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Si riprende la discussione del Doc. III, n. 3.
(Dimissioni del deputato Cesare Previti)
PRESIDENTE. Chiedo se vi siano richieste di intervento per dichiarazione di voto.
SERGIO MATTARELLA. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SERGIO MATTARELLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, adempimenti come questo non sono occasioni di compiacimento, non sono esaltanti. Per quanto possa essere grande e profonda le distanza e la contrapposizione politica, per quanto possa essere dura e accesa la polemica, non è esaltante disporre la decadenza di un parlamentare dal suo mandato o accogliere le dimissioni che la anticipano. Le dimissioni annunziate poc'anzi con un piccolo mutamento di scenario dal capogruppo di Forza Italia non cambiano l'oggetto della seduta, cambiano la forma della decisione da assumere ma non la sostanza. Si tratta comunque di decidere se l'onorevole Previti non può mantenere il mandato parlamentare, se non può continuare a svolgere l'ufficio di deputato.
Sappiamo, signor Presidente, che secondo la logica e i precedenti della Camera, che lei ha bene ricordato, il voto sulle dimissioni precede e, se positivo, preclude il voto sulla decadenza e la procedura da lei indicata è sicuramente la più corretta. Voteremo pertanto sulle dimissioni ma non cambiano i motivi in base ai quali ci esprimeremo, voteremo in favore dell'accoglimento delle dimissioni per gli stessi motivi che hanno sorretto la proposta della Giunta delle elezioni. Si tratta di un adempimento che rientra nei nostri doveri e a cui dobbiamo provvedere per il rispetto che si deve alle regole della Costituzione e della legge, rispetto fondamentale per la vita democratica e per la convivenza civile. Tale è il punto che ha motivato e che deve motivare le nostre determinazioni, le nostre motivazioni: il rispetto delle regole, questo e soltanto questo è ciò cui facciamo riferimento.
Non vi è nessun intento persecutorio: la posizione giuridica dell'onorevole Previti è stata esaminata ed approfondita dalla Giunta delle elezioni attraverso un iter lungo e minuzioso come ricordato dal relatore e che secondo alcuni sarebbe stato anche troppo lungo. È vero: avrebbe potuto essere più breve e da alcune parti, nella Giunta delle elezioni, si è accuratamente ricercata ogni possibilità di informazione ulteriore, ogni riferimento ulteriore. Il Regolamento lo consente. Ciò non deve stupire, disporre la decadenza di un parlamentare eletto dal popolo è un adempimento circondato da molte garanzie contro possibili soprusi di una maggioranza che volesse disfarsi di un avversario prestigioso e quindi inviso.
Ebbene, tali procedure di garanzia sono state tutte sperimentate, e il tempo impiegato dimostra l'assenza di ogni intento persecutorio e respinge, esso stesso, le accuse di questo genere.
Non vi è alcun vantaggio di maggioranza. A differenza di altri casi - ad esempio quello in cui si deve decidere sulla richiesta di arresto di un parlamentare - non rimane un seggio vacante, infatti nel caso odierno al posto dell'onorevole Previti, se accolte le sue dimissioni,Pag. 63o se dovesse essere dichiarato decaduto, vi sarebbe un altro, nuovo deputato di Forza Italia.
Quello che oggi in questa aula celebriamo non è un giudizio nel merito delle accuse formulate nei processi all'onorevole Previti. Non ci compete. Siamo chiamati a prendere atto di una decisione formulata dalla magistratura in tre gradi di giudizio, e passata in giudicato con la pronunzia della Corte di cassazione. Ne dobbiamo prendere atto e assumerci la responsabilità delle conseguenti decisioni che competono soltanto a questa Camera.
Non ha fondamento il richiamo poc'anzi fatto dal collega Vito al precedente dell'onorevole Frigerio: la Giunta delle elezioni di allora, nella scorsa legislatura a maggioranza di centodestra, non ha mai deliberato nel senso che il collega citato ha evocato, e si trattava comunque di interdizione temporanea dai pubblici uffici.
Il punto - colleghi - è sempre lo stesso: il rispetto delle regole.
All'onorevole Previti è stata interdetta la possibilità di ricoprire uffici pubblici e tale interdizione, perpetua, è stata disposta da una sentenza definitiva di condanna. La funzione di deputato è appunto indiscutibilmente un pubblico ufficio, e non gli è più consentito di ricoprirlo. Soltanto la Camera, attraverso il voto dei suoi componenti, può disporne la decadenza o accertarne le dimissioni, e noi siamo chiamati a farlo, salvo violare le regole della Costituzione e della legge, norme che esistono - colleghi - diversamente da quanto si è detto, norme che esistono, chiare e stringenti.
L'articolo 66 della Costituzione, sopra la quale non vi è null'altro - sottolineo nulla - attribuisce alla Camera il compito di decidere sulle cause sopraggiunte di ineleggibilità dei deputati, e l'onorevole Previti è divenuto, dopo le elezioni, ineleggibile. L'interdizione perpetua dai pubblici uffici comporta - come è noto - la perdita della titolarità dei diritti elettorali. Chi ne è colpito non può essere più né eletto né elettore, e difatti l'onorevole Previti è stato cancellato dalle liste elettorali.
È sempre la Costituzione - come ha ricordato il relatore - all'articolo 56, che dispone che può essere deputato soltanto chi può votare, e ciò non è più consentito all'onorevole Previti per effetto di quella interdizione.
Vi sono stati nel dibattito odierno - colleghi - alcuni abili, talvolta acrobatici tentativi di formulare argomentazioni volte a contestare la decadenza e le conclusioni della Giunta, o addirittura volte (Commenti del deputato Elio Vito)... a sostenere l'impossibilità di decadenza di un parlamentare, senza riflettere che ciò significherebbe che un parlamentare, qualunque colpa abbia commesso, qualunque fosse il reato da lui commesso, qualunque responsabilità abbia di qualunque natura, sarebbe comunque inamovibile, conclusione infondata ma anche aberrante.
A questi argomenti ha risposto con grande efficacia poc'anzi l'onorevole Lenzi: si tratta di tentativi che si infrangono contro la chiarezza di quelle due norme della Costituzione.
Non è possibile in alcun modo, con nessun argomento, complicare la realtà dei fatti che è, al contrario, estremamente semplice: un cittadino interdetto in perpetuo dai pubblici uffici non è più titolare dei diritti elettorali, non può più votare e di conseguenza non può più essere eletto, e se è già stato eletto ed è parlamentare decade dal suo mandato ai sensi dell'articolo 66 della Costituzione, ovvero si dimette.
Non si tratta, colleghi, della vittoria di una parte sull'altra, si tratta semplicemente della verità dei fatti e di adempiere al dovere - al nostro dovere in questa circostanza - di rispettare le regole poste dalla Costituzione e dalla legge.
Questa è la ragione per la quale voteremo, come gruppo e come singoli appartenenti al gruppo dell'Ulivo, per l'accoglimento delle dimissioni dell'onorevole Previti dalla carica di deputato (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, RifondazionePag. 64Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, Italia dei Valori e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, prima di indicare il nostro orientamento di voto sulle dimissioni dell'onorevole Previti, desidero affrontare la questione sulla quale eravamo chiamati a discutere prima del suddetto intervento incidentale: mi riferisco, in particolare, al nostro orientamento sulle proposte della Giunta delle elezioni. È una decisione molto difficile quella proposta dalla Giunta, perché in essa si scontrano - credo che molti parlamentari di tutte le parti politiche lo comprendano bene - due esigenze ugualmente importanti per il Parlamento. Da un lato, vi è il rispetto dovuto alle decisioni della magistratura: rispetto al quale non può sottrarsi né il Parlamento né un singolo parlamentare; anzi, si tratta di decisioni alle quali, proprio in quanto parlamentari, siamo tenuti a prestare il massimo rispetto. Dall'altro, però, vi è la necessità, che ci compete come singoli parlamentari e come corpo politico, di difendere l'autonomia della nostra istituzione nei confronti degli altri poteri dello Stato e, quindi, di difendere le prerogative dei parlamentari nel momento in cui essi sono nelle condizioni in cui si trova l'onorevole Previti. Noi non facciamo parte della Giunta delle elezioni; pertanto, abbiamo dovuto tener conto delle parole, del resto meditate, dei colleghi Burchiellaro e altri che hanno affrontato ed esposto alla Camera questi temi. Pensiamo che il Parlamento debba essere molto attento nel valutare il tema del fumus persecutionis, perché, certamente, si tratta di un tema molto delicato nel rapporto tra il Parlamento e la magistratura. Tuttavia, in questo caso - mi dispiace dissentire dall'eminente collega Pecorella -, per quello che possiamo comprendere dalle parole della Giunta delle elezioni, pur con tutte le cautele, a noi sembra che la conclusione cui hanno condotto i vari gradi di giudizio che si sono intrecciati nella vicenda, consenta al Parlamento, o perlomeno a noi, di escludere l'esistenza del fumus persecutionis, anche se il Parlamento, nel 1998-1999, dovette valutare in altro modo un primo grado di questo passaggio. Tuttavia, onorevoli colleghi, tale conclusione non esaurisce la questione di cosa fare: l'onorevole Violante non può dire che, se è escluso il fumus persecutionis, ne segue che la decisione del Parlamento automaticamente non può che essere conforme alle conclusioni della magistratura, perché vi sono altri due aspetti su cui si sono soffermati autorevolmente alcuni colleghi giuristi. Le due questioni sono se possa e debba essere pronunciata...
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole La Malfa.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, è previsto un tempo per il mio intervento?
PRESIDENTE. Sì, le spettano quattro minuti per il suo intervento.
GIORGIO LA MALFA. Cercherò, allora, di essere molto breve: lei non lo aveva preannunziato e io non mi ero preparato a svolgere un discorso breve.
PRESIDENTE. Mi scuso. Tenga solo conto di quello che ho segnalato.
GIORGIO LA MALFA. Come lei sa, si dice che ci vuole tempo per preparare un discorso breve, ma l'avrei fatto... Le due questioni sono quelle che sono state rilevate. La prima è la seguente: se la sanzione dell'interdizione perpetua dai pubblici uffici può essere eliminata all'esaurirsi dell'affidamento ai servizi sociali, possiamo dichiarare la decadenza di un parlamentare che, forse, domani potrà avere di nuovo riconosciuto il suo diritto di elettorato passivo? La seconda è la seguente: possiamo dichiarare l'ineleggibilità successiva all'elezione, se questo non èPag. 65previsto da una esplicita legge? Sono due questioni sollevate da alcuni colleghi (Pecorella, Gamba, ed altri).
Temo che l'incertezza su tali due questioni, che del resto la Giunta delle elezioni ha esaminato, ci conduca ad affermare che avremmo votato - e voteremo - contro le conclusioni della Giunta; non ci sembra, cioè, che vi sia la ragione di creare un precedente di questa natura.
L'onorevole Previti - e concludo, signor Presidente - con una lettera nobile - non vi è ragione di ironia, onorevoli colleghi! - ha motivato le sue dimissioni, senza utilizzare, onorevole Mattarella, l'argomentazione del tipo: tanto, poiché mi mandate via, preferisco uscire con «i miei piedi» (e lei, quindi, afferma di volerlo aiutare, votando a favore delle sue dimissioni). Egli ha motivato le sue dimissioni in un altro modo, affermando cioè che avrebbe preferito dimettersi, poiché sarebbe grave per il Parlamento assumere sulle questioni dell'ineleggibilità e dell'interdizione perpetua dai pubblici uffici decisione, che sarebbe sbagliata e che costituirebbe un precedente. Onorevole Mattarella, lei non può sostenere che, poiché il risultato è lo stesso, voterete a favore delle dimissioni!
Ritengo che la motivazione addotta conduca ad esprimere un voto contrario sulla richiesta di dimissioni dell'onorevole Previti...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIORGIO LA MALFA. ...che è ciò che ci accingiamo a fare. Esprimeremo un voto contrario in merito alla richiesta di dimissioni e, in seguito, il Parlamento voterà, come riterrà, sulla questione posta dalla Giunta delle elezioni (Applausi dei deputati dei gruppi Misto - (Repubblicani, Liberali, Riformatori) e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI). La ringrazio e mi scusi ancora, signor Presidente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Migliore. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE. Signor Presidente, colleghe e colleghi, questa sera non siamo chiamati a pronunciare una sentenza, ma ad esprimere liberamente la nostra opinione ed il nostro voto sulle ragioni di merito, che hanno informato la decisione fin qui assunta dalla Giunta delle elezioni e che porterà, come conseguenza, la cessazione dall'attività e dal mandato del deputato Cesare Previti in questa legislatura.
Vorrei ribadire che, per quanto ci riguarda, sia singolarmente che come gruppo, l'espressione del voto a favore dell'accettazione delle dimissioni presentate dal deputato Previti, attraverso l'irrituale forma del suo annuncio attraverso il rappresentante del gruppo di Forza Italia, rappresentano per noi un'equivalente misura ed un'equivalente espressione del voto, rispetto a quanto avremmo fatto sul procedimento di decadenza.
Non ci sfugge, ovviamente, il risvolto politico ed anche il tentativo generato da una condizione necessitata di presentare proprio oggi tali dimissioni, ma ciò che noi intendiamo realizzare, attraverso l'adesione alla proposta avanzata dalla Giunta delle elezioni, è il rispetto sostanziale e formale del nostro mandato e delle regole. Pertanto, condivido quanto sosteneva prima di me il collega Mattarella e il merito delle motivazioni, che sono state espresse dalla collega Perugia, dai colleghi e dalle colleghe che sono intervenuti in tal senso.
PRESIDENTE. Mi scusi, deputato Migliore. Per favore, invito ad assumere un comportamento, che ci consenta di svolgere questa fase conclusiva con la stessa attenzione.
GENNARO MIGLIORE. Dal nostro punto di vista, quindi, potrebbe terminare anche ora questo mio intervento. Mi rivolgo in particolare a lei, presidente Vito, poiché siamo chiamati anche ad interloquire in un'Assemblea così prestigiosa ed autorevole.
Lei ha chiesto ai colleghi della maggioranza se si sentissero liberi, di fronte aiPag. 66rispettivi gruppi, nell'espressione del loro voto. Credo di parlare non solo per me, quando affermo che questa domanda, per quanto ci riguarda, sia superflua e oziosa. Sono io, invece, a chiedere a ogni singolo deputato dell'opposizione che siede in quest'Aula (si è riscontrato anche dal differente gradimento del suo intervento, con l'espressione del consenso in questi banchi) se si senta libero di dichiarare che un condannato in via definitiva per un reato, che ha portato un nocumento alla nostra comunità e allo Stato, si senta libero di esprimere fino in fondo la sua convinzione, come credo sia per molti di voi.
Oppure, al contrario di ciò che lei diceva, proprio perché di Cesare Previti si tratta, siete voi che ne avete fatto un simbolo politico: il simbolo della presunzione di innocenza, al di là delle sentenze definitive; la presunzione di un'autorità sovraordinata - quella, eventualmente, del Parlamento, non già dell'autorità giudiziaria, della quale si deve rispettare, in un contesto di reciprocità, l'autonomia ed evitare conflitti di poteri - a fronte della sostanziale applicazione del principio dell'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Ciascun altro condannato in via definitiva, con una pena accessoria dell'interdizione perpetua dai pubblici uffici, sarebbe stato immediatamente nell'impossibilità di esercitare il proprio mandato; in questo caso, invece, si è voluto teorizzare che vi era un danno al corpo elettorale. Penso che faremmo un danno al corpo elettorale se non assumessimo - date la rilevanza e la gravità della pena comminata - questa decisione, cioè che oggi cessi la sua attività parlamentare il deputato Previti.
No, presidente Vito, la sovranità dell'Assemblea non è data dal contrasto e dal respingimento di una richiesta, in questo caso, dall'accoglimento di un invito alle dimissioni del deputato Previti. Vorrei capire, infatti, poiché tali dimissioni sono state giudicate così alte, se anche voi voterete a favore del loro accoglimento.
La nostra sovranità è data dal fondamento, dalla convinzione e dal giudizio che ciò che stiamo facendo è equo e giusto: equo, nei confronti di una sentenza passata in giudicato in nome del popolo sovrano; equo e giusto, per il rispetto della libertà del nostro mandato, fino in fondo e senza nessun condizionamento dato dall'importanza del deputato in questione; equo, infine, nei confronti delle cittadine e dei cittadini del nostro Paese.
Per tale motivo, annunzio, come gruppo e come singoli, il voto a favore dell'accoglimento delle dimissioni del deputato Cesare Previti (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, egregi colleghi, dobbiamo svolgere dichiarazioni di voto riguardo alla lettera di dimissioni dell'onorevole Previti e non già riguardo alle conclusioni della Giunta, che sono state - come lei ha puntualmente precisato - in qualche misura superate da questo atto, testé letto dal deputato Vito e consegnato alla Presidenza della Camera.
Alla luce di tale lettera, dobbiamo decidere un voto, a prescindere dal giudizio che diamo relativamente alle conclusioni della Giunta. Forse ciò è sfuggito a coloro che mi hanno preceduto, alle dichiarazioni che hanno fatto e con cui hanno ripreso, invece, i temi alla base della loro posizione assunta nel merito della defenestrazione dalla Camera dell'onorevole Previti.
Alla luce di questa lettera, mi sarei aspettato uno stile diverso. Devo dirlo con la massima franchezza e sincerità: non ho udito, da parte degli interlocutori autorevoli della maggioranza, una sola parola di apprezzamento per tale gesto. Una volta, Nenni, dopo la sconfitta di De Gasperi alle elezioni del 1953 (si parlava, allora, della «legge truffa»), rivolgendosi ai suoi, disse che l'avversario politico va sconfitto, non va mai umiliato. Non credo che questo stile sia stato presente oggi in alcune dichiarazioni. Voglio solo sperare che l'onorevole Mattarella abbia preparato il suo intervento prima della lettura dellaPag. 67lettera di dimissioni, perché, francamente, vi ho ritrovato tutti i toni esacerbati del conflitto precedente a tale lettera e che aveva animato il confronto all'interno della Camera dei deputati sull'ammissibilità o meno delle conclusioni della Giunta.
Non vorrei che tornassimo indietro nel tempo per ciò che riguarda i rapporti fra maggioranza e minoranza in quest'aula e lei, onorevole Mattarella, è seduto in quest'aula da molto più tempo di quanto non lo sia io, quindi abbiamo vissuto diverse fasi.
Apprezzo molto che oggi la parola «garantismo» sia diventata, al pari della parola «riformismo», un elemento che accomuna tutta l'Assemblea: non c'è nessuno che non sia garantista e non esiste nessuno che non sia riformista.
Vorrei che almeno fossimo d'accordo su un punto, al di là delle opinioni, sempre legittime, su una questione così delicata: a prescindere da quelle che possono essere le responsabilità dei singoli e dalla collocazione di ciascun parlamentare, dobbiamo sempre mantenere il massimo rispetto per le persone. Questo principio, secondo me, non è stato sempre presente nel corso di questo dibattito e di ciò mi sento di rammaricarmi di fronte alla Camera dei deputati (Applausi dei deputati dei gruppi DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI e Misto-Movimento per l'Autonomia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, innanzitutto in questa dichiarazione di voto sull'accoglimento delle dimissioni dell'ancora deputato Previti mi richiamo all'intervento svolto stamane dal nostro collega di gruppo, l'onorevole Marco Boato.
Inoltre, troviamo singolare che in quest'aula ci sia stato un confronto, ma anche uno scontro, su come non applicare le leggi dello Stato in questo Paese. Il principio costituzionale per cui la legge è uguale per tutti secondo alcuni in quest'aula non deve essere applicato. Ciò non fa sicuramente bene al Paese, non fa mai bene, ma in questo contesto e in questa fase sicuramente meno che mai.
Il mio intervento sarà molto breve e molto sintetico. Pochi minuti fa ho ascoltato l'onorevole Elio Vito lanciare un appello al Parlamento affinché non sia sottomesso ad un potere. Ebbene, vorrei ricordare all'onorevole Vito che il Parlamento italiano è sovrano e certamente non è sottomesso: lei e il suo gruppo, onorevole Vito, non potete sottomettere le leggi della Repubblica italiana alla vostra volontà e ai vostri interessi.
Ecco perché, signor Presidente, onorevoli colleghi, in questo brevissimo intervento, affinché rimanga agli atti, annuncio il voto favorevole del gruppo dei Verdi all'accoglimento delle dimissioni dell'onorevole Previti, che sono state un po' tardive e strumentali, presentate all'ultimo momento. Ritengo, però, che sia importante, per coloro i quali si appellano alla giustizia, che in questo momento l'applicazione del principio costituzionale secondo cui la legge è uguale per tutti venga sancita con rigore e formalmente oggi in quest'aula (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, il gruppo di Alleanza Nazionale si accinge ad esprimere un voto favorevole sulle dimissioni presentate dall'onorevole Previti. Com'è noto, in relazione alla decadenza la posizione espressa dal gruppo di Alleanza Nazionale è stata chiara in senso contrario, perché aleggiano su quest'aula due problemi di fondo: il primo è relativo alle modalità con cui si è svolto il confronto su una questione estremamente delicata come quella al nostro esame, non soltanto in queste ore, ma anche nei giorni scorsi. Tale questione - non credo, dichiarandolo, di commettere lesa maestà - è stata sicuramente condizionata, anche nel confronto, da elementi politici, che possonoPag. 68aver avuto il loro ruolo nelle decisioni che i singoli o i gruppi hanno adottato.
Il secondo problema che abbiamo voluto sottolineare riguarda la fattispecie, cui possiamo togliere il nome Previti, cioè se, sotto il profilo del diritto regolamentare e legislativo, nel caso di un deputato oggetto di una sentenza della magistratura, anche passata in giudicato, si debba rimettere alle Camere il giudizio definitivo su un comportamento, eventualmente anche successivo a quella sentenza.
Non è cosa da poco, perché oggi siamo abituati ad un confronto tra magistratura e Parlamento, che avviene in un sistema istituzionale di un certo tipo e in un rapporto dialettico, collegato ai principi costituzionali e che - lo potremmo affermare - funziona, per certi versi.
La vicenda Previti, tuttavia, per noi prescinde, sotto il profilo della decadenza, da tale aspetto, perché pone la questione se quella vicenda meriti un'attenzione particolare, quindi, anche un intervento di carattere legislativo o regolamentare, per colmare un vuoto, che deve essere adottato con l'attenzione e nel rispetto dell'autorevolezza del Parlamento.
Affronto l'ultima questione, signor Presidente, relativa al voto che esprimerà il gruppo di Alleanza Nazionale: è stata negata in quest'Assemblea, anche la possibilità, che lei aveva indicato, di un accordo comune che consentisse - come richiesto dal deputato Previti - di procedere mediante una votazione palese.
Credo che questa sia un'occasione perduta, perché era sicuramente un aspetto che - al di là delle questioni di principio e di come ogni gruppo parlamentare potesse valutare la vicenda - avrebbe meritato, a nostro giudizio, una considerazione di stile, che la Camera avrebbe potuto tranquillamente tributare a chi aveva chiesto che le sue dimissioni venissero comunque accettate.
Quindi, per il rispetto dell'uomo, indipendentemente dalle sentenze della magistratura, e per il rispetto dovuto a quest'Assemblea il gruppo di Alleanza Nazionale voterà a favore dell'accoglimento delle dimissioni presentate dal collega onorevole Cesare Previti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.
TITTI DI SALVO. Signor Presidente, onorevoli colleghi e onorevoli colleghe, voglio annunciare il voto del gruppo Sinistra Democratica a favore dell'accoglimento delle dimissioni dell'onorevole Previti.
La motivazione è stata argomentata nell'intervento che ha preceduto l'attuale dibattito: il nostro voto favorevole è conforme all'opinione che la Giunta delle elezioni aveva formulato.
Voglio sottolineare tre punti, a conferma di un'opinione già ampiamente motivata. In primo luogo, la relazione della Giunta delle elezioni è stata precisa e dettagliata, al punto da essere sanzionata, per il dettaglio con cui veniva proposta all'Assemblea dal Presidente, per il tempo che occupava: si tratta di una relazione argomentata e dettagliata che dà il senso di una grande accortezza nell'inanellare i fatti ed esprimere definitivamente un parere.
Credo sia utile e opportuno sottolineare il valore del lavoro svolto fin qui, perché ha il senso di un'attenzione e di una garanzia profonde prestate nei confronti dell'onorevole Previti e, soprattutto, di quest'Assemblea.
Vi è una seconda argomentazione che vorrei portare alla vostra attenzione: tutte le colleghe e i colleghi e la Presidenza sanno perfettamente che esiste una grande attenzione e una grande aspettativa, fuori da quest'aula, per il voto odierno. È un'aspettativa che le cittadine e i cittadini italiani hanno voluto farci pervenire, come le colleghe e i colleghi sanno, anche attraverso le tante e-mail che sono arrivate. Penso che tale aspettativa non sia alimentata da una furia vendicativa: ci si aspetta, invece, di verificare come il Parlamento - in questo caso, la Camera dei deputati - risponde e come dimostra e se afferma l'esistenza dell'uguaglianza delle personePag. 69di fronte alla legge e alla Costituzione. È il rispetto delle regole che guida tale aspettativa, non il fumus persecutorio.
In un intervento precedente l'onorevole Leone ha affermato che vi è un'antipolitica cui bisogna opporsi. Penso che, in questo caso, ciò che bisogna invece consentire è la richiesta di assunzione di responsabilità che ci viene proposta.
Vi è una terza valutazione che vorrei fare. È stato detto precedentemente dall'onorevole Elio Vito che non è possibile assegnare all'Assemblea semplicemente un ruolo di notaio, votando semplicemente sulla base di una sentenza della magistratura oppure come un atto dovuto rispetto a una sentenza, senza esprimere una libertà di voto. Penso che sia un errore esprimere tale valutazione. A che cosa daremmo luogo, infatti, se non prendessimo atto, con un atto dovuto, di una sentenza della magistratura passata in giudicato? Non dobbiamo essere notai: ma cosa saremmo, se non ci inchinassimo doverosamente a una sentenza, dopo un lavoro che si è protratto per tanti mesi? Lo trovo difficile, ma vorrei invitare i colleghi e le colleghe a trovare un aggettivo o una frase che potesse designare, giudicare o fare una sintesi del nostro comportamento se, di fronte al lavoro della Giunta e, soprattutto, alla sentenza passata in giudicato, l'Assemblea si esprimesse diversamente.
Per tali ragioni, che si aggiungono a quelle che l'onorevole Pettinari ha già espresso a nome del mio gruppo, annuncio il voto favorevole di Sinistra Democratica sulle dimissioni dell'onorevole Previti (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tranfaglia. Ne ha facoltà.
NICOLA TRANFAGLIA. Signor Presidente, prima delle tardive dimissioni del deputato Previti, abbiamo ascoltato lunghi discorsi che criticavano la relazione della Giunta delle elezioni sulla base di interpretazioni, a volte molto dubbie, della Costituzione e delle leggi.
A me pare che l'intervento del deputato Matarella abbia chiarito nei tratti essenziali le ragioni per cui dobbiamo accogliere - e accoglieremo da parte nostra - le dimissioni del deputato Previti. Noi riteniamo che sarebbe molto grave se la Camera dei deputati ritenesse di svolgere un ruolo notarile e non, invece, di comunicare all'opinione pubblica e ai nostri elettori che siamo in grado, di fronte a una situazione come quella che si è determinata, di chiedere all'Assemblea sovrana di osservare le leggi dello Stato, lo spirito e la lettera della Costituzione. Sulla base di questo principio, non possiamo salvare ancora volta la permanenza nel Parlamento dell'onorevole Previti.
Aggiungo soltanto, prima di esprimere quale sarà il nostro atteggiamento, che il reato per cui è stato condannato l'onorevole Previti è particolarmente odioso, perché corrisponde a uno dei più gravi dell'ordinamento italiano: la corruzione dei giudici.
Per queste ragioni, noi voteremo «sì» alle dimissioni dell'onorevole Previti (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani e Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palomba. Ne ha facoltà.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, colleghi e colleghe, pronuncerò pochissime parole per motivare il voto favorevole del gruppo Italia dei Valori all'accoglimento delle dimissioni dell'onorevole Previti.
Le dimissioni costituiscono forse uno strumento meno ruvido, ma devono portare al medesimo obiettivo della pronuncia della decadenza. In questo senso, noi riteniamo che l'obiettivo debba essere perseguito, perché a ciò portano molteplici ragioni e molteplici motivi.
Ci soccorre, in questa decisione, la serena coscienza del fatto che la GiuntaPag. 70delle elezioni ha svolto un lavoro prezioso e puntuale di accertamento delle situazioni giuridiche sulla base delle quali occorreva giungere ad una pronuncia che escludesse la possibilità e la legittimità della permanenza del deputato Previti in Parlamento. Ci soccorre, inoltre, la serena coscienza dei principi costituzionali: non possiamo, infatti, respingendo le dimissioni (salva la possibilità di decidere successivamente), creare una ferita nell'ordinamento costituzionale, il quale prevede che sentenze e decisioni debbano essere prese dalla magistratura e che, per il principio del rispetto dei poteri dello Stato, il Parlamento non possa discostarsene o metterle nel nulla.
Non ci troviamo di fronte ad una discrezionalità del Parlamento, come è stato detto: il Parlamento non può violare le norme che esso si è dato né può violare i principi costituzionali. Si tratta di una decisione automatica, al di fuori della discrezionalità: vi è una sentenza da osservare - una sentenza passata in giudicato ed emanata a seguito di un giusto processo - che ha escluso il deputato Previti dal godimento dei diritti civili e politici, ivi compresa la possibilità di rappresentare la Nazione in Parlamento. Non stiamo, dunque, compiendo alcun atto di prevaricazione personale: stiamo compiendo soltanto un atto di osservanza delle leggi del nostro Paese.
In proposito, vorrei dire ai colleghi che il Paese ci guarda: esso vuole vedere qual è il livello della nostra sensibilità rispetto ad un'etica che è diffusa, il grado di sensibilità, cioè, rispetto a reati e violazioni quali sono quelli di corruzione e, in modo particolare, di corruzione in atti giudiziari. Credo che il Paese desideri sapere che il Parlamento è sensibile e che esso presidia i valori comuni ai nostri cittadini, e che lo fa tanto più di fronte alla corruzione in atti giudiziari, poiché il popolo si aspetta che i giudici siano incorruttibili. Ci troviamo, Presidente e colleghi, in una soluzione molto delicata, in cui si rischia di aggravare il solco fra il Paese e la politica, fra i cittadini e il Parlamento.
Non dobbiamo permetterci di consentire un simile risultato: siamo contrari alle decisioni a furor di popolo, ma siamo anche estremamente preoccupati per l'ipotesi che una nostra decisione negativa faccia verificare ai cittadini che noi vogliamo difendere una casta e trasformare la prerogativa in privilegio e l'immunità in impunità.
Ecco perché, signor Presidente, preannuncio il voto favorevole del gruppo Italia dei Valori sull'accoglimento di questo strumento, meno duro, ma che ci consente di arrivare al medesimo risultato: abbiamo infatti fiducia, votando a favore delle dimissioni, che tutto il Parlamento saprà cogliere questo momento per affermare di fronte ai cittadini e al Paese che nel Parlamento si fa legalità e non si strumentalizzano le situazioni politiche.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Turco. Ne ha facoltà.
MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, a nome del gruppo La Rosa nel Pugno, ribadisco le considerazioni e le perplessità già manifestate nell'intervento precedente. Proprio in continuità con tali perplessità, prendiamo atto delle dimissioni e della richiesta formulata dall'onorevole Previti e preannunciamo su di essa il nostro voto favorevole.
Ascoltavo prima il collega Palomba affermare che il Parlamento non può violare le norme che esso si è dato.
Il Parlamento viola quotidianamente le regole che si è dato e noi le chiediamo, signor Presidente, di ripristinare la legalità nella vita quotidiana di questo Parlamento.
Vi sono state, in questo dibattito, parole di grande moralità: il richiamo alla Costituzione, alla legge ed alla legalità.
Voglio ricordare che, ancora oggi, ad un anno dalle elezioni, proprio coloro che in questa Assemblea chiedono il rispetto della legge e della legalità ed hanno grandi parole per il rispetto della Costituzione e delle leggi contribuiscono nello stesso momento, al Senato della Repubblica, con laPag. 71loro azione attiva, alla violazione di quella Costituzione e di quelle leggi, impedendo che la Giunta delle elezioni faccia il proprio dovere, come lo abbiamo fatto in questa Camera.
La Giunta, ancora oggi, si ostina a non voler rispettare la letteralità della legge elettorale per quanto riguarda l'elezione dei senatori, e continua a consentire che vi sia quotidianamente un numero di otto senatori che votano illegittimamente tutto ciò che concerne la vita del nostro Paese, così falsando i risultati delle votazioni in quel ramo del Parlamento.
Signor Presidente, avevo avanzato tale richiesta già questa mattina, ma mi è parso, forse, di non essere riuscito a spiegarmi bene. Le chiedo di intervenire, dal momento che in questa Assemblea viene violata quotidianamente la legge e vengono commessi fatti che, se non vi fosse questo nostro modo di agire e di operare, ci porrebbero di fronte ad un reato che ha un nome ben chiaro: peculato!
Ogni votazione di questa Camera è falsata, per il fatto che non vi è il controllo da parte di coloro che tale controllo dovrebbero effettuare.
Signor Presidente - ho avanzato a lei tale richiesta questa mattina e la formulo nuovamente ora -, spero che vi sia un'azione efficace che abbia la stessa efficacia che in quest'aula è stata manifestata. Chiedo, quindi, anche l'intervento dei capigruppo, affinché quella moralità che si vuol dimostrare nei confronti di ciò che è esterno a quanto accade in quest'aula sia una moralità che ciascuno di noi dimostri nei propri confronti e nei confronti di tutto il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Deputato Turco, su quest'ultimo punto vorrei solo farle osservare che la regolarità del voto non può certo essere messa in discussione da qualche operazione scorretta (che, tuttavia, deve essere censurata) e che, ogni volta che è stata avanzata una richiesta di controllare le condizioni di legalità, i deputati segretari d'aula sono intervenuti.
In ogni caso, il suo gruppo è rappresentato nell'Ufficio di Presidenza e qualora volesse avanzare proposte per intervenire più efficacemente esse saranno prese in considerazione.
Sono così esaurite...
ELIO VITO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
ELIO VITO. Per una breve dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, intervengo per confermare che il gruppo di Forza Italia, accogliendo anche l'invito di Cesare Previti, voterà a favore dell'accoglimento delle sue dimissioni, e per ribadire, anche se non ve ne sarebbe dovuto essere bisogno, che la forma e la sostanza dell'atto di dimissioni, onorevole Mattarella, sono cosa ben diversa dalla votazione sulla proposta di decadenza.
Affermare che l'importante è il risultato e non come esso si raggiunga (cioè che Previti vada a casa) ci conferma, purtroppo, che tale circostanza costituiva, per voi, l'obiettivo politico da raggiungere (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
Passiamo ai voti.
Avverto che la votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'accettazione delle dimissioni del deputato Cesare Previti.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 72
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 532
Votanti 528
Astenuti 4
Maggioranza 265
Voti favorevoli 462
Voti contrari 66
(La Camera approva - Vedi votazioni).
Prendo atto che il deputato Rocco Pignataro ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Angelo Piazza ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi.
Prendo atto infine che il deputato Affronti ha segnalato che si è erroneamente astenuto.
A seguito dell'accettazione da parte dell'Assemblea delle dimissioni del deputato Previti, proclamo eletto per la XV circoscrizione Lazio 1 il candidato Angelo Santori, come già accertato dalla Giunta delle elezioni nella seduta del 5 novembre 2006 e altresì individuato come primo dei non eletti dal documento III, n. 3. Si intende che da oggi decorre il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.
Avverto anche che, a seguito dell'accettazione delle dimissioni, non si darà luogo all'ulteriore seguito dell'esame del documento III, n. 3, relativo all'elezione contestata del deputato Cesare Previti per la XV circoscrizione Lazio 1, che sarà pertanto cancellato dall'ordine del giorno.