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Esame della nota di aggiornamento al documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2008-2011 (Doc. LVII, n. 2-bis).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame della nota di aggiornamento al documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2008-2011, trasmessa con lettere in data 30 settembre e 1o ottobre 2007.
Ricordo che, per l'esame della nota, è previsto (dall'articolo 118-bis, comma 4, del Regolamento) un dibattito limitato, con l'intervento di un deputato per ciascun gruppo e per ciascuna componente del gruppo Misto.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
(Discussione - Doc. LVII, n. 2-bis)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, deputato Ventura, ha facoltà di svolgere la relazione.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, la nota di aggiornamento al DPEF rivede le previsioni macroeconomiche di crescita, riformulando il quadro tendenziale e programmatico di finanza pubblica in relazione alle modifiche intervenute successivamente alla presentazione del DPEF.Pag. 2
Quando ci riferiamo alle previsioni macroeconomiche di crescita, ovviamente, vi sono due elementi che vorrei richiamare all'attenzione dei colleghi, peraltro largamente dibattuti nel corso di queste settimane.
Il primo riguarda le turbolenze che sono intervenute sui mercati finanziari internazionali, indotte dalla recente crisi dei mutui subprime statunitensi, anche se con riferimento al nostro Paese abbiamo avuto rassicurazioni più volte espresse dal Ministro Padoa Schioppa relativamente ad una situazione di relativa tranquillità per ciò che riguarda il nostro sistema.
Il secondo elemento che richiamo e sul quale, probabilmente, sarebbe necessaria una riflessione, perlomeno proiettata sul medio periodo, si riferisce al sensibile apprezzamento dell'euro nei confronti del dollaro, quale registrato nell'ultimo periodo e che sembra destinato a consolidarsi.
A seguito di queste novità, la nota di aggiornamento rivede lievemente al ribasso la stima di crescita del PIL reale per il 2007, indicandola all'1,9 per cento. La nota di aggiornamento rivede le stime dei saldi di finanza pubblica, tenendo conto sia della più recente evoluzione delle entrate e delle spese sia degli effetti delle misure adottate con decretazione d'urgenza sull'andamento tendenziale dei conti pubblici.
In particolare, la stima dell'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche per l'anno in corso viene rideterminata al 2,4 per cento del PIL a fronte del 2,5 per cento indicato nel DPEF di giugno e contenuto nell'aggiornamento annuale del programma di stabilità.
Tale stima incorpora anche gli effetti del decreto-legge recante disposizioni urgenti in materia finanziaria, adottato contestualmente alla nota di aggiornamento.
Alla luce degli andamenti di finanza pubblica, che si sono rivelati migliori rispetto alle previsioni, a causa sia del favorevole andamento del gettito tributario (è un elemento altamente positivo), sia di una crescita più contenuta della spesa primaria corrente rispetto a quella stimata in precedenza, il Governo ha ritenuto di adottare, contestualmente alla presentazione della nota di aggiornamento, una manovra di carattere espansivo che comporta un incremento dell'indebitamento netto rispetto al valore tendenziale pari allo 0,5 per cento del PIL: si tratta ovviamente di una scelta lungamente dibattuta anche in sede di esame del Documento di programmazione economico-finanziaria, cioè quella di destinare parte delle risorse a politiche espansive. Il quadro a legislazione vigente indica, infatti, un indebitamento netto tendenziale dell'1,9 per cento inferiore di 0,2 punti percentuali rispetto alle previsioni del DPEF di giugno.
Al netto degli effetti delle nuove misure adottate con decretazione d'urgenza, l'indebitamento netto per il 2007 avrebbe pertanto registrato un miglioramento di 0,6 punti percentuali di PIL rispetto all'originaria previsione contenuta nel DPEF, che peraltro già incorporava gli effetti del decreto-legge n. 81 adottato lo scorso giugno al netto delle due manovre espansive adottate in corso d'anno con decretazione d'urgenza; l'indebitamento netto si sarebbe attestato all'1,5 per cento del PIL.
L'adozione di nuovi ulteriori interventi di spesa a valere sull'esercizio in corso ad opera del già citato decreto-legge è stato reso possibile dall'andamento particolarmente virtuoso delle entrate tributarie erariali, che hanno manifestato anche nella seconda parte del 2007 una accentuazione del trend positivo superiore a quanto già registrato nella stima delle entrate formulata in sede di predisposizione del DPEF di giugno. L'ulteriore rafforzamento della dinamica positiva delle entrate ha portato a valutare un maggior gettito tributario in termini di contabilità nazionale di circa 6 miliardi di euro rispetto a quanto previsto dal DPEF di giugno. Si tratta di una delle novità che è giusto segnalare, perché è ciò che consente e che ha consentito il varo del decreto con effetti sul 2007.
In presenza di un ritocco verso il basso delle aspettative di crescita del PIL, il miglioramento della dinamica delle entrate conferma la tendenza emersa già lo scorso anno di un allargamento della basePag. 3imponibile, imputabile anche all'efficacia degli interventi adottati in tema di recupero dell'evasione fiscale.
L'utilizzo delle maggiori disponibilità emerse ha comportato una ricomposizione del conto delle amministrazioni pubbliche mediante una revisione delle previsioni tendenziali delle entrate e delle spese, che tuttavia non ha determinato un rallentamento del conseguimento degli obiettivi di risanamento della finanza pubblica concordati in sede comunitaria per il biennio 2006-2007. Il saldo strutturale corretto per il ciclo e al netto delle misure una tantum viene a collocarsi a meno 2,3 per cento del PIL; per ciò che attiene il rapporto debito pubblico-PIL, la previsione per il 2007 passa da 105,1 per cento del DPEF di giugno al 105 per cento netto, mentre la stima della spesa per interessi rimane invariata.
Il quadro tendenziale di finanza pubblica, registrando la favorevole dinamica dei conti pubblici, prospetta per il 2008 un indebitamento netto pari all'1,8 per cento del PIL, con un miglioramento rispetto alle previsioni indicate nel DPEF di 0,4 punti percentuali di PIL. A fronte del miglioramento degli andamenti tendenziali, la nota di aggiornamento conferma sostanzialmente il quadro programmatico di finanza pubblica per gli anni 2008 e seguenti indicato dal DPEF di giugno. Per il 2008, la nota di aggiornamento mantiene l'obiettivo di indebitamento netto del conto economico delle amministrazioni pubbliche fissato al 2,2 per cento dal DPEF, indicando in circa 10,9 miliardi di euro l'entità delle risorse necessarie per fronteggiare gli impegni già sottoscritti, le prassi consolidate e le eventuali nuove iniziative indicate nel DPEF.
La manovra finanziaria per il 2008 comporterà pertanto un peggioramento dei saldi di finanza pubblica rispetto al loro andamento tendenziale. Il saldo di bilancio registra, infatti, un incremento, rispetto al valore tendenziale, di quattro decimi di punto nel 2008, di tre decimi di punto in ciascuno degli anni 2009 e 2010, e di due decimi nel 2011. Sono confermate le stime per la spesa per interessi e dell'indebitamento netto corretto per il ciclo al 2,1 per cento. È prevista, invece, una lieve flessione nel percorso di crescita dell'avanzo primario, che nel 2008 dovrebbe attestarsi al 2,6 per cento del PIL, nonché della discesa del rapporto debito-PIL che dovrebbe attestarsi al 103,5 per cento, a fronte del 103,2 previsto dal DPEF. Sempre per il 2008, le stime provvisorie fornite nella nota prevedono il mantenimento della pressione fiscale al medesimo livello raggiunto nell'anno in corso - 43 per cento - mentre la spesa corrente primaria si dovrebbe attestare al 40 per cento del PIL, con aumento di due decimi di punto percentuale rispetto al 2007.
Per gli anni successivi al 2008, la nota di aggiornamento conferma un indebitamento netto programmatico pari all'1,5 per cento del PIL per il 2009 e dello 0,7 per cento del PIL per il 2010. Ai fini del conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica negli anni 2009-2011, occorrerà pertanto una manovra correttiva annua di almeno lo 0,4 per cento del PIL. Tali risorse dovranno essere reperite senza aggravi della pressione fiscale, ma agendo sul fronte della spesa, in continuità con le azioni intraprese nell'anno in corso ai fini dell'attuazione di un programma di riqualificazione della spesa pubblica. Coerentemente con tale impostazione, è previsto che la pressione fiscale diminuisca dal 42,8 per cento del PIL al 42,5 per cento; analogamente, la spesa corrente primaria dovrebbe passare dal 39,3 per cento del PIL nel 2009 al 38,6 nel 2011.
L'articolazione della manovra, colleghi, è nota: il decreto-legge ed il disegno di legge finanziaria comportano rispettivamente aumenti di spesa e riduzioni fiscali pari a circa 7,5 miliardi l'uno ed 11 miliardi l'altro; le maggiori entrate fiscali garantiranno la copertura per circa sei miliardi con riferimento al 2007 nel caso del decreto-legge e per circa 6 miliardi e 350 milioni con riferimento al 2008 per la legge finanziaria, la quale prevede altresì minori spese per circa 4,6 miliardi.
La nota di aggiornamento quantifica in 10,9 miliardi di euro l'entità delle risorsePag. 4necessarie per fronteggiare gli impegni già sottoscritti, le prassi consolidate e le eventuali nuove iniziative indicate nel DPEF. Si osserva al riguardo che nel DPEF di giugno le risorse da reperire con la manovra di finanza pubblica per il 2008 per attuare l'insieme di tali misure erano risultate complessivamente pari a circa 21,3 miliardi di euro.
La nota di aggiornamento reca, inoltre, l'elenco dei provvedimenti normativi in corso di preparazione che il Governo dichiara collegati alla manovra: un disegno di legge volto a tradurre in atto l'accordo con le organizzazioni sindacali e le altre parti sociali in materia di welfare del 23 luglio scorso; un disegno di legge che interviene sui costi della politica e sulla razionalizzazione della pubblica amministrazione; un disegno di legge in materia di sostegno ai non autosufficienti e nel campo delle politiche sociali e della famiglia; un disegno di legge recante interventi per la razionalizzazione e l'ammodernamento del sistema sanitario nazionale; un disegno di legge recante misure organizzative e procedurali in materia di infrastrutture, ambiente e mobilità sul territorio. Tra i collegati ora citati vorrei richiamare l'attenzione soprattutto sul disegno di legge volto a tradurre l'accordo sul welfare, perché - come sappiamo - esso contiene parti che comportano l'approvazione del relativo collegato entro la fine di quest'anno.
Per quanto riguarda da ultimo il bilancio programmatico dello Stato, si può dire che il saldo netto da finanziare per l'anno 2008 viene elevato a 34 miliardi di euro di fronte ai 24 miliardi di euro indicati dal DPEF di giugno. Tale rideterminazione è effettuata sulla base dei dati del bilancio a legislazione vigente 2008 e degli effetti di ricomposizione quantitativa e qualitativa della spesa recati dalla manovra di finanza pubblica per il 2008, e non comporta - secondo quanto affermato dalla nota - una modifica degli obiettivi in termini di indebitamento netto nel conto della pubblica amministrazione.
La correzione degli obiettivi di saldo netto da finanziare si è resa necessaria per far fronte a nuove esigenze: da una parte, ridurre gli oneri per interessi passivi delle regioni, prevedendo l'assegnazione di liquidità a carico del bilancio dello Stato a favore delle stesse per l'estinzione di rapporti debitori con il sistema bancario e di debiti commerciali per un importo pari a 9,1 miliardi di euro; dall'altra, adeguare alcuni stanziamenti connessi ad impegni internazionali già sottoscritti per un importo di 4 miliardi di euro (si tratta, finalmente, di un adempimento rispetto ad un ritardo preoccupante che si era accumulato).
In conclusione, colleghi, possiamo dire che la nota di aggiornamento conferma sostanzialmente le previsioni generali macroeconomiche che erano contenute nel DPEF approvato dalla Camera nel mese di giugno.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
MARIO LETTIERI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, mi riservo di intervenire nel prosieguo del dibattito.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, credo che, al di là delle cifre che il relatore ha indicato, vi siano alcune valutazioni di natura più strettamente politica che il gruppo Italia dei Valori intende svolgere sulla nota di aggiornamento.
Credo che il giudizio di Italia dei valori sia complessivamente positivo, anche perché non dimentichiamo che stiamo svolgendo tali ragionamenti su andamenti tendenziali dopo un anno, con un punto di partenza da considerare effettivamente disastroso nei conti della finanza pubblica.
Non posso dimenticare che, nel 2006, la crescita del PIL italiano si era azzerata, che l'avanzo primario era allo 0,1 e che il debito pubblico in rapporto al PIL era arrivato, in una crescita progressiva, al 106,8 per cento del PIL, con una progressionePag. 5che, negli ultimi anni del precedente Governo, era stata molto elevata, se solo si pone mente al fatto che nel 2004 esso era al 103,8 per poi arrivare, appunto, al 106,8 per cento.
Quindi, è evidente che oggi ragioniamo in un contesto, che è completamente cambiato per effetto di una legge finanziaria estremamente difficile e pesante come quella dello scorso anno. Poniamo attenzione soprattutto all'entità del debito pubblico, al fatto che sia arrivato a 1.600 miliardi di euro, al fatto che ogni volta che cresce il rapporto tra PIL e debito pubblico significa che il nostro Paese deve pagare interessi passivi pesanti (ricordo che vi è un debito di circa 1.200 euro pro capite, che comporta ogni anno il dover destinare circa 70 miliardi per il pagamento degli interessi passivi). Ebbene, nonostante tutte le condizioni citate si delinea un quadro tendenziale estremamente significativo e ciò costituisce una circostanza particolarmente importante.
Voglio fare questa proiezione sebbene sia evidente che in merito alle previsioni più ci si allontana nel tempo più esse diventano difficili, anche perché, nonostante tutte le nostre capacità tecnologiche (abbiamo compiuto grandi progressi nella meteorologia e nei modelli che ci permettono di prevedere il tempo), ho la sensazione che siamo molto meno capaci di fare le previsioni di natura economica, giacché solo dopo quattro mesi le previsioni delle entrate fiscali delineano maggiori entrate per 6 miliardi di euro. Tale fatto significa che, evidentemente, i nostri modelli non funzionano del tutto e lo stesso vale per tante altre organizzazioni, che si occupano di modellistica macroeconomica e che hanno le stesse difficoltà del Governo. È una circostanza che potrebbe voler dire anche «mal comune mezzo gaudio», ma ciò non toglie che siamo costretti, sopratutto nel breve termine, ad affrontare condizioni che cambiano in modo rilevante.
Tuttavia, è vero che vi sono alcuni dati sui quali dobbiamo svolgere delle riflessioni ed esprimere, come partito, come posizione politica, qualche riserva poiché alcuni interventi, a nostro avviso, avrebbero potuto essere meglio calibrati.
Certamente uno dei dati che ci lascia perplessi è quello relativo alla produttività, in particolare alla sua crescita, che nel nostro Paese è ancora troppo bassa. Qualche giorno fa la Banca mondiale ha presentato un rapporto sulla produttività, individuando il nostro Paese al cinquantatreesimo posto nell'ultimo anno rilevato, in termini di crescita della produttività. Pertanto, il fatto che la nostra produttività cresca in misura pari ad un quarto di quella tedesca e di quella svedese, di un terzo di quella spagnola - uno dei nostri competitor più vicini - e della metà di quella statunitense, è un dato che deve far riflettere.
Ad esempio, a proposito della produttività, in particolare di quella pubblica, ritengo che di fronte ad un dato come questo lo sciopero generale del pubblico impiego sia quanto meno inopportuno. Il personale dello Stato, il personale pubblico, dovrebbe capire che un intervento tendenzialmente simile a quello preannunciato dal Ministro Nicolais è ineludibile, perché, se il dato sulla produttività non cambiasse rapidamente la nostra collocazione di coda rispetto ai nostri competitor, vorrebbe dire che la nostra posizione peggiorerebbe e ciò rappresenterebbe un freno al nostro sviluppo e al nostro prodotto interno lordo. Quest'ultimo, dal DPEF di giugno ad oggi, a causa degli eventi internazionali e finanziari, tra cui la situazione americana, registra già una previsione di contrazione del PIL per il prossimo anno dall'1,9 all'1,5 per cento.
Si tratta evidentemente di un dato sul quale anche noi dobbiamo riflettere.
Penso, tuttavia, che alcuni interventi in atto, che andranno a regime nel 2008, ci aiuteranno. L'intervento di dieci miliardi sul cuneo fiscale, a regime a partire dal 2008, potrà sortire un effetto molto positivo sulle nostre imprese, così come, anche se si tratta di una riduzione che nasce dal fatto che da qualche altra parte si è tagliata la spesa destinata alle imprese, la riduzione dell'IRES di ben 5,5 punti (dal 33 al 27,5 per cento) ed un'ulteriore riduzionePag. 6dell'IRAP (dal 4,25 al 3,9 per cento) non possono che avere effetti molto positivi di semplificazione del sistema molto positivi.
Vi è un dato che, però, non ci piace, all'interno del quadro che si delinea. Infatti, se è vero che il debito pubblico passerebbe dal 100,5 del 2007 al 95 per cento del 2011, con una riduzione (elevatissima) di 10 punti percentuali, senz'altro positiva, ci piace meno il fatto che la pressione fiscale si abbassi molto poco, cioè passi dal 43 per cento previsto per l'anno in corso e per il prossimo, al 42,5 per cento in quattro anni.
A tal proposito non posso non ricordare che nel 2005 la pressione fiscale era al 40,6 per cento, quindi avremmo dovuto lavorare di più per riportarla tendenzialmente verso tale valore. È chiaro che ogni manovra espansiva sortisca, invece, l'effetto esattamente contrario, perché è il taglio delle spese correnti che permette la riduzione della pressione fiscale.
In questo senso avremmo preferito che i maggiori introiti derivanti dalle entrate fiscali fossero destinati prevalentemente al taglio delle spese o, comunque, al mantenimento degli investimenti. Vi è, a mio avviso, una grande differenza tra il fatto che si destinino somme per investimenti (ad esempio ferroviari ed infrastrutturali) e l'idea che invece tali somme riguardino soltanto la spesa corrente.
V'è da dire che, in questo quadro, un dato estremamente positivo è quello riguardante la lotta all'evasione fiscale. Sul punto vi sono naturalmente valutazioni diverse, nel senso che secondo il Ministero dell'economia e delle finanze circa 12 miliardi di euro sono attribuiti a fattori, che genericamente vengono richiamati nel nome di tax compliance (che identifica la propensione dei contribuenti al pagamento delle imposte), ma è evidente che le misure prese dal Governo, con la certezza che non vi saranno condoni che sono gli interventi più deteriori per favorire l'evasione fiscale, abbiano permesso un recupero sulla vera emergenza del Paese.
Infatti, è vero che i dati sull'evasione cambiano a seconda delle analisi e degli studi, ma tutti sono concordi nel valutarla tra il 15 e il 20 per cento del prodotto interno lordo. Si stima che oltre 200 miliardi di euro sfuggano, semplicemente confrontando i dati ISTAT e quelli delle dichiarazioni dei redditi, rispetto alle quali emerge un'evasione di almeno il 21 per cento della base imponibile IRAP e fino al 33 per cento della base imponibile IVA.
Ora, anche se diversi studi possono fornire dati diversi, è evidente che il dato di fondo è questo e gli interventi che sta intraprendendo il Governo in materia sono assolutamente significativi.
Quindi, ferma restando la nostra riserva sul fatto che avremmo preferito una maggiore destinazione di risorse all'ulteriore abbattimento del debito pubblico, cui avrebbe conseguito un effetto positivo sulla riduzione dei 70 miliardi di euro annui di pagamento degli interessi, complessivamente riteniamo positiva la manovra in atto da parte del Governo, pertanto ribadisco che sulla nota di aggiornamento al nostro esame ci sarà il voto favorevole del gruppo Italia dei Valori (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).