singolo magistrato. Pensateci!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mario Pepe. Ne ha facoltà.
MARIO PEPE. Signor Presidente, colleghi, se voi pensate che il CSM che si forma con il sistema elettivo possa irrogare qualche sanzione disciplinare ai magistrati è una pura illusione!
Su cento procedimenti della sezione disciplinare, su novemila magistrati, vi sono state venticinque assoluzioni, dieci sentenze di condanna con il solo ammonimento, tre sentenze di non procedibilità, nove sentenze di estinzione del procedimento perché il magistrato non appartiene più al corpo giudiziario: quindi, nulla! Se non cambiamo il sistema di elezione e di formazione del Consiglio superiore della magistratura, non ci sarà mai nessun provvedimento disciplinare contro il corpo elettorale che elegge il CSM.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Consolo 2.27, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 482
Maggioranza 242
Hanno votato sì 191
Hanno votato no 291).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Consolo 2.319.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mormino. Ne ha facoltà.
NINO MORMINO. Vedete, si rappresenta una scena davvero singolare, che non fa che confermare la pericolosità dei criteri che si stanno adottando rispetto alla valutazione della professionalità e della capacità dei magistrati, con riferimento a tutte le conseguenze, sia economiche sia di progressione professionale. La distinzione, estremamente farraginosa, tra il giudizio non positivo e il giudizio negativo è affidata ad una valutazione all'interno della quale la discrezionalità è massima, perché stabilire la gravità più o meno accentuata delle responsabilità del magistrato appartiene soltanto ad una valutazione che può essere nell'un senso o nell'altro, secondo il criterio che si adotterà e secondo il modo di vedere le cose che nel concreto verrà assunto.
Se consideriamo che a tale sottigliezza della diversità del giudizio sono collegate conseguenze successive che incidono non solo sulla progressione della carriera del magistrato, ma anche sul trattamento economico, è davvero necessario e indispensabile stigmatizzare questa sottigliezza e difficoltà e accedere a due criteri, uno positivo e uno negativo. Non si può adottare un criterio intermedio che non si sa a quali elementi possa essere affidato. È un'esigenza assoluta, che denuncia ancora una volta non solo la farraginosità ma il rischio di una discrezionalità che sia politicamente orientata e gestita da parte del Consiglio superiore della magistratura.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.
Pag. 40
ENRICO COSTA. In questo meccanismo piuttosto farraginoso sono stati introdotti gli esami di riparazione per i magistrati, perché i magistrati verranno giudicati con una valutazione di professionalità positiva, negativa o non positiva. Si consentirà quindi al magistrato di ritornare all'esame del Consiglio superiore della magistratura per tali esami di riparazione. Ma ci rendiamo conto che queste sfumature, tra un giudizio non positivo ed un giudizio negativo, saranno lasciate ad una sorta di discrezionalità del CSM, legato com'è a tutta una serie di correnti?
Sappiamo, inoltre, che la valutazione non positiva avrà un'unica sanzione: quella di non poter più avere incarichi extragiudiziari. Ciò significa chiaramente che gli incarichi extragiudiziari - ma ci torneremo successivamente - vengono valutati anche dal legislatore come elementi che distolgono il magistrato dall'ordinario e quotidiano impegno.
Teniamo conto che nel 2006 il CSM ha autorizzato ben 820 casi di incarichi extragiudiziari dei magistrati. Su tale argomento, quindi, occorre riflettere...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ENRICO COSTA. ...ed è necessario che i magistrati, per essere valutati professionalmente idonei, svolgano a tempo pieno il loro lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, rimango veramente sorpreso. Chiaramente i colleghi, almeno la maggior parte di loro, non avranno letto il comma 11 dell'articolo al nostro esame. Vediamo che succede se il giudizio del Consiglio superiore della magistratura su un magistrato è negativo: in caso di giudizio negativo, il magistrato è sottoposto a una nuova valutazione di professionalità dopo un biennio.
Il CSM, però, durante il biennio può disporre che il magistrato, a spese del contribuente, partecipi ad uno o più corsi, badate bene, «di riqualificazione professionale in rapporto alle specifiche carenze di professionalità riscontrate».
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 12,50)
GIUSEPPE CONSOLO. È scritto: «carenze di professionalità riscontrate». Vi rendete conto che, durante quel biennio, in presenza di carenze di professionalità riscontrate, il magistrato continua ad applicare la «legge» (lo dico tra virgolette), ad emettere sentenze e a disporre carcerazioni nei confronti del cittadino? Ve ne rendete conto?
Per tali ragioni noi sosteniamo che la valutazione può essere positiva o negativa: se la valutazione fosse negativa, però, il magistrato dovrebbe cambiare mestiere.
Stendo, invece, un «velo pietoso» su cosa succeda nel biennio, perché in quel biennio il magistrato - sottoposto e valutato in modo negativo in ordine ai requisiti di professionalità dal CSM - continua a votare, qualora vi fossero le scadenze del CSM. Ma, secondo voi, voterà coloro che dovranno pronunciarsi negativamente o coloro che dovessero pronunciarsi positivamente su di lui?
Credetemi, colleghi, sono norme di buon senso. Davanti ad un Ministro dell'università e della ricerca che per un errore formale manda a casa un laureato ad honorem che aveva dato lustro, con il suo comportamento professionale, al Paese e all'università conferente, noi, di fronte ad una carenza di professionalità riscontrata, chiudiamo tutti e due gli occhi e continuiamo a lasciar emettere sentenze dal magistrato! Siate seri!
PINO PISICCHIO, Presidente della II Commissione. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Pag. 41
PINO PISICCHIO, Presidente della II Commissione. Signor Presidente, stiamo svolgendo un dibattito molto importante, in una dimensione particolarmente intensa, ed anche con qualche concitazione.
Vorrei, però, che tutti i colleghi fossero messi nelle condizioni di esprimersi in Assemblea - e non intendo certo riferirmi a lei, signor Presidente -, ma anche di essere ascoltati, perché vi sono situazioni che stanno in qualche modo rendendo più difficile questo esercizio.
PRESIDENTE. Lei ha ragione, deputato Pisicchio. Per cortesia, invito i colleghi a sciogliere i «capannelli» e consentire in tal modo agli altri di ascoltare.
ANDREA GIBELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, la sua presenza è importante in questo momento perché, come lei sa, questa mattina il dibattito si è svolto a senso unico.
I tempi assegnati sono legati al contingentamento e alla prassi, ma è altrettanto vero che noi riteniamo assolutamente irrituali - come ha già detto la collega Lussana - le dichiarazioni del Ministro Chiti che, attraverso le agenzie di stampa, ha sostenuto che il dibattito in corso è un dibattito approfondito e che, quindi, il Governo non porrà la fiducia sul provvedimento al nostro esame: quanto ha dichiarato il Ministro Chiti è assolutamente falso.
Signor Presidente, mi appello alla sua sensibilità istituzionale per il semplice fatto che ci troviamo in una situazione assolutamente ingovernabile, in quanto le dichiarazioni e gli interventi svolti dai colleghi del centrodestra cadono completamente nel vuoto, perché, attraverso un calcolo politico, noi sappiamo che questa riforma non potrà tornare all'esame del Senato, nonostante il merito di molte proposte.
Le chiediamo, allora, di lasciarci almeno il tempo di intervenire e di consentire ai parlamentari di centrodestra, in una situazione così grave e senza precedenti, di andare oltre il tempo concesso, perché non è possibile che l'Assemblea diventi un «votificio», considerata la distrazione strutturale e politica dei colleghi di centrosinistra, i quali non rispettano quest'aula parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
JOLE SANTELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, mi associo alla richiesta del collega Gibelli. Le parole che ha pronunciato in precedenza il presidente Pisicchio, ovviamente, accertano quale sia la situazione in cui versa l'Assemblea, non solo dal punto di vista formale ma anche sostanziale.
Al Ministro Chiti, che generalmente è persona formalmente corretta, vorrei dire che sostenere che sia in corso un ampio dibattito e una discussione approfondita, per cui il Governo non forza la situazione ponendo la questione di fiducia, è una menzogna politica. Ministro Chiti, non è da par suo rilasciare tali dichiarazioni. Lei sa che l'opposizione contesta e la maggioranza anche contesta silenziosamente, perché è stata costretta a votare un provvedimento che non vuole ma che, per urgenza di tempi e per disciplina di gruppo e di partito, necessariamente sarà costretta ad approvare.
PAOLA FRASSINETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori?
PAOLA FRASSINETTI. No, Signor Presidente, volevo intervenire a titolo personale sull'emendamento in discussione.
PRESIDENTE. Prima concludiamo il dibattito sull'ordine dei lavori.
Devo una risposta. Per ciò che riguarda la compostezza dell'Assemblea, accolgo e rinnovo l'invito ai deputati, visto che èPag. 42assolutamente corrispondente al vero che si tratta di un provvedimento importante e delicato, di mantenere una compostezza in aula che consenta l'ascolto.
Sul secondo punto sollevato, vorrei ricordare che ho aumentato il tempo contingentato di un terzo, proprio a sottolineare tale importanza.
Le altre sono considerazioni politiche che consentono a ogni deputato e ad ogni gruppo di trarre quelle di loro conseguenza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, mi ricollego a quanto detto dall'onorevole Consolo per ribadire l'assurdità del comma 11 e per chiedere come sia possibile che con un giudizio negativo relativo alla carenza di professionalità del magistrato, lo stesso possa operare anche per un lasso di tempo rilevante. Viene concesso un privilegio inaudito, una sorta di rete di protezione che tutela il magistrato che con il giudizio negativo dovrebbe, invece, essere messo nella condizione di non nuocere più.
Sappiamo, e ne abbiamo parlato anche ieri in sede di discussione sulle linee generali, quanto sia importante la preparazione del magistrato e come il cittadino venga leso da una eventuale carenza di professionalità. Ancora una volta, invece, vediamo che vi è una sorta di privilegio. Si parla di corsi di riqualificazione, ma come può un magistrato che si trovi già ad un certo punto della carriera, con un corso di riqualificazione, colmare una lacuna evidenziata dal giudizio negativo?
Quindi, le valutazioni devono essere positive o negative, non deve esserci una zona grigia, né di incomprensione ma soprattutto non deve esserci una rete di protezione che altre categorie professionali, altrettanto importanti, non hanno nella nostra nazione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Consolo 2.319, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 464
Maggioranza 233
Hanno votato sì 180
Hanno votato no 284).
Prendo atto che i deputati Volontè e Delfino hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pecorella 2.28.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, è previsto che il magistrato che abbia avuto un giudizio negativo sia sottoposto a nuova valutazione professionale dopo un biennio. Vorrei che ciascuno di noi immaginasse questo scenario: vi è un cittadino che deve essere giudicato, il quale è a conoscenza (ma anche se non lo sa non cambia nulla) che il magistrato che lo giudicherà è stato ritenuto gravemente incapace e privo di laboriosità. Ebbene, per due anni, lo ribadisco, per due anni tale magistrato continuerà a giudicare i cittadini.
Chiunque di noi si trovasse in questa situazione e sapesse che ha davanti a sé un magistrato che non solo è gravemente negligente, ma è assolutamente incapace, come può avere fiducia nella giustizia? Ci rendiamo conto che stiamo facendo passare una norma per cui, per due anni, lasciamo un magistrato a continuare la sua attività con due caratteristiche gravemente negative (quindi il 50 per cento della sua capacità professionale è gravemente negativa)? Per due anni, continua a fare il magistrato? Quanto meno sospendiamolo, fino a che non ci sia una nuovaPag. 43valutazione, come dice la legge, «non positiva», ma, certamente, non negativa!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 2.28, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 468
Maggioranza 235
Hanno votato sì 181
Hanno votato no 287).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 2.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 468
Maggioranza 235
Hanno votato sì 180
Hanno votato no 288).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pecorella 2.34.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, così come è concepita, la valutazione di professionalità - poi vedremo di cosa si tratta - è rilevante, ai fini della più grave delle sanzioni, solo quando sia successiva. Ciò vuol dire che se il magistrato ha una valutazione negativa, poi ne ha una non positiva e poi un'altra negativa, l'effetto di allontanarlo dall'ufficio - vedremo successivamente in cosa consista - non c'è. Quanto meno prevediamo che se nella carriera un magistrato ha più di una valutazione negativa, anche non consecutiva, l'effetto è che non possa continuare a fare il magistrato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 2.34, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 469
Votanti 468
Astenuti 1
Maggioranza 235
Hanno votato sì 177
Hanno votato no 291).
Prendo atto che i deputati Balducci e Burgio hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pecorella 2.35.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, credo di dover intervenire perché, ovviamente, il buon funzionamento della magistratura è tutto legato alle valutazioni di professionalità. Due valutazioni non positive non hanno alcun effetto, e va bene. Tuttavia le valutazioni non positive possono essere successive. Una terza valutazione non positiva che effetto ha, non rispetto allo stipendio, che mi interessa poco, ma al fatto che uno continui a fare il magistrato?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Consolo. Ne ha facoltà.
Pag. 44
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, il ragionamento che ha svolto l'onorevole Pecorella credo che non ammetta - per usare il gergo dei magistrati e di chi si occupa di diritto - prova contraria. La grave lacuna, anche se non è ripetuta l'anno successivo, ma si ripete, in ipotesi, due anni dopo, diventa ancora più grave. Con una simile norma, ad anni alterni il magistrato può vedersi riscontrate gravi carenze di professionalità e nulla accade.
Poi, quando anche dovesse essere allontanato, non si fa luogo alla cessazione del rapporto di impiego, ma viene dispensato dal servizio. Ci si dice che l'espressione «dispensato dal servizio» significa «cessazione del rapporto di impiego». Così non è. Se così fosse, rendiamo chiara, anche ai cittadini, la norma. Lo ripeto, così non è; rendiamola chiara, approvando l'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 2.35, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 474
Maggioranza 238
Hanno votato sì 183
Hanno votato no 291).
Prendo atto che i deputati Burgio, Ceroni e Formisano hanno segnalato di non essere riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pecorella 2.36.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vitali. Ne ha facoltà.
LUIGI VITALI. Signor Presidente, abbiamo sentito, con gli interventi precedenti, quale sia il percorso di valutazione del magistrato e quante opportunità vengano date al magistrato che, in una prima valutazione, non venga ritenuto idoneo e riporti un giudizio negativo. In tal caso, infatti, si chiede un'ulteriore valutazione dopo due anni, quindi lo si lascia al suo posto per due anni a svolgere la stessa attività e la stessa funzione svolta fino a quel momento; inoltre, può rimediare, anche se non completamente, rimane ancora al suo posto e viene sottoposto ad un'ulteriore valutazione.
Ad un certo punto, si accerta che un magistrato non ha più i titoli per poter svolgere la funzione giurisdizionale. Lo si «dispensa dal servizio», a nostro avviso, era e rimane una formulazione troppo generica. Nel lungo e approfondito dibattito all'interno della Commissione, si è detto che in fondo la dispensa dal servizio significa che viene interrotto il rapporto di impiego. Ma allora perché non lo scriviamo? Perché dobbiamo lasciare questo equivoco? Qualcuno ha sostenuto che ne abbiamo parlato perché ne rimanga traccia nel dibattito parlamentare. Tuttavia, nel momento in cui ci sarà un contenzioso giurisdizionale, averne parlato in questa maniera non serve assolutamente a nulla, perché, all'interno del provvedimento al nostro esame, esiste un altro caso per il quale si parla espressamente di «cessazione del rapporto di lavoro». Quindi, qualsiasi magistrato amministrativo che dovesse essere chiamato a giudicare sul ricorso di un magistrato - il quale, con tale interpretazione, verrebbe espulso dalla magistratura - dovrebbe reintegrarlo. Infatti, il giudizio sarebbe che, se il legislatore avesse voluto sottoporre a questo tipo di finalità tale fattispecie, lo avrebbe espressamente previsto, così come lo ha previsto nelle altre parti del provvedimento in esame.
Quindi, non soltanto si procede ad un accertamento fittizio; non soltanto la mancanza di requisiti viene reiterata e protratta nel tempo, ma nel momento in cui si ha il conclamato risultato che il magistrato è assolutamente incapace, non si hanno nemmeno la capacità e il coraggio di mandarlo fuori, ma lo si deve tenerePag. 45all'interno pagandogli lo stipendio senza farlo lavorare. Questo è l'effetto che produce tale norma.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mormino. Ne ha facoltà.
NINO MORMINO. A questa osservazione, in sede di Commissione, il sottosegretario ha risposto evocando una norma che prevede la fattispecie qui indicata, ovvero la dispensa dal servizio. Tale fattispecie è collegata a cause incolpevoli del magistrato, vale a dire quando sopraggiunge una causa di incapacità psichica non determinata da responsabilità diretta o incapacità professionale. In quel caso, il magistrato è dispensato dal servizio, ma è assistito da garanzie particolari, come il trattamento economico, che lo sostengono comunque, ed è ragionevole che sia così. Ma quando il magistrato è incapace deve essere assolutamente licenziato
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, vorrei solo far presente che, per quanto riguarda i magistrati, stiamo discutendo un punto nodale. Essi, infatti, possono essere, secondo un'interpretazione, allontanati dal servizio, secondo un'altra interpretazione, viceversa, allontanati dalla magistratura. Ecco perché è importante utilizzare un'espressione non equivoca, che è la stessa che viene utilizzata per chi termina il tirocinio con una valutazione negativa. Non si possono usare due espressioni diverse.
SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo per chiederle di disporre il controllo delle tessere di votazione.
PRESIDENTE. Invito i deputati segretari a procedere al controllo delle tessere di votazione (I deputati segretari ottemperano all'invito del Presidente).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, l'emendamento Pecorella 2.36 prevede che si faccia luogo alla cessazione del rapporto di impiego del magistrato, sostituendo l'espressione usata nel provvedimento: «è dispensato dal servizio». Ora, colleghi...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, il deputato Consolo sta svolgendo il suo intervento. Il controllo dei deputati segretari può essere svolto tranquillamente senza che ciò disturbi il lavoro dell'Assemblea e, soprattutto, l'intervento del deputato che sta parlando.
La prego, deputato Consolo, prosegua.
GIUSEPPE CONSOLO. La ringrazio, signor Presidente. Laddove il disegno di legge prevede che: «il magistrato stesso è dispensato dal servizio», siamo in presenza di una previsione che non significa nulla. A mio avviso, se respingessimo l'emendamento in esame, arriveremmo all'assurdo di bocciare un emendamento con cui ci proponiamo di fare chiarezza, trasformando la frase che ho citato nel modo seguente: «si fa luogo alla cessazione del rapporto di impiego del magistrato stesso».
In un eventuale contenzioso, gli atti parlamentari attesterebbero che la Camera ha respinto tale emendamento e, quindi, la cessazione del rapporto di impiego, a differenza di quanto avviene per il tirocinante, significa un'altra cosa. Dunque, oltre al danno di non fare chiarezza, in questo modo aggiungeremmo la beffa a futura memoria! Mi dispiace, signor Presidente, questa, giuridicamente, è una vergogna!
PRESIDENTE. Prendo atto che i deputati segretari hanno concluso il controllo delle tessere di votazione. Possiamo dunque proseguire nei nostri lavori.Pag. 46
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 2.36, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 417
Maggioranza 209
Hanno votato sì 153
Hanno votato no 264).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Consolo 2.38.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, in questo clima, in cui è totalmente incomprensibile ciò che s'intende fare, vi è un punto che mi permetto di ricordare all'Assemblea, riguardante la valutazione di professionalità. Quest'ultima, in base al comma 2, capoverso, comma 15, primo periodo, dell'articolo in esame, consiste in un giudizio espresso dal Consiglio superiore della magistratura, con provvedimento motivato e trasmesso al Ministro della giustizia, il quale adotta il relativo decreto.
Ritengo che occorra modificare la norma nel senso di prevedere che il Ministro adotti il relativo decreto previa verifica. Infatti, se il Consiglio superiore della magistratura commette un errore e il Ministro consapevolmente se ne accorge - Ministro Mussi, mi rivolgo anche a lei, che è così attento alle lauree honoris causa, mentre, come compagine di Governo, è poco attento a ciò che accade in questo caso - vi rendete conto che, non inserendo la possibilità di una verifica, il Ministro Guardasigilli è prigioniero di un ipotetico errore in procedendo commesso dall'organo di autogoverno della magistratura? Restituite al Guardasigilli la sua dignità e aggiungete l'espressione: «previa eventuale verifica».
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA. Signor Presidente, il provvedimento in esame prevede che la valutazione si concluda e che abbia un atto finale attraverso un decreto del Ministro della giustizia. Non ritengo che l'atto finale sia semplicemente un atto notarile del Ministro, in quanto immagino che il Ministro, nel momento in cui pone il suo sigillo a tutta una serie di atti procedimentali che lo hanno preceduto, debba effettuare il controllo, quantomeno, del rispetto della procedura, a tutela e a garanzia del soggetto nei confronti del quale emette il relativo decreto.
Teniamo anche conto del fatto che il provvedimento impugnabile, in questo caso, sarebbe il decreto del Ministro della giustizia, al quale verrebbe sottratta, in via di autotutela, qualora verificasse una distorsione procedurale, addirittura la possibilità di non adottare il decreto e di segnalare al Consiglio superiore della magistratura i suoi errori ed, eventualmente, di invitarlo a correggerli. Quindi, sottrarre al Ministro della giustizia un'attività di semplice controllo e creare un atto dovuto notarile, ritengo sia una distorsione della procedura, anche tenuto conto che proprio l'atto del Ministro sarebbe quello impugnabile e non, direttamente, l'atto del Consiglio superiore della magistratura (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Consolo 2.38, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 458
Maggioranza 230Pag. 47
Hanno votato sì 175
Hanno votato no 283).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pecorella 2.313.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, l'emendamento in esame non contiene altro che una proposta avanzata dalla relatrice. È sufficiente, infatti, esaminare i suoi interventi in Commissione per trovare espressamente l'indicazione di come sarebbe necessario che il Ministro della giustizia presenti alle Camere una relazione sull'efficacia del metodo di valutazione. Tuttavia, il Ministro non lo può fare, perché non rientra nei compiti previsti dalla legge, a meno che il Parlamento non gli conferisca tale funzione. Quindi, a mio avviso, ciò rivela che, anzitutto, è possibile che questi criteri di valutazione siano male usati e che, quindi, sia necessaria una verifica. E se è necessaria una verifica, l'unico soggetto che può svolgerla dall'esterno del Consiglio superiore della magistratura è il Ministro della giustizia. Affidiamogli, quindi, questo compito, e consentiamo al Parlamento di capire se questa sarà una copertura dell'antico metodo - quello che si chiamava «il merito» - che viene semplicemente istituzionalizzato con più passaggi o se, davvero, ci sarà una novità nell'affidamento degli incarichi direttivi e delle funzioni.
Non capisco perché, una volta che la relatrice ha espresso tale auspicio - che però non può trovare attuazione se non in una norma di legge - non si debba seguire la sua opinione e procedere in tale direzione. Anzi, chiedo alla relatrice se ha cambiato idea o se ho male interpretato il suo pensiero.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Gelmini. Ne ha facoltà.
MARIASTELLA GELMINI. Signor Presidente, l'emendamento in esame propone di introdurre un controllo sull'efficacia dei criteri individuati per la valutazione. Credo che sia buona norma, quando si introduce un nuovo testo di legge, verificare nei fatti la sua efficacia e la sua capacità di incidere. L'emendamento vuole responsabilizzare il Parlamento ma, in modo particolare, il Ministro della giustizia, al fine di poter verificare, attraverso un'adeguata e provata relazione, l'efficacia del metodo di valutazione dei magistrati. Siamo preoccupati che alla teoria non risponda concretamente la capacità di questi criteri di garantire un elevamento della qualità professionale dei magistrati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, anch'io vorrei esprimere un'opinione positiva sull'emendamento in esame, che, a mio avviso, è importantissimo, poiché prevede la presentazione da parte del Ministro della giustizia di una relazione alle Camere con cadenza annuale. In tal modo, vi è la valutazione dell'organo politico sull'operato del giudice: è un modo per cercare di limitare l'autogoverno del Consiglio superiore della magistratura.
Invito, quindi, l'Assemblea ad approvare l'emendamento Pecorella 2.313, perché va nel senso della libertà del magistrato che, però, deve essere anche contemperata con la qualità e la preparazione dello stesso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lussana. Ne ha facoltà.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, ormai è chiaro che, nella scelta del Ministro Mastella, per quanto riguarda la valutazione della professionalità dei magistrati, si è rigettata la possibilità di introdurre elementi di valutazione esterna. Vi è, quindi, l'esaltazione del principio dell'autoreferenzialità della magistratura, in base al quale controllori e controllati coincidono, con tutti i vizi del sistema chePag. 48abbiamo denunciato. Dobbiamo, infatti, tener presente, per come è strutturato il CSM (con il sistema delle correnti) che i controllati sono coloro che poi votano i controllori, i quali decideranno e sono i veri dominus della carriera dei magistrati.
L'emendamento in esame, come anche i precedenti, prevede la possibilità di una residuale, pur minima, verifica da parte del Ministro della giustizia che viene, invece, assolutamente esautorato: tutto il percorso viene, infatti, incondizionatamente gestito dal CSM.
A questo punto, avreste fatto bene anche ad eliminare la parte residuale, cioè il relativo decreto del Ministro della giustizia, considerato che eliminate, respingendo questi emendamenti, la residuale verifica che, invece, volevamo attribuire e riservare al Ministro. Ciò è gravissimo! Non è questo il modo per difendere il principio dell'indipendenza e dell'autonomia della magistratura.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, qualche minuto fa l'Assemblea ha respinto un emendamento che prevedeva criteri specifici per la valutazione dei magistrati, lasciando totalmente al Consiglio superiore della magistratura la possibilità di costruire tali criteri.
Ricordiamo sempre che il disegno di legge in discussione nasce, in origine, proprio perché il Consiglio superiore della magistratura non aveva dato buona prova di sé nel valutare i magistrati.
Va bene la delega in bianco al CSM, ma l'emendamento in esame chiede che, perlomeno, il Ministro della giustizia controlli, possa verificare e riferisca al Parlamento, anche al fine di consentire a noi, in qualità di legislatori, di essere partecipi della nostra scelta e di verificare se tornare indietro, in futuro, su questa ulteriore opzione di fiducia nei confronti del Consiglio superiore della magistratura.
È incomprensibile che la maggioranza ed il Governo, oggi, respingano una norma così banale, ma così importante, che prevede di riferire al Parlamento su ciò che accade nella professionalità di un altro organo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Vitali. Ne ha facoltà.
LUIGI VITALI. Signor Presidente, abbiamo assistito, fino a questo momento, al conferimento di una delega al CSM per accertare e stabilire gli standard produttivi del magistrato, nonché le regole di valutazione sulla professionalità dello stesso.
Abbiamo visto quanto sia arzigogolato il percorso di valutazione e quante chance sono assegnate al magistrato che non dovesse ottenere, in prima battuta, una valutazione positiva della sua capacità di svolgere la funzione giurisdizionale.
Vogliamo accertarci almeno annualmente della validità dei criteri che avete stabilito e se le istituzioni alle quali avete delegato di stabilire tali criteri hanno messo in piedi un sistema che ha un senso e che funziona?
Chi può fare tale relazione se non il Ministro della giustizia, che, con la riforma in esame, diventa sempre più un burocrate e sempre meno un elemento di incisività nel sistema giudiziario e del pianeta giustizia?
Allora, si vuole veramente un sistema all'acqua di rose che copra, come una foglia di fico, qualcosa che non funziona!
PRESIDENTE. Deve concludere.
LUIGI VITALI. Ci appelliamo, pertanto, al buonsenso dell'Assemblea per chiedere di sostenere e di votare a favore del presente emendamento.
MARILENA SAMPERI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARILENA SAMPERI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, vorrei chiarire una questione: considerato che ilPag. 49sistema di valutazione rappresenta il cuore del provvedimento in esame, mi auguravo che fosse presentato un ordine del giorno (forse sarà presentato) per attribuire al Ministro della giustizia, nell'ambito della relazione annuale sullo stato della giustizia, la possibilità di riferire sull'effettività di tale metodo di valutazione, acquisendo i dati che consentano al Parlamento di verificarne gli effetti.
Pertanto, senza entrare nel merito della valutazione, vorremmo conoscere i dati, i risultati.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 2.313, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 467
Maggioranza 234
Hanno votato sì 175
Hanno votato no 292).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Contento 2.315.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, si tratta di uno degli emendamenti suggeriti dalla Commissione bilancio. Vorrei cogliere l'occasione per segnalare a lei, signor Presidente, una questione già sollevata nel corso della discussione sulle linee generali del provvedimento.
Nella legislazione vigente è previsto l'obbligo di predisporre le relazioni tecniche. In particolare, le relazioni tecniche sui costi finanziari delle proposte o meglio dei disegni di legge si propongono di informare il Parlamento non solo sui costi, ma anche sulle modalità di copertura.
Trovo abbastanza singolare quanto è accaduto in occasione del provvedimento in esame: mi riferisco, in particolare, per fare un esempio banale, al comma 17 dell'articolo 2 del provvedimento (contiene, tra l'altro, disposizioni di modifica all'articolo 11 del decreto legislativo n. 160 del 2006 in materia di valutazione della professionalità), il quale prevede che allo svolgimento delle attività previste nel presente articolo si faccia fronte con le risorse di personale e strumentali disponibili, quindi senza sostanziali aumenti di spesa.
Tuttavia, il fatto estremamente divertente è che, se si legge il comma 5 dell'articolo 5 del provvedimento in esame, si ha una sensazione completamente diversa: in tale disposizione, infatti, si afferma che, in relazione alle aumentate attività, il ruolo autonomo del Consiglio superiore della magistratura è aumentato fino a 13 unità.
Signor Presidente, mi rendo conto che mi si potrebbe rispondere che si tratta di disposizioni diverse. Tuttavia, vorrei segnalare l'assoluta mancanza di chiarezza - la responsabilità politica, sotto questo profilo, va attribuita al Ministro competente - circa i costi relativi a questa operazione, le clausole di invarianza e le modalità di copertura del provvedimento in esame.
Trovo la questione abbastanza singolare, se non addirittura scandalosa. Credo che la vicenda vada sottoposta alla Giunta per il Regolamento, per fare in modo, se non da oggi, almeno nelle fasi successive dell'esame del provvedimento, che si chiarisca la questione per una maggiore completezza di informazione ai parlamentari e al Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 2.315, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 50
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 471
Maggioranza 236
Hanno votato sì 178
Hanno votato no 293).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Pecorella 2.41 e Mazzoni 2.305.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, secondo il testo del Governo, l'assegnazione agli incarichi direttivi di procuratore generale, procuratore della Repubblica e così via, avviene in questo modo: nel caso in cui vi sia stata la valutazione di professionalità, il CSM procede a valutare soltanto i titoli.
La questione che pongo - visto che la relatrice si è dichiarata disponibile finalmente a un dialogo - è la seguente: le valutazioni di professionalità fatte ogni quattro anni certamente non sono in grado di dirci nulla sull'idoneità a ricoprire, per esempio, l'incarico di organizzatore dell'ufficio del pubblico ministero o di presidente del tribunale o della corte d'appello, poiché le valutazioni di professionalità riguardano solo la laboriosità, la diligenza, la capacità rispetto al diritto e così via. Quali titoli ci diranno mai se un soggetto è idoneo a dirigere una procura della Repubblica, al di là di una valutazione specifica di idoneità - oltre all'anonimato, che richiediamo sempre - rispetto a quell'incarico? In questo modo, torniamo semplicemente alla legge attuale, secondo cui si è promossi grazie ai cosiddetti meriti e all'anzianità.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti (Commenti del deputato Leone)... Deputato Leone, non protesti, vedrà che sarà esaudita la sua richiesta...
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Pecorella 2.41 e Mazzoni 2.305, non accettati dalla Commissione né dal Governo e sui quali la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 471
Votanti 468
Astenuti 3
Maggioranza 235
Hanno votato sì 172
Hanno votato no 296).
Il seguito del dibattito è rinviato alla ripresa dei nostri lavori, alle 15.