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Si riprende la discussione.
PRESIDENTE. La Presidenza si scusa per il ritardo, ma eravamo in attesa di un parere della Commissione bilancio.
Avverto che la Commissione ha presentato il subemendamento 0.1.125.200, il cui Pag. 2testo è in distribuzione, e ha altresì ritirato l'articolo aggiuntivo 1.0.250.
Avverto altresì che le Commissioni I (affari costituzionali) e V (bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 2272-ter sezioni 1 e 2). Al riguardo, faccio presente che il parere della Commissione bilancio sull'emendamento De Simone 1.125 è favorevole a condizione che sia approvato il subemendamento 0.1.125.200 della Commissione.
Chiedo alla relatrice quali indicazioni intenda dare per la ripresa dei nostri lavori.
ALBA SASSO, Relatore. Signor Presidente, se il subemendamento della Commissione 0.1.125.200 è stato distribuito, propongo di riprendere l'esame dell'articolo 1.
(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 2272-ter-A)
PRESIDENTE. Riprendiamo dunque l'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2272-ter sezione 3).
Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ALBA SASSO, Relatore. La Commissione raccomanda l'approvazione del subemendamento 0.1.125.200 ed esprime parere favorevole sull'emendamento De Simone 1.125. Per quanto riguarda il subemendamento della Commissione 0.1.126.200, su cui la Commissione bilancio ha espresso parere contrario, con rammarico, signor Presidente, sono costretta a ritirarlo.
Voglio ricordare ai colleghi che si trattava di un emendamento molto importante, perché prevedeva la riduzione dell'IVA per le spese effettuate dalle istituzioni scolastiche per il funzionamento amministrativo e didattico. Comunque, il subemendamento della Commissione 0.1.126.200 e l'emendamento Folena 1.126 sono ritirati.
PRESIDENTE. L'emendamento Folena 1.126 è ritirato o sullo stesso vi è il parere contrario della Commissione?
ALBA SASSO, Relatore. È ritirato.
PRESIDENTE. Chiedo al presidente Folena, che ne ha titolo essendo il primo firmatario, se conferma il ritiro.
PIETRO FOLENA. Signor Presidente ritiro il mio emendamento 1.126. Mi associo alle considerazioni svolte dalla relatrice. Si è trovata una soluzione positiva sulla vicenda della Tarsu, che mandava fuori bilancio tantissime scuole, ma trovo assurdo che le scuole debbano pagare l'imposta sul valore aggiunto e che ciò incida così pesantemente sui loro bilanci. Comunque, spero che in una prossima occasione la questione si potrà risolvere.
PRESIDENTE. Il Governo?
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione del subemendamento 0.1.125.200 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Simone. Ne ha facoltà.
TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, intervengo solo per sottolineare alcuni aspetti. Innanzitutto, mi associo alle considerazioni del presidente Folena e al rammarico della relatrice Sasso per il parere contrario della Commissione bilancio sull'emendamento 1.126, che riguarda l'IVA, ossia la possibilità di liberare le scuole dal pagamento di questa imposta per l'acquisto di materiali fondamentali, come la carta e il software didattico.
Sull'emendamento a mia firma 1.125 vorrei svolgere alcune considerazioni, per sottolineare l'importanza di ciò che stiamo votando, e che spero approveremo. Tale emendamento, al quale si Pag. 3riferisce il subemendamento 0.1.125.200 della Commissione, è importantissimo per le scuole del nostro Paese, perché prevede un meccanismo che solleva le scuole stesse dal pagamento di un'imposta che grava in modo pesantissimo sui loro bilanci.
Il 50 per cento, se non oltre, dei bilanci delle scuole viene di fatto consumato per la Tarsu. È del tutto evidente che il ruolo e la funzione strategica pubblica del servizio scolastico devono essere sollevati da tale tipo di imposta e, chiaramente, bisogna trovare un meccanismo virtuoso che, allo stesso tempo, non scarichi il problema sui comuni e sulle amministrazioni.
Ritengo che il meccanismo previsto dall'emendamento De Simone 1.125, al quale si riferisce il subemendamento 0.1.125.200 della Commissione, intervenga in modo molto rilevante sulla questione, che ha costituito un problema enorme per le scuole elementari e medie statali: sono stati addirittura emessi decreti ingiuntivi nei confronti delle scuole per debiti pregressi, perché non riuscivano e non riescono a pagare tale imposta. Quest'ultima, peraltro, viene calcolata con un sistema a mio avviso iniquo e sbagliato, cioè facendo riferimento al metro quadrato; immaginiamo le dimensioni di una scuola: è del tutto evidente che poi gravano sulle scuole pagamenti ai quali esse non possono assolutamente far fronte. Da qui nasce il problema debitorio e l'assurda emissione dei decreti ingiuntivi.
Dunque, bisogna intervenire urgentemente sulla materia, modificando il meccanismo e liberando le scuole elementari e medie da tali costi, che sono pesantissimi e mettono i loro bilanci in una situazione drammatica. Perciò, invito a votare a favore non solo la maggioranza, ma anche l'opposizione, riconsiderando la posizione negativa espressa, perché credo davvero che si stia intervenendo in modo estremamente rilevante per il buon funzionamento delle scuole statali.
PRESIDENTE. Ricordo che i gruppi di Forza Italia e della Lega Nord Padania hanno esaurito i tempi a loro disposizione e che i successivi interventi saranno computati sui tempi previsti per gli interventi a titolo personale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, intervengo per ricordare all'onorevole De Simone che il gruppo di Forza Italia si è speso a favore del subemendamento in esame quando la Commissione ha cominciato ad esaminarlo e, a conferma di quanto condivida questa battaglia, ribadisce la propria adesione al subemendamento stesso, originariamente proposto dall'onorevole De Simone e presentato dalla Commissione. Infatti, anche la relatrice Sasso si era battuta, con il presidente Folena, come ha ricordato l'onorevole De Simone, per introdurre un meccanismo che ci auguriamo sia risolutivo dell'annosa questione del pagamento della Tarsu da parte delle scuole (ci siamo trovati anche noi ad affrontare questo problema, nella scorsa legislatura).
Devo però anche dire che, nonostante si sia compiuto un passo in avanti grazie all'accordo che abbiamo trovato (o meglio: che la maggioranza, la relatrice e il Governo hanno trovato con la Commissione bilancio), incombe l'ombra della clausola di salvaguardia. Non canterei ancora vittoria, nel senso che la clausola di salvaguardia...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.
VALENTINA APREA. ...di fatto, potrebbe rendere vano questo accordo. Bisogna dunque vigilare, magari rafforzando, nella prossima legge finanziaria...
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Aprea.
VALENTINA APREA. ...con un capitolo ad hoc per questo pagamento, la norma a favore della quale oggi votiamo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.
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PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere il subemendamento in esame e dichiarare il voto favorevole del gruppo di Alleanza Nazionale. Già in sede di discussione generale, avevamo posto l'attenzione sull'importanza dell'inserimento di questa esenzione relativa alla Tarsu: è un grave problema, che affligge le scuole da tempo; in relazione a tale imposta, gli istituti hanno maturato con i comuni un debito di circa 230 milioni di euro.
Quindi, si tratta di un modo per sgravare le scuole da questi oneri. Comunque mi associo alle perplessità sul fatto che si potrà veramente e concretamente arrivare all'esenzione da questa imposta. Quanto al ritiro dell'emendamento Folena 1.126, che riguardava la riduzione dell'IVA sulle spese scolastiche, mi rammarico del fatto che non si siano trovate le risorse adeguate per farvi fronte.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, intervengo per ribadire - anche nei confronti della collega De Simone, la quale ha un orientamento ben preciso, ma repetita iuvant - che nel sistema pubblico nazionale di istruzione, in virtù della legge n. 62 del 2000, sono comprese le scuole paritarie, e ricordo che tali scuole svolgono una precisa funzione, d'interesse pubblico, apprezzata da molti, anche elevando la qualità del sistema educativo. Pertanto, esse devono essere considerate ricomprese - so che molti esponenti della maggioranza condividono questa impostazione, ma credo che occorra riaffermarla in questa sede - nei benefici previsti dal provvedimento in esame. Infatti, si tratta di scuole inserite a pieno titolo - fatto spesso dimenticato - nel sistema pubblico dell'istruzione. Spesso ci dimentichiamo di questo fondamentale asserto, definito da una legge dello Stato...
PRESIDENTE. Deve concludere.
FABIO GARAGNANI. ...e che deve essere applicato in modo conseguente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, è chiaro che anche il gruppo della Lega Nord non può votare contro il subemendamento in esame, al quale siamo favorevoli. Tuttavia intendo sottolineare un aspetto: occorrerebbe avviare un monitoraggio e verificare quali scuole versino in questa situazione debitoria.
Vorrei altresì fare una distinzione tra scuole del Nord e scuole del Sud, in quanto le scuole del Nord, ed il Nord in genere, sono sempre virtuose: quindi occorrerebbe un monitoraggio in tal senso. Lo stesso dicasi per le scuole paritarie. Pertanto mi riservo di verificare in seguito i monitoraggi che verranno compiuti, e di seguire la questione.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo per un richiamo al Regolamento: la prego di verificare la sconvocazione delle Commissioni, perché mi risulta che la seduta della Commissione finanze sia ancora in corso. Considerato che dobbiamo votare, sarebbe utile che la Commissione terminasse i propri lavori.
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, provvederemo immediatamente ad una verifica al riguardo.
Passiamo ai voti. Ricordo che l'approvazione del subemendamento 0.1.125.200 della Commissione costituisce condizione per la revoca del parere contrario della Commissione bilancio sull'emendamento De Simone 1.125. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.Pag. 5
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.125.200 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 411
Maggioranza 206
Hanno votato sì 409
Hanno votato no 2).
Prendo atto che i deputati Cacciari e Porfidia hanno segnalato che hanno erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbero voluto esprimere voto favorevole.
Prendo altresì atto che i deputati Minardo e Volontè hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere il voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento De Simone 1.125, nel testo subemendato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 404
Votanti 403
Astenuti 1
Maggioranza 202
Hanno votato sì 403).
Prendo atto che i deputati Minardo e Volontè hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Ricordo che il subemendamento 0.1.126.200 della Commissione e l'emendamento Folena 1.126 sono stati ritirati.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 422
Votanti 420
Astenuti 2
Maggioranza 211
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 198).
Ricordo che l'articolo aggiuntivo 1.0.250 della Commissione è stato ritirato.
Prendo atto che il deputato Volontè ha segnalato che non è riuscito a votare.
(Ripresa esame dell'articolo 4 - A.C. 2272-ter-A)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2272-ter sezione 4).
Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ALBA SASSO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 4.200, mentre invita il presentatore a ritirare l'emendamento Barbieri 4.60, perché sostanzialmente è assorbito, almeno per una parte, dall'emendamento 4.200.
PRESIDENTE. Il Governo?
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello della relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.200 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 425
Votanti 421
Astenuti 4
Maggioranza 211
Hanno votato sì 418
Hanno votato no 3).
Prendo atto che i deputati Leddi Maiola, Formisano, Dato, Volontè e Drago hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI (ore 11,35)
PRESIDENTE. È conseguentemente assorbito l'emendamento Barbieri 4.60.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 427
Votanti 422
Astenuti 5
Maggioranza 212
Hanno votato sì 415
Hanno votato no 7).
Prendo atto che i deputati Dato, Khalil e Volontè hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
(Esame dell'articolo 6 - A.C. 2272-ter-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 2272-ter sezione 5).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ALBA SASSO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Froner 6.62.
PRESIDENTE. Il Governo?
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Froner 6.62, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 429
Votanti 427
Astenuti 2
Maggioranza 214
Hanno votato sì 425
Hanno votato no 2).
Indìco...
VALENTINA APREA. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Revoco dunque l'indizione della votazione.
Onorevole Aprea, sarebbe preferibile chiedere di intervenire con maggiore tempestività. Ha comunque facoltà di parlare.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, intervengo velocemente solo per rimarcare che con l'articolo 6 il Governo prevede una proroga del termine per l'entrata in vigore della riforma del secondo ciclo. Quindi, non solo la scuola italiana subirà un arresto del processo riformatore Pag. 7e una confusione dal punto di vista normativo - e, quindi, applicativo - ma anche si stabilisce che tutte le leggi legate alla riforma del secondo ciclo entreranno in vigore a decorrere dall'anno scolastico non più 2008-2009 ma 2009-2010. Ciò significa chiudere ancora una volta un decennio senza riforme per la scuola italiana. Si assiste così al fallimento della politica e significa aver deciso di non intervenire per risolvere problemi ormai di durata ultradecennale. Siamo molto contrari, dunque, al testo dell'articolo 6.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti della scuola media Giovanni XXIII di Villanova di Guidonia, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, Intervengo per dichiarare il voto contrario di Alleanza Nazionale sull'articolo 6, che contiene un rinvio della riforma del secondo ciclo che entrerà in vigore a decorrere dell'anno scolastico e formativo 2009-2010; ciò sicuramente costituisce un passo indietro per tutto il sistema educativo e metterà in difficoltà i nostri studenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbieri. Ne ha facoltà.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, devo dire che mi sarei aspettato - mi rivolgo alla Viceministra Bastico piuttosto che alla relatrice - un atteggiamento diverso del Governo.
Il Governo in sostanza afferma che noi del centrodestra con la riforma Moratti abbiamo fatto una «porcata» - prendo a prestito il termine che si è usato per definire un'altra legge - e, quindi, che il centrosinistra vuole cambiarla e smantellarla. Invece noi, da un anno e mezzo, assistiamo ad una situazione francamente ridicola: seguendo le migliori tradizioni dorotee della Democrazia Cristiana, voi non smantellate la riforma Moratti ma operate singoli interventi: togliete con una certa legge il comma 2 dell'articolo 3, con un'altra legge il comma 8 di un altro articolo.
Non potete, dopo un anno e mezzo che governate il Paese, non essere riusciti ancora a spiegare in che modo pensate di strutturare la riforma della scuola. Anche questo atto che vi accingete a compiere, trovo davvero che sia ridicolo! Mi chiedo che senso possa avere prorogare di un anno l'avvio di una riforma solo perché non avete la capacità, Viceministra Bastico - lei ha un Ministro che invece di fare il ministro è impegnato nelle primarie del Partito Democratico! - di mettere a punto nessun tipo di riforma e ogni disegno di legge che presentate a questa Camera smantella qualcosa.
Non è un atteggiamento serio, soprattutto da parte di chi oggi vuole fare un tentativo di modificare ciò che il Governo di centrodestra ha realizzato nei cinque anni in cui ha governato. Assuma un impegno, Viceministra Bastico, di fronte all'Assemblea della Camera: garantisca che, entro tre mesi, verrà presentato un progetto di riforma complessiva della scuola. In questo modo sareste seri [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, intervengo per ribadire la contrarietà del mio gruppo all'approvazione dell'articolo in esame, in modo particolare perché si tratta di una riforma «a spizzichi». Evidentemente, neanche il Governo è d'accordo sul fatto che la cosiddetta riforma Moratti sia da abrogare e, infatti, anche in questa occasione, continua ad effettuare rinvii su rinvii: nel caso in esame, rinvia proprio la riforma delle scuole superiori che, invece, richiederebbero cambiamenti adeguati.
Mi chiedo, altresì, se, nel voler agire in tale modo, continuando a rinviare, vi sia Pag. 8da parte del Governo e di questa sinistra un atto di resipiscenza, quasi di pentimento. Probabilmente, esso ritiene che nella cosiddetta riforma Moratti vi sia qualcosa di buono, ma ne dubito. Vedremo nei prossimi tempi cosa accadrà.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 427
Votanti 425
Astenuti 2
Maggioranza 213
Hanno votato sì 228
Hanno votato no 197).
Prendo atto che il deputato Boato ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Prendo altresì atto che il deputato Sanna ha segnalato che non è riuscito a votare.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2272-ter-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2272-ter sezione 6).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 89 del Regolamento, l'ordine del giorno Rusconi n. 9/2272-ter/2, concernente la promozione e diffusione della lingua e della cultura italiana all'estero.
Avverto, altresì, che è in distribuzione la nuova formulazione dell'ordine del giorno Pedrini n. 9/2272-ter/5.
ALBA SASSO, Relatore. Signor Presidente, chiedo di parlare per un rilievo formale conseguente ad un emendamento approvato.
PRESIDENTE. Onorevole Sasso, le correzioni di forma si propongono in una fase successiva.
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, in relazione all'ordine del giorno Catanoso n. 9/2272-ter/1, propongo la seguente riformulazione del dispositivo: sopprimere le parole da «nonché» fino alla fine del dispositivo stesso, dal momento che tale scelta non è competenza degli studenti; accetterei, invece, la prima parte sicché il testo risultante dalla nuova formulazione sarebbe «Impegna il Governo a promuovere urgenti iniziative dirette a contenere l'aumento del costo dei libri scolastici». Propongo, pertanto, rispetto al dispositivo, la soppressione delle ultime righe.
Inoltre, formulo un invito al ritiro - altrimenti, mi riservo di proporre una riformulazione - dell'ordine del giorno Cogodi n. 9/2272-ter/3; formulo altresì un invito al ritiro dell'ordine del giorno Marinello n. 9/2272-ter/4, data la grande rilevanza della funzione del tirocinio nel corso di formazione, in particolare, dei docenti. Le figure cui si fa riferimento sono assolutamente determinanti.
In relazione all'ordine del giorno Pedrini n. 9/2272-ter/5 nella nuova formulazione, proporrei all'onorevole Pedrini di mantenere la formulazione originaria secondo la quale il dispositivo aveva il seguente tenore: «impegna il Governo a valutare l'opportunità». Il Governo propone dunque una riformulazione nel senso che si torni alla formulazione originaria. In questo caso - e solo in questo caso - il Governo accetterebbe il dispositivo, ma non le premesse.
Infine, formulo un invito al ritiro dell'ordine del giorno Frassinetti n. 9/2272-ter/6, poiché si tratta di una competenza esclusivamente dei comuni e delle province, su cui il Governo non ha alcun potere di intervento.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Catanoso: s'intende che non Pag. 9insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2272-ter/1.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Cogodi n. 9/2272-ter/3.
LUIGI COGODI. Signor Presidente, accetteremmo qualsiasi ipotesi di riformulazione, purché vi sia contenuto un impegno ad avviare una classe che è l'unica classe dell'unica scuola che esiste in un vasto territorio della regione della Sardegna. Qualsiasi riformulazione, quindi, va bene, purché contenga l'impegno ad avviare tale classe, in quanto è l'unica possibilità che hanno trenta ragazzi - recuperati della dispersione scolastica - di poter frequentare la scuola.
PRESIDENTE. Il Governo?
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Prendo atto che i presentatori non intendono ritirare l'ordine del giorno Cogodi n. 9/2272-ter/3. Vorrei, quindi, proporre la soppressione delle premesse, in quanto non supportate da alcun fondamento.
In particolare, si fa riferimento ad una classe costituita da trenta alunni. In verità, posso leggere i numeri degli alunni, i quali corrispondono a: nove alunni iscritti (che provengono dalla scuola media), tre alunni (che hanno fatto un'iscrizione assai tardiva - il 6 luglio - e provengono da una sede centrale della stessa scuola, collocata in un altro comune), a cui si aggiungono altri tre alunni (provenienti da altre tipologie di scuola) che non hanno avuto il nullaosta. Pertanto, dalla somma di nove più tre, abbiamo dodici alunni e non trenta; così come, dalla somma di nove più tre, più altri tre ancora, si arriva a quindici alunni e, quindi, non trenta. Si tratta, in ogni caso, di un numero di alunni inferiore a quello necessario per formare la classe.
Inoltre, devo aggiungere che sono state raccolte - in modo molto tardivo - altre sei iscrizioni di persone che non hanno l'età di riferimento per essere inserite in una classe. Cito soltanto le date di nascita per fornire un chiarimento al Parlamento: 1963, 1971, 1989, 1955, 1962 e 1973. Queste sono le date di nascita degli altri sei alunni che sono indicati come iscritti tardivi e che, pertanto, potrebbero essere collocati soltanto in una scuola serale.
Manca, quindi, il requisito essenziale - e vorrei chiarire al Parlamento che spetta non al Governo applicare la legge per la costituzione delle classi ma ai dirigenti competenti per territorio: primariamente, ai dirigenti degli istituti scolastici, che hanno la responsabilità diretta; secondariamente, ai dirigenti degli uffici scolastici provinciali, che possono autorizzare deroghe per particolari situazioni. Vorrei, quindi, proporre al Parlamento di impegnare il Governo esclusivamente a verificare ulteriormente se esistano le condizioni per dare avvio immediato alla prima classe dell'istituto tecnico di Silius, anche con riferimento alle effettive iscrizioni. Sono disponibile a fare ulteriori verifiche affinché siano accolte - anche tardivamente - le iscrizioni.
Nel contempo, proporrei di impegnare il Governo a verificare con la regione Sardegna la congruità e l'eventuale ampliamento del sistema di trasporto pubblico, per garantire agli studenti il raggiungimento delle sedi scolastiche ubicate in altri comuni limitrofi.
Vi è, inoltre, una verifica che desidero segnalare al Parlamento.
La sede centrale di questo istituto è collocata nel comune di Sernobì e per raggiungerla occorrono quaranta minuti mediante l'uso di un servizio pubblico regolarmente funzionante e pertanto in grado di trasportare gli alunni negli orari di apertura e chiusura della scuola.
Il tempo di percorrenza di quaranta minuti - come il Parlamento sa - è normale in tante realtà e contesti urbani. Tuttavia, qualora alcuni genitori segnalassero la non congruità di questo sistema di trasporto e dato che la regione possiede un fondo destinato all'ampliamento del sistema di trasporto scolastico, proporrei al Parlamento di impegnare il Governo perché verifichi se tale servizio di trasporto vada rafforzato.Pag. 10
Vorrei, inoltre, precisare che tutti gli indicatori che ho fornito sono indicatori di legge e che quindi, il Governo con difficoltà potrebbe impegnarsi ad imporre un comportamento non rispondente alla legge. Qualora, invece, pur con delle forzature - accogliendo iscrizioni fuori tempo massimo - vi fosse la possibilità di raggiungere il numero richiesto dei ragazzi, la considerazione dell'impegno del Governo potrebbero essere diversa.
Infine, vorrei fornire un'ultima informazione al Parlamento: quella succursale ha solo la quarta e quinta classe. Non esistono né la prima, né la seconda, né terza. La prima classe è oggetto di costituzione. Ciò vuol dire che si tratta di un contesto territoriale che non possiede i numeri adeguati per il mantenimento di quel plesso scolastico. Parlo di plesso e non di autonomia perché la scuola centrale è collocata nel comune limitrofo del quale ho parlato. Pertanto, propongo tale riformulazione.
PRESIDENTE. Onorevole Cogodi, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2272-ter/3?
LUIGI COGODI. Signor Presidente, accettiamo la riformulazione proposta, intendendo esattamente quello che è stato dichiarato di fronte alla Camera cioè che si debba procedere all'accertamento dell'esistenza della condizione effettiva per cui si possa procedere alla apertura di questa classe, relativamente di nuova costituzione, in quanto si tratta di un territorio nel quale effettivamente - vorrei dire solo una parola di chiarimento - le condizioni socio-economiche, le difficoltà, il disagio sociale che consegue al disagio economico, la zona montana a prevalente economia agro-pastorale, hanno visto un tasso di dispersione scolastica tale per cui per alcuni anni non si è potuta costituire la prima classe.
Con una fatica enorme e con un impegno sociale e culturale, si è ottenuto che trenta ragazzi di un territorio comprendente otto comuni montani facessero domanda di iscrizione. Parte di queste domande non sono state trasmesse.
Pertanto accettiamo la riformulazione proposta dal Governo intendendo che si debba procedere all'accertamento dell'esistenza delle condizioni effettive, in quanto non vi è altra scuola raggiungibile. Signora Viceministro, quaranta minuti sono necessari per partire da un punto e arrivare ad un altro. I ragazzi appartengono ad otto comuni diversi e non sono in condizione di raggiungere la scuola.
PRESIDENTE. Onorevole, quindi accetta la riformulazione proposta?
LUIGI COGODI. Accetto la riformulazione con questo spirito e con tale impegno da parte del Governo e non insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Marinello n. 9/2272-ter/4.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, ho l'impressione che il rappresentante del Governo nel formulare l'invito al ritiro - anche in base a colloqui intercorsi tra me e lo stesso rappresentante del Governo - non abbia ben centrato la questione. Di fatto, oggi, l'attività di coordinamento, in quei corsi di laurea, viene già svolta da altro personale docente.
Pertanto, il mio ordine del giorno si muove nella direzione di una semplificazione e di un risparmio di spesa perché, caro Viceministro, si tratta di personale di fatto non utilizzato o scarsamente utilizzato, con l'aggravante che essendo distaccato presso i corsi di laurea universitari si determina un maggiore aggravio di spesa per la pubblica amministrazione, in quanto per i posti che vengono lasciati vacanti occorre nominare dei supplenti.
Tra l'altro abbiamo il fondato sospetto, che ci deriva dalle nostre conoscenze del territorio, che tale meccanismo, da noi avversato con l'ordine del giorno in esame, serva di fatto ad alimentare sperperi, clientele e favoritismi.Pag. 11
In ogni caso poiché la questione è meritevole di approfondimento, anche alla luce del quadro normativo che si va delineando, accolgo l'invito al ritiro proposto dal Viceministro. Il contenuto del mio ordine del giorno lo sottoporremo all'Assemblea in una prossima occasione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'ordine del giorno Pedrini n. 9/2272-ter/5 (Nuova formulazione).
Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione della riformulazione proposta dal rappresentante del Governo: una «metariformulazione».
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, e mi rivolgo anche al rappresentante del Governo, il fatto che siano state elaborate due formulazioni del mio ordine del giorno (la versione originaria e la nuova formulazione) non deriva da un errore del presentatore, ma semmai dall'impostazione di chi ha esaminato precedentemente l'ordine del giorno che vuole far ricadere sul parlamentare il tecnicismo dell'indicazione della copertura.
Capisco la preoccupazione del Viceministro Bastico, ma proprio ieri il Governo si è assunto formalmente l'impegno a risolvere il problema.
Tenuto conto che il Viceministro Bastico ha dichiarato che non accetta la nuova formulazione del mio ordine del giorno, mentre sarebbe disponibile ad accettare lo stesso nella formulazione originaria ove si prevede che il Governo si impegna «a valutare» (il Governo ieri, lo ricordo, si è impegnato a risolvere il problema, non a valutare), mi chiedo se non sarebbe più esatta una formulazione - Viceministro Bastico, le vengo incontro per cercare una soluzione - in cui si preveda che il Governo si «impegna a vedere come risolvere il problema», dando per scontato che comunque il problema va risolto.
Anche questo, onorevole Giacchetti, è un costo della politica: un Parlamento che non decide sotto l'incalzare di sentenze esecutive - lo Stato è stato condannato da più di un tribunale a pagare e, quindi, a dare applicazione ad una sentenza esecutiva - si corre il rischio che lo Stato debba poi pagare di più. E tale maggiorazione di pagamento, signor Viceministro, ammonta a 3 milioni e 800 mila lire non i 30 milioni di cui ho sentito parlare.
Abbiamo valutazioni diverse, io sono un singolo parlamentare mentre lei ha una struttura a sua disposizione. Io sono una persona che ha approfondito la questione e se abbiamo diverse valutazioni cerchiamo di convergere su una riformulazione del mio ordine del giorno che consenta di risolvere il problema. Capisco anche che va dato atto al Governo di vedere come risolvere il problema.
PRESIDENTE. Il Governo?
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Colgo le osservazioni dell'onorevole Pedrini e pertanto, espungendo tutte le premesse dell'ordine del giorno in esame, che naturalmente esprimono tutte dei giudizi, proporrei la seguente ulteriore riformulazione del dispositivo: impegna il Governo «a valutare la possibilità» - ho detto che sono d'accordo, ma occorre un elemento di valutazione di tipo economico - «di estendere a tutti dirigenti». Pertanto, non «impegna il Governo a estendere» - perché ci sono delle valutazioni di carattere economico che nelle ore tra ieri e stamattina non sono stata in grado di sviluppare e lei stesso mi segnala che le stesse sotto il profilo finanziario sono molto diverse - ma, affinché ci sia l'impegno che lei richiede la mia proposta di riformulazione, la ripeto, è «a valutare la possibilità di estendere a tutti dirigenti».
PRESIDENTE. Onorevole Pedrini accetta la riformulazione? Può dire sì o no.
EGIDIO ENRICO PEDRINI. No, signor Presidente, non accetto la riformulazione e insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 12
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pedrini n. 9/2272-ter/5 (Nuova formulazione), non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 420
Votanti 226
Astenuti 194
Maggioranza 114
Hanno votato sì 43
Hanno votato no 183).
Prendo atto che i deputati Evangelisti e Donadi hanno segnalato che si sono erroneamente astenuti mentre avrebbero voluto esprimere voto favorevole e che il deputato Minardo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'ordine del giorno Frassinetti n. 9/2272-ter/6.
Chiedo alla presentatrice se acceda all'invito al ritiro formulato dal rappresentante del Governo.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, accetto l'invito al ritiro anche se, essendo a conoscenza delle competenze delle province e dei comuni in tema di edilizia scolastica, il mio ordine del giorno mirava a sottolineare come ci sia il pericolo concreto che l'intervento del Ministero per i beni e le attività culturali possa trasformare le destinazioni degli istituti del centro storico, molte volte anche sottoposti a vincoli ambientali e di interesse artistico notevole, con grave nocumento per le stesse.
Ritiro, pertanto il mio ordine del giorno ribadendo però che il senso dello stesso era quello appena esplicitato: il pericolo veniva proprio da questa paventata volontà.
PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2272-ter-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Porfidia. Ne ha facoltà.
AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge in esame è il risultato dello stralcio di alcuni articoli del disegno di legge n. 2272, meglio noto come disegno di legge Bersani. Inoltre, alcuni aspetti di tale disegno sono stati già discussi ed approvati in Assemblea in quanto contenuti nel decreto-legge 7 settembre 2007, n. 147, convertito in legge con il disegno di legge n. 3025, resosi necessario per far iniziare con le nuove norme l'anno scolastico in corso.
Si è svolta un'ampia discussione, sono stati elaborati e dibattuti molti aspetti, anche al fine di creare una condivisione quanto più ampia possibile fra tutti i gruppi parlamentari in una materia così importante per il nostro Paese. Non dimentichiamo, infatti, che il diritto allo studio è un obbligo fondamentale della Repubblica, sancito dalla Costituzione.
Le nuove norme non vogliono introdurre una riforma del sistema scolastico complessivo, ma intervenire in alcuni settori al fine di renderli più pratici e funzionali possibile: come ad esempio è stato fatto per riconoscimento dei titoli di studio degli istituti tecnici superiori, validi anche per i pubblici concorsi. Si dà la possibilità anche a chi non ha frequentato il quinto anno, per cause che possono essere state indipendenti dalla propria volontà, di sostenere l'esame di Stato. In tema di snellimento e fluidità delle norme, si danno degli indirizzi al Ministero della pubblica istruzione per la stesura di un regolamento che disciplini un piano di studi nazionale, le varie discipline scolastiche e modalità della valutazione dei crediti scolastici.
Devo dare atto che un segno di grande apertura è rappresentato anche dalla presenza degli studenti maggiorenni nei consigli Pag. 13di indirizzo, nuova denominazione dei consigli di istituto, con possibilità di partecipazione anche dei rappresentanti di altri enti, enti locali, università, associazioni e organizzazioni rappresentative del territorio. Si dà più certezza a chi studia e a chi insegna: mi riferisco alla norma che tende a dare anche stabilità agli insegnanti che svolgono le loro mansioni nelle zone disagiate e nelle sezioni presenti presso gli ospedali.
Finalmente, si introducono indirizzi affinché si possa predisporre un regolamento per il peso, il trasporto e l'utilizzo dei libri per venire incontro alle esigenze degli studenti e dei genitori: una norma che da tanto tempo tutte le famiglie stavano attendendo. Il recupero dei fondi non utilizzati per l'edilizia scolastica sta ad indicare un'attenzione notevole da parte del Governo su un tema di fondamentale importanza, quello della sicurezza e dell'adeguamento delle strutture dove i nostri figli trascorrono la maggior parte del loro tempo.
Ritengo che altre iniziative, altre modifiche debbano essere apportate al sistema scolastico, che rappresenta, ripeto, il nucleo fondamentale della vita del nostro Paese, al fine di dare maggiore certezza e motivazioni a chi insegna e studia, per adeguarci alle normative europee e per il raggiungimento di una maggiore efficacia ed efficienza. La scuola deve tornare ad essere il fulcro non solo della promozione culturale, ma anche sociale e relazionale della società civile.
Vi è la necessità, egregi onorevoli, di rendere il nostro sistema più fluido ed efficace, restituendogli la capacità di contribuire fortemente a una mobilità sociale basata sulla serietà degli studi e sulla qualità dei risultati; di assicurare ai nostri allievi di raggiungere competenze più elevate non solo di base, ma anche professionali, e di mettere al centro lo studente, sviluppandone le attitudini, le capacità e il talento individuale.
Da tutte per le parti si chiede continuamente di semplificare le norme, perché c'è un disorientamento generale: è quello che si sta cercando di fare anche attraverso il disegno di legge in esame. È per questo motivo che, a nome del gruppo dell'Italia dei Valori, annunciamo il nostro voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tranfaglia. Ne ha facoltà.
NICOLA TRANFAGLIA. Signor Presidente, non v'è dubbio che il disegno di legge che ci apprestiamo a votare rappresenta, complessivamente, un passo avanti nella situazione della scuola italiana, che resta drammatica per una serie di condizioni.
Condivido l'idea - che è stata espressa anche nella discussione odierna - della necessità di un progetto più ampio che riguardi la scuola, che costituisce dall'inizio per il centrosinistra una promessa fatta agli italiani, che oggi mi sembra matura. Naturalmente, è chiaro che tale progetto deve riguardare, a mio avviso, i pilastri fondamentali dell'istruzione e non può limitarsi ad aspetti pure importanti concernenti la scuola, l'università e la ricerca.
Mi pare, quindi, che siamo oggi ad un momento ancora parziale del nostro lavoro sui problemi dell'istruzione. Ricordo che, ancora oggi, siamo purtroppo nella parte bassa della classifica europea e mondiale per quanto riguarda l'istruzione e dunque i provvedimenti devono succedersi ma riguardare sempre più aspetti più generali e di impostazione.
Il gruppo dei Comunisti Italiani esprimerà voto favorevole sul disegno di legge al nostro esame, ma chiede al Governo di centrosinistra di affrontare nei prossimi mesi della legislatura un disegno più ampio che riguardi la scuola che corrisponda ai principi della Costituzione repubblicana, messi fortemente in discussione nella precedente legislatura.
Questa è la nostra opinione. Noi ci auguriamo che alle presenti disposizioni urgenti segua, in tempi non troppo lunghi, un progetto complessivo di riforma della scuola.
PRESIDENTE. Constato l'assenza degli onorevoli Schietroma e Li Causi, che avevano chiesto di parlare per dichiarazione di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbieri. Ne ha facoltà.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente (Commenti del deputato Palomba), mi dispiace deludere il mio amico Palomba, ma non ho alcuna intenzione di consegnare il testo del mio intervento su un provvedimento come quello al nostro esame.
Ho ascoltato le dichiarazioni di voto dei due colleghi Porfidia e Tranfaglia. In particolare, ascoltando con attenzione l'onorevole Porfidia, devo dire che il voto favorevole da lui preannunciato è, a mio avviso, una forzatura rispetto all'intelaiatura del suo intervento. Dell'intervento dell'onorevole Tranfaglia - che rispetto - non ho capito cosa esso abbia a che vedere con il provvedimento in esame, nel senso che le sue considerazioni potevano essere sicuramente svolte ad una tavola rotonda riguardante la scuola, ma non hanno niente a che fare con il provvedimento che stiamo discutendo, il quale è frutto - e il Viceministro Bastico non può negarlo - di una confusa operazione di taglio e cucito.
Era sufficiente vedere i fascicoli che la Camera pubblicava per rendersi conto che - altro che sarto! altro che Valentino! - vi siete applicati in un'operazione che ritengo davvero possa essere annoverata tra i primati. Avete stralciato alcune parti e poi le avete ripresentate. Con quale finalità? Semplicemente per dare un ulteriore colpo alla riforma Moratti.
Non credo che sia proprio di una democrazia moderna l'affossare sempre e comunque quanto fatto dal precedente Governo. Non credo, soprattutto, che si renda un buon servizio alla scuola demolendo, a prescindere da tutto e senza una valutazione scevra di blocchi ideologici. Non si spiegherebbe, altrimenti, il superamento del sistema liceale con il ripristino della tradizionale impostazione tra licei ed istituti tecnici; si tratta di una controriforma che, a nostro giudizio, non può soddisfare alcuno.
Il testo al nostro esame era originariamente inserito nel cosiddetto disegno di legge Bersani e non si capisce per quali reconditi motivi sia profondamente cambiato nel suo iter, esaltando il caos in cui versa il Governo. Basta considerare che, dapprima, gli avete cambiato il titolo rendendolo «disposizioni urgenti in materia di pubblica istruzione», ma che tali disposizioni sono talmente urgenti, Viceministro Bastico, che da luglio siamo arrivati ad approvarlo solo oggi (il 10 ottobre) decidendo, tra l'altro, di stralciare ulteriormente alcune norme inserendole nel decreto-legge approvato alcuni giorni fa.
Non credo - lo dico con tutta franchezza - che la scuola meriti l'attuale Governo. Questa doppia discussione ha generato un caos assoluto che, certamente, non aiuta la comprensione da parte dei nostri studenti.
Diciamo chiaramente che si è tentato l'ennesimo blitz per cambiare alcune norme fondanti il sistema scolastico, salvo poi fare marcia indietro di fronte alle evidenti difficoltà emerse in fase di discussione in Commissione. Sono state, quindi, stralciate le norme riguardanti la riforma degli organi di governo della scuola, così come è stata stralciata la norma sull'equipollenza dei titoli di studio dei cittadini stranieri. Si tratta di un testo confuso in cui convivono norme già vigenti con altre che intervengono nei settori più disparati. È questa la vera debolezza del provvedimento al nostro esame.
Segnalo che una serie dei limiti sopra richiamati erano riscontrabili anche nella precedente legislatura e che fu cura del gruppo UDC segnalarli. Il provvedimento, alla fine, appare come una miscellanea. Non si va nella direzione della semplificazione legislativa. L'esempio, Viceministro Bastico, che ho fatto ieri, è emblematico di come si continuino a varare provvedimenti di legge che non sono in grado di essere percepiti e capiti dai cittadini italiani.Pag. 15
L'obiettivo di una scuola migliore non può essere ottenuto imponendo la propria visione: l'efficienza e la qualità della scuola non sono quelle da voi prefigurate. Non potete avere l'arroganza di decidere quale sia il vero interesse degli studenti (delle bambine e dai bambini e delle ragazze e dei ragazzi di questo Paese).
Per tutto questo insieme di ragioni il gruppo dell'UDC voterà contro il provvedimento in esame, che non condividiamo nel merito e disapproviamo, inoltre, il metodo da voi usato.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'istituto tecnico commerciale «Peano» di Firenze, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, il provvedimento in esame è un atto che possiamo definire di ingegneria politico-sindacale, costruito allo scopo di riportare nell'alveo statale l'istruzione e la formazione professionale.
La domanda che vogliamo porci è di chi sia la scuola. Se a questa domanda si risponde in termini di proprietà, non sarà possibile arrivare a costruire un sistema, e ogni soggetto opererà per accaparrarsi la scuola in quanto fonte di un qualche tipo di profitto o di potere.
Se, invece, si risponde in termini di appartenenza, intesa nel suo senso etimologico, l'essere di qualcuno come oggetto di cura e di interesse, immaginiamo una struttura che produce quel bene comune, che definiamo sistema educativo di istruzione e di formazione.
Il problema importante, sul piano culturale, che si traduce sul piano ordinamentale, è quello di stipulare una nuova alleanza tra l'istruzione e la formazione.
La riforma del Titolo V della Costituzione affida, in via esclusiva, il percorso della formazione alle regioni, rendendo quindi impossibile continuare ad immaginare la materia della formazione come residuale o gerarchicamente inferiore rispetto a quella dell'istruzione. Il pudore che purtroppo si nota nell'impiegare l'espressione «formazione professionale» come risorsa educativa, al pari dello studio, può essere solo il segno di una mancata maturazione culturale, oltre che di una errata diagnosi di sociologia del lavoro.
Il sistema regionale, d'altra parte, si è dimostrato molto più efficiente, se è vero, com'è vero, che nel nord si spendono 115 milioni di euro per i percorsi formativi e in modo molto più efficace, se pensiamo che il costo di un allievo è di 4 mila euro, contro i 17 mila a carico dello Stato. La sola regione Lombardia, come abbiamo già detto negli altri interventi, conta 30 mila allievi che partecipano ai percorsi triennali di istruzione e formazione professionale, con il rischio di annullare le pre-iscrizioni entro gennaio se la Consulta non si pronuncerà in tempi utili sul ricorso avanzato dal Ministero della pubblica istruzione.
Ogni politica e ogni intervento riformatore, a nostro parere, si devono basare su un'analisi realistica e su una effettiva comprensione dei bisogni espressi, implicitamente o esplicitamente, dall'utenza, evitando di prescrivere a tutti quanto soddisfa l'allievo tipo di una tipica famiglia borghese.
In altre parole, bisogna investire risorse per costruire una carriera tecnica e professionale e anche, diciamo noi, dell'apprendistato, che arrivi ai più alti livelli di competenza non accademica. Bisogna abituarsi a gestire le diversità piuttosto che a ridurre la varietà, che anche in pedagogia è sinonimo di ricchezza e di libertà.
La domanda, quindi, che vorremmo porre al Ministro Fioroni è la seguente: è possibile che, in un mondo che ha subito in questi ultimi dieci anni trasformazioni di portata storica, in una situazione in cui i modi di apprendere rimasti immutati per secoli si stanno modificando con un'accelerazione esponenziale, si debba ancora ricorrere a modelli costruiti trent'anni fa, come si sta facendo con questo disegno di legge? È possibile rimanere legati a vecchi compromessi, ricordo quelli della DC con il PCI, che risalgono al 1978? La riforma del Ministro ripercorre, purtroppo, la Pag. 16legge di riforma della scuola secondaria superiore che fu approvata dalla Camera dei deputati il 28 settembre del 1978. A distanza, come dicevo, di trent'anni alcuni articoli previsti nella citata legge si trovano oggi nella legge finanziaria per il 2007.
I problemi purtroppo, signor Ministro, rimangono aperti per i giovani che non intendono continuare a studiare. Ci chiediamo: il trasferimento forzoso dalla formazione professionale e dall'apprendistato all'istruzione garantirà a questi giovani un percorso di successo nel lavoro, nell'autonomia economica, negli apprendimenti fondamentali, o invece questi giovani andranno ad infoltire il gruppo dei debitori e dei falliti del biennio attuale?
Consentirà ancora a questi ragazzi di riconciliarsi con la scuola che hanno abbandonato perché la ritenevano estranea, se non ostile, ai loro bisogni e alle loro aspettative, e dove spesso hanno subito umiliazione ed emarginazione? Potranno essere nuovamente motivati, orientati, accolti e integrati in un contesto che in mille modi li rifiuta, con il suo ricco menù di tredici o quattordici materie e dei relativi insegnanti e manuali?
Per quanto riguarda l'apprendistato, vorrei porre un'altra domanda: è positivo procrastinare forzosamente per interi gruppi di giovani il momento in cui il lavoro diventa una relazione sociale importante? Nel limbo delle adolescenze protratte indefinitamente - e ciò non riguarda solo le poche migliaia di giovani obbligati - maturano insicurezze e ribellioni; non è un caso che la Francia, dopo la rivolta delle periferie, abbia anticipato l'apprendistato a quattordici anni.
In questi giorni abbiamo dovuto approvare norme che sono state travasate da un provvedimento all'altro, con carattere di pseudo urgenza. L'attuale Governo lancia messaggi ideologici di controriforma alla riforma del centrodestra ma, concretamente, non realizza nulla di ciò che il Ministro Fioroni annuncia nelle vetrine mediatiche, poiché non è in grado di coniugare l'offerta statale che è tendenzialmente rigida, con la domanda della comunità e dei singoli che, invece, è varia e flessibile. Si tratta, dunque, di un disegno di legge fumoso che si mantiene entro i rigorosi limiti della logica del risparmio.
A ben riflettere, quindi, siamo di fronte alla stessa logica che ha presieduto all'emanazione di molte norme della legge finanziaria per il 2007, confermate, con qualche esplicitazione, nella legge finanziaria per il 2008 e contrabbandate poi come valorizzazione dell'autonomia scolastica.
Abbiamo l'impressione che l'erogazione dei circa 250 milioni di euro, stanziati nella legge finanziaria per il 2008 al fine di migliorare l'efficienza delle istituzioni scolastiche, sarà a carico delle regioni e degli enti locali. Con rammarico, quindi, constatiamo che nella mente dei burocrati di sinistra la scuola rappresenta solo una fonte di sprechi, d'inefficienza e di ingiustificati privilegi.
Per tutte queste considerazioni il nostro voto sarà contrario.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti della scuola media statale Donatello di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Li Causi. Ne ha facoltà.
VITO LI CAUSI. Signor Presidente, la ringrazio in maniera particolare anche per la cortesia che sta usando nei miei confronti considerato che poc'anzi mi ha colto in un attimo di distrazione.
Viceministro Bastico, onorevoli colleghi, in apertura della mia dichiarazione di voto vorrei esprimere il mio personale apprezzamento per il lavoro svolto dalla VII Commissione (Cultura, scienza e istruzione) sul provvedimento che oggi è al nostro esame. Diverse sono state le modifiche apportate al testo originario presentato alla Camera, frutto di una concertazione che ci ha visti impegnati al fine di assicurare ad un comparto così importante per il nostro Paese, come quello dell'istruzione, il suo più corretto e migliore sviluppo.
Il fatto stesso che il provvedimento oggi alla nostra attenzione derivi dallo stralcio Pag. 17di alcuni articoli del disegno di legge n. 2272, recante «Misure per il cittadino consumatore e per agevolare le attività produttive e commerciali (...)», ben ci fa intendere il legame profondo che lega il comparto dell'istruzione con la crescita economica del nostro Paese.
Certamente costruire un buon sistema di istruzione non è un'impresa facile; tutti ce ne rendiamo conto perché la società cambia in fretta, in particolare, negli ultimi anni, con un'accelerazione esponenziale, e insieme ad essa mutano le esigenze cui la scuola, intesa ovviamente come sistema, è chiamata a rispondere.
Oggi, il nostro scopo è di affrontare nuovamente questo importante tema, individuando ed offrendo soluzioni che garantiscano al nostro Paese condizioni costanti di crescita: la formazione che coinvolge i suoi ragazzi è, infatti, uno dei pilastri fondamentali del suo sviluppo.
È un obbligo del Parlamento lavorare affinché i nostri studenti abbiano accesso ad un'offerta formativa qualificata ed in grado di consentire il loro inserimento nel mondo del lavoro con una preparazione che sia la più adeguata possibile alle sfide che il mercato oggi impone.
Mi preme, altresì, sottolineare, a testimonianza del forte impegno della maggioranza in questo settore, che il disegno di legge in esame si inserisce come tassello di un più ampio ventaglio di riforme che il Governo intende apportare in questo comparto.
Penso, ad esempio, all'innalzamento a 16 anni dell'obbligo di istruzione, già previsto nella legge finanziaria e da questo settembre divenuto definitivo.
Inoltre, il 18 dicembre 2006 l'Unione europea ha indicato le competenze chiave per l'apprendimento degli studenti che il regolamento del 22 agosto 2007, n. 139, sul nuovo obbligo di istruzione, ha fatto proprie.
Il tasso di dispersione scolastica negli istituti superiori si attesta al 20 per cento: è un dato superiore alla media europea ed è, purtroppo, ancora lontano dall'obiettivo del 10 per cento fissato a Lisbona nel 2000. Tuttavia, l'innalzamento dell'obbligo di istruzione si propone di fornire una prima risposta concreta al problema. Ciò significherà non solo vincolare gli studenti a studiare fino a 16 anni, ma anche rendere agevole per la maggior parte di essi il conseguimento di un titolo di studio superiore, o almeno di una qualifica professionale.
Un'ulteriore prova dell'impegno della maggioranza in questo comparto, attraverso un'interazione costante con le esigenze della società che rappresenta, è data dall'apertura pomeridiana delle scuole. In applicazione della legge finanziaria per il 2007 sono stati assegnati, infatti, 64 milioni di euro per favorire l'ampliamento dell'offerta formativa ed un pieno utilizzo degli ambienti e delle attrezzature scolastiche, anche in orario diverso da quello delle lezioni, per consentire, altresì, a studenti e genitori di usufruire dei suddetti luoghi, ma anche per permettere ai giovani ormai usciti dal circuito educativo o agli adulti interessati di aggiornare la propria formazione. Quindi, l'apertura pomeridiana delle scuole è uno degli strumenti privilegiati per la lotta al disagio giovanile e alla dispersione scolastica.
Il Ministro Fioroni ha ricordato che la scuola può così tornare ad essere il centro di promozione culturale, relazionale e di cittadinanza attiva nella società civile in cui opera, favorendo il recupero scolastico e creando occasioni di formazione in grado di elevare il livello culturale e di benessere generale del territorio.
Tornando al provvedimento in esame sottolineo, inoltre, che anche il testo approvato dalla Commissione cultura il 21 giugno scorso, era, a mio avviso, già un buon testo e conteneva molti punti importanti per la scuola. Prevedeva, infatti, il ripristino nella scuola primaria dell'organizzazione di classi funzionanti a tempo pieno secondo il modello didattico già previsto dalle norme previgenti (decreto legislativo n. 59 del 19 febbraio del 2004), ovvero il tempo pieno tradizionale con due docenti per classe; esentava le scuole statali dal pagamento della tassa sui rifiuti e dell'imposta sul valore aggiunto per tutti Pag. 18gli acquisti di beni e servizi destinati alla didattica; poneva il pagamento delle spese per le supplenze per maternità a carico del Ministero dell'economia e delle finanze e non più del Ministero della pubblica istruzione, ovvero della scuola; istituiva un fondo apposito per integrare la dotazione finanziaria delle scuole.
Come sappiamo, però, il testo originario ha dovuto subire alcune rilevanti trasformazioni a seguito del parere espresso dalla Commissione bilancio. In ordine al tempo pieno, in particolare, la Commissione bilancio ha, infatti, richiesto che fosse precisato che la reintegrazione del tempo pieno nella scuola primaria deve essere attuata nei limiti della dotazione complessiva dell'organico - determinata dal Ministero della pubblica istruzione di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze - e che il numero dei posti complessivamente attivati a livello nazionale per il tempo pieno deve essere individuato nell'organico di diritto.
Siamo tutti consapevoli, comunque, che, se da un lato il testo originario rappresentava una considerevole boccata di ossigeno per le istituzioni scolastiche, dall'altro, una corretta e seria analisi dell'attuale stato delle finanze non ha permesso al progetto di avere il suo massimo sviluppo.
Tuttavia, di fronte a un mercato sempre più globalizzato, che vede l'Italia confrontarsi con i mercati emergenti, sempre più aggressivi, la risposta più idonea che la maggioranza può offrire è quella di potenziare al massimo una delle risorse più importanti per il suo futuro, ossia le menti dei nostri ragazzi e dei nostri giovani, per il futuro di tutti.
Sono convinto che quanto non è stato possibile realizzare oggi, anche per ragioni di bilancio, sarà realizzabile domani. La maggioranza ha indicato chiaramente tra le sue priorità il miglioramento costante di tutto il comparto scuola: ciò determinerà senz'altro il voto favorevole sul provvedimento in esame da parte del gruppo dei Popolari-Udeur (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Alleanza Nazionale voterà contro il provvedimento in esame per due ordini di motivi, uno di metodo e uno di merito.
Per quanto riguarda i motivi di metodo, anche a costo di essere ripetitivi e noiosi, nei giorni scorsi, in occasione della discussione sul decreto-legge sull'avvio dell'anno scolastico (sul quale l'Assemblea si è confrontata a lungo), abbiamo già eccepito le modalità con le quali il Governo sta trattando una materia così delicata come quella dell'istruzione: provvedimenti d'urgenza, lesione dei diritti parlamentari (con un dibattito che, pertanto, è ridotto), decreti-legge omnibus che contengono materie e argomenti diversi tra di loro. Molte delle eccezioni e delle contestazioni che erano state avanzate nei confronti del decreto-legge approvato dalla Camera nei giorni scorsi vengono riproposte anche con riferimento al disegno di legge in discussione. Anche tale provvedimento, infatti, contiene materie diverse: si passa da alcuni «spezzoni» di regolamentazione dell'educazione degli adulti - che sarebbe stato più appropriato trattare in una discussione generale sulla riforma degli organi collegiali - ad argomenti come l'edilizia scolastica, dando ancora una volta una dimostrazione di disomogeneità.
D'altronde, il disegno di legge n. 2272-ter-A ha visto la sua genesi in Commissione cultura attraverso diverse modifiche. È emblematica la trasformazione del titolo iniziale da «Scuola, imprese e società» in «Disposizioni urgenti in materia di pubblica istruzione». Non si capisce da cosa sia determinata l'urgenza, in considerazione del lasso di tempo intercorrente tra la fine dell'esame in Commissione ed il passaggio all'Assemblea del provvedimento, che anzi, nei giorni scorsi, è stato, per così dire, «sorpassato» da un decreto-legge.
Continuiamo, quindi, a denunciare il modo schizofrenico di procedere e la disomogeneità Pag. 19delle materie contenute nel provvedimento in esame. Le attività connesse alle procedure che il Comitato dei nove ha dovuto svolgere sono la più palese dimostrazione di ciò che ho appena affermato.
Abbiamo visto che da parte della stessa maggioranza e della Commissione sono stati presentati molti emendamenti soppressivi, perché numerose disposizioni contenute in questo provvedimento erano già state votate in sede di conversione del decreto-legge n. 147 del 2007.
Vi sono state, quindi, sovrapposizioni e frammentazioni. Credo che questo modo di procedere sia abbastanza anomalo. Entrando nel merito del provvedimento, anche se già soltanto le mie eccezioni sul metodo sarebbero sufficienti a motivare il nostro voto contrario, sono due le critiche principali, di forma e di sostanza, che vanno mosse al testo in esame.
La prima riguarda la compressione delle competenze regionali. Già ieri, in occasione degli emendamenti presentati dall'opposizione e respinti dall'Assemblea, il dibattito si è attenuto proprio alla mancanza di volontà di regolamentare e di accettare ciò che è stato previsto dalla modifica del Titolo V della Costituzione. Le regioni sono sofferenti per un mal celato centralismo burocratizzante, che lede soprattutto l'attività dei corsi di formazione professionale, così importanti per la crescita culturale e per la facilitazione delle giovani generazioni a trovare un lavoro. Un esempio di ciò si può trarre anche dal ricorso alla Corte costituzionale presentato dal Governo contro una legge regionale della Lombardia. Al riguardo, credo che il rigetto di questi emendamenti sia una palese dimostrazione di come il Governo per primo non rispetti la Costituzione.
Il secondo punto, forse ancora più pregnante, riguarda lo smantellamento della riforma Moratti, contenuto in questo provvedimento. Tra le pieghe del disegno di legge, in particolare al comma 8 dell'articolo 1, emerge come si cerchi di smantellare un sistema che si basava sul duplice canale, istruzione e formazione, e sulla conservazione dei licei, ampliati, per quanto riguarda l'offerta formativa, con otto indirizzi. Assistiamo a un ritorno all'antico, a una compressione dell'offerta formativa per gli studenti, sempre secondo una linea che vede, da una parte, la strozzatura del dibattito democratico in aula, e, dall'altra, nel merito, dei colpi di spugna del tutto schizofrenici, senza il coraggio di presentare un progetto alternativo, a quest'aula e all'intero Parlamento.
Entrando nel merito degli emendamenti, Alleanza Nazionale aveva presentato alcune proposte prive di intenti ostruzionistici, che sarebbero state migliorative del provvedimento. Mi riferisco soprattutto all'emendamento relativo alla continuità didattica, bocciato ieri da questa Assemblea senza pensare che vi sarà sicuramente un grave danno per tutti gli studenti se continuerà l'attuale mobilità degli insegnanti e questo clima di incertezza e indeterminatezza delle cattedre. Un altro emendamento importante, che è stato respinto, riguardava la soppressione dei consigli di indirizzo nei comitati provinciali degli adulti. Si tratta infatti di una norma inserita in un contesto, a mio avviso, provvisorio, che andava, invece, approfondita nella discussione sugli organi collegiali, che speriamo di poter iniziare a breve.
Per correttezza, devo rilevare che alcuni aspetti del provvedimento sono stati da noi condivisi. Mi riferisco all'articolo 4 sull'edilizia scolastica, che è sempre e comunque un'emergenza per le nostre scuole. Ma è soltanto un inizio, un palliativo, perché ancora molto bisognerà fare, e auspichiamo che con la legge finanziaria ci si riesca, per la sicurezza delle nostre scuole, per il loro adeguamento alle normative e, soprattutto, per la costruzione di un nuovo modello di scuole, che sia compatibile con l'ambiente. Abbiamo inoltre apprezzato il subemendamento sulla Tarsu, volto a eliminare un grave onere per le scuole. Ciò, però, non è sufficiente. È significativo, anzi, come la Commissione bilancio abbia bocciato l'emendamento relativo al costo dell'IVA: è assurdo che le scuole debbano pagare tale costo, in un contesto che è già di sofferenza per gli istituti.Pag. 20
Per tutti questi motivi, il gruppo di Alleanza Nazionale voterà contro il provvedimento in esame, che riporta indietro le lancette dell'orologio per quanto riguarda la nostra istruzione e il nostro intero sistema educativo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pedrini. Ne ha facoltà.
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, sono obbligato ad intervenire nuovamente in sede di dichiarazione di voto finale, perché ritengo che, per quanto mi riguarda, sia successo un fatto grave.
Leggo testualmente dal resoconto stenografico della seduta di ieri le dichiarazioni del Viceministro Bastico, quando in risposta alle mie osservazioni in merito all'invito al ritiro del mio emendamento 2.2 afferma che «la motivazione è di ordine strettamente finanziario» (mi limito a citare alcuni passaggi, per ristrettezza di tempo). Poi, in modo approssimativo, fa riferimento a numeri che a me non risultano. Dopodiché afferma che il Governo «è stato il primo presentatore di una formulazione normativa analoga a quella che egli ha presentato», cioè che il sottoscritto ha presentato, e mi invita così a ritirare l'emendamento, affermando: «posso qui assumere l'impegno ad accettare un ordine del giorno (...) affinché questa materia venga riproposta all'interno di un quadro legislativo che consenta un'adeguata copertura finanziaria»; infine, conclude affermando che «il Governo si impegna a reperire (...) le necessarie coperture finanziarie», mentre io replico: «Ci indicherà poi il Governo in quale provvedimento inserirà l'impegno che avrà assunto con tale ordine del giorno».
Stamane ho assistito ad una diversa formulazione, e le devo dire, signor Viceministro, che per quanto mi riguarda - è poco influente, lo capisco, perché è un rapporto individuale - la sua credibilità nei miei confronti è seriamente minata. Infatti, se avessi saputo che avrebbe tenuto un atteggiamento così diverso rispetto alle sue affermazioni di ieri sera, mi sarei ben guardato dal ritirare il mio emendamento. Lei mi ha indotto a ritirarlo e credo che si debba assumere le responsabilità di ciò che ha fatto; mi auguro che non si tratti di un atteggiamento comune ad alcuni esponenti del Governo, che intendono un rapporto con il Parlamento - di cui alcuni di loro, tra l'altro, non hanno mai fatto parte, perché sono stati scelti direttamente fuori dalle assemblee parlamentari - teso solamente a fare in modo che le Camere siano esecutrici di ordini del Governo (Applausi del deputato Ciocchetti). Pertanto, mi creda, lo ribadisco, non avrei ritirato quell'emendamento, e ritengo che sia stato assunto un atteggiamento grave, che mi ha indotto a ritirare un emendamento che, altrimenti, non avrei ritirato.
Le dichiarazioni del Viceministro sono agli atti, e prego tutti di leggerle per conoscerle e trarne da parte di ognuno, individualmente, le proprie valutazioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Salerno. Ne ha facoltà.
ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, La Destra boccia completamente il provvedimento in esame, l'ennesimo provvedimento dell'attuale Governo, che procede senza un progetto organico: non si vedono realmente una strategia di buonsenso e una logica che dovrebbero ispirare qualsiasi azione governativa. Boccia, in particolare, il provvedimento in esame sulla scuola, ridotta, per mano della sinistra, a luogo di condizionamento culturale: da luogo di privilegio per una crescita sana, indipendente e autonoma dei ragazzi delle nuove generazioni, diventa invece, in mano a Ministri comunisti, un luogo, purtroppo, di condizionamento politico e culturale.
Devo ricordare come, in mano alla sinistra, la scuola dimenticò di inserire nei libri di testo tragedie come quella delle foibe: anzi, non solo la misconobbe, ma addirittura la definì in maniera fuorviante e falsa. Si è nascosto ciò che è successo nel passato storico della nostra Nazione, e la Pag. 21scuola è stata fatta diventare un luogo non dico di indottrinamento, ma sicuramente di condizionamento culturale
Quando la scuola è in mano a Ministri comunisti - siano essi di Rifondazione Comunista o del partito cosiddetto dei Comunisti Italiani - bisogna non solo diffidare, ma pensare che essa si incammini verso un percorso molto oscuro e improduttivo per le future generazioni.
Basti pensare al fatto che un Ministro molto rappresentativo del Governo - mi riferisco al Ministro degli affari esteri - vada addirittura in visita in Vietnam e dichiari tranquillamente alla stampa internazionale che i vietnamiti comunisti hanno rappresentato un idolo, per lui e per tutta la sua generazione. Ritengo che i comunisti vietnamiti, che hanno sconfitto gli americani, i quali appartengono a quell'Occidente in cui ci riconosciamo tutti, non possano in alcun modo rappresentare un idolo di un ministro del Governo. Ma tant'è, e quindi concludo, signor Presidente, dichiarando che La Destra voterà decisamente e convintamente contro il provvedimento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo, a nome del gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI, per dichiarare che voteremo contro questa accozzaglia di interventi che riportano la scuola indietro nel tempo. Pensare che sono passati altri dieci anni e che questo Parlamento non ha avuto il coraggio di realizzare un minimo di riforma mentre ha inteso cancellare quanto di buono era stato realizzato dal Ministro Moratti e dal Governo precedente, mi sembra castrarsi per far dispetto alla propria moglie. Non credo assolutamente che la scuola abbia bisogno di questa passività.
Se fosse possibile, proporrei che i Ministri non fossero attivisti di partito, perché qui si sta pensando solo a questo pseudo-Partito democratico, e non si sta assolutamente pensando al bene del Paese. Si sta guardando ad un bene di parte e ad un interesse, non solo politico, di parte, mentre non si guarda all'interesse del Paese. Il collega della Destra che mi ha preceduto ha colto il disagio che vi è in tutto il Paese e in tutta la scuola: credo si riferisse al DNA di origine, che non è mutabile, anche se si cambia il nome.
Come abbiamo gioito per Mario Capecchi, e abbiamo detto: è italianissimo e gli hanno assegnato il premio Nobel perché ha il cromosoma italiano, così devo ammettere che non condivido quanto affermato dal collega della Destra, che ha parlato di centrosinistra: si tratta dell'Unione, non del centrosinistra, che è una parola molto più nobile, non rappresentata da questa maggioranza!
Per tali ragioni riteniamo che il provvedimento in esame, recante disposizioni urgenti in materia di pubblica istruzione, rappresenti un'involuzione e una controriforma. Si tratta di una «scivolata» da parte del Governo e di Fioroni. Ricordo che l'onorevole Pedrini, che fa parte della maggioranza, ha affermato: siamo esecutori di ordini del Governo. Lo afferma un membro della maggioranza, e condivido tale affermazione. Egidio Petrini è una persona onesta e corretta e in un momento d'impeto ha detto la verità; siamo vassalli, siamo succubi di un Governo che non c'è, e che continua comunque a dettare legge per cercare di vivere alla giornata e di portare avanti l'occupazione dei posti di potere. In tale contesto la meritocrazia non è assolutamente tenuta in considerazione, non si cerca di puntare sull'intelligenza e sulle risorse umane anche dal punto di vista della scuola, e, a differenza degli altri Paesi, non si fa nulla per la scuola, per le famiglie e per gli studenti.
Cari colleghi, quando i libri costano quello che costano è inutile che poi la Guardia di finanza verifichi se l'aumento è stato concordato o meno tra le varie case editrici: il fatto è che comunque le famiglie hanno messo mano al portafoglio e hanno dovuto tirare fuori quel po' di risorse rimastegli. Considerato che molte famiglie Pag. 22non arrivano a fine mese (sono moltissime, l'indice di povertà dell'ISTAT è quasi del 20 per cento), con il nuovo anno scolastico peggioreranno le loro condizioni e aumenterà la percentuale di famiglie che non riesce ad arrivare alla fine del mese. Tutto ciò per cosa? Per dare un'istruzione ai loro figli.
Di questo si doveva occupare il disegno di legge in esame, contenente disposizioni urgenti: in ciò consisteva l'urgenza, non nel posticipare e nel dire che quello che ha fatto la Moratti è tutto sbagliato e che va cancellato. Si tratta di un atteggiamento maniacale, che è nel cromosoma del Governo: così come ho detto che Capecchi ha il cromosoma italiano, e ne siamo orgogliosi e fieri, in questo Governo c'è un cromosoma comunista che non fa sicuramente bene al Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pettinari. Ne ha facoltà.
LUCIANO PETTINARI. Signor Presidente, Sinistra Democratica voterà a favore del provvedimento in esame, perché esso contiene una serie di novità importanti e positive per il nostro sistema pubblico dell'istruzione.
Voglio ricordare, in particolare, le norme sull'edilizia scolastica, finalizzate alla sicurezza degli edifici. Sappiamo tutti quanto questo sia importante e quanti problemi fin qui si sono verificati.
Ricordo, inoltre, le disposizioni sugli organi di gestione dei centri provinciali per l'istruzione degli adulti e quelle sulla stabilizzazione dei docenti di sostegno e dei docenti che insegnano nelle aree a rischio. Voglio altresì ricordare la serie di provvedimenti sul concorso dei dirigenti scolastici.
È stato possibile, infine, in seguito ad un'ampia discussione e a un positivo confronto finale su questo punto, recuperare il provvedimento sulla limitazione delle spese per la tassa sui rifiuti solidi urbani. Si tratta di una spesa molto onerosa che occupava gran parte del bilancio, in particolare per le scuole elementari. Purtroppo non è compresa nel provvedimento in esame la norma che riduceva l'IVA su spese fondamentali per l'attività degli istituti scolastici. Ci auguriamo, però, che tale disposizione possa essere successivamente recuperata, se del caso con un provvedimento nella legge finanziaria. Ci impegneremo affinché ciò avvenga.
Ricordo anche alcuni passaggi del confronto svoltosi, che è bene sottolineare, anche per un successivo confronto e un successivo approfondimento. In particolare, ricordo l'articolo aggiuntivo Barbieri 1.010, finalizzato a fissare un termine perentorio relativo ai corsi per conseguire l'abilitazione all'insegnamento, ai sensi del decreto ministeriale n. 85 del 18 novembre 2005. Desidero inoltre rimarcare che la relatrice, la collega Sasso, aveva proposto di aggiungere la disposizione secondo la quale gli insegnanti abilitati che non hanno potuto avere l'incarico a partire da quest'anno, potessero vedersi riconosciuta comunque la decorrenza giuridica. Ci auguriamo una successiva discussione, perché questa disposizione possa essere applicata.
In sintesi, il provvedimento che stiamo per votare definisce una serie di questioni importanti per la nostra scuola, ne garantisce la funzionalità e produce passi in avanti sulla qualità dell'attività didattica. Naturalmente pensiamo che l'insieme delle decisioni che abbiamo assunto recentemente, con il disegno di legge in esame e con la conversione del decreto-legge n. 147 del 2007,, possano rientrare in un disegno più ampio e complessivo. Infatti, se è vero che stiamo facendo passi in avanti, è altrettanto vero che molto c'è ancora da fare. A nostro avviso, è necessario - mi rivolgo al Viceministro Bastico - un impegno maggiore sugli aspetti concreti relativi alla scuola, partendo dal fatto che la scuola non può essere considerata solo un costo. È difficile pensare a provvedimenti sulla scuola con il bilancino della legge finanziaria: la scuola non è solo un costo, ma deve essere, anche e soprattutto, un investimento per il futuro. Con tali valutazioni, confermo il voto favorevole Pag. 23di Sinistra Democratica (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Simone. Ne ha facoltà.
TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, pronuncerò una dichiarazione di voto molto sintetica e vorrei anzitutto ringraziare il Governo e la relatrice Sasso per il lavoro ottimo che abbiamo svolto in Commissione e poi in Assemblea.
Mi limiterò a sottolineare taluni aspetti. Questo provvedimento ha avuto un iter non facile, lungo e articolato. Esso contiene norme importanti che riguardano il personale, l'edilizia scolastica, il funzionamento degli istituti tecnici. Vorrei, altresì, ricordare che con alcune proposte emendative, discusse prima in Commissione e poi in Assemblea, abbiamo integrato il contenuto del provvedimento affrontando alcune questioni che in seguito sono diventate un po' il fulcro e il cuore dello stesso disegno di legge (che era stato parzialmente assorbito dal decreto-legge esaminato la scorsa settimana): mi riferisco, in particolare, alla questione del riconoscimento dei titoli in possesso dei cittadini stranieri. Noi riteniamo che tale riconoscimento rappresenti un primo passo non solo verso una semplificazione ed un necessario intervento di tale natura, ma anche verso una cittadinanza sostanziale delle ragazze e dei ragazzi stranieri che si trovano nel nostro Paese.
L'altra questione che ritengo essenziale (e che è stata anch'essa portata come contributo dal mio gruppo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea) è quella relativa alla TARSU. Ho già svolto un intervento in Assemblea sulla proposta emendativa relativa ad essa e non voglio dilungarmi, ma ritengo davvero che questo sia stato un intervento importante - molto importante - per le scuole. Esse, infatti, sono state spesso gravate in modo pesante dal costo della TARSU per le ragioni di un meccanismo che non funziona. Siamo intervenuti su di esso risolvendolo alla radice, liberando gli istituti dai predetti costi, che hanno gravato pesantemente sui bilanci di moltissime scuole elementari e medie. Ritengo che il meccanismo che abbiamo individuato sia di assoluta importanza e rilevanza. Mi fa piacere che si sia registrata in Assemblea una sostanziale unanimità su questo provvedimento, a dimostrazione del fatto che se liberiamo la mente da elementi ideologici - che pure hanno insistito su questo provvedimento (a mio parere, da parte dell'opposizione e in modo sbagliato) - è possibile intervenire su questioni importanti. Ho ascoltato l'intervento della collega Frassinetti: nella scorsa legislatura, avete avuto a disposizione cinque anni ed anche i numeri necessari per intervenire, ma non lo avete fatto. Noi stiamo intervenendo, come nel caso della TARSU, e siamo felici che si sia ottenuto questo risultato.
Sulla questione dell'IVA già ho espresso il rammarico per non aver dato anche questo ennesimo, importante contributo, perché è indispensabile che le scuole siano sollevate dal costo dell'IVA per l'acquisto di beni fondamentali per il loro funzionamento e per la didattica. Su tale aspetto torneremo ad insistere approntando tali misure in occasione del varo dei provvedimenti più opportuni. Vi sono, infatti, altri contesti in cui riproporremo questo tema, come la discussione della legge finanziaria, che inizierà al Senato.
Vorrei evidenziare un ultimo aspetto in relazione alla questione degli organi collegiali che nel provvedimento in discussione non è più affrontata. Vi è un impegno, in accordo con il Governo, per trattare l'argomento in sede di VII Commissione - Commissione cui appartengo - ove vi è l'impulso ad affrontare e aprire la discussione, vista l'importanza di un riordino che dia certezza ad un tema così importante come quello degli organi collegiali.
Pertanto, ritengo che, realisticamente, nelle prossime settimane potremo cominciare l'esame di tale questione, raccordandoci, tra l'altro, con il provvedimento già incardinato nella nostra discussione, che riguarda le norme generali del sistema Pag. 24dell'istruzione; tra l'altro, è prevista anche la discussione di una proposta di legge di iniziativa popolare che insiste proprio sulla questione degli organi collegiali.
L'ultimo passaggio riguarda una questione che pure affrontiamo con rammarico; infatti, una delle proposte emendative contenute nel fascicolo e che è stata dichiarata inammissibile insisteva proprio sull'annosa questione dei corsi abilitanti e del decreto ministeriale n. 85 del 2005.
Su tale questione, la VII Commissione si è già espressa nei mesi scorsi con una risoluzione di cui sono stata, tra l'altro, prima firmataria. Tale risoluzione è stata approvata all'unanimità, per cercare di intervenire sulla situazione al fine di restituire certezza del diritto ai tanti che si sono iscritti a questi corsi (tra l'altro, a pagamento) e che hanno visto, sostan-zialmente - per decisioni delle università, a nostro avviso molto discutibili e sbagliate - un protrarsi sine die e senza termini stabiliti dei corsi stessi. Costoro si sono trovati, purtroppo, quest'anno, in condizioni molto difficili: pur avendo concluso tali corsi abilitanti, infatti, non hanno visto sciogliere la riserva nelle graduatorie permanenti e non hanno avuto, di conseguenza, le supplenze e i passaggi di ruolo.
Esiste un problema serio che va affrontato perché, dopo la risoluzione, è intervenuta una sentenza del Consiglio di Stato. Abbiamo, quindi, l'urgenza di intervenire su questa materia - so che, su questo tema, vi è la sensibilità e l'attenzione da parte del Ministero della pubblica istruzione - ma, ripeto, vi è l'urgenza di intervenire.
La proposta emendativa da noi sottoscritta avrebbe risolto tale questione. Purtroppo non è stato possibile farlo ma, su questo aspetto, il gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea si impegna a fare in modo che - anche in sede di discussione della prossima legge finanziaria - si possa recuperare il contenuto della proposta emendativa respinta e della risoluzione già approvata all'unanimità in Commissione, affinché si chiuda, davvero, questo capitolo e si restituisca certezza del diritto a quanti hanno frequentato e concluso tali corsi abilitanti.
Segnatamente, gli aspetti in questione sono tre: lo scioglimento delle riserve per chi ha concluso tali corsi abilitanti, la decorrenza giuridica dal 1o settembre 2007 per tutti coloro che li hanno frequentati e un termine perentorio di chiusura dei corsi stessi, che deve essere necessariamente definito per porre fine ad una questione che non ha gettato buona luce sul funzionamento del sistema (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, Forza Italia boccia senza appello questo disegno di legge. Infatti, ad eccezione della norma che prevede finanziamenti straordinari del Ministero per il pagamento della tassa sui rifiuti a carico delle scuole, il provvedimento insiste sul blocco del processo riformatore avviato nella scorsa legislatura: tutto ciò, mentre l'Unione europea - come hanno riportato i giornali nei giorni scorsi - boccia ancora la scuola italiana e denuncia i ritardi rispetto al processo di Lisbona.
Ciò, naturalmente, non può che far riflettere il Parlamento; ma soprattutto il nostro voto sarà contrario perché, con questo disegno di legge, tornano i tempi bui dello statalismo, delle leggi omnibus e delle vecchie logiche delle leggine emergenziali.
Dalla centralità del Parlamento che ha accompagnato il processo di riforma della scuola con il Governo Berlusconi, siamo passati a decreti amministrativi autoritari che, o ricalcano leggi già approvate, o si rifugiano nei vecchi modelli di gestione della scuola in contrasto con la più recente legislazione vigente.
In questo provvedimento, in particolare, contrastiamo la statalizzazione dell'istruzione tecnica superiore e dei percorsi Pag. 25di istruzione permanenti, che erano già di competenza regionale prima ancora della riforma del Titolo V della Costituzione.
Se tali norme erano necessarie per avviare meglio l'anno scolastico e garantire un miglior funzionamento, allora possiamo già dire che il provvedimento ha già dimostrato di essere inefficace, perché disfunzioni, ritardi, tagli di personale e di classi che hanno accompagnato l'avvio dell'anno scolastico, con un caos cui non si assisteva da almeno da cinque anni, ci inducono non solo ad affermare che tali misure siano state affrettate ed opportune, ma che addirittura potrebbero creare ulteriore caos nelle scuole.
Per tali ragioni, Forza Italia preannuncia il proprio voto contrario e denuncia tali conati neo-centralisti e statalisti da parte del ministro Fioroni che costituiscono il segno di una disperazione e di una radicale debolezza culturale: di disperazione, perché sono provvedimenti di cortissimo respiro; di radicale debolezza culturale, perché questa sinistra - la sinistra che ha sempre rivendicato nel nostro Paese una propria superiorità intellettuale e morale - oggi non è capace di far altro che restaurare le vecchie logiche stataliste e centraliste, in quanto non è né intellettualmente né moralmente in grado di comprendere e vivere nuove logiche, rese necessarie dalle sfide del nostro tempo.
Soprattutto, questo Governo e questa sinistra rinnegano anche quella stagione di riforme che pure sono state promosse, con altri Governi e in altre legislature, sempre da questa maggioranza. Mi riferisco, naturalmente, all'autonomia, al decentramento e al principio di sussidiarietà orizzontale e verticale, che era stato introdotto con la modifica del Titolo V della Costituzione, che in ogni momento e in ogni norma viene negato da questo Governo, come testimonia anche il ricorso promosso dal Ministro Fioroni dinanzi alla Corte costituzionale avverso la legge regionale della regione Lombardia.
Signor Presidente, per tutte queste regioni il voto di Forza Italia sarà convintamente contrario all'approvazione del disegno di legge in discussione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rusconi. Ne ha facoltà.
ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, signor Viceministro, giustamente è stato detto che il provvedimento che ci apprestiamo ad approvare è complementare al decreto-legge convertito la scorsa settimana. Si tratta di un dato di coerenza per ripristinare serietà e autorevolezza nella scuola italiana - non casualmente coincide con il rinnovo del contratto degli insegnanti per un livello retributivo più adeguato, in futuro ci auguriamo europeo -, volto al ripristino della certezza dell'assolvimento dei debiti scolastici (anche in tal caso per fornire certezza alla scuola italiana), alla copertura dei deficit sulle supplenze maturate negli anni dal 2002 al 2006 (di cui avrebbe potuto dirci qualcosa in più l'onorevole Aprea, viste le sue precedenti responsabilità), alla lotta al precariato e alla dispersione scolastica.
Il Ministro - il quale, vorrei rassicurare il Parlamento e l'onorevole Aprea, non è disperato; anzi, considerato quanto sta operando per la scuola italiana, mi sembra molto convinto delle proprie idee - ha rinunciato ad una nuova riforma della scuola proclamata e mai finanziata.
Vorrei ricordare che nel settembre 2005, il Ministro Moratti disse al Parlamento che, per finanziare la sua riforma, occorrevano 8 mila 320 milioni di euro. Solo 200 fra questi, furono previsti nelle due successive leggi finanziarie.
Si tratta di rispondere concretamente alle esigenze più evidenti della scuola italiana e, in particolare, di passare da una scuola dove la priorità è proclamata ad una scuola dove la priorità è realizzata.
Pertanto, vorrei dire ai colleghi Goisis e Aprea, che con preoccupazione hanno parlato del ruolo della formazione professionale in Lombardia - si tratta di un argomento che penso di conoscere, se non Pag. 26altro per avervi lavorato per almeno otto anni -, che comprendo i problemi e le ambizioni di visibilità politica del presidente Formigoni.
Nei fatti - perché, in relazione alla scuola italiana, ogni tanto dovremmo parlare di fatti - con la legge finanziaria sono previsti 150 milioni di euro per l'assolvimento dell'obbligo scolastico.
Vorrei altresì ricordare che la legge finanziaria per il 2007 aveva previsto che i criteri di finanziamento dei corsi triennali regionali per i quali era riconosciuto l'obbligo scolastico sarebbero stati stabiliti a livello nazionale. Pertanto, vorrei dire a tutti che i centri professionali storici non hanno nulla da temere da questo ricorso, anzi avranno risorse in più.
Come ha evidenziato l'onorevole Aprea in un'interrogazione svolta in VII Commissione con riferimento al caso della Sardegna e come ha evidenziato il sottoscritto riguardo ai problemi della regione Puglia, la presenza di corsi poco seri riconosciuti e finanziati dalla regione non costituisce un dato da cui sia immune qualche regione, tanto meno la Lombardia, come io e l'ex sottosegretario Aprea - oggi deputata dell'opposizione - sappiamo benissimo. Non possiamo, pertanto, erogare denaro pubblico, sottraendolo a chi si occupa della formazione professionale seria in centri di formazione professionale, come i salesiani - cito un esempio -, per darli invece a chi, magari, è più amico degli amici.
Sempre agli amici del centrodestra - in particolare, mi rivolgo al collega Barbieri - dico di smetterla con gli appelli alla parità scolastica. Avete avuto, infatti, cinque anni con 120 parlamentari di vantaggio - lo dico anche con una punta di invidia - per stanziare maggiori risorse nel fondo previsto dalla legge n. 62 del 2000: le stiamo ancora aspettando, non tanto noi, ma le scuole paritarie, in base alle promesse fatte dall'allora Governo Berlusconi.
Siete riusciti invece a togliere 150 milioni di euro dalle previsioni inerenti a quel fondo per il 2007, che il Parlamento ha ripristinato a fatica. Questo è il dato di fatto; pertanto, occorrono meno appelli, meno retorica e più fatti. Invito i colleghi che sono intervenuti a rileggere i dati. Capisco l'imbarazzo, capisco che la collega Goisis non conosca i dati del 2001, 2002, 2003, 2004, 2005 e del 2006 e spero di intervenire per l'ultima volta: la invito a rileggerli, a chiederli ai competenti uffici della Camera, in particolare a quello per le informazioni parlamentari ed al Servizio Studi - Dipartimento cultura, scienze, istruzione. Forse eviteremmo così di perdere tempo in una retorica inutile, che non serve alle scuole paritarie che hanno, in base alla legge n. 62 del 2000, una funzione pubblica importante.
Vorrei terminare il mio intervento ringraziando il Governo e la relatrice Sasso per il lavoro molto faticoso con cui si sono messe insieme varie esigenze e per i risultati raggiunti. Si ricordava la Tarsu quasi fosse una conquista da poco: la collega Alba Sasso, che allora come me occupava gli scranni dell'opposizione, ricorderà che abbiamo fatto tali richieste in altra sede e in altri anni e non sono state minimamente recepite. Bisognerà pur dirlo, Alba Sasso, oggi che portiamo a casa tale risultato!
Al Viceministro, all'onorevole Aprea e ai responsabili della scuola di tutti i partiti dico che la scuola italiana, in un patto di legislatura, ha bisogno di quattro risposte serie e fondamentali ai suoi problemi. Il provvedimento al nostro esame va nella direzione di ripristinare serietà, autorevolezza, e di dare risposte certe alla scuola italiana. In questa direzione saremmo disponibili a recepire i consigli e i contributi di tutti, non per il gusto di aver ragione, ma per il bene della scuola italiana (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente potrebbe sembrare paradossale in questa Pag. 27Assemblea che, da parte di alcune forze rappresentative del centrodestra, venga avanzata, nei riguardi della maggioranza di centrosinistra, una duplice critica.
La prima è quella di non essere sufficientemente riformista nel settore della pubblica istruzione. Ciò significa immaginare, attraverso un progressivo smantellamento delle riforme precedenti (la collega Aprea ha parlato non solo della riforma Moratti, ma anche di quella Berlinguer), una scuola ancien régime, dove si svolgono esami di riparazione, dove si imparano nuovamente le tabelline e si reintroducono i commissari esterni per gli esami di Stato.
La seconda critica è quella di non essere sufficientemente regionalista, ma di accentrare poteri e competenze: al riguardo, sono state citate alcune importanti questioni relative alle competenze in materia di istruzione professionale.
Non ho avvertito neppure da parte dell'onorevole Rusconi, per la verità, risposte adeguate a questo tema; e continuo a riscontrare, io che non sono mai stato culturalmente un uomo di centrodestra, una certa carenza nell'immaginare una scuola del futuro da parte di questo Governo. Si continua a procedere sulla base di provvedimenti parziali e d'urgenza - provvedimenti che mettono insieme un po' di tutto - e non si sottopone all'esame del Parlamento un minimo di programmazione scolastica per il futuro. La mia è un'obiezione che ho avuto occasione di muovere anche durante la discussione del decreto-legge e che ora ripeto in occasione del disegno di legge in esame che, com'è noto, riprende parti del cosiddetto provvedimento Bersani-bis in tema di istruzione professionale. Un disegno di legge - quello in esame - che, grazie al presidente della Commissione cultura, onorevole Folena, è stato trasformato in un provvedimento ad hoc, che però ha tardato ad essere approvato da parte delle Commissioni ed è stato anticipato da un decreto-legge.
Paradossalmente oggi ci troviamo ad esaminare un disegno di legge che contiene o conteneva parti che sono state anticipate ed approvate in quest'Aula con quel decreto-legge. Si tratta, quindi, di un provvedimento abbastanza farraginoso e, da un certo punto di vista, persino contraddittorio.
Non so se la reintroduzione di una scuola del passato, così come viene disegnata oggi, tassello per tassello e non attraverso un piano organico, che non parta più dalla suddivisione in licei ma da una scuola secondaria suddivisa in licei, in scuole tecnico-professionali e formazione professionale, possa essere ritenuta rispondente ai problemi del Paese di oggi.
Penso che occorrerebbe invece introdurre un modello di scuola - come era stata pensata anche nel recente passato - unificata, armonizzata, non selettiva già nella scuola dell'obbligo, come viene invece immaginata oggi, colleghi della maggioranza, con l'introduzione del «pre-esame» alla terza media. Una scuola che seleziona ai livelli alti e consente a tutti di essere frequentata nei livelli più bassi.
Penso che non dobbiamo immaginare una scuola con docenti a cui impedire la libertà di formazione, ma con docenti qualificati, in stretto contatto con gli altri insegnanti, controllati dai dirigenti provinciali, che abbiano contatti periodici con le famiglie, ma che non siano a loro volta controllati dalle famiglie e oggetto di provvedimenti disciplinari.
Alla luce di queste perplessità, che sono sia di ordine generale sia di ordine particolare e pur apprezzando la pazienza mostrata dal Viceministro Bastico che ci ha fornito nel corso di lunghe e faticose sedute il suo qualificato contributo, annuncio che non voteremo a favore del provvedimento in esame.
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Prego, il rappresentante del Governo di considerare tale facoltà concessagli solo nei limiti di una precisazione.
MARIANGELA BASTICO, Viceministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, Pag. 28la ringrazio per avermi dato questa opportunità: dal momento che le parole che l'onorevole Pedrini ha rivolto nei miei confronti segnalano un fraintendimento, chiederei di precisare la mia posizione.
Ritengo infatti, anche per un colloquio personale avuto con l'onorevole, che le valutazioni dello stesso nascano da un fraintendimento della mia proposta di riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2272-ter/5 (Nuova formulazione). Intendo precisare la mia posizione al riguardo perché credo sia fondamentale ripristinare il rapporto di credibilità e di fiducia che deve esistere tra rappresentanti del Governo e rappresentanti - tutti - del Parlamento.
Sono pienamente concorde sull'opportunità di estendere a tutti i dirigenti dei servizi tecnici la sistemazione di carattere finanziario di cui abbiamo parlato. Il Governo, tuttavia, non poteva accettare l'ordine del giorno Pedrini n. 9/2272-ter/5 (Nuova formulazione), dal momento che non è stata ancora quantificata l'entità finanziaria di tale intervento e non era disponibile la copertura finanziaria. Piuttosto che non accettare l'ordine del giorno in questione avevo proposto, alla fine, una riformulazione, condividendo l'impegno a risolvere in questa direzione.
La proposta di riformulazione da me avanzata indicava, pertanto, di valutare la possibilità. Peraltro, non ho inteso che la proposta dell'onorevole Pedrini si muoveva nella stessa identica direzione, quella, cioè, di individuare i meccanismi all'uopo occorrenti, e, pertanto, desidero esprimere la piena concordanza rispetto a tale proposta. Pertanto, la mia indicazione relativa alla possibilità è da identificarsi nel senso «di individuare i meccanismi e le congrue coperture finanziarie al fine di estendere a tutti i dirigenti (...)».
Credo fosse un chiarimento dovuto, perché si è verificato un vero e proprio fraintendimento di volontà e, forse, anche di parole.
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà, con la premessa che la fase di trattazione degli ordini del giorno è già esaurita.
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, devo solo una precisazione di pochi secondi. Accetto le dichiarazioni, sulle quali non posso esprimermi, del Viceministro Bastico.
Per quanto mi riguarda l'incomprensione è chiarita. A questo punto la tecnica parlamentare non ci consente altro che esprimere nuovamente fiducia nel Viceministro che porterà in Parlamento i meccanismi di risoluzione dei problemi sollevati.
(Correzioni di forma - A.C. 2272-ter-A)
ALBA SASSO, Relatore. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBA SASSO, Relatore. Signor Presidente, ai fini del coordinamento formale delle disposizioni contenute nel disegno di legge A.C. 2272-ter-A, propongo, a nome del Comitato dei nove, le seguenti correzioni di forma: all'articolo 1, comma 18, ultimo periodo, come modificato dall'emendamento Benzoni 1.122, le parole: «degli utilmente graduati del primo e secondo settore» sono sostituite dalle seguenti: «degli aspiranti utilmente inclusi nelle graduatorie stesse per il primo e il secondo settore»; al comma 23-bis, introdotto dall'emendamento De Simone 1.125, al terzo periodo, le parole da: «iscritta nello» fino alla fine del periodo sono sostituite dalle seguenti: «del Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche».
Prima di ringraziare tutti coloro che hanno contribuito al buon esito del provvedimento che ci accingiamo a votare mi permetta, signor Presidente, di sollevare anch'io una questione che è stata avanzata dal collega Pettinari e dalla collega De Simone che riguarda l'articolo aggiuntivo Pag. 29Barbieri 1.010 sul quale la Commissione bilancio ha espresso parere contrario e che la Presidenza della Camera ha dichiarato inammissibile.
Voglio segnalare che si trattava di una proposta emendativa, condivisa dall'intera Commissione, che concerneva la questione dei corsi abilitanti, prevedendo una data perentoria ed inderogabile per la conclusione dei corsi stessi e la decorrenza giuridica per coloro che avranno l'immissione in ruolo nel 2008 ma per i quali, quest'anno, non è stato possibile sciogliere la riserva.
Intendo rassicurare le persone interessate che continuerà il nostro impegno - come vi sarà l'impegno del Governo - per risolvere questa annosa questione al più presto, possibilmente già dalla prossima legge finanziaria.
Da ultimo, voglio davvero ringraziare i componenti della VII Commissione, gli uffici della Camera, il presidente della VII Commissione ed il Viceministro Bastico per la sua presenza e la sua preziosa e continua collaborazione.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, le correzioni di forma proposte dalla relatrice si intendono approvate.
(Così rimane stabilito).
(Coordinamento formale - A.C. 2272-ter-A)
PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2272-ter-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2272-ter-A, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Disposizioni urgenti in materia di pubblica istruzione) (Già articoli 28, 29, 30 e 31 del disegno di legge n. 2272, stralciati con deliberazione dell'Assemblea il 17 aprile 2007) (2272-ter-A):
(Presenti 451
Votanti 450
Astenuti 1
Maggioranza 226
Hanno votato sì 237
Hanno votato no 213).
Prendo atto che il deputato Amendola ha segnalato che non è riuscito a votare e che i deputati Tortoli e Lupi hanno segnalato di aver erroneamente espresso un voto favorevole e che avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata e alle 17 con gli altri punti previsti all'ordine del giorno.
La seduta, sospesa alle 13,25, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI