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Si riprende la discussione.
(Ripresa dichiarazioni di voto - Doc. LVII, n. 2)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, forse la cosa più giusta per il gruppo di Forza Italia sarebbe non tanto intervenire per dare un giudizio sul DPEF in esame, ma limitarsi alla lettura dell'intervento del collega Andrea Ricci, di Rifondazione Comunista. Ricordo a tutti che l'anno scorso, per la presentazione del DPEF, il gruppo di Rifondazione Comunista, tramite il ministro Ferrero, si astenne dal voto e criticò fortemente la manovra allora voluta dal Ministro Padoa Schioppa. Un anno dopo, il collega Andrea Ricci, del quale non condivido nemmeno un'idea, ma che rispetto totalmente per l'integrità morale e per la coerenza con cui si batte per le sue idee -, ha svolto oggi un intervento in cui ha affermato, con convinzione, che Rifondazione Comunista ha appoggiato la manovrina e voterà la risoluzione della maggioranza sul DPEF.
Avrei voluto che alcuni colleghi dell'attuale maggioranza, penso allo stesso relatore Ventura, a Gerardo Bianco, a Villetti, a Di Gioia (li nomino vedendoli), avesseroPag. 23ascoltato le parole del collega Andrea Ricci, e vorrei che lo avesse fatto anche il sottosegretario Sartor, in assenza di un Ministro che non considera l'approvazione del DPEF un atto importante per il Governo.
Nelle parole di Andrea Ricci è contenuta la linea del vostro Governo per i prossimi anni.
Il collega Andrea Ricci si è dichiarato contento per il blocco delle opere pubbliche, per la rottamazione della cosiddetta legge obiettivo, che consentiva la realizzazione delle opere pubbliche, per l'aumento della spesa pubblica e della pressione fiscale, con nuove tasse. Ciò è quanto il collega Andrea Ricci, l'unico coerente di coloro che sono intervenuti per la maggioranza, ha detto, motivando il voto di Rifondazione Comunista sulla risoluzione che accompagna il DPEF in esame.
Vorrei chiedere ai colleghi della maggioranza come ciò sia compatibile con quanto leggiamo sui giornali in relazione alla pressione fiscale, alla volontà di andare avanti con le grandi opere, in relazione alla necessità di dare al Paese le risposte di cui ha bisogno. Quando interveniamo in quest'aula, purtroppo sappiamo tutti che il nostro intervento è assolutamente inutile e irrilevante. So che la posizione e il giudizio di Forza Italia e della Casa delle libertà sul Documento in esame sono totalmente irrilevanti. Alla fine, approverete una risoluzione di maggioranza, noi approveremo una risoluzione di minoranza e daremo ancora una volta luogo a questa - permettetemi il termine - recita, in cui gli atti del Governo arrivano alla Camera e sono approvati senza essere modificati. Tutto ciò avviene nonostante la maggioranza del Parlamento non condivida l'attuale linea del Governo e l'impostazione del DPEF, e sappia perfettamente che il DPEF in esame non condurrà, per il prossimo anno, ad un contenimento dei conti pubblici.
Chiunque di voi capisca qualcosa di bilancio sa che basta sommare il «buco» della spesa sanitaria, che nel 2006 è quantificato in 7 miliardi di euro e che nell'anno in corso è quantificato in 13 miliardi, per avere 20 miliardi di euro in più di «buco». Chiunque di voi capisca un minimo di bilancio dello Stato sa benissimo che la somma del decreto-legge approvato la scorsa settimana, del DPEF e di quanto la maggioranza sarà obbligata ad inserire nella legge finanziaria per il prossimo anno, perché il collega di Rifondazione Comunista ha ricordato benissimo gli impegni che tengono insieme la maggioranza, porteranno il prossimo anno ad un disavanzo di 35-40 miliardi di euro. Non mi conforta il fatto che se non fossi un parlamentare, ma il piccolo azionista di un'azienda, potrei avanzare nei confronti degli amministratori una azione di responsabilità.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 11,25)
GUIDO CROSETTO. Sono solo un parlamentare, posso lamentarmi sapendo benissimo dove condurrà la politica economica del Governo, posso dirlo in quest'aula assolutamente indifferente alle mie parole, perché ognuno di noi è totalmente pronto a difendere i propri interessi, ma diventa assente quando si dovrebbe interessare a quelli collettivi, del popolo. Quindi, con il voto della maggioranza passerà tranquillamente un «buco» per il prossimo anno, che costringerà qualunque Governo futuro ad un intervento fortissimo. Poiché so benissimo che i 700 miliardi di euro di spesa pubblica sono per l'80 per cento spesa vincolata ed intoccabile, penso che i 40 miliardi di euro non saranno mai trovati con tagli alla spesa pubblica o con razionalizzazioni della stessa spesa pubblica. L'avete dimostrato voi, nella legge finanziaria per il 2007: la razionalizzazione della spesa pubblica consisteva in 4 miliardi di euro; 2 miliardi li avete dovuti rimettere nel decreto-legge approvato la settimana scorsa, non essendo riusciti a tagliarli. Pensate, il prossimo anno, di costruire una legge finanziaria in cui dovete tagliare 40 miliardi di euro? È impossibile. D'altra parte, sarà impossibile aumentare il deficit per nonPag. 24essere cacciati dall'Europa e rimarrà una sola soluzione (quella che il collega Andrea Ricci - l'unico coerente, lo ripeto, di coloro che sono intervenuti - ha, in qualche modo, prefigurato): un aumento della pressione fiscale che vada - il collega Andrea Ricci l'ha detto chiaramente - a colpire quanto considerano malato all'interno della nostra società, cioè la ricchezza, le imprese e il libero mercato. Il collega Andrea Ricci ha teorizzato che il futuro economico del Paese è dato dalla spesa pubblica e dall'aumento del potere di acquisto che si dà con l'aumento dei salari, delle pensioni e della spesa pubblica. Non esiste una maggioranza al mondo, nemmeno più a Cuba, che teorizzi che tale impostazione economica possa portare benefici alla popolazione!
In quest'aula il giudizio sul DPEF espresso da un importante gruppo come quello di Rifondazione Comunista è stato positivo perché, a detta dell'onorevole Andrea Ricci, non mia, esso blocca le opere pubbliche - il collega Andrea Ricci l'ha affermato chiaramente -, aumenta le tasse sulle imprese e sulla ricchezza e aumenta la spesa pubblica. Questi sono i motivi per cui il gruppo di Rifondazione Comunista quest'anno, come ha dichiarato dieci minuti fa, appoggia e vota la risoluzione sul DPEF mentre l'anno scorso non l'ha votata. Mi rivolgo ai moltissimi deputati di maggioranza che provengono da esperienze nel Partito comunista, nella Democrazia cristiana, nei partiti liberale, repubblicano e socialista, e chiedo loro di esprimere un giudizio, perché sono loro che con il voto confermeranno ora questa linea economica. Non è una linea economica che, tornati nei nostri collegi, in vacanza, sotto l'ombrellone, qualcuno di voi potrà misconoscere, dicendo che non è vero e che in realtà state facendo delle cose giuste per il Paese. E ciò che state approvando? Tra l'altro, per la prima volta nella storia del DPEF, approviamo due risoluzioni e, per la prima volta, l'attuale Governo considera a tal punto le aule parlamentari da accettare la risoluzione del Senato, che è totalmente diversa da quella della Camera. Questo può sembrare un atto assolutamente irrilevante - il sottosegretario Sartor ride e il Ministro Chiti, che rappresenta il Ministro dell'economia e delle finanze che, come ho affermato in precedenza, non ha avuto il coraggio di presentarsi, probabilmente non vi darà peso - ma, per la prima volta nella storia della Repubblica, il Senato approva una risoluzione e la Camera ne approva una diversa.
Non so quale delle due risoluzioni il Governo riterrà valida, né quale risoluzione vorrà seguire, ma so solo che è la dimostrazione, fornita non da Gian Antonio Stella, ma dal Governo, dell'inutilità del nostro lavoro e dell'opinione che il Governo nutre su Camera e Senato. È inutile ogni atto, è inutile ogni nostra posizione, perché un Governo serio non avrebbe dovuto accettare che alla Camera e al Senato venissero presentate due diverse risoluzioni, in alcuni punti totalmente contraddittorie tra di loro. La certificazione dell'inutilità del nostro lavoro e della verità di alcuni attacchi che stiamo tutti subendo e ai quali non siamo in grado di rispondere è data oggi dal Governo. Noi approviamo un documento, il Senato ne ha approvato uno che, in certe affermazioni, è totalmente divergente, ma ciò non produce alcun effetto.
Voi non soltanto avete certificato, dal punto di vista economico, un disavanzo per il prossimo anno che - mi dispiace colleghi - non comporterà nel 2008, come è scritto nella vostra risoluzione, un impatto pari a zero...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GUIDO CROSETTO. Non mi pare di avere esaurito il tempo, Presidente.
PRESIDENTE. Le mancano 10 secondi, infatti.
GUIDO CROSETTO. Esatto, avevamo ragione entrambi.
PRESIDENTE. Le segnalavo semplicemente che si stava avvicinando alla fine.
Pag. 25GUIDO CROSETTO. ...ma contribuite anche, dal punto di vista politico, con il DPEF in esame alla delegittimazione complessiva di questa Assemblea. Noi come gruppo di Forza Italia, convintamente, voteremo contro la vostra risoluzione e convintamente voteremo la nostra. Ci saremmo augurati, in un impeto singolo, non dei partiti ...
PRESIDENTE. Deputato Crosetto, dovrebbe concludere.
GUIDO CROSETTO. Concludo, Presidente. Stavo dicendo che ci saremmo augurati che vi fosse da parte della maggioranza una presa d'atto della vera situazione del Paese. Non vi è stata. Voglio dire al sottosegretario Sartor e al Governo intero che purtroppo ciò che ho affermato si avvererà a partire da gennaio-febbraio del prossimo anno. Vorremmo che rimanesse agli atti il nostro intervento perché vorremmo lasciare singolarmente, sulle spalle di ognuno di voi, una tale responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Musi. Ne ha facoltà.
ADRIANO MUSI. Signor Presidente, componenti del Governo, onorevoli deputate e deputati, si concluderà oggi, con il voto di questa Assemblea, l'itinerario parlamentare del Documento di programmazione economico-finanziaria che, vera novità sottovalutata dai molti interventi che ho ascoltato in queste ore, si pone in corretta continuità con gli indirizzi programmatici e con gli obiettivi macroeconomici indicati lo scorso anno. In ciò rappresenta una vera discontinuità rispetto ai precedenti Documenti di programmazione, distintisi tutti per l'assoluta variabilità annuale delle previsioni, e, per la prima volta, non rende necessaria una manovra correttiva in corso d'anno.
Si tratta di novità positive, insieme alla trasparenza e alla chiarezza delle cifre in esame, frutto del nuovo sistema di classificazione del bilancio, realizzatesi per l'impegno di lavoro del Ministero dell'economia congiunto con la fattiva collaborazione delle Commissioni competenti di Camera e Senato. È un documento di programmazione economica che indica la strada che si vuole percorrere nei prossimi anni, offrendo punti di riferimento fondamentali per l'impegno dei soggetti istituzionali, per le attività dei soggetti economici e finanziari e per le certezze, di cui hanno bisogno i cittadini al fine di rafforzare la fiducia nel loro futuro. Ieri, il più noto dei quotidiani economici ha puntualmente riferito il cambiamento avvenuto a questo riguardo, rispetto al dicembre scorso, con una positività inaspettata di umori, da ricercare nelle minori ansie che le famiglie avvertono sulle prospettive economiche e fiscali del Paese.
Quindi, è un clima positivo quello in cui si colloca la nostra discussione, che non può essere governata solo con un rigore economico cieco, che non distingue la dignità del vivere dal conto in banca. Ed è proprio a loro che mi rivolgo, ai censori di oggi - a parte i menagrami - evidentemente dimentichi del loro modo di interpretare il rigore nella passata legislatura.
Questo è un anno di semina, di impegni contenuti nel programma dell'Unione, che credo utile ricordare a me stesso e a voi, per meglio collocare le scelte del Documento di programmazione economico-finanziaria: sono state avviate le liberalizzazioni a favore dei consumatori e degli utenti; è stata realizzata una prima riduzione del costo del lavoro, ridistribuendolo tra lavoratori e imprese; sono stati ottenuti i primi ed importanti risultati sul piano della lotta all'evasione e all'elusione fiscale, recuperando un rapporto anche con le rappresentanze sociali che si erano sentite ignorate per tale fondamentale obiettivo; è stata perseguita una graduale stabilizzazione dei precari; è stata raggiunta una regolarizzazione dei lavoratori in nero, significativa anche per la tutela della loro sicurezza nel lavoro; è stata concordata la trasformazione del lavoro subordinato nei contratti di collaborazionePag. 26dei call-center; è stata restituita una nuova speranza di dignità di reddito ai tanti pensionati minimi, dimenticati nella precedente legislatura dall'aumento del famoso milione, avendo, come sola colpa, l'aver pagato i contributi previdenziali; è stata ridefinita la politica sociale, ampliando le tutele e i diritti per i figli senza iniquità per i padri.
Spendere meglio per risparmiare di più è la scelta che caratterizza tutto il Documento di programmazione economico-finanziaria, per consolidare gli obiettivi di finanza pubblica senza compromettere le esigenze di equità e di sviluppo prioritarie del Paese. Spendere meglio è la scelta per non vanificare una politica fiscale fondata su una ancor più necessaria lotta all'evasione e all'elusione, che consenta di ridurre la pressione fiscale a chi le tasse le paga, a partire dalle famiglie monoreddito o, comunque, con redditi medio-bassi. Inoltre, si sono redistribuiti per la prima volta anche ai cosiddetti incapienti, attraverso assegni sociali, vantaggi fiscali da cui erano esclusi per la loro condizione di povertà e si è avuto un alleggerimento della pressione fiscale, che coinvolge anche la prima casa, sia di proprietà, sia in affitto.
Spendere meglio è concordare con le autonomie locali e le regioni procedure idonee per coniugare responsabilità, uso efficiente delle risorse e risanamento, evitando che autonomia fiscale significhi solo aumento dell'imposizione, sovrapposta ad imposte già esistenti a livello nazionale, dovendo rappresentare, invece, lo strumento di verifica dei cittadini tra imposte pagate e finalizzazioni verificate. Spendere meglio è raggiungere l'efficienza della pubblica amministrazione che, oltre alla realizzazione del memorandum sottoscritto tra il Governo e le organizzazioni sindacali in occasione del rinnovo contrattuale dei pubblici dipendenti - che lega sempre di più il salario alle prestazioni - consiste nel superare le procedure autorizzative sovrabbondanti, che rendono il cittadino suddito rispetto alla burocrazia e che rappresentano il vero costo della politica da abbattere.
Spendere meglio è sconfiggere un divario territoriale ancora drammaticamente evidente nel nostro Mezzogiorno, non solo rivendicando percentuali vincolanti di spesa da destinare in tali aree ma, soprattutto, con la volontà di rispettare gli impegni assunti, evitando che le uniche speranze per i giovani, oggi, siano la mobilità o, peggio, il pendolarismo verso il Nord, anziché la realizzazione di un'emancipazione del territorio attraverso la sua infrastrutturazione, che lo renda competitivo per le imprese. Inoltre, sono necessari un sistema creditizio più efficiente e meno oneroso e una rete di trasporti che, attraverso l'intermodalità, trovi le risposte alle peculiarità di quei territori, a partire dalla Sicilia e dalla Calabria.
Spendere meglio è investire in istruzione, formazione e ricerca, per realizzare una reale società delle opportunità, che consenta di affrontare, in un'ottica nuova, i temi dell'età lavorativa e della flessibilità: un'ottica che valorizzi il merito, la competenza, le capacità e che faccia vivere la flessibilità non come sfruttamento della persona, ma come opportunità di crescita professionale (una scelta di vita), oltre che di incremento di reddito e di dignità del proprio vivere il lavoro.
Spendere meglio è investire in sicurezza, dotando di uomini, mezzi e risorse le forze dell'ordine, oltre che i Vigili del fuoco, consapevoli che alla criminalità ambientale, riemersa drammaticamente in questi giorni sull'intero territorio nazionale, si sovrappone la sicurezza quotidiana dei cittadini, con le sue specificità: al Nord, garantendo ai cittadini di poter esercitare le proprie attività imprenditoriali e commerciali e di vivere serenamente la propria vita familiare nelle proprie case; al Sud, garantendo ai cittadini di poter esercitare le proprie attività senza essere taglieggiati e di potersi liberamente muovere sul territorio, senza essere a rischio ogni volta che si esce di casa.
Spendere meglio è porre la sostenibilità ambientale al centro delle scelte e delle politiche di sviluppo, consapevoli che investire nella tutela dell'ambiente e delle risorse naturali significa scommettere sullaPag. 27vivibilità delle nostre città e sul futuro del nostro Paese, rendendo necessario utilizzare tutti gli strumenti, a partire dalla leva fiscale, per disincentivare e penalizzare qualsiasi comportamento incoerente e scorretto. Si tratta, quindi, di un percorso di rigore nella riduzione della spesa corrente, fondato sulla qualità e sul rispetto degli impegni interni ed internazionali, oltre che su una gradualità che sa coniugare risanamento con rispetto dei cittadini, vincoli finanziari con sostenibilità sociale, equilibrio di bilancio con competitività del sistema economico.
Si tratta di una politica per uno sviluppo duraturo e sostenibile, che sappia scegliere le priorità, imposti le soluzioni e decida nell'interesse generale del Paese; che anche quando si avanzano idee innovative per la riduzione del debito - come l'utilizzo delle riserve delle banche centrali - non vuole assolutamente ledere l'autonomia di tali banche, ma solo ricercare le soluzioni, da approfondire comunque, nell'interesse del Paese.
Sono queste, molto sinteticamente, le ragioni per le quali, come gruppo L'Ulivo condividiamo il Documento di programmazione economico-finanziaria elaborato dal Governo: annunziamo, pertanto, il nostro voto positivo alla risoluzione espressa dall'Unione nella sua unitarietà, che va ascritta al merito del relatore Ventura e di tutta la Commissione bilancio, che ringraziamo (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cannavò. Ne ha facoltà.
SALVATORE CANNAVÒ. Signor Presidente, non voterò alcuna risoluzione sul Documento di programmazione economico-finanziaria e, in particolare, non voterò quella di maggioranza, perché è evidente che il suo contenuto non è più tanto quello scritto nella risoluzione stessa, quanto il programma economico e sociale che il Governo ha in serbo per l'autunno. Quel programma è efficacemente descritto dall'accordo sullo stato sociale siglato il 23 luglio scorso (data da incorniciare per il Presidente del Consiglio, non certo per i lavoratori italiani!), che prevede una sonora continuità con le politiche liberiste dei passati governi.
Sbalordendo anche i suoi più accesi sostenitori, questo Esecutivo è riuscito a far passare, con l'avallo dei sindacati, la sostanza di due leggi della destra, confermando sia lo scalone previsto dalla legge Maroni sulle pensioni, sia la legge n. 30 del 2003, che la sinistra di Governo ha inutilmente cercato di far cancellare. Questo mi basta per esprimere una netta contrarietà, o semplicemente per poter portare qui dentro una voce di dissenso. Perciò, non voterò la risoluzione della maggioranza sapendo, però, che il semplice voto non è assolutamente sufficiente: serve una mobilitazione reale nel Paese e nei luoghi di lavoro, che non sia subordinata ai movimenti del quadro politico e alle esigenze di quest'ultimo, ma parta dalle esigenze proprie.
L'opposizione alle politiche sociali di un Governo sempre più amico del grande capitale deve cominciare ora. Per questo ci impegneremo, con chi sarà disponibile, ad organizzare il «no» dei lavoratori - qualora fosse organizzata una reale consultazione democratica, il prossimo autunno, sull'accordo del 23 luglio bis - e, comunque, ci mobiliteremo in piazza, a partire dal prossimo ottobre, perché queste misure non passino.
Oggi voterò contro, così come farò quando questo pacchetto sarà portato in discussione in aula: voglio sperare che allora non sarò tra i pochi a sinistra, come finora è accaduto sulla guerra.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Ulizia.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, ritengo che i risultati previsti dal DPEF siano credibili e perseguibili, per tale motivo voterò la risoluzione di maggioranza Ventura ed altri n. 6-00020. Vorrei però sottolineare alcuni aspetti a mio avviso importanti. Nel Documento di programmazionePag. 28economico-finanziaria ravviso una visione unifocale, cioé sbilanciata sul neocapitalismo, mentre avrei gradito una visione bifocale, vale a dire che tenesse conto anche delle funzioni e delle prerogative dell'economia sociale.
Ricordo che nel nostro Paese l'economia sociale produce l'8 per cento del prodotto interno lordo. Non tener conto di una componente così importante della nostra economia, se si vuole della nostra macroeconomia, è un elemento che non inquadra in modo opportuno e definito il progetto che vogliamo perseguire con il Documento di programmazione economico finanziaria e con la successiva legge finanziaria.
Concludendo, come affrontiamo le nuove povertà, amici della sinistra e amici della destra? Le affrontiamo con metodo statalista, cercando di introdurre degli istituti che pervengano a un rimedio...
PRESIDENTE. Deve concludere, per favore.
LUCIANO D'ULIZIA. Dovremmo introdurre invece dei sistemi mutualistici.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
LUCIANO D'ULIZIA. Questo è quanto volevo dire. La ringrazio, Presidente, e chiedo scusa se ho travalicato il tempo a mia disposizione.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.