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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(Misure di livello comunitario e internazionale per la difesa dei diritti umani e sindacali in Myanmar - n. 3-01194)
PRESIDENTE. Il deputato Boato ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01194, concernente misure di livello comunitario e internazionale per la difesa dei diritti umani e sindacali in Myanmar (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6).
MARCO BOATO. Signor Presidente, signor Ministro, la situazione politica e sindacale dei diritti umani nell'ex Birmania, oggi denominata Myanmar, è sempre più grave e drammatica. Tutti conoscono la vera e propria persecuzione contro Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace, da diciassette anni agli arresti domiciliari. Sempre più pesante è, in generale, la feroce repressione contro i dissidenti e gli oppositori politici.
I diritti politici e civili sono ogni giorno calpestati, le risoluzioni dell'ONU e del Parlamento europeo vengono ignorate e nell'ex Birmania si pratica sistematicamente il lavoro forzato. Pochi giorni fa sei giovani sindacalisti sono stati condannati a scontare dai venti ai ventotto anni di carcere per un seminario sui diritti del lavoratore. È quindi necessario che tutta la comunità internazionale, e il Governo italiano in particolare, intervengano in ogni modo in tutte le sedi per garantire il rispetto dei diritti umani, dei diritti dei lavoratori e per il ripristino della democrazia nell'ex Birmania.
PRESIDENTE. Il Ministro per rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Onorevole Boato, il Governo condivide il suo richiamo all'attenzione e alla preoccupazione. L'Italia sta seguendo con grande attenzione ed apprensione gli sviluppi della vicenda, anche alla luce dei disordine delle ultime settimane e degli arresti di numerosi esponenti dell'opposizione, da lei ricordati.
La Presidenza dell'Unione europea ha diramato, a nome nostro e di tutti i partners europei, un comunicato di condanna che sollecita il rilascio degli attivisti e l'avvio di un dialogo con tutte le componenti della società civile.
Abbiamo anche effettuato, come Governo italiano, proprio in questi giorni, un passo presso l'ambasciata del Myanmar a Roma per esprimere questa preoccupazione e il disappunto per il fallimento della Convenzione nazionale che era stata convocata in agosto. Le attese della comunità internazionale sulla questione birmana sono, in questa fase, legate al mandato del consigliere speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite, Ibrahim Gambari. L'Italia sostiene il mandato di Gambari, di cui condivide l'approccio complessivo che abbraccia tutti gli aspetti della problematica, inclusi i temi dell'aiuto umanitario, dei bambini, dei conflitti armati, della lotta alla droga, dell'educazione, del lavoro forzato e della sanità. La missione di Gambari, del resto, si ispira agli stessi presupposti dell'iniziativa italiana Friends of the Bangkok Process improntata al dialogo critico con la Birmania.
Riteniamo, infatti, che formule come «dialogo critico» possano costituire lo strumento più efficace per tentare di sollecitare la promozione di sviluppi democratici in Myanmar. L'Italia, inoltre, si è costantemente adoperata nell'ambito dell'Unione europea e nelle altre sedi internazionali per la liberazione della signora Aung San Suu Kyi alla vigilia del rinnovo degli arresti domiciliari del marzo scorso e, all'indomani della proroga, l'Unione europea ha espresso la sua condanna invitando il Governo birmano a rilasciare la leader della Lega nazionale per la democrazia e gli altri prigionieri politici.
Nell'ambito delle Nazioni Unite, lo scorso anno, l'Italia ha attivamente concorso alla presentazione da parte dell'Unione europea di una risoluzione su Myanmar, nella quale era stato ottenuto l'inserimento di un esplicito richiamo al lavoro forzato. Come lei credo sappia, purtroppo, il veto di Russia e Cina nel Consiglio di sicurezza impedirono a questa mozione l'effettiva attuazione.
Nel dialogo, infine, con le agenzie internazionali registriamo il confortante esito delle missioni compiute nei mesi scorsi da alti funzionari ONU competenti in materia di bambini soldato e aiuto umanitario, nonché gli sviluppi relativi alla cooperazione con l'Organizzazione internazionale del lavoro e, in particolare, la firma, il 27 febbraio scorso, del protocollo di intesa istitutivo di un meccanismo di denuncia, che auspichiamo possa costituire un valido strumento nella lotta al lavoro forzato.
Siamo d'accordo con lei perché l'Italia e l'Unione europea vogliono aumentare gli sforzi per lenire le sofferenze del popolo birmano, quindi è unanime l'obiettivo di intensificare l'aiuto rivolto alla popolazione. Le assicuro che il Governo continuerà ad impegnarsi per la ricerca di soluzioni che inneschino una dinamica positiva nella questione birmana e favoriscano l'avvio di un autentico processo democratico.
PRESIDENTE. Il deputato Boato ha facoltà di replicare.
MARCO BOATO. Signor Presidente, noi del gruppo dei Verdi ringraziamo il Ministro Chiti, che rappresenta in questa sede il Ministero degli esteri, per le valutazioni che ci ha prospettato e per la ricognizione che ha potuto svolgere anche più estesamente riguardo a tutti i drammatici problemiPag. 34di carattere politico e istituzionale relativi ai lavoratori, al lavoro forzato, alla situazione dei bambini, agli oppositori politici, ai sindacalisti che io stesso sinteticamente avevo ricordato.
Mi permetta solo, signor Ministro, di farle osservare che, a mio parere, l'espressione «dialogo critico» da lei usata - forse per comprensibili ragioni diplomatiche - è tuttavia, da un punto di vista politico, inadeguata. Devo tuttavia riconoscere che i contenuti di quanto lei ha dichiarato sono sicuramente molto forti e condivisibili. Del resto essi riprendono, giustamente, temi già posti da varie organizzazioni. Già dal 2000, con una serie di risoluzioni, l'Organizzazione internazionale del lavoro ha posto con assoluta forza tali questioni, poste anche dal Parlamento europeo con le quattordici risoluzioni che si sono succedute in questi anni (l'ultima del 21 giugno 2007). Mi riferisco anche alle denunce gravissime che il Comitato internazionale della Croce rossa, attraverso il suo Presidente Jacob Kellenberger, ha presentato ancora recentemente, il 19 luglio 2007, nonché a quelle che sono contenute, da ultimo, nel rapporto internazionale per il 2007 dell'organizzazione Amnesty International, che ha segnalato l'intensificarsi della repressione messa in atto in Myanmar, ex Birmania. Credo, inoltre, che vadano anche ricordate le iniziative non solo politiche e governative, ma anche della società civile assunte in Italia; iniziative che, dal maggio 2007, stanno portando avanti CISL, Legambiente, WWF e Greenpeace lanciando una vera e propria campagna per la Birmania. Da ultimo, è intervenuta al riguardo anche la trasmissione Alle falde del Kilimangiaro su Raitre.
PRESIDENTE. Deputato Boato, concluda.
MARCO BOATO. Concludo, Presidente. Ho voluto citare anche queste iniziative politiche, sociali e culturali perché l'impegno politico e umano deve essere assunto a tutti i livelli, al fine di ripristinare la democrazia in Myanmar (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi e La Rosa nel Pugno).