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Si riprende la discussione del Doc. III, n. 3.
(Ripresa discussione - Doc. III, n. 3)
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Barbieri. Ne ha facoltà.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, credo non sfugga a nessuno la delicatezza della decisione che ci accingiamo a prendere: non sfugge a nessuno, perché devo dare atto del fatto che nella Giunta delle elezioni si è tentato, da parte di entrambi gli schieramenti, di non dare valenza politica alla questione, a volte riuscendoci e a volte non riuscendoci, nel senso che il dibattito, che è puntualmente pubblicato nei resoconti, ha fatto registrare talvolta posizioni fideistiche, frutto più di un pregiudizio che non di una valutazione serena della questione che stavamo esaminando.
La delicatezza del problema aumenta in considerazione del fatto che in cinquantanove anni di storia repubblicana questa Camera dei deputati ha dichiarato decaduti due soli deputati, l'onorevole Ottieri e l'onorevole Tanassi. Lei, signor Presidente, sa più di altri, per la sua formazione culturale e la sua esperienza, che ci sono stati altri casi che avrebbero meritato un'attenzione da parte della Camera dei deputati, anche di colleghi che si sono macchiati, nei decenni scorsi, di delitti forse più importanti e più pregnanti di quello che oggi viene imputato all'onorevole Previti.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, preliminarmente desidero sottolineare che noi, eredi, come presumiamo di essere (e mi pare che non ci venga più contestato da nessuno), della migliore tradizione democratico cristiana, su tali questioni abbiamo deciso di lasciare ad ogni deputato l'assoluta libertà di coscienza di votare come ritiene opportuno, come fecero i deputati della Democrazia cristiana nella I legislatura su questioni che avevano una valenza simile a questa. Non condividiamo - ma si tratta di una valutazione che affidiamo a ciascuno dei colleghi - la decisione di prendere posizione su questa materia come gruppi parlamentari o come partiti.
Avrà notato che ci siamo comportati nello stesso modo anche quando, venti giorni fa, abbiamo esaminato la dichiarazione di decadenza dei due colleghi Neri e Bodega: parecchi di noi hanno votato in un modo, altri colleghi dell'Unione dei democratici cristiani hanno votato in un altro modo. Facciamo, quindi, della libertà di coscienza un elemento imprescindibile, a nostro giudizio, rispetto a tali questioni, così come ci muoveremo in questa direzionePag. 51nel caso in cui, nei prossimi giorni o a settembre, arrivassero all'attenzione dell'Assemblea altre situazioni simili.
Cosa è emerso dalla discussione? Ho visto, signor Presidente, che ha ascoltato con attenzione tutti gli interventi, e quindi non le è sfuggito: è emerso con chiarezza che, al di là di chi afferma che bisogna andare nella direzione della decadenza di Previti, ci troviamo in un vuoto legislativo enorme, da questo punto di vista. L'onorevole Pecorella lo ha riassunto, ma credo che a nessuno sfugga che vi è una carenza legislativa terribile.
Signor Presidente, non in una regione del nord Europa o del Maghreb, ma in una regione italiana, che è la Sicilia, hanno risolto casi di questo genere in un modo che a mio giudizio configura un'altissima preparazione giuridica e politica: può accadere che il deputato regionale venga arrestato, e quindi subisca la trafila che devono subire prima del processo coloro che vengono arrestati; la regione Sicilia ha stabilito che in quel momento il deputato viene dichiarato decaduto, cioè decade dalla carica di deputato all'assemblea regionale siciliana, e subentra il primo dei non eletti; quando, completato l'iter giudiziario, l'incarcerato non viene condannato, ma viene assolto, il medesimo torna a esercitare le funzioni di deputato e colui che lo ha sostituito torna a fare il soldato semplice. Ciò testimonia, a mio giudizio, un grande livello di civiltà giuridica e manca, da questo punto di vista, una legislazione nazionale.
È inutile che riprenda le ultime argomentazioni svolte dalla collega Perugia o quelle illustrate all'inizio della discussione dal collega Pecorella, ma a nessuno può sfuggire che esiste un problema, su tale vicenda, che è pesante: mi riferisco a cosa accadrebbe o accadrà il giorno in cui, nell'agosto dell'anno prossimo, l'onorevole Previti terminasse la vicenda che lo ha riguardato e ottenesse un giudizio positivo per quanto riguarda la sua assegnazione ai servizi sociali.
Vi deve essere una differenza, signor Presidente. Nel caso in cui votassimo oggi, facciamo un'ipotesi che non è solo di scuola, è anche di reale possibilità (come lei sa, anzi qualche volta lei stesso la richiama anche nelle sue interviste): proviamo a immaginare che il Governo Prodi, che pure è sorretto da una maggioranza che va d'amore e d'accordo, alla fine di settembre cada e si decida, per la prima volta nella storia di questo Paese, di andare alle elezioni politiche a novembre: il candidato Previti non potrebbe candidarsi a rivestire la carica di deputato o di senatore della Repubblica, perché fino ad agosto dell'anno prossimo grava su di lui l'interdizione dai pubblici uffici. Per altro verso, supponiamo che invece ciò si verifichi nel 2009, a bocce ferme: tale preclusione nei confronti dell'onorevole Previti verrebbe a cadere. Quindi occorre porre rimedio a tale situazione, che costituisce davvero un aspetto negativo nella legislazione italiana.
D'altra parte, lei se ne è occupato perché è stato investito della questione da parte della Giunta delle elezioni, e lei a sua volta ha investito la Giunta per il Regolamento; la risposta la conosciamo ma il dato resta, il problema c'è: oggi si verifica per Previti, domani si può verificare per qualcun altro.
Lo dico, Presidente, perché noi veniamo in parte, non so se maggioritaria o minoritaria, da esperienze nella prima Repubblica in cui abbiamo visto che era facile additare al pubblico ludibrio deputati o senatori, salvo poi scoprire, dopo un iter giudiziario molto complesso e molto difficile, che erano innocenti; ce n'è anche qualcuno in quest'aula, di amici che hanno avuto un iter complesso e difficile, additati al disprezzo della pubblica opinione e poi assolti: ma ovviamente di questi si fa fatica anche a parlare. Nel nostro gruppo c'è certamente un collega, anzi più di un collega, che ha subìto trattamenti di tal genere.
Inoltre, non può essere automatico il fatto che le sentenze della magistratura debbano essere passivamente accettate dalla Camera dei deputati. Ho voluto tirar fuori, perché credo che possa essere utile per il prosieguo dei nostri lavori, una serie di sentenze emanate dalla Corte europeaPag. 52dei diritti dell'uomo, che sono da questo punto di vista estremamente significative. Non le leggo interamente, perché rischierei di utilizzare tutto il tempo a mia disposizione; esse riguardano la Turchia, la Grecia, la Bulgaria e la Slovacchia. Ne leggo alcune righe: per quanto riguarda più specificatamente la tutela del diritto di elettorato passivo, essa deve intendersi operante non soltanto con riferimento all'eventuale previsione di determinate cause di ineleggibilità che precludano ex ante la possibilità per l'individuo di candidarsi alle elezioni, ma anche, ed a fortiori, con riferimento all'eventuale destituzione o revoca dall'incarico del titolare di una carica elettiva regolarmente acquisita mediante la libera espressione del popolo. Cosa vuol dire questa sentenza in altre parole, per tradurla dalla poesia alla prosa, dall'italiano al dialetto? Vuol dire che il diritto di elettorato passivo è stato interpretato come comprensivo del diritto della persona eletta di continuare ad esercitare il mandato conferitogli per investitura popolare: questo afferma la Corte europea dei diritti dell'uomo.
Devo dire che il dibattito all'interno della Giunta si è svolto in modo serio, anche confrontando opinioni molto diverse. Non può sfuggire che così come ogni cittadino ha diritto ad un giudice imparziale, noi oggi, al momento del voto, dovremmo essere nei confronti dell'onorevole Previti, o tentare di essere, il più possibile imparziali lo dico a tutti, maggioranza, opposizione, diversi gruppi parlamentari.
Osservo inoltre che durante le audizioni sono state poste questioni che ci hanno colpito, nel corso del lavoro della Giunta delle elezioni, e che mi dispiace siano sfuggite alla collega Perugia. Quando abbiamo udito per la seconda volta l'onorevole Previti, egli ci ha portato a conoscenza del fatto che mentre era nel carcere di Rebibbia gli capitò di leggere un fondo di Liberazione - giornale, Presidente, che non è sconosciuto neanche a lei; dico non è sconosciuto, non aggiungo altre cose! - in cui il direttore Sansonetti (che non mi pare possa essere annoverato nella categoria dei giustizialisti, ma mi pare che sia garantista sempre) metteva molto in dubbio la possibilità di considerare equa la condanna espressa nei confronti dell'onorevole Previti; e Previti è venuto a raccontarcelo.
Abbiamo acquisito pareri pro veritate, che però, come sempre accade con i pareri pro veritate, non hanno convinto gli uni e gli altri della bontà delle posizioni. Quello che respingo - lo dico in termini molto chiari, pur essendo egli un collega che apprezzo e stimo, perché è con me in Commissione cultura - è l'approccio con cui ha parlato della questione l'onorevole Tranfaglia.
L'onorevole Tranfaglia ha posto un problema che può essere serio. Egli ha chiesto infatti se siamo sicuri che l'onorevole Previti, nell'assolvimento del suo mandato, abbia sempre fatto gli interessi della Repubblica. Non so dare una risposta a questa domanda; dico però all'onorevole Tranfaglia che è una domanda che egli può benissimo rivolgere anche a tanti altri colleghi che non sono l'onorevole Previti. Si tratta infatti di una domanda un poco apodittica; potrei rivolgermi a lui chiedendogli: scusi, onorevole Tranfaglia, lei che brilla in Commissione per le sue assenze, è sicuro di servire gli interessi della Repubblica, o ritiene invece di servire un altro tipo di interesse?
PRESIDENTE. Scusate, alle spalle dell'oratore, vorrei che si evitasse... Grazie.
EMERENZIO BARBIERI. Un punto rispetto al quale non mi sono assolutamente convinto è il passaggio, contenuto anche nella relazione del vicepresidente Burchiellaro, sull'analogia con il precedente costituito dal caso dell'onorevole Frigerio. Cosa decise la Giunta nella scorsa legislatura? Faccio questo riferimento perché la giurisprudenza della Giunta non può cambiare a seconda delle maggioranze che la reggono in un determinato momento, non può cambiare a seconda del fatto che i diciassette membri della maggioranza siano oggi espressi dal centrosinistra mentre nella precedente legislatura eranoPag. 53espressi dal centrodestra. L'onorevole Frigerio era stato condannato all'interdizione temporanea dai pubblici uffici, con l'affidamento ai servizi sociali; al termine del periodo di affidamento, la Camera ritenne di dover dichiarare estinta la pena accessoria. Si obietta: ma l'interdizione era temporanea. Ciò non cambia la sostanza della questione: se infatti si ritiene che la pena accessoria possa essere dichiarata cessata, questo vale - in termini di principi e di dottrina - tanto se si tratti di interdizione temporanea, quanto se si tratti di interdizione perpetua.
In proposito, ho molto apprezzato l'intervento dell'onorevole Turco, il quale - al di là di alcune battute dei colleghi che hanno parlato dopo di lui - ha fatto talune affermazioni significative (significativo è, in particolare, che tali affermazioni vengano dall'onorevole Turco, che appartiene alla maggioranza, ha una formazione che è agli antipodi della mia, ma è fortemente garantista). Nella sostanza, l'onorevole Turco ha detto che, su questa vicenda, i dubbi sono molti e le certezze poche. Devo dire che invidio chi nella discussione ha mostrato invece di avere moltissime certezze e pochissimi dubbi, poiché, nella Giunta delle elezioni, io e il collega Delfino siamo stati attraversati da molti dubbi e incertezze. Evitiamo dunque di fare, da questo punto di vista, un caso politico.
Mi avvio alla conclusione, signor Presidente, poiché ritengo di non dover aggiungere molte altre considerazioni, se non per sottolineare il fatto che credo che a nessuno sfugga l'importanza della votazione cui ci accingiamo. Ho tentato di non discutere di politica. Dice l'onorevole Boato che vi sono sentenze politiche, ma che non sempre le sentenze sono politiche, non ho capito bene. Vorrei fare all'onorevole Boato una domanda semplicissima: la sentenza riguardante Adriano Sofri è una sentenza politica o una sentenza giusta? È una sentenza ingiusta o una sentenza giusta? Se ci mettiamo su questo piano, né voglio né ho l'autorità per discutere se le condanne dell'onorevole Previti siano giuste o ingiuste. Quel che so, però, è qualcosa che sappiamo tutti, Presidente Bertinotti: Barabba era colpevole e Gesù Cristo innocente. Eppure, le cose andarono in modo esattamente opposto: Barabba fu assolto e Gesù Cristo fu condannato sulla croce. Le sentenze furono eseguite, anche se tutti sappiamo, con il senno di poi, che Gesù Cristo non era colpevole.
Non possiamo metterci nella condizione di giudicare le sentenze giuste o sbagliate a seconda della parte politica dalla quale provengono (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che vi sia un errore, in termini di comunicazione, che non mi illudo di potere certamente sanare o rettificare con un intervento, ma per il quale ritengo che valga comunque la pena spendere due parole e provarci.
I lavori della Camera riguardo al caso Previti - in questi giorni, oggi - possono essere letti, da chi è poco informato e superficialmente guarda a questa notizia, come se noi stessimo mettendo in discussione la sentenza, come se dipendesse da quest'aula del Parlamento cambiare o confermare la sentenza di condanna che, dopo gradi di giudizio, la Cassazione ha reso definitiva.
La condanna a sei anni di carcere per Previti, a torto o a ragione, è definitiva e noi non abbiamo né la volontà né siamo nella condizione di modificarla minimamente; non siamo, nemmeno, i giudici della esecuzione, non siamo, cioè, nella condizione nemmeno di determinare come, in che misura e in quali condizioni questa sentenza debba essere eseguita. Non è di questo che si sta occupando questo ramo del Parlamento! Previti è stato condannato a sei anni. Si può criticare - ed io critico - quella sentenza di condanna, ma non solo non la voglio mettere in discussione, ma non la posso mettere in discussione.Pag. 54
Semmai, gli unici che l'hanno messa in discussione - indirettamente, per carità - sono coloro che, concedendo con una legge di questo Parlamento l'indulto, hanno ridotto da sei a tre anni, cari colleghi della sinistra, le pene anche per Previti (Applausi di deputati del gruppo Alleanza Nazionale)! Sono coloro che, attraverso l'indulto, hanno reso possibile - ne sono contento per Previti, ma sapete che noi abbiamo votato contro quella legge - il ricorso alla legge Gozzini, l'affidamento in prova al servizio sociale e, conseguentemente, la possibilità, al termine dell'affidamento in prova al servizio sociale, della perenzione e della cessazione dell'interdizione dai pubblici uffici.
Se noi non discutessimo oggi di questa vicenda, se aspettassimo - e potremmo farlo - un anno, all'agosto del 2008, grazie alle leggi dello Stato, probabilmente, direi certamente, Previti non sarebbe più interdetto dai pubblici uffici, perché le leggi dello Stato consentono la cessazione di questa pena accessoria al venir meno, o meglio, al superamento della prova dell'affidamento sociale.
Quindi, il nostro compito non è teso a modificare la sentenza, né, tanto meno, a cambiare i modi in cui questa sentenza debba essere eseguita.
Allora, onorevole Boato, che cosa stiamo a fare, oggi, in quest'aula? Siamo qui a decidere se quella interdizione dai pubblici uffici debba o no comportare la decadenza dal ruolo di parlamentare, di questo stiamo parlando.
Abbiamo sentito - e non voglio ripeterlo - che non vi sono precedenti e che, anzi, l'unico precedente va nella direzione opposta; abbiamo sentito - e sappiamo - che dovremmo, anzi, colmare un vuoto legislativo, per consentire una parità di diritti tra i deputati e altri cittadini che si trovassero nelle condizioni di interdizione e potrebbero, attraverso i meccanismi legislativi, essere reintegrati nel loro ruolo, cosa che, per sua natura, un parlamentare non può ottenere (se non si è più deputati, infatti, non è possibile, dopo un anno, essere reintegrati, facendo uscire colui che, nel frattempo, è subentrato). Di questo parliamo, e allora - ed è il secondo punto che vorrei affrontare - parlando di ciò, onorevole Boato, onorevoli colleghi della sinistra, abbiamo il diritto di valutare come ci atteggiamo e il diritto di scegliere tra il «sì» e il «no».
Chi pensa che vi sia un automatismo fra la sentenza di condanna e il diniego alla prosecuzione del ruolo di parlamentare per l'onorevole Previti commette un errore giuridico, oltre che politico. Se così non fosse, non vi sarebbe bisogno di questa discussione e avremmo dovuto dire che alla sentenza di condanna consegue, automaticamente, la decadenza dal ruolo di parlamentare, con una comunicazione del Presidente della Camera e così la vicenda sarebbe conclusa.
Se vi è un dibattito è perché il Parlamento, come sancisce l'articolo 66 della Costituzione, ha la facoltà di esprimersi liberamente. Pertanto io, che non metto in discussione la sentenza e la rispetto, né posso modificarla né intendo farlo, voglio dire alto e forte che se Previti non deciderà - come io penso - con un atto di grande dignità, di dimettersi prima, se si arriverà davvero ad un voto, soluzione che non ritengo plausibile (intendo dirlo e non mi nascondo dietro il dito di una probabile lettera di dimissioni), Alleanza Nazionale si esprimerà contro la proposta della Commissione, non solo perché tecnicamente e giuridicamente il vuoto legislativo va colmato e il precedente - l'unico in materia - non va ribaltato perché si tratta di Previti, ma anche perché considero ingiusta quella sentenza che non voglio né modificare, né cambiare.
Onorevole Boato, non si scandalizzi, l'ha detto prima di me un altro collega se Sofri fosse stato eletto deputato e avessimo oggi discusso, lei, a torto forse, ma legittimamente, avrebbe sostenuto che la sentenza di condanna nei confronti di Sofri non le avrebbe impedito di esprimere un voto in direzione opposta rispetto a quella che intende esprimere oggi.
Le porto un altro esempio, che vale sia per i deputati di destra (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia) sia per quelli di sinistra: sePag. 55fosse eletto deputato al Parlamento - non lo è e non lo sarà - Giusva Fioravanti, condannato per la strage di Bologna, avendo tanti deputati della sinistra affermato che è un terrorista, ma ritenendo quella sentenza ingiusta, oggi ci troveremmo a criticare quella sentenza. Vedete che non mi nascondo solo dietro a Sofri o a Giusva. Voteremmo diversamente, alcuni di noi e alcuni di voi.
Allora, a maggior ragione, ciò vale per una sentenza che ha origine da una vicenda giudiziaria che ho avuto modo di conoscere sulla mia pelle. Ho il piacere di affermare in Assemblea che volutamente non mi sono difeso davanti alla Giunta per le autorizzazioni, che pure presiedevo. Ritengo un titolo di merito l'aver affermato e ripetuto che tale sentenza ha come fondamento una falsa testimonianza. La teste Ariosto mentiva sapendo di mentire: l'ho provato sulla mia pelle e sulla mia carne. È stata una costruzione artificiosa e artificiale che servì per avviare un processo, che ebbe, in seguito, altre acquisizioni ed altre prove. Non ho più seguito la vicenda successivamente, ma mi bastò quella prima fase per capire che vi era una volontà persecutoria nei confronti di Previti e della sua parte politica. Lo afferma una persona non adusa ad alzare l'indice accusatorio nei confronti delle procure e, soprattutto, nei confronti di quella di Milano, cui più volte ho riconosciuto altri meriti, ma non in tale caso.
Pertanto, sia per un motivo giuridico, sia per i precedenti, sia per un motivo di scelta, sia per la convinzione sulla ingiustizia della sentenza, se si giungesse al voto, senza il minimo dubbio e senza imbarazzo il gruppo di Alleanza Nazionale si esprimerebbe affinché Previti possa attendere l'anno mancante e, se l'affidamento sociale terminasse - come io penso - positivamente, possa rientrare avendo pagato le colpe che comunque una sentenza valida gli riconosce, tornando a ricoprire il suo ruolo. Tale comportamento sarebbe serio da parte del Parlamento: attendere un anno, come si è fatto in altri casi, e all'esito dell'affidamento in prova vedere cosa succede; ma abbiamo avuto fretta, quella stessa fretta che oggi, in un'altra Commissione del Parlamento, sembra non si abbia, se si rinvia a settembre un'altra decisione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
Concludo, Signor Presidente, affermando che tutta la vicenda Previti non è una bella pagina, come non lo è la conclusione di questa vicenda che oggi voi state determinando (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e di deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Lenzi. Ne ha facoltà.
DONATA LENZI. Signor Presidente, la relazione che abbiamo ascoltato oggi ha dato conto del percorso corretto e garantista tenuto in Giunta delle elezioni, come peraltro è stato riconosciuto dallo stesso deputato Previti e dal suo avvocato nella seduta pubblica del 9 luglio.
Di questo fa prova, inoltre, lo spazio e l'ampiezza della discussione durata dieci mesi. È il tempo riconosciuto alle esigenze processuali che man mano erano state rappresentate, stante il fatto che la Giunta delle elezioni avrebbe ben potuto decidere sulla base degli elementi già noti ad ottobre del 2006, al ricevimento delle motivazioni della decisione della Corte di Cassazione di conferma della condanna per corruzione nel processo IMI-SIR - non in altri processi evocati nell'intervento precedente - a sei anni di detenzione e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Tale sentenza ha comportato la cancellazione dell'onorevole Previti dalle liste elettorali del comune di Roma e la perdita dell'elettorato attivo.
Dopo che il ricorso per incidente di esecuzione presentato alla corte d'appello di Milano veniva rigettato a novembre 2006, decisione confermata in Cassazione; dopo che il ricorso in Cassazione per errore di fatto ex articolo 625-bis del codice di procedura penale - ricorso che come ricordato in interventi precedentiPag. 56faceva nuovamente riferimento alla questione della competenza territoriale - è stato dichiarato, a maggio, inammissibile dalla stessa Cassazione; dopo che l'affidamento ai servizi sociali, ottenuto a febbraio grazie all'applicazione dell'indulto, è stato 15 giorni fa - come si apprende da notizie di stampa - revocato in conseguenza di nuova diversa condanna a 18 mesi per il lodo Mondadori, ecco che quegli stessi eventi che al loro realizzarsi avrebbero dovuto modificare l'assunto di partenza (l'ineleggibilità sopravvenuta), quegli stessi eventi che hanno dato luogo ad un lungo e approfondito dibattito, adesso confermano la correttezza di quell'assunto.
Né è possibile attendere oltre per dare attuazione ad una sentenza, che ha già superato i quattro gradi di giudizio e nessuno può considerare non esecutiva.
Mettiamo pure il caso, come mi auguro, che venga di nuovo riconosciuta la possibilità dell'affidamento ai servizi sociali e che tra un anno, un anno e mezzo o due, con lo scorrere del tempo, sia compiuto il tempo di esecuzione della pena, potremmo fermarci e lasciare che il decorrere del tempo risolva la questione o prevedere una forma di sospensione?
Su questo secondo punto la Giunta per il Regolamento ha già escluso la possibilità di ricorrere ad un istituto, la sospensione, che non è previsto dalle nostre regole.
Aggiungo che, sostenendo e accettando che per un parlamentare le sentenze - anzi, in questo caso, le pene accessorie - non si applicano, lasciando invece decorrere il tempo dell'esecuzione in una sorta di limbo, per cui si è parlamentari, ma non si può esercitare la propria funzione, non si può venire in aula a votare, non si possono proporre leggi, né presentare interrogazioni, né si può solo ricevere un vitalizio, non faremmo altro che reintrodurre, in una forma tacita e surrettizia, l'immunità parlamentare.
Quanto alla questione del reintegro, siamo noi come dipendenti pubblici che hanno davanti a sé 35, o forse più, anni di lavoro? Il nostro reintegro sono le elezioni: è lì che ci si ripresenta, tanto più in un ordinamento come il nostro, che non preclude l'accesso ad un condannato che abbia eseguito la sua condanna e la candidabilità alle elezioni. Questo è il reintegro per i parlamentari: dopo cinque anni, ritornare a presentarsi davanti al corpo elettorale. Comprendo la delicatezza della decisione che ci accingiamo ad assumere, sul piano sia umano, sia del precedente parlamentare.
Anche se le agenzie riportano - mi auguro correttamente - l'annuncio delle dimissioni dell'onorevole Previti, è per tale motivo che io vorrei portare a termine il mio ragionamento. Noi, infatti, non siamo qui oggi per svolgere un nuovo processo, non siamo i magistrati. Tuttavia, non siamo nemmeno meri esecutori di sentenze, poiché per tale compito sarebbero sufficienti gli uffici.
Noi dobbiamo verificare l'esistenza dei presupposti di fatto e di diritto che giustificano una decisione così delicata e se ricorrano o meno le ipotesi previste dall'articolo 66 della Costituzione - che forse è il caso di rileggere: «Ciascuna Camera giudica dei titoli di ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte di ineleggibilità e di incompatibilità» - insieme all'articolo 56, terzo comma, secondo cui: «Sono eleggibili a deputati tutti gli elettori, che nel giorno delle elezioni hanno compiuto i venticinque anni». Rientra o meno tale fattispecie all'interno della normativa richiamata? Possiamo noi, che abbiamo la responsabilità di approvare le leggi, sottrarci alla loro applicazione?
La nostra autonomia si esercita costruendo un muro invalicabile, che ci rende nella sostanza intoccabili o, piuttosto, valutando e decidendo attraverso un percorso garantista, lungo e corretto, come quello che abbiamo svolto di volta in volta nel merito delle singole questioni? Sta in questo la nostra capacità di autogoverno e credo che ciò sia comprensibile anche per la gran parte dei nostri concittadini.
È sulla base di tale percorso, sugli elementi che oggi vi sono stati rappresentati che dichiaro, a nome del gruppo de L'Ulivo, di votare a favore della decadenzaPag. 57(Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, Italia dei Valori e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Elio Vito. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, preannuncio subito, perché non si tratta di creare colpi di teatro, che al termine del mio intervento darò lettura di due lettere che l'onorevole Previti mi ha fatto pervenire, una intestata a lei e una a me, ma direi - tramite me - ai colleghi del nostro gruppo.
Dico subito, signor Presidente, che il fatto che l'onorevole Cesare Previti abbia fatto pervenire queste lettere non vuole testimoniare una mancanza di rispetto nel non essere presente in aula, dandone personalmente lettura, tutt'altro. Piuttosto, signor Presidente, ciò ricade in una sua precisa volontà e responsabilità.
Per quanto riguarda l'assenza di Cesare Previti, la volontà della Presidenza di calendarizzare il dibattito proprio in questi giorni, in questa settimana, ha creato una limitazione soggettiva ed oggettiva alla possibilità di Cesare Previti di essere presente. Tale decisione ha, inoltre, fatto sì che il dibattito si svolgesse probabilmente nell'unica settimana di lavoro parlamentare caratterizzata, oltre che da tale limitazione soggettiva, anche da una particolare condizione oggettiva, quella della revoca dell'affidamento ai servizi sociali. Come emerso dal dibattito, ciò ha non poca influenza sulla decisione che la Camera deve assumere. Tale sua volontà, signor Presidente, rappresenta una compressione inaccettabile dei diritti di Cesare Previti e di tutto il nostro gruppo.
Vi è un ulteriore elemento sul quale vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi. Oggi non ci troviamo nelle condizioni di serenità per discutere di un caso giuridico, come ci ha chiesto, nel suo bellissimo intervento, il collega Pecorella; non stiamo discutendo i casi dei colleghi Neri e Bodega, né quelli affrontati nel passato, riguardanti altri colleghi. Stiamo discutendo di Cesare Previti, che è stato, è, e resta per voi un obiettivo politico. È questa la nostra preoccupazione, che non vi possa essere la libertà e la serenità della Camera di deliberare e di scegliere su alcune grandi questioni, che pure sarebbe interesse dell'intera Assemblea poter finalmente sciogliere.
Espongo la prima questione. Il presidente Violante, nei giorni scorsi, ha affermato che il voto odierno era scontato, era un atto dovuto: era, letteralmente, un adempimento notarile rispetto ad una sentenza della magistratura. Presidente Violante, su questo punto c'è un abisso tra noi e lei. Noi non crediamo che il Parlamento debba, o possa, compiere atti notarili rispetto alle sentenze della magistratura (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Lega Nord Padania e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI), che vanno sì rispettate, ma proprio per quel criterio, che appartiene alla nostra cultura politica liberale, di separazione dei poteri, è sempre consentito alla Camera di potersi pienamente esprimere. Se noi oggi siamo chiamati dalla Costituzione e dai regolamenti a dare un voto, esso è pienamente legittimato a potersi esprimere in qualunque direzione.
La seconda questione sulla quale oggi non abbiamo le condizioni di serenità per poter intervenire come nei giorni scorsi è una considerazione gravissima - che, nel caso in cui si procedesse al voto, esporrebbe la Camera a delle conseguenze - cioè che oggi non esiste una norma specifica di legge che consenta alla Camera di dichiarare la decadenza, non solo dell'onorevole Previti, ma di qualunque altro deputato, come è emerso con chiarezza dal dibattito. La stessa relazione del collega Burchiellaro fa riferimento ad applicazioni interpretative di altre norme. Ebbene, voi sapete perfettamente che la Corte costituzionale e le regole democratiche di qualunque Paese occidentale stabiliscono che in materia di diritto elettorale non si possa procedere in via interpretativa; occorrono norme stringenti. AnchePag. 58per questo, dichiarare la decadenza, nelle siffatte condizioni, di Cesare Previti come di un qualunque altro deputato, sarebbe non solo un'ingiustizia, ma un vero e proprio arbitrio! Noi vogliamo impedire che la Camera possa compiere un atto così grave, solo in nome di un obiettivo politico da perseguitare.
Signor Presidente, vi è un'ulteriore considerazione da svolgere circa la pressione, che soprattutto dai banchi della maggioranza si è esercitata, si esercita e si avverte ogni volta che si parla dell'onorevole Cesare Previti. Ebbene, onorevole Lenzi, lei poco fa ha fatto riferimento all'impossibilità per la Camera di poter procedere attraverso pause, sospensive. Lei ricorderà, forse, che nella scorsa legislatura la Giunta delle elezioni, autorevolmente presieduta dall'onorevole Antonello Soro, per un altro caso di interdizione dai pubblici uffici, non perpetua, ma temporanea, ha di fatto deciso di non procedere a esaminare il caso affinché decorresse il tempo di condanna al quale quel collega era stato assoggettato, così che il collega non ha potuto patire alcuna sanzione, che sarebbe stata definitiva e ben più onerosa della sentenza della magistratura. Fu una decisione saggia e non contrastata. Perché fu possibile assumerla? Perché non si trattava di Cesare Previti! Questa condizione oggi non c'è, e tuttavia Cesare Previti si sarebbe trovato, si trovava fino a qualche settimana fa e, probabilmente e auspicabilmente, si troverà nella condizione nella quale si trovano migliaia di persone che, con l'affidamento ai servizi sociali in prova, vedono di fatto tramutarsi un'interdizione perpetua in un'interdizione provvisoria dai pubblici uffici. E non è vero che il «reintegro» potrà provenire dal prossimo corpo elettorale, perché il problema è di evitare che possa essere compiuto un danno non solo verso l'onorevole Previti, ma verso «questo» corpo elettorale, che vede la sua rappresentanza privata della persona che ha scelto di mandare in Parlamento, un bene superiore che evidentemente non appartiene a noi: ma tutto ciò non è possibile salvaguardare, perché si tratta di Cesare Previti.
Quando abbiamo chiesto in Giunta per il Regolamento, Presidente, di prevedere la sospensione dai pubblici uffici, perché non è possibile che la Camera dichiari una decadenza per tutta la durata della legislatura, in presenza di una sanzione minore della sentenza della magistratura, non è stato possibile esaminare il caso perché, appunto, si trattava di Cesare Previti. Allora si provveda e si colmi il «buco» normativo. Che almeno si colga l'occasione di questo caso e di questo dibattito per evitare che altri deputati, che non si chiamano Cesare Previti, debbano subire un'ingiustizia che, di fatto, in passato, non è mai stata fatta subire ad alcun deputato.
Vorrei svolgere un'ulteriore considerazione, Presidente. Noi abbiamo votato contro, in Giunta delle elezioni, sulle proposte all'Assemblea di deliberare l'annullamento dell'elezione per ineleggibilità dei colleghi Neri e Bodega, e l'Assemblea ha ribaltato il verdetto della Giunta, per una volontà della maggioranza che ha avuto una sapiente e intelligente gestione delle assenze e delle presenze e anche per un ribaltamento esplicito della volontà del gruppo di Rifondazione Comunista che, in Assemblea, ha votato differentemente da come ha votato in Giunta. Si trattava non di ineleggibilità sopravvenute - come nel caso di Cesare Previti - ma di ineleggibilità presenti all'atto dell'accettazione della candidatura. Ebbene, in quel caso, nessuno ha parlato di baratto, di scambio o di ricatto; quel voto della Camera - che pure ha ribaltato le decisioni della Giunta e che è stato un voto libero - non è stato oggetto di contestazioni.
Voi siete, colleghi, nelle condizioni di serenità e vi sentite di poter liberamente votare sul caso di Cesare Previti contro l'opinione e la proposta della Giunta? Siete messi dal vostro gruppo nelle condizioni, le stesse verificatesi nei casi degli onorevoli Neri e Bodega, di poter uscire dall'aula? Non credo, non credo che ve lo possiate permettere. E questa è una limitazione alla libertà del Parlamento che il Parlamento deve patire, perché Cesare Previti, ancora una volta, è unPag. 59obiettivo politico! Ma a questo, Presidente, credo che intenda porre termine e fine lo stesso Cesare Previti, con una nobiltà d'animo e di gesto che gli fa... (Commenti di deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)... onore e che credo sia migliaia e migliaia di chilometri lontana da questi commenti (Reiterati commenti di deputati del gruppo L'Ulivo - Proteste di deputati del gruppo Forza Italia)...
IGNAZIO LA RUSSA. Un po' di rispetto!
PRESIDENTE. Da tutte le parti prego di consentire lo svolgimento di questa fase difficile e conclusiva. La prego, deputato, di proseguire; a nessun parlamentare è concesso di interrompere questa fase, a nessuno. Prego, prosegua.
ANTONELLO IANNARILLI. Da quella parte, Presidente!
ELIO VITO. Signor Presidente, le lettere che ora leggerò rappresentano non, come pure qualcuno ha detto o adombrato, un escamotage, un tentativo di evitare il voto o un rifugio nel voto segreto, ma un gesto alto e nobile compiuto proprio in nome del rispetto del diritto e della stessa Camera dei deputati, e per impedire che la Camera, per raggiungere un obiettivo politico, possa costituire un precedente che sarebbe insanabile per tutti noi.
Al Presidente della Camera Fausto Bertinotti: «Signor Presidente, il breve termine intercorso tra la fissazione dell'ordine del giorno e la seduta odierna, l'operatività del weekend estivo anche per le strutture giudiziarie e lo stato attuale di detenzione domiciliare nel quale mi trovo rendono praticamente impossibile la mia presenza in aula e mi privano, sostanzialmente, della possibilità di partecipare al dibattito sulla mia decadenza da deputato. Forte è il mio rammarico, pur nella consapevolezza che il mio coartato silenzio nulla toglierà alla gravità della decisione che si intende assumere, né tanto meno all'evidenza degli squilibri tra poteri dello Stato che da troppi anni affaticano la vita del nostro Paese.
Sono innocente, e da innocente sconto una condanna ingiusta, e lo faccio nel pieno rispetto della legge, ottemperando a tutte le regole del mio stato con discrezione e convinta operosità. Tuttavia, continuo la mia battaglia sempre in nome del diritto, perché mi sia resa giustizia e si affermi la verità delle mie vicende giudiziarie. Ed è nel nome del diritto che ho invocato, dinanzi alla Giunta elettorale, particolare attenzione nel procedere per una decadenza da parlamentare in presenza di una sentenza sulla quale molto è da discutere, sia in sede nazionale, sia in sede europea, dove la violazione delle garanzie minime dell'equo processo è all'esame della Corte di Strasburgo.
Nel 1998, oltre nove anni fa, la Camera, quando, come ora, la mia parte politica era minoranza, ha sancito, a larghissima maggioranza ed a voto palese, l'esistenza del fumus persecutionis. Qualche mese fa, la Corte di cassazione ha confermato il verdetto della Camera. Ciò, tuttavia, è avvenuto troppo tardi rispetto alla condanna che, nel frattempo, era intervenuta e che sto scontando.
La Camera, quindi, non è un esecutore acritico di un ordine dell'autorità giudiziaria, né è chiamata ad applicare una norma tassativa delle leggi vigenti, norma che attualmente non esiste nell'ordinamento italiano, come è stato ampiamente dimostrato nel corso dei lavori della Giunta, con l'ausilio del parere di autorevoli costituzionalisti. In materia di diritti politici, sia la normativa interna che quella europea relativa ai diritti fondamentali richiedono assoluta tassatività, non raggiungibile attraverso processi interpretativi di norme previste per altre fattispecie.
Se dichiaraste la decadenza, compireste un atto di pura sottomissione del Parlamento al potere, non sovrano ma sovrastante, dell'autorità giudiziaria, riconoscendole un primato rispetto al Parlamento del tutto estraneo alla nostra Costituzione, come a quella di qualsiasi Paese democratico. Compireste un atto irrimediabilmentePag. 60lesivo della rappresentanza politica nazionale, di cui è espressione il mandato parlamentare, che non trova fondamento nell'attuale quadro normativo e che non realizza affatto quel bilanciamento tra interessi costituzionalmente protetti, di cui la Giunta ha riconosciuto l'esigenza. La creazione di un simile precedente costituirebbe un vulnus, per il Parlamento e per i singoli parlamentari, gravissimo e irrecuperabile.
Il grande rispetto che ho per il Parlamento, al quale mi onoro di appartenere da tanto tempo, mi impone, quindi, di fare tutto il possibile per evitare che questo avvenga, senza per questo, sia chiaro, rinunciare alle ragioni di principio che sono convinto dimostrino l'arbitrarietà della proposta di decadenza oggi in discussione e l'insanabile contrasto di tale misura con i cardini della democrazia rappresentativa.
Rassegno, quindi, le mie irrevocabili dimissioni da deputato, chiedendo di voler procedere immediatamente alla relativa votazione. Firmato: Cesare Previti» (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, Lega Nord Padania e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI).
A Elio Vito, presidente del gruppo di Forza Italia: «Caro Elio, ti prego, sulle mie dimissioni, di richiedere il voto palese, affinché nessuno pensi che queste abbiano uno scopo diverso da quello indicato nella lettera che hai letto in aula e ti prego di invitare, a mio nome, i colleghi di partito a votare a favore delle mie dimissioni.
Ti ringrazio. Firmato: Cesare Previti» (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI).
PRESIDENTE. Chiedo al deputato Elio Vito di far pervenire la lettera indirizzata al Presidente, in modo da poter procedere.
Vorrei fare solo una precisazione: la Presidenza non ha privato il deputato Previti della possibilità di essere presente oggi in Aula. Le procedure ordinarie lo avrebbero reso possibile. Abbiamo ascoltato, da parte del presidente del gruppo di Forza Italia, la lettura della lettera con la quale il deputato Previti rassegna le dimissioni. La lettera è stata testé consegnata alla Presidenza.
Considerata l'autorevolezza del latore della missiva - si tratta del presidente del gruppo di Forza Italia, cui appartiene il deputato interessato - e alla luce delle particolari circostanze, le dimissioni risultano validamente presentate.
La Presidenza ritiene di poter dare seguito, prioritariamente, alla decisione dell'Assemblea sull'accettazione delle dimissioni rispetto al seguito della discussione, in corso di svolgimento, sulla proposta di annullamento dell'elezione formulata dalla Giunta delle elezioni. Pertanto, sospendiamo tale discussione prima di procedere alla relativa votazione, per passare immediatamente alla trattazione della questione dell'accettazione delle dimissioni.
In questo senso è lo specifico precedente del 18 dicembre 1993, quando, con riferimento alle dimissioni del deputato Crippa, intervenute il giorno stesso dell'inizio della discussione della proposta della Giunta delle elezioni di annullarne l'elezione, il Presidente della Camera ebbe a precisare che «per un principio di economia procedimentale oltre che di cortesia nei confronti di un collega che prende correttamente atto delle conclusioni cui la Giunta è pervenuta, debbano essere poste in votazione le dimissioni dal mandato parlamentare».
La presentazione delle dimissioni costituisce, infatti, un atto - ancorché di natura diversa rispetto alla proposta della Giunta delle elezioni, in quanto a carattere volontario - idoneo a determinare una deliberazione dell'Assemblea che, se positiva, renderebbe - attraverso una sostanziale cessazione della materia del contendere - inutile l'ulteriore discussione della proposta della Giunta, facendone venir meno il presupposto, ossia l'appartenenza all'organo interessato.Pag. 61
Ovviamente, in conformità al precedente del 18 dicembre 1993, sopra ricordato, nel caso in cui le dimissioni fossero accolte si darà luogo alla proclamazione del subentrante.
Qualora, invece, le dimissioni fossero respinte, si procederà al seguito dell'esame della proposta della Giunta di contestazione dell'elezione.
Stante la diversa natura e il diverso fondamento della proposta di annullamento delle elezioni della Giunta, l'eventuale successiva decisione dell'Assemblea su di essa - in caso di reiezione delle dimissioni - non costituisce in nessun caso bis in idem.
Sulle dimissioni del deputato Previti darò la parola, ove ne venga fatta richiesta, ad un rappresentante per ciascun gruppo e per ciascuna componente politica del gruppo Misto.
Avverto che, ai sensi dell'articolo 49 del Regolamento, la votazione sull'accettazione delle dimissioni del deputato Previti dovrebbe aver luogo a scrutinio segreto mediante procedimento elettronico.
È stato, tuttavia, chiesto dal deputato Previti, per il tramite del presidente del suo gruppo, che l'Assemblea si pronunci sull'accettazione delle sue dimissioni con votazione palese.
Come ho appena ricordato, a norma dell'articolo 49, comma 1, del Regolamento, le votazioni riguardanti persone sono sempre effettuate a scrutinio segreto, ossia senza necessità che ne venga avanzata apposita richiesta. In questo senso è la costante prassi applicativa, che è stata confermata anche dalla pronuncia interpretativa resa dalla Presidenza nella Giunta per il Regolamento del 7 marzo 2002.
Tuttavia, alla luce della espressa richiesta formulata, in conformità ad un principio generale dell'ordinamento parlamentare, ritengo si possa eccezionalmente procedere, in questa circostanza, con il voto palese ove nessuno eccepisca sul punto e, cioè, se vi sia un accordo unanime, senza eccezioni, su questa modalità di votazione da parte dei componenti dell'Assemblea.
MARCO BOATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, ci sarà occasione fra poco, eventualmente nel corso delle dichiarazioni di voto che lei ha preannunciato, di pronunciarsi nel merito di quanto è stato poco fa dichiarato, che non voglio affrontare in questo momento, perché il mio è un intervento per un richiamo al Regolamento.
Non credo che possiamo in alcun modo derogare al Regolamento. L'articolo 49 del Capo X del Regolamento - intitolato «Delle votazioni» - afferma, al comma 1: «Le votazioni hanno luogo a scrutinio palese. Sono effettuate a scrutinio segreto le votazioni riguardanti le persone (...)».
La stessa norma è riprodotta nello stesso articolo 49, al comma 1-ter, per quanto riguarda le Commissioni. Lo ricordo solo per far capire che è un principio così rigido da essere applicato anche alle Commissioni. Il comma 1-ter prevede che: «Nelle Commissioni hanno luogo a scrutinio segreto soltanto le votazioni riguardanti persone». Inoltre, il successivo articolo 51, al comma 1, ribadisce nuovamente: «Salve le votazioni riguardanti persone, che si effettuano a scrutinio segreto (...)».
Pertanto ritengo, signor Presidente, che neppure ad unanimità si possa derogare, sia pure in via eccezionale, alle norme regolamentari poste a tutela ed a presidio delle persone, nonché dell'ordinato svolgimento dei nostri lavori nel giudizio riguardante le persone. Alla luce di tutto ciò, dichiaro di non consentire all'ipotesi dell'unanimità dei consensi in ordine a tale aspetto che, in ogni caso, non potrebbe violare il Regolamento.
Chiedo, pertanto, il rispetto dell'articolo 49, comma 1 e dell'articolo 51, comma 1, del Regolamento.
PRESIDENTE. Come precisato più volte dalla Presidenza, costituisce principio generale dell'attività parlamentare quello in base al quale l'unanimità dei consensi può consentire deroghe a disposizioni regolamentari,Pag. 62laddove le norme siano prive di connessione con norme di legge costituzionale o ordinarie, ma operino nell'interesse esclusivo dei medesimi titolari della potestà normativa interna. Ad essi, pertanto, ove unanimi, non può essere disconosciuta la facoltà di comportamenti creativi di consuetudini e di desuetudine, come pure di eventuali eccezioni alle norme scritte. In questo senso: la lettera del Presidente Pertini del 24 ottobre del 1974, nonché la analoga lettera della Presidenza della Camera del 18 luglio del 2002.
Tuttavia, lei ha svolto una eccezione critica e, dunque, procederemo a scrutinio segreto, secondo le norme del Regolamento.