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Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 3025-A.
(Ripresa esame articolo unico - A.C. 3025-A)
PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta sono iniziati gli interventi sul complesso degli emendamenti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, colleghi parlamentari, siamo all'atto terzo della commedia Fioroni. Così come ha ricordato la collega Aprea, si tratta di una commedia che vede impegnato questo Governo ormai dalla primavera.
La relatrice, la cara amica Sasso, che nella passata legislatura era solita criticare moltissimi interventi attuati dal Governo Berlusconi (certamente qualcosa c'era da criticare, ma per la verità mi sembra che con questo Governo Prodi sia da criticare completamente tutto), sa che le norme sono ormai in ballo da tempo e riguardano tutta la normativa, anche la Bersani.
Dalla primavera questo Parlamento è stato impegnato nelle Commissioni con grande dispiego di energie (ricordo le iniziative della collega Aprea e l'impegno del collega Garagnani, per citare solamente i miei colleghi di Forza Italia, nomi che mi vengono in mente per primi).
La Commissione in primavera aveva già iniziato la discussione: vi erano alcuni punti condivisi e, ad un certo punto, il provvedimento aveva anche cambiato titolo. Si era trovato un accordo sulle norme anche urgenti.
Tant'è che lo stesso Comitato per la legislazione - apro una parentesi a proposito del cambiamento del titolo - critica questa formulazione e, con un politichese tutto romano afferma: il Comitato per la legislazione, esaminato il disegno di legge n. 3025, rileva che esso reca un contenuto parzialmente omogeneo, in quanto gli articoli 1 e 2 concernono l'avvio dell'anno scolastico, mentre gli altri riguardano l'assunzione di ricercatori universitari. Noi siamo favorevoli all'assunzione di ricercatori universitari, nonché all'inizio puntuale dell'anno scolastico e lo abbiamo dimostrato, come Forza Italia, come Casa delle libertà, nelle Commissioni in occasione del dibattito che si è svolto da primavera in poi.
Potremmo poi menzionare alcuni punti di intesa - che peraltro erano punti qualificanti proposti anche dalla mia parte politica - sul finanziamento della scuola, giacché - la collega Sasso e i DS ce lo ricordavano costantemente nella passata legislatura - non si possono varare provvedimenti che non prevedono risorse di copertura. Noi abbiamo chiesto lo stanziamento di finanziamenti più cospicui e avanzato proposte concrete per il pagamento delle supplenze per la maternità e per quanto riguarda le sanzioni disciplinari, e per la verità abbiamo concorso ad inserire alcuni di questi elementi nel testo del provvedimento (la relatrice per la XI Commissione, onorevole Motta, ha ben illustrato nella sua relazione alcuni aspetti relativi all'articolo 2).
Collega Sasso, posso dire che la nostra parte politica non è mai di parte, perché riconosco quando, come per esempio in questo caso l'onorevole Motta, chi non è del mio partito si è comportato bene, cercando di coinvolgere tutti e gliene attribuisco il merito; non sempre questo avviene, anzi quasi mai, e per tale motivo l'onorevole Motta è una mosca bianca. Quel dialogo e quell'intesa che erano stati trovati all'interno della Commissione, grazie soprattutto all'atteggiamento, va detto, dell'onorevole Aprea, del gruppo di Forza Italia, alla ripresa della discussione è stato improvvisamente bloccato. Pertanto, i nostri emendamenti tendono a ripresentare almeno questi punti fondamentali, che trovavano l'accordo da parte di tutti, perché il Ministro Fioroni non può cancellare tutto ciò che è stato fatto.
Collega Sasso, perché non vi siete anche voi preoccupati di salvaguardare il buono che era stato fatto? Ecco l'atto terzo della commedia che arriva puntualmente: un decreto-legge su tutte le materie.Pag. 23Ma non ci può essere urgenza su tutte le materie! Per la verità abbiamo assistito a tale comportamento più volte in questo Parlamento; questa mattina abbiamo ripreso la discussione del disegno di legge sulla sicurezza stradale, ma abbiamo già visto che in agosto il Governo ha compiuto l'ennesimo pasticcio su tale materia: al dramma degli incidenti stradali nel nostro Paese, il Governo Prodi ha risposto con l'ennesimo teatrino che ha vanificato la possibilità di incidere sul problema da parte delle istituzioni.
Basta una breve cronistoria e leggo un passo che ho inviato agli elettori del Veneto, perché la vicenda è simile a quello che è accaduto a proposito della scuola: a fine luglio la Camera sta per approvare un disegno di legge sulla sicurezza stradale, così come si stava approvando un disegno di legge sulla scuola. È pronta la navetta per la trasmissione del provvedimento al Senato per consentire l'emanazione della legge entro agosto; purtroppo, signor Presidente, cari colleghi, il bavaglio con cui l'attuale maggioranza ha reso muto il Parlamento è riuscito a produrre l'ennesimo stop ad un'iniziativa parlamentare, peraltro bipartisan, perché il problema è sentito e le soluzioni sono condivise: è stato emanato l'ennesimo decreto governativo, che mette da parte il lavoro del Parlamento, è vero collega Uggè? Esso è talmente urgente che il Governo lo emana il 15 di agosto, poi si dimentica di pubblicarlo nella Gazzetta Ufficiale; lo pubblica il 22, per cui l'entrata in vigore di questo decreto urgentissimo è rimandata a fine agosto. La Costituzione ci insegna che il ricorso al decreto-legge deve essere motivato dal sussistere di situazioni di emergenza.
Ma, signor Presidente e colleghi della maggioranza, dov'era il carattere emergenziale di un atto che è stato fatto entrare in vigore senza alcuna urgenza, se è vero che è stato reso operativo solo il 23, cioè alla fine di agosto? Viene così il sospetto - anzi, neppure più un sospetto - che sia stata ancora una volta la logica del prevalere mediatico a determinare l'esautorazione del Parlamento. Si è voluto fare un provvedimento spot per la scuola e per i trasporti.
Per la verità, si deve dire che la sinistra è sempre uguale, tanto a Roma quanto a livello locale: lo dico perché sono anche consigliere comunale di Venezia. Io sono un credente cattolico e so che la Bibbia ci insegna che Dio creò il mondo in sei giorni e il settimo si riposò, ma il mio sindaco, Massimo Cacciari, è fiducioso che, in metà tempo, i consiglieri comunali di Venezia potranno valutare una relazione di un migliaio di pagine sullo stato di attuazione del bilancio comunale che è stata presentata dalla Giunta il 15 settembre, approvata in Commissione bilancio il 21 e che deve essere assolutamente votata oggi. L'approvazione di questo documento contabile, peraltro, è l'unica fonte di attività dei consiglieri comunali, mentre tutto il resto, nell'attuale sistema, è di competenza della giunta. Ridurre la discussione sullo stato di attuazione del bilancio a poche ore di lettura significa penalizzare anche i barlumi di democrazia e di partecipazione. Questa è la sinistra ed è identica a Roma, a livello regionale e a livello locale. Questa è la sinistra che dobbiamo mandare a casa: qualcuno lo dice con parole che io, per rispetto al Parlamento, non voglio assolutamente adoperare.
Colleghi parlamentari, questa sceneggiata - che la collega Aprea definiva la «commedia Fioroni» - deve terminare. Ma a terminare deve essere la commedia Prodi, poiché non è solo Fioroni ad essere attore in una commedia: lo sono tutti i ministri. È la commedia dei lavori pubblici, è la commedia per cui di giorno si fa una cosa e di notte la si disfa, per cui Di Pietro parla di una cosa e gli altri parlano di un'altra, per cui il Mose a Venezia si fa e non si fa.
Quanto alla sicurezza stradale qualcuno afferma che, in fondo, questo decreto-legge, entrato in vigore a fine agosto, ha prodotto un risultato immediato e mediatico molto importante: i controlli effettuati in autostrada hanno, infatti, comportato la diminuzione degli incidenti. È vero, collega Uggè - lei lo ha ricordato molto bene inPag. 24Commissione - che gli incidenti sono diminuiti? Sono diminuiti forse quelli nelle autostrade poiché tutte le pattuglie sono state spostate là, mentre sono aumentati a dismisura gli incidenti nelle strade provinciali.
Questa è la verità, colleghi: questa è la verità dei provvedimenti spot, dei provvedimenti d'immagine! Ha ragione il Presidente della Repubblica quando ci richiama alla nostra responsabilità: basta sceneggiate, basta commedie, fate il vostro dovere parlamentare di maggioranza e di minoranza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
Questa è la verità alla quale, con senso di responsabilità, siamo chiamati a rispondere, se vogliamo essere gratificati dallo stipendio che riceviamo che è giusto e commisurato se lavoriamo, mentre non lo è se dobbiamo sempre ricorrere allo strumento del decreto-legge. Siete, infatti, voi a dire che il Parlamento non fa assolutamente nulla! Siete voi a metterlo fuori gioco con i vostri decreti-legge, ora sulla scuola e questa mattina sulla sicurezza stradale.
In proposito, peraltro, signor Presidente, mi ero anche permesso di chiedere alla Presidenza della Camera di valutare, in questo momento, anche la questione del question time poiché, con l'aula sempre vuota, siamo noi che diamo ai cittadini l'impressione di non svolgere assolutamente il nostro dovere. È vero, collega Leone, che queste cose vanno affermate? Mi sembra che sia opportuno farlo.
Ma torniamo a parlare del provvedimento al nostro esame. In proposito, devo dire che mi rammarico poiché non sono riuscito a presentare tutti gli emendamenti che avrei voluto. Vi sono infatti una serie di disposizioni di questo decreto-legge che bisogna eliminare. È infatti questa una brutta vicenda, che narra di un metodo autoritario che sfiducia il Parlamento e che fa ritornare ai tempi bui della legislazione sulla scuola. Collega Sasso, ricorda quel che lei ci raccontava in Commissione lavoro nella passata legislatura a proposito dei famosi decreti omnibus che comprendevano tutto?
Non è forse questo un decreto omnibus? L'articolo 1 si compone di otto commi: il primo comma si riferisce al tempo pieno; il secondo all'accesso dei privatisti agli esami di idoneità; il terzo a maggiori finanziamenti (quali non è dato sapere) per gli esami di Stato; il quarto modifica le norme relative agli accessi agli esami di terza media; il quinto si riferisce al Servizio nazionale di valutazione (che viene trasformato); il settimo comma si riferisce alle sezioni primavera; l'ottavo, infine, contiene la proroga dei riconoscimenti dei titoli abilitanti per le scuole paritarie.
Potrei soffermarmi su ulteriori aspetti, ma ritengo sufficiente l'elencazione del primo articolo per dire che il decreto-legge al nostro esame è ben altro che un decreto omnibus: si tratta piuttosto di quattro decreti omnibus messi insieme!
Stiamo parlando, infatti, di ben quattordici norme che non hanno tra loro alcunché in comune; certo, esse fanno riferimento alla scuola, ma non hanno assolutamente alcuna coerenza tra di loro. Vengono trattate quattordici materie, e ciascun articolo ne contiene molte altre (in precedenza ricordavo l'articolo 2, sul quale avevamo raggiunto un comune accordo anche grazie alla collaborazione con la nostra collega Motta).
Si tratta, quindi, di un «minestrone» che il Governo Prodi, con l'amico Fioroni, sta preparando, identico alla situazione che, come dicevo prima, nella XIII legislatura aveva indotto il Parlamento a dire «basta» ed a convenire sull'opportunità di pervenire ad un testo unico sull'istruzione. Ricordo benissimo con quale forza la collega Sasso intervenne, allora, nella discussione per sostenere, a nome dell'allora gruppo dei Democratici di Sinistra, che non si poteva assolutamente continuare con decreti omnibus che creavano solamente confusione.
Quando si parla di sanzioni disciplinari, si deve ritoccare e rivedere lo stato giuridico in modo che si affronti la problematica in questione; se si parla di ordinamento, si deve approvare una legge che parli di ordinamento; se si parla,Pag. 25infine, di organizzazione del tempo scolastico, si deve varare una legge che parli dell'ordinamento del tempo scolastico.
Questa sinistra si è molto agitata, anche nella passata legislatura, rispetto al problema del tempo pieno, solo perché - qualcuno sostiene - esso rappresenta un modello nel quale si riconoscono i professori ed i docenti della sinistra.
Ma dov'è la sinistra che tanto difende il tempo pieno, ma che oggi vede diminuito il tempo pieno ad opera del presente decreto-legge? Si prevede, infatti, di istituire un numero di classi a tempo pieno - è necessario dirlo e ricordarlo - inferiore rispetto a quello previsto dal decreto Moratti del Governo Berlusconi.
Perché oggi la sinistra non dice assolutamente nulla? Eppure, il tempo pieno era un vostro cavallo di battaglia e figurava nell'ideologia della vostra parte politica! Allo stesso modo, non avete autorizzato l'orario di quaranta ore, che è stato tanto richiesto in alcune parti del nostro Paese.
PRESIDENTE. Onorevole Campa, la invito a concludere.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, mi rendo conto che il tempo a mia disposizione sta terminando. Vorrei solo ricordare due punti: dobbiamo avere una scuola che sia in grado di dare competenze per garantire al nostro Paese il ruolo che gli spetta, ma soprattutto per assicurare ad ogni nostro cittadino la possibilità di essere protagonista.
L'OCSE ha ricordato, in questi giorni, che l'Italia si colloca alla fine di una graduatoria. Collega Sasso, dobbiamo assolutamente collaborare; dovete abbandonare i vostri pregiudizi e coinvolgere il Parlamento per arrivare ad un risultato positivo nell'interesse della nostra gioventù!
Signor Presidente, chiedo l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo di considerazioni integrative del mio intervento, perché si tratta di questioni sulle quali dobbiamo assolutamente dibattere, e mi auguro che alcuni degli emendamenti che abbiamo presentato, diretti a modificare in extremis questo «pateracchio», siano accolti.
Rivolgo tale appello alla sinistra, alle colleghe Motta e Sasso, anche per mettersi un po' la coscienza a posto con le malefatte compiute fino ad ora (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Onorevole Campa, la Presidenza consente la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative del suo intervento sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.
PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, il decreto-legge al nostro esame non va assolutamente ad incidere sulla situazione attuale della scuola per migliorarla, ma, al contrario, esso è la punta dell'iceberg di quanto ha intenzione di fare il Governo, come dichiarato dal ministro Fioroni, e cioè modificare la riforma Moratti, operando una controriforma della scuola come immaginata dalla maggioranza.
Al di là delle critiche mosse al provvedimento in esame con i precedenti interventi, al di là del suo contenuto, è importante anche segnalare le misure che era possibile adottare e che invece ad oggi mancano nel provvedimento e neppure sono nelle intenzioni del Ministro. Ad esempio: l'esenzione delle scuole dal pagamento della tassa sull'ambiente; l'esenzione dal pagamento dell'IVA sul materiale didattico e strumentale acquistato dalle scuole; il nodo - per noi molto importante - dei programmi regionalizzati, visto che ai nostri giovani insegnano sempre chi furono i re di Roma mentre ai giovani veneti non fanno conoscere neppure una delle figure dei centoventi dogi di Venezia; un fondo ad hoc per ripianare i debiti pregressi delle scuole, per le spese sostenute e per garantire il diritto allo studio; inoltre, la modifica dello statuto dell'insegnante per la valorizzazione della funzione docente. Tutto questo non è assolutamente contemplato.Pag. 26
Ma vi è di più e peggio. Voglio infatti ricordare le uniche misure che avete adottato per la scuola; tra gli altri, vi sono gli interventi recati con la legge finanziaria per il 2007 che si sono tradotti, in «soldoni» e per fare degli esempi concreti, in questi stanziamenti - per inciso, alla sinistra dovrebbe stare a cuore il concetto di uguaglianza, specialmente tra studenti -: alla regione Liguria, per le infrastrutture scolastiche, avete destinato 9 milioni di euro, pari a 5 euro e 70 centesimi per studente ligure; a favore della regione Lombardia avete assegnato 43 milioni di euro, pari a 4,80 euro per studente; inspiegabilmente, per la regione Campania aveva stanziato 184 milioni di euro - non serve un matematico per accorgersi che vi è qualcosa che non va! -, pari a 32,30 euro per studente. Pertanto, dovreste anzitutto spiegarci - e vedremo se con la prossima legge finanziaria appresterete dei correttivi in tale senso - perché uno studente lombardo vale poco più di 4 euro rispetto allo studente napoletano o campano, che ne vale più di 32. Inoltre, al di là di questi stanziamenti, il fatto che più ci inquieta è che non ponete rimedio e non fingete neanche timidamente di colmare tali differenze di trattamento tra le diverse scuole e aree del Paese.
Il provvedimento in esame annuncia quella che sarà la «deforma» Fioroni della scuola. Il Ministro Fioroni, fino ad ora, cosa ha detto? Egli ha spiegato che con la sua «deforma» ha intenzione di far studiare ai nostri studenti l'italiano e le tabelline. Innanzitutto, si dovrebbe suonare la sveglia per il Ministro e avvisarlo che mai nessuno ha cancellato dai programmi delle nostre scuole l'italiano e le tabelline. Ma il concetto di voler rafforzare l'insegnamento dell'italiano e delle tabelline ci spaventa particolarmente, perché temiamo che dietro tale intento vi sia la volontà di puntare all'integrazione, cioè di insegnare tali materie a chi non le conosce.
Perché tale fatto ci preoccupa? Naturalmente è necessario studiare anche l'italiano e le tabelline, ma concentrare i nostri programmi solo su tali temi significa obbligare i nostri giovani a non mettersi al passo con il mondo del lavoro, con la società, con le sfide della globalizzazione per far studiare, invece, i figli degli immigrati, che non conoscono minimamente l'italiano e le tabelline; ciò, quindi, equivale a vietare ai nostri figli e ai nostri giovani l'opportunità di avere una scuola che sia in grado di puntare alle sfide del futuro. Noi sosteniamo che l'integrazione debba essere diversa, tale da permetterci di migliorare, di accettare le sfide, di puntare sull'informatica, sulle lingue straniere, sul mercato del lavoro.
Poiché la sinistra ha bisogno di spiegare, soprattutto a se stessa, che l'integrazione è possibile, ecco che nelle nostre scuole si studiano l'italiano e le tabelline, perché altrimenti gli immigrati non sanno neanche ciò. Il risultato è che le nostre scuole non preparano più i nostri studenti e i nostri giovani.
Al di là di ciò, speriamo che finalmente nelle nostre scuole vi sia la possibilità di avere delle risorse, vi sia (si tratta di un'altro concetto importante) la vera autonomia scolastica, perché la sinistra da sempre è fautrice dell'autonomia scolastica, ma solo quando conviene.
Porto l'esempio di un episodio accaduto pochi mesi fa nell'università di Bergamo. L'università dovrebbe avere una propria autonomia, e infatti ha un proprio regolamento interno; tuttavia, in occasione delle elezioni universitarie, è intervenuto il ministro Mussi che, in barba a quanto prevede il regolamento interno, ha imposto che alle elezioni universitarie dell'ateneo bergamasco si potesse presentare e votare anche chi non è cittadino italiano.
Bene, potremmo in questa sede disquisire se siamo d'accordo o no sulla cittadinanza, ma non è questo il tema che voglio toccare. È troppo facile raccontare chiacchiere sulla autonomia scolastica quando poi, divenuti ministri, si è i primi a calpestare quell'autonomia e il regolamento di ateneo imponendo la propria idea o, meglio, la propria ideologia sulla vita di tutti gli studenti dell'università di Bergamo (nella fattispecie di cui stiamo parlando).Pag. 27
Quindi, come al solito, si fanno chiacchiere, si rendono dichiarazioni realizzando, poi, l'esatto contrario a livello pratico, come ha dimostrato di fare il Ministro Mussi. Ci tengo anche a ricordare che lo stesso rettore dell'università di Bergamo, che non può essere assolutamente accusato di essere della Lega, ha definito quella del Ministro un'«ingerenza» perché non era mai accaduto che un Ministro imponesse ad un ateneo di prescindere dal proprio regolamento interno e da quanto era stato pattuito.
Porto la circostanza quale esempio dell'ennesima vostra figuraccia in quanto ciò che avete «raccontato» prima di andare al Governo è l'assoluto contrario di ciò che state facendo adesso, anche sull'autonomia scolastica.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Cirielli, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pelino. Ne ha facoltà.
PAOLA PELINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, tutti sappiamo che il disegno di legge in esame, recante la conversione in legge del decreto legge 7 settembre 2007, n. 147, recante disposizioni urgenti per assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2007-2008 ed in materia di concorsi per ricercatori universitari, comprende norme assai eterogenee che in parte erano contenute nel disegno di legge recante disposizioni urgenti in materia di pubblica istruzione, atto Camera 2272-ter, approvato in sede referente dalla VII Commissione permanente della Camera dei deputati in data 27 luglio 2007.
Il protrarsi dell'iter parlamentare, però, non ne ha consentito l'entrata in vigore in tempo utile per l'operatività delle sue disposizioni sin dall'inizio dell'anno scolastico 2007-2008 ai fini della programmazione e dell'organizzazione delle varie attività ad esse correlate da parte delle scuole. Ecco, quindi, la presentazione di un provvedimento di decretazione d'urgenza, contenente anche norme inconferenti, che non ha la condivisione del gruppo di Forza Italia.
I deputati di Forza Italia in Commissione cultura si sono espressi in senso negativo sul provvedimento in esame in quanto lo stesso è teso a smantellare, con leggi e leggine, un altro pezzo della normativa in materia di istruzione, vero corpus approvato nel corso della passata legislatura, attraverso una controriforma vera e propria attuata in settori decisivi per il futuro del Paese quali l'istruzione e la ricerca. Tralascio di ricordare il dissenso espresso in sede di Commissioni riunite VII e XI (di quest'ultima sono componente) e spintosi, in XII Commissione, sino addirittura all'abbandono dell'aula al momento del voto sulla proposta di parere il 20 settembre ultimo scorso.
Stigmatizzo il metodo seguito dal Governo di frammentare, con provvedimenti regolamentari e leggine, la legislazione in materia scolastica che provocherà consistenti danni al sistema dell'istruzione italiana.
Ritengo, associandomi ai colleghi del gruppo, altresì inammissibile inserire disposizioni di carattere ordinamentale in un provvedimento d'urgenza.
Farò un cenno doveroso ai contenuti del provvedimento per giungere poi alle conclusioni finali. Il complesso iter del disegno di legge n. 2272-ter mi spinge a fare altresì un cenno alla relazione illustrativa che specifica che le disposizioni introdotte nel provvedimento d'urgenza sono volte a «(...) definire in maniera più puntuale alcuni aspetti della normativa in materia di istruzione, in modo da permettere alle istituzioni scolastiche di meglio programmare le attività e di assicurare le migliori condizioni per un ordinato avvio e svolgimento dell'anno scolastico 2007-2008».
L'articolo 1 del decreto-legge, parzialmente modificato nel passaggio dalle Commissioni referenti all'Assemblea, contiene disposizioni in materia di ordinamenti scolastici. Più in particolare, il comma 1 ripristina nella scuola primaria l'organizzazione delle classi a tempo pieno. Nei limiti della consistenza di organico attualmentePag. 28prevista, tale articolo dispone la reintroduzione nella scuola primaria delle classi funzionanti a tempo pieno (quaranta ore settimanali, compreso il tempo per la mensa).
Preciso, come da emendamento della collega Aprea, che le norme previgenti sono quelle della legge n. 148 del 1990, che introduceva il modulo dei tre docenti su due classi, e - associandomi - sottolineo che le disposizioni cui al comma 1 dell'articolo 1 del decreto-legge sono «superate» e violano il regime di autonomia didattica e organizzativa delle scuole.
Inoltre, la disposizione sul tempo pieno nega l'autonomia delle scuole e la libertà di scelta delle famiglie. Per quanto riguarda le modifiche apportate al testo originario del primo comma dell'articolo 1, è stato aggiunto un periodo che prevede, per quel che riguarda il tempo pieno, l'adozione da parte del Ministero della pubblica istruzione, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, di un piano triennale di intervento.
Inoltre, al comma 3 dell'articolo 1 è stata modificata l'entità dei fondi a disposizione dei pagamenti degli esami di maturità, in quanto le risorse precedentemente previste risultavano di entità successivamente esigua. D'altra parte, il Governo, nella persona del Viceministro Bastico, ha confermato che la misura prevista nel nuovo testo coinciderebbe con quella già recata dal progetto di legge n. 2272-ter, su cui la Commissione bilancio della Camera dei deputati si era già espressa. Inoltre, il comma 4-ter aggiunge, per quel che riguarda l'esame di Stato, lo svolgimento di un'ulteriore prova scritta a carattere nazionale, volta a verificare i livelli generali e specifici di apprendimento conseguiti dagli studenti, evitando di fatto che vi sia, per quanto riguarda l'esame di Stato, una valutazione finale affidata esclusivamente al consiglio di classe. Ciò in aggiunta al comma 4, che dispone il ripristino del giudizio di ammissione all'esame di Stato conclusivo della scuola secondaria di primo grado.
Altri successivi commi dell'articolo 1 del provvedimento in esame, modificano la composizione degli organi di gestione dell'Invalsi, riducendo da otto a tre i componenti del comitato di indirizzo e affidando al Ministero della pubblica istruzione l'indicazione degli obiettivi della valutazione esterna condotta dal servizio nazionale di valutazione; autorizzano parte della spesa necessaria all'attivazione delle cosiddette «classi-primavera» previste dal comma 630 dell'articolo unico della legge finanziaria per l'anno 2007 e destinate ai bambini tra i 24 e i 36 mesi; dispongono che, per gli insegnanti delle scuole materne attualmente in servizio, siano riconosciuti, sino alla conclusione di corsi appositamente istituiti, come titoli abilitanti all'insegnamento i diplomi magistrali.
La nuova prescrizione, tuttavia, si applicherà per un periodo limitato e cioè sino alla conclusione di corsi abilitanti appositamente istituiti per categoria di docenti sopramenzionata. L'articolo 2 reca norme urgenti in materia di personale scolastico. Il comma 1 dell'articolo 2 apporta alcune modifiche agli articoli 503, 506 e 468 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297 (testo unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione), relativi rispettivamente all'irrogazione di sanzioni disciplinari, alla sospensione cautelare e al trasferimento per incompatibilità ambientali nei confronti del personale direttivo e docente. Il comma in esame introduce, altresì, una disciplina volta ad attribuire al dirigente scolastico il potere di disporre in via d'urgenza l'utilizzazione dei docenti in compiti diversi dall'insegnamento, qualora i medesimi docenti si siano resi responsabili di comportamenti di una gravità tale da risultare incompatibili con la funzione educativa.
Un'altra modifica, introdotta dal passaggio in Assemblea, riguarda il comma 3 dell'articolo 2; in particolare, concerne la specificazione relativa al fatto che i dirigenti scolastici provvedano «(...) direttamente al conferimento delle supplenze al personale appartenente al profilo professionale di collaboratore scolastico (...)». Inoltre, un'ulteriore modifica al comma 3 dell'articolo 2 prevede che «con decretoPag. 29del Ministro della pubblica istruzione, di concerto con il Ministro del lavoro e della previdenza sociale e con il Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, d'intesa con la Conferenza unificata, siano definiti i tempi e le modalità per la trasmissione delle liste aggiornate alle istituzioni scolastiche, ai fini del conferimento delle supplenze e delle conseguenti comunicazioni da parte delle istituzioni medesime ai competenti centri per l'impiego». Per inciso, il comma 3 dell'articolo 2 dispone che, a decorrere dall'anno scolastico 2007-2008, le supplenze annuali per il profilo professionale di collaboratore siano conferite direttamente dai dirigenti scolastici, sulla base delle liste di collocamento predisposte dal centro per l'impiego territorialmente competente.
Passo ora brevemente all'articolo 3 del provvedimento chiedendo, se mai ci sarà risposta, per quale motivo venga inserita siffatta norma, che detta disposizioni urgenti in materia di reclutamento dei ricercatori, in un provvedimento di urgenza. In particolare, si dispone la disapplicazione, per l'anno 2007, dei commi 648 e 651 dell'articolo unico della legge finanziaria per il 2007, relativi al piano straordinario di assunzione di ricercatori presso le università ovvero gli enti pubblici di ricerca vigilati dal Ministero dell'università e della ricerca e, parallelamente, si stabilisce una diversa destinazione delle somme stanziate per il 2007, ai fini delle assunzioni ivi previste.
La legge finanziaria per l'anno 2007 ha introdotto alcune novità concernenti il reclutamento dei ricercatori, al fine di favorire l'ingresso nel mondo della ricerca e di ridurre il fenomeno del precariato. La ratio della disposizione è probabilmente data dall'impossibilità di utilizzare le somme stanziate per il 2007 a causa di problemi procedimentali relativi all'adozione dei regolamenti di disciplina di entrambi i concorsi. In tale caso è condivisibile l'intervento per i giovani ricercatori.
Il comma 1-bis dell'articolo 3, anch'esso inserito nel corso dell'esame presso le Commissioni competenti, è volto a monitorare la qualità dell'attività scientifica e didattica dei ricercatori assunti dalle università a seguito di concorsi banditi successivamente alla data di entrata in vigore della legge. Rilevo comunque, come sopra detto, che l'articolo 3 dispone la disapplicazione per l'anno 2007 dei commi 648 e 651 dell'articolo unico della legge n. 296 del 2006 relativi al piano straordinario di assunzioni di ricercatori presso le università ovvero gli enti pubblici di ricerca vigilati dal Ministero dell'università e della ricerca e, parallelamente, stabilisce una diversa destinazione delle somme stanziate per il 2007 ai fini delle assunzioni ivi previste, dimostrando more solito come l'attuale Governo stralci provvedimenti ordinari per inserirli in decreti-legge improvvidi e compositi, infarciti di disposizioni oltre che censurabili sotto vari profili anche inconferenti e non consone alla previsione costituzionale della decretazione d'urgenza. Il Governo dispone e poi disapplica, in un alternarsi di provvedimenti che altro scopo non hanno che rivelare approssimazione legislativa e incertezza di azione politica.
Non proseguo oltre visto che, sia in questa Assemblea sia nelle Commissioni, sono stati detti fiumi di parole sull'argomento, sia da me sia da autorevoli colleghi del mio schieramento politico. È ben vero che non è stato possibile portare il disegno di legge all'esame dell'Assemblea prima della pausa estiva, anche per il notevole ritardo con cui la Commissione bilancio ha espresso il suo parere; ma è altrettanto vero che nel decreto-legge n. 147 del 2007 sono rimaste solamente due norme condivise dai gruppi di opposizione che riguardano essenzialmente il pagamento delle supplenze per maternità e le sanzioni disciplinari. Solo queste due materie avrebbero dovuto formare oggetto del provvedimento d'urgenza, mentre tutte le altre disposizioni, che hanno carattere ordinamentale, avrebbero semmai dovuto essere discusse in altri provvedimenti.
In Commissione cultura la Viceministra Bastico ha affermato che il contenuto del disegno di legge n. 2272-ter è frutto di un lavoro, in gran parte condiviso dalle diversePag. 30componenti politiche, che rientra nella parte delle norme considerate necessarie e urgenti secondo le disposizioni costituzionali. Nel merito, ha sottolineato che le famiglie hanno l'assoluta necessità di conoscere, sin dall'inizio dell'anno scolastico, se hanno la possibilità di usufruire del tempo pieno, rilevando altresì che il pagamento delle supplenze per maternità, che rappresenta una spesa consistente e poco programmabile, è stato attribuito ai capitoli del personale a tempo determinato del Ministero della pubblica istruzione, alleggerendo così i bilanci delle scuole. La rappresentante del Governo ha evidenziato, infine, che le sanzioni disciplinari previste nel provvedimento d'urgenza sarebbero necessarie a favorire un corretto avvio del nuovo anno scolastico.
Il mio gruppo ha stigmatizzato come inopportuno il metodo utilizzato dal Governo per imporre modifiche strumentali alla cosiddetta riforma Moratti, considerato che non sono previste risorse aggiuntive e non possono essere ampliati gli organici per la reintroduzione del tempo pieno, così da concludere che il decreto-legge in esame rechi disposizioni penalizzanti e discriminatorie per le scuole paritarie, salvaguardandone alcune rispetto alle altre.
PRESIDENTE. Deve concludere.
PAOLA PELINO. Concludo, Presidente. Con riferimento alle previste sanzioni disciplinari che si ritengono condivisibili, il Governo dovrebbe essere coerente e riconsiderare anche lo stato giuridico dei docenti, valutando non solo le misure punitive nei confronti dei docenti inadempienti ma, di contro, mettendo a punto un efficace sistema premiale.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'istituto tecnico commerciale Vincenzo Volpe di Grottaminarda (Avellino), che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Airaghi. Ne ha facoltà.
MARCO AIRAGHI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nell'intervenire sul complesso degli emendamenti non si può non rilevare che varando un decreto-legge su materie così disomogenee tra loro e continuando ad adottare lo strumento della decretazione d'urgenza l'attuale Governo, ancora una volta, non ha avuto alcun rispetto per il Parlamento.
Ancora una volta l'attuale Governo non ha avuto alcun rispetto per la VII Commissione, nella quale i nostri colleghi avrebbero ben potuto discutere e approfondire tematiche così importanti. Quando parliamo di scuola - è bene ricordarlo - parliamo del futuro dei nostri ragazzi, dei nostri studenti e delle nostre famiglie; in definitiva, del futuro della nostra nazione. Ancora una volta l'attuale Governo non solo non ha avuto rispetto per il Parlamento - in tempi di antipolitica sembra così ovvio e logico non avere rispetto per l'attività parlamentare - ma non ha avuto il dovuto rispetto anche per gli studenti italiani. Ciò è gravissimo e inammissibile! Gli studenti italiani avrebbero diritto che i provvedimenti sul loro futuro e su quello della scuola italiana fossero approfonditi con le dovute modalità dal Parlamento.
Ancora una volta, allora, l'Esecutivo non ha avuto rispetto per le famiglie italiane, perché non aver rispetto per gli studenti significa non avere rispetto per le loro famiglie, che, a volte, nello studio del figlio investono tutto il loro capitale umano e profondono l'impegno per assicurare al proprio figlio un futuro all'altezza delle loro aspettative.
In definitiva, ancora una volta, l'attuale Governo, con questa decretazione d'urgenza in materia di scuola, non mostra alcun rispetto degli italiani che vorrebbe o dovrebbe rappresentare. Peraltro, non è la prima volta che sui temi riguardanti la scuola, nel corso della legislatura, si fa ricorso al decreto-legge, con la conseguenza che il Parlamento viene ad essere strozzato e non può discuterne. Mi chiedo perché l'Esecutivo non dà al Parlamento la possibilità di discutere sui temi della scuola, quasi che per affrontare gli argomenti riguardanti la scuola e il futuro deiPag. 31nostri ragazzi occorra usare un linguaggio criptico, adeguato solo ai nostri giovani, e vocaboli appartenenti all'area semantica del rock.
No! Per discutere della scuola è sufficiente esprimersi in modo chiaro e affermare esplicitamente che vogliamo una scuola volta a formare i nostri giovani ad un futuro all'altezza della tradizione della nostra nazione.
Il decreto-legge si compone di quattro articoli. Noi, come gruppo di Alleanza Nazionale ci opponiamo fortemente in particolare al primo comma dell'articolo 1, che reintroduce il vecchio tempo pieno. Ciò rappresenta un vecchio ritorno al passato, perché è un tempo pieno che sembra una concessione ai post-sessantottini depressi, che credono, come una volta, che la scuola debba soddisfare le esigenze di chi ci lavora e non che debba essere formata sulla misura degli studenti che apprendono. Noi consideriamo primaria l'attenzione allo studente e all'individuo; ciò era il cardine della riforma Moratti da noi approvata nella scorsa legislatura: non è certo il tempo pieno che determina la qualità della scuola. Si tratta di un vecchio tempo pieno anni Settanta, che era stato giustamente messo in soffitta dalla riforma Moratti (che pure aveva mantenuto lo stesso tempo-scuola); un pacchetto preconfezionato di tipo bulgaro, che viola l'autonomia organizzativa delle scuole e non permette alcuna opzionalità alle famiglie. Esso si tradurrà, in ultima analisi, come anticipato dalla collega che mi ha proceduto, in una beffa, perché la norma ha previsto un doppio organico, ma senza prevedere un aumento complessivo dei posti in organico, quindi senza la previsione di alcuna risorsa aggiuntiva per realizzarlo. Di conseguenza, il tempo pieno ipotizzato dal decreto-legge in esame può determinare, come giustamente rileva la rivista Tuttoscuola, uno dei seguenti effetti: o le classi a tempo pieno potrebbero diminuire, oppure, per mantenere quelle attuali o farle aumentare di numero, sarebbe necessario chiudere molte scuole organizzate a tempo normale. Quest'ultima rappresenterebbe una soluzione da respingere assolutamente in sede di approvazione finale del provvedimento.
Un'altra importante modifica che il gruppo di Alleanza nazionale chiede è di ripristinare la sistematicità di verifica da parte dell'Invalsi, che, così com'è configurata, si limiterebbe invece ad individuare una rilevazione a campione che è già competenza dell'ISTAT.
L'articolo 2 del decreto-legge affronta un altro tema, che a nostro avviso è molto importante e riguarda la disciplina all'interno della scuola. Negli ultimi mesi - è sotto gli occhi di tutti - grazie al potentissimo mezzo rappresentato da Internet terribili filmati sono trasmessi quotidianamente sul sito YouTube. Si tratta di degenerazioni vere e proprie dei comportamenti all'interno della scuola italiana. Vediamo, infatti, trasmesse come vanto da alcuni studenti bulli, azioni di assoluta ed efferata violenza compiute ai danni dei più deboli, spesso ai danni di alunni diversamente abili. A volte siamo costretti a vedere ritrasmessi anche dai telegiornali nazionali episodi di violenza o di enorme gravità a sfondo sessuale più o meno esplicito. Si tratta di degenerazioni verso cui, negli ultimi tempi, vediamo scivolare la nostra scuola italiana.
Il bullismo, che affligge la nostra società e che interessa potentemente anche le nostre scuole, è sicuramente un fenomeno che come Parlamento ci deve preoccupare. Anche su questo tema sarebbe stato assolutamente necessario svolgere un dibattito approfondito nelle aule del Parlamento, anche con audizioni mirate da svolgersi nella VII Commissione. Ciò sarebbe stato giusto rispetto ad un tema, che deve preoccupare chi ha a cuore il futuro dei nostri ragazzi e della nostra società.
Per quanto riguarda i provvedimenti disciplinari siamo anche noi d'accordo nel riformare le norme che, di fatto, paralizzavano i procedimenti, ciò a garanzia non solo degli studenti, ma anche e soprattutto dei docenti stessi. Nel contempo, però, riteniamo che queste modifiche debbano essere accompagnate da una profonda riforma degli organi collegiali e territorialiPag. 32della scuola, seguendo un cammino che era stato già intrapreso dalla riforma Moratti.
Il Governo, a nostro parere, dovrebbe essere coerente e riconoscere lo stato giuridico dei docenti, mettendo a punto un sistema premiale veramente efficace. Solo così si potrebbe realizzare una vera e propria riqualificazione del corpo docente, della quale l'intero sistema educativo avrebbe bisogno: una riqualificazione che merita il corpo docente stesso, in gran parte formato da uomini e donne che sentono la missione dell'insegnamento e che ogni giorno, pur nelle difficoltà quotidiane, affrontano con il massimo impegno la missione educativa dei nostri ragazzi.
In conclusione, dobbiamo constatare ancora una volta che il Ministro Fioroni è mosso più dalla voglia di smantellare ciecamente la riforma Moratti che dall'intento di avanzare una proposta alternativa. Anche l'odierna discussione su un provvedimento così confuso e frammentato ne è l'ennesima, chiara ed inequivocabile dimostrazione.
Signor Presidente, noi di Alleanza Nazionale siamo nel merito contrari al provvedimento oggi in discussione, perché innanzitutto non condividiamo la volontà di cancellare, comunque e sempre, tutte le previsioni della nostra riforma Moratti, che continuiamo a ritenere un'ottima riforma e che, dopo anni di congelamento, aveva veramente rimodernato il sistema educativo della nostra nazione, ponendo l'alunno al centro del medesimo. Siamo, quindi, come ho già affermato, contrari nel merito al provvedimento, alla reintroduzione del tempo pieno e a questa raffazzonata modifica dei provvedimenti disciplinari. Siamo soprattutto, caro Presidente, contrari nel metodo, perché non possiamo più accettare che ancora una volta questo Governo, con la decretazione d'urgenza, sottovaluti i veri problemi della nostra società, strozzi il Parlamento e ci impedisca di svolgere la nostra vera attività, ossia quella di legiferare per riformare la nostra nazione e metterla al passo con quelle moderne (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Porcu. Ne ha facoltà.
CARMELO PORCU. Signor Presidente, i colleghi che mi hanno preceduto hanno già abbondantemente illustrato i motivi per i quali Alleanza Nazionale e i partiti del centrodestra sono contrari alla conversione del decreto-legge in esame, che la Camera si accinge a votare. A me pare opportuno spendere i pochi minuti del mio intervento sul complesso degli emendamenti, per svolgere un ragionamento generale sulla situazione della scuola e sulla politica che il Governo ha portato avanti in questi ultimi mesi su una delle parti più ammalate e in difficoltà delle istituzioni italiane, ossia la scuola.
Abbiamo assistito, nei primi giorni di settembre, ad un fuoco continuato, quasi a fuochi pirotecnici del Ministro Fioroni, che annunciava vari interventi per l'inizio dell'anno scolastico. Uno di questi interventi è, appunto, la conversione in legge del decreto-legge in discussione. Sembrava quasi che il Ministro Fioroni, in alcune parti di questi suoi interventi (perlomeno in quello che affermava, non in quello che poi realizzava), volesse consacrare quello che afferma la politologia italiana, cioè che i Governi di sinistra devono fare le cose di destra. Mi riferisco soprattutto all'accenno del Ministro Fioroni, a più riprese, sulla necessità che gli studenti imparassero le tabelline e l'italiano, anziché altre materie e, soprattutto, che vi fosse una politica di rigore all'interno delle classi, con l'incentivazione di provvedimenti disciplinari a carico di studenti e di docenti.
Tutto ciò - dobbiamo riconoscerlo - ha sortito un certo effetto in una parte dell'opinione pubblica, perché sembrava che il Governo stesse decidendo di realizzare politiche giuste ed effettivamente utili al mondo della scuola.
In realtà, è vero che, come dicono gli operatori della scuola, da molti anni a questa parte sembra che essa abbia abdicatoPag. 33al suo ruolo di educazione, che sforni soltanto asini o, comunque, persone che non hanno i minimi essenziali di un'educazione civica e che, soprattutto, abbia perso la capacità di educare i giovani ai temi essenziali di una convivenza fatta di pace e non di violenza, di educazione e non di brutalità.
La scuola stava quasi abdicando al suo ruolo primario, che è quello della formazione dei giovani, demandando il compito ad altre istituzioni, più radicali e competenti, che si intromettevano nell'educazione scolastica dei giovani, come la televisione, gli altri mass media e così via.
Da parte degli operatori della scuola vi era quindi un'attesa per interventi di questo genere. Dopo questa raffica di indicazioni, non si comprende però se il Governo sarà in grado effettivamente di cambiare rotta, di fare cioè in modo che la scuola diventi quel luogo principe dell'educazione dei giovani e soprattutto che all'interno della scuola stessa viga quella disciplina e quella capacità di educare i giovani ai valori essenziali della convivenza, che fino adesso si sono perse.
Gli episodi di violenza, purtroppo, hanno coinvolto anche persone deboli presenti all'interno della scuola. Mi riferisco ai disabili, che sono stati spesso vittime di azioni di inconcepibile e intollerabile violenza, con la rassegnata ignavia e incapacità di intervenire da parte degli operatori scolastici, almeno per far fronte ad un elementare dovere rieducativo, se non per difendere, come doveva essere, questi soggetti. Nulla è stato fatto in questo senso, visto che ancora oggi la presenza dei soggetti disabili nelle scuole incontra una difficoltà, soprattutto all'inizio dell'anno scolastico, molto marcata. Dobbiamo registrare in tutta Italia manifestazioni di genitori disperati, constatare una diminuzione delle ore di sostegno e un'incapacità della scuola di prendersi carico, anche con questo nuovo Governo, delle esigenze fondamentali di un cittadino disabile e della sua famiglia, che vedono la scuola come un punto di riferimento irrinunciabile per l'educazione del proprio figlio.
Abbiamo visto che il Ministro Fioroni è stato contestato a Napoli, ma le lamentele sono state generalizzate in tutto il resto d'Italia, per via dell'incapacità di questo Governo di risolvere in maniera definitiva e favorevole - in modo tale che il disabile non si sentisse estraneo al mondo della scuola - il gravissimo problema, che ricorre ogni anno, della diminuzione degli insegnanti di sostegno.
In questo caso ci sarebbe voluto un intervento radicale e concreto del Ministro, che però non abbiamo registrato; qui sì che il Ministro avrebbe dovuto difendere le parti più deboli della società, che chiedono di essere inserite regolarmente nell'ambito scolastico; qui sì che avremmo voluto un intervento forte, anche in termini di impegno economico, del Governo per questo tipo di situazioni. Ciò non è avvenuto, perché ancora nessuno ha preso il toro per le corna e sa veramente ancora dire cosa debba fare il disabile nella scuola italiana. Si continua, infatti, a privilegiare un'attenzione socializzatrice ed una funzione non pienamente integrante nel contesto scolastico. Si continua a negare al disabile, che viene inserito nella scuola, sostanzialmente la partecipazione normale al corso degli studi. Si continua a ritenere che il disabile sia oggetto di facilitazioni, ma non di istruzione; che sia un peso, un estraneo a cui va data assistenza, ma che allo stesso non serva l'istruzione.
Ritengo che ogni persona con problemi possa avere dei margini di miglioramento ed è dovere della scuola conseguirli, costi quello che costi. Infatti, ogni risorsa economica che viene utilizzata oggi per i disabili inseriti nelle scuole è un risparmio futuro per l'assistenza, per le pensioni e per tutte le esigenze di un disabile che non è pienamente inserito e che non è seguito compiutamente durante il suo iter scolastico. Pertanto, signor Presidente, noi contestiamo alla radice: il problema è che il Governo si perde in chiacchiere di altro genere, ma non affronta in maniera radicale e definitiva questioni che sono importanti e fondamentali.Pag. 34
Riguardo alla disciplina, noi riteniamo - ed io ritengo, signor Presidente - che sia un grosso problema: se i giovani non vengono educati a essere parte di una società, ad avere dei valori di riferimento - che sono nella vita in comune, nella tolleranza, nella capacità di aiutare i più deboli, nella capacità di non prendersi gioco di chi è in difficoltà - questa società non otterrà nulla di buono dal nostro futuro e si creeranno notevoli problemi di convivenza. Per tale motivo ho appreso con un certo sollievo, attraverso le dichiarazioni del Ministro Fioroni, che, almeno sul piano delle enunciazioni di principio, il Governo ha compiuto un passo in avanti in questo senso, ponendo che si sia conseguenti, che nelle scuole ritorni la disciplina e che in esse venga avviato un processo di educazione ai principi della nostra democrazia e della convivenza, cercando di capire che ciò che si fa oggi per i giovani, anche in maniera dispendiosa, può essere molto conveniente in futuro per le casse dello Stato, nel senso di un risparmio in interventi di repressione, di ordine pubblico, sociali e di altra natura.
Per tali motivi, signor Presidente, non possiamo non constatare che, ancora una volta, alla politica dell'annuncio certamente non seguirà la politica del fare. Pertanto, annunciamo il voto contrario di Alleanza Nazionale alla conversione del decreto-legge in esame e riteniamo che il Governo debba assolutamente venire a confrontarsi con i parlamentari dell'opposizione e con tutto il Parlamento, per fare in modo che le grandi competenze che vi sono anche in quest'aula nel campo della pubblica istruzione siano messe a frutto e diano veramente quella collaborazione che l'emergenza presente nella scuola richiede, per il bene del nostro futuro e dei nostri giovani (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, Forza Italia e Lega Nord Padania).