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Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 7 settembre 2007, n. 147, recante disposizioni urgenti per assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2007-2008 ed in materia di concorsi per ricercatori universitari (A.C. 3025-A) (ore 18,30).
(Discussione sulle linee generali - A.C. 3025-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo Forza Italia ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto altresì che le Commissioni VII (Cultura) e XI (Lavoro) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
La relatrice per la VII Commissione (Cultura), deputata Sasso, ha facoltà di svolgere la relazione.
ALBA SASSO, Relatore per la VII Commissione. Signor Presidente, Viceministro Bastico, sottosegretario Modica, il disegno di legge di conversione del decreto-legge 7 settembre 2007, n. 147, oggi in discussione in quest'aula, reca disposizioni urgenti per l'avvio dell'anno scolastico e in materia di concorsi per ricercatori universitari.
Alcune delle norme di tale provvedimento erano già contenute nel disegno di legge atto Camera 2272-ter, approvato in sede referente dalla VII Commissione e sul quale è stata già avviata la discussione sulle linee generali in aula l'11 settembre scorso. Il provvedimento d'urgenza è stato però dettato dall'esigenza di dare risposte immediate, direi certezze normative, allaPag. 17necessità delle scuole di programmare efficacemente la propria attività, nel momento complesso dell'avvio dell'anno scolastico. Tale programmazione deve tener conto sia di modifiche legislative intervenute recentemente, come la modifica della normativa degli esami di Stato o anche la modifica concernente gli esami di terza media, contenuta in questo stesso provvedimento, rispetto alle quali va riorganizzata tutta l'attività scolastica propedeutica agli esami, sia degli interventi da predisporre all'inizio dell'anno scolastico, riguardanti vari settori dell'attività educativa: dal tempo pieno alla programmazione per gli interventi per le attività educative per i bambini e le bambine dai due ai tre anni, alla gestione delle assunzioni del personale scolastico e alle procedure per il pagamento delle relative competenze.
Infine, con il provvedimento previsto all'articolo 3 del presente decreto-legge, recante disposizioni urgenti per l'assunzione di ricercatori, si consente l'utilizzabilità delle somme previste per l'anno 2007 dall'articolo 1, commi 648 e 651, della legge n. 296 del 2006, assicurandole rispettivamente al Fondo per il finanziamento ordinario delle università e al Fondo di finanziamento per gli enti di ricerca, con il vincolo della loro destinazione all'assunzione di ricercatori mediante concorsi regolati dalla disciplina attualmente vigente. Infatti, in attesa dell'adozione dei regolamenti di disciplina dei concorsi secondo la nuova normativa, non sarebbe stato possibile utilizzare le somme stanziate per il 2007 per le finalità previste dai commi suddetti.
La discussione presso le Commissioni riunite ha proficuamente portato ad una serie di emendamenti migliorativi del testo, alcuni dei quali voluti dall'opposizione. Nell'ulteriore lavoro emendativo che sarà svolto in Assemblea, si terrà conto dei pareri che tutte le Commissioni parlamentari hanno già espresso sul testo.
L'articolo 1 contiene disposizioni in materia di ordinamenti scolastici. Tra le norme più importanti vi è quella sul ripristino del tempo pieno (una necessità urgente di fronte alla sempre crescente domanda da parte delle famiglie) secondo il modello pedagogico previgente al decreto legislativo 19 febbraio 2004, n. 59, ossia il modello delle quaranta ore inteso come progetto unitario e non come somma di ore. La norma, dopo l'approvazione di un emendamento in sede di Commissioni riunite, prevede altresì un piano triennale, da definire d'intesa con la Conferenza Stato-regioni, volto a incrementare, in primo luogo, l'offerta di tempo pieno da parte delle istituzioni scolastiche, anche al fine di garantire condizioni di accesso omogenee su tutto il territorio nazionale, sollecitando inoltre risorse da definire in sede di Conferenza unificata. C'è da augurarsi che nella prossima finanziaria ci siano maggiori risorse anche per il tempo pieno, che costituisce una spesa qualificante per la scuola, per la sua qualità e per il diritto allo studio.
L'articolo 1 reca altre norme; ne cito alcune: il comma 2 modifica la normativa in materia di ammissione dei candidati esterni agli esami di Stato, agli esami conclusivi della scuola secondaria superiore di secondo grado: viene previsto, in particolare, che la domanda di ammissione debba essere presentata al competente ufficio scolastico regionale, il quale provvederà, cercando di tener conto delle richieste, ad assegnare i candidati a istituti statali o paritari. Il comma 3 incrementa l'autorizzazione di spesa destinata agli oneri per lo svolgimento degli esami di Stato, al fine di adeguare i compensi dei componenti delle commissioni. Il comma 4 dispone che sia ripristinato il giudizio di ammissione agli esami di Stato conclusivi della scuola secondaria di primo grado, l'esame di terza media, come è più comunemente conosciuto. Il comma 5 modifica la composizione degli organi di gestione dell'Istituto nazionale per la valutazione del sistema d'istruzione e formazione e affida al Ministro della pubblica istruzione l'indicazione degli obiettivi della valutazione esterna, condotta appunto dal Servizio nazionale di valutazione. Il comma 7 provvede a sbloccare una parte del finanziamento destinata all'attivazione delle cosiddettePag. 18sezioni primavera. Il comma 8 dispone che per gli insegnanti delle scuole materne attualmente in servizio siano riconosciuti, fino alla conclusione di corsi appositamente istituiti, come titoli abilitanti all'insegnamento, i diplomi magistrali.
Chiederei alle colleghe di abbassare un po' la voce, se è possibile.
PRESIDENTE. Onorevole Aprea, per cortesia. Non le sto dando la parola; le sto chiedendo se potete abbassare la voce, perché la relatrice fatica a parlare.
VALENTINA APREA. Chiedo scusa alla relatrice.
ALBA SASSO, Relatore per la VII Commissione. L'articolo 2 reca norme urgenti in materia di personale scolastico, di cui parlerà la relatrice Motta.
Voglio sottolineare che in questo comma sono inserite norme cosiddette anti-docenti fannulloni, che hanno avuto un grande risalto mediatico. Si tratta, in realtà, di norme disciplinari già esistenti e il decreto introduce semplicemente procedure che semplificano e velocizzano tali norme. Vorrei esprimere l'auspicio che il necessario rigore, la necessaria serietà con cui affrontare tali questioni nell'interesse primario di chi ha diritto ad una scuola seria e di qualità, cioè delle studentesse e degli studenti, non diventino ancora una volta l'occasione per gettar fango sulla scuola pubblica e sui docenti, perché sicuramente in questo momento ciò non serve al Paese.
Viceversa, credo che valorizzare i bravi e gli onesti per combattere le mele marce debba essere un impegno di tutti noi, del Governo e del Ministro.
Dell'articolo 3, che sblocca i finanziamenti per i concorsi per ricercatori, per le università e gli enti di ricerca, ho già detto all'inizio.
Le norme al nostro esame, signor Presidente, sono sicuramente assai urgenti per la scuola, ma su molte altre bisognerà al più presto intervenire, come sottolinea anche il recente libro bianco sull'istruzione.
La scuola italiana ha certamente bisogno urgente di semplificazione legislativa, di norme snelle e comprensibili per poter migliorare la sua efficienza, la sua efficacia e il suo buon funzionamento. Ma essa ha bisogno anche - e al più presto, come ha sottolineato il nostro Premier Romano Prodi alla presentazione del libro bianco sull'istruzione - di politiche di lungo respiro, che garantiscano nel tempo efficacia e qualità e siano frutto di attenzione e di impegno da parte della società e della politica (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. La relatrice per la XI Commissione (Lavoro), deputata Motta, ha facoltà di svolgere la relazione.
CARMEN MOTTA, Relatore per la XI Commissione. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, concordo con le considerazioni di carattere generale espresse dalla collega Sasso sulla necessità e sull'urgenza del provvedimento.
Il decreto-legge in esame, infatti, reca all'articolo 2 disposizioni rientranti nei profili di competenza della XI Commissione relativamente al personale docente e non docente. Alcuni di questi profili erano già presenti nell'A.C. 2272-ter già all'esame, appunto, dell'Assemblea.
Il nuovo testo del decreto-legge, risultante dagli emendamenti approvati in sede di Commissioni riunite VII e XI e ora alla valutazione dell'Assemblea, ha registrato all'articolo 2 l'accoglimento di emendamenti presentati dall'opposizione (come ricordava in precedenza la collega Sasso), ed è il frutto, quindi, di un lavoro di merito e intenso.
Mi corre l'obbligo di entrare più nello specifico dell'articolo 2, perché le norme in esso contenute sono particolarmente delicate, come ricordava la collega Sasso, e quindi mi scuserete per l'aridità dell'esposizione, ma credo sia doveroso riferire all'Assemblea in questo senso.
Entrando nello specifico, il comma 1 dell'articolo 2 apporta modifiche agli articoliPag. 19503, 506 e 468 del testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, relativi, rispettivamente, alla irrogazione di sanzioni disciplinari, alla sospensione cautelare e al trasferimento per incompatibilità ambientale nei confronti del personale direttivo e docente, al fine di snellirne e renderne più incisive le procedure. Più precisamente, il comma 1 dell'articolo 503 è stato sostituito e il nuovo comma prevede che «l'organo competente per l'irrogazione delle sanzioni di cui all'articolo 492, comma 2, lettere b), c), d) ed e), è il dirigente preposto all'ufficio scolastico regionale» e non più, dunque, l'ex provveditore agli studi od organi centrali del Ministero.
Il comma 2 dello stesso articolo 503 è di conseguenza abrogato, in quanto vengono meno le competenze prima attribuite al Ministro della pubblica istruzione.
L'ulteriore modifica prevista alla lettera a), numero 1), relativa al comma 5 dell'articolo 503, concernente l'irrogazione di sanzioni disciplinari al personale direttivo e docente, è volta a rendere meno complesse le procedure per l'adozione di provvedimenti, «in attesa» - cito il testo - «della costituzione degli organi collegiali territoriali della scuola», prevedendo, in particolare, la natura obbligatoria, anziché vincolante, dei pareri prescritti ai fini della decisione dell'organo competente all'irrogazione della sanzione o al proscioglimento. Tengo a sottolineare, sempre perché è presente nel testo, che ciò deve avvenire «nel rispetto del principio costituzionale della libertà di insegnamento».
Viene fissato, inoltre, il termine di sessanta giorni per rendere il parere, prorogabile di trenta giorni al fine di effettuare ulteriori adempimenti istruttori che risultino necessari, decorso il quale il provvedimento può essere comunque adottato.
Il decreto-legge al nostro esame, introducendo il nuovo comma 5-bis all'articolo 503, dispone che fuori dei casi di cui all'articolo 5 della legge n. 97 del 2001, relativi al procedimento disciplinare a seguito di condanna penale definitiva, il procedimento disciplinare deve concludersi entro novanta giorni dal suo inizio, prorogabili di trenta giorni per gli eventuali ulteriori adempimenti istruttori che risultino necessari.
Al comma 2 dell'articolo 2 viene precisato che la disciplina relativa al termine di conclusione del procedimento disciplinare, di cui al nuovo comma 5-bis introdotto dall'articolo 503, non si applica ai procedimenti disciplinari in corso alla data di entrata in vigore del decreto-legge in esame.
Per quanto riguarda le modifiche all'articolo 506, relativo alla sospensione cautelare del personale direttivo e docente, si dispone che i provvedimenti di sospensione cautelare obbligatoria sono adottati dal dirigente preposto all'ufficio scolastico regionale. In caso di particolare urgenza la sospensione cautelare può essere disposta: in primo luogo, nei confronti del personale docente, dal dirigente scolastico, che è tenuto a comunicarla, immediatamente, al dirigente preposto all'ufficio scolastico regionale per l'eventuale convalida; in secondo luogo, nei confronti dei dirigenti scolastici, dal dirigente preposto all'ufficio scolastico regionale. In caso di mancata conferma della sospensione cautelare da parte dello stesso dirigente preposto all'ufficio scolastico regionale nel termine di dieci giorni dalla relativa adozione, il provvedimento di sospensione si intende revocato di diritto.
L'articolo 2 del decreto-legge modifica, inoltre, l'articolo 468 del testo unico in materia di istruzione, recante la disciplina dei trasferimenti per incompatibilità ambientale del personale direttivo e docente. Credo che questo sia uno dei punti più delicati del provvedimento. È chiaro che esso interviene qualora le ragioni di urgenza alla base del trasferimento per incompatibilità ambientale siano dovute a gravi fattori di turbamento dell'ambiente scolastico e di pregiudizio del rapporto fiduciario tra l'istituzione scolastica e le famiglie degli alunni, derivanti da particolari comportamenti dei docenti, lesivi della dignità degli studenti o del prestigioPag. 20dell'istituzione scolastica, di gravità tale da risultare incompatibili con l'esercizio della funzione educativa.
La disposizione affida alla contrattazione collettiva nazionale decentrata - così come è previsto nel testo - la definizione dei criteri in base ai quali può essere disposta, eventualmente, l'utilizzazione dei docenti in compiti diversi dall'insegnamento, ma credo che su tale tema il dibattito che l'Assemblea svolgerà potrà rivelarsi ulteriormente migliorativo.
Il comma 3 dispone che, a decorrere dall'anno scolastico 2007 2008, i dirigenti scolastici provvedono direttamente al conferimento delle supplenze al personale appartenente al profilo professionale di collaboratore scolastico sulla base delle liste di collocamento predisposte dal Centro per l'impiego territorialmente competente.
Questa non è la sola modifica apportata al comma 3. Nel nuovo testo viene precisato, con più incisività, che tale modalità di conferimento delle supplenze deve essere adottata solamente nei casi «in cui risultino esaurite le graduatorie permanenti compilate per il conferimento delle supplenze annuali». Inoltre, viene ripresa la norma, già contenuta nel citato A.C. 2272-ter, sulle modalità con cui le liste di collocamento, aggiornate, debbano essere trasmesse dai centri per l'impiego alle istituzioni scolastiche o, comunque, messe a disposizione di queste ultime, al fine di provvedere al conferimento delle supplenze stesse. La disposizione contenuta nel nuovo comma 3 semplifica, così, le procedure per il conferimento delle supplenze temporanee ai collaboratori scolastici da parte dei dirigenti scolastici.
Il comma 4 reca modifiche ai termini entro cui le istituzioni scolastiche devono effettuare le comunicazioni obbligatorie ai servizi per l'impiego con riferimento alle assunzioni e alle altre vicende del rapporto di lavoro, introducendo una deroga rispetto alla disciplina generale vigente in materia, che impone di dare comunicazione dell'instaurazione dei rapporti di lavoro entro il giorno antecedente a quello della medesima instaurazione. Si prevede, quindi, molto opportunamente che le istituzioni scolastiche debbano sì comunicare l'instaurazione del rapporto di lavoro, alcune variazioni intervenute e la sua cessazione, ma entro il termine di dieci giorni successivi, rispettivamente all'instaurazione, variazione o cessazione del rapporto di lavoro. La modifica è correlata alla difficoltà riscontrata, ovviamente dalle istituzioni scolastiche, per le competenze proprie in sede di adempimento alla normativa generale, in considerazione dell'elevato numero di rapporti transitori che le stesse istituzioni instaurano con il personale, sia docente, sia ATA, incaricato delle supplenze temporanee.
Il comma 5 dispone che, a decorrere dall'anno scolastico 2007-2008, sono imputate a carico dei capitoli di spesa del Ministero della pubblica istruzione relativi alle spese per le supplenze a tempo determinato del personale scolastico e ai corrispondenti capitoli relativi all'IRAP e agli oneri sociali, le seguenti spettanze del personale scolastico: gli oneri delle retribuzioni per il personale nominato in sostituzione di personale assente per maternità e per il personale nominato per supplenze brevi e collocato in astensione obbligatoria dal lavoro per maternità; le indennità di maternità corrisposte nel caso di risoluzione del rapporto di lavoro verificatesi durante i periodi di congedo di maternità, nonché le indennità giornaliere di maternità corrisposte alle lavoratrici gestanti le quali, all'inizio del periodo di congedo, siano sospese, assenti dal lavoro senza retribuzione ovvero disoccupate.
Il comma 5 dispone, altresì, un'integrazione dei suddetti capitoli di 66 milioni di euro per il 2007 e di 198 milioni a decorrere dal 2008.
Rispetto al testo licenziato dal Governo, la modifica introdotta in questo comma riguarda la correzione ad un riferimento normativo, più specificatamente la legge 30 dicembre 1971, n. 1204, abrogata dal decreto legislativo n. 151 del 2001, cui correttamente si fa riferimento nel testo all'esame dell'Assemblea.
Svolgerò alcune considerazioni finali per concludere il mio intervento. NellaPag. 21discussione delle Commissioni si è tenuto conto delle osservazioni e, in particolare, di quelle contenute nel parere del Comitato per la legislazione. Mi riferisco sempre all'articolo 2 sul quale ho avuto il compito di relazionare. In particolare, si è tenuto conto delle osservazioni ai commi 4 e 5, così come si è tenuto conto del parere di altre Commissioni - se ne terrà conto, credo, anche nell'esame in aula - e, in particolare, delle osservazioni della Commissione giustizia sulle sospensioni cautelari.
Mi associo, quindi, al giudizio di buon lavoro e di proficuo lavoro che le Commissioni hanno svolto. Voglio rivolgere anche un ringraziamento alla Viceministra Bastico, che ha seguito da vicino e con grande competenza (come sempre) il nostro lavoro, per la sua presenza costante e puntuale.
Auspico che l'Assemblea licenzi celermente il provvedimento in esame, che risponde ai bisogni del mondo scolastico, delle famiglie e degli studenti.
Si è affrontato, come diceva prima la collega Sasso, il delicato tema delle sanzioni anche a seguito di fatti che hanno attirato l'attenzione e preoccupato l'opinione pubblica, anche provocando clamori forse al di là dei fatti stessi, e che comunque hanno sicuramente catalizzato l'opinione pubblica su questi temi. Pertanto, occorreva e ritengo sia stato giusto un provvedimento in grado di dare certezza ai tempi di intervento sanzionatorio, pur ovviamente nel rispetto delle prerogative dei docenti e dell'autonomia scolastica.
Credo sia stato molto importante anche inserire nel decreto-legge in esame l'alleggerimento del carico delle spese per le supplenze, come veniva richiesto dalle scuole, nella direzione di lasciare quote di risorse più ampie alle istituzioni scolastiche da investire sulla progettazione e sulla programmazione formativa.
Sono convinta che, con il contributo di tutti e con una discussione in quest'aula che, senz'altro, riguarderà molto il merito, licenzieremo un provvedimento importante e utile per il nostro sistema educativo (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, intervengo rapidamente per associarmi al giudizio espresso dalle due relatrici sull'attimo lavoro emendativo svolto nelle Commissioni congiunte, che auspico, anche avendo preso visione, pur rapidamente, degli emendamenti presentati sia dalla maggioranza, sia dall'opposizione, possa essere ulteriormente arricchito.
Vorrei segnalare all'Assemblea, signor Presidente, che i temi dei quali parliamo costituiscono veramente un elemento di necessità ed urgenza per l'avvio dell'anno scolastico. Proprio in questi minuti, in contemporanea con l'avvio della discussione in aula, vi è stata l'apertura ufficiale dell'anno scolastico presso il Quirinale alla presenza del nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Pertanto c'è una coincidenza importante con la discussione del decreto-legge e, soprattutto, con la discussione della legge di conversione. Voglio assicurare che queste norme, non solo sono attese dalla scuola, ma costituiscono quel punto di riferimento essenziale per aprire l'anno scolastico con la funzionalità e con le certezze necessarie per dare maggiore serenità al lavoro dei dirigenti scolastici, dei docenti e, soprattutto, al lavoro dei ragazzi e delle famiglie.
Sono norme, le vedremo una per una, che garantiscono elementi di funzionalità, sia nell'organizzazione, sia negli aspetti finanziari, fornendo certezze di carattere finanziario assolutamente necessarie, sia anche, per quanto riguarda la parte relativa alle sanzioni, introducendo quel miglioramento, nei tempi e nell'efficacia delle sanzioni, indispensabile a fronte di comportamenti da parte di alcuni docenti che possono essere molto negativi non solo per il comportamento in sé, ma anche per l'immagine che la scuola tutta ne riceve: siPag. 22tratta di comportamenti che, come sono stati definiti dalla relatrice, onorevole Sasso, costituiscono delle vere eccezioni, delle mele marce che comunque compromettono l'immagine complessiva del nostro sistema scolastico.
Mi associo all'auspicio già espresso da entrambe le relatrici affinché la discussione in Assemblea sia costruttiva, proficua, positiva, con ulteriori arricchimenti, se possibile, di queste norme, e che possa avvenire in modo tale da rendere possibile la conversione del decreto-legge in tempi rapidi, in modo tale da fornire un ulteriore elemento di certezza per l'avvio dell'anno scolastico.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, Viceministro Bastico, colleghe e colleghi, il mio intervento si potrebbe intitolare «commedia Fioroni, atto terzo», perché come abbiamo sentito dalla relatrice, onorevole Sasso, queste norme sono in ballo da parecchio tempo e hanno riguardato prima di tutto la normativa cosiddetta Bersani, la Bersani-ter. In Commissione, poi, avevamo ribaltato quelle norme e avevamo cominciato a discuterne altre; il provvedimento aveva cambiato anche titolo e si era cominciato a discutere di norme urgenti. Tutto ciò avveniva nella primavera scorsa. Poiché la Commissione bilancio ha trattenuto a lungo il provvedimento, non è stato possibile approvarlo, o in ogni caso esaminarlo, in Assemblea prima della pausa estiva.
Devo dire che nel confronto, come è stato ricordato sia dalle relatrici sia dal Viceministro, avevamo anche trovato dei punti di intesa, delle condivisioni su alcuni aspetti che esamineremo nel corso dell'esame della norma e che riguardavano principalmente un nuovo sistema di finanziamento, ma soprattutto di pagamento, delle supplenze per maternità e le sanzioni disciplinari illustrate dalla relatrice Motta, contenute nell'articolo 2. Su tali punti c'era stato un dialogo e avevamo trovato un'intesa.
Pertanto ci siamo lasciati, prima della pausa estiva, con punti condivisi, non secondari, e con altri punti invece di forte contrasto, con altre norme che non potevamo evidentemente condividere perché hanno a che fare con il famoso «cacciavite» di Prodi o di Fioroni che dir si voglia, insomma con norme dirette a rivedere la riforma Moratti, a nostro parere in peggio; ma di questo parleremo nel corso dell'esame del provvedimento.
Cosa succede alla ripresa dei lavori? Il Ministro Fioroni interrompe il dialogo con il Parlamento e decide di trasformare - ed ecco l'atto terzo - la norma così faticosamente ricostruita in Commissione dalle ceneri della Bersani-ter e di presentare un decreto-legge, manifestando in tal modo sfiducia nei confronti del Parlamento, nei confronti dell'opposizione e, prima ancora, nei confronti della propria maggioranza. Il Ministro fa spuntare dal cappello il requisito della necessità e urgenza per tutte le materie.
Voglio essere chiara Viceministro Bastico. Se il ministro Fioroni avesse concordato con la maggioranza e l'opposizione un decreto-legge che si limitasse alle due norme che prima ho citato, realmente necessarie e urgenti, tra cui le sanzioni disciplinari - e avremo modo di spiegare come nasce l'urgenza di tali sanzioni e ricorderemo in aula, inoltre, perché il Ministro Fioroni è intervenuto con modifiche così sostanziali nei procedimenti disciplinari - e se, accanto a questa materia, il Ministro avesse incluso anche quelle, ad esempio, relative al pagamento delle supplenze per la maternità, avremmo potuto votare il decreto.
Quindi, non vogliamo fare un'opposizione pregiudiziale, ma denunciamo che il Ministro, a fronte di un provvedimento omnibus che stava per essere esaminato dall'Assemblea, ha scelto di inserire non solo le norme necessarie e urgenti - che, ripeto, avremmo potuto approvare anche noi dai banchi dell'opposizione - ma anche norme di modifica degli ordinamenti e delle leggi approvate nella scorsa legislatura. Siccome «passava il treno», il Ministro ha inserito altre norme che nonPag. 23erano presenti né nel provvedimento cosiddetto Bersani-ter, né in quello che stavamo esaminando (come la norma relativa ai privatisti). Inoltre, il Consiglio dei ministri, visto che stava approvando un decreto-legge, ha aperto il provvedimento omnibus sull'istruzione al Ministro dell'università.
Si tratta, dunque, di una brutta vicenda che narra di un metodo autoritario del Governo rispetto alle modifiche che sta apportando al sistema educativo nazionale, di sfiducia del Parlamento e, soprattutto, di ritorno a tempi bui di legiferazione. Mi riferisco al fatto che si torna a legiferare attraverso decreti e norme omnibus.
Vediamone la ragione entrando nel merito della nostra denuncia. All'articolo 1 vi sono otto commi: il comma 1 si riferisce al tempo pieno, il comma 2 all'accesso dei privatisti agli esami di idoneità, il comma 3 ai maggiori finanziamenti per gli esami di Stato, nel comma 4 si cambiano le norme relative all'accesso agli esami di terza media, i commi 5 e 6 si riferiscono al servizio nazionale di valutazione, il comma 7 alle sezioni di primavera, il comma 8 alla proroga del riconoscimento dei titoli abilitanti per le scuole paritarie. L'articolo 2, inoltre, si riferisce alle sanzioni disciplinari ai commi 1 e 2, ma al comma 3 cambia ancora argomento e prende in considerazione la deroga alle procedure per le supplenze per i collaboratori scolastici, mentre al comma 4 si riferisce alla deroga alla disciplina generale per incarichi di supplenza, comunicazione e servizi per l'impiego e al comma 5 alle supplenze per le maternità. L'articolo 3, infine, si riferisce al reclutamento dei ricercatori.
Stiamo parlando di ben quattordici norme che non hanno alcunché in comune tra di loro. Quindi, sono quattordici commi e tre articoli con quattordici materie e ogni articolo ne contiene molte. Si tratta di un «minestrone» volto ad accompagnare l'anno scolastico.
Sostengo che si tratta di tempi bui in quanto i parlamentari che sono presenti da più legislature in quest'aula, o che hanno per diverse ragioni studiato la legislazione scolastica, ricorderanno che la scuola italiana è stata vittima di questo modo di legiferare nella prima Repubblica, nel senso che si è proceduto per leggi e leggine al punto che, nella XIII legislatura, fu posta la necessità di arrivare ad un testo unico dell'istruzione, proprio perché non si riusciva più ad avere contezza delle diverse materie.
Onorevole Sasso, lei che, come me, è una persona che proviene dal mondo della scuola, sa benissimo come è stata negativa l'epoca di quelle leggi. Rischiamo di fare la stessa cosa: da quando è iniziata la legislatura, volenti o nolenti, abbiamo dovuto subire questo modo di legiferare.
Ci opponiamo, perché prima di tutto il progetto della scuola italiana dev'essere chiaro e leggibile: se dobbiamo parlare di esami di Stato, dobbiamo avere una ed una sola legge che dica ai docenti, ai dirigenti, agli studenti e alle famiglie cosa ci si aspetta e quali sono le norme, i requisiti di ammissione e le responsabilità richieste per i vari protagonisti della scuola. Quando si parla di sanzioni disciplinari, dobbiamo ritoccare e rivedere lo stato giuridico; quando parliamo di ordinamenti - è soprattutto su questo che discuteremo nel corso dei lavori - e di modalità di organizzazione del tempo scolastico, dobbiamo fare chiarezza: non possiamo fare soltanto un «tuffo all'indietro» e agitare la bandiera del tempo pieno, solo perché questo è il modello in cui si riconoscono i professori ed i docenti della sinistra italiana o, quanto meno, i nostalgici di un modello che ha funzionato, ma che (come dimostrerò nel corso della discussione, insieme ai colleghi della mia forza politica) è superato, se si guarda alla rigidità di organizzazione dei docenti.
Arrivando all'attualità e ai giorni nostri, persino il quaderno bianco presentato dal Governo contiene modifiche riguardanti i docenti della scuola primaria. Non voglio anticipare in sede di discussione sulle linee generali l'oggetto degli interventi a sostegno delle proposte emendative che il partito di Forza Italia ha presentato, ma ricordo soltanto che quel modello, cosìPag. 24come è stato riformulato nel decreto-legge in esame, rischia di prevedere un numero inferiore di classi di tempo pieno (invece di aumentarlo) e di non autorizzare l'orario di quaranta ore, così tanto richiesto in alcune zone del nostro Paese. Non siamo soltanto noi di Forza Italia a sostenerlo: in questi giorni molte riviste specialistiche - una per tutte, Tuttoscuola (ma ne parleremo domani) - hanno svolto analisi di questo tipo.
Ancora una volta, si tratta di scelte ideologiche, che vorrebbero riportare la scuola italiana indietro di trent'anni (o anche di più) - perché di questo si tratta - ma che certamente non ci fanno fare passi avanti rispetto a quella scuola delle competenze che si è ancora ben lontani dall'aver raggiunto, soprattutto guardando ai dati OCSE, presentati proprio in questi giorni sulla base delle ultime rilevazioni, effettuate anche nel nostro Paese, sulle competenze e sugli apprendimenti di base.
Con riferimento alle altre norme, in questa fase della discussione osservo che l'amarezza relativa all'iter che ha portato alla presentazione del decreto-legge in esame può essere condensata in due constatazioni. In primo luogo, il provvedimento non prevede risorse aggiuntive, e soltanto questa previsione avrebbe potuto giustificare la necessità e l'urgenza legate all'inizio dell'anno scolastico.
La modifica di queste norme e anche, per esempio, degli organici a tempo pieno, se fosse stata prevista con risorse aggiuntive, con l'aumento di organici e, conseguentemente, di sezioni a tempo pieno, pur ugualmente non condivisa da noi, avrebbe avuto un suo senso. Invece, denunciamo che, ancora una volta, si fanno leggi-annuncio, che hanno una natura ideologica e rispondono, quindi, a questo tipo di scelte, ma nella sostanza, per la scuola italiana (che nel mese di settembre ha avviato le famose classi a tempo pieno e le lezioni) e per le classi vere restano i tagli, la diminuzione degli insegnanti di sostegno e tutti quegli interventi che questo Governo ha realizzato in misura maggiore rispetto a quanto veniva addebitato al Governo Berlusconi negli anni scorsi.
Non lo diciamo solo noi di Forza Italia, ma anche i fischi che sono stati tributati al Ministro Fioroni, nonché le denunce dei sindacati e le pagine dei giornali, che hanno riportato tutto ciò.
Dunque, l'amarezza sta proprio in questo: approviamo delle norme che dovrebbero rispondere a bisogni necessari ed urgenti della scuola italiana, mentre, invece, sono affermazioni di principio che restano sulla carta e non modificano né gli organici né il numero di classi a tempo pieno, che durante il Governo Berlusconi erano persino aumentate, come dimostreremo con i fatti, commentando le proposte emendative a partire da domani.
La seconda questione ha a che fare con le sanzioni disciplinari, anch'esse un atto dovuto da parte del Ministro Fioroni, perché il 2006 sarà ricordato come l'anno terribile dell'emergenza educativa. Purtroppo - lo dico davvero con sincerità - sono molto dispiaciuta di aver appreso che, a poche settimane dall'inizio dell'anno scolastico, abbiamo già dovuto prendere atto di nuovi fenomeni di bullismo e di nuove situazioni di emergenza educativa.
Questo resta un problema sullo sfondo della scuola italiana, ma entriamo in un altro campo sul quale non intendo soffermarmi. Dico soltanto che il Ministro ha fatto bene a modificare le procedure sanzionatorie. Noi lo abbiamo appoggiato e voteremo a favore di queste norme, ma si è trattato, anche in questo caso, semplicemente di un'accelerazione dei passaggi per prevedere questo tipo di sanzioni.
Di fatto, sono state eliminate alcune norme di autotutela, che contrastano con la tradizione che, invece, l'amministrazione e la scuola italiana hanno sempre avuto. Speriamo che sia una scelta buona, perché resta sullo sfondo, invece, tutto il resto che apparteneva a quella tradizione di norme di autotutela e di sanzioni, cioè di pareri, di tipo collegiale. Con un colpo di spugna, si decide di cancellare queste e di lasciare tutto il resto. È come togliere un paio di ruote, forse una, ad una Ferrari in corsa.
Sicuramente qualcosa dovevamo fare, ma questo, se da una parte mi sembra unPag. 25intervento necessario, che quindi appoggiamo, dall'altra, è un intervento debole, se consideriamo nella sua totalità la materia delle sanzioni disciplinari, che è ormai datata. Si attacca un sistema - lasciatemi passare questo termine - di tipo corporativo, che dava eccessive garanzie ai docenti e al docente che si trovava in una situazione particolarmente grave, ma senza sapere a cosa ciò porterà, perché restano comunque in piedi, per esempio, i consigli di disciplina e i vari consigli del CNP.
Insomma, Viceministro Bastico, scritta questa norma, necessaria per dare un segnale di efficienza e di efficacia, il Ministro aveva misurato la propria impotenza rispetto a casi gravissimi che pure si erano verificati nelle scuole italiane. Quindi, ha chiesto il via libera e di eliminare alcuni paletti, ma non credo sia sufficiente: abbiamo bisogno di rivedere lo stato giuridico, di prevedere altri momenti di valutazione, non solo negativa, ma anche positiva, nonché un vero e proprio sistema premiante a sostegno della professionalità del docente.
Per quanto riguarda le sanzioni disciplinari, occorre rendere ancora più efficaci questi interventi, senza nulla togliere alla presunzione di innocenza, che va sempre prevista, soprattutto quando il confine tra la denuncia e il fatto è molto labile. Pertanto, vanno rispettate la presunzione di innocenza e le garanzie necessarie, ma va rivisto questo percorso: se pensiamo che, nel caso dell'asilo di Rignano - tanto per rimanere nell'attualità - per due volte il collegio dei docenti aveva negato il parere favorevole alla sospensione cautelare, capiamo che si tratta di norme da modificare. Quindi, in ciò il Ministro Fioroni ha il nostro appoggio; tuttavia, mentre annunciamo il nostro voto favorevole, al Ministro diciamo anche che troviamo debole questa risposta rispetto ad una situazione di emergenza educativa e di eccessive garanzie per i docenti (in merito alla quale non sono mai stati definiti né i procedimenti di valutazione né i sistemi premianti).
Pertanto, la materia dello stato giuridico merita di essere assolutamente valutata anche in questo caso con un provvedimento ad hoc: non è possibile varare una norma nella quale si tratta dell'ammissione dei privatisti e, nel contempo, anche delle sanzioni disciplinari. Non è vero che parliamo di norme «anti-fannullone»: mi dispiace, il professor Ichino o il Ministro Nicolais possono affermare tutto ciò che vogliono, ma le garanzie restano, anche se poi non è solo una questione di garanzie: di fronte ad un'assenza giustificata, la scuola rimane senza docente, ma lo stesso è «coperto» dalla giustificazione che ha prodotto e la scuola continua a non funzionare.
Dunque, sono altre le norme ed i procedimenti che devono essere messi a fuoco: pertanto, vorrei dire al Ministro Nicolais e al Ministro Fioroni che voteremo le norme in esame, anche se siamo ben consapevoli della debolezza delle stesse. È come se si utilizzasse l'aspirina per fronteggiare un male che, magari, è causato da una forma tumorale.
Comunque, voteremo tali norme - questa è la nostra posizione - anche se ritengo che non dovremmo mai più inserire tali norme in provvedimenti omnibus: lo denunciamo, come denunciamo il sistema di valutazione, le sezioni primavera e tanti altri aspetti contemplati nel disegno di legge in esame.
Non è possibile continuare a varare in tale campo leggi e leggine: non vorremmo trovarci tra un anno nella stessa situazione. Presidente Folena, prenda nota: prima della fine della legislatura le chiederemo di porre mano al testo unico per mettere ordine in tale materia. Capite bene che questa è una sconfitta per l'istruzione.
Fino ad oggi abbiamo approvato disposizioni riguardanti la scuola che sono state esaminate prevalentemente o da altre Commissioni o in sede di leggi finanziarie (mi riferisco anche al prossimo disegno di legge finanziaria che questo Governo si accingerà a proporre) o di decreti-legge: non mi sembra un fatto di cui vantarsi. Non lo vuole la scuola italiana, non loPag. 26vogliono i docenti, disorientati da una valanga di norme che creano caos perché non presentano, come dicevo, un unico corpo (sono troppo dispersive, creando confusione).
Per gli aspetti più specifici e lo svolgimento di una contrapposizione più netta attendo la discussione che si svolgerà sulle proposte emendative che verranno presentate sul disegno di legge in esame.
Voglio solo aggiungere, sottosegretario Modica, che voteremo l'approvazione dell'articolo 3 sulle disposizioni per l'assunzione di ricercatori, trattandosi di una norma che consente di recuperare dei finanziamenti e assumere dei ricercatori, anche se vale per l'università ciò che è stato già affermato per l'istruzione ovvero che non è possibile accontentarsi di scorciatoie per aspetti così delicati quali sono quelli concernenti l'assunzione dei ricercatori. Ribadisco comunque che, rispetto all'articolo 3, non mancherà il voto favorevole di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Volpini. Ne ha facoltà.
DOMENICO VOLPINI. Signor Presidente, signora viceministro Bastico, signor sottosegretario Modica, onorevoli colleghi, le relazioni svolte dalle due relatrici di maggioranza sono state talmente puntuali, esaustive e esaurienti che ben poco si può aggiungere a ciò che hanno esposto nell'illustrazione del disegno di legge. Vorrei soltanto fare brevemente alcune considerazioni. Non sono d'accordo con la collega onorevole Aprea quando afferma che si tratta di una serie di interventi slegati, disomogenei, inseriti a caso in un decreto-legge quasi omnibus. Tutti questi provvedimenti sono legati da una ratio comune basata sull'assoluta necessità di essere approvati per consentire l'avvio in modo ordinato dell'anno scolastico e per far uscire le università da una situazione di emergenza. Rimango un po' meravigliato quando sento parlare alcuni colleghi come l'onorevole Aprea, con la quale condivido undici anni di presenza in Parlamento e nella stessa Commissione: al cacciavite del Ministro Fioroni fa da riscontro e da contrappeso il bulldozer della Moratti.
VALENTINA APREA. Quella della Moratti era una legge organica!
DOMENICO VOLPINI. Per quanto riguarda l'organicità della riforma Moratti, non possiamo non constatare che, dopo un lavoro di cinque anni nel corso della legislatura dal 1996 al 2001, nonostante l'approvazione di una riforma organica della scuola, cambiato il Governo e la maggioranza il rispetto che lei chiedeva per le leggi dello Stato è stato immediatamente messo da parte. La Moratti, come un bulldozer, è tornata sul riordino dei cicli, legge approvata dal Parlamento che doveva essere sperimentata per tre anni; l'ha fatta fuori in blocco, e non con il cacciavite, ma con un maglio ha demolito ciò che è stato realizzato nella legislatura precedente (Commenti del deputato Aprea).
Il Parlamento approvò una legge sull'esame di maturità per raggiungere una situazione di equilibrio in sede di commissione (si è stabilito che il 50 per cento dei commissari fosse interno e l'altro 50 per cento fosse esterno), consentendo alla scuola di far valere il curriculum (facendo conoscere il ragazzo) e allo Stato - si tratta di un esame di Stato - di svolgere funzioni di controllo.
La Moratti si è abbattuta come un maglio, spazzando via la legge sull'esame di maturità, facendone un'altra nuova che ha ridotto l'esame di maturità - riguardo a ciò non ho capito l'intera vostra declamazione sulla meritocrazia - ad una parvenza di esame di Stato. In altre parole, bisognava senz'altro eliminare la denominazione «esame di Stato», in quanto si trattava di un «riesame interno» (da parte della scuola) della valutazione degli studenti, eseguita alla fine della scuola media superiore.
Pertanto, non è opportuno parlare di cacciavite - vi sono altri esempi e, se vuole, continuiamo ad esaminarli - ma semplicemente vorrei scorrere, una per una, le misure contenute nel provvedimento,Pag. 27che ritengo assolutamente urgenti e anche compatibili con lo strumento del decreto-legge. Non parliamo di decreti omnibus in quanto non so se la collega Aprea si ricorda che la legge n. 62 del 2000 stabiliva che dopo tre anni di sperimentazione il Ministro avrebbe dovuto presentare al Parlamento una relazione e successivamente far approvare un provvedimento legislativo per distinguere le scuole paritarie da quelle private.
Il Ministro Moratti ha presentato la relazione dopo quattro anni ed ha inserito il famoso ed importantissimo provvedimento legislativo nell'ultimo decreto omnibus della legislatura, all'ultimo comma dello stesso, nemmeno come un vagoncino, ma direi come un «sedilino» o strapuntino. Perciò, non è opportuno richiamare i decreti omnibus o il modo in cui sono stati utilizzati nelle varie legislature.
Le misure contenute nel provvedimento in esame - come è stato detto - sono parziali, ma omogenee, urgenti e indispensabili per il buon avvio dell'anno scolastico e per l'anno accademico dell'università. Intendo esaminare ciascuna di esse.
Per quanto riguarda la riattivazione del tempo pieno, tale istituto era uno dei gioielli della scuola italiana. Si trattava di una unità pedagogica ed educativa, ma l'intervento del Ministro Moratti l'ha ridotta ad un insieme di ore: ventisette di insegnamento frontale, più tre, di cui non si comprende bene la natura, più altre dieci ore all'interno delle quali vi è la mensa e tutto il resto, senza alcuna unitarietà e senza alcun legame unico pedagogico.
Il cacciavite di Fioroni non fa altro che registrare la situazione e riportarla ad unità pedagogica, utile e richiesta dalle famiglie.
In secondo luogo, vi è il ritorno ad una maggiore severità degli esami di Stato. A tal proposito - già lo ho affermato - era assolutamente inconcepibile la commissione interamente costituita da interni, e infatti si sono visti i risultati: quasi tutti promossi all'esame di maturità.
Perciò, era importante restituire serietà a tale esame, nonché all'esame di terza media, che è anche esame di Stato. La modifica dell'esame di maturità richiedeva tale intervento in modo che si sapesse con esattezza come iniziare l'anno, come andare avanti, ed infine come svolgere gli esami di maturità e quelli di terza media alla fine dell'anno.
Tra le misure in esame vi è poi l'adeguamento dei compensi delle commissioni d'esame di maturità. A tal proposito non so se la collega Aprea si ricorda che il ministro Moratti non ha pagato le commissioni d'esame, per cui i professori si sono trovati ad aver lavorato senza essere pagati.
Si è trattato dunque di un atto dovuto affermare che l'anno scorso si è rimediato in extremis mentre quest'anno era bene non farlo, dichiarando subito come pagare tali commissioni, aumentando - anche se di poco - i compensi attraverso un loro adeguamento.
Per quanto riguarda l'attivazione delle classi primavera - mi rivolgo a tutti i colleghi del centrodestra dei quali è presente la collega dell'UDC, l'onorevole Santolini - stiamo parlando sempre dell'importanza dell'aiuto alla maternità, in particolare, dell'aiuto alle mamme con bambini piccoli, dell'urgenza degli asili nido e perciò della necessità di aiutare le mamme nella loro missione e funzione materna. Si tratta anche di aiutare i papà; proprio noi approvammo la legge sulla paternità che è stata eguagliata alla maternità.
Mi sembra che tale aspetto sia urgentissimo, perché deve prendere avvio l'anno scolastico e dunque è assolutamente urgente che le classi primavera vengano istituite e si sappia quanti sono gli iscritti, quanti posti sono a disposizione e via seguitando.
Ancora più importante o altrettanto importante per la maternità e per la scuola è il provvedimento successivo. Le insegnanti in stato di gravidanza gravavano sul bilancio della scuola.
VALENTINA APREA. Le supplenti!
DOMENICO VOLPINI. Sì, le supplenti. Il fatto che le insegnanti fossero in stato diPag. 28gravidanza costituiva un problema per la scuola: infatti la scuola doveva pagare direttamente le supplenti, mentre lo stipendio delle professoresse veniva pagato direttamente dallo Stato. Mi sembra che questo cacciavite di Fioroni sia tale da registrare una situazione ingiusta e assurda che deve essere ricondotta nei giusti limiti. Occorre che si stabilisca che, come sono direttamente a carico del bilancio dello Stato le insegnanti in maternità, così deve essere anche per le supplenti che devono sostituirle. Non vedo dov'è questo devastante intervento del Ministro Fioroni.
VALENTINA APREA. Questo lo avremmo votato anche in un decreto-legge; l'ho detto!
DOMENICO VOLPINI. Che questo intervento sia compiuto all'inizio dell'anno e non in sede di disegno di legge, che non ha avuto buon esito, è fondamentale per i bilanci degli istituti scolastici (è importante sapere di non avere più la spada di Damocle della professoressa che va in maternità, evento assolutamente imprevedibile per l'istituto scolastico). Mi sembra un intervento molto saggio riguardo al quale non vedo alcun motivo di tragicità.
Vorrei inoltre soffermarmi su un altro aspetto del decreto-legge in esame, sul quale mi sembra che siate d'accordo, che mi meraviglia molto. La possibilità per le scuole dell'infanzia paritarie private e degli enti locali di utilizzare gli insegnanti in servizio che non hanno ancora l'abilitazione mi sembra una decisione molto saggia. Infatti, lei sa benissimo onorevole Aprea, che se non partono le scuole dell'infanzia paritarie private e degli enti locali, il 60 per cento dei bambini italiani non si reca a scuola. Infatti, le scuole dello Stato sono solo il 40 per cento.
Mi meraviglia invece molto il fatto che, nei cinque anni trascorsi, il Ministro Moratti non abbia mai rispettato la legge n. 62 del 2000 - se vuole le faccio un elenco di tutte le violazioni - e attivato i corsi di abilitazione degli insegnanti, concludendo solo quelli che noi avevamo attivato, onorevole Aprea. Non ne ha attivato alcun altro, nemmeno quello per le scuole materne che sono sostitutive di quelle dello Stato, per le quali sarebbe stato urgentissimo farlo. Poiché, infatti, per le scuole elementari l'abilitazione magistrale è un titolo di studio abilitante, per le maestre d'asilo non lo è. Dunque se non si voleva far chiudere il 60 per cento delle scuole, dovevano essere attivati nei cinque anni alcuni corsi di abilitazione, ma il Ministro Moratti non lo ha fatto. Mi domando, allora, dov'è questa devastazione? Sarebbe stato importante intervenire immediatamente, altrimenti non poteva iniziare l'anno scolastico.
Passiamo alle sanzioni per i docenti. Faccio parte della Commissione parlamentare per l'infanzia e ho assistito a numerosissime audizioni: a quelle drammatiche della scuola di Rignano Flaminio, ma anche a molte altre. Le notizie che arrivano alla stampa - che non riguardano soltanto gli insegnanti (per carità!), ma tutti gli ambiti della società italiana - sono semplicemente la punta dell'iceberg: è veramente allucinante quello che, invece, c'è sotto. So che voi eravate d'accordo su questo aspetto: non si tratta di dire se gli insegnanti della scuola di Rignano Flaminio siano colpevoli o innocenti, perché ciò lo stabilisce il giudice, ma di considerare il fatto che si sia creata - porto un esempio concreto - una situazione di assoluto marasma e incompatibilità ambientale. Nella Commissione parlamentare per l'infanzia abbiamo ascoltato simili domande: perché il Ministro non è intervenuto per spostare quegli insegnanti e per destinarli ad attività di segreteria? Perché non c'era la possibilità di farlo! Non si trattava, onorevole Aprea, di rivedere tutto lo stato giuridico - non so se lo si farà, ora dovremo affrontare il tema dell'università e, sia chiaro, abbiamo tutta l'intenzione di farlo in modo bipartisan - bensì solo di dare all'amministrazione scolastica quel minimo di agilità nelle procedure per la sospensione dall'insegnamento (che non significa colpevolezza) e per l'assegnazione ad altri ruoli nella scuola di quegli insegnanti o di quei dipendenti la cui attività diventava veramente dirompentePag. 29se seguitano ad insegnare. Ritengo che queste siano tutte norme urgenti, quindi omogenee per l'urgenza e per il fatto di essere relative all'inizio dell'anno scolastico, che potevano benissimo essere contenute in un provvedimento del genere. Anche la misura relativa ai ricercatori universitari è di un'urgenza estrema, in quanto tutti gli atenei lamentano il blocco dei concorsi e l'assunzione di questi 400 ricercatori universitari darà un po' di ossigeno; speriamo di assumere gli altri 1200 nel 2008.
Concludo, affermando che la norma relativa ai ricercatori non sembra una previsione fuori luogo in un decreto-legge. Vorrei ricordare all'onorevole Aprea che il Ministro Moratti ha addirittura inserito nella legge finanziaria - con un comma stranissimo e, tra l'altro, abbastanza confuso - il riconoscimento delle università telematiche con una procedura in cui il Ministro, data la situazione, decide praticamente senza alcuna regola. Tale riconoscimento è stato inserito nella legge finanziaria di straforo, cosa che ha fatto raccapricciare e rabbrividire tutti i rettori e tutto il mondo universitario, che, ancora oggi, non fa altro che lamentare l'assurdità di tali università telematiche, sorte come funghi. Non si sa come, con quali regole e con quali norme esse siano state vagliate, proprio in virtù di un provvedimento molto conciso inserito nella legge Finanziaria dal Ministro Moratti.
Non facciamo, pertanto, propaganda elettorale in questa sede e cerchiamo di considerare le cose nella loro concretezza e semplicità. Questo è un provvedimento importante, limitatissimo, ma caratterizzato interamente da elementi assolutamente urgenti per l'inizio dell'anno scolastico e dell'anno accademico. Ciò è l'essenza. Vi saranno, in futuro, leggi più organiche, però mi raccomando - l'ho detto al Ministro Fioroni e lo dico a chiunque - facciamo in modo che in ogni legislatura non si debbano rifare questo mondo e quell'altro.
Vi ricordate quante riforme della scuola hanno fatto i vituperati Governi democristiani? Nemmeno una!
VALENTINA APREA. Per questo siamo arrivati al 2007!
DOMENICO VOLPINI. Tuttavia, siamo arrivati alla constatazione che la scuola è riuscita ad andare avanti e non è vero che adesso sia migliore di prima. Non è vero! Bisognerebbe adeguarla? Noi abbiamo tentato di farlo dal 1996 al 2001, poi voi avete nuovamente distrutto tutto e fatto la palingenesi. E adesso vi lamentate del cacciavite di Fioroni? Non scherziamo (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Popolari-Udeur)!
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Viceministro Bastico, sottosegretario Modica, questa discussione sulle linee generali mi sembra abbastanza, anzi molto importante. Ritengo, infatti, che ci stiamo accingendo a varare provvedimenti di una grande rilevanza. Il titolo del provvedimento in esame reca: «Conversione in legge del decreto-legge 7 settembre 2007, n. 147, recante disposizioni urgenti per assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2007-2008 ed in materia di concorsi per ricercatori universitari». Come ha detto il collega Volpini, i ricordati provvedimenti sono omogenei per l'urgenza, non per altro. Tra loro non vi è altra omogeneità se non appunto l'urgenza e anche ciò è discutibile. Infatti, tale urgenza non mi sembra reale, effettiva, oggettiva e adeguata alla serietà degli argomenti che stiamo trattando.
Riprendendo in parte ciò che ha detto l'onorevole Aprea, in precedenza si era affrontata una serie di argomenti in questa direzione e, prima dell'estate, non era stato possibile approvare alcun provvedimento. Improvvisamente, il 7 settembre, il Ministro si è accorto di avere il dovere di assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico e si è inventato questo decreto-legge.Pag. 30A distanza di meno di tre settimane, il Parlamento deve esprimersi al riguardo. Non si può dire che il Parlamento abbia il tempo giusto, doveroso e sufficiente per discutere di questi argomenti, né si può dire che vi sia stato il tempo giusto nelle Commissioni, così come in Assemblea. È vero che esiste l'urgenza, tuttavia, per quanto riguarda le questioni elencate anche dal collega Volpini - a cominciare dagli stipendi che dovevano essere dati alle Commissioni ed altro - emerse durante lo scorso anno, il problema si conosceva e non vi era alcun bisogno di costringere il Parlamento a trattare argomenti così diversi, vasti e importanti in due settimane. Pertanto discuto e pongo l'attenzione sulla leggerezza con cui si stanno trattando tali argomenti. Do atto alle Commissioni competenti in materia di aver lavorato con impegno e di aver cercato di rispondere, in qualche modo, a questa esigenza tardiva del Ministro. Tuttavia, mi domando: come si può essere certi, semplicemente in base a queste norme, di un ordinato avvio dell'anno scolastico in corso?
Sulla scuola sono state compiute scorribande che ritengo ingiustificate e improvvisate per le quali, a mio avviso, la scuola e le famiglie hanno pagato un caro prezzo. Mi riferisco al fatto che l'idea di un provvedimento d'urgenza - soprattutto un decreto-legge così importante - portato frettolosamente all'esame del Parlamento e frettolosamente approvato (la maggioranza, infatti, lo approverà sicuramente) non è una novità, perché si tratta di un metodo che il Governo ha utilizzato per tutta questa legislatura.
Ciò comporta un'ulteriore preoccupazione nei confronti delle decisioni del Ministro e del Governo, perché stiamo assistendo - ormai dall'inizio della legislatura, lo ripeto - ad una sistematica controriforma.
La riforma Moratti poteva essere buona o cattiva - in questo momento non sto entrando nel merito, bensì nel metodo, cosa molto importante perché il metodo diventa contenuto, entro certi limiti - ma ora si sta assistendo ad una sistematica controriforma attraverso percorsi che, in qualche modo, tagliano fuori il Parlamento da un dibattito approfondito sul comparto della scuola e tagliano fuori le famiglie e la cosiddetta società civile. La dimostrazione di ciò risiede nel fatto che si è preferito ricorrere a vari sotterfugi piuttosto che avviare, in tutto il Paese, un dibattito sulla scuola. Vi sono stati interventi decisivi sulla scuola, ma sono stati inseriti nella precedente legge finanziaria, praticamente a sorpresa, senza che nessuno sia stato in grado di decidere pacatamente, a partire dagli esperti di settore per finire alle Aule parlamentari.
Allora, la legge finanziaria o provvedimenti così improvvisi, non possono rappresentare la strada maestra per riformare la scuola, soprattutto mettendo mano ed eliminando quei pochi strumenti che le famiglie - che io stessa, in questo momento, mi sento di poter rappresentare - avevano a disposizione per esercitare il proprio primato educativo. Mi riferisco, in particolare, al portfolio e alla figura del tutor, di cui non si parla più. Attraverso percorsi impropri, di fatto, si è impedito alle famiglie di scegliere e di potersi esprimere e si è riformata la scuola con il solo e decisivo assenso dei sindacati, a riprova del fatto che il Governo vero della scuola è da sempre in mano ad un patto di ferro tra sindacati e burocrazia ministeriale e sostenere che la scuola appartiene a chi la vive rappresenta solo una affermazione demagogica.
Il tutto è avvenuto nel più totale silenzio degli organi di informazione, salvo qualche lodevole eccezione, nella totale disinformazione delle famiglie - è da poco tempo che è stato pubblicato un libricino, che credo abbiano ricevuto anche i membri del Governo, dell'Associazione genitori scuole cattoliche, dal titolo Per capirci qualcosa, perché effettivamente le famiglie non avevano capito assolutamente nulla - e nell'indifferenza di una società civile che da qualcuno viene indicata solo nei sindacati e nelle imprese sebbene, evidentemente, non sia così, in quanto la società civile è rappresentata anche da ben altre forze.Pag. 31
Dunque, i problemi della scuola vengono affrontati in questo modo. Ciò è un vero peccato perché la scuola è sempre più malata e scadente. Mi domando perché eliminando, per esempio, i portfolio e i tutor, che ho citato poc'anzi, nessuno ha concepito strumenti alternativi che, in qualche modo, potessero sostituirli e permettere una vera presenza delle famiglie nella scuola. L'argomentazione che le famiglie sono assenti non è valida, anche se probabilmente, ciò in parte, è vero. Così come non è valida nemmeno l'argomentazione che le famiglie sono troppo spesso una specie di sindacati che difendono i propri figli. Anche ciò, purtroppo, spesso è vero, ma ciò non esime la scuola dal farsi carico di interpretare ed ascoltare i desideri delle famiglie. Non è stato fatto nulla che in qualche modo sostituisse strumenti che sono stati eliminati. In passato sono stati assunti 150 mila precari - malgrado la necessità di ridurre la spesa pubblica e senza alcun effettivo accertamento del merito, ma semplicemente in base a criteri di anzianità e di diritti acquisiti - in gran parte non vincitori di concorso ma ritenuti idonei e tenuti in parcheggio per anni, e un'altra grande fetta di semplici abilitati dei famosi e famigerati corsi abilitanti che, per la scuola italiana, sono stati una iattura.
È stato eliminato il doppio canale scolastico della formazione professionale, che aveva il grande torto di non essere stato finanziato abbastanza.
È stato innalzato l'obbligo scolastico con l'impressione - data a molti - che ciò sia stato fatto non per il bene degli studenti o delle famiglie, ma semplicemente per garantire l'organico presente in un dato momento nella scuola: siamo il Paese, in Europa, con il più alto rapporto docenti-alunni (anche questo aspetto va sottolineato). Infine, si è conferita un'ampia delega al Ministro (che poteva adottare una ventina di decreti su tutto ciò che era possibile immaginare), appaltando al Ministero ogni decisione. Ricordo, come nota un po' folkloristica, che l'ultima legge finanziaria prevedeva addirittura una raccomandazione (poi ritirata) ai docenti di ridurre del 10 per cento il numero dei bocciati per diminuire i costi e tutto ciò mentre - come è stato ricordato - i dati OCSE sullo stato della scuola italiana sono impietosi.
Viene spontanea la domanda: cosa ci aspetta nella prossima legge finanziaria? Assisteremo ancora alla scorrettezza di veicolare la trasformazione della scuola con uno strumento improprio, nel silenzio e nell'indifferenza dei più? L'impressione è che oggi siamo in quest'aula a discutere di un decreto-legge che è la prova generale della futura legge finanziaria perché materie estremamente importanti vengono trattate - lo ripeto - con provvedimenti di emergenza e con un'urgenza che è vera, ma che probabilmente meritava una attenzione maggiore se solo ci si fosse pensato un po' prima e si fossero coinvolti il Parlamento e le Commissioni in maniera corretta.
Per una volta ancora parlare di scuola, oggi, in quest'aula (ma non solo qui) significa parlare di problemi tecnici, di metodi, di procedure, di calendari, di organici, di regole e di sistemi organizzativi, che sono certamente importanti, ma che non sono l'essenza della scuola. La scuola non è solo una palestra di organizzazione e di strumentazione, ma dovrebbe essere un sistema educativo e formativo che mette davvero al centro gli alunni e le loro famiglie, non come semplici destinatari di un servizio, ma come soggetti capaci di dare davvero una loro impronta, anche attraverso le loro famiglie. In altri termini, si dimentica, per l'ennesima volta, la parola «sussidiarietà» perché la scuola non è un fine, né un valore, ma un mezzo per consentire ai genitori di esercitare il loro diritto-dovere di educare i figli e anche per consentire a questi ultimi di essere inseriti a pieno titolo nel solco, nella tradizione della storia, della cultura e del lavoro del loro Paese. Il dibattito in corso è la prova che di tutto ciò non si parla.
Passiamo rapidamente al testo in esame: domani avremo modo di discutere dei singoli emendamenti, ma vorrei rispondere all'amico Volpini che ci sono effettivamente alcune questioni che nonPag. 32tornano ed alle quali - almeno a mio avviso - non viene data soluzione. Ad esempio, vi è il tema del tempo pieno, trattato dall'articolo 1, comma 1: ciò che era stato disciplinato dalla riforma della precedente legislatura era certamente più rispettoso dell'autonomia scolastica e della possibilità di scelta delle famiglie. Era una garanzia per le famiglie e non è vero che il precedente sistema di tempo pieno era un gioiello - come ha detto il collega Volpini - della scuola italiana; era stato anche accolto, allora, come un tentativo di «esproprio» delle famiglie. Era stato accolto, allora, come il tentativo di sostituirsi al ruolo educativo di queste ultime ed infatti non è vero che è stato richiesto dalla stragrande maggioranza: solo il 45 per cento dei possibili fruitori - quindi, meno della metà - ne ha chiesto l'introduzione, segno che la maggioranza delle famiglie desidera educare i propri figli e tenerseli vicino, essere responsabile dei loro percorsi educativi.
E poi mi si dovrebbe spiegare questa stranezza: si dice che il tempo pieno sarà istituito nei limiti dell'organico di diritto stabilito e nei limiti della spesa prevista. Delle due l'una: o è un servizio assolutamente importante, assolutamente indiscutibile e urgente e, quindi, non deve essere legato a nessun vincolo, né avere limiti di nessun tipo o genere, perché molto importante, oppure è uno strumento che ha una scarsa rilevanza o è destinato ad altri scopi, tanto da essere condizionato nella sua applicazione, e allora tanto vale non prevederlo. Bisogna chiarire questa strana condizione, per cui si tratta di un servizio tanto urgente e importante ma è vincolato dagli organici e dalla spesa.
Altra questione, che non è stata sollevata da nessuno e che mi preoccupa, è il problema dell'Invalsi: ridurre da otto a tre i componenti del comitato di indirizzo, a mio avviso, significa rendere il Ministero sempre più autoreferente e invasivo, qualunque sia il Ministro (non quello di questa maggioranza o di una futura maggioranza, qualunque essa sia).
Un ente di ricerca con personalità giuridica di diritto pubblico, con autonomia amministrativa, contabile e patrimoniale, visto l'alto compito cui è preposto, è stato ridotto a un semplice comitato di indirizzo - questa è un'altra perla della finanziaria! - ma, oltre tutto, adesso è composto di soli tre esperti di nomina ministeriale. Fa tutto il Ministero: è autoreferente e decide qualunque cosa.
Come può il Ministro della pubblica istruzione dare indicazioni con direttiva annuale degli obiettivi della valutazione esterna condotta dal Servizio nazionale di valutazione sull'istruzione scolastica? È una forma di autoreferenzialità inaccettabile - lo ripeto - da parte di qualunque maggioranza, non semplicemente perché siamo all'opposizione. Chiederemo, quindi, la soppressione di questo comma.
Inoltre, c'è la questione delle classi primavera: in realtà, non so bene che cosa ci sia dietro all'idea delle classi primavera, ma è un salto nel buio. Non mi sembra di avere avuto echi positivi dalle associazioni delle famiglie che si occupano di tali questioni. Anche questo è un problema di contenuto e di metodo.
Ricordo che nella scorsa legislatura l'allora opposizione, adesso maggioranza, fece una battaglia furibonda all'anticipo, previsto dal Ministro Moratti, dell'entrata nella scuola primaria e dell'infanzia. Fu una battaglia colossale, mentre le famiglie, tutto sommato, lo avevano considerato in modo positivo e molte di loro lo avevano scelto.
L'anticipo è stato eliminato e adesso la risposta consiste in una sorta di scuole comprensive, con sezioni primavera aggregate alla scuola dell'infanzia, con bambini piccolissimi, che hanno esigenze del tutto particolari, insieme a ragazzi e bambini molto più grandi. Sappiamo tutti che la crescita, i cambiamenti e l'evoluzione dei bambini piccoli è rapidissima e che la struttura di un bambino dai due ai quattro anni cambia completamente.
La risposta - lo dico all'onorevole Volpini, che li fa passare per un aiuto alla maternità, vista l'urgenza degli asili nido - a mio avviso deve essere data istituendo asili nido e dando la possibilità anche ai condomini e alle famiglie di istituirli, nonPag. 33con delle scuole che pensano a tutto, organizzano tutto, gestiscono tutto e offrono tutto a modo loro, senza dare il riconoscimento, invece, agli asili nido che, magari, possono essere molto più proficuamente creati dalle famiglie in un condominio o vicino al luogo dove lavorano.
Non credo che i bambini debbano essere oggetto di sperimentazione - ciò è scritto, perché è una sorta di sperimentazione - e non credo che sia possibile far partire adesso le classi primavera quando il Ministro dice che provvederà alla formazione del personale adeguato ai nuovi percorsi.
Prima formiamo il personale e lo adeguiamo ai nuovi percorsi e, quando avremo la sicurezza che disponiamo del personale adeguato - e non che ne disporremo in futuro -, potremo riparlare di queste fughe in avanti. Tutto ciò avviene - lo ripeto - come è stato accennato, mentre le famiglie dei disabili sono in attesa di risposte e che il sostegno diventi effettivamente operativo; ricordo che esso era davvero un fiore all'occhiello della scuola italiana, che ci portava all'avanguardia in Europa.
Cercheremo di discutere di tali questioni, emendamento per emendamento, ma speriamo che le nostre richieste vengano accolte dalla maggioranza; speriamo, anche se il tempo a disposizione è poco, di trovare un accordo sul decreto-legge in esame, però mi sembra estremamente difficile, vista la situazione generale, com'è andato il dibattito e come si annuncia la discussione di domani (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Li Causi. Ne ha facoltà.
VITO LI CAUSI. Signor Presidente, Viceministro Bastico, sottosegretario Modica, onorevoli colleghi, malgrado quanto dichiarato dagli scranni dell'opposizione, desidero esprimere la mia soddisfazione sul provvedimento oggi al nostro esame: per me è un segno evidente di un impegno da parte di questo Governo sul delicato settore della pubblica istruzione.
Mi sento di estendere tale apprezzamento anche al lavoro svolto dalle relatrici, l'onorevole Sasso e l'onorevole Motta; voglio ricordare che sono stati anche accolti dei suggerimenti avanzati dall'opposizione. Onorevole Valentina Aprea, pensavo che tutto ciò costituisse un ottimo segnale, in questo momento così delicato per la politica nel nostro Paese, di partecipazione attiva e di lavoro condiviso tra maggioranza ed opposizione, soprattutto poiché abbiamo trattato provvedimenti che si inseriscono in un panorama decisamente delicato, che è quello, come dicevo poc'anzi, della pubblica istruzione.
Ritengo che questo testo contenga molte misure positive, che sono state salutate con favore anche dagli operatori del settore, a partire dalla disposizione del comma 1 dell'articolo 1, laddove si parla di tempo pieno nella scuola primaria e di tempo prolungato nella scuola media.
Rispetto le considerazioni espresse dalle colleghe poc'anzi, ma ritengo che si sia posta mano a una situazione che prima era insostenibile, perché avevamo davanti un distinguo che non era netto tra ore di base, di mensa, di laboratorio, eccetera; forse, se tale sistema fosse più o meno rispettoso o se le famiglie fossero da esso più o meno garantite è questione di punti di vista: rispettiamo il pensiero degli altri, ma vorremmo che fosse rispettato anche il nostro.
Si offrono, quindi, in questa maniera degli elementi di certezza per le famiglie, anche nell'ottica di avviare un piano triennale di lavoro e di tempo pieno con regioni ed enti locali.
Altra importante novità è la rottura con il recente passato, con la reintroduzione del giudizio di ammissione all'esame di terza media. Anche questo elemento era stato cancellato dalla riforma Moratti: riteniamo che l'esame di terza media sia molto importante e, senza alcun dubbio, un esame di Stato.
In questo modo si consente ai nostri ragazzi di accedere alle superiori con unPag. 34grado di istruzione che può essere valutato come un bagaglio culturale necessario per affrontare i futuri impegni scolastici.
Sono stabilite, inoltre, ulteriori norme anche per i privatisti, in quanto il decreto-legge al nostro esame prevede nuovi tempi e modi per l'iscrizione di questi ragazzi all'esame di Stato: già dall'inizio dell'anno essi dovranno segnalare presso quale scuola e quale comune intendono partecipare e saranno poi gli uffici regionali, in funzione di una percentuale ben precisa, a dare garanzia degli esami, assegnandoli ai diversi istituti.
Ritengo che questo sia un altro importante elemento di novità, come lo è il fatto che in tal modo si evita l'acquisizione di facili diplomi, assicurando al contempo che l'istruzione finale di uno studente sia seria e adeguata.
Il decreto-legge, inoltre, rende operative le sezioni primavera (ne hanno parlato tutti i colleghi), che rappresentano un ponte per i bambini tra i due e i tre anni. Il provvedimento alla nostra attenzione prevede, in tal senso, uno stanziamento economico, disponendosi a favore non solo di tale progetto, ma anche di risorse finanziarie da affidare alla scuola.
Come lo stesso Ministro Fioroni ha in precedenza spiegato con riferimento a tale procedimento, penso che esso costituisca la maniera migliore per fornire una risposta importante alla questione delle scuole materne, così come viene dato via libera al reclutamento degli insegnanti tra i diplomati del vecchio istituto magistrale in attesa che si concludano i corsi abilitanti.
Si tratta, quindi, di novità, come lo sono anche quelle relative alle sanzioni per i docenti: il tempo limite per decidere di irrogare provvedimenti passa, infatti, da un anno e mezzo a centoventi giorni. Si tratta di una risposta molto importante, dal momento che il Ministro Fioroni afferma che il procedimento disciplinare ha l'intento ben preciso di abbreviare i tempi e di assicurare rapidità ed effettività della sanzione, riordinando il sistema disciplinare con elementi di significativa novità. Anche la responsabilità ultima per i reati contro il decoro dell'istituto scolastico o la dignità degli studenti passa all'autorità scolastica in nome dell'autonomia e, quindi, al preside, che non dovrà più attendere il parere del collegio dei docenti, ma potrà sospendere il professore coinvolto in indagini per reati gravi.
Nel corso della discussione, onorevole Aprea, riteniamo che si possano migliorare tanti aspetti. Credo che le risorse aggiuntive derivino anche dal fatto ben preciso che, ad esempio, sarà lo Stato a pagare il personale nominato in sostituzione dei docenti in maternità o i supplenti collocati in astensione obbligatoria, senza più indebitare le scuole: anche questa è una risorsa aggiuntiva e, dunque, la questione deve essere considerata anche da questo punto di vista.
Certamente, onorevole Aprea, non ho la sua grande esperienza, dal momento che lei, oltre a possedere tale competenza - gliene do atto - è stata sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione ed è indubbiamente nelle condizioni di conoscere tali problematiche molto meglio; credo, tuttavia, che insieme possiamo fornire un contributo per il miglioramento, laddove è possibile, del testo al nostro esame.
Ritengo che noi siamo qui per lavorare e farlo bene in ordine alle disposizioni urgenti per l'avvio dell'anno scolastico e dell'anno accademico, ma anche per amore dei nuovi ricercatori, della ricerca scientifica e in vista di un buon anno accademico a livello universitario.
Noi vorremmo, onorevole Santolini, avere classi formate da non più di venti ragazzi e laboratori efficienti e moderni, che possano dare risposta non solo ai nostri ragazzi, ma anche alle famiglie, le quali sono sempre in apprensione - lo siamo tutti - per l'avvenire dei nostri figli.
In merito ai bilanci, penso che costituisca una circostanza importante che le multe comminate alle varie scuole da parte dell'ispettorato del lavoro, relativamente alla mancata comunicazione dei docenti assunti come sostituti, non ci saranno più allorché legifereremo in tal senso.Pag. 35
Per tutti questi motivi, ritengo si tratti di provvedimenti e di norme che, a nostro giudizio, sembrano veramente positivi. Questo passo in avanti che vogliamo compiere è fondamentale per la scuola italiana.
Ripeto che ogni provvedimento è sempre perfettibile e migliorabile. Si tratta di un dato di fatto: spetta a noi riuscire a promuovere quei miglioramenti che si ritengono opportuni, nei limiti di ciò che è consentito, e che le nostre famiglie e il nostro Paese si aspettano.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Titti De Simone. Ne ha facoltà.
TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, pur condividendo il merito delle relazioni svolte in aula dalle relatrici Sasso e Motta, voglio soltanto soffermarmi su alcuni aspetti che riteniamo essere particolarmente rilevanti in merito al provvedimento in esame.
In particolare, mi riferisco alla questione di cui all'articolo 1, ossia alla reintroduzione del tempo pieno nella scuola primaria. Voglio qui sottolineare che le disposizioni relative alla materia del tempo pieno erano state dapprima inserite nel disegno di legge A.C. 2272-ter esaminato dalla VII Commissione. Tali norme erano state introdotte in quel disegno di legge grazie ad un emendamento presentato dal mio gruppo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, successivamente riformulato dal Governo. Quella stessa dizione è stata poi inserita nel decreto-legge in esame, che ha delle ragioni d'urgenza, come abbiamo potuto rilevare, molto chiare e limpide. Pertanto, il Governo ha ritenuto di riprendere alcune norme, tra cui quella relativa al tempo pieno, seguendo l'iter cui ho già fatto cenno, e inserirle in questo decreto.
Perché ciò è avvenuto? Ciò è avvenuto poiché, naturalmente, vi è la sensibilità e la necessità di fare in modo che l'anno scolastico che sta per iniziare cominci al meglio e, sostanzialmente, anche con il tempo pieno. Quindi, considero positivamente che tale norma sia stata introdotta con il decreto-legge in esame. Pensiamo che sia del tutto chiara.
Le disposizioni introdotte dal decreto legislativo n. 59 del 2004, ossia con la riforma Moratti, sono abrogate, di fatto, con l'articolo 1 del provvedimento in esame.
VALENTINA APREA. Ti illudi!
TITTI DE SIMONE. Quindi, si torna ad un modello pedagogico-educativo chiamato «tempo pieno»: onorevole Aprea, se non vogliamo svolgere argomentazioni sulle ideologie, che a mio avviso realmente poco interessano al mondo della scuola, ma intendiamo rimanere più nel concreto, è stato, oggettivamente, un modello pedagogico ed educativo soprattutto nel Nord Italia. Lì è stato applicato ed esso costituisce un tema su cui mi piacerebbe che veramente ci confrontassimo. Mi riferisco alla necessità, realmente esistente, di estendere quelle esperienze positive dovute anche alla partecipazione del mondo della scuola e di tutti i suoi attori, dei territori e delle comunità locali: si tratta di vicende, esperienze, pezzi di storia del nostro Paese e dei movimenti democratici che hanno arricchito il nostro vivere civile.
Quindi penso che tutto questo non possa essere demagogicamente incasellato dentro un'idea obsoleta, del passato dell'Italia, ma che invece sia estremamente attuale, proprio in un momento in cui la scuola deve oggi affrontare sfide difficili sotto il profilo pedagogico ed educativo. Si tratta di grandi temi per i quali c'è bisogno di più risorse, strumenti, tempo, tempo più disteso e, naturalmente, il tempo pieno corrisponde pienamente a tutto ciò.
Vorrei, fra l'altro, sottolineare che tante volte il centrodestra richiama i bisogni delle famiglie italiane (forse a volte anche in modo molto demagogico) nella critica che svolge. Tuttavia, visto e considerato che spesso fa di tali argomenti una bandiera, vorrei ricordare, per esempio, cosa è stato il tempo pieno negli anni in cui la Moratti, di fatto, lo ha abrogato, quando lo ha fatto diventare uno «spezzatino», un'altra cosa, un'idea della scuola a domandaPag. 36individuale, completamente un'altra esperienza. E laddove questa esperienza è stata sottratta alla scuola, le famiglie e i genitori che non lo hanno più potuto avere hanno creato (innanzitutto in alcune regioni, dall'Emilia-Romagna alla Lombardia, quindi anche regioni governate dal centrodestra) movimenti e comitati nei territori per chiedere la reintroduzione del tempo pieno.
Vi è una domanda da parte dei genitori e non solo del mondo della scuola, per le ragioni pedagogiche ed educative che ho prima detto, e vi è un'esigenza anche reale delle famiglie di reintrodurre il tempo pieno. Dunque, altro che «impostazione ideologica» da parte nostra. Vi è la necessità, invece, di lavorare per rendere la scuola pubblica sempre di più una scuola di qualità che risponda alle esigenze reali del Paese.
Penso che la reintroduzione di questa norma sia importante proprio per tale ragione. Del resto, la norma è chiara: si tratta di reintrodurre il tempo pieno rispetto alle norme previgenti al decreto legislativo n. 59 del 2004. Quindi, anche per il modello organizzativo e le modalità organizzative del tempo pieno, naturalmente, si fa riferimento alle norme previgenti, con tutto quello che sappiamo (doppio organico e così via).
Certo, non ci sfugge il tema delle risorse. Il tema delle risorse esiste - e penso che il Viceministro Bastico ne sia assolutamente consapevole - ed è all'attenzione del Ministero della pubblica istruzione e, certamente, del Governo e del Parlamento, per quanto ci riguarda.
Tuttavia, è evidente che di questo discuteremo in occasione della prossima legge finanziaria ed è - diciamo così - nelle nostre corde l'idea di fare in modo che nella prossima legge finanziaria vi siano risorse qualificate per la scuola pubblica che riguardino non solo il tempo pieno, ma anche gli asili nido e le scuole dell'infanzia di cui è stata richiamata tante volte l'importanza.
In un Paese in cui gli asili nido pubblici sono solo il 40 per cento della domanda è evidente la necessità di un investimento da questo punto di vista, perché andiamo anche a toccare elementi importanti dell'organizzazione della vita delle persone, oltre che modelli pedagogici ed educativi. Si tratta, pertanto, di un servizio essenziale.
La legge finanziaria chiaramente dovrà porre questo problema, e dovrà porre anche il problema della scuola dell'obbligo e dell'aumento del costo del libri di testo, dato che l'imposizione dei prezzi da parte delle case editrici pesa sulle tasche delle famiglie italiane; ogni riapertura dell'anno scolastico, purtroppo, porta questo segno negativo da molti anni. Vi è bisogno di arrestare tale fenomeno, perché sta diventando un problema per le tasche delle famiglie ed anche per gli insegnanti di sostegno, come veniva ricordato prima dagli altri colleghi.
In tale provvedimento ci sono diversi aspetti, ma questo del tempo pieno mi sembra piuttosto rilevante. La questione del tempo pieno è stata oggetto di una grande mobilitazione sociale nel Paese, da parte di associazioni e del mondo della scuola. Credo che questo passaggio sia un fatto rilevante.
Naturalmente vi sono altri elementi che non vanno sottovalutati: penso alla questione delle norme disciplinari, come sopra richiamata; penso ai piccoli, ma importanti e urgenti interventi che riguardano particolari condizioni di docenti. Insomma, nel provvedimento vi è una serie di interventi oggettivamente urgenti per poter garantire un avvio di anno scolastico ordinato, con delle certezze, con un quadro normativo più chiaro: è senz'altro un provvedimento positivo.
Voglio concludere dicendo che ci sarà modo in Assemblea di svolgere una discussione, mi auguro, importante e valorizzante. Del resto, il lavoro della Commissione è stato svolto in quest'ottica; non vedo quali siano le ragioni per non effettuare, anche in questa sede, un lavoro altrettanto positivo e arricchente. È stato ricordato che in Commissione abbiamo lavorato collegialmente, sono stati accolti i suggerimenti dell'opposizione così come della maggioranza, ad esempio con gliPag. 37emendamenti di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea; altri saranno riproposti nel corso della discussione in aula per cercare, là dove possibile, di migliorare e arricchire il testo.
Mi sembra importante anche la disponibilità del Governo in tal senso, come già dichiarato prima dalla Viceministro Bastico. Vi sono le condizioni per fare un buon lavoro nell'interesse della scuola, dei genitori e degli studenti che si affacciano a questo anno scolastico.
Concludo annunciando fra l'altro che, oltre agli emendamenti di cui discuteremo, riteniamo di presentare anche un ordine del giorno che voglio citare brevemente: desideriamo invitare il Governo ad affrontare concretamente il tema del contrasto all'omofobia e al razzismo. Mi rivolgo al ministro Fioroni che spesso ha dichiarato la propria disponibilità e sensibilità sull'argomento. Abbiamo bisogno di affrontare una discussione e anche di iniziative. Il tema dell'omofobia e del razzismo attraversa, purtroppo, il mondo della scuola, perché attraversa la società. La scuola è, nel bene e nel male, lo specchio di una società dove si producono anche elementi non positivi di esclusione, di discriminazione e di diseguaglianza che noi abbiamo la necessità di superare.
È molto importante che questo Ministero, per il prossimo anno scolastico, dia un segnale, visto che vi sono stati molti casi, da questo punto di vista, di ragazzi adolescenti omosessuali che hanno vissuto bruttissime esperienze. Il mondo della scuola spesso non è attrezzato sufficientemente ad affrontare tali questioni insieme al territorio, alle associazioni e alle istituzioni locali.
È importante dare un segnale anche in tale direzione, in quanto è chiaro che non si può classificare tutto sotto la voce bullismo in modo indiscriminato e generalista, ma abbiamo bisogno di comprendere più da vicino i problemi del disagio, per dare alla scuola gli strumenti, soprattutto culturali, che sono l'antidoto essenziale. Gli strumenti repressivi, infatti, sono solo l'ultima spiaggia, invece quelli culturali sono necessari per poter rendere la scuola un avamposto fondamentale per la costruzione di una cittadinanza migliore (Applausi di deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo - Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro Fioroni sono felice che lei sia arrivato in aula per seguire la discussione sulle linee generali di questo provvedimento. Molti aspetti sono già stati illustrati dalle mie colleghe dell'opposizione, tuttavia, nell'introdurre l'argomento, anch'io devo svolgere alcune riflessioni sul metodo che è importante, forma che diventa sostanza. Constatiamo che nella prima settimana di settembre l'Esecutivo ha assunto una serie di provvedimenti, sia attraverso la decretazione ordinaria - come, ad esempio, con il regolamento per l'obbligo di istruzione a 16 anni, in attuazione della legge finanziaria per l'anno 2007 - sia attraverso la decretazione d'urgenza (come con il decreto-legge recante disposizioni urgenti per assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2007- 2008, varato il 5 settembre 2007 dal Consiglio dei ministri e pubblicato in data 7 settembre).
È evidente che tutti gli interventi strutturali e ordinamentali sul sistema educativo sono contenuti in leggi blindate e conduciamo questa polemica e questa riflessione già da quando si è insediato il Governo. Abbiamo osservato, infatti, più volte il famoso «cacciavite» del Ministro insinuarsi in provvedimenti che non vertevano sulla scuola, andando a creare una confusione normativa che da noi è stata sempre contestata, sfiorando un «bullismo normativo» che ci ha sorpreso e ci continua a sorprendere. Ne è una testimonianza eclatante il decreto-legge n. 147 in esame, con il quale sono state toccate - lo ricordava precedentemente la collega Aprea - diverse materie, molte anche difformi e disomogenee, ovvero senza quell'omogeneità che dovrebbe essere, comunque,Pag. 38una caratteristica intrinseca dei decreti-legge. Vi sono l'introduzione del vecchio tempo pieno - di cui ha trattato, in maniera molto esaustiva la collega De Simone - con 40 ore a settimana, gli esami di maturità - con la reintroduzione (o l'introduzione) dell'esame di ammissione - il ripristino del giudizio per l'ammissione all'esame di terza media, le sanzioni disciplinari a carico del personale. Constatiamo, dunque, quanti argomenti differenziati sono trattati dal provvedimento in esame, che si definiva anche precedentemente omnibus. Quindi, tengo a precisare che, a mio avviso e ad avviso del gruppo di Alleanza nazionale, questo è un vero scippo antidemocratico di provvedimenti per i quali era stata avviata una trattazione in Aula. Già in Commissione, inoltre, avevamo iniziato ad effettuare un'opposizione costruttiva, analizzando l'atto Camera n. 2272-ter, ora atto Camera n. 2272-ter-A. Avevamo anche, in Commissione e come opposizione, chiesto ed ottenuto con alcuni emendamenti, provvedimenti molto favorevoli per la scuola, come l'abolizione della Tarsu e la diminuzione del pagamento dell'IVA per le scuole. La Commissione bilancio, tuttavia, ha respinto tali emendamenti creando, comunque, difficoltà per la scuola che la nostra sensibilità, invece, aveva portato all'attenzione. Il Governo, quindi, in modo programmatico tende sempre - torno a ribadirlo - contrariamente a quanto raccomandato dal Presidente della Repubblica, ad eliminare la prassi democratica di ricorrere a leggi condivise dal Parlamento, soprattutto - ciò è importante - quando si tratta di un argomento, come quello della scuola, che dovrebbe essere un tema che, in molti casi, dovrebbe unire maggioranza e opposizione per individuare punti di intesa super partes. Constatiamo, invece, che con questo metodo si disattende la volontà di trattare un argomento, come quello dell'educazione, con un metodo diverso.
Gli articoli del provvedimento al nostro esame sono tre e non mi soffermo in maniera analitica ad analizzarli, in quanto ciò si effettuerà nella discussione sul complesso degli emendamenti e, poi, specificatamente nell'esame dei singoli emendamenti.
Non posso, però, non svolgere una considerazione sull'articolo 1 che, al comma 1, ripristina il tempo pieno, che ci ricorda gli anni Settanta e che era stato riformato, a mio parere giustamente, dal Ministro Moratti. La riforma Moratti aveva mantenuto lo stesso «tempo scuola»: il testo in esame, invece, è un pacchetto preconfezionato di tipo bulgaro, che viola l'autonomia organizzativa delle scuole e - quel che è peggio - non permette l'opzione da parte delle famiglie; ritengo che il tempo pieno si rivelerà una grande beffa. Inoltre, con il doppio organico previsto per norma - ma senza aumento complessivo di posti di organico e, quindi, senza alcuna risorsa aggiuntiva per realizzarlo - può determinarsi, come giustamente rileva la rivista Tuttoscuola, uno dei seguenti effetti: le classi a tempo pieno potrebbero diminuire oppure, per mantenere o far aumentare il numero di quelle attuali, occorrerebbe chiudere molte di quelle organizzate a tempo normale. Siamo evidentemente contrari, quindi, alla reintroduzione del tempo pieno, che riteniamo un passo indietro per la scuola.
Con riferimento all'articolo 2, non possiamo non essere d'accordo con la presa di posizione del Governo contro la degenerazione dei comportamenti nel mondo della scuola. Sappiamo che, negli ultimi mesi e nell'ultimo anno, sono stati riportati sulla stampa casi gravi: li abbiamo sempre addebitati alle lungaggini burocratiche, forse attuando una difesa corporativa della scuola. Altri accusano una burocrazia nella quale tutto, compresa la giustizia, scompare nella tortuosità del percorso. Si tratta, comunque, di un sistema malato: organi consultivi poco preparati, mancato rispetto dei termini, errori e difetti di comunicazione. È molto importante, quindi, ridisciplinare la materia; tuttavia mi chiedo come possano essere ripensati questi organismi tecnici, snelli e neutrali, se non si conduce in porto un'operazione già intrapresa nella scorsaPag. 39legislatura, ossia la riforma degli organi collegiali territoriali della scuola, alla luce dei cambiamenti introdotti dalla riforma del Titolo V della II parte della Costituzione!
A proposito di sanzioni disciplinari, non si può non fare un accenno, a mio avviso, ad un'altra esigenza del corpo docente, ossia alla volontà di sviluppare la propria funzione, sottolineando che quello del docente non costituisce un problema tecnico, ma un problema politico, sociale e culturale. È necessario, quindi, un nuovo stato giuridico: bisogna dare ai docenti nuove prospettive, attualmente inesistenti, e credere nei medesimi, con la consapevolezza che lo studente percepisce che il docente, se ama ciò che insegna, riesce anche ad acquisire quell'autorevolezza che costituisce il perno e l'aspetto mancante nella scuola; mancanza che dà adito ai fenomeni di bullismo, che derivano soprattutto dalla mancanza di rispetto e dal venir meno del rapporto tra insegnante e studente. L'attività del docente, quindi, non è né sindacale né impiegatizia, ma tecnica e morale, e richiede una più aggiornata professionalità e un maggiore spirito civile.
La collega Aprea, di Forza Italia, ha già affermato che concordiamo con le previsioni di cui all'articolo 3, che disciplina l'assunzione dei ricercatori: rimane, comunque, l'amarezza di dover constatare che sul provvedimento, con diverse modalità, avremmo potuto trovare un accordo e che, invece, abbiamo al nostro esame un decreto-legge contraddittorio, in alcuni casi anche difficile da capire, perché ha portato alla nostra attenzione molti argomenti diversi e, soprattutto, perché - torno alle mie contestazioni iniziali - non ha dato modo al Parlamento di discuterne, così come sarebbe stato necessario, imponendo ancora una volta modi e tempi, abitudine che questo Governo ha ormai adottato, purtroppo, come prassi comportamentale [Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.