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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'interno, il Ministro della pubblica istruzione, il Ministro della giustizia e il Ministro delle infrastrutture.
(Misure per il rafforzamento della presenza delle forze dell'ordine nelle regioni del nord Italia - n. 3-01245)
PRESIDENTE. L'onorevole Allasia ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni ed altri n. 3-01245, concernente misure per il rafforzamento della presenza delle forze dell'ordine nelle regioni del nord Italia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1), di cui è cofirmatario.
STEFANO ALLASIA. Onorevole Presidente, onorevole Ministro, l'interrogazione discende dai disordini avvenuti il 23 settembre 2007 a danno delle forze dell'ordine, da parte della popolazione extracomunitaria di Porta Palazzo, a Torino.Pag. 43
Non ci vogliamo soffermare solo su tale episodio, perché altri analoghi episodi sono avvenuti nei mesi scorsi a Cremona e a Torino; si tratta sempre di casi di disordini e di attacchi alle forze dell'ordine.
Nonostante questa situazione, il Governo ha operato lo spostamento e la chiusura di varie stazioni di forze dell'ordine: è il caso - riportato dai giornali torinesi - della prossima chiusura della scuola degli allievi dell'Arma dei carabinieri ospitata alla caserma Cernaia, a Torino.
Con l'interrogazione in esame si chiede di sapere dal Governo se non sia il caso di rivedere completamente la politica sulla sicurezza adottata fino ad ora.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Giuliano Amato, ha facoltà di rispondere.
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, devo subito dire che trovo molto corretta la ricostruzione dell'episodio di Porta Palazzo fatta nell'interrogazione dal collega Allasia e, in generale, del problema della sicurezza.
Nel testo dell'interrogazione si legge che per sedare il tumulto, seguito all'arresto di un immigrato accusato di scippo, sono accorse sul posto sei autoradio dei carabinieri. Secondo il rapporto dell'Arma, le autoradio intervenute erano sette e non sei. Cambia poco, la sostanza è che erano numerose le autoradio presenti. Constatare che, nel breve volgere di pochi minuti, per un incidente come quello di cui si parla nell'interrogazione, accorrano sei o sette autoradio è un fatto che, dal mio punto di vista, esprime una presenza significativa dell'Arma dei carabinieri. Del resto questo non è un caso: nel Patto per Torino sicura, siglato il 22 maggio scorso, era stata decisa l'assegnazione di ottanta carabinieri ai reparti dell'Arma presenti nella città: i reparti interessati sono il nucleo radiomobile, tre compagnie, 16 stazioni e il reparto operativo, per una forza complessiva di 607 unità, rispetto alle quali l'aggiunta determinata dal Patto si aggira intorno al 10 per cento.
La situazione di Torino può non essere ritenuta eccellente - nulla è mai eccellente - ma, francamente, rinvengo situazioni peggiori in Italia, rispetto alle quali dovrò intervenire per adeguare, come giustamente mi viene richiesto, la sicurezza alle esigenze manifestate dalla popolazione.
Per quanto riguarda Cremona - altra città citata nell'interrogazione - devo dire che, sulla base dei rapporti in mio possesso, si trova in una delle condizioni di sicurezza più adeguate dell'intero nord.
Quanto alle scuole - richiamate nella parte finale dell'interrogazione - stiamo adeguando la formazione dei nostri giovani agenti di polizia e carabinieri al potenziale dei posti disponibili. È noto che, in questa fase, ci troviamo un numero di posti per formazione di poliziotti e carabinieri che supera di gran lunga il nostro assorbimento di tali figure. Quindi, dovendo risparmiare - perché è anche giusto risparmiare e non generare sprechi nella spesa pubblica, fatto che, giustamente, l'opposizione ci ricorda - quando disponiamo di posti in eccesso è bene che vengano adeguati alla realtà.
PRESIDENTE. L'onorevole Allasia ha facoltà di replicare.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, signor Ministro, la sua risposta è stata sintetica quanto la mia domanda. Sono ben felice che a rispondere sia stato lei che, essendo torinese, conosce benissimo il territorio oggetto dell'interrogazione.
La sua risposta è stata sintetica perché l'evento è ben conosciuto, sebbene non sia l'unico che abbiamo voluto porre in rilevo ma solo uno dei tantissimi casi di disordini causati da extracomunitari. A nostro avviso, ma anche ad avviso della popolazione di quei territori, vi è la sensazione che la popolazione extracomunitaria, soprattutto quella illegale, grazie alla vostra legge sull'immigrazione, continui a perpetrare disordini ben sapendo che non sarà perseguita legalmente.
Il Governo ha dichiarato che la popolazione carceraria extracomunitaria è in calo, ma ciò è dovuto sia all'indulto chePag. 44voi avete votato qualche mese fa, sia anche ai mancati arresti della scorsa settimana, il 23 settembre, connessi all'episodio di Porta Palazzo. Ci rammarica, con riferimento a quest'ultimo episodio, che tre militari dell'Arma siano rimasti feriti gravemente ed abbiano dovuto ricorrere alle cure mediche, mentre gli aggressori sono ancora latitanti.
Il Governo centrale e l'amministrazione di centrosinistra torinese dovrebbero essere più solerti così come lo sono stati nell'inquisire i cittadini, settantenni e ottantenni, andati a fare le ronde autogestite al toxic park.
PRESIDENTE. Deve concludere.
STEFANO ALLASIA. Tutto ciò rappresenta un chiaro segnale di malgoverno. State governando contro il popolo e perciò vi chiediamo di dimettervi; se lo faceste, fareste sicuramente una cosa gradita a tutta la popolazione italiana.
(Iniziative per garantire il diritto allo studio degli alunni disabili - n. 3-01246)
PRESIDENTE. L'onorevole Pedrizzi ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-01246, concernente iniziative per garantire il diritto allo studio degli alunni disabili (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2), di cui è cofirmatario.
RICCARDO PEDRIZZI. Signor Presidente, sono più fortunato dei miei colleghi di questa mattina che hanno incalzato il Ministro Fioroni per avere risposte sul tema della disabilità, degli insegnanti di sostegno e dell'integrazione. Il Ministro ora è costretto a rispondere, oltretutto davanti alle telecamere.
L'interrogazione di cui sono cofirmatario discende dalle contestazioni che si sono verificate nei confronti del Ministro, a Napoli, il 18 settembre scorso, poste in atto da famiglie che protestavano sia per la diminuzione degli insegnanti di sostegno sia soprattutto per i tagli di risorse effettuati nella scorsa legge finanziaria per questa fascia della popolazione, degna invece di maggiore attenzione.
PRESIDENTE. Deve concludere.
RICCARDO PEDRIZZI. Chiediamo, pertanto, al Ministro Fioroni che cosa intenda fare per evitare che questi ragazzi vedano disconosciuto il loro diritto costituzionale e naturale all'assistenza e all'educazione.
PRESIDENTE. Il Ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, come l'onorevole interrogante rammenterà, in quest'anno abbiamo riattivato e ricostituito l'osservatorio sull'handicap per una forte politica di integrazione con le famiglie, con le associazioni nazionali dei diversamente abili, con le categorie professionali e dei maggiori esperti che nel precedente Governo non avevano potuto espletare la propria attività, volta a mettere a punto un piano fondato sull'appropriatezza.
L'integrazione dei diversamente abili vede l'Italia, unica in Europa, perseguire una politica scolastica di grande civiltà nel garantire l'inserimento nella scuola di ogni ordine e grado del diversamente abile. Tale integrazione deve trovare un'appropriatezza volta a garantire al bambino, al giovane diversamente abile il proprio percorso educativo individualizzato che gli consenta di acquisire quelle competenze, quei saperi che sono in grado di fargli proseguire il percorso di studio.
Per questo non è necessaria solo la presenza dell'insegnante di sostegno che - come tutti noi sappiamo e forse lo rammenta anche l'onorevole interrogante - è a sostegno dell'intera classe e dei docenti curriculari, che nel loro complessivo lavoro debbono apprestare all'alunno disabile tutto ciò che è indispensabile per raggiungere quelle competenze e quei saperi per i quali è stato integrato all'interno dei nostri percorsi d'istruzione.Pag. 45
Questa appropriatezza deve sposare la certificazione ASL insieme ai progetti individualizzati di educazione e di apprendimento, portati avanti dal gruppo di lavoro operativo per l'handicap che, nelle nostre scuole, funziona con grande serietà e attenzione, come le aziende sanitarie locali certificano. Ciò costituisce un altro motivo di grande preoccupazione per le famiglie dei diversamente abili. Purtroppo, il precedente Governo ha cambiato alcuni elementi di certificazione, entrati in vigore a febbraio del 2006, che sono in parte motivo anche delle complicazioni e delle proteste che si sono levate da parte delle famiglie. Proteste diverse sono quelle di Napoli le quali sono portate avanti per lo più dalle associazioni degli insegnanti di sostegno precari.
È stato avviato un protocollo di lavoro da parte dell'osservatorio che sarà presentato proprio domani, all'interno del quale si spiega quali percorsi la scuola farà e come avviare un'intesa sostanziale con le regioni e gli enti locali affinché anche l'assistente materiale e il mediatore culturale sia presente nell'aula. Comunque, quest'anno la media degli insegnanti di sostegno è, a livello nazionale, pari a 1,94, mentre a livello campano, cui faceva riferimento l'onorevole interrogante, è pari a 1,78, e in alcune province oggetto della contestazione - cui l'onorevole interrogante si riferiva - tale rapporto (1,78) è di gran lunga più basso quando la media tendenziale è 1 a 2.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Credo che riusciremo a garantire, dopo il monitoraggio, un rapporto insegnante di sostegno-studente compatibile con le certificazioni e con i bisogni individuali del ragazzo per poter apprendere tutto ciò che desidera e che deve poter vedere realizzato.
PRESIDENTE. L'onorevole Pedrizzi ha facoltà di replicare.
RICCARDO PEDRIZZI. Signor Presidente, sono totalmente insoddisfatto, come sicuramente lo saranno tutte le famiglie che hanno al loro interno un portatore d'handicap. Ricordo innanzitutto al Ministro che durante il Governo Berlusconi l'Italia ha avuto il riconoscimento dall'ONU come primo Paese quanto all'erogazione di servizi sociali e di solidarietà, a seguito anche del libro bianco del Ministro del welfare, Maroni.
Mi sarei aspettato qualche dato dal Ministro, ma il fatto che non ne abbia riferito alcuno conferma che ha le idee confuse, tant'è che da alcune sue interviste noi apprendiamo che il numero degli insegnanti di sostegno è considerato sufficiente, mentre da altre che ne mancano 5 mila o 12 mila. Nemmeno i dati sui ragazzi portatori di handicap sono precisi. Il Ministro ha dichiarato che i portatori di handicap sono 169 mila. Il sito Internet del Ministero della pubblica istruzione porta la cifra di 190 mila, ovverosia il 50 per cento in più di qualche anno fa. È gravissimo, inoltre, che il Ministro non abbia dato indicazioni precise quanto alle risorse. Ministro, occorrono soldi, non occorrono osservatori che facciano indagini e diagnosi! Sono necessarie terapie e soprattutto denari.
Le chiedo se sia a conoscenza del fatto che in molti istituti scolastici si stanno realizzando di nuovo i cosiddetti laboratori H, dove gli insegnanti di sostegno, non essendo in numero sufficiente, raggruppano gli studenti per la programmazione differenziata, ripristinando le vecchie classi differenziali. Stiamo tornando indietro di 20-30 anni con l'attuale Governo.
In pratica le famiglie le rimproverano di non aver difeso nei confronti del suo collega, Padoa Schioppa, le risorse per questo settore.
Ma le famiglie le rimproverano anche di «dare i numeri» in questo settore. Si informi e ci dia dati più precisi nelle prossime occasioni, perché noi continueremo insieme alle famiglie dei portatori di handicap ad incalzarla su questo tema cruciale.
(Misure per garantire un pieno sostegno didattico agli studenti portatori di handicap - n. 3-01247)
PRESIDENTE. L'onorevole Picano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fabris n. 3-01247, concernente misure per garantire un pieno sostegno didattico agli studenti portatori di handicap (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3), di cui è cofirmatario.
ANGELO PICANO. Signor Presidente, signor Ministro, con l'interrogazione in esame noi del gruppo Popolari-UDEUR intendiamo riproporre alla sua attenzione la situazione di estremo disagio in cui versano numerosissime famiglie di ragazze e ragazzi disabili, che si sono visti progressivamente e inspiegabilmente ridurre le ore di sostegno a scuola, come testimoniato anche dalle contestazioni di cui lei è stato oggetto a Napoli.
Si tratta indubbiamente di un grave problema, che investe un diritto costituzionale importantissimo, vale a dire il diritto all'istruzione, all'educazione e all'apprendimento effettivi della persona portatrice di handicap ricavabile dagli articoli 34 e 38 della Costituzione. Nonostante la piena attuazione legislativa di questo diritto...
PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Picano.
ANGELO PICANO. ..la realtà applicativa delle relative norme è del tutto insoddisfacente.
Per tutti questi motivi le chiediamo, signor Ministro, che cosa intenda fare per garantire i diritti previsti dalla Costituzione a tali ragazzi.
PRESIDENTE. Il Ministro per la pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, l'onorevole interrogante sa che sul sito Internet del Ministero della pubblica istruzione sono inseriti tutti i dati numerici relativi ai diversamente abili integrati nel nostro servizio di istruzione, sia nello scorso anno, sia nell'anno in corso. Essendo basati sugli organici di fatto questi saranno definiti all'inizio dell'anno. Per quest'anno parliamo già di 174.455 alunni e oltre 90 mila insegnanti di sostegno. Le 12 mila unità in meno sono frutto non delle mie interviste ma, purtroppo, delle farneticazioni di chi parla senza avere la bontà di conoscere i dati.
Rispetto all'interrogazione presentata dall'onorevole Fabris, che fa riferimento a un caso particolare di una ragazza, l'ufficio scolastico per la Toscana ha riferito di aver sempre assicurato all'allieva i supporti necessari affinché l'integrazione avvenisse in modo corretto e proficuo. Nell'interrogazione parlamentare si sottolinea che l'allieva ha usufruito di ventiquattro ore di sostegno settimanale nella scuola primaria, di tredici ore nel primo anno della scuola secondaria di primo grado e di dodici ore nel secondo e terzo anno. Ciò non deve essere visto come un progressivo disinteressamento dell'amministrazione scolastica nei confronti delle esigenze dell'alunna, ma indica che nell'assegnazione delle risorse di sostegno viene sottolineato e solitamente seguito il criterio, ormai largamente condiviso anche dagli esperti del settore esterni alla scuola, di realizzare il massimo intervento possibile nelle prime fasi dell'integrazione scolastica, per poi ridurre gradualmente gli interventi individuali o individualizzati per consentire il consolidarsi di un'autonomia guidata.
Per l'anno scolastico 2006-2007 il dirigente scolastico, avvalendosi della consulenza del gruppo di lavoro di istituto, ha assegnato all'alunna dieci ore. Complessivamente sono state attivate per favorire l'integrazione scolastica dell'alunna sedici ore settimanali, di cui dieci effettuate dal docente per attività di sostegno, sei dall'operatore socio-educativo assegnato all'amministrazione provinciale in relazione a una frequenza di trenta ore settimanali. Oltre a questi interventi l'alunna ha usufruito di un inserimento in attività diPag. 47laboratorio, che, in quanto organizzata per piccoli gruppi di alunni, è altamente motivante e facilita l'elaborazione di interventi personalizzati.
L'assegnazione delle ore di sostegno è coerente con l'indicazione della diagnosi funzionale, che pone la progressiva acquisizione di autonomia personale dell'alunna tra gli obiettivi prioritari da conseguire in ambito scolastico fatta dai rispettivi specialisti del settore. La riduzione di orario rispetto all'anno scolastico precedente non si è verificata per l'attività del docente di sostegno, ma solo per quella dell'operatore socio-educativo, che invece di otto ore è stato assegnato dall'amministrazione provinciale competente per sei ore settimanali. L'insegnante di sostegno ha prestato la propria attività dedicandosi ai bisogni emergenti del contesto classe, mettendo a disposizione le proprie competenze pedagogico-didattiche e metodologiche anche dei colleghi curricolari, che hanno in carico un'intera classe composta anche per la presenza dell'allieva in parola da sedici alunni.
PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Fioroni.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. È stato anche qui seguito il processo della continuità didattica, che è essenziale per gli insegnanti di sostegno.
ITALO BOCCHINO. Bravo Fioroni!
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Per quanto riguarda, infine, il monitoraggio sul fabbisogno...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. ..il direttore scolastico regionale della Toscana è stato sollecitato a compiere una nuova rivisitazione di tutte le diagnosi che sono state effettuate, per considerare se sia necessario aumentare le ore di sostegno degli insegnanti e quanto, invece, dipenda dalle altre figure funzionali.
ITALO BOCCHINO. Ottimo intervento!
PRESIDENTE. L'onorevole Picano ha facoltà di replicare.
ITALO BOCCHINO. Bravo Fioroni!
PRESIDENTE. Per cortesia...
ANGELO PICANO. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per le considerazioni che ha svolto, tuttavia resta un problema di fondo. Una sorta di grido di dolore proviene da tutte le parti d'Italia per l'insufficienza dei fondi necessari a far fronte al dettato costituzionale, ma anche a quello che varie leggi (che si sono succedute nel tempo) hanno, in qualche modo, previsto: un'assistenza adeguata ai portatori di handicap.
Per tale motivo, la raccomandazione che vorrei rivolgere al Ministro, in vista della legge finanziaria, è considerare se sia possibile arrivare ad una tassa direttamente devoluta a questo tipo di assistenza. In questo modo, infatti, faremmo non solo sentire la solidarietà del Paese rispetto ai nostri ragazzi, ma apriremmo anche nella nostra nazione una prospettiva di maggiore solidarietà, più che mai necessaria, per favorire la questione sociale.
(Orientamenti del Ministro della giustizia in tema di class action - n. 3-01248)
PRESIDENTE. L'onorevole Pedica ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01248, concernente orientamenti del Ministro della giustizia in tema di class action (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).
STEFANO PEDICA. Signor Presidente, signor Ministro, negli Stati Uniti l'istituto giudiziario della class action (cosiddetta azione collettiva risarcitoria) soccorre anche e soprattutto determinati insiemi diPag. 48cittadini che nel nostro Paese, al momento, possono ben poco contro ingiustizie e crimini cagionati ad una pluralità di soggetti.
È di pochi mesi fa la sentenza - che ha fatto scalpore anche qui in Italia - in base a cui l'arcidiocesi di Los Angeles si è vista costretta a riconoscere ben 660 milioni di dollari di risarcimento a 508 vittime di pedofilia, che hanno subìto abusi ad opera di ministri della Chiesa cattolica statunitense.
Dove esiste la class action, le vittime non abbienti possono reagire in gruppo ottenendo quasi sempre i risarcimenti e cospicue compensazioni economiche per i danni subiti dal medesimo criminale. La class action è, infatti, gratuita...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
STEFANO PEDICA. ... essendo le spese processuali totalmente a carico degli avvocati che tutelano gli interessi del gruppo di vittime - la classe - ed, inoltre, è rapida ed efficace.
In relazione a quanto riportato nelle premesse, chiedo quali modifiche intenda introdurre il Ministro al disegno di legge n. 1495, in tema di class action, che nell'attuale formulazione appare del tutto inadeguato allo scopo, per onorare l'impegno assunto dal Governo...
PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere.
STEFANO PEDICA. ...nei confronti di tutte le persone che nel nostro Paese sono vittime di abusi.
PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, la risposta che oggi mi viene sollecitata dall'interrogante mi permette con soddisfazione di illustrare l'articolata attività svolta dal Governo su un tema particolarmente complesso, qual è quello dell'introduzione, anche nel nostro Paese, dell'istituto giudiziario - di matrice statunitense, come è stato ricordato - dell'azione collettiva risarcitoria.
Sul tema specifico sono stati proposti quattro progetti di legge di iniziativa parlamentare e un disegno di legge di iniziativa governativa, che è stato presentato dal Ministro dello sviluppo economico di concerto con il mio Ministero e con quello dell'economia e delle finanze. Tutti i cinque progetti mirano ad introdurre nell'ordinamento nazionale l'istituto processuale della cosiddetta class action, ovvero un'azione collettiva di tipo risarcitorio attivabile dalle associazioni rappresentative dei consumatori e degli utenti nei confronti dell'impresa e dei cui effetti possono giovarsi tutti gli appartenenti alla medesima categoria di soggetti.
Attualmente il disegno di legge d'iniziativa del Governo - da inquadrarsi all'interno delle iniziative deflattive della giustizia civile - è all'esame presso la II Commissione (giustizia) alla Camera dei deputati.
Con il provvedimento del Governo è prevista l'istituzione dell'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori. Di regola vi sarà una sola azione giudiziaria, quella collettiva, che potrà essere intrapresa dall'associazione dei consumatori. Solo in via eventuale vi sarà un secondo giudizio che sarà azionato dal singolo consumatore, nell'ipotesi in cui le parti non trovino un accordo sul quantum da risarcire nella fase conciliativa del procedimento.
La legittimazione all'azione è attribuita a tutte le associazioni dei consumatori e degli utenti e riconosciuta dal Ministero dello sviluppo economico, secondo le procedure definite dal Codice del consumo, nonché alle associazioni dei professionisti e alle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura.
Inoltre, nel caso in cui le risultanze processuali lo rendano possibile, è previsto che la sentenza possa contenere, oltre la condanna del danneggiante, anche la definizione di criteri di liquidazione deiPag. 49risarcimenti spettanti ai singoli consumatori o utenti, o dell'importo minimo da liquidare.
Sottolineo, altresì, che si prevede di integrare le previsioni relative all'azione collettiva a tutela dei consumatori, già considerata agli articoli 139 e 140 del codice del consumo, con l'inserimento dell'articolo 140-bis, che disciplina l'azione volta ad ottenere una pronuncia di accertamento della lesione della posizione giuridica di appartenenti ad una determinata categoria con eventuale condanna al risarcimento del danno e alla restituzione di somme dovute ai singoli consumatori o utenti interessati.
A tutto ciò, devo aggiungere che dal disegno di legge non solo non derivano nuovi oneri o minori entrate a carico della finanza pubblica, ma si possono determinare possibili effetti deflattivi sul contenzioso civile.
PRESIDENTE. L'onorevole Pedica ha facoltà di replicare.
STEFANO PEDICA. Signor Presidente, sono parzialmente soddisfatto. Ringrazio l'impegno del Ministro Mastella, tuttavia la realtà è che non si vuole far percepire fino in fondo ai cittadini italiani lo stato della situazione.
La stragrande maggioranza dei cittadini italiani non si può permettere di accedere alla giustizia e, proprio per questo, molti gravi scandali degli ultimi sessant'anni sono rimasti impuniti, così che i veri criminali sono a piede libero e si possono permettere il lusso di reiterare le proprie azioni criminose. Gli autori della carneficina del Vajont, avvenuta oltre quarant'anni fa, sono rimasti sostanzialmente impuniti e hanno potuto perseverare nel loro comportamento criminoso per decenni. E mi riferisco anche al porto di Marghera, a Mantova, ai tumori, alle morti bianche e alle migliaia di famiglie distrutte.
Signor Ministro, chi si ricorda del Vajont? Nessuno! Forse se lo ricordano gli unici sopravvissuti di quella orrenda strage (meno di venti persone oramai) poiché i morti non protestano, quei sopravvissuti, non dimenticati, senza diritti e senza risarcimenti diretti.
L'unico modo per rendere giustizia alle vittime di sessant'anni di stragi, avvelenamenti e truffe consiste proprio nel varare una legge finalmente efficace, utile e accessibile.
Inoltre, il disegno di legge di iniziativa governativa non garantisce concretamente alcun risarcimento dato che, dopo una prima fase processuale - come lei ha detto bene - che può condurre eventualmente ad una sentenza di mero accertamento sulla responsabilità civile del convenuto, lascia al singolo cittadino l'onere di sostenere a proprie spese - lo ripeto: a proprie spese - un processo individuale al fine di ottenere un risarcimento effettivo. Non risolve, perciò, la questione dell'uniformità delle sentenze né, dunque, il problema dell'affollamento delle corti di giustizia, anzi lo aggrava. Non prevede il danno punitivo...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
STEFANO PEDICA. ...che è la vera e propria anima dell'istituto legale class action.
Ebbene, signor Ministro, come maggioranza abbiamo il dovere di onorare l'impegno assunto dal Governo nei confronti di tutte le persone che, nel nostro Paese, sono vittime di abusi, reati ed illeciti, non solo patrimoniali...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
STEFANO PEDICA. ...contrattuali od extracontrattuali. Pertanto le dico solo che, tra le associazioni indicate dal Governo, restano escluse quelle del «Comitato 8 ottobre. Per non dimenticare» dell'incidente di Linate, l'associazione «Disastro aereo Capo Gallo»...
PRESIDENTE. Onorevole, deve interrompere.
STEFANO PEDICA. ...il «Comitato per i sopravvissuti del Vajont». Ci sono tantePag. 50cose di cui bisognerebbe discutere; aiutateci e aiutate i cittadini a far capire questo disegno di legge che non è tanto vicino ai cittadini.
(Motivi alla base del trasferimento del pubblico ministero Luigi De Magistris ed eventuale sua revoca - n. 3-01249)
PRESIDENTE. L'onorevole Mancini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01249, concernente motivi alla base del trasferimento del pubblico ministero Luigi De Magistris ed eventuale sua revoca (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5).
GIACOMO MANCINI. Signor Ministro, la sua iniziativa di richiedere al CSM il trasferimento immediato da Catanzaro del pubblico ministero Luigi de Magistris ha suscitato impressione nell'opinione pubblica del Paese. In Calabria è sorta, in maniera spontanea, un'imponente mobilitazione di donne e uomini increduli per il fatto che, in una terra funestata dalla criminalità organizzata e stuprata dall'affarismo più famelico, lo Stato, che tante volte ha promesso attenzione concreta, decida di far sentire la sua presenza solo in questo modo.
Per giunta, la relazione degli ispettori ministeriali, sulla quale lei ha fondato la richiesta di trasferimento, imputa a De Magistris di aver rilasciato interviste ai mass media e di avere rapporti privilegiati con tre giornalisti che - e lo evidenzio con grande preoccupazione - sono stati vittime...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GIACOMO MANCINI. ...di perquisizioni che molto assomigliano a intimidazioni preventive.
Nessun magistrato è stato mai trasferito solo per questo.
In questa vicenda, signor Ministro, l'impressione è che non sia in gioco solo...
PRESIDENTE. Onorevole, la invito a concludere.
GIACOMO MANCINI. ...la permanenza di un pubblico ministero né l'impunità di un comitato di affari, ma è a rischio la credibilità delle istituzioni democratiche.
PRESIDENTE. Onorevole, ha facoltà di intervenire dopo.
GIACOMO MANCINI. Per questo motivo, le chiedo di chiarire le motivazioni della sua iniziativa.
PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, premetto che nella presente risposta farò riferimento soltanto alla posizione del dottor De Magistris. Fornirò, invece, le informazioni concernenti il dottor Lombardi nella risposta che darò di qui a poco all'interrogazione presentata, tra gli altri, dall'onorevole Leoni.
Riguardo al dottor De Magistris, sono state riscontrate gravi irregolarità nella gestione di alcuni procedimenti penali a lui assegnati. In particolare, tali irregolarità hanno avuto effetti negativi sul procedimento denominato «Toghe lucane» coassegnato al predetto magistrato.
Si sono rilevate, in primo luogo, gravi anomalie nel decreto di perquisizione del 5 giugno 2007 nei confronti del dottor Tufano, procuratore generale presso la Corte d'appello di Potenza e in un altro eseguito il 7 giugno 2007 ed annullato dal tribunale del riesame il 3 luglio 2007.
In particolare, è emersa la non pertinenza della motivazione del suddetto decreto, laddove vengono richiamati i procedimenti penali sforniti di attinenza e i reati ipotizzati, con conseguente illegittima diffusione dei relativi atti di indagine e violazione del diritto alla riservatezza di persone completamente estranee ai fatti e,Pag. 51tuttavia, impropriamente citate per circostanze del tutto indifferenti ai fini della motivazione dell'atto.
È, altresì, emersa la violazione del dovere di preventiva informazione nei confronti del procuratore della Repubblica, capo dell'ufficio e codelegato alla trattazione del procedimento.
Nell'ambito di altri procedimenti penali sono state, inoltre, rilevate l'omissione della richiesta di convalida di un provvedimento di fermo nei confronti di più indagati nonché l'adozione di un decreto di perquisizione anch'esso in violazione del dovere di informazione verso il capo dell'ufficio.
Sono state poi rilevate analoghe anomalie nella gestione di altro delicato procedimento penale a lui coassegnato, denominato «Poseidone», ove il magistrato ha omesso di iscrivere nel registro degli indagati i nominativi di un generale della Guardia di finanza e di un parlamentare, nonostante il compimento di atti di indagine nei loro confronti, e non ha informato gli altri magistrati coassegnatari in merito alle iniziative assunte.
Egli, inoltre, benché non più legittimato a procedere poiché era intervenuta la revoca della codelega, compì un ulteriore ed importante atto del procedimento, disponendo la trasmissione degli atti, ai sensi dell'articolo 11 del codice di procedura penale, alla procura della Repubblica presso il tribunale di Salerno, sottraendone così la disponibilità ai magistrati coassegnatari.
Le reiterate violazioni del dovere di preventiva informazione verso il capo dell'ufficio evidenziavano, d'altro canto, una situazione di obiettiva e grave incompatibilità nei rapporti tra procuratore e sostituto. È emerso, ancora, un rapporto gravemente scorretto con gli organi di stampa con riferimento a fatti oggetto di indagini in corso.
Il concreto comportamento del dottor De Magistris, così come emerso dalle risultanze ispettive, mi ha indotto, quindi, in sintonia con quanto prospettato dagli uffici tecnici del Ministero (si tratta di magistrati) a ritenere sussistenti i presupposti per attivare la procedura di incompatibilità ambientale e funzionale.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Mi scusi, Presidente. In particolare, le ragioni dell'urgenza sono connesse alla reiterazione e gravità delle violazioni rilevate nella gestione di delicati procedimenti penali e conseguentemente alla necessità di provvedere tempestivamente a porre rimedio a tale situazione.
Per tali motivi, ho ritenuto che il predetto magistrato non possa continuare a esercitare le funzioni giudiziarie e inquirenti presso la sede di Catanzaro con il dovuto prestigio e la necessaria trasparenza.
Ricordo, del resto, che l'intero sistema disciplinare e paradisciplinare è stato oggetto di profonda riforma a seguito dell'entrata in vigore del recente decreto legislativo. Tale nuovo sistema...
PRESIDENTE. Signor Ministro, deve concludere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Mi scusi ancora, Presidente. Il Ministro della giustizia ha la responsabilità dell'iniziativa cautelare, volta al trasferimento d'ufficio del magistrato, in casi di procedimento disciplinare, mentre al CSM è oggi sottratta la possibilità di trasferimento d'ufficio per incompatibilità ambientale già previsto dall'articolo 2 della legge sulle guarentigie.
Il ruolo del sistema sarebbe stato destinato...
PRESIDENTE. Signor Ministro, il regolamento le assegna davvero tre minuti: lei è molto oltre. L'onorevole Mancini ha facoltà di replicare.
GIACOMO MANCINI. Signor Ministro, purtroppo la sua risposta ha aggiunto pochi elementi di novità rispetto a quello che in questi giorni è stato già detto,Pag. 52scritto e pubblicato, e per questo motivo non ha chiarito una vicenda grave che, invece, merita chiarezza.
In pochi ascoltandola avranno colto, dalle sue parole, perché il trasferimento del pubblico ministero Luigi De Magistris è diventato per lei una priorità così assoluta, incalzante, imperiosa e impellente alla quale porre rimedio con urgenza.
In Calabria, infatti, l'amministrazione della giustizia deperisce in maniera deprimente e preoccupante.
Mancano i dirigenti apicali nelle più importanti procure, non pochi magistrati sono sotto processo per reati gravissimi e altri proteggono o sono conniventi rispetto alle trame affaristiche con le quali vengono depredati ingenti finanziamenti che provengono dall'Unione europea. Un sottosegretario del suo Ministero ha recentemente definito la magistratura calabrese «un maleodorante verminaio».
Su tali vicende che sono allarmanti e che lei, signor Ministro, non può non conoscere, il suo Dicastero ed i suoi ispettori hanno scelto di non fare alcunché. Anche lei, signor Ministro, ha preferito voltare lo sguardo dall'altra parte, mentre è intervenuto con inusuale solerzia per chiedere il trasferimento di un giovane e coraggioso magistrato che è al lavoro per sollevare i coperchi di quelle pentole borbottanti in cui si incrociano interessi di istituzioni, amministratori, imprenditoria e finanza e che insieme si saldano con quelli della criminalità organizzata.
Per protestare contro questa drammatica realtà in questi giorni in Calabria sta montando una mobilitazione spontanea che mai prima si era conosciuta nella mia terra. I cittadini hanno la percezione che, operando tali devastanti scelte, si fornisca un terribile colpo al già debole tessuto democratico. Per tali motivi desta ancora maggiore preoccupazione il comportamento di molti partiti: il centrodestra l'applaude, il PD si distingue per un silenzio assordante.
PRESIDENTE. Onorevole Mancini, concluda.
GIACOMO MANCINI. È evidente che in molti manca la consapevolezza che, continuando così, si uccide la speranza di tanti calabresi di vivere in una terra libera dall'illegalità e dall'immoralità.
Signor Presidente - e concludo - il Parlamento deve intervenire per tempo per impedire che una regione intera del Paese venga sottratta alla sovranità dello Stato per essere condannata a rimanere...
PRESIDENTE. Grazie...
GIACOMO MANCINI.... protettorato delle forze dell'illegalità.
(Elementi alla base della richiesta di trasferimento di due magistrati della procura di Catanzaro - n. 3-01250).
PRESIDENTE. L'onorevole Leoni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01250, concernente elementi alla base della richiesta di trasferimento di due magistrati della procura di Catanzaro (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6).
CARLO LEONI. Signor Presidente, anche la mia interrogazione riguarda il caso Calabria. È un fatto, signor Ministro, che la decisione di proporre al CSM il trasferimento cautelare dei due magistrati sta suscitando in Calabria - e non solo in Calabria - preoccupazioni ed anche iniziative di protesta.
Si teme che dietro tale decisione vi sia, non già l'interesse per il buon funzionamento degli uffici giudiziari, ma la volontà di colpire un magistrato considerato «scomodo» perché «scomode» sarebbero le sue inchieste sull'intreccio tra affari, politica e settori della criminalità organizzata.
Attendo la sua risposta anche a questa mia interrogazione e mi auguro davvero che sia in grado di fugare quelle preoccupazioni e quei timori. Ciò anche perché, tra le ragioni fondanti della costituzione del Governo Prodi, c'è quella del pieno ripristino dei principi costituzionali diPag. 53eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e di rispetto dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura, dopo anni nei quali tali principi sono stati piegati ad interessi di parte.
PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, onorevole Leoni, vorrei dire in premessa che, se non fossi esecutore del dettato costituzionale, credo sarei in galera o da qualche altra parte. Mi pongo legittimamente in questa condizione come del resto anche lei. Quindi, ciò vale non tanto come programma dell'Unione, ma come programma di riferimento alla «Bibbia» che per me è la Costituzione.
Quanto alle vicende, al di là del pregiudizio (perché ognuno può portare l'attenzione sui fatti con giudizio, ascoltando le motivazioni, recependole, interpretandole, dando il giusto significato ai fatti), mi sono mosso senza alcuna interferenza.
Vorrei sottolineare, peraltro, a quanti avevano ritenuto che ci fosse stato un intervento rispetto al «Why not?», che le vicende riguardano attività ispettive precedenti a tale episodio, proprio per evitare problemi di una qualche natura o magari anche che fossi colpevolizzato da lei, onorevole Leoni.
Ho adottato questo mio atto - come ho già ricordato - a seguito di interventi durati mesi e non solo alcuni giorni. Non c'è stata una tempestività ad orologio; assolutamente no! E se non lo avessi fatto sarei venuto meno ad un dovere, per quanto mi riguarda.
Peraltro, mi trovo nella condizione in cui si trovano tantissimi pubblici ministeri rispetto al giudizio della collegialità dei magistrati e, come tali, dei giudici per i quali definiscono e acquisiscono atti che sono dovuti; poi, sarà il Consiglio Superiore della Magistratura nella sua autonomia a decidere. Non ho fatto nulla di più e non vedo cosa abbia fatto di male o quale elemento di irreparabilità vi sia nel mio intervento.
È un intervento che rientra nei miei poteri; vorrei peraltro ricordare a tutti che tali poteri sono cambiati a seguito di questa nuova disciplina, di questi nuovi atti ordinativi con riferimento ai quali il Ministro della giustizia ha la possibilità, anzi il dovere di intervenire a seguito di riscontri operati con ricognizioni che appalesano alcune irregolarità. Nel caso di irregolarità poi, come capita a tanti che in Italia sono stati giudicati negli anni passati e successivamente con lungaggini enormi, vi può essere il «riparo», laddove il CSM, in questo caso giudice terzo, dovesse assumere circostanze a favore di chi, nell'attività di ricognizione, si è visto imputare fatti che sono sgradevoli per quanto riguarda i comportamenti o viceversa nel caso confermi invece il giudizio.
Per quanto mi riguarda, laddove fosse l'uno o l'altro caso, poiché non si tratta di una vicenda di natura particolare, non ho alcun elemento per essere partigiano. Mi sono attenuto a questo tipo di criterio. Credo che le vicende della procura di Catanzaro - ho avuto modo di ricordarlo - siano difficili e drammatiche. Che qualcuno possa ascrivere a me i drammi della Calabria, francamente, mi pare un po' tardivo sul piano storico (Commenti del deputato Volontè) - grazie onorevole Volontè - ed eccessivo sul piano della dinamica dei comportamenti.
Peraltro, in terra di Calabria vi sono tante persone perbene e vi sono anche quelle che non lo sono. Non vorrei che qualcuno ritenesse, mi riferisco anche all'onorevole Leoni, di ascrivere a me quelle non perbene e a lui quelle perbene.
PRESIDENTE. L'onorevole Leoni ha facoltà di replicare.
CARLO LEONI. Signor Ministro, fatico a comprendere le ragioni di tanta veemenza nella risposta. Mi sarò espresso male o più probabilmente lei non ha inteso le parole che ho pronunciato, ma nella mia interrogazione non c'era assolutamente né l'intenzione di colpevolizzare lei né quella di dire che lei si è mosso fuori dai principi costituzionali, tutt'altro!Pag. 54
L'atto che lei ha compiuto è perfettamente conforme alle leggi vigenti e ai principi costituzionali. Questo non l'ho messo in discussione!
La mia interrogazione era volta a consentire al Ministro della giustizia di chiarire ulteriormente - perché penso che l'opinione pubblica ne abbia bisogno - le ragioni dell'atto che è stato compiuto e si fonda sul fatto che - non possiamo non tenerne conto, perché siamo in una sede politica - questo intervento avviene in un determinato contesto, che figuriamoci se è ascrivibile a lei, in tutto o in parte!
Quello della regione Calabria è un contesto che ha fatto molto notizia questa estate per la strage di Duisburg: vi agiscono cosche mafiose tra le più pericolose d'Italia (e non solo d'Italia) e le sedi giudiziarie versano in quelle difficoltà oggettive e soggettive che sono note a tutti. Inoltre, vi sono magistrati ed esponenti delle forze dell'ordine sotto minaccia delle cosche.
Questi sono i dati di un contesto preoccupante (lungi da me l'idea di ascriverlo in tutto o in parte alla sua responsabilità), del quale non possiamo tutti, Governo e Parlamento, non tenere conto, perché abbiamo il dovere, insieme, di dare una risposta convincente a cittadini che sono preoccupati ed a cittadini che intendono vedere riconosciuta pienamente la legalità nella propria regione, anche per vedere riconosciuta pienamente la dignità del loro essere cittadini italiani.
(Iniziative per inserire la città dell'Aquila nell'elenco delle direzioni generali regionali del Ministero della giustizia - n. 3-01251)
PRESIDENTE. L'onorevole Catone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01251, concernente iniziative per inserire la città dell'Aquila nell'elenco delle direzioni generali regionali del Ministero della giustizia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7).
GIAMPIERO CATONE. Signor Ministro, nella bozza di regolamento che il Ministero della giustizia sta mettendo a punto in merito alle sedi delle direzioni generali regionali ne risulterebbero escluse due sulle sedici inizialmente previste: una delle due riguarda la regione Abruzzo.
L'esclusione della direzione generale regionale dalla città de L'Aquila è un grave danno per l'intera collettività abruzzese e rappresenta un pregiudizio nei confronti dell'apparato giudiziario e forense regionale.
Signor Ministro, alla luce di quanto esposto vorremmo sapere se non ritenga opportuno reinserire nel ruolo che ad essa compete la regione Abruzzo e rideterminare L'Aquila come sede della direzione generale regionale del Ministero della giustizia.
PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Potrei leggerle tutti i fogli che ho con me, ma non lo faccio. Assumo, invece, un impegno con lei, come ho fatto di recente anche con il sindaco dell'Aquila e con l'assessore regionale Srour, che sono venuti in delegazione da me: mi impegnerò a rivedere tale situazione, che obiettivamente costituisce un problema e - credo - anche una forma di ingiustizia. Tuttavia, le devo dire che tutto ciò significa e comporta che bisogna eliminare qualche altra direzione generale, spero nell'ambito del mio Ministero, senza far ricadere tale scelta con conseguenze negative su altre realtà territoriali del nostro Paese. Questo è l'impegno che assumo con lei e spero di poterlo mantenere.
PRESIDENTE. L'onorevole Catone ha facoltà di replicare.
GIAMPIERO CATONE. Signor Ministro, innanzitutto desidero esprimere la solidarietà della Democrazia Cristiana per gli attacchi che le sono state rivolti e per le minacce che ha subito la sua persona (Applausi dei deputati dei gruppi DemocraziaPag. 55Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI e Popolari-Udeur e del deputato Zacchera).
Signor Ministro, noi sappiamo che la legge finanziaria del 2007 ha imposto alle amministrazioni centrali interventi di razionalizzazione della spesa, come il taglio dei posti dirigenziali. Il suo Dicastero ha preferito individuare i posti di dirigente da eliminare tra quelli delle sedi decentrate, anche se la Ragioneria generale dello Stato ha trovato inopportuna la scelta, perché l'intervento incide esclusivamente sulla struttura periferica. Eppure, nella seduta del 14 luglio 2006, il Consiglio dei Ministri, su sua proposta, aveva approvato un decreto legislativo che istituiva le direzioni regionali e interregionali dell'organizzazione giudiziaria a Torino, Ancona, Catanzaro e L'Aquila.
Perciò, signor Ministro, credo che, rispondendo anche agli interventi fatti da autorevoli esponenti del centrosinistra regionale - che indubbiamente l'hanno contattata dopo l'annuncio di questa mia interrogazione -, si è arrivati al punto che perdura l'ipotesi di esclusione del capoluogo abruzzese. Ciò dimostra come la classe dirigente di sinistra, che amministra la regione Abruzzo, la provincia e il comune dell'Aquila, sia priva di peso e considerazione a livello nazionale e che le battaglie in difesa dell'Abruzzo restano solo una nostra prerogativa, della Democrazia Cristiana, che per prima è sensibile alle esigenze del territorio.
(Iniziative in relazione alla sentenza del tribunale di Cagliari in tema di diagnosi pre-impianto - n. 3-01252)
PRESIDENTE. L'onorevole Volonté ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01252, concernente iniziative in relazione alla sentenza del tribunale di Cagliari in tema di diagnosi pre-impianto (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8).
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, vorrei illustrare brevemente la questione riportata sui quotidiani di questi giorni e nei palinsesti televisivi: mi riferisco all'interpretazione, francamente inaccettabile, del tribunale di Cagliari, e in particolare del giudice dottoressa Maria Grazia Cabitza, che giustifica la pratica eugenetica in totale violazione della legge n. 40 del 2004 e anche della sentenza della Corte costituzionale, sulla stessa materia, del 2006. Pertanto, chiedo al ministro Mastella, nelle sue funzioni di Guardasigilli, di intervenire con una pratica ispettiva o addirittura con un deferimento al CSM, in quanto il giudice deve applicare, nell'ordinamento italiano, la legge italiana, giudicando in funzione ed in nome del popolo italiano, ma tutto ciò è stato apertamente violato dal giudice di Cagliari.
PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, ho potuto acquisire, tramite i miei uffici, specifiche e precise informazioni sulle segnalazioni dell'onorevole Volontè. La delicatissima vicenda è quella di due coniugi, di cui naturalmente non diffonderò in questa sede le generalità, che hanno esperito presso l'ASL di Cagliari una procedura di fecondazione assistita in vitro. Successivamente i due coniugi hanno fatto presente di essere portatori di beta talassemia mediterranea ed hanno richiesto all'ASL una diagnosi pre-impianto, allo scopo di verificare se l'embrione fosse anch'esso affetto dalla patologia.
L'ASL aveva rifiutato di effettuare la diagnosi, ritenendola contraria all'articolo 13 della legge n. 40 del 2004. Si è infatti ritenuto, da parte di tale struttura, che la diagnosi sia vietata anche ove finalizzata a prevenire danni alla salute della madre. I due coniugi si sono allora rivolti al tribunale di Cagliari per ottenere un ordine giudiziario. Il pubblico ministero ha chiesto l'accoglimento della domanda, ritenendo necessaria un'interpretazione dell'articolo 13 della legge n. 40 del 2004 che non contrasti con il supremo diritto allaPag. 56salute della persona umana, nella specie della donna in gravidanza, garantito dagli articoli 2 e 32 della Costituzione.
Il giudice, quindi, ha accolto la tesi del pubblico ministero sulla base delle medesime considerazioni, ritenendo non conforme alla Costituzione l'estensione del divieto di diagnosi pre-impianto nei casi in cui la stessa sia finalizzata all'accertamento di dati che incidono, con carattere di assoluta gravità, sulla salute del nascituro e della donna.
Io non credo - debbo dire la verità - che mi sia possibile, come Ministro della giustizia, entrare nel merito della sentenza.
La sentenza, come ella sa, è soggetta ad impugnazione e non mancherò, nel rispetto delle mie prerogative e di quelle della magistratura, di seguire con attenzione l'ulteriore corso sia della fase requirente che di quella giudicante.
La materia, come ho detto, è delicatissima. Non possono esservi, per quanto mi riguarda, incertezze sul valore supremo della vita e della dignità umana in tutte le fasi del suo sviluppo e la legge n. 40 del 2004 rappresenta, a tal fine, uno strumento essenziale sulla cui rigorosa applicazione occorre vigilare con il più assoluto rigore.
L'interpretazione giudiziale della legge è, tuttavia, affidata alla magistratura e lo stesso interrogante segnala contrasti nella giurisprudenza che dovranno essere certamente seguiti con attenzione allo scopo di verificare la necessità o meno di interventi di carattere legislativo oppure di natura costituzionale.
Ribadisco, comunque, che seguirò il corso della vicenda e ringrazio l'interrogante che ne ha segnalato il particolare rilievo.
PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di replicare.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, invito l'onorevole Ministro a riflettere ulteriormente sulla sua intenzione di seguire la vicenda, magari dando mandato all'Avvocatura dello Stato di intervenire per attivare il ricorso nei confronti di questa sentenza.
Perché lo dico? Perché la sentenza è emessa in nome del popolo italiano e sulla legge n. 40 del 2004 il popolo italiano si è espresso.
La sentenza in oggetto va contro l'espressione di un esplicito parere del popolo italiano espresso attraverso il referendum del 12-13 giugno sulla legge n. 40 del 2004 che, tra l'altro, nei quesiti proponeva la possibilità (bocciata dal popolo italiano) di selezionare geneticamente gli embrioni. È questa la prima ragione. La seconda ragione è che non vi è una contraddizione nella giurisprudenza, ma la sentenza è in contraddizione con il parere della Corte Costituzionale, con sentenze passate in giudicato a Catania nel 2004 e del TAR del Lazio del 2005 e, quindi, non si può configurare come un'interpretazione, onorevole Ministro.
Non si tratta di un'interpretazione, ma di una distorsione della legge e della sentenza della Corte costituzionale. A fronte di ciò il nostro invito, onorevole Ministro Mastella - che avrà la nostra solidarietà per gli attacchi che riceverà se accetterà il nostro invito - è quello di agire attivamente perché le leggi nel nostro ordinamento vengano applicate, senza dare alle stesse interpretazioni tali da modificare il merito e la giustizia della legge davanti ai cittadini italiani.
Si tratta di una sentenza, a tutti gli effetti, ideologica che stravolge una legge dello Stato, la volontà popolare ed anche l'interpretazione costituzionale che i giudici ne hanno dato.
FERDINANDO BENITO PIGNATARO. Trasferiamo il giudice!
LUCA VOLONTÈ. A fronte di ciò, la invito caldamente non solo a seguire distaccatamente la vicenda, ma anche a farsi parte attiva nel procedimento di ricorso avverso questa sentenza ingiusta e contraria al volere del popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
Pag. 57(Iniziative ispettive in merito a trasferimenti di minori disposti dal tribunale per i minorenni di Ancona - n. 3-01253)
PRESIDENTE. L'onorevole Cesini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01253, concernente iniziative ispettive in merito a trasferimenti di minori disposti dal tribunale per i minorenni di Ancona (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9).
ROSALBA CESINI. Signor Presidente, signor Ministro, lo scorso agosto il comune di Ripatransone, per mere questioni burocratiche, ordina lo sgombero dei locali in cui opera la comunità educativa Balù e, nel giro di pochi minuti, giungono dal tribunale minorile di Ancona i provvedimenti di trasferimento per i minori ospitati.
Incredibilmente e senza motivo lo stesso giorno e nei giorni successivi altri sei simili provvedimenti giungono alla comunità di Catobagli (diversa sede, ma stessa gestione della cooperativa Akela).
Chiediamo perché il tutto avvenga senza che né i minori, né le loro famiglie vengano avvertiti o sentiti dagli assistenti sociali e scavalcando totalmente la procura minorile.
Ben otto minori, soggetti particolarmente deboli, signor Ministro, sono stati trattati alla stregua di pacchi. Si pensi che uno degli altri minori residenti, per timore di subire la medesima sorte, è scappato e, ad oggi, signor Ministro, è ancora irreperibile.
Si tratta di una vicenda drammatica, con istituzioni che non hanno neanche tentato di dialogare, che presenta molti lati oscuri, spiegabile, forse, solo da una non nuova volontà di accanimento verso una cooperativa sociale che costituisce una risorsa per tanti soggetti deboli, apprezzata dove opera e riferimento per tante autorità giudiziarie del nostro Paese.
Le chiedo, signor Ministro, come intenda intervenire su quanto esposto.
PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, devo innanzitutto premettere che la vicenda in esame, come tutte quelle che riguardano i minori, merita ogni possibile attenzione e considerazione e va affrontata tenendo conto della delicatezza degli interessi in gioco, affidati al difficilissimo compito spettante ai tribunali per i minorenni.
Ciò premesso, dalle informazioni assunte ho potuto verificare che i minori trasferiti per ordine del tribunale minorile di Ancona dalla comunità Mowgly di Catobagli (Sassoferrato) sono quattro e di età compresa tra undici e diciassette anni. I singoli trasferimenti sono stati motivati da diverse esigenze; in due casi si erano verificati gravi episodi di incompatibilità tra i ragazzi e la struttura, addirittura con scontri fisici con gli operatori; in un caso vi era la necessità di favorire contatti più agevoli con la famiglia; in altri casi, infine, il trasferimento era stato imposto dalla comunicazione della notizia, oggetto di segreto, da parte dell'autorità giudiziaria penale.
I trasferimenti dalla comunità Balù di Ripatransone sono stati, invece, motivati dalla chiusura della struttura per ordine del sindaco per gravi ragioni sanitarie, come è già noto all'interrogante. Le autorità giudiziarie coinvolte hanno chiarito che i provvedimenti sono stati assunti in via di urgenza, ai sensi dell'articolo 336 del codice civile e che per gli stessi non era necessario, né previsto, il parere del pubblico ministero, trattandosi di atti modificativi non del regime di affidamento, ma solo del luogo fisico del suo svolgimento.
Peraltro, il pubblico ministero ha successivamente apposto il visto ai provvedimenti senza apporvi osservazioni, mentre gli uffici relativi degli enti locali e i servizi minorili avevano essi stessi segnalato in parte le criticità, che poi il tribunale ha posto a base dei trasferimenti. Sono stati successivamente gli stessi servizi, non il tribunale, ad individuare secondo le loroPag. 58competenze le nuove comunità presso le quali collocare i ragazzi.
Ribadisco la necessità di ogni cautela, attenzione e sensibilità nelle attività degli organi che possono incidere con effetti enormi sulla vita dei minori; tuttavia, rilevo come nella specie non mi sembrano ravvisabili profili di trascuratezza o abnormità nell'assunzione delle decisioni giurisdizionali, nel merito delle quali per il Ministro della giustizia, ovviamente, non è possibile entrare. Continuerò comunque, per il tramite delle competenti articolazioni, a seguire le vicende delle comunità interessate, allo scopo di fornire ogni contributo alla migliore soluzione dei problemi nell'interesse superiore dei minori che sono stati coinvolti.
PRESIDENTE. L'onorevole Cesini ha facoltà di replicare.
ROSALBA CESINI. Signor Ministro, lei ha affermato che il comune di Ripatransone ha negato l'agibilità dei locali, ma - signor Ministro, mi ascolti per cortesia - il comune aveva in mano tutto, quindi l'ordinanza di sgombero è stata emessa non per questioni sanitarie, ma per mancanza dell'agibilità del locale e ciò è stato un errore dipeso dal comune e dall'ambito territoriale e sociale. In questo caso la cooperativa è stata la vittima di un errore e non la causa! Cosa c'entra il trasferimento dei due minori dalla sede della Balù con il trasferimento degli altri minori dall'altra struttura?
Se, come previsto dalle norme vigenti, l'interesse da perseguire è il bene dei minori, favorendo la non interruzione sia dei legami familiari e sociali, sia dei percorsi formativi, educativi e lavorativi (a tale proposito, faccio presente che due di questi minori erano inseriti nel mondo del lavoro), ricercando la condivisione degli obiettivi pedagogici e progettuali e personalizzando gli interventi, ebbene, nel caso oggetto dell'interrogazione è accaduto l'esatto contrario. Siamo in presenza di provvedimenti «collettivi», per lo più non motivati, né confrontati con altri attori responsabili.
Inoltre, signor Ministro, nei giorni successivi ai fatti un quotidiano locale riportava notizie false sui motivi del trasferimento e gettava fango sui responsabili della cooperativa; da dove sono giunte tali notizie? Il fatto è che da anni si assiste ad una sorta di accanimento nei confronti della cooperativa Akela e, prima ancora, della comunità Issakar - ascolti queste parole, signor Ministro - che a suo tempo aveva presentato un esposto al CSM per fatti del tutto simili.
Signor Ministro, dei minori sono stati spostati come pacchi; gli operatori sociali sono attualmente in ginocchio, vi sono lavoratori che rischiano il posto: qualcosa non va per il verso giusto presso il tribunale minorile di Ancona. Esprimo perciò grande preoccupazione non solo per quanto è accaduto, ma anche per la risposta che i suoi uffici le hanno fornito con riferimento alla mia interrogazione. Le rivolgo un accorato appello affinché si ponga al più presto rimedio sia a quanto accaduto, sia al buon funzionamento delle istituzioni in oggetto. Signor Ministro, le chiedo di effettuare un controllo, perché qualcosa non funziona (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
(Definizione dei criteri per la concessione degli arresti domiciliari per i soggetti che risultino privi di un idoneo luogo di residenza - n. 3-01254)
PRESIDENTE. L'onorevole Frias ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01254, concernente la definizione dei criteri per la concessione degli arresti domiciliari per i soggetti che risultino privi di un idoneo luogo di residenza (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10).
MERCEDES LOURDES FRIAS. Signor Presidente, signor Ministro, inizio da un fatto accaduto un mese fa per sottoporre alla sua attenzione un problema serio come quello dell'impossibilità di accesso agli arresti domiciliari per «gli ultimi degli ultimi degli ultimi», ovvero le persone chePag. 59non hanno casa. La notte tra il 10 e l'11 agosto sono morti quattro bambini in un rogo divampato sotto un cavalcavia nelle baracche situate nel comune di Livorno. Voglio fare, in questa sede, il nome dei quattro bambini: si chiamavano Eva, Mengi, Danchiu e Lenuca. I genitori sono stati portati in carcere dopo il primo interrogatorio e accusati di omicidio colposo e abbandono di minori seguito da morte. Durante l'udienza di convalida è stata annullata la parte dell'accusa che riguardava l'omicidio colposo. Comunque, non hanno potuto neanche accedere all'istituto degli arresti domiciliari perché privi di un alloggio. Inizialmente un comune si era reso disponibile a fornire tale alloggio, ma ciò non è accaduto. Trentaquattro giorni dopo le mamme sono potute andare in una struttura di accoglienza grazie al lavoro dell'Arci, mentre i padri dei ricordati bambini, quarantasei giorni dopo, si trovano ancora in carcere.
Si domanda quali iniziative il Ministero intenda intraprendere, anche dal punto di vista normativo, per garantire che una persona non sia doppiamente colpita, non potendo accedere ad una misura cautelare attenuata semplicemente perché priva di un alloggio.
PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, farò riferimento a quanto è già stato esposto in aula dal sottosegretario Lucidi in data 13 settembre 2007. In quell'occasione, se pur in ambito diverso, il Governo precisò sia i contenuti, sia i limiti delle notizie fornite dagli organi di informazione sull'incendio, che a Livorno ha causato la morte di quattro minori rom. A quanto già detto dal sottosegretario Lucidi aggiungo soltanto che la magistratura inquirente, come riferito dal procuratore della Repubblica presso il tribunale di Livorno, ha confermato l'ipotesi accusatoria, ovvero che la tragedia è stata determinata da una colpevole leggerezza degli abitanti della piccola baraccopoli. Mentre il giudice per le indagini preliminari, con parere favorevole della procura, il 13 settembre 2007 ha sostituito la misura di custodia in carcere applicata alle donne indagate, con gli arresti domiciliari presso un immobile messo a disposizione dall'Arci, il Gip, invece, ha respinto la richiesta degli arresti domiciliari avanzata negli interessi dei due uomini indagati motivando il provvedimento di diniego alla luce dell'attualità delle esigenze cautelari. Alla luce di quanto emerso, ritengo superflua ogni altra considerazione, anche se la vicenda in esame può costituire spunto per riflettere su situazioni che non si esauriscono sul piano normativo, ma che, anzi, impongono di assumere decisioni ed effettuare valutazioni destinate a incidere principalmente in ambito sociale ed economico. Tutto evidenzia, infatti, che l'applicazione della misura di custodia degli arresti domiciliari si scontra, in generale, con il dato oggettivo della mancanza di una sistemazione abitativa. Credo che tale situazione non debba essere limitata ai familiari delle vittime di Livorno, dal momento che coinvolge tutti gli individui, che a vario titolo si trovano senza fissa dimora.
In realtà il legislatore prevede, all'articolo 284 del codice di procedura penale, la misura degli arresti domiciliari e non considera soltanto l'abitazione del soggetto in cui risiede abitualmente, ma anche quella di altra persona che si dichiari disponibile ad accogliere quel soggetto. Sarà cura dell'autorità procedente vagliare l'opportunità e la concreta attuabilità della misura, così come sarà cura dell'autorità giudiziaria verificare se sussistano le condizioni per disporre gli arresti in un luogo pubblico di cura o di assistenza, qualora, per le condizioni di salute psicofisiche del soggetto, l'applicazione di tali misure possa essere disposta presso ospedali o case di cura. Non ritengo quindi, a fronte di una previsione normativa di così ampia portata, necessario allo stato prospettare un intervento legislativo.
PRESIDENTE. L'onorevole Frias ha facoltà di replicare.
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MERCEDES LOURDES FRIAS. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per la risposta, ma devo esprimere la mia amarezza sia per il tono, sia per il contenuto di essa. Vorrei rassicurare il Ministro che ho molto rispetto della magistratura per entrare nel merito delle questioni su cui si sta indagando. Ho fatto riferimento ad un aspetto specifico che ha più connotati sociali, anziché entrare nel merito dell'effettiva vicenda, anche se dispongo di altre informazioni. Tuttavia, penso che in questo caso pesi molto di più il pregiudizio, l'idea e la visione che si ha dei rom, dei sinti e degli «zingari», che il fatto effettivamente accaduto.
Lei ha parlato di «colpevole leggerezza». Vorrei ricordare - il Presidente mi perdoni se utilizzo un po' più di tempo - che qualche volta è successo che un genitore abbia dimenticato il bambino in macchina e lo abbia trovato morto: penso che nessuno lo abbia messo in galera per colpevole leggerezza! Ritengo che su questo punto siamo tutti d'accordo. Perché i genitori dei bambini ricordati sono finiti in carcere e, soprattutto, perché non possono usufruire di un diritto di tutti? O c'è qualcuno che è «meno uguale» degli altri, soprattutto perché, prima di arrivare a ciò che è effettivamente successo, è più forte il peso di un momento precedente, ossia delle colpe che gli zingari hanno, di esserci?
È vero che può essersi verificato - è ancora da dimostrare - l'abbandono di minori, ma gli zingari erano in quelle condizioni, sotto un ponte, con sette-otto baracche senza alcun tipo di servizio! Come afferma Eduardo Galeano, ci sono los nadies, los ningunos, los ninguneados: ossia quelli che non sono nessuno, ma che sono anche resi nessuno dalla società, che valgono meno della candela che divora i loro bambini e la loro vita. Non solo loro dovrebbero essere in galera: ciò deve permettere a tutti (non alla società o al sistema in astratto, ma anche a noi, legislatori, operatori, ministri e sindaci) di interrogarsi sulle condizioni di subumanità in cui alcune persone vivono. Penso che dovremmo riflettere soprattutto su questo aspetto, prima di parlare di leggerezza e di colpevolezza, perché a nessuno fa piacere perdere, in un colpo solo, tre figli (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)!
(Situazione della condizione abitativa in Italia - n. 3-01255)
PRESIDENTE. L'onorevole Trepiccione ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01255, concernente la situazione della condizione abitativa in Italia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).
GIUSEPPE TREPICCIONE. Signor Presidente, signor Ministro, secondo i dati forniti dallo studio effettuato da Nomisma sulla condizione abitativa in Italia, sono circa 3 milioni e 600 mila i nuclei familiari che faticano a pagare il mutuo e affrontano serie difficoltà economiche per il peso dell'affitto sul bilancio familiare. L'analisi, commissionata dal Ministero delle infrastrutture, evidenzia come dal 1991 al 2007 l'incremento dei canoni di mercato nelle aree urbane sia stato pari al 66,7 per cento, con una spesa che varia di città in città e che, comunque, impegna quasi la metà dello stipendio medio di un lavoratore.
Chiedo al Ministro quali misure il Governo intenda adottare, in vista della manovra economica per il 2008, al fine di ridurre i disagi determinati ai cittadini da tali aumenti, attuando un'efficace politica abitativa che preveda un effettivo rilancio dell'edilizia residenziale pubblica e un reale sostegno alle fasce sociali più deboli.
PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Signor Presidente, il Parlamento in data 8 febbraio 2007 ha approvato una legge con cui ha richiesto al Governo di farsi carico del problema, attraverso la costituzione di un tavolo diPag. 61concertazione generale sulle politiche abitative. Il Governo lo ha fatto nei tempi, nei termini e nei modi previsti dalla legge: le parti interessate, governative e sociali, hanno redatto, tutte insieme, un apposito documento, condiviso e sottoscritto all'unanimità. Tale documento è stato inserito nel DPEF e oggi costituisce azione di Governo concreta, proprio perché è stato inserito nel DPEF presentato l'estate scorsa.
A seguito della suddetta previsione, riguardante il varo di un «piano-casa» nuovo e innovativo, dopo molti anni di inerzia in materia, il Ministero delle infrastrutture, insieme agli altri Ministeri competenti (soprattutto il Ministero della solidarietà sociale, il Ministero per le politiche giovanili e le attività sportive e il Ministero per le politiche per la famiglia), ha provveduto a individuare una serie di norme di carattere sia finanziario, sia organizzativo, sia accelerativo per permettere da una parte ai comuni interessati di ricostituire un proprio patrimonio immobiliare da mettere a disposizione dei soggetti più deboli e di coloro che ne hanno bisogno e dall'altra di venire incontro alle esigenze finanziarie di soggetti che non possono permettersi di pagare l'affitto e il mutuo.
Di tutto ciò sarà dato conto nel disegno di legge finanziaria, che sarà varato a breve. A tale impegno finanziario e normativo va aggiunto anche l'avanzo di gestione del bilancio dell'INAIL, che già per legge deve essere destinato alla suddetta finalità quindi alle divise sociali di rifinanziamento dei comuni, insieme ai contratti di quartiere, che pure vogliamo rifinanziare. In questo senso posso quindi assicurare che il Governo mantiene l'impegno che ha preso con i cittadini e con il Parlamento e arriverà all'appuntamento della finanziaria anche con una risposta positiva in tale ambito.
PRESIDENTE. L'onorevole Trepiccione ha facoltà di replicare.
GIUSEPPE TREPICCIONE. Signor Presidente, signor Ministro, mi auguro ovviamente, come tutti gli italiani, che gli impegni assunti dal Governo e dal Parlamento, di cui anch'io faccio parte, siano poi attuati in modo concreto nella prossima legge finanziaria, anche perché, come lei ben sa, signor Ministro, ormai il disagio sociale inerente alla questione degli affitti, soprattutto per le fasce più deboli, è veramente insostenibile. Come lei sa - poiché, tra l'altro, questa indagine è stata commissionata dal suo Ministero - il problema dell'aumento dei canoni di locazione ormai ha assunto un aspetto diverso, perché sono cambiate significativamente le caratteristiche dei locatari, che sono ormai per lo più giovani, studenti, anziani e, soprattutto, immigrati.
Non possiamo dimenticare e non denunciare, in questa sede, come oggi uno studente universitario o un immigrato, per un posto letto in una grande città e per esercitare il suo diritto allo studio, debba pagare 200 o 250 euro al mese e in molti casi, come è noto, senza un regolare contratto di locazione. Considerato che, tra l'altro, lei è molto sensibile alle tematiche della legalità, che conosce bene, mi auguro che il Governo si adoperi per realizzare un controllo più incisivo e verifiche incrociate più numerose perché sinceramente la questione in oggetto sta diventando veramente vergognosa per il nostro Paese. Come lei ben sa, signor Ministro, il disagio ormai riguarda le fasce molto deboli e soprattutto le persone che vivono al di sotto della soglia di reddito di 20 mila euro l'anno. Mi auguro, quindi, che gli impegni assunti dal Governo vadano veramente in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
(Linee di azione del Governo per il superamento dell'emergenza abitativa e per l'incremento dell'offerta di alloggi pubblici - n. 3-01256)
PRESIDENTE. L'onorevole Vichi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Mariani n. 3-01256, concernente linee di azione del Governo per il superamento dell'emergenza abitativa e per l'incremento dell'offertaPag. 62di alloggi pubblici (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12), di cui è cofirmatario.
ERMANNO VICHI. Signor Ministro, tra alcune settimane scade il blocco degli sfratti. È un passaggio drammatico per molte famiglie, ma difficile anche per i comuni, che, senza risorse, sono il primo livello istituzionale che dovrà affrontare tale problema. Tuttavia, gli sfratti non sono che la punta dell'iceberg di un'emergenza molto più diffusa, perché manca un piano nazionale per la casa. Anche questa è un'eredità che ci ha lasciato, purtroppo, il precedente Governo e sappiamo che non è facile costruire un nuovo programma in tempi brevi. Ci sono gli sfrattati, ma soprattutto è crescente il numero dei cittadini, anche del ceto medio, che non riescono ad affrontare l'acquisto di una casa per l'aumento dei costi e, purtroppo, non riescono neanche a pagare l'affitto.
Concludo osservando che questo Governo ha lodevolmente convocato una conferenza nazionale, alla quale non avrebbe guastato se fossero stati invitati anche i parlamentari. Quindi, interroghiamo il Ministro perché renda noto come saranno attuate le indicazioni già presenti nel DPEF e anche per invitarlo ad investire sul concorso del Parlamento, che molto studio e molta fatica sta mettendo nel settore.
PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Signor Presidente, come Ministro di un Governo in carica non posso limitarmi o perdere un minuto del mio tempo a sindacare ciò che è stato fatto - o meglio, non è stato fatto - dal precedente Governo in materia di politiche abitative. Rimane il fatto che è un'emergenza cui bisogna porre rimedio. Faccio seguito al mio precedente intervento, per esplicitare in concreto come intendiamo realizzare le proposte emerse al tavolo di concertazione per le politiche abitative, anche attraverso la legge finanziaria e il disegno di legge collegato ad essa. Infatti, una serie di norme sono appunto di tipo finanziario - quindi, come tali, devono prevedere la messa a disposizione di denaro per far fronte alle ricordate esigenze - mentre altre sono di tipo procedurale e procedimentale, per fare in modo che si possa ricostituire meglio quel patrimonio immobiliare che una volta si chiamava pubblico, mentre ora è, più che altro, di tipo sociale (in parte pubblico, in parte privato, in partnership pubblico-privato) e affinché la locazione ad affitto agevolato o concordato possa venire incontro alle esigenze dei più bisognosi.
Perciò, anche stamani, prima di recarmi in Parlamento, su questo specifico tema ho avuto un incontro con il Presidente del Consiglio, per ottenere rassicurazioni - e me le ha fornite - affinché nella legge finanziaria e nel disegno di legge collegato ad essa siano inserite una serie di norme che prevedano, ovviamente, un intervento urgente e immediato, considerato il fatto che il 16 ottobre vi è la decadenza della proroga degli sfratti: bisogna venire incontro alle 2.650 famiglie in questione da subito e, in proiezione, a molte altre famiglie, perché stanno per finire sotto i ponti. Questa è la risposta all'emergenza.
In via strutturale, vi è da ricostituire il patrimonio dei comuni: in questo senso, abbiamo previsto di destinare risorse finanziarie recenti per i piani straordinari di cui all'articolo 3 della legge n. 9 del 2007 (quindi, acquisto e recupero di locazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica), abbiamo previsto una norma di tipo regolamentare sul collegato alla legge finanziaria, per dare priorità ai comuni nell'acquisto di alloggi alienati degli enti previdenziali (in modo che il diritto di prelazione del privato vada anche a beneficio dell'ente pubblico), il recupero del patrimonio di edilizia residenziale pubblica a partire dalla quota parte del patrimonio demaniale, soprattutto a partire da quella militare, che, da una analisi effettuata, permetterebbe di realizzare 8.000 alloggi l'anno per circa dieci anni, per un totale di circa 80 mila alloggi daPag. 63mettere a disposizione di un'edilizia pubblica o, comunque, concordata. Un'altra serie di interventi, che destinano quote significative di risorse pubbliche all'incremento del patrimonio residenziale, sarà prevista nel disegno di legge collegato alla legge finanziaria.
Mi auguro che in Parlamento, proprio perché sarà un disegno di legge che dovrà essere discusso in questa sede, tutte le proposte potranno essere accolte e diventare parte integrante della legge. Il Governo ha fatto e vuole fare la sua parte, e confida nel Parlamento affinché lo possa illuminare meglio nella sua azione.
PRESIDENTE. L'onorevole Chianale, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
MAURO CHIANALE. Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro per la puntuale risposta. Vorrei però aggiungere alcune considerazioni sul fatto che ci troviamo in una situazione di emergenza abitativa, perché questi anni - in cui non si è fatto nulla, oltre al fatto che sono stati alienati più di 150 mila alloggi - hanno portato a punte di aumenti degli alloggi in vendita del 120 per cento e ad aumenti del canone degli affitti che raggiungono l'85 per cento dell'aumento medio. Quindi si tratta di un'emergenza che, purtroppo, è stata determinata anche dall'inerzia del passato.
Dunque, le ricordate determinazioni hanno comportato anche che, nelle famiglie, coloro i quali hanno acquistato gli appartamenti, attraverso un mutuo, hanno sopportato e sopportano un debito che è aumentato del 134 per cento, rispetto alla propria gestione familiare. È davvero importante che il milione e mezzo di famiglie che si trovano in tali condizioni di disagio abbiano una risposta. Le sue parole, signor Ministro, lasciano sicuramente trasparire la possibilità e la determinazione di risolvere il problema. Lei ha citato che vi è un tavolo nazionale della casa, ed è un fatto importante, perché ha riunito operatori, sindacati e istituzioni, finalmente, per parlare dell'emergenza abitativa. Ha aggiunto anche che è un tavolo istituzionale importante, perché finalmente è l'occasione per discutere su come intervenire in modo organico, puntuale, per risolvere una parte dell'emergenza e per strutturare gli aspetti delle risorse che dovranno essere impiegate negli anni.
Lei ha citato anche la legge finanziaria e gli investimenti annunciati (dal taglio dell'ICI allo sconto dell'affitto con l'Irpef, dato molto importante): mi sembra che il Governo abbia finalmente centrato la politica della casa in modo assolutamente determinato. Credo che sia importante che ciò si perpetui negli anni, affinché si possano davvero ottenere risorse strategiche e che permettano di fornire risposte.
Riguardo a questo tema, lei ha fatto bene a citare la collegialità del Ministero e del Governo e ritengo che questa rappresenti veramente lo strumento giusto per poter operare con unitarietà, coinvolgendo anche le Commissioni competenti. Come diceva bene un collega, lei sa che noi siamo a disposizione e siamo pronti a fare la nostra parte. Su tali emergenze abbiamo veramente fiducia che l'operato del Governo sarà incisivo (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
(Interventi per superare il divario infrastrutturale tra centro-nord e sud - n. 3-01257)
PRESIDENTE. L'onorevole Reina ha facoltà di illustrare l'interrogazione Oliva n. 3-01257, concernente interventi per superare il divario infrastrutturale tra centro-nord e sud (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 13), di cui è cofirmatario.
GIUSEPPE MARIA REINA. Signor Presidente, signor Ministro, il rapporto 2006 del dipartimento per le politiche dello sviluppo e di coesione del Ministero dello sviluppo economico ci presenta un quadro estremamente allarmante degli investimenti per le infrastrutture ferroviarie tra il nord e il sud del Paese. Tale quadro viene confermato, purtroppo, anche daPag. 64quello che si conosce del piano industriale delle Ferrovie dello Stato per gli anni 2007-2011.
Con questa interrogazione intendiamo apprendere in modo serio e apprezzabile quali siano i termini e, soprattutto, i tempi di attuazione di una politica reale che veda una compensazione nei confronti del sud degli investimenti per le infrastrutture, a partire da quelle riguardanti il trasporto ferroviario.
PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Signor Presidente, limiterò il mio intervento a ciò che questo Governo e le Ferrovie dello Stato, in ottemperanza alle indicazioni del Governo stesso, hanno posto in essere in riferimento alle infrastrutture ferroviarie per il sud d'Italia.
Ho l'impressione che abbiamo letto due contratti di programma diversi, anche se ci riferiamo ad un contratto (2007-2011), che è stato sottoscritto e approvato nel mese di luglio. Da tale contratto risulta - è una questione matematica non è un'opinione - che solo per le ferrovie e solo nella tabella «opere in corso» sono previste, solo per le regioni meridionali, 8 miliardi e mezzo di euro destinati a opere infrastrutturali; inoltre, la metà di 7 miliardi (circa tre miliardi e mezzo) è assegnata dal contratto a PON (FAS nazionali) per le ferrovie. Tutti e 7 i miliardi sono comunque assegnati alle regioni del sud.
Vorrei segnalare, per fare un riferimento specifico ad alcune opere, che è stato inserito nel contratto delle ferrovie 2007-2011 il benedetto - o non benedetto - nodo ferroviario di Palermo, che è vero che è stato inaugurato due volte nella precedente legislatura, ma è altrettanto vero che mancava un euro per essere realizzato: io ho stanziato un miliardo di euro per realizzarlo.
È altrettanto vero che abbiamo inserito nel programma 2007-2011 (stiamo già realizzando la progettazione) il tratto Napoli-Bari (circa 4 miliardi di euro) passante per Foggia e che abbiamo previsto e finanziato, attraverso i PON nazionali, anche il nodo di Bari - tanto per citarne alcuni - e la velocizzazione della Napoli-Reggio Calabria nei tratti dove sono presenti gallerie e passaggi a livello.
Vorrei tranquillizzarla, quindi, sul fatto che, anche riferimento al 2006, gli investimenti localizzati nel Mezzogiorno hanno mantenuto un trend positivo di circa il 30 per cento rispetto agli investimenti complessivamente previsti e messi in cantiere in tutta Italia, con un incremento del 3 per cento rispetto all'ultimo anno della legislatura precedente.
Questa è matematica - lo ripeto - non è un'opinione.
Per quanto riguarda il servizio di trasporto e di traghettamento che lei pensa che vogliamo addirittura chiudere, vorrei farle soltanto presente - non spetterebbe a me, ma al Ministero dei trasporti, però voglio svolgere una «difesa d'ufficio», anche se non richiesta - che gli investimenti previsti e contrattualizzati prevedono un nuovo materiale rotabile rivolto al sud pari a 600 milioni di euro. Mi sembra che sia un'affermazione concreta e che non sia accertato che tutto ciò significhi una dismissione della volontà del Governo di operare in materia ferroviaria per il sud.
PRESIDENTE. L'onorevole Reina ha facoltà di replicare.
GIUSEPPE MARIA REINA. Signor Ministro - me lo permetta - a sentire la risposta che lei ci ha fornito dovremmo fare salti di gioia. In realtà, sappiamo benissimo che non possiamo farli, non solo per quello a cui accennavo: è un dato ineliminabile il fatto che nel rapporto del 2006 risultano destinati alle regioni centrosettentrionali 7 milioni e 347 mila euro a fronte di un milione e 196 mila euro per quanto riguarda le regioni meridionali. Non si tratta di un dato inventato, poiché emerge dal rapporto 2006.
Riguardo agli investimenti di cui ella ha parlato, sarebbe interessante capire qual è la discriminante tra quelli posti a carico del bilancio dello Stato e quelli che, invece,Pag. 65provengono dall'Unione europea, perché ci farebbe capire fino a che punto il Governo decide di investire nel Meridione o, comunque, è costretto a investire nel Meridione.
Sono di tutt'altra natura le notizie che di tanto in tanto escono fuori. Mi riferisco alle dichiarazioni della senatrice Donati, la quale aveva sollevato un'enorme questione per il fatto che si paventava la chiusura sostanziale della ferrovia Reggio Calabria-Villa San Giovanni e il trasferimento dei passeggeri sui traghetti per riprendere la linea ferrata oltre lo stretto, o alla notizia del blocco della Salerno-Reggio Calabria in tema di trasporto gommato.
Sono tutti elementi che ci preoccupano e che, dunque, non mi permettono di affermare che sono soddisfatto dalla risposta che lei ci ha fornito, ma lasciano intatte tutte le perplessità e le preoccupazioni che nutriamo - mi consenta - prima ancora che come parlamentari, come cittadini di questo Meridione d'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia e Forza Italia).
(Individuazione di percorsi alternativi adeguati in relazione ai lavori di ammodernamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, nel tratto Bagnara Calabra-Scilla - n. 3-01258)
PRESIDENTE. L'onorevole La Loggia ha facoltà di illustrare l'interrogazione Leone n. 3-01258, concernente l'individuazione di percorsi alternativi adeguati in relazione ai lavori di ammodernamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, nel tratto Bagnara Calabra-Scilla (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 14), di cui è cofirmatario.
ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, signor Ministro, dopo il blocco della realizzazione del ponte sullo stretto di Messina, apprendiamo che anche sui lavori dell'autostrada Reggio Calabria-Salerno (mi piace chiamarla così e lei ne comprenderà il motivo), nel tratto di Bagnara Calabra-Scilla vi sarà un'interruzione nel collegamento sud-nord per 4 o 7 anni.
È un tratto dove si verificano circa 20 mila passaggi giornalieri, tra i quali oltre 3000 TIR: significa praticamente distruggere l'economia del Mezzogiorno e in particolare della Sicilia.
Il suo collega Bianchi ha chiesto un rinvio e l'Anas ha affermato che non ne può concedere alcuno.
Le «autostrade del mare», avviate dal Governo Berlusconi, giacciono in qualche cassetto polveroso. Credo che voi volete soltanto accrescere il dissenso, che è già così corposo, nel nostro Paese. Stavolta ci sarà addirittura una rivolta popolare.
Signor Ministro Di Pietro, che tante volte ha minacciato le dimissioni, trovi questa buona e nobile ragione! Da buon meridionale, come me, si dimetta su un argomento di questo genere!
PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Signor Presidente, credo che sia responsabilità di un cittadino di questo Stato, se è al Governo, non quella di dimettersi ma di impegnarsi al massimo per far funzionare le cose in questo Stato. Le dimissioni sono un atto di resa e io non sono abituato alla resa (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Per quanto riguarda, invece, la Salerno-Reggio Calabria vorrei fare una premessa: sono cinquant'anni che ci stiamo lamentando perché non si fa. Nella legge finanziaria dell'anno scorso abbiamo previsto due miliardi e mezzo; in pochi mesi abbiamo avviato e già chiuso due cantieri; ne stiamo avviando uno enorme. Qual è la colpa? State realizzando la Salerno-Reggio Calabria: non si può fare! Mi sembra un ragionamento da «fafazzi».
Credo che sia necessario realizzare la Salerno-Reggio Calabria perché il sud ne ha bisogno! Io voglio impegnarmi a fare i lavori e non a bloccarli. Se è vero, come è vero, che per costruire un pezzo diPag. 66autostrada su un'autostrada già esistente, bisogna passare da quattro a due corsie, ciò non vuol dire bloccare l'autostrada, ma incanalarla su una sola corsia.
Se è vero, com'è vero, che ciò procurerà disagio, bisogna cercare delle soluzioni alternative, come quelle che stanno trovando le prefetture interessate, il Ministro dell'interno e il Ministro dei trasporti con tutte le autorità interessate, comprese le regioni.
Sono d'accordo con lei che bisogna affidare ad un commissario unico la vigilanza e le responsabilità affinché quel traffico non ne risenta molto, ma è importante realizzare l'opera perché, altrimenti, non risolveremo mai i problemi.
Da una parte, dunque, posso assicurarle, onorevole deputato, che non darò il via libera ai lavori sic et simpliciter il 1o ottobre, per così dire, «come va va»: bisogna che, insieme alla costruzione di quel tratto di autostrada, siano previsti degli strumenti che, da una parte, agevolino e mettano in sicurezza la carreggiata (che comunque rimarrà sempre in funzione e non si chiuderà) e, dall'altra parte, che aiutino soprattutto i TIR a defluire su altri corsi, in particolare, attraverso i porti che, come è emerso nelle ultime riunioni, sono stati individuati e devono essere riallocati in senso logistico.
Noi da sempre, dal primo giorno che mi sono insediato al Ministero delle infrastrutture, abbiamo indicato il 1o ottobre come data di inizio dei lavori. Se si tratta di rimandare per qualche altra settimana per dare spazio a migliori organizzazioni logistiche, ben venga. Ma non mettiamoci in testa - ripeto: non mettiamoci in testa - che la soluzione per venire incontro alle esigenze del sud sia quella di non realizzare l'opera quando finalmente siamo riusciti a partire. Davvero sarebbe un colpo finale e definitivo all'economia e alla credibilità del sud e del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. L'onorevole Angelino Alfano, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
ANGELINO ALFANO. Signor Ministro, abbiamo ascoltato in silenzio il suo comizio (non ho altre espressioni per definirlo). Lo abbiamo ascoltato in silenzio perché francamente ci aspettavamo che, dopo questa enfasi, lei arrivasse alla conclusione, cioè che ci dicesse realmente quali sono le soluzioni alternative per evitare che derrate alimentari si perdano, che milioni di cittadini negli anni restino intrappolati in quel luogo e che i danni per il meridione siano superiori al vantaggio di una breve accelerazione.
Non vorremmo che lei, procedendo per una serie di salti logici, volesse dimostrare che noi deputati della Sicilia e del sud, non vogliamo più realizzare la Salerno-Reggio Calabria, proprio noi che con il Governo Berlusconi l'abbiamo accelerata dopo trent'anni! Non lo possiamo accettare!
Rimettiamo le cose in ordine. Gli interroganti le hanno chiesto esattamente quello che le ha detto il suo collega di Governo, tale onorevole Ministro Bianchi, che afferma esattamente le stesse cose che noi stiamo proponendo con l'interrogazione in esame.
Gli italiani sono abituati al fatto che, a fronte di una questione al centro del dibattito del Governo, ci siano almeno tre opinioni in campo, tutte contrapposte. Quello a cui gli italiani non sono abituati, invece, è che, se si realizza un'opera, si paralizza il Paese. Questo no!
Vogliamo sapere molto semplicemente dal Governo, poiché il 1o ottobre è tra sette giorni, se queste soluzioni alternative per attraversare una parte della Calabria sono pronte o no. Noi abbiamo la sensazione che voi stiate sottovalutando il rischio di caos, anche in termini di ordine pubblico e i danni che il sud d'Italia e soprattutto la Sicilia e la Calabria patiranno senza un minimo di previsione organizzativa in riferimento a quello che causerà quest'opera.
Noi vogliamo fortemente quest'opera, ma non possiamo accettare che essa si trasformi nel caos e nel disordine pubblico. Potenziate le autostrade del mare; riunite immediatamente una vostra taskPag. 67force con una del governo della regione Sicilia e della regione Calabria; fate qualcosa, ma non date l'avvio il 1o ottobre: il 2 ottobre non potrete dire che nessuno vi aveva avvisato che sarebbe successo il caos (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Misto-Movimento per l'Autonomia).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16,45.
La seduta, sospesa alle 16,35, è ripresa alle 17.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI