Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Discussione della relazione della VIII Commissione (Ambiente, territorio e lavori pubblici) sulle tematiche relative ai cambiamenti climatici (doc. XVI, n.1) (ore 15,03).
(Intervento e parere del Governo - Doc. XVI, n. 1)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare Alfonso Pecoraro Scanio.
ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, vorrei ringraziare gli onorevoli deputati presenti,Pag. 35anche a fronte dell'ottimo lavoro svolto dalla Commissione ambiente con il contributo di tutti i gruppi parlamentari (peraltro, come mi è sembrato di verificare, il documento è stato approvato in Commissione con un'ampia convergenza).
Pertanto, a nome del Governo - posso già anticipare - è abbastanza naturale - l'espressione di un parere favorevole sulla risoluzione proposta dalla maggioranza, che comunque riguarda una questione su cui si è registrata un'ampia condivisione, in quanto riassume e fa proprie le valutazioni della relazione.
Al contrario, a mio avviso, non posso che esprimere un parere contrario sulle altre due risoluzioni presentate: in particolare, la risoluzione Barani ed altri n. 6-00022 propone sostanzialmente solo la soluzione del nucleare. La risoluzione Leone ed altri n. 6-00023 è, in qualche modo, in contraddizione con il lavoro realizzato dalla Commissione ambiente: mette cioè in dubbio anche il lavoro svolto dal Parlamento negli ultimi anni - peraltro anche con il precedente Governo di centrodestra -, a fronte di una forte preoccupazione sui cambiamenti climatici e sulle cause antropiche, unanimemente riconosciute dalla comunità scientifica e dalle autorità internazionali come le cause prevalenti (le cause cosiddette naturali si attestano molto al di sotto del 10 per cento).
Devo dire, con molto rispetto per un'istituzione autorevole come il Parlamento che il dibattito su una relazione di questo tipo avrebbe richiesto, a mio avviso, molto più opportunamente, la presenza di molti altri esponenti del Governo e, non dico di tutta l'aula di Montecitorio, ma di una rappresentanza più larga rispetto alle poche unità presenti, data la rilevanza dell'argomento.
Sappiamo, però, che molto spesso il dibattito viene condizionato da ciò che viene riportato sulla stampa - o meglio da una parte del mondo dell'informazione - molto più che dalla realtà dei fatti. Penso che chi è intervenuto in Assemblea sulla Conferenza nazionale sui cambiamenti climatici non solo non abbia partecipato alla stessa, ma non l'abbia seguita nemmeno su Internet, come invece hanno fatto circa centomila italiani (non poche persone, considerato che il sito è andato più volte in tilt per il numero enorme di link: si chiamano così i contatti); inoltre, non possiamo essere condizionati dalle false notizie apparse che non hanno nulla a che vedere con la realtà e con ciò che è avvenuto.
La Conferenza nazionale sui cambiamenti climatici ha avuto un focus specifico, pubblico, sull'adattamento sostenibile; in particolare, il documento, che sarà inviato ovviamente al Parlamento (mi farò carico io stesso di farlo inviare a tutti i parlamentari), propone un manifesto per l'adattamento sostenibile ai cambiamenti climatici e la sicurezza ambientale del paese, da cui scaturiscono tredici azioni. Tali azioni (che sono state anche riprese dall'onorevole Dussin nel corso del suo intervento) sono molto mirate, precise e specifiche: ad esempio, il 16 febbraio verrà organizzato il cosiddetto climate day, in considerazione della ratifica del Protocollo di Kyoto (tale Protocollo è stato ratificato sulla base di una volontà unanime del Parlamento). Credo e spero che le pesanti pressioni di alcune lobby, legittime, non creino ostacoli; è chiaro che se affermiamo che vogliamo ridurre il consumo del petrolio, del carbone e che vogliamo investire sul solare è noto a tutti che il sole non ha royalties, che nessuna società dispone di giacimenti sul sole e, quindi, è chiaro che intaccare, seppure in una progressione purtroppo molto lenta, i grandi poteri crea evidentemente difficoltà.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (17,46).
ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. È noto che la Commissione mondiale IPCC, Intergovernmental Panel on Climate Changes (si tratta della commissione mondiale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU)), è composta da esperti nominati da tutti i governi delPag. 36mondo, anche quelli che erano perplessi sul problema del cambiamento climatico!
Credo che vada sottolineato il fatto che la Conferenza italiana nasce dalla volontà di studiare esattamente le conclusioni scientifiche della commissione delle Nazioni Unite. Nessuno ha mai pensato in Italia di riaprire un dibattito scientifico: se avessimo voluto farlo avremmo individuato un'altra soluzione (il Ministro dell'ambiente non avrebbe convocato tale Conferenza, ma probabilmente lo avrebbe fatto il Ministro della ricerca scientifica). Non abbiamo aperto un dibattito scientifico-accademico sui cambiamenti climatici, ma invitato a dibattere sulla tematica in oggetto gli autori dello studio dell'IPCC internazionale (abbiamo anche fatto economia di costi, perché sarebbe stato inutile spendere altri milioni di euro dei contribuenti per ulteriori studi e analisi su fatti stranoti, avendo tutti questi studi a disposizione), verificando la situazione con comunità scientifiche internazionali, con il direttore dell'UNEP (un'organizzazione delle Nazioni Unite per l'ambiente), il professor Steiner, e con coloro che hanno lavorato per l'Italia nel panel internazionale sui cambiamenti climatici.
Si sono iscritti 2.500 partecipanti: la partecipazione su Internet era libera e tutti gli interessati potevano registrarsi e partecipare, tant'è vero che abbiamo chiesto alla FAO di mettere a disposizione altre sale per consentire la più ampia partecipazione e mi riferisco sia ai singoli momenti di dibattito, sia agli eventi generali.
Quanto agli eventi generali, trattandosi di una conferenza del Governo che proponeva di spiegare agli attori politici ed istituzionali i risultati dell'IPCC, è normale che siano state invitate le personalità politiche; è stato invitato l'ex Ministro dell'ambiente, il capogruppo di Alleanza Nazionale al Senato, Altero Matteoli, che ha partecipato attivamente ai lavori svolti; sono stati invitati tutti i principali leader sindacali italiani (CGIL, CISL, UIL e UGL) che hanno a loro volta partecipato con piena disponibilità al dibattito.
Nelle varie fasi è stato svolto un grande dibattito, peraltro preceduto - mai come questa volta nella storia delle conferenze nazionali in questo Paese - da ben sei eventi preparatori organizzati in tutta Italia negli ultimi tre mesi, in varie parti del Paese e aperti a tutti, ed altri dieci o dodici eventi realizzati anche da realtà accademiche e scientifiche, che hanno coinvolto altre migliaia di persone.
Sfido a trovare, nella storia delle conferenze nazionali di vari settori, organizzate da questo e dai precedenti Governi, una gestazione ed un'organizzazione di una Conferenza nazionale così partecipata ed evidentemente, proprio per tale motivo, così osteggiata in seguito, perché è andata bene. Se si fosse trattato della solita conferenza semiclandestina organizzata da qualche ministero per fare parlare qualche giornalista, probabilmente nessuno l'avrebbe attaccata, perché sarebbe stata la conferenza tipica, magari tesa ad attribuire qualche incarico a qualcuno per fare un po' di uffici stampa.
Ho affidato questa Conferenza all'Apat per risparmiare: invece che a service esterni, in considerazione dei costi della politica, è stata affidata all'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (si tratta quindi di un organo tecnico), che ha svolto questo lavoro, facendoci risparmiare molti soldi. È esattamente così! Peraltro - lo volevo dire all'onorevole Tortoli, ma vedo che non è presente - proprio l'Apat si è distinta quest'anno per avere tagliato drasticamente consulenze e spese. Per fortuna si tratta di dati pubblici!
Per concludere, la Conferenza nazionale sui cambiamenti climatici ha avuto un focus specifico ed il presidente della Commissione lo sa bene, perché ne ha parlato (la Commissione ha chiesto di organizzare anche una conferenza sull'energia, ma ho più volte sostenuto che, per tale settore, la gestazione sarebbe stata molto più lunga, tant'è vero che ancora non siamo riusciti a realizzarla, nonostante esista una commissione che vede il coinvolgimento anche del Ministero dello sviluppo economico); si doveva discuterePag. 37solo di energia e non di adattamento, mentre, invece, tale questione ha caratterizzato ampiamente questa Conferenza. In particolare, in essa si è parlato di dissesto idrogeologico, del problema dell'erosione delle coste, dei temi dello stato di salute del mare, cioè di una serie di temi che, ovviamente, vanno poi integrati e ragionati anche insieme ai temi dell'energia.
Questi ultimi, non a caso, fanno sempre la parte del leone, perché diventano i temi inevitabilmente più di attualità e più attenzionati, tanto è vero che in questo Parlamento, mentre dovremmo rilevare che la sfida lanciata dalla Conferenza sul cambiamento climatico è sui problemi del dissesto idrogeologico, delle frane, e i dati economici che abbiamo citato sono legati a ciò, tutto il dibattito, anche per quanto riguarda le mozioni, è incentrato ancora una volta, molto spesso, su temi molto futuribili - vedi il nucleare - e non su temi estremamente di attualità, come quello dell'erosione costiera, della siccità, della difficoltà dei nostri fiumi, degli interventi da realizzare sul mare, della messa in sicurezza del territorio nazionale.
Spero che prima o poi di questi temi si possa discutere, come siamo riusciti a fare il 12 e il 13 settembre, non di fronte ad un disastro ambientale (i giornali ci sono sempre per i disastri); una volta tanto, invece, abbiamo lanciato il tema dell'erosione costiera e del surriscaldamento, anche del nostro Paese, prima e non dopo i problemi.
Voglio anche sfatare il dibattito ridicolo che si è svolto sull'aumento della temperatura. Noi teniamo una Conferenza in cui precisiamo, nonostante vi sia stato un refuso in alcune notizie date, che in Italia negli ultimi cinquant'anni - i dati provengono dal CNR italiano - la temperatura è aumentata quattro volte più velocemente della media mondiale.
Ora è stato chiarito: molti giornali, quelli in buona fede, hanno scritto che è aumentata quattro volte più velocemente (ed è così!); altri hanno lasciato intendere che qualcuno aveva detto che la temperatura in Italia era quattro volte superiore alla media mondiale, cioè di ottanta gradi!
È evidente che nessuno ha affermato una cosa così assurda; nessuno di buonsenso ed in buona fede può pensare che si cercava di affermare ciò. Anche ammesso che in qualche titolo fosse apparso un refuso, era evidente che non poteva essere quello il dato; inoltre, nessuno ha affermato che l'Italia veniva sommersa dopodomani dalle onde: non è stato affermato da alcuno, se non da qualche scienziato, cosiddetto negazionista (ha ragione l'onorevole che ha svolto questa osservazione).
Il governatore Schwarzenegger, repubblicano, americano di destra, ha affermato che, se la figlia si sente male e 99 medici dicono che bisogna aiutarla, ricoverarla e farla curare, mentre secondo un altro medico non ha alcun problema, preferisce dare retta ai 99 medici. Noi vogliamo ascoltare anche il medico secondo il quale il problema non esiste, ma quest'ultimo deve avere l'1 per cento e non la metà degli spazi, perché conta esattamente come una posizione marginale ed emarginata nella comunità scientifica mondiale; è evidente che, quando le commissioni delle Nazioni Unite affermano all'unanimità che il riscaldamento climatico corre sempre più velocemente, si tratta di un problema vero e la causa è antropica e, pertanto, bisogna ascoltarle. D'altra parte, anche coloro che svolgono tali osservazioni, prima affermano che non sussiste il cambiamento climatico e poi propongono il nucleare per ridurre le emissioni di CO2. Bisogna mettersi d'accordo: probabilmente, a meno che non sia solo per sponsorizzare la lobby del nucleare, è evidente che il problema c'è e si sviluppa molto velocemente; anche i giornali che, in questi giorni, si sono dilettati nel cercare di dimostrare che avevamo lanciato un allarme eccessivo sul surriscaldamento e lo scrivevano su una pagina, alla pagina a fianco poi riportavano la notizia dello scioglimento del Polo Nord mai avvenuto nelle dimensioni che abbiamo verificato in questi ultimi mesi.
È la dimostrazione di quanto sia penosa la pressione di alcune lobby pubbliche e meno pubbliche, le quali, evidentemente, sapendo che chiediamo semplicementePag. 38di usare meno combustibili fossili e di investire sul solare e sull'innovazione, cercano di utilizzare e strumentalizzare qualunque discussione, senza offrire un contributo positivo (si possono anche proporre delle soluzioni diverse; io successivamente motiverò le ragioni per cui penso che il nucleare non rappresenti una soluzione). Tuttavia, non si può dire che non sussiste il cambiamento climatico e che non vi è bisogno di intervenire, quando abbiamo votato l'anno scorso all'unanimità alcune mozioni al Senato e alla Camera, per fare in modo che si andasse a Nairobi ad insistere, perché altri Paesi si aggiungessero all'impegno internazionale per ridurre le emissioni. Aggiungo - voglio a tale proposito rassicurare l'onorevole Rampelli - che mi sono recato personalmente a Ginevra, in sede WTO (credo di essere stato l'unico Ministro a partecipare) per porre il tema del cambiamento climatico in termini di non alterazione della concorrenza internazionale, proprio per evitare il seguente paradosso: noi chiediamo di ridurre le emissioni ai produttori ed alle imprese europee, ma non vogliamo ottenere il risultato di creare semplicemente un dumping ambientale a favore di altri Paesi.
È quindi chiaro che dobbiamo introdurre le problematiche di uno sviluppo meno dipendente da fonti fossili in un dibattito planetario. E va dato atto che nell'ultimo anno la Cina ha cambiato posizione rispetto al precedente atteggiamento di indifferenza al Protocollo di Kyoto, e ha sottoscritto in sede asiatica finalmente i primi impegni, perché si rende conto che un proprio sviluppo che ripercorra i nostri modelli di sviluppo fa collassare completamente il pianeta. Vi sono, pertanto, segnali incoraggianti in quella direzione.
Ritengo, quindi, che dobbiamo fare chiarezza: lasciamo da parte la propaganda. Questa volta non è stata fatta dal Governo, né dagli ambientalisti, neppure, come si evidenzia negli interventi autorevoli che si sono svolti nella Conferenza sui cambiamenti climatici, dal Presidente della Repubblica, dal Presidente della Camera, dal Presidente del Senato, dal Presidente del Consiglio, dai rappresentanti di tutti i sindacati del nostro Paese: o si tratta di un abbaglio collettivo o è evidente che il problema è reale.
Mettiamo dunque da parte la propaganda ideologica, sostenuta in modo diretto o indiretto - presumibilmente - dalle lobby del carbone o da altri tipi di lobby. Facciamo in modo che, quando vi sono dibattiti scientifici, vi siano anche i «negazionisti»: ma teniamo conto che la comunità mondiale sta andando avanti ben oltre questo punto. Non stiamo infatti ancora discutendo se il problema del cambiamento climatico c'è o non c'è: stiamo discutendo della sua soluzione.
E ne discutono tutti, come hanno giustamente osservato il presidente Realacci e molti altri che sono intervenuti, fra cui l'onorevole Cacciari: il già citato Schwarzenegger, in California ha lanciato la sfida per una riduzione della CO2 e per avere le auto ad idrogeno entro il 2012; Sarkozy, per parte sua, afferma che il cambiamento climatico è una priorità assoluta. Ciò detto, è chiaro che la Francia ha centrali nucleari: ma la Francia ha anche la bomba atomica! Ed è stato il sistema militare in Francia a sostenere la svolta atomica. E ancora: quando Sarkozy ha offerto ad Angela Merkel la tecnologia nucleare, la Germania ha rifiutato, confermando la propria scelta di uscire dal nucleare (lo diceva anche il presidente Realacci) e confermando il taglio della CO2 e gli investimenti sul solare e sulle energie rinnovabili. Dunque, se Angela Merkel (che è autorevole esponente del Partito popolare europeo) e la Germania (che è la terza economia del mondo) compiono questa scelta strategica, ebbene, o sono utopisti, o da noi si è irrealisti quando si afferma che non è necessario investire sull'innovazione.
Occorre poi ricordare che, nel Parlamento europeo, tutti gli esponenti della destra, oltre a quelli della sinistra, hanno firmato la risoluzione proposta dal professor Rifkin, che parla di terza rivoluzione industriale basata sul pilastro delle energie rinnovabili, dell'idrogeno e dellaPag. 39produzione diffusa dell'energia. Ebbene, tale risoluzione è stata votata a maggioranza assoluta dal Parlamento europeo, con le firme di Pottering, che ne è Presidente, e di tutti i leader del centrodestra europeo. Occorre dunque chiedersi dove sono non dico tutti, ma almeno alcuni degli esponenti del centrodestra italiano, come l'ex Presidente della Camera Casini, che parla nuovamente di nucleare, dopo aver invitato Jeremy Rifkin a discutere qui alla Camera dell'innovazione dell'idrogeno e dopo aver fatto un giro sulla macchina innovativa.
Dobbiamo avere la capacità di essere credibili nel contesto internazionale: non possiamo essere il Paese che prima sostiene la strategia dell'Unione Europea «venti-venti» (entro il 2020, taglio del 20 per cento delle emissioni, 20 per cento di energie rinnovabili e riduzione del 20 per cento attraverso l'efficienza energetica) e poi, per mera tattica politica locale, iniziamo a dire: beh, forse, però, vediamo, non si sa... E poi si accusa il Governo, nel tentativo di creare confusione sull'aumento della temperatura! Mi pare davvero che siamo al di là del bene del male: credo dunque che abbiamo il dovere di riportare questo nostro dibattito nei termini della serietà.
Ho ascoltato l'onorevole Tortoli dire che Rubbia ha affermato che Kyoto non basta. Intanto, come sapete, Rubbia è il consigliere per le energie rinnovabili, che io ho recuperato alla collaborazione con il nostro Paese, considerato che mi sembra sia una grande autorità. Ebbene, certo Rubbia afferma, come faccio anch'io, che il Protocollo di Kyoto non basta: ma ciò non per dire che il Protocollo di Kyoto non va bene; piuttosto, per dire che esso prevede una riduzione della CO2 che è troppo poco rispetto a quel che è necessario. Poi si dice che si fa propaganda: è meglio citare Attila che citare Rubbia per fargli affermare che il Protocollo di Kyoto non va bene! Naturalmente, sosteniamo che è necessario un nuovo protocollo, più energico, per il post-2012, e che - come osservato dall'onorevole Francescato - dobbiamo andare a Bali con un impegno importante non solo italiano ma europeo: deve infatti partire una diversa capacità di azione.
Quanto al carbone e al nucleare, dobbiamo essere molto franchi: il carbone è, in assoluto, il fossile che produce più CO2, ed è evidente che sia così. A livello mondiale, prima Chirac e ora Sarkozy hanno chiesto addirittura che si introduca una sorta di tassa planetaria sul carbone al fine di renderne esplicito il costo reale in termini di danno all'ambiente.
In Italia, come sapete, facciamo un dibattito sulle tasse (siamo molto originali!), quindi è inutile aprire un dibattito, ma il carbone non risolve. Diverso è aver scritto nella relazione che si devono fare le ricerche sulla trasformazione e il «sequestro chimico» della CO2, ma questa è la ricerca. È come la ricerca sulla fusione nucleare: ma chi è contrario? Certo che siamo favorevoli! Come potrei vedere negativamente il nucleare non radioattivo?
È evidente che stiamo parlando di questioni sulle quali è inutile alimentare una polemica, perché si tratta di ricerca, è una cosa ben diversa; ed è evidente, comunque, che abbiamo, come Paese, l'interesse strategico a investire sulle rinnovabili - anche come interesse nazionale -, perché abbiamo il sole, il vento e le maree, così come possediamo la capacità tecnologica di usare ciò per trasformarlo in energia. Quindi, questa possibilità è forte nel nostro Paese, mentre è altrettanto vero che il nucleare (come dimostrano anche oggi i dati che venivano forniti) presenta numerosi problemi, ed infatti non è un caso che non si costruiscano centrali e che nessun privato investa.
Bisogna dire inoltre, con molta semplicità, che il nucleare non ha risolto il problema - drammatico - delle scorie. Ogni volta che in Italia qualcuno propone di riaprire le centrali bisogna domandarsi: con quali tecnologie? Chi ci dà queste risposte? Qual è la compagnia di assicurazione che assicura una centrale nucleare in Italia contro il rischio nucleare? Infatti, il rischio c'è ed esiste (non a caso gli incidenti in Giappone e in Inghilterra hanno bloccato anche i tentativi,Pag. 40che erano ripresi, di cercare di realizzare nuove centrali). Sapete - è un dato di oggi - quanta acqua consuma la Francia per l'uso necessario alle centrali nucleari? Il 55 per cento di tutta l'acqua fresca disponibile in Francia è destinata al nucleare.
Allora, per chi ha già le centrali (perché si tratta di vecchie centrali) e le sta utilizzando, si porrà il problema di come utilizzarle e ridurre i danni. Ma il nostro Paese ha fatto una scelta, secondo me, di grande lungimiranza e di grande risparmio: infatti, nessuno dice che tutti questi impianti vengono costruiti dallo Stato, che il tema delle scorie e della gestione dei residui nucleari è statale e che - come dicono gli esperti francesi, non italiani - il costo per kilowattora del nucleare, considerando i costi di costruzione della centrale, di decommissioning (che poi non si riesce a fare) e delle scorie nucleari, è infinitamente superiore a quello delle rinnovabili.
Concludo ricordando un aspetto contenuto nella risoluzione Leone ed altri n. 6-00023, nella quale si attacca dicendo che si spendono troppi soldi per sostenere le energie prodotte da fonti rinnovabili - ma voglio ricordare che anche nella scorsa legislatura si cercò di avviare un conto energia per sostenere le energie prodotte dalle rinnovabili - e, addirittura, si arriva a scrivere che carichiamo sulla bolletta dei cittadini delle cifre molto alte, quando sappiamo che la gran parte di questi soldi, da più di dieci anni, non viene data alle fonti rinnovabili, ma alle grandi compagnie petrolifere per bruciare con il CIP6 i residui delle raffinerie: ciò è veramente un insulto all'intelligenza delle persone! Il nostro problema è come ciò verrà restituito: su questo punto si modifichi la risoluzione e ci dicano come restituire alle fonti rinnovabili il denaro sottratto da più di dieci anni - e sono decine di miliardi di euro - per essere destinato, invece, a quelle che si chiamano fonti assimilate, ma che non hanno niente a che vedere con le rinnovabili. Ci vorrebbe, piuttosto, la restituzione alle energie rinnovabili.
Peraltro, in tutta Europa ci sono normative per incentivare queste scelte, e noi andiamo in Europa, nei vari gruppi parlamentari europei (tutti i gruppi di tutti gli schieramenti), a dire che bisogna sostenere l'energia solare e l'innovazione, mentre qui iniziamo addirittura ad affermare che, forse, diamo troppo alle fonti rinnovabili, quando per anni abbiamo dato troppo poco e quando, come ha detto il Presidente del Consiglio proprio alla conclusione della Conferenza nazionale sui cambiamenti climatici, siamo indietro, non avanti.
Pertanto, credo che occorra ottenere innanzitutto un'onesta conoscenza condivisa di quelli che sono i problemi ed affrontare le questioni con capacità. Sono d'accordo con l'appello dell'onorevole Dussin che, al di là delle considerazioni sui singoli argomenti, sosteneva che servirebbe un'intesa larga. Credo che sia necessario controllare dove sia l'intesa, ma è evidente che essa potrà esserci se si riconosce che il clima si sta surriscaldando e vi è una responsabilità generale e condivisa; possiamo allora avere dei dubbi su come compiere alcune scelte. Si può cominciare a riscontrare che su alcune di esse vi è un'ampia condivisione e ci si può spingere in tale direzione. Diversamente accadrebbe se non lo facessimo, sia in buona fede, sia per le forti pressioni di alcuni settori che, lo ripeto, hanno una posizione legittima. L'OPEC, l'organizzazione mondiale dei produttori di petrolio, si è schierata palesemente contro le energie rinnovabili; ma è normale che l'OPEC sia contro le energie rinnovabili, poiché rappresenta gli sceicchi e i Paesi che possiedono i grandi giacimenti di petrolio! Il problema consiste nel comprendere, in Italia, chi deve andare a sottoscrivere le posizioni dell'OPEC in un Paese, come il nostro, che non ha riserve petrolifere o di altre fonti fossili e che avrebbe un interesse, anche nazionale, ad investire sulle energie rinnovabili, sull'efficienza energetica e sull'innovazione.
Pertanto, non diciamo che tutti sono d'accordo: vi sono grossi interessi che sono contrari alla svolta verso le fonti rinnovabiliPag. 41e all'efficienza energetica. Il problema è se il Parlamento della Repubblica italiana, che rappresenta il popolo italiano, trova una convergenza ampia, come l'ha trovata sempre indicando almeno le strategie, salvo non riuscire a realizzarle, per compiere delle scelte innovative e nell'interesse del popolo italiano: questo è il problema. Credo che nel lavoro svolto dalla Commissione ambiente vi sia l'interesse del popolo italiano e non solo quello dell'ambiente, vi sia l'esercizio corretto del compito di rappresentanza che il Parlamento ha nei confronti del popolo che lo ha eletto, che consiste nell'individuare quali siano le esigenze ed il bene comune. Spero che possiamo creare su tale punto almeno un margine di consapevolezza e di conoscenza condivisa, visto che l'Organizzazione mondiale delle Nazioni Unite, che rappresenta più di 100 Stati, ha trovato un'intesa su tale punto, perché altrimenti il quarto rapporto mondiale dell'IPCC non sarebbe stato unanime in questa materia, e che si riesca a trovare la capacità di realizzare quegli obiettivi che abbiamo indicato spesso in molti documenti, facendo in modo che già dal disegno di legge finanziaria, come è accaduto nel DPEF, vi siano segnali concreti in tale direzione, ovviamente essendo consapevoli che è necessario coinvolgere numerosi Ministeri.
Il Ministero dell'ambiente può avere un ruolo di pungolo e di stimolo: avremo occasione di spiegare come su molte vicende stiamo cercando di andare avanti; anche sulle infrastrutture, colleghi, cerchiamo di sbloccare e non di bloccare. Infatti, se alcune opere sono state sbloccate, anche progetti fatti male, è grazie al lavoro che abbiamo svolto per cercare di andare in una direzione più sostenibile e compatibile. Ciò vale per tutti i provvedimenti, come vale per le infrazioni comunitarie. Quelle che abbiamo ereditato, più di 80 in materia ambientale, sono scese, ma, nel frattempo, ed anche purtroppo a causa di attività che non sempre collimano con l'indirizzo che il Ministero fornisce in materia di ambiente, vi sono regioni e situazioni che aumentano il volume di infrazioni. Spero che vi possa essere una consapevolezza comune ed eliminare anche tale primato, che non ci fa onore e che dobbiamo cancellare.
Credo, quindi, che sia molto importante e quanto mai opportuno il lavoro che la Commissione ambiente ha realizzato in questo periodo, e spero che con la piena disponibilità, anche in termini scientifici e tecnici, a dare tutti i chiarimenti necessari, si possa porre fine al chiacchiericcio, in cui si parla per sentito dire, e si affrontino i problemi guardando i dati e la realtà e avendo la capacità di compiere lo scatto fondamentale per una classe politica e di Governo, per affrontare i fenomeni con incisività e con determinazione, e anche con la passione necessaria, perché se il cambiamento climatico è considerato la priorità dal Segretario delle Nazioni Unite e da tutti, ormai, i Governi del mondo, dobbiamo dare seguito a quel famoso slogan che molte associazioni citano, act now, agire. A tal proposito, voglio anche difendere l'associazionismo: non è necessario dire dell'associazionismo ambientalista. Infatti, non vi sono ricerche affidate alle associazioni ambientaliste. Hanno partecipato gratuitamente, perché erano contenti di farlo.
Evitiamo che ogni volta vi siano sospetti, assolutamente inaccettabili, su persone che fanno del volontariato e che cercano di lavorare rilanciando alcuni temi. Ricordo che il Presidente del Senato Marini, proprio intervenendo alla Conferenza sui cambiamenti climatici, ha detto, da sindacalista, che, probabilmente, se qualche anno prima ci fossimo posti il problema di uno sviluppo sostenibile, forse molti errori e molti problemi li avremmo evitati. Spero che non ci si trovi oggi a discutere e poi, tra dieci anni, a doverci pentire di non aver adottato quei provvedimenti e intrapreso quelle azioni immediate che sono indispensabili e fondamentali.
Ringrazio ancora non solo la Commissione ambiente ma tutti i parlamentari per l'attenzione che vorranno dedicare a questo tema, ben sapendo che abbiamo l'esigenza di rimetterci a lavorare con molta determinazione.Pag. 42
Mi hanno consegnato adesso il testo di un'ulteriore risoluzione che non ho il tempo di vedere e quindi...
PRESIDENTE. È esatto, signor Ministro. Ho evitato di interromperla; tuttavia, essendo stata presentata l'ulteriore risoluzione n. 6-00024, sarebbe necessario avere il parere del Governo anche su questa risoluzione, fermo restando che, se preferisce, possiamo procedere ad una breve sospensione dei lavori per consentirle di prendere visione del testo.
ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Posso rispondere rapidamente, perché vedo che, nonostante la premessa di rispettare il Protocollo di Kyoto, il testo ripropone, come centralità, il tema della scelta nucleare, divergendo dal risultato del lavoro svolto dalla Commissione ambiente della Camera. Quindi, coerentemente, avendo espresso parere favorevole sulla risoluzione che approva il documento della Commissione ambiente, non posso che dare parere negativo su una risoluzione che, in alcuni punti, lo smentisce in modo palese. Pertanto il parere su questa risoluzione è contrario, perché essa è in contraddizione con il lavoro e la relazione dell'VIII Commissione (devo esprimere pareri che rispondano anche ad un criterio di coerenza).
PAOLO CACCIARI. Diteci di chi è la risoluzione!
PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole. Si tratta della risoluzione Volontè ed altri n. 6-00024
(Vedi l'allegato A - Risoluzioni sezione 1).
Prego signor Ministro.
ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Si tratta di una risoluzione in cui vi è la richiesta di riprendere la scelta del nucleare considerandola un fattore strategico. È evidente che ciò che prima ho detto e ciò che è scritto nella relazione dell'VIII Commissione sono in contraddizione con il contenuto di tale risoluzione; pertanto - stavo concludendo - credo che, acquisendo anche quest'altro elemento, posso confermare l'appello al Parlamento a concentrarsi sulle scelte che, anche negli anni scorsi, erano largamente condivise, e lo sono anche dai nostri cittadini.
La grande richiesta di installare pannelli fotovoltaici e la grande azione a favore dell'energia solare, che si è registrata dopo una modifica del conto dell'energia introdotta il 19 febbraio scorso, dimostrano che i cittadini italiani vogliono usare energie pulite, non pericolose e rinnovabili e, nello stesso tempo, con l'efficienza energetica avere anche bollette meno care. È questo, in fondo, l'obiettivo di tutti noi: cercare di dare un'energia pulita, che sia anche a basso costo per i cittadini.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di domani.