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Si riprende la discussione.
(Repliche del relatore e del Governo - Doc. LVII, n. 2)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Ventura.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, la mia è una brevissima replica poiché quasi tutti gli interventi dell'opposizione si sono concentrati sull'utilizzazione dell'extragettito, sostenendo che sarebbe stato più opportuno destinarlo all'abbattimento del debito, tesi ovviamente del tutto legittima, nel senso che ciò avrebbe ridotto al 2,1 per cento il rapporto tra deficit e PIL. Credo - mi rivolgo all'onorevole Forlani che ha avuto la pazienza e la cortesia di essere rimasto in quest'aula fino alla fine - che non rischiamo molto sul punto della nostra permanenza nell'area euro, tant'è che il Governo Berlusconi aveva firmato - come è noto - l'impegno di conseguire nel corso di quest'anno il rapporto tra deficit e PIL pari al 2,8 per cento. Noi utilizziamo lo 0,4 per cento e, quindi, ci attestiamo su un rapporto tra deficit e PIL del 2,5 per cento.
Abbiamo ritenuto di utilizzare le ricordate risorse per dare risposte immediate a condizioni particolarmente urgenti e pesanti - non solo a quelle dovute al funzionamento e alla realizzazione di opere, come avvenne con un provvedimento dello scorso anno - relative alle pensioni basse, ai giovani, agli interventi sulla sicurezza e al conferimento alle autonomie della possibilità di utilizzare parte degli avanzi, pur rimanendo in linea con il patto di stabilità interno.
Vorrei dire più in generale che dobbiamo assumere - ho cercato di sottolinearlo nella relazione - un impegno sul problema del debito pubblico italiano, che ci trasciniamo dal 1992 con questi livelli, e costa ed è costato al Paese, in termini soltanto di interessi, una cifra enorme. Esso costituisce un punto di impegno al di là delle maggioranze che si alternano alla guida del Paese; certo, è una questione di lunga durata, ma è del tutto chiaro che va portato a livelli sostenibili. Nel DPEF sono previste una diminuzione progressiva e graduale del debito nell'arco di questi anni sino al 2011, una ripresa dell'avanzo primario e una situazione che dovrebbe diventare più controllabile.
L'altra risposta che desidero dare - sono intervenuti sul tema l'onorevole Verro e altri colleghi - riguarda l'altra grande questione che costituisce l'anomalia italiana: quando parliamo della lotta all'evasione o all'elusione, non criminalizziamo tutti in via generale. Abbiamo apportato modifiche agli studi di settore che cambiano l'onere della prova, e così spetta all'amministrazione dimostrare che si tratta di dichiarazione infedele, ed è del tutto evidente che, gradualmente, con il recupero delle imposte non pagate, dobbiamo arrivare ad un abbassamento progressivo della pressione fiscale, che speroPag. 61si concretizzi nella legge finanziaria già con riferimento all'ICI sulla prima casa ed agli interventi riguardanti gli affitti. Ma sappiamo che si tratta di un problema per chi paga regolarmente le imposte. È un livello sul quale bisognerà intervenire e lavorare per una riduzione, anche sensibile, della pressione fiscale.
Abbiamo presentato una risoluzione, che abbiamo cercato di contenere, la quale prende atto, ovviamente, di quanto si è svolto al Senato; insiste molto sulla manovra di finanza pubblica, sulla questione delle autonomie locali e sul federalismo fiscale; delinea un percorso innovativo sulle procedure per la decisione di bilancio, secondo ciò che il Governo ha prospettato, anche con innovazioni non trascurabili; precisa, confermandolo in tema di crescita, quanto definito al Senato sulla sostenibilità, sulla base degli indirizzi del Protocollo di Kyoto; recupera, tuttavia, il programma Industria 2015; delinea aspetti relativi ad una logica di semplificazione e flessibilità degli strumenti di quadro; cerca di rafforzare le politiche per l'internazionalizzazione, soprattutto per la piccola e media impresa. Vi sono poi questioni che attengono all'adeguamento infrastrutturale, ma limitatamente a due aspetti non trattati al Senato.
Il primo aspetto è quello del Fondo per la ristrutturazione e l'ammodernamento della rete idrica sull'intero territorio nazionale. Il nostro è un Paese molto strano, come ho anche accennato, qualcuno legge un articolo di un esperto, che invita al risparmio di acqua - ti dice anche quante docce puoi fare in un mese o quante volte puoi cambiare la biancheria - e poi il 45 per cento delle risorse idriche si disperdono a causa di una rete idrica obsoleta che non funziona più e quel qualcuno fa costituire un Fondo nazionale per l'ammodernamento della rete idrica; ebbene, credo che ciò corrisponda ad un elemento centrale ed importante per ciò che riguarda le politiche nazionali.
Il secondo aspetto che introduciamo, rispetto al Senato, è la parte relativa alla sicurezza dal punto di vista del cittadino: non solo, quindi, in relazione agli aspetti tradizionali che ci vengono in mente quando parliamo di sicurezza, ma anche per quanto riguarda gli aspetti inclusivi della coesione sociale e gli elementi di prevenzione, con una risposta che (oltre, ovviamente, al piano della riorganizzazione e delle risposte che devono dare le forze dell'ordine) giunge fino al piano della Protezione civile e del Corpo dei vigili del fuoco, considerate le emergenze vissute in queste giornate.
I due aspetti consistono, quindi, in un adeguamento e nell'avere in mente la sicurezza del cittadino, in tutti i suoi aspetti. Infine, vi è una parte molto ben sviluppata che riguarda le politiche di sviluppo e crescita del Mezzogiorno, in quanto ci sembrava una parte degna di essere presa in considerazione e di essere ulteriormente sviluppata. Vorrei concludere affrontando un punto (che sta già richiamando l'attenzione) che abbiamo inserito nella risoluzione e che leggo testualmente perché consente, forse, una migliore comprensione relativamente al debito accumulato.
PRESIDENTE. La prego di concludere...
MICHELE VENTURA, Relatore. Si dice - e concludo -: «(...) ad effettuare...
EMERENZIO BARBIERI. È ora di concludere!
MICHELE VENTURA, Relatore. ...anche nei rapporti con l'Unione europea, una ricognizione di tutti gli strumenti utili a determinare una significativa riduzione del debito pubblico, sia con riferimento a forme concordate di utilizzo delle riserve delle banche centrali, in oro o in valuta, eccedenti quanto richiesto dal concerto con la Banca centrale europea per la difesa dell'euro, anche sulla base delle esperienze di altri Paesi, sia con riferimento alla classificazione delle operazioni patrimoniali e delle partite finanziarie, nonché ad aprire nuovi spazi per forme più qualificate di spesa pubblica». Si tratta, quindi, di un programma molto ambizioso.Pag. 62
Per la felicità dell'onorevole Emerenzio Barbieri, concludo il mio intervento, per questa sera. Ci rivedremo in occasione della discussione del DPEF perlomeno sino al 2011 (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, desidero svolgere alcune brevi considerazioni sui temi centrali del DPEF, che riguardano gli obiettivi finanziari e l'impostazione che viene data alla politica economica. Preliminarmente, desidero ringraziare tutti gli intervenuti, per i commenti che sono stati fatti. Risanamento, sviluppo ed equità sono i tre grandi obiettivi della politica economica del Governo; sono stati enunciati nel precedente DPEF e vengono ora confermati. L'attuale Documento di programmazione economico-finanziaria rappresenta, quindi, la continuità in un contesto più favorevole, sia in termini di crescita economica, sia in termini di equilibri finanziari, anche per l'azione intrapresa, nel frattempo, dall'Esecutivo.
È stato più volte contestato il richiamo, fatto un anno fa, al 1992. Effettivamente, per un aspetto - sottovalutato, ma estremamente importante - la situazione dell'anno scorso e quelle di quest'anno differiscono rispetto al 1992. In seguito all'adesione alla moneta unica europea, infatti, le tensioni finanziarie e gli effetti del declino economico non si manifestano più attraverso una crisi di cambio. Questo è il principale elemento di differenza tra la situazione attuale e quella del 1992.
Tuttavia, su questo punto al Governo e alla coalizione che lo supporta in Parlamento va ascritto il merito di aver avuto la forza e la convinzione di avviare una manovra di risanamento finanziario, anche in assenza di quelli che potrebbero essere definiti i sintomi di una malattia, rappresentata dallo squilibrio di finanza pubblica e dal possibile declino dell'economia italiana. Un tempo questa malattia si manifestava con un sintomo molto forte, vale a dire la svalutazione - ricordiamo molto bene la crisi del 1992 - che aiutava sia l'opinione pubblica sia il Parlamento e il Governo a trovare la forza per effettuare la correzione dovuta. Tale forza lo scorso anno è stata trovata comunque, anche in assenza di questo sintomo.
Il risanamento finanziario è facilitato in un contesto di sviluppo sostenibile, che riguarda non solo le tematiche ambientali ma anche quelle sociali. Per questo motivo, la politica di risanamento è ora affiancata in misura più intensa che in passato con interventi mirati a sostenere le situazioni di particolare disagio, nonché a promuovere le opere e le infrastrutture che tanto servono alla crescita del Paese.
Per tali ragioni, in parallelo alla presentazione del Documento di programmazione economico-finanziaria è stato varato il decreto-legge 2 luglio 2007, n. 81, che ha consentito di avviare e rafforzare le politiche di equità e di crescita. In tale contesto, alla luce delle critiche di eccesso di rigore, che sono tuttora rivolte al Governo con riferimento alla manovra avviata con la legge finanziaria per il 2007, non appaiono assolutamente fondate le critiche di segno opposto, che imputano al Governo una sorta di lassismo in tema di rigore finanziario. Ora si è accusati di eccesso di rigore, ora di lassismo: si tratta, ovviamente, di caratterizzazioni eccessive rispetto alla realtà.
Infatti, l'obiettivo di deficit è inferiore a quanto previsto nel programma di stabilità e crescita approvato dall'Unione europea con riferimento a quest'anno. Il Governo intende raggiungere gli obiettivi finanziari evitando inasprimenti della pressione fiscale e introducendo, negli anni successivi, una riduzione della stessa. Su questo punto è bene fare chiarezza. In primo luogo, il cosiddetto extragettito non è assolutamente un fatto imprevisto, ma va ricondotto alla lotta all'evasione fiscale che questo Governo ha intrapreso con convinzione a partire dallo scorso anno. È evidente che le norme di contabilità finanziaria non consentono di quantificare ex ante i verosimili effetti del contrasto all'evasione,Pag. 63a meno che questi non siano riconducibili a specifici mutamenti del contesto normativo. Pertanto, è evidente che quello che al momento può sembrare un occultamento di gettito o una sottostima di entrate, non rappresenta altro che il manifestarsi dei primi risultati dell'azione di contrasto.
In secondo luogo, non appare neppure appropriato evocare un inasprimento della pressione fiscale, nel momento in cui quest'ultima, sotto il profilo contabile, risente della manovra operata sul trattamento di fine rapporto, il quale era e rimane un salario differito, di proprietà del lavoratore. A seguito dei mutamenti normativi, viene ricondotto alla pressione fiscale qualcosa che non rappresenta assolutamente un inasprimento della pressione in capo alle aziende, le quali a loro volta, mediante la legge finanziaria, hanno ricevuto una compensazione per i possibili oneri derivanti da un minor ricorso al credito attraverso tale canale fortemente agevolato.
Sotto il profilo della spesa, si prosegue l'azione di contenimento, in particolare sulla spesa primaria corrente. Di fronte allo scetticismo a volte manifestato, va ribadita, invece, l'azione di estrema trasparenza intrapresa dall'Esecutivo attraverso la messa in luce, oltre che del quadro tendenziale a legislazione vigente, anche degli impegni già presi e di quelli che potrebbero rappresentare altri elementi di maggiore spesa.
Si tratta di un'operazione di trasparenza - e certamente non di un venir meno alle proprie responsabilità, come talvolta si è sostenuto - lasciando che il Parlamento assuma le decisioni relative alle altre spese da contenere. Tale proposta verrà definita nel corso della preparazione, da parte dell'Esecutivo, del disegno di legge finanziaria, avendo in mente l'obiettivo primario di trovare spazi per migliorare la qualità della spesa, attraverso una riduzione delle spese che si ritengono non più prioritarie o che possono essere oggetto di una riqualificazione.
È un obiettivo indubbiamente ambizioso e su ciò si riconosce la difficoltà a perseguire un'azione di questo tipo; però, a fronte dell'ambizione politica che è stata enunciata, va anche rilevato come sia molto ampio lo strumentario che il Governo ha predisposto per poter cogliere l'obiettivo.
Ricordiamo la riclassificazione del bilancio che è stata portata avanti in stretta collaborazione con le Commissioni bilancio di Camera e Senato. Ricordo, inoltre, l'avvio dell'esame della spesa, in particolare in alcuni comparti, la cosiddetta spending review che è stata decisa dal Presidente del Consiglio. Ricordo, altresì, la direttiva indirizzata alle varie amministrazioni al fine di poter iniziare la fase di definizione della legge finanziaria. A fronte di maggiori richieste finanziarie, le amministrazioni sono tenute a fare delle proposte di razionalizzazione della spesa, anche questa sotto il loro controllo. Ovviamente, si tratta solo di proposte, che possono anche includere mutamenti al contesto normativo vigente, che saranno vagliate dal Consiglio dei Ministri e, quindi, sottoposte all'esame del Parlamento.
Infine, non va certo sottovalutata l'importanza dell'enfasi attribuita agli aspetti relativi alla mobilità ed al premio alla produttività contenuti nella direttiva che il Governo ha indirizzato all'ARAN in sede di revisione del contratto del pubblico impiego per la parte normativa.
Nel complesso si tratta di una manovra molto ampia che consentirà di ottenere un contenimento del deficit negli anni a partire dal 2009 e successivi, attraverso una compressione della spesa primaria senza innalzamenti della pressione tributaria.
Concludo preannunciando, a nome del Governo, parere favorevole alla risoluzione Ventura ed altri n. 6-00020, e parere contrario alle risoluzioni Peretti ed altri n. 6-00018 ed Elio Vito altri n. 6-00019.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di domani.
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