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Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 7 settembre 2007, n. 147, recante disposizioni urgenti per assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2007-2008 ed in materia di concorsi per ricercatori universitari (A.C. 3025-A) (ore 10,55).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 7 settembre 2007, n. 147, recante disposizioni urgenti per assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2007-2008 ed in materia di concorsi per ricercatori universitari.
Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli emendamenti.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3025-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 3025-A sezione 1).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89 del Regolamento, i seguenti ordini del giorno: Rusconi n. 9/3025/2, relativo alla ridefinizione delle competenze in materia di promozione e diffusione della lingua italiana all'estero; Osvaldo Napoli n. 9/3025/21,Pag. 4concernente le modalità di accesso alla facoltà di medicina; Beltrandi n. 9/3025/22, in materia di corsi presso le scuole di specializzazione per le professioni legali.
VALENTINA APREA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, intervengo solo per chiederle di sconvocare le Commissioni, perché ci hanno comunicato che sono ancora riunite. Quindi, le chiederei di dare la comunicazione che siamo in aula e abbiamo già iniziato i lavori.
PRESIDENTE. Onorevole Aprea, è già stato fatto. Sicuramente, alle 11, quando cominceremo a votare, nessuna Commissione sarà più in attività.
ANTONINO LO PRESTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, la nuova organizzazione dei lavori della Camera, a mio avviso, non tiene conto dei lavori delle Commissioni bicamerali. Si sta creando o si potrebbe creare una sovrapposizione tra i lavori dell'Assemblea, i lavori delle altre Commissioni e i lavori delle Commissioni bicamerali, che, in qualche modo, non avrebbero più spazi per potersi riunire e discutere compiutamente delle problematiche che affrontano. Sono membro della Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale e, già da oggi, abbiamo avvertito l'incongruenza e il mancato concatenamento dei lavori delle Commissioni bicamerali con quelli dell'Assemblea e delle altre Commissioni. Pregherei l'Ufficio di Presidenza di tenere conto di questa oggettiva difficoltà e di valutare una riorganizzazione diversa, dando alle Commissioni bicamerali, a meno che non si voglia che queste ultime sospendano i loro lavori a tempo indeterminato, la possibilità di operare.
PRESIDENTE. Onorevole Lo Presti, riferirò al Presidente, affinché porti la questione da lei sollevata all'attenzione della Conferenza dei presidenti di gruppo, che ha definito il nuovo modello organizzativo dei nostri lavori.
L'onorevole Cirielli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3025/14.
EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo su questo provvedimento senza avere la presunzione di essere un tuttologo, ma, vivendo la realtà concreta nella mia provincia, mi sono trovato a interpretare il disagio di molte persone e di molte famiglie colpite dalla circostanza di avere un bimbo diversamente abile, ma anche di molti insegnanti che quest'anno perderanno il posto di lavoro grazie al Governo Prodi, grazie a Rifondazione Comunista e grazie a tutte le forze politiche che, a chiacchiere, dicono di difendere i lavoratori.
Ho voluto presentare un ordine del giorno e non un emendamento proprio perché, al di là della giusta polemica politica rispetto a chi in campagna elettorale ha vantato la volontà di abbattere il precariato - forse licenziando i precari, così come sta facendo - oppure di battersi per una politica sociale più efficace, per poi limitare e comprimere il diritto allo studio dei bambini diversamente abili, credo che un po' di polemica sia consentita. Ho voluto presentare un ordine del giorno perché esso può essere accolto dal Governo senza far venir meno regole di rigidità politica e di maggioranza. Per effetto della legge finanziaria, lo stesso Ministro Fioroni denunciò e lamento tagli strutturali imponenti al suo Ministero. Gli effetti si stanno verificando, perché ovviamente gli uffici periferici, per effetto di tale decurtazione, devono riorganizzarsi con il loro piano scolastico per l'anno 2007-2008.
Nella mia sola provincia, autorevole membro del Governo, ben 355 cattedre diPag. 5insegnanti di sostegno vengono soppresse. Oltre al fatto che perdiamo 355 posti di lavoro - che, per una provincia, penso rappresentino un fatto significativo dal punto di vista sociale - ciò significa disporre di 355 persone in meno che nelle scuole si occupano di bambini diversamente abili, i quali già devono combattere, giorno per giorno, insieme alla propria famiglia, a causa di tale limitazione delle proprie capacità; ciò significa comprimere il diritto allo studio di tali bambini. Mi dispiace che il sottosegretario ritenga più importante parlare col proprio collega di maggioranza, piuttosto che occuparsi dei bambini diversamente abili, ma proseguo ugualmente, almeno rimane a verbale l'attenzione che ognuno pone rispetto ai problemi che affrontiamo.
Credo che l'accoglimento dell'ordine del giorno in esame non rappresenti un vulnus per il decreto-legge sottoposto alla nostra attenzione. D'altro canto, tale decreto-legge è intitolato appunto: «Disposizioni urgenti per assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2007-2008 (...)». Quale migliore occasione, quindi, per consentire in maniera seria l'ordinato svolgimento dell'anno scolastico, che quella di prevedere che 355 persone non perdano il lavoro e, soprattutto, che i ricordati bambini - che hanno già ricevuto una difficoltà ulteriore dalla vita -, insieme con le loro famiglie, possano disporre di un sostegno adeguato? Ritengo che la presenza dell'insegnante di sostegno in classe rappresenti una conquista della nostra civiltà. Credo che non ci si possa mettere a fare il conto con il misurino: lo ricordo ai vari colleghi che si occupano di scuola sicuramente in maniera più seria di me; penso all'onorevole De Simone, di cui rammento battaglie ai tempi dei «minitagli» della riforma Moratti: l'onorevole De Simone oggi tace rispetto a 355 posti di lavoro di precari che si perdono, a molti bambini di una provincia, ossia la provincia di Salerno (immaginate: 355 cattedre di sostegno soppresse da questo Governo, 1.200 nella sola Campania, quindi vi rappresento, a livello nazionale, la portata del fenomeno).
Invito all'accoglimento di un ordine del giorno che è anche equilibrato, tutto sommato, e chiama i colleghi della maggioranza, come tutti, ad una riflessione pacata e interessante, dovuta e doverosa rispetto al diritto allo studio dei bimbi diversamente abili, che, lo ricordo ancora una volta, è costituzionalmente garantito. Ritengo che chi ha conoscenza del problema debba effettuare seriamente la valutazione degli effetti delle soluzioni adottate.
Concludo, signor Presidente, onorevoli colleghi: spero tanto per un verso, che, il Governo non ci costringa alla votazione dell'ordine del giorno in esame, per altro verso, se invece si dovesse procedere alla votazione, che gli autorevoli colleghi della maggioranza ascoltino la propria coscienza (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. L'onorevole Fasolino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3025/27.
GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, correva la primavera del 2006: nelle piazze d'Italia echeggiava uno slogan, fatto proprio dai partiti del centrosinistra, che recitava Solidarietà ed eliminazione del precariato. Il programma dell'Unione riportava testualmente: «È ora di dire basta ad ogni forma di precarietà, con l'immediata copertura di tutti i posti vacanti, immettendo in ruolo coloro che già lavorano nella scuola e agevolando coloro che si sono formati in questi anni». Ebbene, è trascorso un inverno, è arrivato il 2007 e abbiamo verificato, sulla pelle dei precari dei disabili e delle loro famiglie, la scure terribile che il centrosinistra ha calato nei loro confronti.
Eppure, va notato che gli articoli 34 e 38 della Costituzione richiamano espressamente l'obbligo da parte dello Stato di salvaguardare il diritto all'educazione dei disabili. La mannaia calata dal centrosinistra e da questo Governo si traduce, per la sola provincia di Salerno, nella soppressione di 355 cattedre, ma in tutta Italia sono migliaia le cattedre venute meno, ePag. 6tale situazione, da una parte, scalfisce le aspettative di educazione dei disabili, dall'altra, lascia senza occupazione insegnanti che avevano dato lodevole prova delle loro capacità nel corso degli anni precedenti. Siamo arrivati al risultato per cui anche segmenti di orario fino a sei ore oggi non sono più assegnabili al personale precario.
Rivolgo alla maggioranza una preghiera per un'assunzione di responsabilità nei confronti del programma che essi stessi hanno presentato agli italiani.
Onorevole Villetti, amici della sinistra, quella detta radicale, nelle piazze avete detto a chiare lettere che la solidarietà era al primo posto nel vostro programma. Ora, con atti precisi di Governo, avete disatteso questo vostro impegno. Avevate dichiarato di voler eliminare la precarietà, ma con questi provvedimenti eliminate i precari, non la precarietà.
Un'Assemblea come quella di Montecitorio, può talora anche discutere in modo diverso rispetto ad un mero scontro tra maggioranza ed opposizione, tra Governo ed esponenti dell'altra parte politica.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 11,10)
GAETANO FASOLINO. Qui sono in gioco i diritti dei disabili, i più deboli tra tutti i bambini italiani, e i diritti dei precari, i più deboli tra i giovani che aspirano ad un posto di lavoro. Allora, chiedo un atto di resipiscenza da parte del Governo. Non costa neanche molto.
Se bisogna risparmiare, risparmiamo sui contributi a Montezemolo, non sui soldi che debbono andare ai disabili e ai precari!
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GAETANO FASOLINO. Concludo, signor Presidente, chiedendo che si provveda a modificare il piano dei posti di sostegno secondo le aspettative e i suggerimenti dei docenti e delle famiglie, onde garantire a tutti gli alunni disabili la fruizione dei diritti costituzionalmente garantiti.
PRESIDENTE. Deve concludere.
GAETANO FASOLINO. Mi aspetto che il Governo accetti questo ordine del giorno e ponga fine all'odissea che coinvolge i più bisognosi tra tutti i cittadini italiani.
PRESIDENTE. La deputata Cinzia Maria Fontana ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Benzoni n. 9/3025/13, di cui è cofirmataria.
CINZIA MARIA FONTANA. Signor Presidente, nell'articolo 2 del provvedimento in esame sono contenute risposte urgenti e importanti, che vanno incontro alle richieste delle istituzioni scolastiche per un miglior funzionamento dell'istituzione stessa. Mi soffermo in particolare sugli ordini del giorno che trattano di tali aspetti.
Si tratta, invero, dei seguenti punti: l'alleggerimento del carico sulle scuole delle spese per le supplenze, in modo da lasciare alle istituzioni scolastiche quote di risorse più ampie da investire nella progettazione e nella programmazione formativa; il conferimento diretto delle supplenze al personale appartenente al profilo professionale di collaboratore scolastico, sulla base delle liste di collocamento predisposte dal centro per l'impiego territorialmente competente, a condizione che siano esaurite le graduatorie permanenti compilate per il conferimento delle supplenze annuali; la modifica dei termini entro cui le istituzioni scolastiche devono effettuare le comunicazioni obbligatorie ai servizi per l'impiego, con riferimento alle assunzioni e alle altre vicende del rapporto di lavoro, introducendo una deroga rispetto alla disciplina generale vigente in materia ed annullando le sanzioni irrogate nei primi mesi dell'anno (ciò proprio per la particolarità legata all'elevato numero di rapporti transitori che le stesse istituzioni instaurano con il personale, sia docente sia ATA, incaricato delle supplenze temporanee).
Com'era prevedibile, per quanto riguarda l'articolo 2, l'attenzione si è particolarmente concentrata sul tema del personalePag. 7scolastico e su come snellire e rendere più incisive le procedure sanzionatorie e le norme disciplinari già oggi esistenti: come, cioè, semplificarle e velocizzarle a seguito di gravi fattori di turbamento dell'ambiente scolastico.
Voglio evidenziare l'ottimo lavoro svolto dalle due relatrici e dalle due Commissioni (in tutte le loro componenti), in particolare per la capacità di trovare, grazie ad un'approfondita, seria ed equilibrata discussione, un punto di sintesi importante su un tema delicato: quello delle sanzioni. Potevamo correre il rischio che su questo argomento fosse il risalto mediatico a guidare le nostre scelte. Spesso - troppo spesso - la scuola e gli insegnanti sono oggi coperti da un'ondata di sfiducia e di critiche che vanno, molte volte, ben al di là dei fatti stessi. In molti - troppi - casi, si tenta di usarli come diversivo per non affrontare le difficoltà profonde di una società e le responsabilità di un intero Paese. Non abbiamo rincorso questa ondata, ma abbiamo affrontato il tema valutando quali potessero essere le opportune misure disciplinari da applicare con determinazione, rigore e certezza di tempi a quegli insegnanti che causano grave turbamento all'istituzione. Ciò proprio perché, come ha affermato il Ministro Fioroni alla cerimonia di apertura dell'anno scolastico, essendo la scuola il luogo dell'educazione, «non è consentito a nessuno immaginare di farne una sorta di porto franco dell'assunzione di responsabilità». Sempre in quell'occasione, il Presidente della Repubblica ha sottolineato che «nella scuola è responsabilità comune lavorare seriamente, rispettare se stessi, la propria dignità e quella degli altri, praticare obbedienza alle leggi dello Stato, mostrare senso del limite».
Ritengo, pertanto, che sia proprio questa serietà a permetterci di ristabilire quel circolo virtuoso tra alunni, famiglie e insegnanti e a ritessere quel filo che, se si spezzasse, minerebbe le basi della nostra democrazia e l'investimento sul futuro di cui l'istituzione scolastica è uno degli attori determinanti. Solo in questo modo si può garantire il diritto ad una scuola seria e di qualità che valorizzi i bravi e gli onesti - e sono tanti! -; abbiamo invece, purtroppo, assistito ad alcune decine di episodi da condannare e contrastare con determinazione: episodi di bullismo, violenze più o meno gravi, episodi di omofobia, esibizionismi. Gli otto milioni di studenti e quasi un milione di operatori e operatrici che compongono la nostra scuola rappresentano la nervatura e l'anima di un'istituzione pubblica che va difesa e sostenuta, e ciò può essere fatto proprio con politiche di ampio e lungo respiro come quelle che oggi si stanno mettendo in campo (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. Il deputato Germanà ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3025/7.
BASILIO GERMANÀ. Signor Presidente, premetto che sull'argomento avevo anche presentato un'interrogazione al Ministro Fioroni. Per i colleghi che forse non conoscono la legge, vorrei chiarire che la legge finanziaria per il 2007 - varata da voi - ha eliminato il condizionamento del numero degli insegnanti di sostegno al numero degli studenti normodotati.
La normativa vigente - così come richiamata dalla circolare ministeriale n. 51 del 12 giugno 2007 - attribuisce al Ministro della pubblica istruzione il potere di adeguare l'organico di diritto all'organico di fatto; il Ministro può fare ciò, autorizzando richieste di posti in deroga a quel famoso rapporto di un insegnante di sostegno ogni 138 alunni. La mancata attribuzione di tali posti in deroga, di fatto, cancella il diritto fondamentale all'educazione e all'istruzione dei ragazzi disabili.
Signor Presidente, mi pongo una domanda: queste famiglie che sono costrette a svolgere e, di fatto, svolgono un lavoro pregevole nei riguardi dei loro ragazzi disabili trovano le barriere architettoniche ma, purtroppo, devo dire che, con il vostro Governo e con il Ministro Fioroni, hanno trovato anche le barriere istituzionali. Ritengo che il Ministro non possa limitarsiPag. 8ad affermare di aver istituito un osservatorio; al contrario egli deve risolvere i problemi di questi disabili e delle loro famiglie. Ciò che il Ministro ha fatto è incostituzionale: il problema non è costruire osservatori a futura memoria, bensì risolvere i problemi di queste famiglie perché ne hanno bisogno!
PRESIDENTE. Il deputato Rusconi ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Volpini n. 9/3025/1, di cui è cofirmatario.
ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, signora Viceministro, vorrei illustrare l'ordine del giorno Volpini n. 9/3025/1, di cui sono cofirmatario, perché l'impegno che formula è la trasposizione del contenuto della proposta emendativa che avevo presentato e che è stata ritirata dietro l'assicurazione, da parte del Governo, della accettazione, appunto, di questo ordine del giorno.
Di fatto, si tratta di un chiarimento opportuno anche a seguito dell'esigenza, emersa in sede di discussione sulle linee generali del provvedimento sugli esami di Stato, di garantire a tutti i commissari componenti le commissioni degli esami di maturità il pieno riconoscimento della loro funzione pubblica e, quindi, anche quel riconoscimento economico che ne è la diretta conseguenza.
Affermo ciò anzitutto perché la legge n. 62 del 10 marzo 2000 disciplina la funzione pubblica delle scuole paritarie e separa - a mio parere, giustamente - la funzione pubblica di queste scuole paritarie dalle scuole private o, peggio, da quelle che - mi sembra unanimemente, dalla destra, dalla sinistra e dal centro - vengono chiamate «diplomifici». Inoltre, con un documento estremamente serio e autorevole, erano stati gli stessi responsabili delle scuole paritarie a chiedere, prima dell'approvazione della legge n. 1 del 2007 (cioè, la nuova legge sugli esami di Stato), maggior rigore e serietà sugli esami di Stato.
Pertanto, con questo provvedimento, si definiscono norme ancora più rigide per quei privatisti che intendono affrontare - auspico con serietà - gli esami di Stato. Con l'ordine del giorno Volpini n. 9/3025/1, chiediamo di riconoscere e, quindi, di garantire la funzione pubblica svolta da tutti i commissari interni (anche delle scuole paritarie), dal momento che, presso tali scuole, affrontano gli esami anche alunni privatisti. Non solo: alla fine degli esami di Stato, di fatto, viene rilasciato un titolo di studio che ha un valore legale riconosciuto.
Affermo ciò perché si tratta di rendere giustizia, in quanto voglio ricordare che - sia con la cosiddetta riforma Berlinguer degli esami di Stato (siamo, quindi, verso la fine degli anni Novanta), sia con la cosiddetta riforma Moratti del 2001 - tutti i commissari interni erano remunerati dallo Stato.
Quindi, di fatto, mediante l'ordine del giorno in discussione, chiediamo solo un chiarimento e non l'introduzione di una nuova norma; infatti, si impegna il Governo «ad adottare le opportune iniziative volte a interpretare la norma in modo di garantire la parità di tutti docenti che svolgono uguale funzione».
Vorrei chiarire il senso dell'espressione «tutti i docenti che svolgono uguale funzione». Infatti, tutte le scuole, sia paritarie sia statali - tutte quelle, pertanto, che svolgono una funzione pubblica -, rilasciano lo stesso titolo di studio, che ha valore legale ed è riconosciuto dallo Stato per tutti i livelli. Pertanto, tutti i docenti che lavorano e operano in tali scuole devono veder riconosciuto in modo identico lo stesso lavoro svolto.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ANTONIO RUSCONI. Concludo, Presidente. Fare differenze andrebbe contro lo spirito della legge sugli esami di Stato, della legge 10 marzo 2000, n. 62, nonché contro la consuetudine in base alla quale, da sempre, tutti i docenti che svolgono gli esami di Stato vengono trattati in modo uguale.
PRESIDENTE. La deputata Benzoni ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Crisci n. 9/3025/13, di cui è cofirmataria.
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ROSALBA BENZONI. Signor Presidente, l'ordine del giorno in discussione (da me presentato unitamente ad altri colleghi), partendo dalla considerazione del valore delle scuole organizzate a tempo pieno - che il decreto-legge reintroduce nel nostro ordinamento e nell'organizzazione dell'offerta scolastica, ribadisce il rilievo avuto da tale modello di organizzazione in tema di innovazione pedagogica e didattica.
Tuttavia, lo stesso ordine del giorno considera il fatto che tale modello è diffuso sul nostro territorio nazionale solo parzialmente - in quanto copre soltanto il 25 per cento del fabbisogno dell'offerta formativa - e che, in questi anni, le scuole, di fronte all'esigenza e alla domanda di scuola organizzata su tempi lunghi e distesi e su modalità unitarie dell'offerta formativa, hanno risposto utilizzando risorse di organico troppo limitate rispetto alle esigenze, trovando soluzioni che, ad esempio, richiedevano l'integrazione di risorse da parte degli enti locali.
Ciò ha creato anche disparità tra gli enti locali, alcuni dei quali hanno dovuto farsi carico di costi che altri non hanno dovuto affrontare. A fronte di tale situazione e dell'esigenza di dare risposte a modelli di tempo-scuola che migliorino la possibilità di conciliare tempi di lavoro e tempi di cura da parte delle famiglie, tempi educativi e di cura, ritengo che sia molto importante la norma introdotta dal decreto-legge in discussione, la quale riguarda un piano triennale di ampliamento e potenziamento del tempo pieno. Nell'ambito di tale piano auspico che, mediante l'ordine del giorno che sto illustrando, il tempo pieno - o modalità analoghe, organizzate anche in forme innovative - diventi un'offerta meglio distribuita sul territorio nazionale, con possibilità di accesso da parte di tutti gli utenti.
Lo stesso ordine del giorno tocca anche la questione del tempo-scuola che con il decreto legislativo 19 febbraio 2004 n. 59, nella scuola primaria e secondaria di primo grado, è stato suddiviso in attività curricolari, facoltative e opzionali.
Questo determina una frammentazione dell'offerta formativa e spinge le scuole spesso a ridurre la propria offerta di tempo-scuola, anche perché le modalità di assegnazione dell'organico non sono state adeguate.
Per queste ragioni, con la presentazione del nostro ordine del giorno auspichiamo che anche le modalità di assegnazione dell'organico vengano adeguate a queste esigenze, al tipo di domanda dell'utenza e all'offerta formativa effettiva erogata dalle scuole, considerando anche che il peso che incide sulle risorse della scuola - che quest'ultima ha e mette a disposizione - determina l'esigenza di coprire gli orari di attività di assistenza scolastica quale il tempo-mensa.
L'ordine del giorno pone dunque l'esigenza di una riorganizzazione di questi aspetti all'interno del piano triennale che il decreto-legge prevede, anche con un forte livello di integrazione e di accordo con gli enti locali: infatti, il piano straordinario triennale dovrebbe essere approvato nell'ambito degli accordi con la Conferenza Stato-regioni.
Mi auguro che l'ordine del giorno venga valutato dall'Assemblea e dal Governo adeguatamente, perché la risposta a questi problemi è molto attesa dal mondo della scuola, dall' utenza e dalle famiglie, che chiedono sull'offerta formativa un'integrazione più ampia (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Prendo atto che la deputata De Simone, che aveva chiesto di parlare, vi rinunzia.
È così esaurita la fase dell'illustrazione degli ordini del giorno.
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, prima di esprimere il parere sui singoli ordini del giorno, intendo svolgere una riflessione di carattere generale su molti degli interventi che si sono svolti questa mattina, in particolare sugli ordiniPag. 10del giorno relativi ai docenti di sostegno dei disabili.
Preciso che le stime che sono state riportate, relative a drastici tagli sui docenti di sostegno, sono prive di fondamento. Con l'incremento di 702 ulteriori docenti di sostegno, quest'anno il loro numero è esattamente corrispondente a quello dello scorso anno, in presenza di un iniziale leggero calo di ragazzi certificati, che si è successivamente azzerato con l'inserimento di ulteriori ragazzi. Dunque, a parità, o con un lieve incremento, di ragazzi disabili, non ci sono riduzioni di insegnanti di sostegno. Si tratta di un'informazione fondamentale.
Relativamente a molti degli ordini del giorno che sono stati presentati, ritengo che non siano accoglibili le premesse, perchè contengono dati del tutto privi di fondamento. D'altra parte, si sono succedute numerose notizie prive di fondamento (mi rendo conto che gli onorevoli parlamentari apprendono molte informazioni dalla stampa): si è parlato di 12 mila tagli, poi di 4 mila; si tratta di dati assolutamente infondati.
Devo aggiungere che l'incremento da parte del Governo si è già realizzato, e devo soprattutto aggiungere alcune ulteriori informazioni. Le sollecitazioni contenute negli ordini del giorno...
PRESIDENTE. Mi scusi, signora Viceministro. Vorrei invitare l'Assemblea a consentire di ascoltare l'esposizione: dagli stessi banchi del Comitato dei diciotto mi fanno cenno che si fatica a sentire quel che dice la rappresentante del Governo. Vi prego di consentire l'esposizione e l'ascolto dell'intervento.
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Rispondendo all'onorevole Germanà, preciso che i posti in deroga sono stati assegnati e che il rapporto 1 a 138 è stato ampiamente superato, perché darebbe 45.500 docenti in organico di diritto e sono state concesse oltre 46 mila deroghe; dunque, quel rapporto è stato superato quasi nella misura del 50 per cento dell'organico complessivo dedicato agli insegnanti di sostegno.
Voglio ancora segnalare al Parlamento che nel disegno di legge finanziaria che verrà esaminato da questa Assemblea è contenuta una proposta di ridefinizione complessiva delle modalità di attribuzione degli insegnanti di sostegno, superando definitivamente il rapporto 1 a 138 e definendo una modalità di attribuzione dell'organico funzionale alle scuole, garantendo così la continuità dell'insegnamento e la necessaria specializzazione che sono dovute ai ragazzi disabili, al fine di un loro buon inserimento all'interno della scuola.
Vi sarà quindi occasione, nel corso dell'esame della legge finanziaria, di approfondire queste nuove modalità.
Ciò premesso, preannuncio che tutti gli ordini del giorno che fanno riferimento alla questione dei disabili non saranno accettati quanto alle premesse, ma saranno accolti come raccomandazione quanto al dispositivo, in alcuni casi, con una proposta di riformulazione. Ciò al fine di dare un segno unitario di lavoro nella direzione che avete indicato, vale a dire quella di garantire i diritti dei ragazzi disabili, di tranquillizzare le loro famiglie e di garantire complessivamente i livelli occupazionali dei docenti.
Vengo dunque ai pareri sui singoli ordini del giorno. Il Governo accetta l'ordine del giorno Volpini n. 9/3025/1 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Brusco n. 9/3025/3, che è il primo che si occupa della materia dei disabili, limitatamente al dispositivo.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Ponzo n. 9/3025/4, a condizione che esso venga riformulato nel senso di impegnare il Governo ad invitare le regioni a rivedere il calendario scolastico, dal momento che si tratta di una loro competenza esclusiva.
Il Governo accetta inoltre l'ordine del giorno De Simone n. 9/3025/5, a condizione che esso venga riformulato nel senso di aggiungere, al primo capoverso del dispositivo, dopo la parola «AGEDO», le parole «e altre associazioni dei genitori»; di sostituire, al primo e al terzo capoverso, le parole «associazioni LGT» con le parole «associazioni degli omosessuali»; e diPag. 11eliminare, al secondo capoverso, la sigla «IRRSAE», perché non è più esistente.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Porfidia n. 9/3025/6, dal momento che manca qualsiasi valutazione di carattere finanziario.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Germanà n. 9/3025/7, limitatamente al dispositivo e a condizione che esso venga riformulato nel senso di sopprimere il primo capoverso, in cui si fa riferimento al rapporto 1 a 138 (ne ho già spiegato le ragioni).
Il Governo invita al ritiro i presentatori degli ordini del giorno Raiti n. 9/3025/8 e Costantini n. 9/3025/9; in caso contrario, essi non vengono accettati.
Il Governo accoglie come raccomandazione, limitatamente al dispositivo, gli ordini del giorno Tassone n. 9/3025/11 e Marinello n. 9/3025/12 e accetta l'ordine del giorno Benzoni n. 9/3025/13.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Cirielli n. 9/3025/14, limitatamente al dispositivo, a condizione che venga riformulato nel senso di sostituire le parole dopo «allo studio» fino alla fine del periodo con le parole: «salvaguardando i livelli occupazionali dei docenti». Con questa riformulazione, l'ordine del giorno è accolto come raccomandazione limitatamente al dispositivo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Trepiccione n. 9/3025/15, a condizione che il dispositivo venga riformulato nel senso di sopprimere le parole da «nonché a limitare la proliferazione» fino alla fine del periodo, poiché si tratta di questione che non rientra nelle facoltà né del Parlamento né del Governo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Pellegrino n. 9/3025/16 limitatamente al dispositivo.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Delfino n. 9/3025/17.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Frassinetti n. 9/3025/18, a condizione che sia riformulato nel senso di eliminare il riferimento ai giudizi negativi sulla logica di carattere impiegatizio.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Garagnani n. 9/3025/19; accetta l'ordine del giorno Crisci n. 9/3025/20; non accetta l'ordine del giorno Turco n. 9/3025/23.
Il Governo propone una riformulazione relativamente al dispositivo dell'ordine del giorno Mellano n. 9/3025/24, nel senso di esprimere l'auspicio di innovare le modalità di certificazione della disabilità, in luogo delle parole «ancorché non riconosciuta», perché non è possibile dare insegnanti di sostegno se la disabilità non è riconosciuta. Pertanto, se manca tale riformulazione l'ordine del giorno in questione non è accoglibile.
PRESIDENTE. Mi scusi, signor Viceministro, nell'accettazione in caso di riformulazione si riferisce solo al dispositivo o all'intero ordine del giorno?
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, mi riferisco all'intero ordine del giorno.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno D'Elia n. 9/3025/25.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Aprea n. 9/3025/26, poiché non sono ancora precisati e definiti gli organismi all'interno dell'INVALSI.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Fasolino n. 9/3025/27 limitatamente al dispositivo, a condizione che sia riformulato nel senso di sopprimere il secondo capoverso, perché non sono le aspettative e i suggerimenti dei docenti e delle famiglie che possono determinare l'assegnazione di insegnanti di sostegno.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Barbieri n. 9/3025/28, Capitanio Santolini n. 9/3025/29 e Volontè n. 9/3025/30.
Il Governo, infine, accetta l'ordine del giorno Folena n. 9/3025/31, limitatamente al dispositivo.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del Giorno VolpiniPag. 12n. 9/3025/1, accettato dal Governo, non insistono per la votazione.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Brusco n. 9/3025/3, accolto come raccomandazione limitatamente al dispositivo, non insistono per la votazione.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Ponzo n. 9/3025/4, accolto come raccomandazione se riformulato, accettano la riformulazione proposta dal Governo e non insistono per la votazione.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno De Simone n. 9/3025/5, accettato dal Governo se riformulato.
TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, accetto la riformulazione e non insisto per la votazione. Tuttavia, ritengo che occorra aggiungere, dopo il riferimento alle associazioni di omosessuali, le parole «e transessuali», perché, mentre le associazioni di omosessuali possono includere donne e uomini, per i transessuali ciò ovviamente non accade.
PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo è disponibile ad integrare la riformulazione come proposto dall'onorevole De Simone.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Porfidia n. 9/3025/6, accolto come raccomandazione, non insistono per la votazione.
Chiedo ai presentatori se accettano la riformulazione dell'ordine del giorno Germanà n. 9/3025/7.
BASILIO GERMANÀ. Signor Presidente, ringrazio il Viceministro, prendendo atto che molti problemi, stando a quel che lei dice, sono stati risolti. Credo, però, che le associazioni che mi hanno segnalato la questione non siano totalmente d'accordo con lei. La prima parte, relativa alle premesse, può essere eliminata; tuttavia, insisto per la votazione del dispositivo.
PRESIDENTE. Il Governo?
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, propongo comunque di sopprimere il primo capoverso del dispositivo, proprio per il fatto che sono stati ampiamente superati i rapporti di 1 a 138, mantenendo soltanto il secondo capoverso. Con tale riformulazione, il Governo accetta l'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se dunque accettino la riformulazione proposta.
BASILIO GERMANÀ. Signor Presidente, accetto la riformulazione ed insisto per la votazione sulla parte accolta dal Governo.
PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Germanà n. 9/3025/7, accettato dal Governo limitatamente al dispositivo, nel testo riformulato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 435
Votanti 434
Astenuti 1
Maggioranza 218
Hanno votato sì 429
Hanno votato no 5).
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Raiti n. 9/3025/8 e Costantini n. 9/3025/9 accedono all'invito al ritiro formulato dal Governo.
Chiedo all'onorevole Tassone se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3025/11, accolto come raccomandazione dal Governo, limitatamente al dispositivo.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, ho ascoltato il Viceministro, ma non capisco perché abbia delle riserve per quanto riguarda le premesse, che descrivono una situazione che si è determinata e che esiste in Calabria. Posso capire le riserve del Viceministro per quanto riguarda il secondo capoverso, in cui si fa una valutazione sulla volontà del Governo; tuttavia, non ho fatto altro che descrivere - lei lo sa, signor Viceministro - quale sia la situazione a Catanzaro e nella regione calabrese.
Ho ascoltato anche le sue considerazioni per quanto riguarda gli insegnanti di sostegno. Non capisco perché si limiti ad accogliere il dispositivo come raccomandazione. Siamo qui per discutere gli ordini del giorno; di raccomandazioni ne facciamo tante, gli ordini del giorno, molte volte, hanno un'efficacia molto labile ed affievolita rispetto alla loro portata e, siccome vi è una situazione oggettiva, proprio per dimostrare che vi è una volontà da parte del Governo ritengo che dovremmo procedere alla votazione.
Per venire incontro al Viceministro, posso non insistere per la votazione del secondo capoverso, relativo alla volontà del Governo; tuttavia, credo che l'impianto dell'ordine del giorno sia estremamente chiaro e vada verso un obiettivo certo, senza lasciarlo ad una valutazione discrezionale da parte del Governo.
Siamo in sede di esame di un atto di indirizzo parlamentare cogente e ritengo che il mio ordine del giorno debba essere votato. Lo ripeto, signor Presidente, sono disponibile a non insistere per la votazione del secondo capoverso, ma l'impianto dell'ordine del giorno deve essere salvaguardato. Poi ognuno si assuma le responsabilità, per quanto riguarda gli insegnanti di sostegno.
PRESIDENTE. Il Governo?
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, propongo la riformulazione dell'ordine del giorno Tassone n. 9/3025/11, eliminando nelle premesse il secondo capoverso; si tratta di una condizione per esprimere una valutazione positiva. Devo aggiungere che non sono soltanto i dirigenti scolastici che definiscono il bisogno dell'inserimento della disabilità, pertanto propongo di eliminare anche il terzo capoverso. Inoltre, proprio perchè ho detto che non ci sono, non è accoglibile l'espressione «i pesanti tagli agli insegnanti di sostegno», contenuta nel dispositivo; propongo, pertanto, di sopprimere la parola «pesanti». Con queste riformulazioni, il Governo accetta l'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Tassone accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3025/11.
Chiedo ai presentatori dell'ordine del giorno Marinello n. 9/3025/12, accolto dal Governo come raccomandazione limitatamente al dispositivo, se insistano per la votazione.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, insisto per la votazione del dispositivo.
Inoltre, debbo fare una semplice notazione sulle osservazioni svolte dal Viceministro Bastico su tale questione, che a dire la verità è stata sollecitata anche da altri parlamentari.
Signor Viceministro, alla base delle nostre osservazioni non vi sono soltanto informazioni di giornali o scoop scandalistici. Sono in possesso di un documento, tra l'altro a conoscenza del Ministero, della prefettura di Agrigento (Ufficio territoriale del governo), sottoscritto dal prefetto. Tale documento ha come oggetto: «Riduzione dei posti insegnanti di sostegno, richiesta di intervento». Non voglio leggerlo per intero, ne leggerò soltanto una parte, precisamente quella nella quale si riporta che «lo stato di disagio che stanno vivendo i ragazzi diversamente abili e le loro famiglie in conseguenza di tale provvedimento - cioè del vostro - è stato rappresentato dai partecipanti, che non hanno mancato di sottolineare come - sopprimendo e riducendo in maniera significativa tale importante servizio - vengonoPag. 14vanificate le garanzie, che la scuola dovrebbe offrire per consentire di vivere la disabilità in maniera dignitosa. La qualità dell'insegnamento viene ad essere oltremodo penalizzata. Non sempre gli alunni hanno le medesime difficoltà, laddove invece la richiesta più pressante è di mettere in condizione ogni alunno di avere un aiuto specifico» e così continuando. Allora delle due l'una, mettetevi d'accordo: non è la stampa che lamenta tutto ciò, non è l'opposizione, ma gli Uffici territoriali del governo e i prefetti della Repubblica dell'intero territorio.
Noi non vogliamo strumentalizzare tale stato di disagio, denunziato dalle famiglie, dagli interessati e dalle associazioni, ma mi rendo conto che per motivi politici voi non potete accogliere la premessa del mio ordine del giorno. Conseguentemente, insisto per la votazione dell'ordine del giorno a mia prima firma (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, a me sembra incredibile che la rappresentante del Governo voglia mascherare con infingimenti dialettici e furbizie redazionali una realtà denunciata in tutte le città dagli insegnanti, dai presidi e dai genitori. È inutile mascherarlo: nelle scuole italiane c'è un'assoluta insufficienza di insegnanti di sostegno. Si tratta di una drammatica realtà: gli insegnanti sono stati spesso adeguati al numero degli allievi della scuola, anziché al numero dei portatori di handicap.
La rappresentante del Governo ha chiesto che si espungessero dal precedente ordine del giorno Tassone n. 9/3025/11 le parole: «scongiurare i pesanti tagli». I tagli ci sono! Valuti lei se sono pesanti o leggeri. Ora stiamo esaminando l'ordine del giorno a prima firma del collega Marinello, che nel terzo capoverso del dispositivo invita ad «adottare le opportune iniziative per salvaguardare gli insegnanti di sostegno (...)». Stiamo esaminando, lo ricordo, degli ordini del giorno, Presidente, in particolare un ordine del giorno che auspica che il Governo e il Parlamento vogliano adeguare il numero degli insegnanti di sostegno alla realtà drammatica presente nelle scuole.
Se - e concludo - il Governo ha timore anche di ciò, allora dobbiamo dire con chiarezza che la sinistra dall'inizio, quando cioè andò la prima volta Governo, tagliò il numero degli insegnanti di sostegno, che noi con il Governo Berlusconi facemmo riequilibrare. Purtroppo, ora dobbiamo prendere atto che così facendo si finisce per giocare sulla pelle dei disabili.
Preannunzio che voterò a favore dell'ordine del giorno in esame e mi complimento con il collega Marinello che ha insistito che lo stesso sia posto in votazione. Nessuno si nasconda per egoismo di partito, sulla pelle di chi più soffre nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-La Destra e di deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barbieri. Ne ha facoltà.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, intervengo, anche a nome del gruppo dell'UDC, a favore di questo ordine del giorno.
Mi stupisco molto che al banco del Comitato dei nove seggano dei parlamentari, che nei cinque anni in cui ha governato il centrodestra sarebbero stati i primi a presentare un ordine del giorno come quello in esame. Viceministra Bastico, non riesco a comprendere - è vero che lei può dire che non c'era, ma anche se non c'era fisicamente, c'erano i suoi amici o compagni, che dir si voglia - il motivo per cui quando si sta all'opposizione si fa sempre l'opposto di quello che si fa quando si è al Governo e si gestisce il potere. Questo ordine del giorno mi pare tratti argomentazioni assolutamente incontestabili.
In questa sede il Ministro Fioroni, che oggi occupa metà del suo tempo a tentare di organizzare le elezioni del Partito democraticoPag. 15piuttosto che a fare il Ministro della pubblica istruzione, ha affermato che nessun taglio sarebbe stato operato per gli insegnanti di sostegno. Allora, delle due l'una: o dobbiamo credere al Ministro o dobbiamo ritenere che quando lo stesso viene in aula racconta bugie.
Un seconda questione è quella accennata poc'anzi dal collega Buontempo. Non c'è provincia in Italia, anche quelle governate da voi, che non si lamenti del taglio che avete operato in questo settore.
Terza questione: se è vero che si registra un aumento del 5 per cento degli alunni con disabilità certificata, non si comprende perché la risposta del Governo sia quella di operare tagli agli organici.
Mi rendo conto, Viceministra Bastico, che lei non terrà in alcuna considerazione le mie osservazioni, anche perché la metà non le ha nemmeno ascoltate visto che era impegnata a parlare con il presidente Folena, ma faccio appello a quanto lei ha sempre sostenuto quando sedeva su altri scranni (ricordo che lei è stata assessore regionale in Emilia Romagna).
Questi tagli non possono essere accettati, soprattutto da parte di un Governo di sinistra qual è il vostro (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Romele. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, intervengo a sostegno della tesi portata dall'onorevole Marinello e da altri colleghi. Con il provvedimento in esame ancora una volta la sinistra e il Governo di centrosinistra dimostrano un'insensibilità totale e una scarsa attenzione ai problemi reali del Paese.
Faccio riferimento, in particolare, alla questione degli insegnanti di sostegno nelle zone montane. Se nei grandi centri urbani le famiglie con figli disabili hanno maggiori opportunità, in quanto sono disponibili molti più servizi, le zone di montagna sono carenti. La sensibilità su tali questioni, prima ancora che politica, dovrebbe essere morale e sociale, per non dire anche religiosa. Al contrario, alcuna attenzione viene prestata dal Governo.
Noi riteniamo opportuna una votazione dell'ordine del giorno in esame, anziché una presa d'atto informale, cosicché la questione diventi un fatto politico reale. Sono sicuro che anche la Viceministro Bastico, visto che esprime cenni di assenso, confermerà quanto dico e compirà uno sforzo in più per accogliere pienamente questo ordine del giorno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pedrizzi. Ne ha facoltà.
RICCARDO PEDRIZZI. Signor Presidente, quando si parla di lontananza della politica si registra proprio tutto ciò che sta avvenendo in quest'aula sul tema in discussione; ossia non si vuole ascoltare la voce di decine e decine di associazioni di familiari di portatori di handicap, che in questo periodo stanno protestando, in tutte le piazze dell'Italia. Eclatante è stata la protesta a Napoli, nel mese scorso, nei confronti del Ministro Fioroni proprio su tale problema.
Devo rilevare, inoltre, un atteggiamento schizofrenico dell'attuale Governo: la scorsa settimana il Ministro Fioroni, nel rispondere a una mia interrogazione a risposta immediata, ha dichiarato che, in tema di tagli sul numero dei docenti di sostegno, ha costituito un Osservatorio per esaminare, stabilire e decidere quanti siano i portatori di handicap nel nostro Paese e quale debba essere il rapporto alunni-portatori di handicap. Il Ministro, dopo avere risposto in maniera insoddisfacente alla nostra interrogazione, ha affermato, rispondendo ad un'altra interrogazione, quindi in maniera scorretta, che io non conoscevo i dati. Non è vero, è lui che non conosce nemmeno i dati che vengono pubblicati sul sito del suo dicastero! Il Ministro Fioroni, infatti, dichiara che vi sono 163 mila portatori di handicap, mentre sul sito del Ministero della pubblica istruzione essi sono 190 mila! Inoltre, il promettere, in sede di replica allaPag. 16mia interrogazione, un incremento del numero degli insegnanti di sostegno si scontra con l'atteggiamento tenuto questa mattina dal Viceministro Bastico, che addirittura ha richiesto di espungere da alcuni ordini del giorno esaminati poc'anzi frasi «compromettenti» per il Governo.
Mi chiedo se questo Governo di centrosinistra o di sinistracentro, che sostiene di voler tutelare le fasce più deboli della popolazione, lo faccia veramente. Nell'ultima legge finanziaria (quella per il 2007) il Ministro Fioroni non ha saputo «difendere» le risorse destinate al suo Dicastero, perché non ha saputo alzare la voce nei confronti del Ministro dell'economia e delle finanze. In occasione dell'esame della prossima legge finanziaria lo sfideremo a presentare provvedimenti, che proteggano le fasce della popolazione che hanno bisogno di una tutela vera, non come quella che viene assicurata all'inizio di quest'anno scolastico!
Concludo, preannunciando il voto favorevole sull'ordine del giorno Marinello n. 9/3025/12. Peraltro, signor Presidente, chi ha esperienza parlamentare sa che un ordine del giorno non si nega a nessuno, perciò il Governo faccia uno sforzo e lo accolga!
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, propongo ai presentatori dell'ordine del giorno Marinello n. 9/3025/12 di porre in votazione soltanto il dispositivo, riformulato nel senso di espungere la parola «drastici» (aggettivo che si aggiunge al concetto di tagli).
Condivido che si debba porre maggiore attenzione alle realtà che riguardano le situazioni più disagiate, quali le zone di montagna o i luoghi dove i trasporti sono difficoltosi. Vorrei, però, che fosse chiaro che si tratta di un'attenzione posta all'inserimento del bambino, che non vuole prefigurare delle situazioni di privilegio rispetto ad alcuni docenti; vale a dire la riapertura della vicenda del doppio punteggio per i docenti di montagna, che tanto ha tormentato la definizione delle graduatorie. Si tratta di progetti di integrazione, finalizzati alla qualità dell'integrazione stessa.
Il Governo, quindi, accetta l'ordine del giorno Marinello n. 9/3025/12, limitatamente al dispositivo così riformulato.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori dell'ordine del giorno Marinello n. 9/3025/12 se accettano la riformulazione proposta dalla rappresentante del Governo.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, accettiamo la riformulazione proposta ed insistiamo per la votazione. Preciso, inoltre, che non è nostra intenzione riaprire la questione del doppio punteggio, che d'altronde non è neanche esplicitata nell'ordine del giorno e che afferisce ad altra sfera di interesse.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, la componente politica del gruppo Misto-La Destra esprimerà voto favorevole sull'ordine del giorno in esame.
Colgo questa occasione per dire al Viceministro che il miglior modo per aiutare i diversamente abili è di farlo proprio all'interno delle scuole, non prestando loro semplicemente assistenza perché in tal modo si finirebbe per isolarli dal contesto sociale.
Perché sono importanti gli insegnanti di sostegno? Perché il bambino diversamente abile solo stando in un contesto scolastico con altri bambini riceve gli stimoli necessari.
Si tratta di una problematica sulla quale si dovrà tornare anche con la prossima legge finanziaria, altrimenti il denaro che si spende per l'assistenza non produrrà alcun effetto in termini di inserimento dei bambini diversamente abili.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marinello n. 9/3025/12, limitatamente al dispositivo, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 453
Votanti 451
Astenuti 2
Maggioranza 226
Hanno votato sì 450
Hanno votato no 1).
Prendo atto che i deputati Viola e Delfino hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere il proprio voto.
Ricordo che l'ordine del giorno Benzoni n. 9/3025/13 è stato accettato ed i presentatori non insistono per la votazione.
L'ordine del giorno Cirielli n. 9/3025/14 è accolto dal Governo come raccomandazione, a condizione che sia accettata dai presentatori la riformulazione del dispositivo.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo.
EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, accetto la riformulazione proposta, ma, contrariamente a quanto pensavo, l'ordine del giorno a mia prima firma è accolto dal Governo solo come raccomandazione.
Se così fosse insisterei per la votazione. Ricordo, inoltre, che questo ordine del giorno concerne gli insegnanti di sostegno ed è anche più «morbido» di quello appena approvato. Non comprendo, quindi, perché debba essere accolto solo come raccomandazione e non anche accettato
PRESIDENTE. Chiedo al Governo di chiarire il parere espresso sull'ordine del giorno Cirielli n. 9/3025/14, cioè se lo stesso sia accettato oppure sia accolto come raccomandazione.
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Il Governo accetta il dispositivo se riformulato ed è favorevole alla votazione.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cirielli n. 9/3025/14.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cirielli n. 9/3025/14, limitatamente al dispositivo, così come riformulato, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 458
Votanti 452
Astenuti 6
Maggioranza 227
Hanno votato sì 449
Hanno votato no 3).
TINO IANNUZZI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TINO IANNUZZI. Signor Presidente, intervengo solo per lasciare agli atti una breve dichiarazione, visto che vi è stato un disguido con gli uffici, in quanto avevo chiesto la parola sul precedente ordine del giorno Cirielli n. 9/3025/14 per sottolineare che la riformulazione proposta dal Governo rappresenta un importante e giusto punto di equilibrio per la soluzione di una questione estremamente seria e delicata, che vede da un lato il diritto allo studio degli alunni diversamente abili e le loro famiglie, dall'altro il livello occupazionale dei docenti coinvolti.
Pag. 18
PRESIDENTE. L'ordine del giorno Trepiccione n. 9/3025/15 è stato accettato dal Governo se riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione.
Prendo atto altresì che i presentatori dell'ordine del giorno Pellegrino n. 9/3025/16, accettato dal Governo limitatamente al dispositivo, e dell'ordine del giorno Delfino n. 9/3025/17, accettato dal Governo, non insistono per la votazione.
Ricordo che l'ordine del giorno Frassinetti n. 9/3025/18 è stato accolto dal Governo come raccomandazione, ove riformulato come suggerito dal Viceministro.
Chiedo alla deputata Frassinetti se accetti la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/3025/18.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, accetto la riformulazione del mio ordine del giorno, se essa consiste soltanto nell'eliminazione del termine «impiegatizio»: l'importante è che non sia stravolto il senso, perché il mio ordine del giorno pone l'attenzione sull'importanza del mantenimento della continuità didattica, che costituisce una garanzia per gli studenti, essendo la mobilità dei docenti un problema cruciale. L'anno scorso più di un quarto dei docenti ha cambiato cattedra e sede, il che non giova certo al diritto degli studenti. Se, pertanto, non viene stravolto il senso del mio ordine del giorno e si tratta soltanto dell'eliminazione di quel termine, accetto la riformulazione e non insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene, deputata Frassinetti. Chiedo al deputato Garagnani se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3025/19, non accettato dal Governo.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, trovo veramente incomprensibile l'atteggiamento del Governo e della maggioranza, che si è espressa in modo estremamente chiaro ed emblematico sulla sua reale volontà in ordine al tema in questione. In un momento in cui i Governi di tutta Europa (non ultimi il Governo francese, quelli dei Paesi del Benelux e quello tedesco) per affrontare in modo adeguato il problema dell'integrazione e dell'immigrazione extracomunitaria si fanno carico di difendere e consolidare le proprie tradizioni e la propria identità (poiché, partendo dal presupposto di una conoscenza e di una valorizzazione della propria tradizione culturale, si può favorire un vero confronto), in Italia ci rifiutiamo di difendere e sostenere quei valori della tradizione culturale e spirituale cristiana, che hanno permeato la nostra società e - lo dico in senso laico - l'hanno definita nel corso di duemila anni di storia. Nelle scuole di ogni ordine e grado tale tradizione viene spesso delegittimata e disattesa e le giovani generazioni non sono in grado di conoscere e di farsi carico del loro senso di appartenenza ad una comunità, ad una lingua e ad una storia comuni.
Ritengo sia interesse di tutti, del centrodestra e del centrosinistra, porsi questo problema non in modo settario, ma affrontandolo proprio di fronte alle spinte divaricanti provenienti da ogni parte. Parlando di integrazione, dobbiamo avere la consapevolezza che una giusta integrazione presuppone, da parte di coloro che desiderano essere integrati, la conoscenza della storia delle identità e della legislazione del Paese di cui sono ospiti. In questo senso il mio ordine del giorno si fa carico di invitare il Governo, nelle scuole di ogni ordine e grado, a introdurre, rafforzare e definire meglio nei programmi scolastici - fatta salva la libertà di insegnamento dei docenti - una tradizione culturale che ritengo appartenga a tutti noi. Non è questione né di cattolici o di laici, né di credenti o non credenti: si tratta del senso di appartenenza ad una nazione e ad una storia comuni.
Dispiace vedere che il Governo, senza motivazioni, si rifugia dietro un «no», che di fatto è un «no» alla nostra storia patria e a ciò che rappresentiamo. Di fronte al fatto che nelle scuole gli insegnanti - per fortuna non tutti - accomunano le varie culture presenti nel nostro Paese in un unico indistinto amalgama, credo che siaPag. 19giusto e doveroso porsi il problema (l'esperienza dei nostri immigrati in altri Paesi europei ed extraeuropei è emblematica) delle nostre radici culturali, che si sono andate disperdendo nel corso degli anni, al fine di accomunarle: una deformazione ideologica, che ha caratterizzato parte del corpo docente in questi anni, ha infatti mirato scientemente a delegittimare le nostre radici culturali.
Oggi si avverte prepotentemente il bisogno di riappropriarsi di tali radici, non per estromettere l'immigrato o il diverso, ma per integrarli in modo compiuto. Questo è il problema fondamentale che, credo, tutti i Governi dovranno affrontare, se poi non vogliamo rifugiarci nelle parole, ma intendiamo effettivamente contrastare i fenomeni di razzismo e xenofobia, che tutti, appunto a parole, diciamo di voler evitare e combattere.
L'esperienza di Paesi come l'Olanda e la Danimarca, all'avanguardia in questo presunto modello di integrazione, è sotto gli occhi di tutti! C'è il ritorno alla riproposizione di valori forti. Questa è la ragione, signor Presidente, per cui credo che questo ordine del giorno, che non vincola la libertà degli insegnanti, ma che rientra pienamente in un diritto-dovere di un Governo e di un Parlamento di esprimersi, debba essere approvato. Sono veramente sconcertato che il Governo, senza motivazione alcuna, ricorra al suddetto atteggiamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.
Ricordo, prima di dare la parola a quest'ultimo, che ai sensi dell'articolo 88, comma 1, terzo periodo del Regolamento, ciascun deputato può dichiarare il proprio voto sugli ordini del giorno con un unico intervento sul loro complesso, per non più di cinque minuti, o con non più di due interventi distinti, per una durata complessivamente non superiore ai cinque minuti. È, dunque, possibile per ciascun deputato, a condizione che lo stesso non abbia precedentemente esaurito il tempo a sua disposizione, prendere nuovamente la parola per dichiarazione di voto sugli ordini del giorno.
Nel suo caso, deputato Buontempo, le consento eccezionalmente di parlare solo in considerazione del fatto che i suoi due interventi precedenti, riguardando il medesimo ordine del giorno, possono essere considerati eccezionalmente come un unico intervento. Ha, quindi, a disposizione un minuto per il suo intervento, che sarebbe il suo secondo e ultimo.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, consideri il mio intervento come una dichiarazione di voto e non come un intervento nel merito. Quindi, come dichiarazione di voto...
PRESIDENTE. Vale alla stessa stregua.
TEODORO BUONTEMPO. Prego?
PRESIDENTE. Rimane stabilito ciò che ho già detto: lei ha la parola per un minuto.
TEODORO BUONTEMPO. Chiederò la parola in seguito per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Deputato Buontempo chiederà la parola successivamente per un richiamo al Regolamento?
TEODORO BUONTEMPO. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barbieri. Ne ha facoltà.
Ricordo che anche per lei, deputato Barbieri, si tratta del secondo intervento.
EMERENZIO BARBIERI. Mi scusi, signor Presidente, trattandosi del mio secondo intervento, quanto tempo ho a disposizione?
PRESIDENTE. Le rimangono due minuti.
Pag. 20EMERENZIO BARBIERI. Mi stupisco, Viceministro Bastico, perché avrei capito se, rispetto a questo ordine del giorno, di quelli che il collega Garagnani presenta a ogni pie' sospinto, con l'ardore, la capacità e la passione che tutti gli riconosciamo, lei avesse detto che andava accantonata la prima parte delle premesse e che si potessero discutere gli ultimi due capoversi delle stesse. Come fa invece a esprimere un parere negativo rispetto a una formulazione, in cui si afferma che nelle scuole di ogni ordine e grado bisogna sensibilizzare le giovani generazioni di origine extracomunitaria al rispetto delle radici culturali e spirituali della tradizione religiosa del popolo italiano? Questo è un elemento fondante della nostra comunità. Viceministro Bastico, lei, come me, proviene dall'Emilia Romagna: anche i vecchi comunisti, che mangiavano i preti a pranzo e a cena, rispettavano le tradizioni culturali e religiose del popolo italiano. Come si fa a non rendersi conto che proprio atteggiamenti di questo genere portano alla cancellazione delle nostre radici? Ecco perché, sia pure tenendo conto che la maggioranza avrebbe potuto avere un atteggiamento diverso, noi preannunciamo il voto favorevole sull'ordine del giorno Garagnani n. 9/3025/19.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Salerno. Ne ha facoltà.
ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, intervengo per preannunciare il voto favorevole del gruppo Misto-La Destra sull'ordine del giorno del collega Garagnani e per ringraziarlo per il suo richiamo al patrimonio culturale nazionale e a quel senso di appartenenza e di identità, che è molto estraneo a questo Governo, che, come sappiamo, è sostenuto da una certa componente no global e anarchica, che ha un'altra matrice culturale. Grazie ancora, collega Garagnani.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, intervengo solo per dire che voteremo contro l'ordine del giorno in esame, perché non ci sembra che sia questo il modo di porre una questione: vi è una pluralità di opinioni religiose nelle nostre scuole e non possiamo imporre il rispetto dei valori religiosi dell'Italia, che poi non sappiamo quali siano.
Pertanto, bene fa il Governo a esprimere parere contrario sull'ordine del giorno in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere, sia personalmente sia a nome del mio gruppo, l'ordine del giorno in esame, perché riteniamo che la difesa e la diffusione della conoscenza delle nostre tradizioni e della nostra storia siano fondamentali, in modo particolare per gli ospiti, per coloro che entrano nel nostro Paese e vengono a far parte della nostra società: per potere entrare a pieno titolo, questi ultimi devono dimostrare di conoscere i nostri valori, la nostra storia, le nostre tradizioni, la nostra cultura. Poi, ognuno sarà libero di seguire la propria religione, ma non è questo il punto: vogliamo che, per entrare nel nostro territorio, debbano conoscere gli aspetti suddetti, che siano obbligati a farlo.
Già in precedenza abbiamo chiesto anche un esame di conoscenza di storia, cultura e tradizioni della nostra realtà, altrimenti costoro non hanno titolo per rimanere nel nostro territorio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, intervengo per preannunziare il voto favorevole del gruppo Alleanza Nazionale sull'ordine del giorno in esame. Si tratta di un ordine del giorno che riporta alla ribalta il tema dell'identità, che, a mioPag. 21avviso, non deve essere considerato e vissuto come un'imposizione agli studenti stranieri; quindi, onorevole Goisis, concordo con la sua posizione, ma ritengo che per i giovani extracomunitari sia un arricchimento poter confrontarsi anche con la cultura italiana, che non è soltanto quella religiosa, ma è anche quella della lingua italiana, (sempre più abbandonata, in questo momento), è anche quella della filosofia greca, è anche quella della legislazione dell'antica Roma. Quindi, su tali basi, detto confronto costituisce sicuramente un arricchimento della cultura generale degli studenti che, a mio avviso, deve sempre tener conto dell'interdisciplinarietà della cultura, evitando però la frammentazione del sapere. Pertanto, ogni materia dovrebbe avere la possibilità di collegarsi con le altre, dando un quadro unitario e concreto della raffigurazione della nazione nella quale gli studenti stranieri sono venuti a vivere e ad abitare, e in cui dovranno crescere. Conseguentemente, uno dei veicoli più importanti per la loro integrazione è l'acquisizione della nostra cultura identitaria.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bianco. Ne ha facoltà.
GERARDO BIANCO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che vi sia poco dubbio sul fatto che, dal punto di vista della nostra storia e della nostra tradizione, esista un'identità cristiana e che essa sia un valore da evocare. Tuttavia, vorrei invitare i colleghi a capire che il problema della tradizione cristiana è frutto di una varietà di componenti ed è la conclusione di una molteplicità di dati e di elementi che non possono essere assolutamente irrigiditi in una formula. L'errore insito nell'ordine del giorno n. 9/3025/19 presentato dal collega Garagnani è proprio quello di irrigidire una tradizione - che deve essere sempre creativa, per essere vitale - in una sorta di individuazione, che non può diventare elemento di indirizzo pedagogico o di indirizzo di orientamento. Così, infatti, creeremmo una condizione tale per cui il Governo verrebbe in qualche maniera ad interferire sul grande dibattito storiografico, che deve invece mantenersi vivo. Vi è un errore culturale, mi permetto di dirlo, nell'ordine del giorno in esame: credo che non debba essere questa la strada da seguire.
La strada è quella del grande dibattito culturale, così come sta avvenendo. Altro è indicare le radici cristiane - poniamo - come punto di riferimento, come è stato anche detto, in una Costituzione perché rappresenta la sintesi, altro è un ordine del giorno che vuole dare una direttiva alla scuola, mentre la scuola deve vivere di libertà e di creatività. Vedete, la libertà è la condizione stessa perché sopravviva la scuola delle grandi tradizioni di insegnamento cattolico e di insegnamento di altre religioni. Se eliminiamo la libertà facciamo morire la scuola. Ecco perché l'ordine del giorno in esame è concettualmente e - direi - culturalmente sbagliato. Non esiste una tradizione rigida, non esiste la possibilità di indicare una tradizione univoca, perché la tradizione è frutto di molti elementi, è come un fiume in cui si riversano molti affluenti.
Ecco perché pregherei l'onorevole Garagnani - ma so che sono invocazioni vane - di ritirare questo ordine del giorno, per lasciare al dibattito libero e culturale il recupero costante di una tradizione, compresa quella importante e poco ricordata nella storia, che è la storia della pietà, del nostro popolo italiano (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Signor Presidente, apprezzo moltissimo le parole autorevoli di chi mi ha preceduto illustrando la complessità e anche l'apertura della tradizione culturale cristiana, che nell'ordine del giorno in esame viene richiamata come radice culturale quasi monolitica - sembrerebbePag. 22esprimere lo stesso ordine del giorno - del nostro Paese. Parlo all'Assemblea, ai colleghi e al presentatore dell'ordine del giorno in esame, l'onorevole Garagnani, da cittadino italiano di religione ebraica, orgogliosamente italiano e orgogliosamente ebreo, per affermare - considerato il dibattito culturale che spesso si svolge in quest'aula, per il quale nutro grande rispetto, come porto grande rispetto alle tradizioni culturali e religiose del cristianesimo e del cattolicesimo - anzi per ricordare che l'identità culturale nazionale del nostro Paese non è solo cattolica e cristiana. Lo dice uno che discende da una famiglia che abita in questo Paese da duemila anni.
LUCA VOLONTÈ. E questo che c'entra?
EMANUELE FIANO. Io sono italiano, di religione ebraica, rivendico le mie radici, e vi prego - lo dico con tutta la modestia ed il rispetto che si deve ad una grande tradizione culturale - non citate soltanto le radici cristiane dell'italianità! Io sono italiano, non cristiano, ho grande rispetto per la cristianità, ma vorrei che si portasse altrettanto rispetto all'insieme articolato, ricco e profondo di altre tradizioni culturali e religiose che risiedono in questo Paese da qualche migliaio di anni (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, naturalmente sosteniamo l'ordine del giorno in esame. Ci riconosciamo tutti, Forza Italia si riconosce, nella posizione dell'onorevole Garagnani, e al presidente Bianco, che ha destato l'attenzione del dibattito e ha inteso precisare come dovremmo affrontare il problema in esame, vorrei dire che è più che opportuno, in questo momento, rilanciare questi problemi e questo dibattito culturale, perché le nuove indicazioni nazionali del primo ciclo, che il Governo ha già approvato, trattano di nuovo umanesimo e prefigurano un uomo mondialista e globalista, che non ha nulla a che vedere con un uomo che abbia comunque un'identità culturale. Questo Governo ha scelto Morel come filosofo che ispira la nuova pedagogia e il nuovo umanesimo, quindi noi siamo giustamente preoccupati.
Non è un dibattito culturale astratto: esso previene una conseguenza che potrebbe essere tanto più reale quanto più queste indicazioni nazionali verranno diffuse nelle scuole e si comincerà a prescindere dall'identità e dalla tradizione.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 12,25)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allam. Ne ha facoltà.
KHALED FOUAD ALLAM. Signor Presidente, questo modo politico di trattare le questioni identitarie, in realtà, è frutto di un enorme conflitto fra storia e memoria. Per ciò che mi concerne, ho sempre pensato che l'identità italiana dovesse essere inclusiva. Ciò perché basta viaggiare attraverso il suo territorio, ad esempio in Sicilia: uno dei più grandi poeti della Sicilia medievale si chiamava Ibn Hamdis, nato nel 1198 a Siracusa.
Ritengo che il compito della scuola di «fabbricare cittadinanza», di fronte alle grandi questioni dell'immigrazione, dovrebbe andare verso l'inclusività e non verso la costruzione di un'identità che è essenzialmente formale, basata su una visione di tipo comunitarista. Più sapremo fabbricare e riannodare il rapporto fra storia e memoria, affinché tutte le culture possano trovare il loro posto, più saremo favorevoli alla costruzione di una nuova cittadinanza, in grado di integrare i nuovi cittadini che provengono dal mondo dell'immigrazione.
Ritengo che vi sia un lavoro enormemente importante da fare e da sviluppare, ovviamente, a livello politico. Sono musulPag. 23mano, ma ritengo che questa mia identità islamica non sia assolutamente in contraddizione con quella italiana: sono un rappresentante anche del popolo italiano. Vi sono tonnellate di studi su questo argomento: mi riferisco a Kymlika sulla cittadinanza multiculturale e, ovviamente, al grande studioso Amartya Sen (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carlucci. Ne ha facoltà.
GABRIELLA CARLUCCI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'ordine del giorno Garagnani n. 9/3025/19. Quando pensiamo ai problemi dell'integrazione - in questo caso stiamo parlando di un'integrazione, giustissima, che parte dal basso nelle scuole di ogni ordine e grado - non facciamo mai riferimento e non guardiamo mai a Paesi che hanno già avuto tale problema molto tempo prima di noi e che continuano a dibattere su di esso, benché abbiano assunto delle soluzioni radicali.
In questi giorni, sto seguendo il dibattito che si sta svolgendo negli Stati Uniti e basta guardare e ascoltare i telegiornali o comprare i giornali americani per apprenderlo. Si tratta di un dibattito che ci interessa, benché nelle scuole americane non si ponga il problema di cui stiamo discutendo; in esse, infatti, viene insegnata la cultura, la tradizione, la storia, la religione: vari tipi di religione, naturalmente, per venire incontro a diverse esigenze (Commenti del deputato Venier). In questi giorni, negli Stati Uniti, si sta dibattendo su cosa fare, nelle scuole di ogni ordine e grado, per tutti quegli immigrati che entrano nel Paese (ancora ve ne sono moltissimi che arrivano, ad esempio, dai Paesi dell'America latina, dal Messico) e che, ad esempio, non parlano bene la lingua. Ebbene, si discute non solo di far apprendere la lingua dal punto di vista proprio della grammatica ma anche di insegnare a queste persone le tradizioni, la cultura e la storia del Paese in cui sono entrati. Negli Stati Uniti il problema esiste, ormai, da moltissimo tempo, eppure si è continuato a risolverlo, passo dopo passo, indicando questa strada, cioè la strada maestra di insegnare le tradizioni e la cultura di quel Paese.
Rivolgiamoci, pertanto, ai Paesi in cui quanto sta avvenendo da noi è già avvenuto da molto tempo e dove ancora si dibatte continuamente su tali questioni; il problema, infatti, rimane uno solo: le nuove persone che arrivano devono poter aderire perfettamente alla comunità nella quale chiedono di entrare non solo dal punto di vista linguistico, ma anche dal punto di vista culturale, accettando, quindi, la storia, le tradizioni e la cultura del Paese che li ospita.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, non volevo intervenire in questo dibattito, ma ritengo giusto, anche a seguito dell'intervento del collega Bianco, precisare alcuni aspetti.
Non mi sembra di poter dire che vi sia in gioco una sorta di indottrinamento o di imposizione e che dobbiamo rispettare la libertà come grande patrimonio di questo Paese. Certamente è così. Il problema non è essere inclusivi, il che è ovvio e giusto, e al riguardo, siamo tutti d'accordo.
Ritengo che si possa affermare che l'ordine del giorno Garagnani n. 9/3025/19 chiede un'educazione al rispetto delle radici culturali, eccetera. L'accento va messo sulla parola rispetto! Per rispettare le cose, infatti, bisogna conoscerle, semplicemente! Esse vanno approfondite, capite e conosciute, perché se entro in una chiesa e considero la storia dell'arte del nostro Paese, la capirò meglio se so di cosa si parla, se capisco le tradizioni nel senso pregnante del termine. Non vi è alcun tentativo di «inculturazione» o di imposizione, ma si tratta di capire, comprendere, educare a questa storia che è innegabile e che non si può nascondere perché è ovunque, in tutte le strade, in tutte le vie,Pag. 24in tutti i libri. Se conosco, se imparo, se mi educano, allora io rispetto.
È un problema di rispetto! Infatti, qui, si rispettano tutti, tranne qualcun altro che, evidentemente, è oggetto di attacchi quotidiani, di prese in giro e di sbeffeggiamenti vari. Evitiamo, dunque, queste differenze tra chi è ebreo, chi è musulmano e chi è cristiano. Si tratta di rispettare e di educare al rispetto!
Non mi sembra che l'ordine del giorno Garagnani n. 9/3025/19 stravolga o voglia sovvertire chissà quale ordine costituito. Pertanto, sono d'accordo e voterò a favore; vorrei, davvero, che dessimo attuazione alle intenzioni contenute in questo ordine del giorno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Acerbo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO ACERBO. Signor Presidente, vorrei esprimere lo sconcerto nel leggere che i nostri insegnanti, anzi una parte del corpo docente viene così qualificata dall'onorevole Garagnani (e, evidentemente, da chiunque lo ha sostenuto in quest'aula fino a questo momento): certe componenti di sinistra, faziose, del corpo docente.
Desidero esprimere il mio sconcerto, quando sento affermare che nella scuola italiana avviene un'opera sistematica di denigrazione della religione cattolica. Inoltre, desidero esprimere il mio stupore perché mi sembra che si dimentichi che in Italia, nelle scuole, esiste l'ora di religione e gli studenti e le studentesse hanno tutta la possibilità di conoscere la cultura, la storia e la religione cattolica.
Credo che l'ordine del giorno Garagnani n. 9/3025/19 sia espressione di una cultura integralista, antiliberale e antidemocratica rispetto alla quale non vi può essere alcun ammiccamento, una cultura profondamente lontana dalle radici culturali del Risorgimento, della Resistenza e dell'Europa! Un liberale come Stuart Mill riderebbe nel leggere che partiti che si definiscono liberali propongono ordini del giorno di questo tipo.
E mi sia consentito dire che in una società moderna, democratica ed europea, i cittadini non si misurano in base alla propria fede religiosa - anche perché molti hanno il diritto di non avere alcuna fede religiosa - ma si misurano rispetto al valore delle leggi e delle Costituzioni! È francamente stucchevole che si continui ad usare la religione in maniera strumentale ai fini della battaglia politica, tra l'altro offendendo la migliore tradizione del nostro Paese, il quale ha visto, nei suoi anni più gloriosi del dopoguerra, le grandi culture incontrarsi dentro quest'aula per costruire percorsi comuni sulla base di valori condivisi da tutti.
L'ordine del giorno in discussione meriterebbe di essere distribuito agli insegnanti della scuola italiana di ogni ordine e grado per far loro capire quale rispetto nutrano nei loro confronti le forze politiche della Casa delle libertà.
Sono convinto che anche gli insegnanti cattolici respingerebbero una maniera come questa, rozza e strumentale, di affrontare un tema che - come ha detto poc'anzi il collega Gerardo Bianco - meriterebbe ben altro approccio culturale.
Inoltre, mi sia consentita una battuta per mitigare la mia indignazione: collega Goisis, mi stupisco che inseguendo l'unità con la Casa delle libertà abbia dimenticato anche le radici celtiche della Padania per andare dietro alle radici cristiane dell'unità d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paoletti Tangheroni. Ne ha facoltà.
PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Signor Presidente, vorrei far presente al collega che mi ha preceduto che mi dispiace del suo sconcerto, del suo stupore e di quant'altro abbia ferito la sua sensibilità.
Tuttavia, chiedo al Presidente di apporre la mia firma all'ordine del giorno Garagnani n. 9/3025/19, sulla base di una valutazione assolutamente laica. Mi scuseràPag. 25il collega che mi ha preceduto, ma non intendo accettare lezioni di liberalismo da nessuno, men che meno da lui (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). Tali lezioni non devono essere tenute in aula: esistono posizioni diverse, modi di pensare diversi che in modo liberale vanno comunque rispettati e non insultati.
Caro collega, questa era la premessa. Entrando invece nel merito, da un punto di vista laico, vorrei chiedere allo sconcertato collega Acerbo, e anche al rispettabilissimo e da me onoratissimo collega Bianco, come si possa mai spiegare - laicamente, e non dal punto di vista confessionale! - il senso del procedere delle tre navate lungo una cattedrale romanica senza spiegare il significato che queste hanno.
Cari colleghi, è giunto il momento di smettere di fare confusione - il che qui avviene sempre (a mio avviso, artatamente) - tra una posizione laica che promana dallo studio di quanto ha rappresentato la cultura cristiana, soprattutto nel suo apogeo medievale, e una posizione confessionale (questa sì, la rifiutiamo, e la rifiutiamo tutti, in questa Assemblea).
Mi scuso, in quanto non avevo alcuna intenzione di svolgere un intervento, ma ho ritenuto necessario prendere la parola per prestare attenzione a non cadere in un provincialismo che non tiene conto di quella che, globalmente, rappresenta una matrice culturale della quale non possiamo che prendere atto e non va né giudicata eticamente né rifiutata. Se ne deve semplicemente prendere atto per consentire ai giovani di comprendere, cioè di intelligere il mondo che li circonda (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, vorrei intervenire per pochi minuti, non intendo fare polemica. Sappiamo tutti che l'ordine del giorno in discussione - anche grazie alla compiacenza di molti esponenti della Margherita - non verrà approvato. Pertanto, discuteremo di ciò, probabilmente, per tutto il prosieguo - seppure, spero, breve - della legislatura, a partire dalla legge sulla cittadinanza.
Tuttavia, vorrei far notare al collega di Rifondazione Comunista, il quale si è scagliato nei confronti della religione cristiana e dell'ordine del giorno in discussione così ampiamente - tacciando i cristiani di intolleranza, durezza e incomprensione nei confronti degli altri - che probabilmente presuppone che gli insegnanti, invece, debbano seguire non le tradizioni storiche e culturali di un paese che ha duemila anni, ma l'indicazione della CGIL scuola e del materialismo militante.
Non possiamo infatti immaginare che gli insegnanti non tengano conto di nessun riferimento culturale. Sarebbe interessante capire qual è la giustificazione culturale di una superiorità del materialismo marxista, che ha prodotto milioni di morti in episodi che sono sotto i nostri occhi, storicamente comprovati, rispetto invece alla tradizione culturale storicamente comprovata in Italia del cristianesimo, importante almeno sul piano numerico, oltre che culturale.
Onorevole Gerardo Bianco, la stimo moltissimo ma in questo caso non mi trova assolutamente d'accordo con quanto ha detto: lei fa un ragionamento culturale di cui possiamo francamente discutere in questa e in altre sedi, ma che poco ha a che fare con l'ordine del giorno. L'atto in questione infatti chiede di dar seguito agli ultimi due paragrafi delle premesse, il primo dei quali è del seguente tenore: «appare opportuno prevedere, nelle scuole di ogni ordine e grado, nell'ambito dell'autonomia scolastica e fatta salva la libertà di insegnamento dei docenti, l'inserimento nei programmi scolastici dell'insegnamento dei valori della nostra tradizione culturale (...)». Non capisco quale sia il problema, visto che lo fanno in Germania, visto che, è stato detto prima, si fa negli Stati Uniti.
Può questo favorire l'integrazione? Si può discutere di ciò, ma che non sia unPag. 26ostacolo appare assolutamente evidente. Si vuole introdurre il termine «giudaico-cristiano» oltre che l'esclusivo riferimento al cristianesimo? Penso che l'onorevole Garagnani non abbia alcun problema a modificare in questo senso, storicamente più ampio, il proprio ordine del giorno. L'ho detto prima: di questo discuteremo quando affronteremo il tema della cittadinanza, ma certamente la conoscenza, che è il presupposto del rispetto delle radici culturali e spirituali di un Paese, è assolutamente fondamentale per ogni tipo di integrazione. La conoscenza reciproca, seppur nel mantenimento dei differenti punti di vista, è indispensabile per l'incontro fra due soggetti: e quindi ancora di più tra due identità. Pensare invece che l'annullamento del rispetto e della conoscenza dell'identità sia la via dell'integrazione appare completamente fallimentare, come han dimostrato le banlieue francesi negli ultimi decenni. L'abbiamo visto fino all'anno scorso: non è possibile annullare le differenze e la conoscenza reciproca e immaginare che grazie a tale processo artificiale si possa confluire in una mentalità comune, in una solidarietà reciproca, in un'integrazione reale. È un'ideologia che ha portato e sta portando al fallimento di ogni processo di integrazione! Guardate cosa accade in Olanda, guardate in alcune città e in alcuni quartieri inglesi! O questi dati della realtà vi sfuggono? Perché sarebbe grave che poneste alla base della nostra discussione la dimenticanza di dati oggettivi - dai quali invece hanno tratto spunto taluni interventi svolti da alcuni colleghi -, relativi a fatti che sono accaduti e stanno accadendo nelle altre nazioni europee; vi sfugge la lettura semplice di tali fatti.
Non si tratta, con l'ordine del giorno in esame, di produrre un indottrinamento, perché voglio sfidare chiunque a leggere questo ordine del giorno, questi due paragrafi in tale direzione: si tratta di proporre la conoscenza di un'identità storica, così come si è evoluta in duemila anni. Non è il palliativo di un'ora di religione, non è di questo che sta parlando l'onorevole Garagnani. Vi invito a riflettere fuori da ogni ideologia, con una libertà d'animo e con una ragionevolezza che parta non solo dal testo dell'ordine del giorno, ma anche, lo ripeto, dalle esperienze diverse che in tutta Europa, come stiamo purtroppo verificando, non hanno portato un grande beneficio per quelle società e per quell'idea di integrazione.
VALENTINA APREA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, richiamo l'Assemblea su una questione assai delicata, e cioè sul fatto che, mentre stiamo discutendo un provvedimento del Ministro Fioroni - in presenza del Viceministro Bastico, il che fa sì che il Governo sia rappresentato - e mentre stiamo dibattendo un tema importante, il Ministro Fioroni, invece di essere qui presente, sta presentando un ulteriore decreto ministeriale a tutte le televisioni.
Sappiamo bene che il Governo è rappresentato dal Viceministro; quello che pongo è un problema politico e un problema morale, poiché il Ministro non può pensare di fare due cose contemporaneamente...
PRESIDENTE. Onorevole Aprea, le chiedo scusa, ma è un intervento politico, non è un intervento sull'ordine dei lavori.
VALENTINA APREA. È sull'ordine dei lavori: richiamiamo il Ministro, che dovrebbe essere qui e non a presentare altri decreti, anche se è rappresentato dal Viceministro Bastico. La nostra richiesta è dunque di vedere il Ministro Fioroni in quest'aula, non in televisione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volpini. Ne ha facoltà.
DOMENICO VOLPINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non intendevo intervenire, ma l'onorevole Garagnani -Pag. 27già in Commissione e poi in sede di discussione generale - è tornato ripetutamente su un tema che mi preme.
La storia e la cultura italiane vengono studiate nella nostra scuola sin dalla prima elementare; si insegna normalmente come e perché una chiesa romanica è costruita così com'è, non capisco dunque a cosa miri questo dibattito: davvero non riesco a ritrovarmici. Quando mai nella scuola italiana non sono stati insegnati i valori? I valori fondamentali sono riassunti nella prima parte della nostra Costituzione, e dunque a scuola essi vengono insegnati (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e La Rosa nel Pugno).
Non so se m'inganno, ma mi sembra vi sia un inconscio o inconsapevole desiderio di violare la libertà di insegnamento dei docenti, cioè di obbligare ad un pensiero unico nella critica e nel dibattito sulla secolare cultura italiana. Ciò mi incute una certa paura: se infatti pensiamo che una maggioranza parlamentare possa vincolare gli insegnanti ad un pensiero unico ed ad un'unica interpretazione dei fatti culturali e delle radici di una nazione, se così è, io - come cattolico praticante - avverto un certo pericolo, poiché si viola uno dei diritti fondamentali della persona umana; inoltre, come antropologo culturale, sono terrorizzato, poiché la cultura emerge proprio dal dibattito e dalla contrapposizione critica.
L'identità nazionale italiana e tutte le altre identità non sono statiche, ma dinamiche: emergono cioè dall'incontro-scontro e dalla sintesi culturale. Esse hanno dunque valore solo se costituiscono sintesi fondate sulla contrapposizione critica: ed è per questo che la scuola deve sviluppare il dibattito critico fra posizioni diverse. Che senso ha pensare di fare un «bignami» della tradizione italiana e di insegnarlo agli immigrati (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani)?
Nella scuola italiana esiste l'insegnamento delle tradizioni culturali italiane, ma esso deve essere critico e aperto al dibattito e alla creatività costante. I cattolici non hanno bisogno di essere protetti, quasi fossero una riserva di animali in via di estinzione: il cristianesimo, come tutte le religioni, non procede attraverso un blocco del pensiero, ma attraverso la testimonianza continua e costante della propria fede nella vita quotidiana.
Ma questo vale per tutte le religioni, e la cultura avanza, lo ripeto, solo attraverso un libero dibattito scientifico e critico che non può essere, nella scuola, reso univoco e indirizzato in un'unica direzione. La morte della scuola è la morte della cultura (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Compagnon. Ne ha facoltà.
ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno in esame, ma soprattutto per evidenziare la preoccupazione che è sopraggiunta ascoltando alcuni degli interventi che sono andati in diverse direzioni, con i richiami alla storia e alla memoria, sottolineando posizioni confessionali diverse, facendo riferimento alla cultura e alle religione, tra cui anche quella, legittima, musulmana, ma sfociando poi in dichiarazioni che giustificano tali posizioni. Voglio affermare che in questa sede, comunque, nonostante la mia posizione e malgrado sia contro il tale ordine del giorno o altri ancora, io rappresento anche il popolo italiano.
Mi preoccupo perché credo che in quest'aula, per quanto mi riguarda, si possa rappresentare solo il nostro Paese e solo il popolo italiano, al di là di tutte le sfumature religiose. Tali affermazioni, a mio avviso, sono preoccupanti, perché evidenziano riserve mentali che non si sa quando potrebbero essere attuate. Cerchiamo di richiamare almeno il senso di quest'aula e il valore delle istituzioni, senza porre, al di là delle religioni, dubbi che sono veramente preoccupanti. Perciò, a maggior ragione, sottoscrivo con piena convinzione l'ordine del giorno in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dioguardi. Ne ha facoltà.
DANIELA DIOGUARDI. Signor Presidente, intervengo per sottolineare - come già osservato dal collega Volpini - che non si capisce di cosa stiamo parlando, perché, se si tratta di un ordine del giorno da considerare seriamente, vi chiedo se conoscete la scuola italiana. Infatti, mostrate un'assoluta ignoranza di ciò che avviene all'interno della scuola. Purtroppo, si tratta di un altro elemento del divario che a volte si manifesta rispetto al Paese reale. Nella scuola italiana si insegna, attraverso l'articolazione delle materie, ciò che voi chiedete.
LUCA VOLONTÈ. Si insegna Gramsci!
DANIELA DIOGUARDI. Si insegna la cultura italiana, anche a confronto con le culture degli altri paesi. Pertanto, si tratta già di un elemento presente nel nostro sistema. Siamo dunque dinanzi ad un ordine del giorno strumentale, con venature - purtroppo - della volontà di riaffermare la religione cattolica come unica e assoluta religione, con una voglia di integralismo che si concilia malissimo, anzi non si concilia affatto, con la finalità della scuola. Se un problema è presente nella scuola italiana è costituito dal fatto che si insegna solo la religione cattolica, e purtroppo i nostri ragazzi e le nostre ragazze non conoscono le altre religioni con cui si confrontano quotidianamente. Il problema dell'inclusione non si pone soltanto per chi viene da fuori, ma anche per noi. Anche i nostri giovani devono conoscere culture e religioni diverse e sapersi confrontare con esse. Questo è il vero problema della scuola italiana e non altro. Non esistono professori faziosi, e quindi vi pregherei di essere un po' più informati e più dentro la realtà (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
LUCA VOLONTÈ. Insegniamo il Corano!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gardini. Ne ha facoltà.
ELISABETTA GARDINI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma all'ordine del giorno in esame e per dire che mi lascia molto sconcertata sia il clima che si è instaurato in quest'aula, a causa di un ordine del giorno che mi sembra assolutamente condivisibile da larga parte dell'Assemblea, sia l'intervento della collega Dioguardi, che ci taccia di ignoranza.
Capisco che viene dai banchi dell'estrema sinistra, e che il suo collega ha detto, addirittura, che vorrebbe mandare l'ordine del giorno a tutti gli insegnanti per far vedere quale terribile pensiero sia condiviso dai componenti della Casa delle libertà, ma mi sembra veramente fuori luogo.
La scuola la conosciamo, perché tutti abbiamo figli e nipoti che la frequentano, e devo dire che ciò che ci allarma, ogni anno, sono i dibattiti che vengono svolti nelle scuole soprattutto - ci torneremo in seguito - nel periodo natalizio, quando si tolgono le canzoni di Natale, si contesta il presepe, si vuole togliere il crocifisso dalle aule. Sono tutti segni di intolleranza verso la cultura del nostro Paese, e questo ci preoccupa.
Sono d'accordo con quanto è stato detto sull'importanza del dibattito, della sintesi e del confronto, ma come si può dibattere, come ci si può confrontare se non c'è la conoscenza reciproca? È ovvio che questa comincia dal fatto che chi viene in questo Paese conosca la cultura ospitante. Andate nelle scuole internazionali: i bambini ebrei, musulmani, di qualsiasi religione, hanno le loro tradizioni, di cui vanno fieri, e nelle classi se ne parla - e sono felice, perché per mio figlio è stato un grande arricchimento culturale conoscerle - ma noi spesso non abbiamo niente da condividere, perché le nostre tradizioni, non si sa perché, le occultiamo, quasi fossero un affronto, mentre sono un patrimonio importante da mettere in comune. Anche in questo caso ci vuole la reciprocità. Perché faccia così paura, non è comprensibile.
Che poi la storia debba cominciare con il Risorgimento, caro collega, è del tuttoPag. 29opinabile. Non capisco perché quando parlate di storia si parla solo di Risorgimento e di Resistenza. Vi sono anche il Risorgimento e la Resistenza, vi sono tanti capitoli nei nostri libri di storia, e non vedo come ciò faccia a pugni con la nostra tradizione. Non fa a pugni con la nostra tradizione: vi sono il Risorgimento e la Resistenza perché vi sono stati un Umanesimo ed un Cristianesimo. Allora, perché questo ritagliare la storia in capitoli, per cui alcuni sono ottimi ed altri quasi da nascondere?
Ricordiamoci sempre che la nostra civiltà nasce perché un signore nato in Palestina ha detto che siamo tutti uguali e siamo tutti figli di Dio: da lì nasce la nostra civiltà. Lo riconosce qualunque uomo che non sia obnubilato dall'ideologia. Lo riconosce la mia nonna, come Habermas, lo riconosce chi non ha la mente obnubilata, oscurata, ottenebrata dall'ideologia. Mi dispiace, e mi fa specie che tanti colleghi della maggioranza, che sono sicura siano vicini alle mie posizioni e a quelle dell'opposizione (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo) stiano in questo momento zitti, imbarazzati e, ancora una volta, schiacciati sulle posizioni di una sinistra radicale che si pone come ostacolo ad un dibattito chiaro, leale, aperto e sereno.
Ciò mi fa pensare molto male per la nascita del vostro nuovo partito. Mi farebbe piacerebbe veder nascere il Partito democratico su basi più liberali, più democratiche e più pluraliste. Cari colleghi, quando sarete stanchi e ne avrete abbastanza, spero che ci raggiungerete da questa parte dell'aula (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pedrizzi. Ne ha facoltà.
RICCARDO PEDRIZZI. Signor Presidente, la collega Frassinetti ha già dichiarato il voto favorevole di Alleanza Nazionale, ed intervengo per apporre anche la mia firma all'ordine del giorno Garagnani n.9/3025/19.
Sono consapevole che un dibattito su tale tema avrebbe richiesto altre occasioni che non la conversione di un decreto-legge. Tuttavia, il dibattito dimostra, ancora una volta, come l'ideologia possa condizionare le nostre scelte legislative.
Le ideologie, che si riteneva fossero tramontate con il Novecento, ci condizionano ancora, ed il dibattito lo sta dimostrando. In pratica, ci si rifiuta di leggere la realtà che ci circonda, la nostra storia, la nostra cultura e la nostra tradizione. Solitamente, sono sempre d'accordo con il mio collega Gerardo Bianco, ma in questa occasione debbo dissentire. Infatti, proprio in questi giorni, onorevole Bianco, nelle nostre scuole si sta diffondendo un testo che si chiama Il piccolo ateo e che è una vera e propria aggressione alla nostra cultura, alla nostra tradizione e alla nostra religione.
LUCA VOLONTÈ. Quello è lecito e obbligatorio, è vero, Volpini?
RICCARDO PEDRIZZI. Quindi, mi domando se è troppo chiedere a chi viene nel nostro Paese e alla nostra scuola di sensibilizzare ed educare le giovani generazioni e quelle di origine extracomunitaria al rispetto delle radici culturali e spirituali della tradizione culturale e religiosa del nostro popolo. In questo caso, non si tratta di essere cattolici o laici, liberali o integralisti, ma di chiedere soltanto il rispetto di questa storia e di queste tradizioni.
Siamo arrivati a questo punto, onorevoli colleghi: dobbiamo chiedere a quest'aula il rispetto delle nostre tradizioni e della nostra cultura! È veramente un punto di non ritorno se non riaffermiamo che pretendiamo questo rispetto, senza voler violentare nessuno e senza voler inculcare il nostro credo religioso e civile. Concludo ribadendo il convinto voto favorevole sull'ordine del giorno al nostro esame (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.
Pag. 30
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, intervengo in primo luogo per apporre la mia firma all'ordine del giorno in esame e chiedere al collega Garagnani - se lo ritiene - di accogliere l'osservazione del collega Fiano, che personalmente condivido, vale a dire di precisare che parliamo di radici giudaico-cristiane: credo sia più consono anche alla nostra storia e alle nostre tradizioni.
Inoltre, intendo invitare i colleghi del centrosinistra ad approfondire l'ordine del giorno al nostro esame anche da un'altra prospettiva, diversa da quella che abbiamo trattato fino ad ora. Nelle ultime settimane, abbiamo esaminato in I Commissione il testo di alcuni progetti di legge - di iniziativa sia governativa che parlamentare - sulla cittadinanza. Una delle questioni controverse riguardava il percorso di integrazione che avesse come conclusione l'acquisto della cittadinanza ed, in particolar modo, la conoscenza della lingua, della storia, della cultura e delle tradizioni italiane.
Tale testo, che con lo sviluppo del dibattito in Commissione è purtroppo diventato sempre più un manifesto ideologico che un provvedimento serio e concreto di integrazione, prevedeva una norma che consentiva comunque l'accertamento della conoscenza della lingua, della cultura, della storia e della tradizione del popolo italiano attraverso la possibilità di convenzioni con università, istituti di formazione e via dicendo. Tale norma è stata bocciata dalla V Commissione, in quanto non vi sono le risorse per poterne garantire la copertura. Pertanto, è sorta la necessità - segnalata dal relatore - di modificare il testo e, quindi, di prevedere un esame della lingua e della conoscenza della storia e della nostra cultura a costo zero per l'amministrazione dell'interno. Sostanzialmente, si è così vanificato questo aspetto positivo, forse l'unico, del testo licenziato dalla Commissione.
L'ordine del giorno del collega Garagnani sottolinea la necessità di individuare all'interno della scuola un percorso formativo di integrazione, su cui si fonda una società multiculturale. Tale percorso parte anche dalla conoscenza, con riferimento in particolar modo ai minori, che - regolari o meno - nel nostro ordinamento hanno diritto all'educazione scolastica e all'assolvimento dell'obbligo scolastico.
Pertanto, se guardassimo anche da questa prospettiva l'ordine del giorno del collega Garagnani capiremmo che vi è la necessità, se vogliamo un'integrazione reale anche dei migranti nel nostro Paese, di intervenire, anche con questo percorso, nell'ambito delle scuole. Quindi, ritengo che sarebbe opportuno, anche dal vostro punto di vista, votare favorevolmente questo ordine del giorno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, credo di cogliere e di apprezzare lo spirito che ha mosso il collega Garagnani nel proporre questo ordine del giorno, laddove richiama e ci richiama all'importanza, nel contesto storico e sociale che viviamo, di una rivendicazione della storia, della cultura e della tradizione del nostro Paese. Credo che, in questo senso, si volesse esprimere l'ordine del giorno. Questo è un dato che condivido: quello della tradizione, della cultura e della storia occidentale, dei valori liberali di tolleranza, di libertà economica e religiosa, che sono il fondamento del nostro essere occidentali e del nostro essere italiani.
Ho qualche perplessità, e anche qualche elemento di contrarietà, circa il modo con cui questo spirito è stato raccolto nel testo in esame. In primo luogo, perché ho molta meno fiducia, forse, di quella che molti hanno nell'affidare alla scuola statale il compito unico, o principale, della formazione dell'identità e della cultura, poiché non credo alla scuola di Stato. In secondo luogo, perché ritengo, come emerge anche dalla discussione, che il rischio sia quello di fare delle forzature e, in qualche modo, di prevedere un insegnamento della tradizione culturale cristiana,Pag. 31quindi con un insegnante di tradizione culturale cristiana.
Ritengo che la scuola debba recepire lo spirito di cui parlavo inizialmente, questo sì. Credo, però, che sottolineando la forza e il fondamento del nostro appartenere alla comunità italiana e l'essere orgogliosi di appartenere all'occidente e nel desiderio di rivendicare e di trasmettere questi valori, non si possa non tenere conto che questi valori affondano, storicamente e indubitabilmente, le proprie radici nell'esperienza cristiana. Sicuramente si tratta di valori che sono stati forgiati dalla dialettica tra l'esperienza cristiana, il personalismo e l'individualismo liberale, le scelte costituzionali fatte nel corso dei decenni, le scelte legislative e costituzionali su cui si basa la Repubblica italiana.
Per tali motivi, non voterò a favore di questo ordine del giorno, perché individuo alcuni rischi. In primo luogo, quello di affidare alla scuola di Stato compiti pericolosi: noi sappiamo benissimo che la formazione e la trasmissione dei valori dell'identità dipende tantissimo anche dalle esperienze che le persone hanno con gli individui, come vivono gli individui, quali scelte compiono nella loro vita personale e tutto ciò non è un dato marginale; il resto della produzione culturale e politica ha un'importanza cruciale da questo punto di vista. In secondo luogo, è vero che le radici sono anche cristiane, ma non solo: sono radici liberali ed è il portato anche di tante altre culture. Pertanto, credo sia, da una parte pleonastico e dall'altra pericoloso, pensare che tali questioni siano inserite nei programmi della scuola di Stato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, onorevoli colleghi di minoranza, «infedeli» di maggioranza (Commenti)... Ringrazio questo mormorio, mi riprendo immediatamente chiamando i colleghi di maggioranza «onorevoli colleghi di maggioranza».
Ho dimostrato con i fatti che essere chiamato infedele non è una cosa gradevole; mi piacerebbe, quindi, che i miei figli, andando scuola, non venissero chiamati in questo modo!
Sappiamo che esiste l'Islam, che vi sono religioni che sono professate da persone che vengono a vivere in Italia, le quali non hanno alcuna idea di cosa sia l'ecumenismo. Sarebbe opportuno, quindi, che tali soggetti venissero educati quanto meno alla conoscenza. Nessuno vuole imporre alcunché ad alcuno dal punto di vista del credo religioso e sicuramente un ordine del giorno non potrebbe prevaricare la nostra Carta costituzionale, ma è evidente, in special modo oggi, che l'esigenza di garantire un minimo di insegnamento delle nostre tradizioni culturali e, soprattutto, religiose, è non solo legittima ma anche dovuta.
Con il massimo rispetto per l'intervento autorevole svolto dall'onorevole Bianco, che per la sua squisitezza e cortesia merita una risposta calma e pacata, riconosco che non vi è dubbio che un discorso di carattere religioso e culturale forse non è perfettamente adeguato a quest'aula parlamentare; ma è pure vero - illustre collega - che quest'aula deve essere investita del problema quando si deve difendere il minimo etico, che consiste nel poter esprimere la propria convinzione religiosa e, al contempo, far sì che gli altri possano esprimere la loro.
Nel momento in cui - e questo è innegabile - vi è una presenza prevaricatrice (certamente non sarà rappresentata dalla maggioranza) che si pone al di fuori della discussione, non dico che occorre bloccarla con forza, ma è necessario quanto meno esporre di diritto il nostro pensiero e concedere a tutti, in un secondo momento, la libertà di pensiero e di dialogo. Pertanto, ben venga questo dialogo, presidente Bianco, quando interviene in un clima di tranquillità; ma in un clima di non tranquillità - come quello attuale dove certamente vi sono dei momenti di prevaricazione - ritengo sia necessario approvare un ordine del giorno come quello presentato dall'onorevole Garagnani.Pag. 32
Per tale motivo, chiedo di apporre anche la mia firma all'ordine del giorno Garagnani n. 9/3025/19 e, ovviamente, preannuncio che su di esso esprimerò voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo perché nel dibattito che vi è stato, ricco di contributi, non è stato messo sufficientemente in rilievo un aspetto che discende direttamente dalla nostra Carta costituzionale e dal modo in cui abbiamo costruito il sistema di istruzione nel nostro Paese.
Nel corso dell'esame del provvedimento ho sollevato la questione riguardante la sospensione degli insegnanti, in particolare allorché si è introdotta nel testo la dizione, cito il testo nella sua ultima versione, relativa al rapporto tra le istituzioni scolastiche e le famiglie come uno degli elementi che poteva giustificare un provvedimento di sospensione.
Tale argomento ha un valore costituzionale di grandissimo rilievo, perché la scelta da noi compiuta - e mi rivolgo ai colleghi dell'opposizione - è stata quella di selezionare gli insegnanti attraverso un concorso pubblico, a prescindere dal loro orientamento. Nel nostro ordinamento, infatti, gli insegnanti non solo non vengono scelti dalle famiglie, ma non devono neppure avere un gradimento dalle famiglie! Ecco perché la norma che è stata introdotta in materia di sospensione è di enorme gravità.
TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, non è una questione pertinente all'ordine del giorno in esame!
ROBERTO VILLETTI. Nel dibattito parlamentare mi sono sforzato di sottolineare tale aspetto, in quanto credo che sia la prima volta, nella legislazione italiana, che si introduce un rapporto tra la sospensione di un insegnante e le istituzioni scolastiche e le famiglie. Colleghi dell'opposizione, in tale modo si viola un aspetto fondamentale del sistema liberale.
Il sistema liberale, infatti, presenta una profonda differenza rispetto al puro e semplice sistema democratico, che è basato sulla prevalenza della maggioranza, in quanto si basa esattamente sul pluralismo. Dunque, se voi date un orientamento ideologico, voi limitate fortemente la libertà di insegnamento, perché chi esce dal concorso sarà un professore cattolico, un professore musulmano o un professore ateo e i costituenti sapevano perfettamente che nel suo insegnamento il professore porterà la sua persona, la sua storia e la sua cultura. Quindi, in qualche modo non si ha nella scuola pubblica la garanzia di un'omogeneità di orientamento del singolo insegnante. Tuttavia, la forza della scelta liberale di affidare al singolo insegnante la libertà di poter insegnare è stata una delle rivendicazioni più forti, che si è verificata come reazione alla pressione del regime fascista.
Riaffermare la libertà di insegnamento non è stata solo una bandiera dei laici non credenti, ma è stata anche una bandiera dei laici credenti. Nell'Assemblea costituente, infatti, si sono ritrovate insieme le principali forze politiche: la Democrazia cristiana, il Partito socialista, il Partito comunista, il Partito liberale, e tutte si sono ritrovate su tale posizione. Cari colleghi, su tali aspetti è necessario che la Camera dei deputati rifletta ed anche a lungo. Certamente, con un ordine del giorno, su cui preannunzio il mio voto contrario, non si può modificare un orientamento che i nostri padri costituenti hanno portato avanti.
Mi dispiace molto, inoltre, che il centrosinistra nel provvedimento in esame, per affrontare dei problemi anche reali, abbia intaccato un principio fondamentale, ovvero quello della libertà di insegnamento. Gli insegnanti non possono essere rimossi se non godono della fiducia delle famiglie, in quanto se introduciamo tale elemento sconvolgiamo l'intero sistema. Gli insegnanti, inoltre, non possono avere un orientamento ideologico, di nessunPag. 33tipo, perché la libertà di insegnamento è alla base del funzionamento di un sistema di istruzione liberale e democratico, come vogliamo che continui ad essere nel nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi La Rosa nel Pugno e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea ).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Garagnani n. 9/3025/19, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 462
Votanti 455
Astenuti 7
Maggioranza 228
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 248).
Prendo atto che il deputato Minasso ha segnalato di aver erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole e che la deputata De Biasi ha segnalato che non è riuscita a votare.
Ricordo che l'ordine del giorno Crisci n. 9/3025/20 è stato accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione.
Chiedo all'onorevole Turco, presentatore dell'ordine del giorno n. 9/3025/23, non accettato dal Governo, se insista per la votazione.
MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, le domando perché si è passati dall'esame dell'ordine del giorno Crisci n. 9/3025/20 all'esame del mio ordine del giorno.
PRESIDENTE. Onorevole Turco, le ricordo che gli ordini del giorno Osvaldo Napoli n. 9/3025/21 e Beltrandi n. 9/3025/22 sono stati dichiarati in precedenza inammissibili.
MAURIZIO TURCO. Senza fornire alcuna motivazione.
Signor Presidente, con il presente ordine del giorno si vuole porre in evidenza una questione di legalità. Il Ministro, con ordinanza, ha praticamente stravolto l'insegnamento dell'ora di religione nel nostro ordinamento scolastico. L'ora di religione è, infatti, divenuta un insegnamento facoltativo.
Attraverso un'ordinanza ministeriale si è cercato di reintrodurre surrettiziamente l'ora di religione fra le materie che concorrono a pieno titolo a formare la valutazione degli studenti per l'esame di Stato. In tale situazione vi è un'evidente discriminazione e disparità fra gli studenti che si avvalgono dell'insegnamento dell'ora di religione e quelli che non se ne avvalgono. Oltretutto, a nostro avviso, l'ordinanza in questione è in aperto contrasto con il testo unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione.
Chiediamo al Governo, pertanto, di ritirare l'ordinanza n. 26 del 15 marzo 2007, che è stata emanata nel pieno dell'anno scolastico, senza alcun contributo del Parlamento e al di fuori delle disposizioni della legge. Non c'era bisogno di alcun intervento da parte del Ministro, perché la legge è chiarissima.
Prendiamo atto, quindi, che il Ministero della pubblica istruzione intende continuare ad andare avanti su questa strada e, conseguentemente, esporre l'ordinanza ministeriale a tutte le iniziative che, al di fuori della sede parlamentare, potranno essere prese. Mentre noi poniamo tale questione nell'aula parlamentare, il Ministro non l'ha posta al Parlamento, ma ha interpretato la legge come meglio credeva, senza interpellare l'Assemblea. Per tale motivo, insisto per la votazione del mio ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Onorevole Turco, le faccio presente che le motivazioni sull'inammissibilità degli ordini del giorno Osvaldo Napoli n. 9/3025/21 e Beltrandi n. 9/3025/22 sono state illustrate dalla Presidenza all'inizio dell'esame degli ordiniPag. 34del giorno, facendo riferimento ai criteri di cui all'articolo 89 del Regolamento della Camera.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.
VALDO SPINI. Signor Presidente, nel preannunziare il mio voto favorevole sull'ordine del giorno Turco n. 9/3025/23, desidero che risulti agli atti una precisazione che, per ragioni comprensibili, non è contenuta nell'ordine del giorno medesimo.
Com'è noto, con l'ordine del giorno in esame ci si oppone all'inserimento a pieno titolo degli insegnanti di religione cattolica nelle deliberazioni del consiglio di classe concernenti l'attribuzione del credito scolastico. Si tratta di una ordine del giorno che ritengo giusto anche in rapporto ad un'interpretazione a mio parere del tutto scorretta che il Ministero della pubblica istruzione ha effettuato del nuovo Concordato.
Chi ricorda le disposizioni vigenti in tale materia sa che con il vecchio Concordato, coerentemente all'idea che la religione cattolica fosse la religione dello Stato, ci si doveva obbligatoriamente avvalere di tale insegnamento, a meno che vi fosse una domanda motivata di esonero. Con il nuovo Concordato, invece, tutti i cittadini italiani hanno la possibilità - nel caso di minori, i loro genitori - di avvalersi o non avvalersi di questo insegnamento. È evidente e chiaro, quindi, che introdurre la valutazione dell'insegnante di religione per chi si è avvalso dell'insegnamento non può che essere un elemento di ingiustizia e di ineguaglianza rispetto a una condizione che lo stesso nuovo Concordato aveva voluto fosse di uguaglianza fra chi si avvaleva e chi non si avvaleva dell'insegnamento.
Capisco, pertanto, i motivi per i quali l'onorevole Turco ha - giustamente - richiamato il principio di laicità dello Stato, stabilito dalla Costituzione e ribadito dalla Corte costituzionale, ma ciò costituisce anche un vulnus dello stesso nuovo Concordato. Dico ciò perché altri vulnus sono stati inseriti nel nuovo Concordato e dimostrano un'involuzione della politica dei rapporti Stato-Chiesa che non corrisponde allo spirito del documento di allora (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Simone. Ne ha facoltà.
TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, ritengo che il deputato Turco abbia perfettamente ragione: chiedo, pertanto, di sottoscrivere il suo ordine del giorno n. 9/3025/23.
Credo infatti che nel nostro sistema, non essendo obbligatorio, ma facoltativo, l'insegnamento della materia religiosa, la frequenza dell'ora di religione non possa assolutamente contribuire alla determinazione del credito scolastico per l'ammissione agli esami di Stato. Lo dico perché è evidente che dobbiamo rispettare fondamentalmente il principio della laicità dello Stato, in base al quale non possiamo nel modo più assoluto creare condizioni, in cui vi siano studenti discriminati a seconda del fatto che frequentino l'ora di religione, di quella religione, o anche perché non aderiscano a nessuna religione.
Il principio della laicità dello Stato vuole che tutti, credenti e non, siano sostanzialmente uguali. Dunque, questa norma introduce elementi di discriminazione, che credo non siano accettabili. La laicità dello Stato è un principio di garanzia costituzionale per tutte le libertà e, siccome non è affatto neutro, credo che noi dobbiamo garantire le suddette libertà in modo assolutamente universale, senza alcuna differenziazione o discriminazione. Quindi, credo che da questo punto di vista l'introduzione di questa norma in modo surrettizio sia stato un errore da parte del Ministero, a cui bisogna porre rimedio. Pertanto, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea voterà a favore di questo ordine del giorno. (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e La Rosa nel Pugno).Pag. 35
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, a proposito di questo ordine del giorno non vedo come ci si possa scandalizzare perché si prevede la possibilità di avere come credito scolastico la frequenza all'insegnamento della dottrina religiosa, mentre non ci si meraviglia e non ci si scandalizza per i crediti che si acquistano frequentando il corso di salsa e merengue o di mountain bike. Quindi, siamo di fronte a una contraddizione veramente gravissima. Voglio tornare, però, sull'ordine del giorno precedente, considerato che sono stata tirata in ballo dal deputato Acerbo. Al signor deputato Acerbo dico che sarebbe ora che si togliesse quel ghigno dalla bocca, perché noi lo ascoltiamo con rispetto e pretendiamo lo stesso rispetto.
PRESIDENTE. Onorevole Goisis, per cortesia!
PAOLA GOISIS. C'è chi fischia e chi ridacchia. A parte ciò, voglio dire che non rinnego né le tradizioni celtiche né tantomeno quelle cristiane, perché duemila anni di storia, indipendentemente da ogni considerazione, non si possono rinnegare. Piuttosto, il signor Acerbo probabilmente, visto che fa tante questioni, forse si vergogna delle proprie radici staliniste! Provi a pensare ai milioni di morti, all'Ungheria, in particolare a Budapest nel 1956, al 1968 a Praga, ai gulag della Russia. Gli regalerò Arcipelago Gulag di Solgenitzin. Di ciò si dovrebbe vergognare e non ridere delle tradizioni cristiane, denigrando la nostra cultura, che noi difendiamo a spada tratta! Comunque, visto che parlate tanto di rispetto, non siete in grado voi, e lei in modo particolare, di portarlo, dato che si è permesso di interpellarmi, e con quale diritto? Allora, voi vi dovete vergognare!
PRESIDENTE. Onorevole Goisis, la prego di concludere.
PAOLA GOISIS. Semmai, provate a pensare: arriveremmo magari ad abbattere le nostre chiese e le nostre basiliche per erigere i mausolei stalinisti in Italia? (Commenti dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea - Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Colleghi, al di là della legittima polemica politica, cerchiamo, prima che la situazione rischi di degenerare, di portarci rispetto l'un l'altro, come viene richiesto.
PAOLA GOISIS. Lui si è permesso di degenerare (Applausi di deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Da parte di tutti, giustamente, onorevole Goisis.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.
ALBA SASSO. Signor Presidente, come il mio gruppo, preannuncio il voto favorevole su questo ordine del giorno, ma vorrei ricondurre la questione al buon senso.
L'ora di religione cattolica nella scuola italiana (Commenti del deputato Goisis)... scusa, collega Goisis, non esagerare! Stavo dicendo che la frequenza dell'ora di religione è facoltativa nella scuola italiana. Se tale frequenza diventasse determinante per l'attribuzione del credito scolastico e per l'ammissione agli esami di Stato, tale norma creerebbe disparità di trattamento tra gli studenti: di ciò stiamo parlando. Pertanto, in relazione alla norma inserita dal Governo per l'ammissione agli esami di Stato, vorrei ricordare che pende una sentenza definitiva del TAR del Lazio, perché alcune associazioni hanno già promosso un ricorso al TAR su tale questione; poi il Ministero, a sua volta, ha proposto ricorso al Consiglio di Stato e si è in attesa della sentenza definitiva. Quindi, poiché credo che la questione del credito da attribuire per l'ammissione agli esami di Stato sia una questione assai delicata, che deve soprattutto garantire l'uguaglianza di trattamento per tutti gli studenti, ritengo che l'ordine del giorno in esame sollevi unPag. 36problema reale e presente nella scuola, dunque penso che esso dovrebbe essere accolto (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, vorrei solo rendere un chiarimento all'Assemblea. Non voglio ripercorrere tutto il ragionamento che è stato svolto sul nuovo Concordato. Devo richiamare che numerose sentenze della Corte costituzionale hanno stabilito l'obbligatorietà, per lo Stato, di provvedere all'offerta di carattere religioso e la facoltatività, invece, da parte degli studenti, nello sceglierla: sono tutti elementi che sono già stati richiamati. Vorrei solo precisare tecnicamente di cosa stiamo parlando: si tratta di un credito di piccolissima entità, che riguarda la valutazione del curriculum annuale dello studente e nella quale esiste un piccolo margine di oscillazione (cioè, ad esempio, chi ha la media del 6 può ottenere uno o due punti di credito). Nell'ambito della valutazione complessiva del consiglio di classe si propone che, all'interno di tale credito, possano essere valutate - pregherei di porgere attenzione - la frequenza dell'orario di religione, la frequenza di attività alternative prescelte dai ragazzi e l'azione di studio individuale: sono valutate tutte queste tre opzioni. Devo dire che, nel passato, non era così e che una precedente ordinanza aveva proposto la valutazione esclusivamente dell'ora di religione, ma è stata corretta proprio per evitare quella disparità di trattamento della quale si tratta.
Quindi, l'ordine del giorno in esame, così com'è formulato nel dispositivo - voglio sottolinearlo - contiene un'imprecisione, perché vengono valutati tutti e tre i percorsi alternativi, pertanto non si costringe ad agire e a far optare uno studente e una famiglia in tale direzione. Questo era un chiarimento dovuto, perché non si tratta né di disparità di trattamento, né tantomeno di sottrarsi all'azione doverosa della laicità del nostro Stato e della nostra scuola.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tranfaglia. Ne ha facoltà.
NICOLA TRANFAGLIA. Signor Presidente, a nome del gruppo dei Comunisti Italiani voglio dire, per prima cosa, che siamo d'accordo con l'ordine del giorno presentato dal deputato Turco e lo sottoscriviamo.
Per quanto riguarda la questione in esame ho ascoltato il chiarimento del Viceministro Bastico, ma sono ancora preoccupato, perché mi pare che l'attribuzione di punti all'insegnamento della religione configuri in qualche modo, anche se si tratta di pochi punti, una possibile disparità. Non possiamo accettare tutto ciò, per i principi della Costituzione italiana e per la laicità dello Stato, così spesso non osservata nel Paese, perfino dalle istituzioni pubbliche, e che invece, a nostro avviso, rappresenta uno dei tratti fondamentali del nostro Stato. Tale tratto riguarda sia l'articolo 3 della Costituzione sull'uguaglianza e sui compiti della Repubblica per rimuovere la disuguaglianza, sia altri articoli fondamentali della Costituzione che nel nostro Paese non vengono osservati.
Finora ho ascoltato alcune analisi sulle radici della cultura italiana, che mi meraviglio di udire in quest'aula perché mostrano proprio un'attenzione soltanto a vicende molto vicine e non vanno ai fondamenti della nostra storia. Tutto ciò dimostra - mi pare - da parte di molti colleghi una leggerezza rispetto ai temi in esame, che non vorrei riscontrare perché non sono in nessun modo degni dell'istituzione in cui noi ci troviamo. Quindi, al di là di questi aspetti, ritengo che sarebbe un fatto positivo se approvassimo l'ordine del giorno in esame, almeno come segno che vi è da parte della maggioranza del Parlamento un atteggiamento, su questi temi, rispettoso dei principiPag. 37fondamentali della nostra Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Sinistra democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.
FRANCA BIMBI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale. Pur comprendendo le motivazioni tecniche del Viceministro Bastico, voterò a favore dell'ordine del giorno in esame (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra democratica. Per il Socialismo europeo, La Rosa nel Pugno e Comunisti Italiani) perché ho sempre fatto - quando ho dovuto scegliere per i miei figli - obiezione di coscienza all'insegnamento di qualsiasi religione nelle scuole, mentre sono assolutamente favorevole all'insegnamento, nelle medesime scuole, della storia delle religioni, della sociologia e dell'antropologia del fatto religioso; anzi lo ritengo necessario e credo anche che sarebbe necessario l'insegnamento delle varie teologie nelle università pubbliche, statali e non statali. Spero che nell'Ulivo vi sia qualcuno che condivida questa sensibilità (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra democratica. Per il Socialismo europeo, La Rosa nel Pugno e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Biasi. Ne ha facoltà.
EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, a titolo personale anch'io voterò a favore dell'ordine del giorno in esame, malgrado nel dispositivo vi sia l'imprecisione finale, come segnalato dal Viceministro Bastico. Tuttavia, credo che fondamentalmente vi sia un valore altamente simbolico in un elemento, in altre parole la disparità è esattamente su un tratto particolarmente intimo e personale come la religione e il rapporto con la fede: non credo che il rapporto con la religione e con la fede possa e debba diventare materia di credito. Ritengo che tale rapporto non sia assimilabile al tennis o ad altre attività (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra democratica. Per il socialismo europeo, La Rosa nel Pugno e Comunisti Italiani). Ritengo quindi una gravissima scorrettezza definirlo come parte del sistema di crediti. Non ho nulla in contrario al fatto che nella scuola pubblica si frequenti un'ora di religione o di storia delle religioni. Tutto ciò afferisce ad un altro ambito di ragionamento e di decisione. L'unica cosa certa è che i cittadini indipendentemente dalla religione sono tutti uguali davanti alla legge per dettato costituzionale e non ha senso comune operare una discriminazione, anche in positivo, sul piano della religione e della fede, perché continuo a pensare che siano aspetti seri e soggettivi (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Poretti. Ne ha facoltà.
DONATELLA PORETTI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere anche la mia firma all'ordine del giorno Turco n. 9/3025/23 e per sottolineare che l'ordinanza citata, giunta fra l'altro poco prima degli esami di Stato, ha creato un'evidente discriminazione tra chi frequentava l'ora di religione e chi non la frequentava. L'ora di religione è facoltativa: se non è obbligatoria, non si capisce il principio secondo il quale si possono avere punteggi, che, tra l'altro, signor Viceministro, non sono così pochi se uno o due punti rappresentano il discrimine tra l'essere ammessi e il non esserlo. Comunque, mi sembra che lei stessa voglia sminuire l'ordinanza; tanto vale, allora, che la ritiriate!
Si tratta, inoltre, di un'ordinanza giunta in pieno clima di family day (e quant'altro vi è stato nella primavera scorsa), in un momento in cui gli studenti avevano già scelto se frequentare o no l'ora di religione. All'epoca, quindi, fu un premio per chi aveva scelto l'ora di religione,Pag. 38mentre oggi confermarla è un invito a frequentare l'ora di religione. Ci penserei due volte a invitare gli studenti a frequentare l'ora di religione dando loro in cambio dei punti. È davvero questa la libertà che si vuole porre nella scuola pubblica: frequentate l'ora di religione, così vi diamo più punti per essere ammessi agli esami? Ritengo, davvero, che le persone che credono nella religione cattolica dovrebbero essere i primi a ribellarsi a tale ordinanza (Applausi dei deputati del gruppo de La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volpini. Ne ha facoltà.
DOMENICO VOLPINI. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per chiarire che i crediti didattici per l'insegnamento della religione sono stati introdotti dal Ministro Berlinguer, non solo per quanto riguarda la frequenza dell'insegnamento della religione, ma anche per la frequenza delle altre materie, da parte di chi in parallelo non frequenta liberamente l'ora di religione. Per tale motivo, non vi è alcuna discriminazione contro alcuno.
Successivamente, tali crediti sono stati tolti (non dal Ministro Berlinguer) e il Ministro Fioroni ha semplicemente ribadito un dato che era già acquisito, cioè che non si tratta di dare un privilegio a chi frequenta l'ora di religione, bensì di stabilire che in tale ora gli studenti o frequentano l'insegnamento della religione cattolica o altre materie, che concorrono alla loro formazione. Quando sono stati introdotti, tali crediti si riferivano a tutto il blocco delle materie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Elia. Ne ha facoltà.
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, chiedo che sia consentito al Viceministro di ascoltare il mio intervento e che esso sia ascoltato anche dai colleghi del centrosinistra. Ringrazio molto i colleghi che sono intervenuti, in particolare la collega Bimbi e concordo con il suo intervento: non si insegni nelle scuole la religione (è già consentito che l'insegnamento della religione, per chi decide di aderirvi, sia facoltativo), ma la storia delle religioni ed anche la teologia. Non è, tuttavia, questo il merito del nostro dibattito. Il Viceministro afferma che il credito è di piccolissima entità (lo faceva notare la collega Poretti: uno o due punti su sei). Tale piccolissima entità può essere anche un terzo nella valutazione del credito nei confronti di un alunno.
Tuttavia, per un credito di piccolissima entità, non diamo attuazione ad un principio costituzionale. Con l'ordine del giorno Turco n. 9/3025/23 stiamo discutendo non solo del principio supremo di laicità stabilito dalla Costituzione e ribadito dalla nostra Corte costituzionale, ma anche del principio di parità nella partecipazione degli studenti all'attività didattica.
È vero o non è vero che vi è questo credito in più, come lei dice, Viceministro, di piccola entità? A me non convincono le motivazioni per le quali, se non si frequenta l'ora di religione, si svolge un'attività alternativa. Qui si afferma il principio per il quale chi non partecipa all'ora di religione viene penalizzato nella valutazione finale.
Quanto al dispositivo dell'ordine del giorno in questione, lei, Viceministro, ci dice che vi sono delle imprecisioni. Ebbene, la inviterei a proporre all'Assemblea alcune precisazioni, in modo che possa essere accettato senza procedere alla votazione. Pertanto, attendiamo da lei - le rivolgo espressamente tale invito - una riformulazione.
Resta fermo, tuttavia, il fatto che l'ordine del giorno Turco n. 9/3025/23 impegna ad adottare le opportune iniziative - non vi è, quindi, un obbligo preciso: ci suggerisca lei quali sono le iniziative che il Governo ritiene opportune per superare questo punto di discriminazione - volte a non attribuire (questo ce lo dovrà consentire) valore alla frequenza dell'insegnamento della religione cattolica ai fini della determinazione del credito scolastico per l'ammissione agli esami di Stato.Pag. 39
Attendiamo, quindi, da lei - come ci ha annunciato - una riformulazione (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, ha ragione l'onorevole D'Elia nel sollecitare una proposta di riformulazione. Pertanto, signor Presidente, chiederei di accantonare l'esame dell'ordine del giorno Turco n. 9/3025/23, da un lato, per avere il tempo, di svolgere verifiche più opportune e puntuali (anche da parte degli uffici) in merito a quando e a come si siano svolte le attività alternative all'ora di religione (che a me risultano, ma ritengo sia opportuno e necessario consegnarvi le relative informazioni) e, dall'altro lato, per avere la possibilità di proporre all'Assemblea una riformulazione, così come è stato richiesto.
Chiedo, pertanto, l'accantonamento dell'ordine del giorno Turco n. 9/3025/23
(Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Onorevole Aprea, ho colto la sua richiesta di intervento, tuttavia credo vi siano altre otto persone che avevano già chiesto di intervenire. Se però procediamo ad un accantonamento, sospenderemo l'esame di questo ordine del giorno e le relative richieste di parlare...
VALENTINA APREA. Ma io vorrei intervenire in merito alla dichiarazione del Governo.
PRESIDENTE. Riassumendo, è stata presentata una richiesta di accantonamento dell'ordine del giorno Turco n. 9/3025/23 da parte del Governo. Possiamo, quindi, o procedere immediatamente all'accantonamento dell'ordine del giorno, se non vi sono obiezioni, oppure, se qualcuno fosse contrario, concedere la parola ad un oratore contro e ad uno a favore sulla proposta di accantonamento per metterla, successivamente, in votazione.
VALENTINA APREA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, non ne abbia a male se chiedo di parlare, è un mio diritto; dal suo tono, sembra che le dia fastidio, lei capisce (Commenti)...
PRESIDENTE. No, onorevole, ovviamente non mi dà fastidio; tuttavia ho detto che, a meno che qualcuno non volesse intervenire contro o a favore...
VALENTINA APREA. Infatti, mi stavo consultando...
PRESIDENTE. Questo non mi era chiaro, prego.
VALENTINA APREA. Grazie. Chiediamo che la proposta di accantonamento dell'ordine del giorno Turco n. 9/3025/23 venga messa ai voti e, quindi, chiedo di intervenire contro.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Siamo contrari sulla proposta di accantonamento dell'ordine del giorno Turco n. 9/3025/23, a meno che il Ministro Fioroni non intervenga nel dibattito, perché (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Comunisti Italiani)... No, scusate, avete già gettato la maschera...
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.
VALENTINA APREA. Avete già gettato la maschera! All'onorevole Bianco, che aveva svolto un intervento culturale molto alto e di spessore, per frenare queste nostre preoccupazioni, avete risposto con questo ordine del giorno e con le vostre posizioni.Pag. 40
Il Ministro Fioroni ha reintrodotto i crediti che noi, onorevole Volpini, mediante la riforma Moratti, avevamo inserito nelle valutazioni in modo che facessero media; la CGIL aveva presentato un ricorso, giunto addirittura dinanzi alla Corte costituzionale, perché avevamo preso questa posizione. Alla luce di ciò, vogliamo che il ministro Fioroni riferisca all'Assemblea per esporre le ragioni ed eventualmente dichiarare la propria contrarietà oppure rinnegare la propria decisione, considerato che lui aveva reintrodotto tali crediti.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare a favore.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, poiché non abbiamo l'ossessione del Ministro Fioroni ma vorremmo cercare di trovare una soluzione, siamo favorevoli all'accantonamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di accantonare l'esame dell'ordine del giorno Turco n. 9/3025/23.
(È approvata).
La Camera approva per 29 voti di differenza.
L'ordine del giorno viene conseguentemente accantonato. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, rinviamo il seguito dell'esame di questo provvedimento al prosieguo della seduta, dopo lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.