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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,35).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.
(Richiesta di notizie sull'eventuale esistenza di collegamenti tra gruppi pedofili italiani e il partito olandese NDVD - n. 2-00035)
PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00035 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1).
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, rinuncio ad illustrarla.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Antonio Gaglione, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO GAGLIONE, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'interpellanza urgente in esame pone il problema dei possibili collegamenti fra gruppi pedofili italiani ed alcune organizzazioni straniere che, in altri paesi, sembrano voler costituire una vera e propria lobby volta ad offrire legittimazione ideologica e politica al fenomeno della pedofilia.
Innanzitutto, mi preme sottolineare come le azioni per la prevenzione e repressione della pedofilia, e soprattutto della sua declinazione più subdola e moderna, che è la pedopornografia on line, costituiscano una priorità assoluta per le forze di Polizia, che vi concentrano un notevole impegno in termini di attività, risorse e tecnologie.
La repressione del commercio e della divulgazione di materiale pedopornografico, l'identificazione dei loro acquirenti e fruitori e l'individuazione di coloro che adescano minori su Internet sono le principali tipologie delle azioni di contrasto alla pedofilia on line realizzate dalle forze di Polizia, e segnatamente dal Servizio della polizia postale e delle comunicazioni; specialità, questa, cui la legge n. 269 del 1998 ha attribuito la competenza in materia con specifici e penetranti poteri investigativi.Pag. 2
In questo ambito, evidentemente, il monitoraggio della rete Internet assume un ruolo centrale. Dal 1998 al 31 dicembre scorso sono stati, infatti, controllati 209.566 siti web; i siti direttamente oscurati in Italia sono stati 152, in quanto gli altri siti a contenuto pedopornografico sono attestati per la maggior parte su server ubicati all'estero e possono solo essere segnalati agli organi investigativi stranieri competenti per disporne la chiusura.
Proprio riguardo alla pedofilia on line, negli ultimi anni sono stati apportati alcuni interventi normativi correttivi che mirano a contemperare le esigenze di riservatezza delle comunicazioni elettroniche con le finalità, talvolta prevalenti, di prevenzione della criminalità. Mi riferisco, in particolare, agli obblighi di denuncia, conservazione dei dati di traffico e filtraggio dei siti recentemente introdotti a carico degli Internet providers con la legge n. 38 del 6 febbraio 2006 (Disposizioni in materia di lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pedopornografia anche a mezzo Internet).
La stessa legge, come è noto, ha anche previsto l'istituzione presso il Ministero dell'interno di un Centro nazionale per il controllo della pedopornografia sulla rete Internet, con il compito di raccogliere tutte le segnalazioni provenienti anche da organi di polizia stranieri e da soggetti pubblici e privati impegnati nella lotta alla pornografia minorile, riguardanti i siti che diffondono materiale concernente l'utilizzo sessuale dei minori, avvalendosi delle reti di comunicazione.
L'attenzione e la vigilanza sul fenomeno, quindi, sono massime, non solo in sede centrale ma anche a livello periferico, dove da tempo gli uffici della Polizia di Stato si sono dotati di strutture e servizi specializzati nella prevenzione e nel contrasto della pedofilia (Uffici minori istituiti presso le questure sulla base della legge n. 66 del 1996, con lo scopo di affrontare le problematiche dei minori e delle famiglie in difficoltà; e le sezioni specializzate, costituite all'interno delle squadre mobili con il compito, in particolare, di occuparsi delle indagini sui reati concernenti lo sfruttamento della prostituzione, la pornografia ed il turismo sessuale commessi in danno dei minori).
Vi è poi una serie, non meno importante, di iniziative di prevenzione e raccordo sul territorio che trovano il loro punto di riferimento nel protocollo d'intesa stipulato nel settembre 2004 dal Ministero dell'interno con Telefono azzurro, relativamente alla gestione del numero di emergenza per l'infanzia 114, operativo dal 1o gennaio scorso sull'intero territorio nazionale.
Il protocollo, in un'ottica di sicurezza partecipata, prevede l'attivazione di una rete di prevenzione e cooperazione sociale, nell'ambito della quale le prefetture-uffici territoriali del Governo, anche tramite le conferenze permanenti e in collaborazione con il gestore del servizio 114, promuovono il pieno coinvolgimento di tutti soggetti pubblici e privati interessati, con particolare riferimento all'elaborazione di protocolli comuni di intervento, alla circolazione delle informazioni, al monitoraggio e alla valutazione delle diverse forme di abuso, nonché alla diffusione di una cultura per la tutela dell'infanzia e dell'adolescenza.
Dal quadro descritto derivano alcune considerazioni. In primo luogo, per sua stessa natura, il fenomeno della pedofilia e della pedopornografia on line vive e si alimenta grazie ad una rete di relazioni, interessi e scambi che travalicano i confini nazionali; tende ad essere, in altre parole, un fenomeno globale, connotato da uno spiccato carattere di transnazionalità, che, in quanto tale, deve essere affrontato e combattuto incentivando al massimo la cooperazione internazionale di polizia. In questo senso si collocano numerose iniziative, alcune promosse e coordinate in sede di Europol (tese al rafforzamento della cooperazione mediante l'adozione di un modello di intelligence strutturato sul monitoraggio e sull'analisi dei trend dei criminali), altre sviluppate a livello di Interpol (come la realizzazione di una banca dati internazionale nell'ambito del progetto Stop II per l'ausilio alle investigazioniPag. 3contro la diffusione in rete di immagini pedopornografiche), altre infine nell'ambito del progetto COSPOL (varato in ambito Unione europea dalla task force dei capi di polizia per un'elaborazione di politiche comuni in materia di contrasto di alcuni dei più importanti fenomeni criminali transnazionali, fra cui la pornografia infantile).
Anche i risultati ottenuti sul piano investigativo, quindi, in molti casi sono frutto di un lavoro condotto a livello internazionale; penso, ad esempio, all'operazione condotta nei mesi scorsi dalla Polizia postale e delle comunicazioni di Venezia, i cui sviluppi hanno coinvolto settantotto paesi stranieri e determinato arresti e indagini in Spagna, Grecia, Norvegia ed altri paesi europei; oppure all'operazione Icebreaker condotta dall'Arma dei carabinieri, frutto di indagini estese in tredici paesi europei, i cui sviluppi investigativi sono tuttora in divenire.
In tale contesto, nel quale i collegamenti internazionali sono evidentemente parte caratterizzante della fenomenologia criminale pedopornografica, una particolare attenzione è rivolta da tempo alle varie manifestazioni della cosiddetta pedofilia culturale, ossia quel tentativo - cui fanno riferimento i parlamentari interpellanti - di creare un movimento di opinione che presenti la pedofilia come una forma di sessualità accettabile se non addirittura meritevole di tutela, in quanto espressione di amore per i bambini.
Sin dalle prime manifestazioni del citato movimento, riferite alla Danish Pedophile Association, gli operatori del settore hanno posto, quindi, particolare attenzione ai contenuti espressi dal Fronte di liberazione dei pedofili, sigla sotto la quale si sono registrate numerose produzioni di testi e materiale informativo che, pur non contenendo immagini pedopornografiche, illustrano le motivazioni che starebbero a fondamento dell'asserita necessità di rimuovere dalle coscienze degli individui l'avversione per la pedofilia.
Sono stati oggetto di attento monitoraggio anche i tentativi operati sul web di legittimare la pedofilia, benché, anche in questo caso, non siano stati possibili interventi diretti sui server utilizzati, che risultavano allocati fuori del territorio nazionale. Servizi di monitoraggio mirati, inoltre, sono stati svolti in occasione di quelle date (come ad esempio le giornate dell'International boylove day e dell'Alice day, svoltesi rispettivamente nei mesi di dicembre e aprile) nelle quali si potevano ipotizzare eventuali incontri, raduni o iniziative di gruppi pedofili su cui indirizzare i successivi interventi di polizia.
Dal complesso delle indagini e dalle attività di analisi avviati in merito a tali fenomeni, sinora non sono, peraltro, emersi collegamenti di gruppi italiani con il partito olandese NDVD cui fa riferimento l'interpellanza, né con altri gruppi organizzati di carattere politico.
PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di replicare.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, sono felice di prendere atto che, a seguito delle indagini svolte, da parte del rappresentante del Governo non vi sono i temuti collegamenti cui faccio riferimento nella mia interpellanza urgente; allo stesso tempo, però, da quanto detto dal sottosegretario Gaglione, non mi pare che le indagini in materia di contrasto alla pedofilia siano state intensificate da quando in Olanda è stato costituito il partito NDVD, che significa letteralmente: amore per il prossimo, libertà e diversità. Strumenti e parole attraverso le quali, evidentemente, quella pedofilia culturale, alla quale giustamente faceva cenno il sottosegretario, tenta di entrare in maniera più soft nelle menti dei cittadini.
A mio avviso, è urgente che il Governo, oltre a continuare a lavorare nella direzione evidenziata - anche attraverso quelle norme che nella scorsa legislatura entrambi gli schieramenti approvarono con ampia maggioranza sia alla Camera sia al Senato -, affronti con maggiore decisione e maggiore piglio la problematica in oggetto, proprio a fronte di questa nuova scoperta che ha allarmato non solo i cittadini italiani, ma anche la stessaPag. 4Commissione europea. Infatti, il 1o giugno - un giorno dopo l'annuncio della nascita di questo partito -, il Vicepresidente della Commissione europea aveva annunciato il proprio impegno affinché l'Olanda fosse essa stessa promotrice di un bando nei confronti del partito dei pedofili.
Sottolineo inoltre il preoccupante ritorno sui siti Internet di uno dei protagonisti italiani del collegamento tra le grandi organizzazioni della pedofilia italiana e le reti internazionali. Questo misterioso «signor P» il 23 giugno è tornato in rete, affermando: «Finalmente, sono di nuovo qui! Perdonatemi per la lunga assenza, ma impegni e mancanza di ispirazione mi hanno tenuto lontano. Per questo mio ritorno ho scritto un nuovo e lungo articolo aggiornato nella pagina dei link. Vorrei attirare la vostra attenzione su alcune questioni. Il sito della Danish Pedophilie Association, da quando è tornato on line, successivamente alla chiusura dell'associazione, ha quasi completamente abbandonato la sezione italiana, concentrandosi prevalentemente sulla sezione danese. Mi auguro che il webmaster ritorni quanto prima a scrivere e a tradurre qualcosa per la sezione in italiano. Il forum italiano continua a trovare difficoltà ad avere uno spazio definitivo e, dopo essere stato ospitato da vari server, ora l'unico spazio per messaggi in italiano sembra essere l'International boylover united; ma vedo che fatica non poco a destare l'interesse dei pedofili italiani. Negli ultimi giorni, proprio la sezione italiana pare essere stata chiusa. A mio avviso, come giustamente suggerito dalla Danish Pedophilie Association, l'ideale sarebbe riuscire a fare aprire una sezione in italiano su Boylover.net. Per questo motivo, mi rivolgo a tutti gli interessati per promuovere una richiesta da parte di tutta la comunità pedofila italiana affinché venga al più presto aperto su Boylover.net un forum per noi. Quindi, chi ne ha voglia potrebbe cominciare a spedire una mail a Boylover.net per chiedere l'apertura di uno spazio apposito per gli italiani. Per ora è tutto, in alto i calici, il "mitico P" è tornato!».
Evidentemente, questa comunicazione ha già formato oggetto di una denuncia da parte di don Fortunato Di Noto, rappresentante legale dell'associazione Meter; associazione che si batte da decenni contro il fenomeno della pedopornografia e che ha sottolineato l'aggravamento dei fenomeni di questo tipo, proprio a seguito di un annuncio che ha sconvolto l'intera Europa, visto che la Commissione ha rivolto un invito esplicito all'Olanda, sollecitando un'azione più forte da parte dell'Unione europea per evitare che in altri paesi europei possano verificarsi altri gravi fenomeni di questo tipo.
Tutto ciò è aggravato da quanto accaduto negli ultimi giorni. Ricordiamo infatti il ritrovamento in Belgio dei corpi di Stacy e Nathalie, pochi anni dopo l'eccidio di Marcinelle.
Quindi, rivolgo al Governo un ulteriore invito a contrastare il fenomeno con azioni che, in questi ultimi anni, sono state rafforzate anche dalle norme di legge e, nello stesso tempo, ad insistere maggiormente. Infatti, vediamo dai dati attuali, da me sommariamente citati, come il tragico e perverso esempio olandese stia avendo un risalto, proprio nelle ultime settimane, da parte di alcuni famosi, purtroppo, promotori della pedofilia via Internet, non solo culturale, nel nostro territorio.
Domando, perciò, un maggiore impegno che ci viene richiesto dalla stessa drammatica realtà che sta avendo effetti attraverso i cultori di questa tragica situazione nel nostro paese.
(Sperimentazione della pillola abortiva
- n. 2-00039)
PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00039 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 2).
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, rinunzio ad illustrarla.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Antonio Gaglione, ha facoltà di rispondere.
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ANTONIO GAGLIONE, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, onorevoli parlamentari, in risposta a quanto richiesto dagli onorevoli interpellanti, si fa presente che l'atto parlamentare fa riferimento ad un articolo pubblicato a dicembre 2005 negli Stati Uniti, sulla rivista The New England Journal of Medicine, in cui viene riportato un tasso di infezioni gravi e fatali da clostridium sordellii, conseguenti all'impiego della pillola RU-486.
Il clostridium è un batterio anaerobio, sporigeno, produttore di tossine, una tossina letale. Dal punto di vista di diffusione tale batterio è presente nell'intestino umano come le altre specie di clostridi. L'incidenza di infezioni con conseguente shock settico in donne sottoposte ad aborto medico con pillola abortiva è stata descritta in un report del Center Disease Control. Altri autori hanno riportato in letteratura l'incidenza di casi di shock settico dovuto a tale microrganismo.
Non si può attualmente affermare che tale infezione sia strettamente correlata all'uso di tale farmaco per il fatto che, in primo luogo, si tratta di un'infezione nosocomiale e come tale sottoposta alla sorveglianza da parte dei comitati per le infezioni ospedaliere, coordinati dalle aziende sanitarie locali e, in secondo luogo, non è stata accertata, a tutt'oggi, una stretta correlazione causa-effetto tra farmaco ed infezione.
Va preliminarmente precisato che i dati pubblicati sono relativi ad un'attività di monitoraggio continuo delle reazioni avverse, ossia di farmacovigilanza, la quale viene svolta, negli Stati Uniti, dalla FDA e, in Europa, dall'Agenzia europea sui medicinali e dalle agenzie regolatorie dei singoli paesi. Tale attività di farmacovigilanza riguarda tutti i medicinali segnalati per i quali vengono indicati nuovi ed inaspettati effetti tossici.
Al momento, presso l'ufficio sperimentazioni cliniche dell'Agenzia italiana del farmaco (AIFA), non è pervenuta alcuna segnalazione di infezioni gravi o fatali associate a clostridium sordellii, a seguito di somministrazione della pillola suddetta, utilizzata nell'ambito dell'interruzione volontaria di gravidanza.
Sono all'esame dell'EMEA, ai cui lavori partecipano le agenzie nazionali dell'Unione europea, tutti i dati relativi al profilo di beneficio-rischio della pillola RU-486, a livello sia europeo sia internazionale, e non solo i dati pubblicati sulla rivista già citata. Tale verifica consegue alla necessità di affrontare la problematica a livello scientifico e regolatorio internazionale e non sulla base di determinazioni discrezionali dei singoli paesi. Pertanto, le eventuali decisioni regolatorie relative ai casi di infezione da clostridium sordellii che verranno assunte in tale sede dovranno essere obbligatoriamente recepite da tutti i paesi europei e, quindi, anche in Italia tramite l'AIFA. Al momento attuale, inoltre, la FDA non ha adottato nessun procedimento restrittivo sulla pillola abortiva a motivo dei casi dichiarati di infezione da clostridium sordellii.
In questa sede, deve essere ricordato il ruolo fondamentale svolto dal comitato etico ospedaliero nelle funzioni di controllo su qualsiasi sperimentazione clinica approvata, circa il consenso informato del paziente ed il suo contenuto, l'esplicitazione del rischio di effetti collaterali e l'aderenza al protocollo sperimentale per quanto riguarda la somministrazione del farmaco in regime di ricovero.
Le responsabilità delle strutture ospedaliere che svolgono sperimentazioni cliniche sono costantemente affiancate dall'attenzione e vigilanza del Ministero della salute, in particolare anche con riferimento alla tipologia di farmaco in esame per tutti gli aspetti connessi alla possibile insorgenza di effetti tossici e pericolosi.
Si desidera infine rassicurare gli onorevoli interroganti che sarà cura e impegno rigoroso del Ministero della salute e dei suoi organi porre in essere tempestivamente, eventualmente anche per la sperimentazione in atto, ogni e più idonea misura mirata ad eliminare i rischi per la vita e la salute delle donne, qualora dovesseroPag. 6verificarsi ed essere accertati in Italia casi di infezioni gravi provocate dal citato batterio clostridium sordellii.
In conclusione, benché la posizione politica di questo Governo in ordine alla RU-486 sia già stata dettagliatamente chiarita, anche mediante risposta a precedenti interrogazioni agli stessi interessati, mi vedo costretto a ribadire quanto già specificato in ordine alla regolarità di ciò che sta avvenendo. Il ministro della salute non ha inteso, né intende, bloccare o liberalizzare la pillola abortiva. Non vi sono pregiudizi di alcun tipo nei confronti di questo farmaco né di altri. È semplicemente in atto una sperimentazione clinica, il cui protocollo è stato regolarmente approvato ai sensi della vigente normativa. Il Ministero si fa, pertanto, garante della correttezza procedurale e metodologica di conduzione della sperimentazione stessa, verificando il rigoroso rispetto delle condizioni previste dalla legge n. 194 del 1978 sull'interruzione della gravidanza.
Corre l'obbligo, infine, di precisare - senza velleità polemiche - che oggi stiamo sconfinando sul confronto scientifico di dati ed evidenze relative all'utilizzo di un farmaco. È evidente che la sede propria per questo tipo di disamine sono i convegni e gli altri eventi organizzati dalla comunità scientifica e degli organismi competenti, dove si confrontano i professionisti della ricerca, e non certamente il Parlamento dello Stato italiano.
PRESIDENTE. Il deputato Volontè ha facoltà di replicare.
LUCA VOLONTÈ. Onorevole Presidente, signor sottosegretario, ho già avuto modo di dirle, senza alcuna polemica, che il Parlamento italiano è la sede adatta in cui si può discutere di tutto. Quindi, questo suo ultimo richiamo a lasciare ai convegni scientifici i dati che noi le abbiamo chiesto - e che, evidentemente, lei non ha fornito - è un'offesa non personale ma all'istituzione del Parlamento e alla possibilità che in questa istituzione (ciò è previsto dal regolamento ma anche dalla Costituzione) i parlamentari chiedano notizie di alcune questioni. Quindi, invito anche il Presidente dell'Assemblea a sollecitare per l'ennesima volta - purtroppo, devo dirlo, nei confronti di questo argomento e di questo sottosegretario - un minimo di rispetto per l'istituto delle interpellanze urgenti ed anche per le istituzioni che si presiedono.
Non è un obbligo del parlamentare andare ai convegni scientifici per avere informazioni; è un obbligo del Governo, in questa sede e attraverso questo istituto, fornire alcuni dati. I dati che noi le abbiamo chiesto, signor sottosegretario, erano ricondotti a sei semplici domande, delle quali nessuna ha trovato risposta.
La prima: quante donne a Torino abbiano effettuato l'aborto, cioè l'espulsione dell'embrione, in regime di ricovero e quante di esse siano tornate a casa.
La seconda: cosa accade negli ospedali dove la pillola non viene somministrata attraverso una sperimentazione ma attraverso la richiesta diretta.
La terza: chi controlli se l'aborto avviene effettivamente in ospedale, quanto siano lunghe le degenze, se le donne firmino per tornare a casa o restino almeno quattro giorni in ospedale.
La quarta: se sia stato rispettato a Torino l'obbligo di confronto tra i diversi tassi di mortalità ai fini di una scelta consapevole da parte delle donne.
La quinta: se tale obbligo sia stato rispettato anche a Pontedera e nei diversi ospedali che hanno usato la RU-486 attraverso l'importazione diretta.
La sesta: se nell'ambito della vigilanza sulla sperimentazione non intenda acquisire elementi informativi sulla vicenda della donna di Siena, e in particolare per quali motivi la stessa non fosse stata ricoverata, quali informazioni avesse avuto, cosa ci fosse stato scritto sul consenso informato e se le fosse stato detto che era pericoloso mettersi in viaggio.
Si tratta di sei semplici domande, a nessuna delle quali lei ha risposto. Ora mi sento evidentemente obbligato ad essere assolutamente insoddisfatto. Dieci giorni fa, in una seduta simile a questa, le avevo chiesto cortesemente se, a fronte di unaPag. 7sua affermazione che lei ricorderà - i rischi per l'interruzione farmacologia della gravidanza si possono considerare equivalenti ai rischi dell'interruzione chirurgica solo se l'interruzione di gravidanza avviene totalmente in ambiente ospedaliero -, potesse fornire al Parlamento quella evidenza scientifica.
Evidentemente lei ha ritenuto di non dover fornire alcun dato a giustificazione della sua affermazione. Questo era nel suo diritto, anche se metteva in condizione gli interroganti ed il Ministero della salute di non avere rapporti di grande soddisfazione in questa materia.
Purtroppo la situazione è peggiorata, perché se io le faccio sei domande e lei mi risponde che gli argomenti scientifici possono essere affrontati soltanto nei convegni, lei manca di rispetto non nei miei confronti, ma nei confronti del Parlamento e mostra di non voler rispondere a queste domande.
Caro sottosegretario e, in nome e per conto suo, onorevole ministro della salute, noi chiediamo e continueremo a chiedere le stesse sei cose. Chiedo, inoltre, alla Presidenza della Camera di farsi garante affinché alle domande seguano le risposte, evitando di rimandarle a convegni scientifici o ad altre fonti di informazioni a cui non può accedere il Parlamento. Non so come commentare ulteriormente questo atteggiamento di grande mancanza di rispetto nei confronti del Parlamento e di assoluta mancanza di considerazione nei confronti degli interroganti.
Attraverso queste sei domande lei avrebbe potuto rispondere, con grande intelligenza e rispetto nei confronti di tutti, sulle modalità con cui si sta sperimentando questa pillola. Se lei non avesse il pregiudizio che afferma di non avere a favore o contro la RU-486, fornirebbe i dati che le vengono chiesti, non ci farebbe il commento degli articoli scientifici americani né citerebbe l'Agenzia europea senza fornirci alcun dato. Ci porterebbe dei dati a supporto delle sue opinioni, ma soprattutto ci porterebbe dati in risposta alle nostre domande.
Non so come leggere il suo atteggiamento, che per la seconda volta viene evidenziato nella risposta su questo argomento. Credo però che la migliore risposta sia rintracciabile nelle sue parole e nel suo atteggiamento: il Governo non vuole fornire agli interroganti i dati su questa materia, perché evidentemente ha un pregiudizio. Questo pregiudizio consiste nell'avere un'impostazione favorevole all'uso della pillola e nel non voler mettere il Parlamento ed il popolo italiano nelle condizioni di conoscere alcuni elementi. Si tratta di un fatto grave, per il quale chiedo un intervento diretto e fermo - visto che si tratta della seconda volta - da parte della Presidenza della Camera. Allo stesso tempo chiedo al sottosegretario di tornare la prossima settimana, dopo l'intervento della Presidenza della Camera e dopo quanto è accaduto in queste due settimane, per fornire le risposte alle nostre domande, evitando la teoria dei convegni scientifici, che può interessare gli scienziati ma non interessa al Parlamento. Se al Parlamento interessano altri elementi, il Governo ha l'obbligo di fornirli.
PRESIDENTE. Onorevole Volontè, lei sa che la Presidenza della Camera non può intervenire nel merito delle risposte fornite dal Governo. Proprio per tale ragione vi è la possibilità per l'interrogante di dichiararsi più o meno soddisfatto. Sono certo che il sottosegretario Gaglione non ha inteso mancare di rispetto nei confronti del Parlamento, ma non posso non convenire con lei, onorevole Volontè, quando afferma che non esistono argomenti che non possono essere trattati in questa sede. Il sindacato ispettivo serve proprio per tale ragione.
(Piano di ridimensionamento dell'organico giornalistico dell'emittente siciliana Telecolor - n. 2-00034)
PRESIDENTE. L'onorevole Burtone ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00034 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3).
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GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, signor sottosegretario, la scorsa settimana, il 29 giugno, abbiamo presentato insieme ad alcuni colleghi una interpellanza urgente non solo per informare il Governo su una complessa e dura trattativa, durata oltre otto mesi, tra l'editore Mario Ciancio Sanfilippo e la redazione di Telecolor, un'emittente storica che opera nell'informazione in Sicilia da trent'anni, ma anche per chiedere un intervento al fine di evitare il rischio di licenziamento di alcuni giornalisti. Purtroppo, subito dopo l'annuncio della presentazione del nostro atto di sindacato ispettivo, con un tempismo sospetto, l'editore Mario Ciancio Sanfilippo ha inviato la lettera di licenziamento a due giornalisti, al vicecapo redattore Alfio Sciacca e al caposervizio Fabio Albanese, i due giornalisti - sottolineo questo grave aspetto - che insieme al fiduciario della redazione hanno condotto la trattativa con l'azienda. Ci permetta quindi, signor sottosegretario, di esprimere, insieme ai colleghi dell'Unione che hanno firmato l'interpellanza urgente, la solidarietà ai giornalisti Alfio Sciacca e Fabio Albanese, ma anche a coloro i quali rischiano di perdere il posto di lavoro.
Dopo questa importante premessa, ritorniamo alle altre questioni di merito oggetto dell'interpellanza, partendo dalle motivazioni poste alla base dell'apertura della vertenza sostenute dal gruppo Mario Ciancio Sanfilippo. Tale gruppo ha evidenziato, in alcuni comunicati pubblicati dal quotidiano La Sicilia, un altro giornale di proprietà dello stesso editore, una situazione difficile sul piano economico della società Telecolor, che avrebbe registrato perdite negli ultimi sei anni.
Noi non siamo in grado di entrare nei dettagli, ma ci permettiamo di dire che non condividiamo la scelta di risanare il quadro economico ricorrendo alla scorciatoia dei licenziamenti, facendo pagare solo ai lavoratori discutibili scelte aziendali. Vogliamo inoltre ricordare che l'azienda Telecolor, nei mesi scorsi, ha venduto alcuni ripetitori di Videotre e ha effettuato altre operazioni imprenditoriali, realizzando delle plusvalenze.
Ho voluto richiamare questi aspetti perché pensiamo non solo che l'azienda Telecolor non sia a rischio fallimento, ma che sia giusto evitare la capitalizzazione per l'impresa degli utili e la «socializzazione» delle perdite solo per i lavoratori.
Detto questo, vogliamo sottolineare che, dopo la lunga trattativa tra il gruppo editoriale e la redazione, è stata trovata una possibile intesa economica, non solo grazie all'intervento del prefetto di Catania, Anna Maria Cancellieri Peluso, ma anche perché c'è stata una certa disponibilità da parte della redazione ad operare sul fronte del contenimento dei costi per raggiungere il risparmio di 350 mila euro l'anno fissato dall'azienda. Perchè, allora, è avvenuta la rottura della trattativa e l'avvio dei licenziamenti? Tutto è saltato quando, a ventiquattro ore dall'ultimo incontro, dopo che era stata trovata l'intesa in prefettura sul piano economico, l'azienda ha fatto pervenire alla redazione un decalogo sui criteri organizzativi, nel tentativo - mi permetta di dirlo, signor sottosegretario - di imporre alla redazione e alla direzione, come è stato sottolineato dall'ordine dei giornalisti, regole e criteri di organizzazione del lavoro giornalistico che non sono compatibili con i principi fissati dalle norme dell'ordinamento professionale.
In questo pseudodecalogo, l'azienda ha indicato, tra l'altro, la volontà di usare, con un'evidente interposizione di manodopera, una agenzia giornalistica - l'ASI - sempre di proprietà del gruppo Mario Ciancio Sanfilippo.
Siamo, quindi, davanti non ad una vicenda che ha come base il diritto dell'azienda a risanare i propri conti ma, piuttosto, al tentativo di ridimensionare comunque un gruppo redazionale guidato da un direttore, Nino Milazzo, ampiamente conosciuto nel panorama giornalistico nazionale; conosciuto non solo per la prestigiosa carriera - è stato vicedirettore del Corriere della sera, vicedirettore dePag. 9L'Indipendente e condirettore de La Sicilia - ma anche per il rigore professionale e per la sua cultura liberale.
Il gruppo redazionale di Telecolor, nei tanti anni in cui ha operato, ha sempre tenuto alto il valore dell'informazione libera e pluralista, e si è caratterizzato per il coraggio in alcune iniziative giornalistiche, soprattutto sul fronte della lotta alla mafia. Per questi motivi, riteniamo si debba impedire un'azione che comunque avrebbe l'obiettivo di ridimensionare la redazione di Telecolor e di avviare lo smantellamento di questa libera emittente.
Telecolor deve continuare, con il suo gruppo redazionale, ad essere una voce libera, in una realtà, quella della provincia di Catania e della Sicilia orientale, dove sempre più si sta formando una condizione di monopolio dell'informazione riconducibile al gruppo Mario Ciancio Sanfilippo. Appare assai grave, infatti, signor sottosegretario, che, per accordi o intese tra imprenditori e gruppi editoriali, la vendita del quotidiano La Repubblica, edizione di Palermo stampata a Catania, venga di fatto proibita nella provincia di Catania.
Signor sottosegretario, sono queste le motivazioni che noi poniamo alla base della nostra interpellanza urgente, ed è per tale ragione che chiediamo al Governo di conoscere anzitutto i risultati della mediazione portata avanti dal prefetto, se è vero che vi è stata una base concreta di accordo economico.
Chiediamo, altresì, al Governo di intervenire sul prefetto per riaprire il tavolo della trattativa, per far revocare i licenziamenti, per trovare una soluzione nella vertenza tra i giornalisti ed il datore di lavoro.
Inoltre, signor sottosegretario, chiediamo puntuali verifiche amministrative per accertare eventuali violazioni delle norme sulle concessioni per la radiodiffusione televisiva privata in ambito locale.
Infine, chiediamo di verificare se la situazione di contemporanea titolarità, da parte dello stesso soggetto editoriale, gruppo Mario Ciancio Sanfilippo, di emittenti televisive, di carta stampata e di agenzie giornalistiche possa configurare la violazione del principio di concorrenza e del pluralismo. Il timore - lo riaffermiamo con forza, signor sottosegretario - è che in Sicilia, e in modo particolare a Catania e nella Sicilia orientale, si stiano determinando condizioni inaccettabili di monopolio informativo confliggenti con le regole del pluralismo, che devono rimanere alla base di una democrazia moderna.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le comunicazioni, Giorgio Calò, ha facoltà di rispondere.
GIORGIO CALÒ, Sottosegretario di Stato per le comunicazioni. Signor Presidente, in relazione all'interpellanza poc'anzi illustrata dall'onorevole Burtone, si rileva che la vertenza che contrappone l'emittente televisiva locale Telecolor, facente capo al gruppo editoriale Ciancio, ed il personale dallo stesso dipendente, ha avuto inizio con la decisione dell'editore di procedere ad una drastica riduzione del personale sia giornalistico, sia tecnico ed amministrativo, giustificata con la necessità di far fronte ad asserite perdite economiche.
Stando a quanto riferito dalla locale prefettura - che ha seguito la questione sia dietro richiesta avanzata dalle organizzazioni sindacali interessate, sia in considerazione della valenza assunta dalla vicenda -, per il personale tecnico ed amministrativo è stato possibile raggiungere un accordo, mentre per il personale della redazione nessun risultato è stato conseguito, atteso che soltanto tre giornalisti, su quattordici interessati, hanno accettato la proposta di esodo incentivato avanzata dalla proprietà; per i rimanenti professionisti, la proprietà ha deciso di avviare una procedura di mobilità.
Allo scopo di arrivare ad un accordo, la prefettura ha promosso una serie di riunioni e di trattative, in modo da contemperare e tutelare gli opposti interessi delle parti.
L'intesa globale sulla vicenda, finalizzata alla conclusione della vertenza ed allaPag. 10revoca della procedura di mobilità, non è stata tuttavia possibile, in quanto nell'ultimo incontro tenutosi presso la prefettura di Catania la proprietà ha chiesto che fossero inseriti nel testo dell'accordo anche i nuovi criteri organizzativi ai quali doveva essere uniformata l'attività di redazione e che dovevano essere seguiti anche dal direttore della testata.
Tale richiesta non è stata accettata dalla redazione, che pure aveva espresso disponibilità verso gli aspetti economici della proposta di soluzione, in quanto incompatibile con i principi di autonomia e di libertà dell'informazione che dovrebbero contraddistinguere l'attività del direttore generale e della redazione stessa, ed è stata definita un vero e proprio diktat, tale da comportare una sudditanza del direttore responsabile nei confronti del direttore amministrativo.
Constatata l'inconciliabilità delle posizioni a confronto e nonostante ogni sforzo messo in atto dalla prefettura per continuare la mediazione intrapresa, le parti hanno deciso di interrompere i contatti.
In proposito, il Governo si impegna a sollecitare la prefettura di Catania a riaprire un tavolo di trattative allo scopo di raggiungere un'intesa che possa concludere positivamente la vertenza in atto, scongiurando il licenziamento dei giornalisti e preservando la loro autonomia.
Relativamente alla questione posta circa la possibilità che il ridimensionamento dell'organico dei dipendenti della società titolare di concessione televisiva privata in ambito locale possa far venire meno i requisiti iniziali in base ai quali la concessione è stata rilasciata, si ritiene opportuno far presente che il regolamento per il rilascio delle concessioni per la radiodiffusione televisiva privata su frequenze terrestri, adottato dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni con delibera n. 78 del 1998, prevede, all'articolo 6, comma 8, che il requisito del numero minimo di personale dipendente in regola con le vigenti disposizioni in materia previdenziale, insieme alle altre condizioni previste per il rilascio della concessione per la radiodiffusione televisiva su frequenze terrestri in ambito nazionale o locale, debbano essere possedute al momento della presentazione della domanda e sussistere al momento del rilascio della concessione e per tutta la durata della stessa.
In particolare, si fa presente che alla domanda di concessione deve essere allegata la documentazione riguardante il numero dei lavoratori occupati nelle varie mansioni o qualifiche, in regola con le vigenti norme in materia previdenziale debitamente certificata dai competenti enti.
Gli organi ministeriali provvederanno ad avviare le opportune verifiche amministrative al fine di accertare se le condizioni previste per il rilascio della concessione sussistano in vigenza di titolo abilitativo.
Non può non rilevarsi, ribadendo quanto già evidenziato dal ministro in sede di audizione programmatica presso le Commissioni di merito, come la situazione in oggetto confermi il nostro giudizio sull'inadeguatezza del SIC - il sistema integrato delle comunicazioni (come disciplinato dalla legge n. 112 del 2004 e dal decreto legislativo n. 177 del 2005-Testo unico della radiotelevisione) - a fornire strumenti utili per intervenire di fronte all'eventuale sussistenza di posizioni dominanti o comunque lesive del pluralismo in ambito regionale o subregionale.
PRESIDENTE. L'onorevole Burtone ha facoltà di replicare.
GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, signor sottosegretario, esprimo la mia soddisfazione per la risposta fornita dal Governo, che non è stata una risposta non burocratica, ma puntuale e precisa: il Governo ha confermato sensibilità sul terreno della difesa del posto di lavoro dei giornalisti, dell'impedimento dello smantellamento di un'emittente storica e del mantenimento delle regole che debbono essere alla base di un'informazione democratica e pluralista.
Signor sottosegretario, il Governo non poteva non seguire questa linea. Voglio ricordare che, nei mesi scorsi, proprio il Presidente del Consiglio, onorevole RomanoPag. 11Prodi, si è recato a Catania, nella sede di Telecolor, accompagnato dal sottosegretario Ricky Levi, per testimoniare la sua solidarietà ai giornalisti impegnati nella vertenza. La risposta del Governo, quindi, non è in contraddizione, ma in linea con quanto Prodi aveva affermato in quella occasione.
Per entrare nel merito della risposta, apprezziamo l'impegno del Governo ad avviare le opportune verifiche amministrative, volte ad accertare se siano state violate le norme vigenti. Signor sottosegretario, ci permetta di richiamare, con soddisfazione, quanto da lei affermato: l'intesa economica era vicinissima, in prefettura era stato fatto un ottimo lavoro e già si poteva ritenere raggiunto, quindi, l'obiettivo del contenimento dei conti (come era stato chiesto dall'azienda).
Pertanto, i licenziamenti dei giornalisti Alfio Sciacca e Fabio Albanese, motivati con l'esigenza di risanamento dei conti, appaiono ampiamente strumentali ove si consideri che la redazione aveva dato la disponibilità ad operare per il contenimento dei costi (erano stati convenuti addirittura una riduzione del 16 per cento delle retribuzioni, il taglio delle festività e degli straordinari, e tante altre cose).
Dopo quanto da lei sottolineato, signor sottosegretario, insistere sulla linea del licenziamento da parte del gruppo Mario Ciancio Sanfilippo significherebbe perseguire una soluzione strumentale, cercare di «eliminare» giornalisti che hanno un contratto FNSI-FIEG (la qual cosa ci meraviglierebbe, anche perché al vertice del gruppo editoriale si trova colui che è stato presidente nazionale della FIEG). Vorremmo evitare di porre le suddette questioni all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
Una insistenza nel seguire la strada arrogante dei licenziamenti da parte del gruppo Mario Ciancio Sanfilippo avrebbe significato una forzatura per ottenere una riduzione del costo del lavoro giornalistico. L'utilizzazione di una struttura impropriamente definita agenzia - perché appartiene sempre al gruppo Mario Ciancio Sanfilippo - consisterebbe in una interposizione di manodopera. Vorremmo evitare di tornare, nelle prossime settimane, in Assemblea per chiedere al ministro del lavoro un intervento in questa materia.
Quindi, signor sottosegretario, ci permetta di affermare che noi consideriamo molto importante l'impegno che il Governo ha assunto nel senso di sollecitare la prefettura a riaprire il tavolo della trattativa. Noi pensiamo, infatti, che l'obiettivo sia innanzitutto quello di revocare i licenziamenti e di definire una soluzione alla vertenza equa e condivisa tra le parti, tra l'impresa e la redazione. Confidiamo molto nel lavoro che il prefetto potrà svolgere nelle prossime settimane, anche perché l'intesa economica era stata raggiunta. Bisogna riprendere quell'intesa perché pensiamo che si debba rilanciare un'emittente che ha avuto una grande funzione e che può ancora incidere positivamente nella democrazia e nel pluralismo dell'informazione in Sicilia.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.