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Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1772 - Conversione in legge del decreto-legge 3 agosto 2007, n. 117, recante disposizioni urgenti modificative del codice della strada per incrementare i livelli di sicurezza nella circolazione (Approvato dal Senato) (A.C. 3044) (ore 18,18).
(Esame dell'articolo unico - A.C. 3044)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 3044 sezione 3).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge
(Vedi l'allegato A - A.C. 3044 sezione 4).
Avverto, altresì, che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 3044 sezioni 1 e 2).
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo, in particolare, a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimoPag. 84periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tal fine il gruppo Misto, per la componente politica delle Minoranze linguistiche, è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 89 e 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, il cui contenuto non è strettamente attinente alla materia del decreto-legge: Baldelli 3.17, limitatamente al comma 2-ter, che riguarda il bonus concesso ai titolari di patente che nell'arco di un biennio non incorrono in violazioni del codice della strada che comportano una detrazione di punti; Moffa 6.1, volto a prevedere - in via generale - il divieto di vendita di superalcolici ai minori; Moffa 6.03, volto a dettare una disciplina specifica in materia di attività dei locali notturni e dei locali autorizzati alla vendita di bevande alcoliche.
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative il deputato De Corato. Ne ha facoltà.
RICCARDO DE CORATO. Signor Presidente, il gruppo di Alleanza nazionale ha presentato degli emendamenti con cui introduce alcune tematiche. In alcuni di essi, ad esempio, ha proposto che si consideri la necessità di stabilire un divieto di ingresso nei locali notturni con licenza «c»; di prevedere l'apposita apertura ai minori dei locali notturni (all'interno dei quali è sempre vietata la somministrazione degli alcolici); nonché di prevedere - sempre all'interno di locali con licenza «c» - la presenza obbligatoria di un pubblico ufficiale durante l'orario di apertura, con eventuale costo a carico del titolare dell'esercizio stesso. Si prevede, inoltre, la possibilità per i clienti di sottoporsi, in maniera volontaria, ad un test alcolico all'uscita dei locali.
Negli emendamenti presentati, il gruppo di Alleanza Nazionale ha previsto, altresì, che sia posta un'attenzione particolare in merito a ciò che, proprio in questi giorni, è anche all'attenzione del Parlamento europeo: l'applicazione di particolari tecnologie da parte di case automobilistiche per misurare il tasso alcolemico. Tali tecnologie sono integrabili nei sistemi di avviamento dell'autovettura: sono sistemi tecnologici avanzati e chiamano in causa le case automobilistiche, trasferendo su di esse anche un livello di responsabilità sotto il profilo della tecnica costruttiva proprio ai fini della sicurezza e della tutela della vita delle persone.
Sono tutti elementi, signor Ministro, che sottoponiamo alla sua attenzione, in quanto è evidente che oggi ci deve essere una risposta chiara in questi termini. Siamo assolutamente convinti che il decreto-legge in esame, oltre a non presentare le caratteristiche di necessità e di urgenza - come è stato evidenziato già da chi mi ha preceduto, come l'onorevole Moffa -, non possa neanche essere considerato efficace.
Il gruppo di Alleanza Nazionale ha sottolineato, inoltre, l'importanza di prevedere sanzioni sociali (oltre a quelle amministrative): detenzione e ritiro della patente. Si tratta di una proposta attraverso la quale abbiamo voluto porre l'accento sul valore di un'azione sociale continuativa e proporzionata in quelle strutture che si occupano di incidenti stradali. Il volontariato, infatti, può rappresentare, per chi ha commesso il reato, una concreta presa di coscienza del danno causato e dell'importanza di rispettare la vita propria e quella altrui.
Ritengo, altresì, che in questo disegno di legge sia dedicato poco spazio al tema della prevenzione. Per quanto si possano inasprire le sanzioni e le pene detentive, maggiore attenzione dovrebbe essere dedicata a ciò che si può fare per evitare che certe stragi avvengano, oltre che ragionare su come punire i responsabili dopo che queste si sono verificate. Penso, soprattutto, ai corsi nelle scuole, di cui in questo decreto-legge non c'è traccia.
Un altro punto rilevante, a mio avviso, è quello relativo alla guida in stato di ebbrezza per uso di sostanze stupefacenti.Pag. 85In questa parte normativa si evidenzia un maggior rigore nei confronti di chi, irresponsabilmente, si pone alla guida dopo aver usato droghe. Tale atteggiamento è giusto e condivisibile. Pertanto, signor Ministro, mi chiedo come possa questo Governo accettare un disegno di legge come quello del Ministro Ferrero, da lei votato, che depenalizza il consumo personale di droga, abolendo le sanzioni amministrative previste dalla legislazione vigente e distinguendo, addirittura, tra droghe leggere e pesanti.
Mi chiedo quale messaggio stia lanciando il Governo se, da una parte, usa il pugno di ferro contro la guida in stato di ebbrezza per uso di stupefacenti e, dall'altra parte, allarga le maglie della tolleranza nei confronti di chi ne fa uso personale. Trovo che sia una contraddizione evidente (anche sua personale, signor Ministro, dal momento che ha votato a favore di entrambi i decreti-legge) e molto grave, non solo perché, a mio avviso, mostra un atteggiamento antitetico su una materia tanto importante, ma anche perché rivela l'ennesima incoerenza del Governo.
Svolgo un'ultima considerazione su una questione che mi sta particolarmente a cuore in quanto è stata oggetto anche di una mia interrogazione parlamentare al Ministro dell'interno Amato. Quando nel 2003 il Parlamento approvò la patente a punti su iniziativa del precedente Governo, si registrarono risultati molto positivi in termini di diminuzione degli incidenti, in particolare di quelli mortali. Ciò accadde perché, insieme a quel provvedimento, furono intensificati i controlli da parte delle forze di pubblica sicurezza: una condizione indispensabile affinché arrivasse forte e chiaro il messaggio che, in quel momento, il precedente Governo stava lanciando sulle strade.
Oggi discutiamo di un provvedimento che si propone di agire con fermezza, ma senza prevedere alcun rafforzamento di quei controlli, anzi, sappiamo bene che il Ministro dell'interno ha più volte denunciato apertamente un'ingente carenza di fondi per le forze dell'ordine e, quindi, anche per la polizia stradale. Tale carenza non può che tradursi in un minor numero di pattuglie sull'autostrada e, quindi, un minor numero di uomini destinati alla sicurezza stradale. È un'altra delle tante e pesanti contraddizioni sulla concreta attuabilità del decreto-legge in esame (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Signor Ministro Bianchi, sicuramente ricorderà che poche settimane fa, durante lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, abbiamo già dibattuto in maniera propositiva e non polemica sulla questione della sicurezza stradale.
Tuttavia, oggi ci ritroviamo in una situazione abbastanza imbarazzante perché ci saremmo aspettati - secondo gli accordi politici intercorsi nelle ultime settimane - che questo decreto-legge alla fine decadesse per fare spazio ad un dibattito più ampio e non al continuo ricorso alla decretazione d'urgenza per quanto riguarda le misure relative alla sicurezza stradale.
Così non è stato e si è creata anche molta confusione, perché al nostro gruppo risulta che, all'interno del disegno di legge che dovremo esaminare, vi sono norme che addirittura modificano buona parte delle misure previste dal decreto-legge. Vi è, pertanto, a nostro avviso, una confusione assoluta che non dà una mano alla soluzione di quei problemi che partono dalla situazione - ormai incancrenita - delle cosiddette stragi del sabato sera.
Queste ultime, in realtà, rappresentano la punta di un iceberg di una situazione che, a nostro parere, manca di una politica organica. Il continuo ricorso alla decretazione d'urgenza, infatti, non consente al legislatore di confrontarsi con tutte le forze operanti sul territorio (le quali dovrebbero agevolare un decremento degli incidenti e del traffico), né aiuta il legislatore a capire quali siano effettivamente gli strumenti incisivi.Pag. 86
Sicuramente, uno strumento che non avete tenuto in alcuna considerazione riguarda l'ammodernamento, ossia gli investimenti sulle infrastrutture. Anche questo è un aspetto che non aiuta assolutamente a trovare delle soluzioni.
Per tali motivi - come abbiamo, in qualche modo, già annunciato - ci asterremo dal votare la conversione di questo decreto-legge. Non siamo contro i principi (l'abbiamo già dibattuto altre volte in queste sedi).
Siamo contrari all'assenza di una politica organica che affronti in qualche modo, seriamente e una volta per tutte, il tema degli incidenti e dell'elevatissimo numero di morti sulle nostre strade insieme a tutti gli attori che sono chiamati a garantire ai cittadini una maggiore sicurezza stradale.
Come abbiamo detto poc'anzi, parlando delle infrastrutture, capiamo benissimo che sia faticoso destinare immediatamente risorse per l'ammodernamento delle strade stanziandole all'interno del decreto-legge. Lo sappiamo bene. Tuttavia, lei stesso durante lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, cui ho fatto riferimento prima, ha parlato dell'acquisto di un numero notevole di autovelox nuovi e di dispositivi atti a rilevare le infrazioni legate all'abuso di alcol collegati alla guida. Si sarebbe potuto tranquillamente fare altrettanto destinando immediatamente maggiori risorse per le forze dell'ordine che devono recarsi sulle strade per utilizzare tali strumenti.
Inoltre, ci saremmo anche aspettati (sarebbe stato molto apprezzabile) non solamente un richiamo - avvenuto su sollecitazione del nostro gruppo, lei stesso deve riconoscerlo - ad un utilizzo più consono dello strumento dell'autovelox.
Ho apprezzato personalmente il suo intervento di qualche giorno addietro quando, in un'intervista pubblicata su un quotidiano nazionale, ha dichiarato che i comuni non devono utilizzare gli autovelox per far cassa e così cercare, in qualche modo, di tamponare i «buchi» di bilancio. Benissimo, signor Ministro! Qualche settimana fa le ho rivolto un'interrogazione - è a risposta scritta e capisco che avrà i suoi tempi -, segnalandole un caso che ormai fa scuola a livello nazionale. Si tratta del caso del comune di Ravenna, dove il prefetto ha intimato al Corpo dei vigili urbani di segnalare la presenza di autovelox e questi ultimi si sono rifiutati di farlo.
Quindi - dal momento che anche lei ha la nostra stessa opinione in merito alle «imboscate» con l'autovelox - sarebbe stato bene inserire all'interno del decreto-legge in discussione un richiamo più forte e una misura coercitiva nei confronti non solo degli automobilisti che non rispettano il codice della strada ma anche di coloro che, pur applicandone le norme, non seguono non solo i suoi dettami di Ministro, ma neanche il dettato della stessa legge.
Questo è un altro motivo per cui, ripeto e sottolineo, pur comprendendo e sottoscrivendo i principi che ci spingono a dover obbligatoriamente affrontare questo tema, vi sono punti che non possiamo assolutamente sottoscrivere. Per questo motivo, ripeto, ci asterremo dal voto.
Concludo, signor Ministro, perché non ci troviamo qui per fare ostruzionismo, bensì per ribadire le motivazioni della nostra presa di distanza da tale modalità di affrontare i problemi.
Le rivolgiamo un invito caloroso ad un confronto, nelle prossime settimane, sul disegno di legge in materia, più sereno, pacato e tecnico, magari mediante audizioni che non siano limitate solo ed esclusivamente a qualche funzionario del suo Ministero, ma coinvolgano tutte le forze dell'ordine e le forze sociali che stanno cercando di fornire un contributo per risolvere il problema delle stragi.
A nostro avviso, ripeto, ciò servirebbe a stemperare i toni di alcune polemiche - che non sono utili per nessuno e non servono sicuramente a risolvere il problema - e a trasformare la politica del Governo da fortemente repressiva come è stata finora a preventiva, perché senza tale passaggio, purtroppo, rischiamo che, in questa Assemblea, ogni sei mesi si esamini un decreto-legge riguardante la sicurezza stradale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zanetta. Ne ha facoltà.
VALTER ZANETTA. Signor Presidente, il provvedimento oggi alla nostra attenzione denota come il Governo trascuri il lavoro svolto dalla Camera, che in data 27 giugno 2007 ha approvato il disegno di legge sulla circolazione e sicurezza stradale.
Infatti il disegno di legge è stato anticipato dal decreto-legge di cui oggi discutiamo la conversione, emanato il 3 agosto 2007 alla vigilia di Ferragosto. Tale provvedimento, a nostro giudizio, può essere considerato solo una mera operazione di facciata, viceversa il disegno di legge approvato da questa Camera nei giorni in cui si celebrava la giornata mondiale della sicurezza è frutto di un attento esame della Commissione, conseguente anche ad un'importante indagine conoscitiva compiuta dalla stessa e da un accurato approfondimento.
L'avere intrapreso la procedura del decreto-legge, in pendenza di un disegno di legge approvato dalla Camera, dimostra, da parte del Governo, poco rispetto per la Commissione competente e per la Camera dei deputati. Inoltre, si ha comunque la certezza che la diminuzione degli incidenti, già registrata nel mese di luglio, non è stata generata dal decreto-legge emesso il 3 agosto 2007, bensì da un'intensificazione della presenza e dell'operatività delle forze di polizia a cui va il nostro ringraziamento.
È da rilevare, inoltre, che la procedura comporta la sovrapposizione di provvedimenti - decreto-legge e disegno di legge entrambi in approvazione - e genera confusione negli utenti e nelle forze di polizia che devono far rispettare le disposizioni.
Nel merito dell'articolato si evidenzia che, rispetto al disegno di legge approvato alla Camera, sono state introdotte rilevanti modifiche e per tale ragione il nostro gruppo, anche in questa sede, ha presentato una serie di emendamenti migliorativi che tendono a raccordare il decreto-legge a quanto è stato approvato in prima lettura da questa Assemblea.
Vorrei sottolineare, per dimostrare le notevoli perplessità e soprattutto la superficialità con la quale è stato varato questo decreto-legge, quanto è previsto all'articolo 5, comma 9, relativamente alle pene alternative per coloro che vengono sorpresi alla guida sotto l'effetto di stupefacenti.
Infatti il comma recita che «la pena può essere sostituita, a richiesta dell'imputato, con l'obbligo di svolgere una attività sociale gratuita e continuativa presso strutture sanitarie traumatologiche pubbliche per un periodo da tre a sei mesi».
Tale disposizione consente, quindi, a chiunque di accedere a strutture pubbliche e sociali importanti senza verificare l'idoneità del soggetto richiedente la pena alternativa, generando perciò forti preoccupazioni. Pertanto tale norma andrebbe assolutamente corretta, specificando le modalità con le quali si può accedere alla pena sostitutiva, previa valutazione dell'idoneità dell'imputato a potervi essere sottoposto.
Signor Presidente, le valutazioni precedenti dimostrano come il decreto-legge al nostro esame sia stato emanato in maniera inopportuna. Ciò è peraltro avallato anche dalle prese di posizione, fortemente critiche, di alcuni gruppi della maggioranza espresse nel purtroppo breve esame che la Commissione di merito ha potuto svolgere. Nella stessa Commissione anche la relatrice non ha assolutamente celato queste perplessità.
In conclusione, vista la confusione generata sia dalla procedura, sia dall'articolato in approvazione, vorremmo ancora consigliare all'Assemblea di non procedere alla conversione del decreto-legge e di accelerare invece l'approvazione del disegno di legge incardinato in terza lettura presso la Commissione IX (Trasporti).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, noi come gruppo non abbiamo presentato emendamenti perché riteniamo che questa maggioranza voglia far passare, attraverso la sua conversione, il decreto-legge cosìPag. 88com'è, quindi sarebbe stato tempo perso. Vorremmo però fare al Ministro alcune osservazioni a voce alta e di cui, credo, farà tesoro.
Già in sede di discussione sulle linee generali ho avuto modo di sottolineare che le sostanze psicotrope dovrebbero essere dose-dipendenti: dovete cercare di dosarle, altrimenti si fa di ogni erba un fascio! Altrimenti chiunque può incorrere nel reato - gravissimo - previsto dal codice della strada solo per aver assunto qualche goccia di tranquillante.
Quindi vi invito a riflettere con i vostri esperti. Come avete previsto lo 0,5 per l'alcol, dovete dosare anche le sostanze psicotrope. Alcune di queste sono utilizzate per la cura di malattie da cui sono affette decine, centinaia di migliaia, se non milioni di italiani, come la depressione, anche lieve, o altre malattie, come il morbo di Parkinson, come l'Alzheimer allo stadio iniziale, come l'epilessia ed altre malattie. Le stesse malattie neoplastiche, tumorali, a volte hanno bisogno, come terapia palliativa, anche di sostanze psicotrope.
L'altra sottolineatura che vorrei farle, signor Ministro, riguarda lo stato di ebbrezza. Lei sa perfettamente che fino al 2004 era di competenza del giudice di pace e le sanzioni erano tre: l'ammenda da 750 fino a 2.500 euro, oppure la permanenza domiciliare da 20 a 45 giorni, oppure ancora il lavoro di pubblica utilità, da un mese a sei mesi.
Successivamente, il reato di guida in stato di ebbrezza è tornato ad essere di competenza del tribunale, ancorché monocratico, determinando un aggravio delle mansioni dei giudici togati e nessun beneficio ai fini della deterrenza.
Infatti, con l'ordinamento che lei ci sta sottoponendo, quasi la totalità degli imputati - direi la totalità - «chiude» con il patteggiamento, chiede il patteggiamento e nessuno di loro, ovviamente, soggiornerà mai nelle patrie galere.
Sarebbe più logico ripristinare sulla materia la competenza del giudice di pace, per due motivi: il primo, l'accertamento del reato di guida in stato di ebbrezza è molto semplice e non richiede una particolare competenza, dato che esso avviene con un sistema meccanico, precisamente con l'impiego dell'etilometro; secondo, le pene previste dalla vecchia normativa sopra citata erano senza dubbio più efficaci e più dissuasive di quelle attuali, che prevedono la detenzione che in pratica nessuno sconta.
Infine, l'attuale normativa presenta un'ulteriore incongruenza: l'ordinanza del prefetto, che nelle more del processo dinanzi al tribunale penale dispone la sospensione della patente, può essere impugnata di fronte al giudice di pace, che si vede costretto, così, a pronunciarsi su una materia per la quale egli non è competente.
È di tutta evidenza, infatti, che il giudice di pace, per potersi pronunciare sull'impugnazione dell'ordinanza prefettizia, deve giocoforza prendere in esame fatti e circostanze che sono di esclusiva competenza del giudice penale.
Lei capisce: prima il giudice monocratico, poi il prefetto, poi si torna al giudice di pace. Su questo deve fare chiarezza, signor Ministro. Forse ai suoi collaboratori è sfuggito, ma in questo modo si intasano sia i giudici di pace sia il tribunale, ancorché in composizione monocratica.
Altra osservazione: i tempi attuali di sospensione della patente sono troppo elevati! Ogni pena, per essere efficace ed educativa, deve essere congrua ed equa.
Un'altra incongruenza: nell'ultimo decreto-legge si insiste con particolare accento sull'installazione di appositi cartelloni, che devono segnalare in modo chiaro e ben visibile l'impiego di dispositivi elettronici per l'accertamento delle violazioni del limite di velocità.
Una tale insistenza è fuori luogo! In tal modo non si fa opera educativa nei confronti dell'utenza, ma si induce, semplicemente, l'automobilista ad osservare i limiti solo in prossimità delle postazioni del dispositivo elettronico; altrove, invece, può correre quanto gli pare.
È per questo che la invito - e concludo - a riflettere su questi punti che le ho voluto sottolineare, anche perché poi -Pag. 89qualcuno glielo ha già detto - le assicurazioni se la prenderanno con gli enti locali e con i comuni, se l'incidente avviene perché le strade non sono bene illuminate, se le strade non sono ben asfaltate, se le strade non hanno un'idonea regimazione delle acque.
Guarda caso, in tutta Italia ci sono oltre 8.100 comuni e quindi la maggiore lunghezza di strade si trova nei centri abitati, nei luoghi dove si trovano i comuni. In conclusione, le amministrazioni comunali soccomberanno nelle continue, numerosissime (ogni amministrazione comunale ne ha decine, centinaia, migliaia) vertenze assicurative per incidenti.
Concludo, signor Ministro, invitandola a riflettere non sul provvedimento in esame - che siete obbligati ad approvare senza modifiche - ma sulla necessità, alla luce di quanto state per operare, di rimediare alle incongruenze, perché effettivamente non state risolvendo il problema, lo state aggravando, se non mettete lungo le strade il doppio, il triplo, il quadruplo degli agenti di polizia che devono sorvegliare il buon andamento della viabilità e la fruibilità delle nostre strade ed autostrade. «Evviva Dio», signor Ministro, non sia debole con i produttori di automobili. La norma sui tre anni e sui 50 kilowattori per tonnellata per i giovani patentati è un aiuto che fornite, una forma di rottamazione che date alle case automobilistiche e sicuramente ogni famiglia che ha un giovane che viaggia in automobile non dovrà possedere più una sola vettura, ne dovrà avere due, di cui una anche in base alla cilindrata per i propri figli. Non è così che si aiutano le famiglie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, purtroppo devo iniziare il mio intervento ricordando quanto diceva Kipling: «se puoi sentire le verità che hai dette trasformate dai cattivi per trarre in inganno gli ingenui (...)». Ho pensato a tali affermazioni del noto poeta quando ho sentito, in materia di sicurezza della circolazione stradale, il discorso di un collega che, intervenendo sulle questioni pregiudiziali da noi avanzate, raccomandava di mettersi una mano sulla coscienza perché si tratta di tutelare la vita umana. Ma, vi è qualcuno che può essere così sciocco - perdonatemi l'eufemismo - da pensare che il centrodestra sia contro la tutela della vita umana? Vi è qualcuno che può pensare che noi siamo contro l'incremento dei livelli di sicurezza nella circolazione? Dobbiamo smetterla con questa demagogia. Può il titolare del Dicastero - al quale devo dare atto di essere presente, senza impegnarsi in conversazioni telefoniche, ma udendo quanto i parlamentari affermano - pensare che noi vogliamo, in qualche modo, decrementare i livelli di sicurezza? Noi siamo padri, mariti, le colleghe parlamentari sono mogli e hanno i loro cari a casa. Non è necessario spiegare che la destra o la sinistra, in materia di sicurezza stradale, non possono dividersi. Allora, quando sento queste «solenni sciocchezze» mi viene in mente ciò che è successo, mutata mutandis, in materia di diritto di proprietà. Cosa è il diritto di proprietà? È il diritto di usufruire, godere e disporre della cosa nel modo più assoluto. Bene, oggi le dichiarazioni del titolare di un dicastero dell'attuale maggioranza che governa il nostro Paese - consentitemi, speriamo ancora per poco! - hanno messo in discussione il diritto di proprietà, subordinandolo al diritto di abitazione. Ma forse una «rispolveratina» di qualche concetto giuridico e la considerazione di un'importante sentenza della Corte di cassazione farebbero chiarezza.
Il diritto di proprietà ed il diritto di abitazione sono entrambi diritti reali di godimento (proprietà, servitù, usufrutto, uso, abitazione, enfiteusi e superficie). Come si può subordinare un diritto rispetto all'altro? Come si può negare il diritto del proprietario di usufruire nel modo più assoluto e prendere spunto dalla sentenza della Cassazione di oggi?
Ho davanti a me le dichiarazioni di Ferrero. Il Ministro - poi farà i conti con un altro titolare di dicastero, quello colPag. 90doppio cognome: Padoa Schioppa, a cui spiegherà dove andrà a reperire i fondi, salvo che voglia incidere sul diritto di proprietà privata - afferma che è fatta salva la necessità del Governo di dotarsi di politiche coerenti con la soddisfazione del bisogno abitativo. Risulta, infatti, evidente che il diritto primario all'abitazione non può certo ritenersi subordinato al diritto di proprietà.
Tradotto significa che chi occupa una casa abusivamente ci rimane e chi la prende in tasca è il proprietario. Ma il diritto di proprietà è il diritto di usufruire, godere e disporre - come ho affermato - nel modo più assoluto della cosa, salvo i limiti in cauda venenum posti dall'ordinamento giuridico.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 18.55)
GIUSEPPE CONSOLO. Non può bastare un'interpretazione malevola di una sentenza della suprema Corte per mutare il diritto di proprietà e per far sì che siano occupate abitazioni, che, magari, un pensionato ha acquistato pensando al suo futuro, in modo fraudolento e clandestino.
Quindi, concludendo, le verità, diceva Kipling (così ho iniziato) che abbiamo affermato possono essere trasformate dai cattivi per trarre in inganno gli ingenui, ma nella Casa delle libertà e nel centrodestra ingenui non ve ne sono.
Tenete conto delle nostre osservazioni in materia di livelli di sicurezza della circolazione stradale. Sono affermazioni e correzioni che contribuiscono certamente, nell'intento dei proponenti, ad incrementare i livelli di sicurezza nella circolazione stradale, riferimento non a caso contenuto nell'intestazione del disegno di legge. Meditate, quindi, prima di fare affermazioni gravi e lesive della nostra onorabilità (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, in teoria con il provvedimento al nostro esame dovremmo parlare di legalità e di correttezza, ma lo facciamo nell'ipocrisia più generale, mentre il Paese scivola, sempre di più, nell'anarchia più totale.
Dopo la sciagurata decisione sull'indulto, che ha portato fuori dalle patrie galere molti delinquenti e che quasi tutti hanno stupidamente votato, adesso ci tocca anche sentire altre considerazioni e la sentenza della Cassazione di oggi le batte tutte.
A questo punto, cosa dovranno fare i proprietari di case? Adesso si dice che è lecito occupare una casa purché si versi in stato di necessità e di indigenza.
Il Ministro Ferrero arriva addirittura ad affermare che il diritto primario di abitazione non può certo ritenersi subordinato al diritto di proprietà e che nel disegno di legge finanziaria occorre tenerne conto. Siamo, quindi, già agli espropri proletari.
Questo è il Governo Prodi: il Governo degli espropri proprietari. Il diritto di proprietà non esiste più. Altro che togliere l'ICI; volete addirittura togliere la casa a chi l'ha pagata con anni di sacrifici, pagando le tasse (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
FEDERICO BRICOLO. Vergogna!
MASSIMO GARAVAGLIA. Nei nostri comuni, al nord, abbiamo almeno 20 persone in lista che, prima di ricevere la casa, vengono puntualmente scavalcate da extracomunitari arrivati il giorno prima. Non è possibile continuare in questo modo!
Signor Presidente, lei deve far venire il Governo a riferire su questa faccenda, perché non è possibile che nel disinteresse più generale, state mandando allo scatafascio questo Paese! Non è possibile continuare su questa via, con Ministri come Ferrero che incitano all'odio sociale e all'occupazione e con un prefetto, come quello di Pavia, che dichiara di ospitare i rom a casa sua e poi lo fa nella prefettura e nella foresteria a spese dei contribuentiPag. 91(Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Questa è ipocrisia e non si può continuare su questa linea! Basta, basta, basta! Prodi deve andare a casa una volta per tutte (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, colleghi parlamentari, innanzitutto vorrei ringraziare il Ministro dei trasporti che ci sta ascoltando, come ci ha ascoltato in Commissione; in aula non parla col telefonino, non chiacchiera con altre persone e mostra quel segno di rispetto che è dovuto al Parlamento. Grazie, signor Ministro; dovrebbe insegnare il suo comportamento a tutti i suoi colleghi che in questi anni si sono mostrati veramente distanti da tali principi fondamentali. Questo comportamento le fa onore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
GIUSEPPE CONSOLO. Bravo Bianchi!
CESARE CAMPA. Mentre non fa onore il comportamento che il suo Governo ha avuto nei suoi confronti, perché, signor Ministro e colleghi parlamentari, il primo ad essere stato preso in giro dalla sua maggioranza, dal suo Governo, dal Presidente del Consiglio Prodi, da Amato, da Mastella e dalla Turco, è stato proprio lei, poiché le hanno scippato quel lavoro egregio che aveva condotto insieme al presidente e agli altri colleghi della Commissione trasporti e, in particolare, al collega Uggè che ha sempre collaborato nell'interesse più generale del Paese. Quel lavoro è stato sottratto a lei, al Parlamento e al nostro Paese per varare questo decreto-legge spot, con l'intento di dimostrare che il Governo è in grado di affrontare l'emergenza nel settore dei trasporti e della sicurezza delle strade.
Il collega Uggè, che è stato un bravo sottosegretario e si è occupato con saggezza di tali problemi, in questi giorni ci ha ricordato che, per affrontare le problematiche in discussione, è necessario far ricorso ad una conoscenza specifica e alla serietà, e non usare la demagogia; tutte doti queste, signor Ministro, che non albergano nell'attuale Governo, che albergano poco nell'attuale maggioranza, e che sono completamente assenti nel provvedimento in esame!
Come poc'anzi ricordava molto bene il collega Valter Zanetta, abbiamo cercato di migliorare una serie di strafalcioni contenuti nel testo, certamente da lei non voluti perché perfettamente in contrasto con le cose che ci siamo sempre detti in Commissione - e sulle quali ritenevo che avesse ragione -, a meno che lei non sia il dottor Jackyl e Mr. Hide, che una volta dice una cosa, e un'altra volta ne dice un'altra!
Quando Zanetta sottolinea le complessità e le nostre perplessità dovute alla superficialità con la quale è stato approvato questo decreto-legge, fa proprio riferimento all'articolo 5, comma 9, relativo alla previsione delle pene alternative per coloro che vengono sorpresi alla guida sotto l'effetto di stupefacenti. Infatti, come ricordava bene l'amico Valter Zanetta, tale comma recita che la pena può essere sostituita, a richiesta dell'imputato, con l'obbligo di svolgere un'attività sociale gratuita e continuativa presso strutture sanitarie e traumatologiche pubbliche, per un periodo da tre a sei mesi. Ma chi deciderà sulla competenza, sulla serietà del soggetto e sulle modalità con cui ammettere alla pena alternativa una persona che ha già dimostrato di non essere assolutamente responsabile, se si drogava o si ubriacava, mettendosi poi alla guida della macchina?
Il collega Consolo e il collega della Lega poco fa ricordavano alcuni atteggiamenti del Governo sul fronte della responsabilità e riportavano la notizia di oggi circa le affermazioni, da parte di qualche Ministro, sull'opportunità e necessità di occupare. Per la verità, questa è la filosofia della sinistra.
Collega della Lega, non preoccuparti: il sindaco Cacciari ha già reso al nostro, anzi al loro amico Casarini affermazioni del tipo: hai occupato Mestre, vieni ad occupare anche i palazzi di Venezia, perché inPag. 92fondo sei una persona benemerita. Occupando, hai fornito una risposta che l'amministrazione comunale non sa dare. Ma ci si dimentica che il capo dell'amministrazione è lo stesso Cacciari; inoltre, ha anche detto delle bugie, perché è un uomo di sinistra e la sinistra dice le bugie, ma non ha nemmeno la possibilità di confessarsi e, quindi, di essere perdonata ed è consapevole di continuare a dire delle bugie.
Caro Casarini, dobbiamo esserti riconoscenti, perché in fondo stai accogliendo nelle strutture che hai occupato abusivamente delle persone che sono senza tetto e lo fai gratuitamente. Successivamente, però, scopriamo, leggendo la delibera, che ricoverare un senza tetto nelle strutture occupate (dove non si paga luce, acqua e gas, in quanto le paga il comune) gestite da Casarini ci costa 55 euro a notte. Forse qualche pensione o albergo ci costerebbe meno.
Ma torniamo, per non divagare, al problema del decreto-legge in esame. Non vi è ombra di dubbio, però, che non si tratta di una divagazione. La Commissione, tutto il Parlamento si era impegnato, proprio nella discussione in occasione della giornata mondiale della sicurezza, non al fine di effettuare un'operazione spot, ma per fornire delle risposte concrete alle aspettative delle famiglie dei nostri cittadini, preoccupatissimi per la mancanza di controlli e per un uso distorto dei controlli da parte di qualche comune.
Qualcuno ricordava il discorso sugli autovelox che qualche comune sostiene vengano utilizzati solo per far cassa, e non certo per fare prevenzione. Lo abbiamo ripetuto nelle varie discussioni e con alcune proposte emendative puntuali cerchiamo di riproporre il discorso del controllo per garantire la sicurezza e non per impegnare i quattrini dei cittadini al fine di favorire le amministrazioni comunali che, comunque, hanno il dovere sacrosanto di ottenere le risorse per sistemare le loro strade, ovvero i millecinquecento chilometri di alto rischio su sessantamila della rete viaria. Millecinquecento chilometri incriminati in termini di elevato tasso di incidentalità che, guarda caso, si verifica, soprattutto, nelle strade urbane. Quindi, il 62 per cento delle strade urbane si trova in questa preoccupante situazione.
È giusto, dunque, attribuire risorse alle amministrazioni comunali, ma attraverso la legge finanziaria, non le multe o inasprendo solamente le sanzioni pecuniarie nei confronti dei cittadini e, poi, lasciare libero il drogato o l'ubriaco di andare a fare l'assistente sociale, magari nei confronti di qualche vecchietto, accompagnandolo a riscuotere la pensione.
Signor Presidente, la situazione è rimasta immutata. Mi si consenta di illustrare questi dati che sono drammatici per il nostro Paese, per la nostra serietà, per la serietà del Parlamento e per la credibilità che dobbiamo avere se siamo delle persone serie. Il nostro sistema infrastrutturale è rimasto immutato di fronte ad un aumento del 36 per cento del traffico. Chi parla è del veneto e sa con quali fatiche e difficoltà le nostre amministrazioni di centrodestra hanno dovuto lottare per fare il passante e alcune opere, di fronte ad una sinistra, con cui lotta, incapace di volere il progresso e la modernizzazione!
Quindi, di fronte all'aumento del 36 per cento del traffico vi è solamente un 4,3 per cento di incremento della rete viaria. Lo squilibrio del nostro Paese a favore della gomma è ormai cronico: il 60 per cento del traffico merci e addirittura circa il 90 per cento del traffico passeggeri. E cosa fa il Parlamento e, ancor di più, cosa fanno il Governo e la maggioranza? Bloccano le grandi opere di infrastruttura del Paese e tutto ciò che il precedente Governo Berlusconi ha realizzato. Mi chiedo con che faccia parlate di TAV, quando dite di aver trovato una soluzione, ma, in realtà, avete bloccato la TAV e l'inserimento del nostro Paese nel contesto europeo!
Stiamo diventando il fanalino di coda da tutti i punti di vista, in quanto avete tolto tutte le risorse per le grandi opere infrastrutturali. Ha ragione il Ministro Di Pietro quando sconsolatamente ricorda che è ora di cambiare, ma si rivolge a voi e non a noi, colleghi della maggioranza!Pag. 93
È ora di cambiare! Anzi, è ora di andare a casa, di aprire porte e finestre e andare a casa, non con frasi che qualcuno considera offensive, ma per rimettere il mandato e la parola ai nostri elettori. Torniamo indietro! Come molti hanno sostenuto, per quale motivo, per le osservazioni che prima svolgevo, di fronte ad un impegno del Ministro e della Commissione, si è ritenuto di adottare lo strumento della decretazione d'urgenza? Perché si ritiene sempre di legiferare attraverso decreti-legge? Presidente Castagnetti, lei è una persona saggia e autorevole - sebbene in questo momento non sia attento - oltre che amica: perché questa situazione paradossale?
Un Parlamento composto da seicento persone che devono impegnarsi, viene costantemente esautorato da un Governo che, peraltro, esautora anche i propri Ministri con decreti-legge e che rende la nostra presenza quasi non necessaria. Ha ragione la piazza a dire che, in qualche misura, non siamo necessari (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)! I decreti-legge ci espropriano della nostra responsabilità e non ci permettono di svolgere il nostro dovere! Lo ricordavo ieri, a proposito del decreto-legge in materia scolastica, per il quale si sono registrati un comportamento politico simile a questo ed un'identica procedura! Parlavo, a tale riguardo, della commedia Fioroni atto terzo. Ora abbiamo la commedia Prodi atto terzo: la commedia di esautorare, così come avviene a livello di amministrazioni locali, laddove governa la sinistra, gli stessi consiglieri comunali che oggi sono chiamati solo ed unicamente a discutere di bilancio e, quando ciò avviene (come ad esempio a Venezia ieri sera), viene data loro la possibilità di parlare per tre ore e non di più. Questa è la serietà! Questa è la partecipazione! Assessore Fincato, collega Bindi, dove siete? Dove sono la vostra democrazia, la vostra partecipazione e il vostro coinvolgimento?
Queste domande aspettano le risposte di cui si avverte la necessità, per far sì che il nostro lavoro sia incentivato e affinché ci sentiamo gratificati nel vedere che siamo utili a qualcosa. Certo, se siamo costantemente esautorati e messi fuori gioco (perché, a seguito di una serie di vostri comportamenti, non avete il coraggio del dialogo e del confronto, solo in presenza dei quali potremmo raggiungere risultati positivi), svolgiamo un cattivo servizio, quantomeno al nostro Paese.
Per parlare di sicurezza stradale, tentiamo, con gli emendamenti presentati, di riportare nel decreto-legge quanto di buono avevamo convenuto assieme. Abbiamo presentato emendamenti riferiti alla preparazione, al coinvolgimento dei giovani, alla figura del tutor, volti a restituire un senso di responsabilità - che oggi manca - a chi assume la responsabilità di guidare l'autovettura.
Da parte della maggioranza, qualcuno ha criticato la possibilità della previsione di un tutor per i sedicenni, dimenticando esperienze positive in altri paesi e l'Agenzia per la sicurezza e per il traffico, che ha risolto quasi definitivamente quei parametri in Francia dove ne è stata prevista l'istituzione. Affermate che è urgente emanare un decreto-legge e che il Parlamento non ha legiferato; non è vero, perché il testo era già stato approvato da noi ed inviato al Senato: la navetta funzionava. Signor Ministro, potevamo benissimo arrivare alla conclusione, ma il 1o agosto si è preferito emanare un decreto-legge urgente, talmente urgente che è entrato in vigore a fine agosto! È questa l'urgenza prevista dalla Costituzione? È questa l'urgenza che ha fatto sì che il Presidente Prodi accantonasse tutto il nostro lavoro per presentare con urgenza un provvedimento che è entrato in vigore il 30 agosto, mentre il decreto attuativo parla del 22 agosto?
Signor Presidente, non mi posso rivolgere al Ministro, perché il Ministro è più arrabbiato di me - e a ragione - ma ha la bocca tappata e non può parlare per non mettere in difficoltà questa maggioranza. Il Ministro si vergogna di far parte di una compagine che lo sbugiarda ogni volta. Noi ci vergogniamo di avere una classe dirigente che ci governa in questa situazione. Andate a casa! DimenticatePag. 94questo provvedimento, che non serve a nessuno! Se decade, non succede assolutamente nulla, anzi si eviterà una serie di contenziosi, che ci sono e che ci saranno a causa delle norme in esso contenute. Se andate a casa sarà un bene per il nostro Paese e, penso, anche per lei, Presidente Castagnetti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, l'intervento del collega Garavaglia di poco fa ci ha fatto capire che nel nostro Paese c'è qualcosa che non va; ci sono conti che non tornano in modo molto elevato. Quanto disposto dalla citata sentenza della Corte di cassazione e le successive parole del Ministro Ferrero ci dicono che in questo Paese c'è qualcosa che non va. La realtà è diversa rispetto a quella considerata molte volte dalle leggi e dallo stesso Parlamento. Purtroppo, alcuni elementi che ci dicono che nel nostro Paese c'è qualcosa che non va si ritrovano anche in questo provvedimento, in cui sono presenti contraddizioni molto forti, che in seguito spiegheremo, che fanno capire come lo stesso provvedimento sia stato redatto in fretta e furia e con contraddizioni che fanno veramente molto pensare.
Comunque, partiamo dall'inizio. Questo è un provvedimento blindato, che arriva alla Camera dopo l'approvazione da parte del Senato. È l'ennesima volta in cui la Camera può semplicemente discutere di qualcosa, senza poter intervenire fattivamente nella modifica e nell'apportare correttivi costruttivi ad un provvedimento, che sappiamo nato anche da un sentimento diffuso di volontà popolare di inasprimento di alcune norme. Quindi, è un provvedimento fatto da questo Governo in fretta e furia e, sotto alcuni aspetti, male - nel prosieguo spiegheremo il perché - che arriva blindato in quest'aula.
C'è anche un certo sfasamento, perché c'era un disegno di legge, che più o meno verteva su le predette materie, che, se non erro, è stato approvato da questa Camera nei mesi scorsi e che ora mi sembra sia «parcheggiato» al Senato. Quindi, ci sono un disegno di legge e un decreto-legge che riguardano la stessa materia e, quindi, anche un certo sfasamento e una certa disorganizzazione normativa e legislativa da parte di questo Governo.
Sulla materia in discussione abbiamo fatto affermazioni molto chiare da sempre: crediamo che serva innanzitutto la prevenzione, che si fa sotto molti aspetti, con i controlli sulle strade, con la segnaletica stradale, con l'illuminazione. La prevenzione, inoltre, va fatta nelle scuole. Ai nostri giovani dobbiamo insegnare gli articoli del codice della strada, come si guida un motorino, una macchina. Dobbiamo partire da quando sono giovani per dare loro la possibilità, nel momento in cui saranno motociclisti o automobilisti, di avere già delle cognizioni di causa.
Crediamo che la prevenzione si faccia anche con la manutenzione delle strade e con la costruzione di strade più sicure. Noi proveniamo da una parte del Paese in cui, come è noto, le strade sono disastrate rispetto alle necessità della società, degli automobilisti, delle imprese e di chi ci lavora. Sappiamo che ci sono strade che non vengono costruite in una determinata area del Paese, perché non ci sono fondi, che magari vengono dirottati da altre parti. Ora, pare che le strade vengano anche bloccate. Vediamo, infatti, cosa sta succedendo con la vicenda TAV. Crediamo, quindi, che serva innanzitutto prevenzione, da farsi nella scuola, con la costruzione e la manutenzione delle strade, con i dissuasori di velocità, che si trovano già in alcune strade, ma che dovrebbero essere intensificati.
Entrando nel merito del provvedimento, ci sono alcuni aspetti che ci lasciano molto pensare. Oggi chi guida con il cellulare è soggetto a 600 euro di multa.
Signor Presidente, chi è colto a guidare col cellulare deve pagare 600 euro di multa! Magari costui si sbaglia, magari lo deve fare perché in quel momento è necessario e si prende 600 euro di multa! Sappiamo quanto percepisce un operaio, un impiegato, magari una persona che ha famigliaPag. 95e due figli? Sappiamo cosa significano 600 euro di multa? Sono un milione 200 mila lire, ce ne rendiamo conto? Una persona, al mattino, deve preoccuparsi di salire in automobile per andare a lavorare, perché rischia di prendere 600 euro di multa. Sono soldi! Non ci dobbiamo arrabbiare se poi la gente, fuori da quest'aula, non capisce, perché pare che non abbiamo la cognizione di quel che costa el pan, come dicono a casa nostra. Dobbiamo sapere che 600 euro sono soldi, che magari qualcuno si può permettere, ma altri non si possono permettere di pagare così velocemente. Quindi, sono previsti 600 euro di multa se una persona alla guida telefona con il cellulare, senza contare poi che tale norma - è una vecchia storia, che conosciamo ma dobbiamo sempre ricordare: è vecchia ma reale (ed è uno scandalo) sarà applicata solo in una certa parte d'Italia, solo fino a un certo punto e poi basta. Ma questo è un altro discorso: non vogliamo fare, come sempre, i leghisti, come dite voi, ma vogliamo restare sul merito e restiamo sui 600 euro di multa per chi guida col telefono. È un aspetto, a nostro modo di vedere, che fa molto pensare.
Riguardo ai limiti di velocità: per chi li superi di oltre 40 chilometri orari sono previsti fino a 1.500 euro di multa e la sospensione della patente da tre a sei mesi. Ad un mio amico, che abita vicino a casa mia, è autotrasportatore - padroncino, come si dice - hanno ritirato la patente per tre mesi perché ha sbagliato una manovra di sorpasso. Costui, signor Presidente, è stato fortunato, perché possedeva un lembo di terra in campagna con il quale poter continuare a lavorare in quei tre mesi e con il quale poter anche continuare a mantenere la famiglia. Ma sappiamo cosa significa? Infatti, un conto è essere dipendenti pubblici - nel qual caso, se anche viene ritirata la patente, non c'è alcun problema, perché si può prendere l'autobus o farsi accompagnare al lavoro - mentre altro conto è svolgere il suddetto tipo di lavoro e rimanere senza patente per tre mesi. Sono questioni molto importanti. Oltre i 60 chilometri orari, poi, si arriva anche fino a 2 mila euro di multa: sono disposizioni che hanno un loro significato, lo capiamo, signor Ministro, ma sulle quali dobbiamo anche ragionare e riflettere.
Riguardo alla guida sotto effetto dell'alcol non abbiamo molto da discutere, eccettuato il fatto che, a volte, bevendo una birra si rischia di oltrepassare il previsto limite di 0,5 milligrammi per millilitro di tasso alcolemico, e quindi ciò può far riflettere. Inoltre, nel decreto-legge in esame, dobbiamo evidenziare due contraddizioni: chi guida senza patente - anche perché non gli è stata restituita, perché magari non possiede i requisiti per vedersela riconsegnata - rischia una multa fino a 9 mila euro, però non vi è l'arresto. In altre parole, oggi chi guida senza patente rischia una multa sino a 9 mila euro, mentre chi guida con un tasso alcolemico superiore a 0,5 milligrammi per millilitro (che magari, a volte, è dovuto a una piccola birra o poco più) rischia l'arresto fino ad un mese. Signor ministro, questa è una contraddizione, ce lo lasci dire, perché chi guida senza patente è forse una persona che non è capace di guidare: si tratta di un aspetto che va considerato.
Altra contraddizione è quella che registriamo per chi guida in stato di alterazione psicofisica dopo aver assunto sostanze stupefacenti o psicotrope: si prevede che costui sia punito con l'ammenda da mille a quattromila euro e l'arresto fino a tre mesi. Pertanto, in pratica, chi si droga è posto sullo stesso piano di chi viene fermato per aver guidato dopo aver, diciamo così, bevuto un poco. Ora, siamo tutti d'accordo che non bisogna bere quando si guida, però ci pare che passi un messaggio secondo cui la droga è tale e quale all'alcol. Sappiamo che questo Governo si caratterizza per il riferimento a concetti quali la droga libera, la dose minima ed altro, però in tal modo si lancia un messaggio per cui la droga, signor Ministro, è messa sullo stesso piano dell'alcol, se non addirittura su un piano inferiore; infatti, se si analizza il grado delle punizioni previste per chi viene colto a guidare in stato di ebbrezza e per chi,Pag. 96invece, viene colto a guidare in stato di alterazione psicofisica dopo aver assunto sostanze stupefacenti, pare quasi di dedurre che è meglio drogarsi piuttosto che bere, prima di mettersi al volante. Questo è un messaggio non positivo, lo voglio dire. Altra contraddizione che si sta registrando in questi giorni nella nostra provincia, la provincia di Trento, è costituita dal fatto che la legge sembra poco chiara.
La norma è poco chiara - lo afferma anche la stampa di questi giorni - sulle conseguenze per chi viene fermato alla guida in stato di ebbrezza: se lo stato di ebbrezza non viene immediatamente certificato tramite l'alcol test parrebbe possibile non essere sanzionati. Al contrario l'interpretazione fornita dalla procura della Repubblica di Trento - lo leggiamo sui quotidiani di oggi - è di tipo sanzionatorio. Tutto ciò in qualche modo dovrà essere chiarito. Sicuramente si tratta di un provvedimento importante, adottato in un momento emotivo particolare del nostro Paese, ma dobbiamo renderci conto che comunque non è uguale a due lire una sanzione di 600 euro inflitta a chi guida usando il cellulare. Alla luce di ciò non possiamo allora sorprenderci se la gente si arrabbia se deve pagare 600 euro soprattutto se si tratta di persone con lavori precari, che guadagnano 500 o 600 euro.
Vi sono alcune contraddizioni che devono essere risolte. È contraddittoria anche la sanzione prevista per chi guida motorini ad una velocità superiore ai 40 chilometri orari, dato che è noto che vi sono i famosi «cinquantini» che vengono venduti ai giovani di quattordici anni e che raggiungono tranquillamente i 70 chilometri orari. Il provvedimento deve farsi carico di fornire una risposta anche a tali contraddizioni e non deve agire semplicemente con la mannaia, bensì con una certa ragionevolezza, una certa organicità per fornire risposte al Paese su una emergenza sicuramente attuale. Dobbiamo offrire risposte che siano comprensibili ai cittadini: 600 euro di multa - lo voglio ripetere - per una risposta al telefono cellulare francamente mi pare un provvedimento di difficile comprensione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pizzolante. Ne ha facoltà.
SERGIO PIZZOLANTE. Signor Presidente, l'insieme delle nostre proposte emendative risponde all'esigenza di articolare in maniera più compiuta ed efficace i provvedimenti e le iniziative sulla sicurezza. Il decreto-legge in esame è stato emanato poco tempo dopo il disegno di legge approvato nel mese di luglio, intervenendo sostanzialmente sugli stessi temi e con l'aggiunta di pene inasprite. In pochi giorni il Governo e la maggioranza hanno dapprima respinto le proposte di interventi più congrui formulate dall'opposizione e poi, sull'onda degli accadimenti, sono ritornati in maniera schizofrenica sul tema con inasprimenti vari, utilizzando la decretazione d'urgenza, salvo poi dimenticarsela emanando i decreti ministeriali quasi un mese dopo. In sostanza, si compie un imbroglio, l'ennesimo in questa legislatura, verso i cittadini. Il Governo legifera per finta, effettua una finta come un qualsiasi Garrincha di periferia, fa finta di fare la legge, poi si dimentica di applicarla, creando un vuoto - o, quanto meno, una confusione normativa - sulla sicurezza proprio nel mese di agosto, ossia il mese più difficile per la circolazione stradale. È imbarazzante o meglio sarebbe imbarazzante se non ci fosse un Governo capace ancora di provare qualche imbarazzo.
Venendo al merito delle proposte emendative da noi presentate vi è da dire che non crediamo che con un decreto-legge costruito solamente - o quasi - sull'inasprimento di pene si possa fare sicurezza. Meglio che nulla direbbe qualcuno, ma questo provvedimento assomiglia più al nulla che al meglio. I risultati, anche quelli di quest'anno, in termini di riduzione degli incidenti e dei morti sono dovuti soprattutto agli effetti della legge sulla patente a punti.
Lo stesso Viceministro Minniti lo ha confermato in Commissione, un mese fa. Crediamo che non si possa fare sicurezza minacciando il cittadino. Lo si può fare e lo si deve fare promuovendo soprattuttoPag. 97comportamenti virtuosi e punendo ma anche premiando, in particolare premiando una cultura della responsabilità come fa la legge sulla patente a punti. Lo si può fare inoltre con successo se si ha consapevolezza e coscienza dei contenuti veri del fenomeno, che ogni giorno vede qualche nostro ragazzo partire e non arrivare più. Dobbiamo prendere coscienza che oltre tre milioni di ragazzi fanno uso ed abuso di alcol. Si tratta di una cifra che un Paese civile non può sopportare. Si tratta di tre milioni di persone che, in parte considerevole, fanno anche uso di sostanze stupefacenti, con alterazioni che incidono - lo testimoniano i dati - in maniera molto forte sugli incidenti e sulla mortalità. Dobbiamo chiederci perché tutto ciò succeda, sapendo che le risposte sono difficili, non univoche, e che devono durare nel tempo. L'idea di utilizzare i decreti-legge in questo campo è di per sé il segno dell'incapacità di capire. Si tratta di capire, ad esempio, che oltre all'emergenza dobbiamo affrontare la sostanza del fenomeno, nelle sue componenti più difficili, come quelle che citavo in precedenza. Si tratta di capire che occorre reagire con iniziative capaci di coinvolgere i ragazzi, le famiglie, le scuole e le comunità locali in un processo che sarà lungo, teso ad individuare azioni di educazione alla vita. Si tratta di capire che occorre agire affinché parole che dal 1968 in poi sono diventate neglette devono riacquisire il loro valore. Si tratta di parole che dobbiamo riabilitare: le parole educazione, rispetto, autorità e responsabilità. Quando per circa quarant'anni queste parole, e i valori che rappresentano, sono state considerate da una certa cultura di una certa sinistra figlia del 1968 un disvalore, rappresentative cioè di una visione e di una concezione della vita quasi simil-fascista e reazionaria e di una morale minore, non ci si può stupire di nulla, dell'abbandono alla irresponsabilità e a volte, per molti e troppi ragazzi, allo «sballo».
Così una società e una civiltà si sfarina e perde riferimenti. Allora dobbiamo inasprire le pene e le sanzioni, ma dobbiamo anche cominciare a destinare impegno e risorse verso iniziative e progetti nelle scuole e nelle nostre comunità, capaci di coinvolgere i ragazzi, i genitori e gli educatori in un processo culturale nuovo. In questo senso, alcuni emendamenti propongono di destinare parte di quanto ricavato dalle sanzioni economiche a progetti di questo tipo e valore. È poco, non è molto, ma bisogna pur cominciare. In tale ambito vi è urgenza, ed è urgente cominciare perché il cammino è molto lungo. Avremmo voluto inoltre proporre - ma lo strumento del decreto-legge non lo consente - iniziative capaci di agire sulla sicurezza di più e meglio delle sanzioni e delle pene, in altre parole iniziative tese a far crescere la quantità e la qualità dei controlli sulle strade. Mi riferisco alle strade e anche ai territori a maggior rischio, penso ad esempio alla mia riviera romagnola. In Italia si effettuano circa 200 mila controlli - soltanto 200 mila - mentre in Francia, dove certamente non vige un regime poliziesco, si arriva ad 11 milioni di controlli. Senza controlli le pene e le sanzioni non hanno lo stesso effetto. Come possiamo recuperare e con quali mezzi e con quali risorse? Il decreto-legge in esame non dice alcunché in tal senso. Questo provvedimento, per il quale non vi è urgenza, dovrebbe essere in realtà ritirato perché è urgente fare qualcosa. È urgente porre mano ad un disegno di legge più articolato, capace di intervenire sulla sicurezza a tutto tondo, sulle sanzioni efficaci purché giuste, sui controlli giusti perché efficaci, sulle iniziative culturali ed educative, giuste ed opportune e, secondo noi, decisive (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, credo che il mio intervento debba necessariamente ricalcare quanto già detto da altri colleghi, non solo per questioni di appartenenza e di schieramento, ma perché vi è una profonda convinzione nelle parole che sto per dire,Pag. 98anche se in qualche modo ricalcano quanto già detto dai colleghi (repetita iuvant), se non altro per sottolineare il disagio di una parte di quest'Assemblea e le difficoltà in cui noi ci troviamo a vedere con favore e a provare a inseguire il Governo sulla strada del decreto-legge in esame.
Il problema, signor Ministro, è di metodo e di contenuti. Quindi, credo che siano importanti entrambi gli aspetti perché, come ho già sostenuto anche in altre occasioni, il metodo diventa contenuto: in questo momento mettiamo in discussione il modo di procedere del Governo. Lo sottolineo brevemente, ma è già stato detto in precedenza: non si può, sull'onda delle emozioni, ma anche della realtà e della gravità della situazione, adottare un decreto-legge, quando un progetto di legge ha già seguito il suo iter parlamentare e, senza certamente che dipendesse da noi, non è stato ancora approvato.
C'è una sorta di schizofrenia e una visione di urgenza che in realtà non sussiste, o perlomeno era già stato adottato un decreto-legge, convertito peraltro a distanza di un mese dal suo passaggio in Assemblea. Anche al Paese si dà un'idea di confusione. Agli occhi della gente sembra di non seguire una strada lineare e chiara su quello che si vuole fare.
Quindi, stiamo esaminando un decreto di urgenza, anche se probabilmente tanta urgenza non c'è. Più che altro, si tratta di fumo negli occhi, perché davanti all'incalzare dei problemi presenti nel Paese, soprattutto nell'ambito della sicurezza stradale, si pensa di dare una risposta con un provvedimento di urgenza. Esprimo, quindi, un disagio dal punto di vista del metodo.
Volendo entrare nel merito, signor Ministro, noi come gruppo, ma credo anche tanti altri colleghi, siamo per la serietà, per il rigore, per la disciplina e per il rispetto delle regole. Qui non è in discussione il fatto che si debbano stabilire norme chiare e che tali norme debbano essere rispettate da tutti i cittadini (salvo il fatto che ci sono sempre cittadini di serie A e cittadini di serie B, così come ci sono quelli che agiscono in modo sbagliato e la passano liscia e quelli che, magari, compiono azioni meno gravi ma pagano pesantemente).
Noi siamo per l'irrogazione delle sanzioni, per una disciplina, per il rigore nella scuola, sulla strada, nei posti di lavoro e ovunque ci si trovi, perché è un problema morale, di serietà e di onestà intellettuale ed è giusto che sia così. Non va bene, però, che ci siano solo sanzioni, perché significa che si è impotenti davanti all'urgenza degli eventi e all'incapacità di dare risposte globali.
Allora, il problema delle sanzioni non può essere eluso, ma non può essere neanche l'unico.
Inoltre, se si parla di sanzioni, sono previste sanzioni pecuniarie, ma anche un giudizio da parte di un giudice. Infatti, ci sono vari gradi di sanzioni, anche la possibilità di scontare la pena in modo alternativo, che all'estero è stata prevista e ha anche prodotto buoni risultati.
Alla luce di quello che succede in Italia, ci si chiede se la certezza della pena esiste: non c'è mai e non c'è in tante situazioni che compaiono sui giornali e di cui noi tutti siamo a conoscenza.
È chiaro che basare un provvedimento solo sulle sanzioni quando non c'è la certezza della pena - e, purtroppo, non c'è, perché siamo in un'epoca di perdonismo acuto, per cui va tutto bene e non vi è una gerarchia di gravità né di pene - crei molte perplessità.
Un'altra questione di contenuto che ci sembra necessario portare alla sua attenzione, è la prevenzione. La prevenzione - ne siamo convinti - è la chiave di volta per migliorare questo Paese e deve partire da lontano. È chiaro che un Governo, un ministro, e anche un Parlamento, hanno molto più interesse a realizzare provvedimenti rapidi, in modo che la gente li possa vedere e li possa ricordare. La prevenzione, invece, ha tempi lunghi, deve camminare con la lancetta delle ore e non con la lancetta dei minuti, come fa di solito la politica. La prevenzione parte da lontano, da quando si è piccoli, dalle scuole, dalla scuola materna; parte dalle famiglie, daPag. 99una società che si interroga e che si deve dare delle risposte - ripeto - a lunga scadenza, senza paura che, poi, gli effetti positivi di tale prevenzione ricadano, magari, su chi non è più ministro dei trasporti o non è più al Governo.
Tutto questo non è contenuto nel provvedimento: non si parla di scuola, non si parla di iniziative serie. Non si tratta di introdurre l'ennesima educazione stradale, tanto per dare un nome a qualcosa in più che devono fare le scuole, caricandole di pesi ulteriori, quando ne hanno già fin troppi. Si tratta di un problema di strategia di fondo, di coinvolgimento, di assunzione in carico, di assunzione di responsabilità degli educatori, che hanno il compito preciso di fare prevenzione. Ciò vale anche per le famiglie, che pagano prezzi altissimi e che spesso sono le vittime di situazioni che non sono riuscite a dominare. Non sono qui a difendere a priori e ad oltranza le famiglie (anche se è il mio compito specifico ed io difendo sempre le famiglie), ma spesso esse sono travolte da situazioni che non si aspettano e che non sono capaci di affrontare.
Si tratta, quindi, di lavorare con le famiglie, nelle scuole, nei consultori, ovunque si ritenga opportuno, per sollecitare una riflessione seria in merito a come tirare su i nostri ragazzi. Si tratta di coinvolgere le associazioni delle famiglie vittime della strada. Ne esistono molte: sono composte da persone serie (le conosco personalmente), che per prime hanno pagato, che chiedono risposte e che avanzano proposte serie, che dovrebbero essere ascoltate con attenzione. Non mi sembra che tutto ciò sia presente. Si tratta, pertanto, di osservare le questioni con una lente giusta, che veda in prospettiva e che abbia il coraggio anche di dire cose scomode alle famiglie - ripeto - alle scuole, alle associazioni, alla società civile e anche ai famosi stakeholders, che sono i portatori di interessi.
Passiamo, quindi, ad un altro capitolo molto amaro, su cui non posso tacere in questa sede: gli interessi di chi ha un business collegato alla questione della sicurezza stradale. Possibile che la battaglia che è stata condotta da questo partito - dall'onorevole Giovanardi, ma non solo da lui, dal collega Tassone, che siede qui accanto e da molti di noi - non possa incidere sugli interessi delle discoteche, cui si possono ricondurre una parte (non l'insieme, ma una parte importante) degli incidenti del sabato sera, di migliaia di morti sacrificati sull'altare degli interessi di pochi? Non si tratta di fare una caccia alle streghe e di cercare di dare la colpa, in maniera generica e irresponsabile, a qualcuno, ma esistono delle corresponsabilità e la questione delle discoteche andrebbe affrontata con coraggio, sapendo che si va contro interessi costituiti, che sono molto forti e che si oppongono a qualsiasi intenzione di regolamentare questo tipo di attività.
Nessuno mette in discussione il divertimento e il piacere di stare insieme. Tuttavia, dobbiamo renderci conto che stiamo scherzando con il fuoco: la pelle dei nostri ragazzi merita il coraggio di un'azione di forza nei confronti delle discoteche. Questo non è stato fatto e non viene fatto! Di ciò il Governo si rende colpevole, così come anche un Parlamento che approvasse in maniera acritica un decreto-legge del genere si renderebbe colpevole di non affrontare con la dovuta serietà questo aspetto del problema, che è molto serio.
Vi è un' ultima questione che ritengo di dover sottolineare: il decreto-legge in esame non prevede nulla anche per quanto riguarda il controllo sul territorio. Non si può continuamente dire che bisogna prevedere sanzioni e limitare. È vero: bisogna limitare perché la situazione è seria, ma il controllo sul territorio non si risolve mettendo decine di migliaia di agenti sparsi per le strade, perché non ci sono, perché non abbiamo i mezzi e perché non ce lo possiamo permettere!
Dunque, si devono dare indicazioni di strategie di controllo sul territorio, oppure no? Si deve cercare di dare sicurezza alle famiglie e agli utenti della strada con interventi seri sul territorio, non semplicemente con annunci generici di interventi che non si sa come saranno attuati.Pag. 100
Allo stesso modo, nulla è previsto per quanto riguarda le infrastrutture. Molto spesso la sicurezza delle strade dipende dalle infrastrutture che, in Italia, sono indietro di decine di anni! Le polemiche sulla TAV sono di tutti i giorni, ma la questione non riguarda solo la TAV: vi sono strade che veramente inducono all'incidente e lo provocano. Cosa si fa da questo punto di vista? Mi chiedo come si possa intervenire, dal momento che siamo sempre in periodi di strettoie economiche e di difficoltà di tutti i generi.
Allora, non possiamo affrontare un problema così grave semplicemente invocando sanzioni, senza coinvolgere il suo collega, che è responsabile delle infrastrutture, e senza coinvolgere l'intera compagine di Governo, per affrontare con ampio respiro questo tema.
Un'ultima questione riguarda la polizia e i mezzi tecnologici che sono a disposizione, ormai, di tutte le società avanzate. Non vi è quasi alcuna previsione in merito a tale questione, che è cruciale perché coinvolge, ovviamente, le forze dell'ordine sotto diversi profili: in che modo si coinvolgono, che cosa ci si fa, quali gli organici, gli stipendi e il modo di lavorare.
Di polemiche e di discussioni su tali questioni ve ne sono state tante e ci si aspettava che un decreto-legge del genere avesse dei fondamenti anche da questo punto di vista; così come per quanto riguarda i mezzi tecnologici - lo ripeto - varie questioni potrebbero essere messe in campo ma, anche in merito ad esse, nulla è previsto e sono fonte di diverse discussioni.
Esiste, quindi, un problema di metodo e di merito; esiste la preoccupazione delle famiglie che non sentono, onestamente, che tale decreto-legge possa risolvere i loro problemi. Credo che la vita dei nostri figli e la vita che dobbiamo affrontare tutti i giorni dipendano anche dalle decisioni che vengono prese in quest'aula e, quindi, invito davvero il Governo ad una riflessione seria su questo decreto-legge, per cercare di rimediare a ciò che potrebbe causare dei danni anche irreversibili [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Galli. Ne ha facoltà.
DANIELE GALLI. Signor Presidente, ricordo che poco più di due mesi fa, nel discutere sulle liberalizzazioni volute dal Ministro Bersani, abbiamo contestato la possibilità di ampliare, senza nessun controllo, l'insegnamento della conduzione di un veicolo al di fuori dell'ordinamento esistente in Italia e, peraltro, già carente (cioè le scuole guida e la loro inflazione), senza curarsi della capacità di chi, dopo questo decreto-legge, insegnerà ai nostri giovani a guidare e senza avere coscienza dei danni che si sarebbero creati.
Nell'ambito della «lenzuolata» sulle liberalizzazioni, ciò era stato rammentato al Ministro, ma non vi è stata alcuna risposta. Due mesi fa, ovviamente sull'onda dell'emozione, il Governo ha pensato di bypassare l'iter normale di un provvedimento di legge, mediante una decretazione d'urgenza pur essendovi già un provvedimento di legge ordinaria: a mio giudizio, tale decreto-legge era incostituzionale. Tuttavia, si è comunque voluta fornire una risposta urgente, sebbene non risolutiva e sebbene non cambi nulla rispetto alla situazione che troviamo tutti i giorni sulle strade. Abbiamo voluto dare una risposta colpendo l'utenza, anziché muovere un'autocritica chiedendoci cosa debba fare lo Stato per consentire all'utenza stessa di utilizzare il nostro sistema stradale in condizioni migliori. Invece, con il vostro decreto-legge, colpiamo l'utenza! Direi che ciò è quantomeno contraddittorio. Perlomeno, non ci si rende conto che, in realtà, chi gestisce la nazione dovrebbe dare l'esempio, prendendo provvedimenti ad adiuvandum di chi usufruisce del sistema stradale.
Poc'anzi molti colleghi hanno ricordato che il nostro sistema autostradale, anche grazie al famoso provvedimento della metà degli anni Ottanta sul blocco delle autostrade - molti paladini del quale siedonoPag. 101nei banchi del centrosinistra ancora oggi e sostengono il Governo -, ha subito il blocco dell'ammodernamento delle autostrade e delle infrastrutture italiane.
A questo punto, come si può infierire - sebbene si tratti di abuso di velocità, uso di alcolici e di droga - oserei dire in maniera così eccessiva, pensando che solo aumentando le sanzioni si possa risolvere il problema, pretendendo che ciò sia in qualche modo risolutivo senza arrivare a comprendere che l'utenza, in realtà, ha alcune necessità nel sistema italiano dove, ahimè, il servizio pubblico non esiste o funziona male, non è corretto, né adeguato, né proporzionato rispetto a quello di una nazione moderna come dovrebbe essere anche in Italia? Ciò non rappresenta null'altro che dire: cari signori, non vi abbiamo dato la possibilità di viaggiare su strade sicure, la cartellonistica non è adeguata, il sistema degli incentivi rispetto all'acquisto delle auto non vi consente di cambiare un'auto con altra più moderna, né di utilizzare mezzi più sicuri come generalmente avviene nel resto d'Europa. Tuttavia, se sbagliate, ponendo in essere determinati comportamenti, vi sanzioniamo pesantemente mediante multe che, onestamente, sebbene spesso non rappresentino l'intero stipendio mensile di una famiglia italiana, vi si avvicinano molto.
Pertanto, direi che all'interno del decreto in discussione vi sono incongruenze pesanti, ovviamente di carattere applicativo. Come è stato detto da molti colleghi, sono incongruenze palesi rispetto al provvedimento di legge ordinaria - successivamente ne constateremo gli effetti, che saranno devastanti - e rispetto alla necessità di giungere all'emanazione di un testo unico, in quanto tale ulteriore normativa andrà ad aggiungersi ad altra normativa, la quale a sua volta si aggiunge ad altra già esistente: un caos! Il provvedimento non interviene nell'ambito della formazione, specialmente dei giovani, e non la consente. In precedenza era presente il ministro Fioroni e pensavo che insieme, signor Ministro, vi foste accordati per intervenire prontamente sin dalla scuola elementare, inserendo nel piano di studi una formazione che consenta ai giovani di diventare veri utenti della strada. Occorre un atto di coraggio e, per così dire, tale da riuscire a vedere oltre le ristrettezze di questo provvedimento.
È un decreto-legge che limita fortemente la sua autonomia, viene a sormontare un'iniziativa di un provvedimento di legge che mi dicono - pur non avendo partecipato ai lavori della Commissione - fosse stato abbastanza condiviso da tutte le forze politiche. Quindi è una risposta emotiva ad un'esigenza pressante del sistema italiano, però è pur sempre una risposta puramente emotiva; non è risolutiva, non risolve! Castiga, ma non risolve! Dal Governo ci si aspetta la risoluzione dei problemi, non soltanto la sanzione degli stessi! E ci si aspetta, nell'ambito della sanzione dei problemi, un equilibrio, non soltanto una volontà di giungere a schiacciare la persona che non è in grado di ottemperare alle normative! Per quanto riguarda i giovani si respira, chiaramente, una mancanza di fiducia nei loro confronti. Il voler limitare a tutti i costi il rapporto potenza-peso che cosa significa? Significa, se si dovesse seguire la logica demagogica che guida molti vostri provvedimenti, che volete importare in Italia la Trabant. Costringete, cioè, i giovani italiani a percorrere le strade italiane (con tutti i problemi che hanno) con automobili di piccola cilindrata, di piccola potenza. In tal modo, invece di garantire la sicurezza, cosa garantite loro? Sicuramente che ci sarà una maggiore mortalità in caso di scontro! Ma di cosa avete paura nel garantire ai giovani utenti la possibilità di utilizzare una normale auto di famiglia? Volete anche costringere le famiglie - nella già grande sofferenza economica italiana - a dovere acquistare un ulteriore veicolo anche per il figlio, dal momento che non può utilizzare la familiare di casa, la macchina che normalmente usa il papà? Dobbiamo costringere questi ragazzi a non poter usufruire di un mezzo proprio - perché se ne dovrebbero comprare uno adeguato - pur avendo un sistema di servizio pubblico che non gliPag. 102consente di spostarsi, di andare all'università, di andare al lavoro o di fare altro?
Non dimentichiamoci che un giovane di diciotto anni può tranquillamente prendere un brevetto aeronautico e guidare mezzi che hanno caratteristiche e una pericolosità nettamente diversa; che il medesimo può correre direttamente in Formula uno! Allora pensate che i giovani italiani siano tutte persone irresponsabili? Deve essere tutto equiparato a pessimi esempi? Non direi che è così, ma direi piuttosto che l'impegno che deve essere messo in atto da questo Governo risiede nell'insegnamento, nella scuola e non nel liberalizzare le scuole guida, anzi rendendo queste ultime più concrete, più inerenti alle esigenze del traffico moderno!
Vorrei fare un'ulteriore osservazione: in questi giorni si sta rinunciando al progetto TAV, per quanto riguarda il passaggio verso la Francia, ad ovest di Torino. Si sta scegliendo di mandare automezzi pesanti sulle Alpi! Si sta scegliendo di rinunciare al trasporto ferroviario in virtù di una posizione demagogica! Una buona parte di questo Governo preferisce avere mezzi pesanti sulle strade italiane piuttosto che realizzare una linea ferroviaria che incide - è vero - nell'ambito del territorio, ma risolve grandi problemi. La vicenda TAV è un esempio, ma ce ne sono altri cento che possono essere richiamati. Allora, bisogna intendersi: negli ultimi vent'anni siamo scesi, forse, al penultimo posto come Paese europeo per qualità autostradale, per qualità delle strade ordinarie; abbiamo una fortissima incidenza di incidenti sulle strade ordinarie; abbiamo una percentuale di veicoli per chilometro che ci porta forse al primo posto in Europa. Non investiamo in infrastrutture e castighiamo l'utenza come ultima parte che deve subire questa nostra inefficienza. Direi che non è corretto e invito il Governo ad un ripensamento sul decreto-legge al nostro esame, a ritirarlo; invito il Ministro a compiere un atto di coraggio, un atto di forza e a dire che si proseguirà in via ordinaria con il disegno di legge all'esame della Commissione competente.
PRESIDENTE. Per accordo intervenuto tra i gruppi sospendiamo i lavori e quindi sospendiamo gli interventi sul complesso degli emendamenti, che riprenderanno nella seduta di domattina.
Hanno chiesto di intervenire ancora gli onorevoli Fasolino, Giudice, Salerno, Lovelli e Fiano.