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Seguito della discussione del disegno di legge: Modernizzazione, efficienza delle Amministrazioni pubbliche e riduzione degli oneri burocratici per i cittadini e per le imprese (A.C. 2161-A); e delle abbinate proposte di legge Pedica ed altri; Nicola Rossi ed altri; La Loggia e Ferrigno (A.C. 1505-1588-1688) (ore 15,25).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Modernizzazione, efficienza delle Amministrazioni pubbliche e riduzione degli oneri burocratici per i cittadini e per le imprese; e delle abbinate proposte di legge di iniziativa dei deputati Pedica ed altri; Nicola Rossi ed altri; La Loggia e Ferrigno.
Ricordo che nella seduta del 10 ottobre scorso si sono svolti gli interventi sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 1 e che il relatore e il Governo hanno espresso i rispettivi pareri.
Ricordo che la Commissione bilancio ha espresso il prescritto parere
(vedi l'allegato A della seduta del 10 ottobre 2007 - A.C. 2161 - sezione 2). Al riguardo faccio presente che la Commissione bilancio ha espresso parere favorevole su talune proposte emendative subordinatamente alla loro modifica.
In particolare, il parere è favorevole: sull'emendamento 1.102 della Commissione, a condizione che sia approvato il subemendamento 0.1.102.100 della Commissione medesima e che il testo dell'emendamento in questione sia ulteriormente modificato come indicato nel parere. Segnalo che a tal fine la Commissione ha presentato un apposito subemendamento (0.1.102.101); il parere è altresì favorevole sull'articolo aggiuntivo 10.0100 della Commissione, a condizione che il testo dell'emendamento sia modificato come indicato nel parere. Segnalo che a tal fine la Commissione ha presentato un apposito subemendamento (0.10.0100.100); infine, il parere è favorevole sull'articolo aggiuntivo Turci 18.070, a condizione che il testo dello stesso sia modificato come indicato nel parere. Segnalo che a tal fine la Commissione ha presentato un apposito subemendamento (0.18.070.100).
(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 2161-A)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1
(Vedi l'allegato A - A.C. 2161 - sezione 1). Passiamo al subemendamento Attili 0.1.103.2.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro del subemendamento, formulato dal relatore e dal Governo.
ANTONIO ATTILI. Signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Attili 0.1.103.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 435
Votanti 294
Astenuti 141
Maggioranza 148
Hanno votato sì 103
Hanno votato no 191).
Prendo atto che le deputate Pelino e Mistrello Destro hanno segnalato che non sono riuscite a votare. Prendo altresì atto che il deputato Porfidia ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione del subemendamento Costantini 0.1.103.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Costantini. Ne ha facoltà.
CARLO COSTANTINI. Signor Presidente, colgo l'occasione per spiegare anche le ragioni del voto favorevole sul precedente subemendamento. Sia con la presente proposta subemendativa che con la precedente, si vuole estendere...
PRESIDENTE. Onorevole Costantini, le chiedo scusa, ma sono costretta a toglierle la parola, perché lei ha già parlato sul complesso degli emendamenti. Quando si interviene sul complesso degli emendamenti, non è poi possibile intervenire sugli emendamenti dei quali si è firmatari.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Costantini 0.1.103.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 450
Votanti 445
Astenuti 5
Maggioranza 223
Hanno votato sì 218
Hanno votato no 227).
Prendo atto che il deputato Baldelli ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.103 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 453
Votanti 438
Astenuti 15
Maggioranza 220
Hanno votato sì 438).
Prendo atto che il deputato Baldelli ha segnalato che non è riuscito a votare.
È conseguentemente precluso l'emendamento Costantini 1.75.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 1.26, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 457
Maggioranza 229
Hanno votato sì 215
Hanno votato no 242).
Prendo atto che il deputato Minardo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giudice 1.76, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 458
Votanti 431
Astenuti 27
Maggioranza 216
Hanno votato sì 187
Hanno votato no 244).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giudice 1.80, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 409
Astenuti 47
Maggioranza 205
Hanno votato sì 166
Hanno votato no 243).
Prendo atto che la deputata Zanella ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Boscetto 1.27.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, vorrei sottolineare che tutte le proposte emendative presentate dall'opposizione in generale ed in particolare all'articolo 1 non sono state accolte dal Governo. L'articolo 1 apporta modifiche a vari articoli della legge n. 241 del 1990, recante norme generali che regolano l'attività amministrativa, finalizzate - secondo la relazione illustrativa che accompagna il disegno di legge - a conferire maggiore trasparenza e semplicità alle modalità di svolgimento del procedimento amministrativo. Mi preme rilevare come alcune norme che si applicano all'amministrazione centrale, a nostro avviso, debbano essere estese anche ai livelli locali ed alcune proposte emendative si muovono in questa direzione.
Credo che sia perlomeno opportuno segnalare che vi è un rischio relativo al risarcimento del danno ingiusto. Tale risarcimento, che il testo riconosce indipendentemente dalla spettanza del beneficio derivante dal provvedimento richiesto, può ingenerare, pur essendo condivisibile nelle linee generali - mi rivolgo al sottosegretario Scanu che segue sempre i provvedimenti, tanto da lasciare quasi immaginare che quello che normalmente e volgarmente definiamo il disegno di legge Nicolais potremmo definirlo più propriamente il disegno di legge Scanu, visto che sin dalle prime battute della discussione generale sul provvedimento in esame il sottosegretario Scanu è stato presente in aula - un meccanismo di possibile «sponda» in termini negativi da parte di alcuni dipendenti delle pubbliche amministrazioni. In particolare, con riferimento a questo meccanismo - che, ripeto, negli obiettivi è condivisibile - il titolare di un diritto soggettivo ed un qualsiasi funzionario corrotto nella pubblica amministrazione si potrebbero accordare per mandare per le lunghe il procedimento e non adottare il provvedimento. Prevedere le misure previste nell'articolato indipendentemente, come recita il testo, dal beneficio derivante dal provvedimento richiesto, può, in qualche modo, destare il sospettoPag. 19che si alimentino fenomeni di corruzione interna. Pertanto, invito il Governo a svolgere una riflessione su tale aspetto.
Inoltre, come ho notato all'inizio del mio intervento, risulta curioso il fatto che nessuna delle proposte emendative presentate all'articolo 1 - le sue finalità nel complesso sono condivisibili, ma può comunque essere perfezionato e migliorato nei termini ed in alcuni ambiti di applicazione - sia stata accolta dal Governo.
Pertanto, invitiamo il Governo a compiere una riflessione ed esprimiamo l'auspicio che, per le successive proposte emendative, si instauri una discussione il più possibile serena, costruttiva e aperta: riteniamo, infatti, che sia interesse di tutti agevolare e regolare una pubblica amministrazione il più possibile efficiente, non creando strumenti attraverso i quali, seppur con condivisibili finalità di maggiore efficienza delle pubbliche amministrazioni, alcune deviazioni, invece, costino caro alle amministrazioni medesime, senza ottenere il beneficio che il legislatore si propone di raggiungere.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 1.27, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 454
Votanti 452
Astenuti 2
Maggioranza 227
Hanno votato sì 209
Hanno votato no 243).
Prendo atto che il deputato Minardo ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Tabacci ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Boscetto 1.11.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, non prenderemo puntigliosamente la parola su ogni proposta emendativa, ma svolgo il mio intervento a scopo esemplificativo.
Anche nelle norme che si propongono di stabilire, nell'interesse del cittadino che si confronta con la pubblica amministrazione, un elemento di possibile certezza (che non è l'unico) e di affidabilità (ossia la predeterminazione di termini entro i quali si debba ottenere un provvedimento ed esaurire un iter amministrativo), tale elemento di certezza è riassorbito, eliso e quasi annullato dalla previsione di una serie di criteri, come quello della sostenibilità dei termini in base all'organizzazione amministrativa, alla natura degli interessi e alla particolarità del procedimento: aspetti logici e razionali al massimo livello, ma che contraddicono il rigore della predeterminazione dei termini, che invece sarebbe una delle finalità perseguite.
Per questo motivo i colleghi - dei quali credo di interpretare le intenzioni - hanno presentato l'emendamento in esame, che è corretto e cerca perlomeno di rendere stringenti i termini stessi. Votando contro tali proposte emendative - mi rivolgo soprattutto ai colleghi della maggioranza - si adotta un provvedimento largamente destinato alla «platonicità» e all'inefficacia. Preannunzio, pertanto, il nostro voto favorevole sull'emendamento Boscetto 1.11 e sulle altre proposte emendative di contenuto similare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, torno rapidamente sulla questione dei termini, sollevata dal collega di Alleanza Nazionale. Gli emendamenti a prima firma dell'onorevole Boscetto, capogruppo di Forza Italia in Commissione affari costituzionali,Pag. 20rendono possibile un'applicazione della norma senza le «stringenze» che, considerata la ratio della stessa, metterebbero la pubblica amministrazione e le pubbliche amministrazioni - come noi auspichiamo, nell'ottica di un ampliamento delle norme di tal genere - in una condizione di sudditanza rispetto ai termini, che rischiano, forse, di apparire troppo stringenti.
Ampliamenti di termini di questo tipo servono a conferire un maggiore agio: considerato che, laddove il termine non sia previsto, questo è stabilito in trenta giorni, vi sono emendamenti che servono, appunto, ad accrescere l'agio per le pubbliche amministrazioni senza metterle nelle condizioni di dover pagare un danno ingiusto, derivante da una lesione di interessi - ritenuti legittimi - che sono mortificati, proprio perché la pubblica amministrazione non risponde con un atto e non adotta un provvedimento nell'arco di tempo fissato o, se non fissato, nei trenta giorni previsti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 1.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 456
Maggioranza 229
Hanno votato sì 212
Hanno votato no 244).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bafile 1.71, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 462
Votanti 459
Astenuti 3
Maggioranza 230
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 253).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buontempo 1.72, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 450
Votanti 324
Astenuti 126
Maggioranza 163
Hanno votato sì 84
Hanno votato no 240).
Prendo atto che il deputato Lovelli ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Giudice 1.77.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giudice. Ne ha facoltà.
GASPARE GIUDICE. Signor Presidente, colleghi, vorrei ricordare che l'articolo 17, comma 1, lettera f), della legge Bassanini 15 marzo 1997, n. 59, recante «Delega al Governo per il conferimento di funzioni e compiti alle regioni ed enti locali, per la riforma della Pubblica Amministrazione e per la semplificazione amministrativa», prevede, per i casi di mancato rispetto del termine del procedimento o di mancata o ritardata adozione del provvedimento, forme di indennizzo - ripeto indennizzo - automatico e forfetario a favore dei soggetti richiedenti il provvedimento.
Nello spirito dell'emendamento, vorrei aggiungere che sarebbe pericoloso parlare di risarcimento del danno, perché si aprirebbe certamente un contenzioso dovuto alle richieste dei cittadini utenti, che ricorrerebberoPag. 21all'applicazione di questa norma, con un aggravio considerevole a carico dei bilanci delle amministrazioni pubbliche. L'emendamento è mirato solamente a mutare la dizione «risarcimento del danno» con quella di «indennizzo», così come, peraltro, prevede una legge.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giudice 1.77, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 455
Votanti 410
Astenuti 45
Maggioranza 206
Hanno votato sì 164
Hanno votato no 246).
Passiamo alla votazione dell'emendamento D'Alia 1.73.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, vorrei chiedere, anche a nome dei colleghi, un po' più di serenità nella fase delle votazioni. Considerato che siamo sottoposti a un fuoco di fila di emendamenti su una materia così complessa, credo che sia anche giusto che i colleghi deputati siano nelle condizioni di capire di cosa stiamo parlando.
Nel caso specifico, stiamo parlando di una proposta che riteniamo dannosa e che vorremmo sopprimere con un nostro emendamento. Essa riguarda l'introduzione della multa per le amministrazioni che non rispettino il termine di conclusione del procedimento.
Capisco lo spirito, che forse sarebbe anche condivisibile, con cui è stata formulata questa proposta. Al di là dell'ipotesi del risarcimento del danno per ritardo doloso o colposo da parte del funzionario responsabile del procedimento, che è disciplinato dal comma 1 dell'articolo 2-bis della legge n. 241, introdotto dal provvedimento in esame con l'articolo 1, comma 1, lettera c), che intendiamo salvaguardare, il comma 2 del medesimo articolo introduce la figura della multa, che viene parametrata successivamente, se non ricordo male, a una sanzione che oscilla da 50 a 250 euro, per una responsabilità formale dell'amministrazione che, indipendentemente dal dolo o dalla colpa, qualora adotti il provvedimento oltre il termine assegnato, è soggetta a questa sanzione.
In questo caso, la giurisdizione è di merito ed esclusiva del giudice amministrativo che, di fatto, viene trasformato in un vigile urbano. Capisco lo spirito della proposta, ma riteniamo che occorra andare oltre, ossia che il tema non sia l'applicazione della sanzione, perché così rischieremmo di intasare i tribunali amministrativi del nostro Paese anche di cause temerarie.
Siamo d'accordo, come ho già detto, su quanto stabilito dal comma 1, che dà corso al risarcimento del danno indipendentemente dalla valutazione dell'elemento soggettivo e dalla produzione di un danno.
Ma, laddove si introducesse la contemplata ipotesi di responsabilità formale dell'amministrazione, a pagare non sarebbe il funzionario, bensì l'amministrazione. È proprio così! È riportato, caro collega Giovanelli, nel testo al comma 2, in cui è scritto: «Indipendentemente dal risarcimento del danno di cui al comma 1», su cui poi potrà insistere l'azione di rivalsa nei confronti del funzionario. Ciò riguarda, però, l'ipotesi risarcitoria, collega Giovanelli, e quella qui prevista, in cui si afferma sostanzialmente che, a prescindere dall'elemento soggettivo (colpa o dolo) e a prescindere dal danno effettivamente arrecato al soggetto istante, qualora venga violato il termine previsto dalla norma, il giudice amministrativo accordaPag. 22una sanzione pari a 50 euro (nel minimo) o a 250 euro (nel massimo). Ciò ricadrà sull'amministrazione e non sul funzionario che ha determinato il ritardo.
Credo che si tratti di un modo di «scaricare» sull'amministrazione un ulteriore sistema di inefficienza. Al contrario, si dovrebbe ampliare la sfera del silenzio-assenso e si dovrebbero introdurre meccanismi che, invece, non vengono inseriti: infatti, al comma 3 - di cui chiediamo la soppressione - si prevede che tale norma possa valere per le amministrazioni dello Stato, ma non per quelle delle regioni e degli enti locali, per le quali vi è bisogno dell'emanazione di un regolamento, del parere della Conferenza unificata e via dicendo.
In altre parole, parliamo di norme-manifesto, che postulano il principio di un presunto miglioramento dell'efficienza dell'amministrazione, ma in realtà creano un danno, senza alcun vantaggio per i cittadini.
Per queste ragioni, chiediamo la soppressione della multa che - lo ripeto - trasforma i giudici amministrativi in vigili urbani e non consente ai cittadini di ottenere un effettivo ristoro, in quanto al cittadino interessa l'adozione del provvedimento, non la sanzione. In caso contrario, ci potremmo trovare anche di fronte ad una serie di contenziosi e di liti temerarie disseminate presso tutti i giudici amministrativi d'Italia.
Noi chiediamo invece di semplificare, razionalizzare e rendere più efficiente il profilo del procedimento, così come si è realizzato - e ne do atto al Governo - con l'abbreviazione dei termini per la conclusione dei procedimenti e con la semplificazione ed il miglioramento delle procedure relative ai ricorsi straordinari al capo dello Stato: percorriamo questa strada, non inventiamoci espedienti che, alla fine, non agevolano i principi di buon andamento e di imparzialità, ma appesantiscono inutilmente l'attività amministrativa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, la mia sensazione è che rischiamo di passare, come spesso accade, dal nulla al troppo. Nel caso specifico, con i commi 2 e 3 stiamo addirittura prevedendo una multa, che sarebbe da versare all'istante, nel senso di colui che insta, cioè colui che chiede.
Dunque, il cittadino che vede inosservati alcuni termini, oltre alla facoltà di poter attivare un'azione di indennizzo o di risarcimento - prima il collega ne ha distinto il significato - ha diritto anche ad esigere una multa dall'amministrazione o dall'amministratore che non abbia concluso il procedimento entro quella scadenza.
Di fronte a un passaggio di questo genere, annuncio che il mio gruppo parlamentare si astiene. Infatti, per un verso non vogliamo osteggiare alcun provvedimento che ponga il diritto del cittadino al centro delle nostre attenzioni e della nostra privilegiata attenzione, ma per altro verso vogliamo anche evitare che tutto ciò si risolva in una selva di «grida manzoniane», che non riesce a portare ad effetto alcuna delle sue sanzioni e paralizza addirittura la pubblica amministrazione, mettendo l'un contro l'altro i funzionari stessi, e finisce perfino per riverberarsi in un danno che la pubblica amministrazione come tale, anche a prescindere dalla responsabilità del singolo, finisce per patire in proprio; tant'è vero che - lo preannuncio - aderiremo ad alcune proposte emendative successive che, in qualche modo, tentano di recuperare il danno che deriverebbe per la pubblica amministrazione e per l'erario a causa della responsabilità di un singolo.
Per tali ragioni, che credo di avere espresso con sufficiente chiarezza e sintesi, non possiamo votare contro perché il principio generale è sano, ma l'applicazione pratica è decisamente velleitaria e la casistica che ne può derivare è paralizzante per la pubblica amministrazione, e non la renderebbe affatto più veloce e più ottemperante.Pag. 23
Quindi - ripeto - annuncio un voto di astensione sul pur apprezzabile emendamento in esame, proposto dal collega D'Alia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, quanto affermato precedentemente vale a maggior ragione per la questione della multa perché, se nel caso del risarcimento del danno bisogna accertare il dolo o la colpa, nel caso della multa abbiamo una corresponsione quasi automatica che può ingenerare un meccanismo perverso grazie al quale - diciamo così - si farebbe il tifo affinché la pubblica amministrazione, a fronte di un'istanza presentata, non risponda entro il termine previsto per incassare la cosiddetta multa. Si deve affrontare con maggiore prudenza un tale argomento proprio per non trovarci di fronte ad una quantità impressionante di ricorsi.
Inoltre, se questa normativa possiede un valore intrinseco ed è finalizzata alla modernizzazione della macchina della pubblica amministrazione, si deve riflettere sulla necessità di ampliare questo genere di disciplina non solo alle amministrazioni pubbliche statali ma anche alle regioni, alle province e gli enti locali.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Alia 1.73, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 407
Astenuti 49
Maggioranza 204
Hanno votato sì 125
Hanno votato no 282).
Prendo atto che l'onorevole Volontè ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Costantini 1.74.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, è stato respinto la nostra proposta emendativa che evidenziava come la multa non fosse pagata dal funzionario inadempiente ma dall'amministrazione e quindi dai cittadini stessi. L'emendamento Costantini 1.74 presentato dai colleghi dell'Italia dei Valori - sul quale esprimeremo voto favorevole - consente almeno di accertare la responsabilità personale del funzionario che arreca questo ulteriore danno alla pubblica amministrazione e cerca di non «scaricare» sui cittadini un'inadempienza che, nel caso della multa e del vigile urbano di cui parlavo precedentemente, ricadrebbe solo ed esclusivamente sulla pubblica amministrazione e sul cittadino contribuente.
Per tale ragioni voteremo a favore dell'emendamento dei colleghi del gruppo dell'Italia dei Valori che prevede per l'accertamento della responsabilità del funzionario inadempiente la trasmissione degli atti alla procura regionale della Corte dei conti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Belisario. Ne ha facoltà.
FELICE BELISARIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la ratio dell'emendamento Costantini 1.74 consente - come diceva il collega D'Alia - che il funzionario «maldestro» o negligente possa essere individuato senza «scaricare» sulla pubblica amministrazione i danni di uno scorretto comportamento. Inoltre, un tale esborso diverrebbe per la pubblica amministrazione un debito fuori bilancio e come tale mi sembra che una comunicazione alla procura regionale della Corte dei conti sarebbe il minimo che dobbiamoPag. 24prevedere, perché in questi casi ci troviamo di fronte ad una sanzione progressiva e, quindi, non necessariamente di importo minimo.
ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Signor Presidente, il parere contrario sull'emendamento Costantini 1.74 è motivato dal fatto che l'amministrazione possiede tutti gli strumenti per individuare il funzionario negligente, senza dovere necessariamente oberare la Corte di conti con una mole significativa di lavoro per cifre che vanno dai 50 ai 250 euro. Inoltre, le singole amministrazioni possono senz'altro individuare i funzionari responsabili per eventualmente rifarsi sulle parti accessorie dei loro stipendi.
Se si tratta di debiti oltre le previsioni di bilancio, i colleghi sanno che, di fatto, essi devono esser già segnalati alla Corte dei conti, quindi non vi è alcun bisogno di un'ulteriore previsione in merito. Non vi è una contrarietà sulla necessità del controllo. Tuttavia, riteniamo di evitare l'eccessivo ricorso alla Corte dei conti, che rischiamo di oberare di lavoro su questioni che le singole amministrazioni devono essere in grado di gestirsi autonomamente, fermo restando il controllo della stessa Corte dei conti sui debiti fuori bilancio, che già esiste.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raiti. Ne ha facoltà.
SALVATORE RAITI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, intervengo solo per comunicare la mia volontà di sottoscrivere l'emendamento in esame, perché, pur comprendendo le ragioni sollevate dal relatore, ritengo che l'emendamento in esame possa costituire una sorta di deterrente reale, e, considerato che sono stati eliminati gli istituti di controllo di una volta, come i Coreco provinciali e regionali, credo che sia assolutamente importante instaurare un controllo esterno sugli enti locali che consenta di applicare sanzioni certe efficaci ed efficienti. In tale ipotesi si possono certamente verificare (si tratta dell'altro lato della medaglia cui facevo riferimento) gli inconvenienti testé enunciati, però è anche vero che l'emendamento in esame ha l'efficacia, dal punto di vista simbolico, di deterrente e potrebbe riportare un po' più di efficienza all'interno della pubblica amministrazione, e Dio solo sa quanto ve ne sia bisogno!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, il principio che intendo esporre è il seguente: quando il cittadino sbaglia - e spesso anche se non sbaglia - tecnicamente è sempre tenuto a pagare, quindi paga, paga e paga mentre l'amministrazione non paga mai! Ciò significa che la bilancia è assolutamente squilibrata e pende sempre dalla parte dello Stato e delle pubbliche amministrazioni. Riteniamo pertanto opportune tutte le misure che, in qualche modo, servono a riequilibrare la bilancia e a responsabilizzare la pubblica amministrazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci troviamo di fronte un altro passaggio abbastanza paradossale del nostro contraddittorio. Comprendo la buona fede, sicuramente indiscutibile, dell'onorevole Giovanelli, ma la norma in esame è l'unica che, in qualche modo, potrebbe imprimere un tasso di serietà alla sanzione che si è prevista nel passaggio precedente. Si tratta dunque di un principio di responsabilizzazione. Tuttavia, siamo in Italia, onorevoli colleghi, ed immagino soltanto cosa accadrà in ogni caso specifico nel quale si porrà la responsabilità di un funzionario,Pag. 25il quale certamente individuerà altri tre corresponsabili nell'ambito della pubblica amministrazione di cui fa parte (una provincia, un comune o un'altra pubblica amministrazione), e forse con qualche fondamento perché quasi mai le responsabilità in un procedimento complesso finiscono per essere semplicemente riassunte in capo ad una persona. Quindi, si verificherà un contraddittorio interno all'ente per capire chi sia stato corresponsabile di un certo ritardo o di una certa inadempienza. Tutto ciò certamente comporta delle conseguenze, perché se si deve segnalare alla procura della Repubblica presso la magistratura amministrativa e contabile una responsabilità non v'è dubbio che vi sarà - forse, ma mi auguro di no - un affollamento di procedimenti presso tale magistratura, tuttavia non possiamo evitare le suddette conseguenze. Come abbiamo voluto allungare il passo in una direzione, così non possiamo non accettare le possibili conseguenze di tale passo.
Non v'è dubbio - come hanno detto egregi colleghi - che non possono essere il cittadino e le casse pubbliche a sopportare il costo economico e sanzionatorio delle inadempienze o degli errori o, ancora, delle «indiligenze» del singolo funzionario, altrimenti sarebbe il cittadino, a sua volta, a pagarle e tutto ciò sarebbe assolutamente allucinante.
Quindi l'emendamento Costantini 1.74 è correttissimo. Come gruppo di Alleanza Nazionale, vogliamo dire che abbiamo sempre avuto il massimo rispetto delle autorità amministrative e delle loro altissime funzioni che, in un Paese moderno, sono il cuore del rapporto con il cittadino. Non vogliamo fare i Savonarola dal pergamo, infierendo contro l'amministrazione genericamente, quasi seguendo un'ondata assolutamente demagogica, che sta anche suscitando qualche richiamo nel Paese. Non c'è dubbio, però, che se ci poniamo su un piano di rigore non possiamo non trarne le debite conseguenze: è quindi coerente che noi, in tale visione di insieme, voteremo a favore dell'emendamento Costantini 1.74.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. A nome del gruppo La Destra, annuncio voto favorevole sull'emendamento Costantini 1.74, perché il problema della pubblica amministrazione, in realtà, risiede nel fatto che vi sono mille rivoli in cui si perdono le responsabilità. Il cittadino, anche quando intende tutelare non il suo diritto, ma il diritto ad una corretta amministrazione pubblica, alla fine resta privo di strumenti. Come diceva in precedenza un collega, scellerate leggi di modifica delle regole nella pubblica amministrazione hanno eliminato tutti gli elementi di controllo. Non vi è più il segretario comunale che era un'autorità terza, ossia rappresentava lo Stato all'interno dei comuni. Ora i segretari generali dei comuni sono dipendenti dei sindaci, quindi sono persone che tendono a compiacere i sindaci stessi, non a esprimere un giudizio nel merito e in base a determinate regole, avendo di mira non la difesa del bene comune, ma solo il bene che piace ad una certa amministrazione.
Oltre alla eliminazione della figura del segretario generale dei comuni, si è avuta l'eliminazione dei Coreco, che non erano perfetti e che dovevano essere modificati e migliorati. In realtà, eliminati anche i Coreco, vi sono comuni che fanno ciò che vogliono anche in rapporto alle spese ed alle consulenze. Addirittura, vi sono comuni che incassano entrate pubblicitarie e che non le inseriscono all'interno del bilancio perché le ritengono quasi donazioni che possono utilizzare come meglio ritengono. A Roma vi è un esempio di tale pratica, che denuncerò nei prossimi giorni.
Da ciò deriva la necessità di essere più rigidi, non meno rigidi, non al fine di tenere in condizioni di minore libertà i funzionari e i dirigenti dei comuni: infatti, i dirigenti dei comuni, come i bravi consiglieri comunali, vogliono più controlli e più regole, non meno controlli e meno regole, perché minori controlli aiutano i farabutti e non le persone perbene. Le persone perbene sanno che con più controlliPag. 26c'è anche un giudizio di merito sulla loro attività.
Per tali motivi, preannuncio il voto favorevole - mio e della componente la Destra del gruppo Misto - sull'emendamento Costantini 1.74.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lucchese. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi pare che l'emendamento in esame preveda l'obbligo minimo che si possa chiedere per responsabilizzare il funzionario. Se non approveremo l'emendamento Costantini 1.74 concederemo l'impunità al funzionario, che potrà fare ciò che vuole. Sappiamo tutti che nella pubblica amministrazione l'arroganza del potere non è espressa dall'amministratore, ma è esercitata dai pubblici dipendenti. Se concederemo a questi ultimi l'impunità, non ci sarà più la sicurezza della responsabilità del funzionario e i cittadini saranno nelle mani di chi esercita tale potere e, quindi, in balìa dell'arroganza del potere da parte del dipendente e da parte del funzionario di turno. Mi pare ovvio dover responsabilizzare il funzionario. Mi sembra pertanto opportuno che l'emendamento Costantini 1.74 sia approvato, così come ha spiegato, poco fa, anche il collega D'Alia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Turci. Ne ha facoltà.
LANFRANCO TURCI. Signor Presidente, per quanto riguarda l'emendamento Costantini 1.74, non comprendo francamente perché il relatore abbia espresso parere contrario. Stiamo cercando di inserire nella pubblica amministrazione meccanismi più chiari di responsabilità e trasparenza. Questa norma chiude il cerchio della responsabilità e della trasparenza; senza tale previsione normativa, si dà quasi l'idea che, in qualche modo, si voglia fare una riforma a metà. Credo, quindi, sia giusto accettare questo emendamento e pregherei il relatore di riconsiderare il parere espresso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, brevemente, credo che il collega relatore, nel suo primo intervento, avesse fatto comunque capire che non vi era - l'ha detto esplicitamente - una ostilità sul merito dell'emendamento Costantini 1.74, ma avesse fornito una valutazione di opportunità, ossia che non fosse necessario appesantire la procura regionale della Corte dei conti in una materia certamente rilevante per le finalità di questo provvedimento, ma non tanto da arrivare al punto di recepire quanto proposto dall'emendamento in esame. Infatti, avendo la possibilità di individuare il responsabile del procedimento, la definizione di tempi certi e l'emissione di una multa, si è perfettamente in grado di individuare la responsabilità di chi abbia operato in modo negligente.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 16,05)
MARCO BOATO. Mi permetto di farmi carico, da una parte delle preoccupazioni e delle chiarificazioni del relatore, che ha già parlato, dall'altra parte devo rilevare che diversi colleghi - sia della maggioranza sia dell'opposizione - hanno posto la questione in modo più stringente.
Chiedo, quindi, al relatore ed alla Presidenza, se quest'ultima mi autorizza a farlo, di accantonare l'esame dell'emendamento Costantini 1.74, in modo che domani alle 9, prima della seduta, si possa rivalutarlo in sede di Comitato dei nove, eventualmente in uno spirito consensuale. Non so se il relatore sia disposto ad accettare la mia proposta e se la Presidenza lo consenta.
PRESIDENTE. Chiedo al relatore di esprimersi sulla proposta di accantonamento formulata dall'onorevole Boato.
Pag. 27ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Sì, signor Presidente, sono d'accordo con la proposta di accantonamento dell'emendamento Costantini 1.74.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Giovanelli.
Avverto pertanto che, non essendovi obiezioni, deve intendersi accantonato l'esame dell'emendamento Costantini 1.74.
Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento 1.100 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, preannunzio che il nostro gruppo voterà contro l'emendamento 1.100 della Commissione, salvo che il relatore non ci fornisca un chiarimento. Infatti, il testo del comma 2 prevede che l'Amministrazione adotti il provvedimento anche nel caso in cui gli organi chiamati ad esprimere un parere obbligatorio nell'ambito del procedimento amministrativo non si siano espressi nei termini e fa salva la responsabilità dell'organo che adotta il provvedimento finale. Ritengo che sia un'impostazione corretta, che tuttavia lascia libera la possibilità di accertamento di eventuali responsabilità di natura dolosa o colposa del funzionario responsabile che abbia, in qualche modo, anche in concorso, prodotto l'omissione dell'organo chiamato ad esprimere il parere ed altro.
L'emendamento 1.100 della Commissione sostituisce, all'esenzione di responsabilità dell'organo, l'esenzione di responsabilità dei soggetti responsabili dell'adozione del provvedimento finale. Ciò significa - salvo che non vi sia un'interpretazione diversa da parte del relatore - che qualora il soggetto (ossia la persona fisica che disimpegna in quel momento la funzione di responsabile del procedimento, di soggetto titolare o dirigente che adotta il provvedimento) avesse, in qualche modo, preordinato il silenzio dell'organo chiamato a formulare un parere obbligatorio su un determinato procedimento o atto, verrebbe dichiarato esente da responsabilità ex lege. Poiché ritengo che questa sia una soluzione aberrante, sarebbe opportuno ripensare l'emendamento 1.100 della Commissione e lasciare inalterata la formulazione originaria perché, altrimenti, con questo tipo di norma, renderemmo immuni coloro i quali adottano gli atti anche qualora vi sia una loro responsabilità nella mancata espressione di un parere ed altro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, come componente la Destra del gruppo Misto, riteniamo che nell'ambito della pubblica amministrazione occorra unicamente una responsabilità individuale, anche in linea con i poteri che le sono stati conferiti. Chi viene eletto è soggetto a mille controlli: dell'opinione pubblica, delle assemblee, dei dibattiti, dell'ente comunale o di altro ente locale ove svolge la propria attività.
Invece, alla burocrazia viene attribuito un potere enorme, che viene esercitato in stanze chiuse, dove l'occhio del cittadino non può entrare. Pertanto, occorre una responsabilità individuale se vogliamo una pubblica amministrazione corretta, che dia anche forza ai funzionari, in quanto occorre tutelare il funzionario onesto (ve ne sono moltissimi). Invece, nel sistema della deresponsabilizzazione personale si incentiva la superficialità nel compimento degli atti o, quanto meno, una relazione che non sempre risponde a criteri di pulizia morale e onestà personale.
Pertanto, la responsabilità individuale è essenziale se non vogliamo colpi di spugna, se non vogliamo coprire i molti amministratori che, all'interno della pubblica amministrazione, non pensano al bene comune. Quindi, l'emendamento in discussione rappresenta una cortina fumogena che si vuole alzare per eliminare le responsabilità individuali che, invece, occorre individuare e rafforzare per responsabilizzare gli amministratori suddetti al compimento del proprio dovere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, naturalmente, rischiamo di tediare i colleghi, specialmente coloro che sono meno appassionati di disquisizioni giuridiche. Tuttavia, stiamo maneggiando questioni di straordinaria delicatezza, nelle loro implicazioni. In parole semplici, supponiamo che un soggetto venga a contatto con la pubblica amministrazione la quale deve emanare, su istanza dello stesso soggetto, un provvedimento di carattere autorizzatorio (ad esempio, una concessione per la realizzazione di un'opera o, comunque, un provvedimento importante che coinvolge interessi di grande rilievo). Supponiamo, altresì, che l'amministrazione o l'organo che deve emanare la concessione, autorizzazione o deve rendere la risposta debba attingere un parere, che supponiamo di carattere tecnico, per l'esecuzione, in condizioni di sicurezza, di un'opera pubblica, anche di grandi dimensioni e portata. Supponiamo che, per incuria o per inadempienza dell'organo che deve rendere il parere tecnico o procedere ad una consistente e sostanziosa istruttoria, l'organo che deve rilasciare il provvedimento finale debba comunque provvedere al rilascio del provvedimento a causa della scadenza dei termini, senza avere acquisito il menzionato parere. Con la norma in discussione - che la Commissione recepisce in un proprio emendamento - si sta stabilendo che l'organo che emette il provvedimento finale non può essere responsabile, se la responsabilità appartiene all'organo che avrebbe dovuto rendere il parere.
Pertanto, il soggetto terzo ed esterno - lo ripeto, non stiamo parlando di quisquilie, bensì di interessi spesso miliardari o che, comunque, possono riguardare la sicurezza delle opere pubbliche, delle acque, del lavoro o qualsiasi altra materia si possa immaginare - deve farsi carico di comprendere chi sia stato il soggetto responsabile: colui che ha emesso il provvedimento oppure il segmento istruttorio che non ha funzionato? Tutto ciò è concepibile? Mi appello alla sensibilità dei giuristi, degli amministrativisti e forse anche dei giuscivilisti per chiedere, in particolare, se ciò sia accettabile. Sono preoccupato in maniera molto seria, in quanto non si tratta di una formuletta insignificante da approvare o no.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 16,15)
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Ritengo pertanto di condividere le serie perplessità espresse dal collega D'Alia e vorrei far presente - non per partito preso - che se l'emendamento in discussione mantiene questa formulazione il gruppo Alleanza Nazionale, considerata la propria debita prudenza e chiarezza, esprimerà voto contrario, non assumendosi la corresponsabilità di tale formulazione.
ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Signor Presidente la questione è abbastanza semplice in quanto il provvedimento al nostro esame cerca di definire tempi certi di risposta della pubblica amministrazione e di superare alcune delle pieghe opache dell'attuale stesura della legge 7 agosto 1990, n. 241 che ne hanno impedito l'effettività.
Accade, infatti, che l'istante formuli una richiesta alla pubblica amministrazione la quale, per rispondere, è tenuta a chiedere un parere obbligatorio ad un altro ente. In precedenza, prima di tale formulazione, «lì cadeva l'asino» in quanto i tempi non erano più certi e si prolungavano all'infinito lasciando il cittadino, che dovrebbe essere il fulcro delle nostre preoccupazioni, in balia dei rimpalli della burocrazia. Con tale previsione affermiamo che l'amministrazione competente per l'istanza del cittadino, qualora abbia richiesto il parere obbligatorio ad unPag. 29altro ente che non lo fornisce nei tempi previsti, ha la facoltà - qualora il parere sia obbligatorio - di procedere anche in assenza del parere. Qualora il parere sia facoltativo, invece, l'amministrazione ha l'obbligo di procedere anche in assenza di tale parere. Il tutto è previsto a tutela del cittadino istante, al fine di non fargli pagare il prezzo delle nostre inefficienze.
La proposta emendativa della Commissione prevede, infatti, una forma di tutela. In tal modo si prevede l'obbligo del responsabile a concludere il procedimento oppure a valutare, facoltativamente, di chiuderlo. Così facendo tuteleremo il funzionario, il dirigente responsabile che vorrà applicare i buoni contenuti di questa parte del provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Costantini. Ne ha facoltà.
CARLO COSTANTINI. Signor Presidente, desidero ricordare ai colleghi che mi hanno preceduto che siamo di fronte ad una situazione completamente diversa da quella che abbiamo esaminato prima. Qui non parliamo dell'ipotesi della sanzione, ma della responsabilità e dell'azione di risarcimento del danno che evidentemente non può colpire l'organo, ma colpisce potenzialmente il soggetto interessato.
Del resto questa stessa formulazione è stata utilizzata anche alla successiva lettera g) - da qui anche l'esigenza di approvare l'emendamento per coordinare complessivamente il testo - laddove è previsto che «i soggetti - piuttosto che l'organo - responsabili dell'adozione del provvedimento non possano essere chiamati», e ciò perché l'azione di risarcimento del danno evidentemente va esercitata nei confronti della persona, del soggetto, piuttosto che dell'organo.
Devo, poi, sottolineare che, rispetto all'esigenza condivisa e rappresentata prima, di introdurre dei meccanismi di responsabilizzazione del dirigente e del dipendente pubblico, tale norma non ha alcun riflesso e alcuna rilevanza. Parliamo, infatti, dei casi in cui l'espressione del parere è facoltativa e la pubblica amministrazione ha comunque la possibilità di concludere il procedimento prescindendo dall'espressione dello stesso. È evidente che in tali casi debba essere esclusa una qualsivoglia responsabilità nei confronti del soggetto che non si è pronunciato per la semplice considerazione che l'amministrazione aveva e conserva il potere e il dovere di concludere nei termini il procedimento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 462
Votanti 454
Astenuti 8
Maggioranza 228
Hanno votato sì 263
Hanno votato no 191).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Giudice 1.78.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Jannone. Ne ha facoltà.
GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, l'emendamento Giudice 1.78 ha una ratio abbastanza evidente. In questo caso stiamo esaminando il classico federalismo alla rovescia portato avanti da questo Governo. Agli enti locali si dice di tenere, in linea di massima, un dato comportamento e di offrire dati servizi, senza però fornire loro i mezzi necessari per realizzare ciò che viene richiesto dallo Stato.
L'emendamento in esame mira proprio a stabilire un criterio: va bene la modernizzazione e l'informatizzazione dei servizi, certamente doverose e in linea con le richieste degli utenti e dei cittadini, ma vaPag. 30anche fissato un criterio da seguire per consentire agli enti locali di provvedere materialmente a soddisfare queste esigenze (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giudice 1.78, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 458
Astenuti 2
Maggioranza 230
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 253).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.101 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 464
Votanti 284
Astenuti 180
Maggioranza 143
Hanno votato sì 266
Hanno votato no 18).
Ricordo che la Commissione bilancio ha espresso parere favorevole sull'emendamento 1.102 della Commissione, a condizione che fossero approvati i subemendamenti 0.1.102.100 e 0.1.102.101 della Commissione.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento della 0.1.102.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 467
Votanti 263
Astenuti 204
Maggioranza 132
Hanno votato sì 262
Hanno votato no 1).
Prendo atto che il deputato Mellano ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.102.101 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 474
Votanti 262
Astenuti 212
Maggioranza 132
Hanno votato sì 260
Hanno votato no 2).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.102 della Commissione, nel testo risultante dall'approvazione dei subemendamenti 0.1.102.100 e 0.1.102.101 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 475
Votanti 265
Astenuti 210
Maggioranza 133
Hanno votato sì 262
Hanno votato no 3).
Avverto che a seguito dell'approvazione dell'emendamento 1.102 della Commissione nel testo subemendato risulta precluso l'emendamento Boscetto 1.24.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 1.28, non accettato dalla Commissione, né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 463
Astenuti 7
Maggioranza 232
Hanno votato sì 217
Hanno votato no 246).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 1.23, non accettato dalla Commissione, né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 474
Votanti 470
Astenuti 4
Maggioranza 236
Hanno votato sì 221
Hanno votato no 249).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giudice 1.79, non accettato dalla Commissione, né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 473
Votanti 470
Astenuti 3
Maggioranza 236
Hanno votato sì 218
Hanno votato no 252).
Avendo accantonato l'emendamento Costantini 1.74, non possiamo passare alla votazione dell'articolo 1.
(Esame dell'articolo 2 - A.C. 2161-A)
PRESIDENTE. Passiamo dunque all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2161 sezione 2).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione dei suoi emendamenti 2.101 e 2.100, mentre esprime parere contrario sull'articolo aggiuntivo Costantini 2.031 sul quale, lo ricordo, vi è il parere contrario anche della V Commissione (bilancio).
PRESIDENTE. Il Governo?
LUIGI NICOLAIS, Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.101 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 467
Votanti 463
Astenuti 4
Maggioranza 232
Hanno votato sì 462
Hanno votato no 1).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 477
Votanti 472
Astenuti 5
Maggioranza 237
Hanno votato sì 472).
Passiamo alla votazione dell'articolo 2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Costantini. Ne ha facoltà.
CARLO COSTANTINI. Rinuncio, Presidente. Mi riservo di intervenire sul successivo articolo aggiuntivo 2.031, a mia prima firma.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 479
Votanti 472
Astenuti 7
Maggioranza 237
Hanno votato sì 471
Hanno votato no 1).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Costantini 2.031.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Costantini. Ne ha facoltà.
CARLO COSTANTINI. Signor Presidente, il codice dell'amministrazione digitale ha introdotto delle disposizioni importantissime sul piano della trasparenza dell'attività della pubblica amministrazione, della conoscenza e della conoscibilità dei dati, anche rispetto alla gestione telematica di queste informazioni e alla possibilità di scambio di tali informazioni tra pubbliche amministrazioni e tra pubblica amministrazione e privati.
Faccio riferimento ad alcuni articoli del codice dell'amministrazione digitale. In particolare, all'articolo 50 relativo alla disponibilità dei dati delle pubbliche amministrazioni; all'articolo 52 che assicura l'accesso telematico ai dati e ai documenti delle pubbliche amministrazioni; all'articolo 53 che definisce le caratteristiche dei siti web e all'articolo 54 che definisce i contenuti dei siti delle pubbliche amministrazioni.
Con questo articolo aggiuntivo vorrei semplicemente estendere gli obblighi posti a carico delle pubbliche amministrazioni dal codice dell'amministrazione digitale ai soggetti di diritto privato che esercitino un'attività amministrativa. Parto dal presupposto che per le imprese e i cittadini che subiscono un'azione amministrativa, è del tutto indifferente il fatto che l'azione sia esercitata da una pubblica amministrazione o da un soggetto di diritto privato: essi sono colpiti, sono interessati dall'attività amministrativa in quanto tale, a prescindere dal fatto che ad esercitarla sia un soggetto di diritto pubblico o un soggetto di diritto privato. Ritengo, quindi, che laddove i soggetti di diritto privato esercitino un'attività amministrativa del tutto equivalente a quella esercitata dalle pubbliche amministrazioni, questi soggetti debbano essere obbligati al rispetto dellePag. 33norme del codice dell'amministrazione digitale, con particolare riferimento agli articoli che ho citato.
Sull'articolo aggiuntivo in esame la Commissione bilancio ha espresso parere contrario. Francamente non riesco a comprenderne le ragioni, anche perché faccio riferimento a società che, in larga parte, sia per le dotazioni in rapporto all'utenza, sia per esigenze di trasparenza delle tariffe, hanno già dei siti e, quindi, hanno già la possibilità di dialogare in forma telematica con i cittadini. Credo, quindi, sia doveroso estendere questi obblighi dalle pubbliche amministrazioni anche a questi soggetti di diritto privato, laddove esercitino un'attività amministrativa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, preannuncio il voto favorevole del mio gruppo sull'articolo aggiuntivo presentato dai colleghi del gruppo dell'Italia dei valori. Ne riteniamo, infatti, giusto tanto il principio quanto la formulazione tecnica.
Poco fa, abbiamo approvato una modifica all'articolo 2, che anch'esso interviene sul codice dell'amministrazione digitale, nel senso di ampliare i sistemi di accesso e di trasparenza della pubblica amministrazione. Com'è noto, però, oggi moltissime attività amministrative vengono svolte da soggetti privati o che, pur essendo a partecipazione pubblica, esercitano le loro funzioni attraverso un regime di diritto privato. Di tale strumento gli enti locali, le regioni e perfino lo Stato hanno fatto abuso, allo scopo di sfuggire alle regole di evidenza pubblica e ai principi di imparzialità e buon andamento in materia di pubblica amministrazione.
L'articolo aggiuntivo al nostro esame mira dunque ad introdurre un principio sacrosanto: e cioè che la privatizzazione di taluni settori dell'amministrazione pubblica deve essere rivolta al fine di rendere più efficiente l'amministrazione, non al fine di sfuggire alle regole ed al controllo da parte dei cittadini e della legge. In quest'ottica, credo che sia sacrosanto che le regole che valgono per l'accesso digitale da parte dei cittadini nei confronti della pubblica amministrazione valgano anche per i soggetti privati che esercitino una funzione pubblica. Altrimenti, approveremmo un provvedimento che prende in giro!
Per queste ragioni, credo che l'Assemblea dovrebbe approvare questa proposta emendativa e le altre che prevedono l'estensione della legge sul procedimento alle società miste e a tutti questi ricettacoli di malaffare e di spreco. Se non lo si fa, infatti, vengono fatti processi ai parlamentari, alla politica e ai suoi costi, ma non si incide su quelle realtà che determinano davvero una spesa e un carico sui cittadini! Cerchiamo dunque di prestare maggiore attenzione a questi temi, poiché questo è un provvedimento importante: cerchiamo di guardarlo con il rispetto che è dovuto al Governo che lo ha presentato, ma anche di dare il nostro contributo di parlamentari. Non siate inerti!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il collega D'Alia ha parlato con calore, ma si tratta di un calore giustificato. Anche se in questo momento ci stiamo occupando di un aspetto assai specifico, la questione ha una valenza molto più generale, che è formidabile ed attualissima.
Oggi è invalso l'uso di esternalizzare - se posso così esprimermi - una grande quantità di funzioni, servizi e risposte alle esigenze dei cittadini che per decenni eravamo stati abituati a vedere plasticamente in capo all'ente locale o comunque ad un organo della pubblica amministrazione. Ciò fa insorgere però un problema per il cittadino, che, per quanto prenda atto di tali esternalizzazioni, si aspetta di ricevere un trattamento (in termini di procedure, linguaggi, disponibilità, servizi ed accessibilità) perlomeno eguale, sia pure a fronte di mille problemi, a quelloPag. 34di cui poteva fruire nel precedente sistema.
Le privatizzazioni o l'esercizio di servizi pubblici in regime di tipo privatistico o para-privatistico si devono portare avanti non allo scopo di sottrarsi agli standard qualitativi e agli obblighi verso l'utente, ma allo scopo di raggiungere, a costi migliori e con una organizzazione interna migliore, obiettivi che restano di valenza prettamente pubblicistica.
Ciò detto in sintesi come concetto generale, se ne evince la giustezza della proposta emendativa presentata dai colleghi Costantini ed altri. Certo, ci si dice che vi è un parere contrario della V Commissione ed evidentemente non possiamo far finta che ciò non sia, ma è anche vero che noi dobbiamo predisporre quei provvedimenti che siamo in condizioni di applicare. Se regaliamo un uovo di Pasqua ma al suo interno non c'è una sorpresa, chi lo riceve si imbestialisce; e tanto più si imbestialisce se ha la cattiva sorpresa di non ricevere ciò che si aspettava di ottenere.
Vi sono dunque due opzioni che mi permetto di suggerire, onorevoli colleghi e caro relatore: o si accantona questo articolo aggiuntivo al fine di approfondire come si possa conciliarlo con l'esigenza sottolineata dalla V Commissione oppure respingiamo la norma in questione, ma allora (se mi permettete) compiremmo un atto che - sia ben chiaro ed abbiatelo ben presente! - eliminerebbe i due terzi dell'efficacia del provvedimento al nostro esame.
Se noi respingiamo, infatti, il principio che il collega Costantini ed altri tendono ad affermare attraverso l'articolo aggiuntivo 2.031 - con tutte le ricadute che coerentemente tale operazione avrebbe con riferimento a tutte le altre norme relative alle aziende ed ai servizi gestiti esternalmente rispetto alla pubblica amministrazione ed ai suoi organi - non so se avremmo probabilmente preso in giro i cittadini come diceva il collega ma certamente avremmo fatto qualcosa di molto simile.
Sarebbe una responsabilità molto grave che renderebbe il provvedimento in discussione addirittura censurabile.
Quindi, consiglierei di accantonare l'esame dell'articolo aggiuntivo Costantini 2.031 e di confrontarsi seriamente con la Commissione bilancio, perché non è possibile fare le nozze con i famosi «fichi secchi»!
Quindi, il provvedimento si trova ora in un passaggio nevralgico, sul quale noi ci permettiamo di porre una questione davvero pregiudiziale. Naturalmente, se si procederà al voto, con tutto il rispetto per la Commissione bilancio, esprimeremo un voto favorevole sull'articolo aggiuntivo Costantini 2.031.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, credo che questo sia il secondo caso - verificatosi in questa prima parte dell'esame dell'importante provvedimento in discussione - in cui il dialogo ed il confronto parlamentare si stanno dimostrando utili e costruttivi.
Da questo punto di vista il collega D'Alia ha svolto un intervento condivisibile nel merito - anche se un po' stentoreo nella forma -, ma credo che noi possiamo affrontare la materia pacatamente e responsabilmente.
Il collega relatore - valuterà poi lui se intervenire, ma io mi rivolgo anche a lui, e quindi sarà opportuno che si pronunci - non ha motivato il parere contrario espresso sulla proposta emendativa in esame con argomenti della nostra Commissione, vale a dire la Commissione affari costituzionali, bensì ha dato parere contrario esclusivamente sulla base del parere contrario reso della Commissione bilancio.
Vorrei aggiungere - non so se il collega relatore sia d'accordo - che nel merito l'articolo aggiuntivo Costantini 2.031 è assolutamente condivisibile: siamo di fronte ad una modifica all'articolo 50 del decreto legislativo n. 82 del 2005, Codice dell'amministrazione digitale, nel senso di aggiungerePag. 35all'articolo 50, in fine, un comma 3-bis, del seguente tenore: «Tutte le disposizioni previste dal presente decreto per le pubbliche amministrazioni si applicano anche ai soggetti privati preposti all'esercizio di attività amministrative».
Osserverei con assoluta pacatezza e tranquillità che, a prescindere dai toni diversi usati, mi pare stia maturando un'ampia convergenza (non saprei se addirittura unanime), al di là degli schieramenti politici.
Del resto, moltissime votazioni avvenute oggi pomeriggio hanno registrato un consenso sostanzialmente unanime, il che fa capire che tale aspetto della pubblica amministrazione sta a cuore a tutte le forze politiche presenti in Assemblea (qualunque sia lo schieramento di appartenenza).
Pertanto, poiché un voto contrario al parere della Commissione bilancio non è bene esprimerlo senza un approfondimento (ma potrebbe anche prefigurarsi una tale ipotesi, perché comunque alla fine l'Assemblea è sovrana), suggerirei al Presidente ed al relatore - avendo anche acquisito informalmente, non so se posso dirlo, un orientamento non contrario da parte del Governo (e vedo un assenso da parte del Ministro Nicolais, che ringrazio) - di accantonare l'articolo aggiuntivo Costantini 2.031, come anche il collega Benedetti Valentini ha poc'anzi suggerito, e di riprenderne l'esame domani mattina in sede di Comitato dei nove per poterlo votare subito dopo in Assemblea.
Suggerirei, inoltre, formalmente alla Commissione bilancio anche una revisione del proprio parere, visto che vi sarebbe il tempo da qui a domani mattina.
In ogni caso, prendiamo atto che si sta profilando un orientamento favorevole largamente maggioritario; è assolutamente importante che il tema al nostro esame venga risolto positivamente.
Pertanto, mi rivolgo al Presidente della Camera, ma anche al relatore - poco fa ho acquisito informalmente, come avete visto tutti, l'assenso del Governo -, affinché, procedendo all'accantonamento, si pongano le condizioni perché maturi un parere favorevole domani mattina. Chiederei, inoltre, alla Commissione bilancio di rivedere il proprio stesso parere.
ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà
ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Sono senz'altro d'accordo sulla proposta di accantonare l'esame dell'articolo aggiuntivo Costantini 2.031, ma volevo anche fornire una spiegazione, altrimenti potrebbe sembrare alquanto lunare il parere della Commissione bilancio.
Intanto, ritengo che dobbiamo sempre diffidare degli eccessi e delle posizioni estreme, quando si riferiscono ad aspetti diversi. A noi piacerebbe - e a volte in quest'aula si sostiene tale argomento - che quanto stabiliamo venisse applicato dappertutto nello stesso modo, ma vi sono le differenze e una di queste consiste nel fatto che qualche soggetto è pubblico e qualche altro è privato: se sono diversi, qualche motivo vi sarà.
L'altra considerazione che non condivido è che tutti i soggetti privati gestori di servizi amministrativi, di attività amministrativa o di servizi siano un ricettacolo di corruzione e malaffare. Credo che prima abbandoniamo tali atteggiamenti e prima rendiamo un po' più concreto il nostro lavoro.
Detto questo, il parere della Commissione bilancio si basa sulla seguente considerazione. Nel momento in cui obblighiamo per legge un soggetto privato gestore di attività amministrativa ad applicare il codice dell'amministrazione digitale, si ritiene da parte della Commissione bilancio che il soggetto privato avrà un aggravio di costi e, siccome siamo noi a porre siffatto obbligo, tale soggetto si rivarrà sull'ente che gli ha affidato la gestione amministrativa. Quindi, il servizio che il soggetto privato si troverà a gestire sarà più caro e più costoso per la pubblica amministrazione.
Questa è la ragione per cui la V Commissione bilancio ha espresso un parerePag. 36contrario e sono d'accordo a chiedere che essa lo riveda.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, l'esame dell'articolo aggiuntivo 2.031 si intende dunque accantonato.
(Esame dell'articolo 3 - A.C. 2161-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 2161 sezione 3).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 3.100.
PRESIDENTE. Il Governo?
LUIGI NICOLAIS, Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 467
Votanti 285
Astenuti 182
Maggioranza 143
Hanno votato sì 284
Hanno votato no 1).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 457
Votanti 266
Astenuti 191
Maggioranza 134
Hanno votato sì 265
Hanno votato no 1).
Prendo atto che l'onorevole Ruvolo ha segnalato che non è riuscito a votare.
(Esame dell'articolo 4 - A.C. 2161-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2161 sezione 4).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione dei suoi emendamenti 4.100 e 4.101.
Il parere è contrario sugli emendamenti Giudice 4.71 e Boscetto 4.1.
La Commissione formula un invito al ritiro dell'emendamento Cota 4.70.
PRESIDENTE. Il Governo?
LUIGI NICOLAIS, Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 37
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 469
Votanti 302
Astenuti 167
Maggioranza 152
Hanno votato sì 296
Hanno votato no 6).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.101 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 471
Votanti 282
Astenuti 189
Maggioranza 142
Hanno votato sì 280
Hanno votato no 2).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Giudice 4.71.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Jannone. Ne ha facoltà.
GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, si tratta di una puntualizzazione sulla gratuità delle mansioni del commissario ad acta. Peraltro, tale gratuità era già prevista nella relazione illustrativa, per cui non si capisce il parere contrario testé reso, che contraddice la vostra stessa relazione illustrativa.
Nel momento in cui si sente spesso, dai banchi della sinistra, parlare di risparmi e di costi della politica, non si capisce davvero perché non vogliate puntualizzare la gratuità di un ruolo che, obiettivamente, è stato decisamente usato ed abusato dai vostri enti locali, dai vostri comuni, dalle vostre province e dallo Stato con esiti, peraltro, molto spesso discutibili, talvolta assolutamente nulli. Quindi, tale puntualizzazione mira proprio ad indicare che un ruolo importante, come quello del commissario ad acta, deve essere svolto senza alcun costo aggiuntivo. Ripeto che non si riesce assolutamente a comprendere il parere negativo, in quanto tale gratuità era prevista nella vostra relazione illustrativa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, anche nella mia forma stentorea cercherò di farmi comprendere dai colleghi. Voteremo a favore dell'emendamento proposto dal collega Giudice perché introduce una regola generale che dovrebbe funzionare e che vorremmo venisse stabilizzata anche con la legge finanziaria. Infatti, si tratta di compiti e funzioni relativi all'attività ordinaria dell'amministrazione; l'attuazione del protocollo informatico non è un'attività extra ordinem ma è quanto già si sarebbe dovuto fare e non si è realizzato. Questo è il motivo per cui si utilizzano professionalità interne all'amministrazione per realizzare ciò che in alcune articolazioni dell'amministrazione non è stato compiuto, sicché non si può pensare ad una remunerazione ulteriore del funzionario o del dirigente che assolve la funzione di commissario ad acta. Questa precisazione, dunque, consente di prevenire un andazzo che, purtroppo, in alcune amministrazioni si è verificato.
Quindi, non vedo la ragione per la quale non dovremmo approvare l'emendamento del collega Giudice e mi scuso ancora per la forma stentorea.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Incostante. Ne ha facoltà.
MARIA FORTUNA INCOSTANTE. Signor Presidente, capisco la necessità di salvaguardare una serie di aspetti che sono molto a cuore ai cittadini e a noi in ordine all'efficienza della pubblica amministrazione; tuttavia, sottolineo che i commissariPag. 38ad acta (strumento utilizzato da moltissimi anni nella pubblica amministrazione) in genere servono - e normalmente così avviene - per sostituire l'ente inadempiente. Non bisogna confondere tale figura con quella dei commissari straordinari che, a quanto mi risulta, credo che mai siano stati pagati, in quanto già funzionari di altre amministrazioni che, eventualmente, commissariano ed intervengono nel procedimento.
Quindi, credo che tale emendamento sia un fuor d'opera, in quanto dobbiamo varare una legge che abbia senso, anche evitando di inserire aspetti un po' ultronei rispetto alla legislazione già esistente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, non vi è, in realtà, da parte nostra alcun dissenso nel merito dell'emendamento in esame. Tuttavia, credo che la collega che mi ha preceduto abbia fatto bene ad usare l'aggettivo, che usano spesso i giuristi, «ultroneo» rispetto alla norma.
Vorrei richiamare l'attenzione del collega Giudice e dell'Assemblea sulla norma finale del disegno di legge in esame, perché altrimenti, a cascata, dovremmo introdurre emendamenti di tal genere più o meno in tutto il provvedimento. L'articolo 19, l'ultimo e breve articolo del disegno di legge, recita: «Dall'attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, e all'attuazione della medesima si provvede nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente».
Quindi, la logica dell'emendamento del collega Giudice è già contenuta - per questo ho precisato che non vi è un'ostilità nel merito, ma un'inopportunità di inserire puntualmente norme di tal genere - nell'articolo 19, articolo conclusivo in materia di oneri finanziari del disegno di legge in esame.
Quindi, personalmente mi permetterei di suggerire al collega Giudice di ritirare il suo emendamento e se non lo ritirasse voteremo contro l'approvazione solo perché ciò che chiede è già compreso nell'articolo finale del disegno di legge.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, l'onorevole Boato deve avere avuto un lapsus, quando ha affermato che l'emendamento è un po' ultroneo: o è ultroneo o non lo è.
MARCO BOATO. Volevo essere delicato!
ROBERTO COTA. A mio avviso non è ultroneo. Posto che lo spirito della norma è quello secondo il quale il commissario ad acta dovrebbe essere una figura che si muove all'interno - e non all'esterno - della pubblica amministrazione, mi sembra opportuna la previsione contenuta nell'emendamento, perché essa chiarisce, anzitutto che il commissario ad acta deve essere un soggetto reperito all'interno della pubblica amministrazione e, in secondo luogo, che, per tale motivo, il commissario stesso non deve ricevere alcun compenso aggiuntivo: il procedimento, pertanto, non deve comportare alcun costo.
Considerato che abbiamo già assistito molte volte ad interpretazioni delle leggi in senso talmente estensivo da stravolgerne lo spirito originario - posto che si attribuisca la buona fede alla stesura della norma -, specifichiamo tale previsione, in modo che non vi siano errori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, mi sembrava che l'emendamento del collega Giudice ponesse una questione di chiarezza relativamente ai commissari ad actaPag. 39e al controllo del protocollo informatico, qualora i responsabili dei diversi ministeri fossero inadempienti.
Evidentemente, su tale aspetto non vi è la stessa sensibilità: considerato che non si tratta di una questione di merito - come ha già spiegato il portavoce del relatore, il collega Boato -, credo che si possa riuscire a svolgere una valutazione più serena dell'emendamento in esame, accantonandolo e cercando di capire se effettivamente si tratti di un pleonasma - in tale ipotesi, evidentemente, non ve ne sarebbe bisogno - oppure se, effettivamente, prevedere che i commissari ad acta non debbano avere compensi aggiuntivi abbia una sua fondatezza. A tale proposito, ritengo che anche il Governo e il relatore possano riflettere sull'eventualità di esprimere un voto favorevole sulla proposta emendativa in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, onorevole colleghi, forse è necessario fare un po' di chiarezza. L'emendamento in esame, nella sua formulazione, è ultroneo perché - come dice il collega Boato - c'è la norma di chiusura contenuta nell'articolo 19, che lo rende superfluo, oppure perché esso non è opportuno e, sul piano economico-finanziario, non sappiamo quali conseguenze comporti?
Cari colleghi, bisogna essere chiari. Intanto, si tratta di un soggetto interno all'amministrazione: se questo bastasse a risolvere le questioni, non saremmo nel mondo dei giuristi italiani! Non sono mancate situazioni - che invece sono frequentissime - in cui funzionari della pubblica amministrazione, allorché siano caricati di un compito straordinario, invochino un preciso diritto, eretto addirittura a interesse legittimo o a diritto rinforzato, da far valere in termini retributivi (ossia come retribuzione parametrata allo specifico compito esulante dal proprio ordinario mansionario). Se così fosse, daremmo la stura a un contenzioso di alto livello, irritante per il cittadino e paradossale per la pubblica amministrazione, in cui i funzionari - anche di alto livello - intenderebbero esorbitare dalle proprie competenze ordinarie, proprio perché si vedono attribuire un compito di carattere straordinario. Apriremmo un fronte estremamente delicato.
È necessario, pertanto, intendersi: giacché il collega Boato ci ha già ricordato che in numerosi passaggi del provvedimento in esame - che dobbiamo ancora analizzare - si potrebbe porre il problema del richiamo alla norma finanziaria di cui all'articolo 19, mi permetto di dire che su tale articolo converseremo a lungo, perché si tratta di una di quelle norme destinate a saltare e a rimbalzare da tutte le parti. Cari colleghi, quando si adotta un provvedimento di riforma o di razionalizzazione delle procedure, dei soggetti e dei meccanismi amministrativi, anche una logica aziendale di buona organizzazione ci induce ad affermare che si può risparmiare in un settore e investire in un altro, che in un settore potrebbero essere necessari costi per aggiungere personale laddove esso manchi, che in un altro settore si debbano prosciugare energie umane e dotazioni strumentali ed economiche o, addirittura, che si debba eliminare un intero settore per irrobustirne un altro.
Non possiamo invocare l'articolo 19 come una camiciola buona per tutti i corpi o per tutti gli organi del corpo, dicendo che esso prevede che in ogni settore non si debba comunque esorbitare dalle spese e occorra avvalersi delle risorse umane e strumentali disponibili. Non è così! È una norma velleitaria, astratta, fondata sul nulla, irrealistica, destinata a fallire e che, comunque, non soccorre alle esigenze che il collega Giudice ci segnala con il suo emendamento.
Permettetemi di dire che anche se qualcuno di voi riterrà questo emendamento non strettamente necessario, personalmente lo ritengo comunque utile ed opportuno, perché si tratta di un incarico molto mirato, specifico, settoriale e circostanziato. Se si stabilisce che tale incaricoPag. 40compete a un soggetto interno alla pubblica amministrazione, che in ciò adempie a un proprio dovere, che rientra nel suo mansionario, nelle sue attitudini e nelle sue vocazioni, e che questo non comporta una retribuzione aggiuntiva, credo che si tratti di una norma più opportuna che ultronea.
Pertanto, esprimeremo voto favorevole sull'emendamento 4.71.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giudice. Ne ha facoltà.
GASPARE GIUDICE. Signor Presidente, devo un chiarimento all'onorevole Boato. Ho letto con grande attenzione l'articolo 19, che si compone di due periodi. Condivido il primo periodo, il quale prevede che dall'attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, ma il secondo periodo apre alla possibilità che i commissari possano essere pagati, nel momento in cui stabilisce che all'attuazione della legge si provvede nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.
Quindi, non vedo una motivazione contraria a questo emendamento nel fatto che l'articolo 19 già prevede che il compito di commissario ad acta si debba svolgere a titolo gratuito. Dunque, non vedo perché il Governo debba continuare ad esprimere parere contrario su questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giudice 4.71, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 469
Maggioranza 235
Hanno votato sì 229
Hanno votato no 240).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 4.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 474
Votanti 472
Astenuti 2
Maggioranza 237
Hanno votato sì 228
Hanno votato no 244).
Passiamo all'emendamento Cota 4.70.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
ROBERTO COTA. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, non accediamo all'invito al ritiro perché siamo convinti che l'emendamento debba essere votato. Il disegno di legge in discussione contiene alcuni buoni principi, anche se non realizza una riforma vera e propria della pubblica amministrazione. Si tratta di principi che però restano tali.
Al comma 3 dell'articolo 4, per esempio, si prevede che il Governo deve promuovere intese e accordi con le regioni e con le autonomie locali per favorire la generale adozione, da parte di queste, dei sistemi di protocollo informatico e di gestione elettronica dei documenti.
Questa è una buona cosa: certamente l'informatizzazione della pubblica amministrazione dovrebbe portare a uno snellimento delle procedure e a un miglioramento dell'efficienza dei servizi resi ai cittadini. Peccato, però, che senza stanziamentiPag. 41a favore degli enti locali si può fare ben poco. Pertanto, i principi resteranno lettera morta.
Per dare sostanza a quanto previsto dal comma 3, con il nostro emendamento prevediamo uno stanziamento di 35 milioni di euro in favore degli enti locali e individuiamo anche il capitolo da cui poter prelevare i fondi corrispondenti. Pensiamo che si tratti di una proposta assolutamente logica.
Esistono stanziamenti che il Governo ha deciso per questa fantomatica integrazione degli immigrati, nel senso che sono fondi erogati in un modo che può essere definito assistenziale, secondo il principio per cui gli immigrati devono godere di ogni forma di sussidio e di prebenda, senza avere, per contro, i corrispondenti doveri. Riteniamo che si possano tranquillamente distrarre 35 milioni di euro da tali fondi e destinarli invece a favore degli enti locali, per poter offrire più efficienza ai servizi resi a tutti i cittadini.
Auspico che l'emendamento in esame venga sostenuto dai colleghi, da quelli della Casa delle libertà e anche, mi auguro, da quelli della sinistra.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, intervengo solo per annunciare che voteremo a favore dell'emendamento in esame, in primo luogo perché l'attuazione di protocolli informatici fra enti diversi è il presupposto affinché si registrino consistenti economie nell'attività delle pubbliche amministrazioni. In altre parole, la circostanza che i comuni non dialoghino con le province o con l'amministrazione statale per via informatica è obiettivamente uno dei maggiori problemi che abbiamo, oltre al fatto che non si dialoga informaticamente già all'interno delle singole strutture di ciascuna amministrazione. Quindi, il senso dell'emendamento presentato dai colleghi della Lega Nord è quello di incentivare tale dialogo, anche perché ciò è il presupposto per la compartecipazione ai fondi comunitari in questa materia. Credo che si tratti di un emendamento corretto, anche perché incide su un fondo che non ha nulla a che fare con l'inclusione degli immigrati, in quanto si tratta di uno strumento che è stato appostato su un Ministero diverso da quello dell'interno, competente per le politiche di immigrazione e di integrazione. Pertanto, credo che non si determini alcun vulnus e alcun danno. Per queste ragioni, voteremo a favore.
Sottolineo, infine, che impropriamente si è parlato di commissario ad acta, e dunque la precisazione del collega Giudice è opportuna: infatti, il commissario ad acta esercita un potere sostitutivo rispetto ad un soggetto terzo inadempiente. In questo caso, poiché ci muoviamo nell'ambito delle stesse amministrazioni, che non adottano i protocolli informatici, parlare di commissario ad acta significa poter legittimare il titolo per un compenso aggiuntivo, che invece non è dovuto. Per tale ragione avremmo dovuto approvare, tra l'altro, l'emendamento Giudice 4.71.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Acerbo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO ACERBO. Signor Presidente, avrei votato a favore dell'emendamento in esame, perché mi sembra giusto che gli enti locali siano posti nelle condizioni di rispondere agli impegni che il Parlamento gli affida, ma ho trovato francamente stucchevole - anche se non mi stupisco - il fatto che, come al solito, anche su questo tema si cerchi di ricorrere alla consueta demagogia, con cui la Lega Nord e - spiace dirlo - anche altre formazioni di centrodestra danno sempre spettacolo.
Infatti, secondo voi, per trovare la copertura ad un contributo a favore degli enti locali, ovviamente bisogna colpire l'integrazione degli immigrati. Ciò accade perché la vostra demagogia vi impedisce di andare a cercare coperture colpendo qualsiasi potere forte di questo Paese, mentre è molto facile gridare, cavalcare l'antipoliticaPag. 42e, come al solito, colpire chi non ha voce e forza per poter difendere i propri diritti e, soprattutto, colpire il buonsenso e la civiltà che hanno sempre caratterizzato il nostro Paese.
Dispiace, perché la Lega Nord ha perso un'ottima occasione per ottenere un sostegno sull'emendamento in esame. Infatti, lo ripeto, è sacrosanto fornire un supporto agli enti locali, ma nel momento in cui si cerca una copertura finanziaria di questo tipo, è evidente l'intento semplicemente provocatorio dell'emendamento stesso.
Pertanto, come gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, riteniamo che esso non possa che essere respinto, senza alcun patema d'animo. Rimane il tema, che il Governo non si può non porre, di politiche che consentano agli enti locali - al Nord, al Centro e al Sud del Paese - di rispondere ai bisogni e alle esigenze della cittadinanza.
Se numerosi sindaci, anche di centrosinistra, inseguono il partito del collega Cota sulle campagne sulla sicurezza, è perché è più facile fare gli sceriffi che far quadrare il bilancio e garantire i servizi ai cittadini. Se vi fosse in questo Paese il coraggio di svolgere una battaglia seria, questi sindaci dovrebbero avere il coraggio di mettere in discussione scelte di politica economica che in questi anni hanno penalizzato gli enti locali, ma ciò significherebbe toccare troppi poteri, soprattutto quelli che dalle colonne dei quotidiani economici risultano interessati alla privatizzazione di qualsiasi cosa sia o sia stata pubblica. Come al solito, è molto più facile prendersela con l'immigrazione. Caro Cota, su un emendamento del genere non avrai il nostro voto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.
MARCO ZACCHERA. Caro collega, sono pienamente d'accordo con te... non scappare, stai pure qua un attimo! Hai appena finito di dire, veramente in modo stucchevole e demagogico, alcune cose, hai appena finito di dire che è giusta l'intuizione del collega Cota, il cui emendamento sottoscrivo: dunque, perché tu che sei nella maggioranza non fai tuo l'emendamento e trovi un'altra copertura (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)? Sei in maggioranza, il Governo è il tuo, hai appena finito di dire che è una cosa giusta, che gli enti locali hanno bisogno di fondi: trovate voi un altro mezzo per reperire questi soldi, potete deciderlo, voi siete determinanti all'interno della vostra maggioranza...
PRESIDENTE. Onorevole Zacchera, si rivolga alla Presidenza.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, si è appena parlato di stucchevole demagogia, e ne abbiamo ascoltato un altro esempio.
Rimaniamo ai termini della questione, collega Acerbo: visto che l'emendamento è giusto e che è stato da lei appena affermato che deve essere approvato, perché non lo approva e trova un'altra soluzione di copertura? Una parte del tesoretto, ad esempio: il tesoretto disponibile è così ampio che potrebbe fornire agli enti locali un fondo necessario per poter funzionare. Si parla tanto di delegare compiti agli enti locali e poi non si forniscono agli enti stessi i mezzi per poterli svolgere. A me non tocca la demagogia della Lega, ma in questo caso mi sembra che qualcun altro abbia fatto demagogia. Auspico dunque l'approvazione dell'emendamento Cota 4.70, eventualmente trovando un'altra forma di copertura finanziaria (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, facendo l'amministratore locale ritengo di dovervi dire che queste maggiori spese per gli enti locali esistono veramente. Sono d'accordo con chi afferma che bisogna cercare di favorire gli enti locali con ulteriori stanziamenti, e sono altresì d'accordo con quei colleghi che affermano chePag. 43bisogna andare a cercare il giusto capitolo di bilancio dove reperire le risorse economiche. Viene dunque spontaneo proporre di rinviare l'emendamento in Commissione per poter presentare una nuova proposta. Non possiamo continuare a prendercela con gli enti locali, a discapito o a favore di questo o di quell'altro: gli enti locali sono le nostre amministrazioni, la cellula vitale del tessuto democratico del nostro Paese, e quindi vanno rispettati. La Commissione e il Governo non possono dare un generico parere sull'emendamento in esame, che è di buonsenso ed è condivisibile. Alla luce di ciò vi invito a riconsiderarlo, e a cercare di predisporre soluzioni per i nostri enti locali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.
OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, mi rivolgo al collega di Rifondazione Comunista: mi sembra che lui faccia parte ed appoggi un Governo che ha tagliato nell'ultima legge finanziaria ben 2 miliardi di trasferimenti agli enti locali (eppure lui l'ha votata); fa parte ed appoggia un Governo che ha tagliato ben 5 miliardi e 900 milioni di avanzi di amministrazione, ovvero di risparmi che i comuni e le province hanno realizzato (e lui ha votato a favore di questo taglio). Mi auguro che non faccia altrettanto sull'ICI: al riguardo ancora non sappiamo come verrà compensato il minor trasferimento agli enti locali.
Fa parte di un Governo, e certamente il suo partito, che in questo momento sta provvedendo a bloccare la riforma dei servizi pubblici locali: complimenti, collega di Rifondazione Comunista! Continui ad appoggiare il mancato trasferimento agli enti locali, come ha fatto fino adesso! Predica bene, ma razzola male.
Per quanto riguarda gli immigrati, si rivolga sempre al suo Governo! Quando decidete di modificare la quota d'ingresso dell'immigrazione - siamo d'accordo sull'immigrazione legale, certamente non su quella illegale - mi chiedo cosa intendete fare, nel momento in cui modificate i parametri e poi delegate agli enti locali l'assunzione dei necessari provvedimenti. Considerato che rispetto ai 500 mila che dovevano entrare ne entrano due milioni, rivolgo al collega e alla Presidenza una domanda: chi paga i buoni mensa, chi paga i buoni scuola, chi paga i buoni trasporti, chi paga i buoni aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Chi paga il minimo vitale, quando entra una persona sola, successivamente chiede il ricongiungimento, e per far questo si rivolge ai servizi sociali che sono obbligati a darle il minimo vitale? Chi paga tutti questi soldi, se non gli enti locali, a cui il vostro Governo non ha trasferito nemmeno una lira?
Ebbene, collega di Rifondazione Comunista, signor Presidente, è ora che questo Governo vada a casa, perché tratta gli enti locali soltanto come un potere che applica le tasse, e siamo stufi di applicarle (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania - Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista - Sinistra Europea)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, giacché sull'emendamento in esame il relatore non ha dato un parere contrario, ma ha formulato un invito al ritiro, e poiché riteniamo che da più parti vi è stata la convergenza almeno sul merito dell'emendamento stesso, vale a dire sull'esigenza di conferire agli enti locali gli strumenti per l'attuazione del protocollo informatico, propongo al relatore di accantonarne l'esame e di valutare la possibilità di esprimere un parere favorevole, considerato che si tratta di enti locali, e che non si tratta di una questione di schieramenti ma di un tema abbastanza condiviso da entrambi gli schieramenti, su cui vi è stata una convergenza nel merito. Al riguardo, ascolterei anche il parere del Governo.
Pag. 44PRESIDENTE. Chiedo al relatore quale sia il suo parere sulla proposta di accantonamento formulata dall'onorevole Baldelli.
ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Signor Presidente, considerato che l'iter del disegno di legge non sarà completato quando avremo discusso il disegno di legge finanziaria (perché nel frattempo avrà luogo la seconda lettura da parte del Senato), ho formulato l'invito al ritiro dell'emendamento in esame, in quanto ritengo che si tratti di materia da approfondire più congruamente durante l'esame del disegno di legge finanziaria. Pertanto, confermo l'invito al ritiro.
PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore è contrario alla proposta di accantonamento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo rapidamente per sottolineare che l'emendamento in esame dal punto di vista dell'entrata è necessario, perché i comuni non hanno le risorse per attuare il protocollo informatico, che costa circa 50 mila euro a comune. Dal punto di vista della copertura, quella da noi individuata è perfettamente coerente, perché si tratta di una partita di giro. Gli enti locali, in seguito alla politica dell'immigrazione realizzata da questo Governo, hanno costi aggiuntivi, e quindi intendiamo risarcirli almeno parzialmente di tali costi aggiuntivi.
Non capiamo dunque il motivo del contendere. Peraltro il collega Acerbo sa benissimo che nella legge finanziaria è previsto un incremento di questo fondo per l'inclusione di altri 50 milioni di euro, per cui ce n'è d'avanzo per una politica che serve poco al Paese, mentre il Paese ha bisogno di soldi per i comuni, che non ce la fanno più ad andare avanti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Incostante. Ne ha facoltà.
MARIA FORTUNA INCOSTANTE. Signor Presidente, desidero sottolineare che sono già stati effettuati alcuni investimenti per l'informatizzazione degli enti locali. I colleghi che hanno presentato l'emendamento in esame pongono un problema giusto, e mi riservo di formulare una proposta in merito.
Ricordo comunque che nel bando del gennaio 2006 sono stati impegnati 60 milioni di euro, nel bando per l'innovazione per gli enti locali, sempre del gennaio 2006, sono stati impegnati 15 milioni di euro, e nella legge finanziaria 2007 sono stati impegnati 15 milioni di euro per tre anni.
Sappiamo tutti - come hanno anche ricordato i colleghi - che queste risorse non bastano mai, e, proprio perché credo che non vi sia in questa sede chi lavori contro e chi lavori a favore degli enti locali, ritengo che vi sia da parte di tutti sensibilità al tema, tanto più da parte del Governo, pur nelle ristrettezze date e nelle difficoltà di bilancio che si è trovato ad affrontare.
Quindi, suggerirei, colleghi, di dare a tutti l'occasione di trasfondere il contenuto dell'emendamento Cota 4.70 in un ordine del giorno, che potrebbe trovare il consenso unanime di tutto il Parlamento e dare la possibilità a noi, come Parlamento, e al Governo una spinta in più, affinché nella legge finanziaria possiamo lavorare tutti nella direzione richiamata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Perché a titolo personale, signor Presidente?
PRESIDENTE. Perché ha già parlato l'onorevole Zacchera per il gruppo di Alleanza Nazionale.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. È giusto, signor Presidente, perché ha già parlato l'onorevole Zacchera.Pag. 45
Mi adeguo a quanto detto dal collega Zacchera, aggiungendo che il richiamo alla norma generale di chiusura prevista nell'articolo 19 del testo in esame non funziona e ne abbiamo un esempio concreto. Non dotare gli enti locali degli strumenti necessari ad adempiere alle predette rapide e pronte funzioni equivale a stabilire che il treno rapido debba andare da Roma ad Ancona in 30 minuti, senza mettere in condizione le strutture di raggiungere tale ambizioso obiettivo: avremmo scritto l'ennesima grida manzoniana. Il collega Acerbo sostiene che l'emendamento Cota 4.70, è stucchevole: sarà stucchevole perché l'ha firmato anche Stucchi! Al di là del gioco di parole, tutti hanno riconosciuto che tale emendamento è fondato. Poiché non è nostro compito trovare la copertura opportuna e necessaria, non possiamo che essere d'accordo con il merito del suddetto emendamento. L'esigenza finanziaria cui esso risponde è molto avvertita dagli enti locali e dagli utenti e, dunque, preannunzio il nostro voto favorevole sullo stesso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cirino Pomicino. Ne ha facoltà.
PAOLO CIRINO POMICINO. Signor Presidente, parlerò soltanto per un minuto. Chiedo al relatore e al presidente della Commissione bilancio - non so se quest'ultimo è presente in aula - che secondo la norma di copertura finanziaria prevista nell'articolo 19 del provvedimento in esame, dall'attuazione del provvedimento stesso non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Questo è un auspicio.
La Commissione bilancio deve chiarire se dalle norme di questo provvedimento derivano o no maggiori oneri. Tornando all'emendamento Cota 4.70, mi sembra che anche il relatore e la Commissione abbiano, di fatto, accettato la previsione di maggiori oneri a carico dei comuni. Da questo punto di vista, vorrei pregare la Presidenza, in quanto tale, di sollecitare la Commissione bilancio a verificare se le attuali norme inserite nel provvedimento al nostro esame comportino o no nuovi oneri. Inoltre se riguardo al protocollo informatico, come la stessa Commissione ha affermato, sono previsti oneri, ma manca la copertura, chiedo che si rinvii all'esame della Commissione bilancio l'intero provvedimento per avere una quantificazione dei maggiori oneri, se effettivamente previsti. Altrimenti, si deve affermare che non ci sono nuovi oneri, ma non si può esprimere l'auspicio che non devono esser previsti nuovi oneri per la finanza pubblica.
Pertanto le chiedo formalmente, signor Presidente, di sollecitare un esame da parte della Commissione bilancio su questo aspetto per capire se, in realtà, nel caso del protocollo informatico vi siano oneri di cui manca la copertura finanziaria o se, tali oneri non siano previsti. Se non vi è la definizione della Commissione bilancio su tale aspetto discutiamo sul nulla, sia se interveniamo a sostegno all'emendamento, sia se neghiamo la giustezza dell'emendamento medesimo. Da ciò deriva la richiesta formale di rinviare tutto all'esame della Commissione bilancio.
PRESIDENTE. Onorevole Cirino Pomicino, le faccio presente che la Commissione bilancio ha espresso il parere sull'emendamento Cota 4.70 e, quindi, ha assolto il suo compito nel momento stesso in cui esprimeva il parere di competenza.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cota 4.70, non accettato dalla Commissione né dal Governo, sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 463
Votanti 460
Astenuti 3
Maggioranza 231
Hanno votato sì 221
Hanno votato no 239).
Prendo atto che la deputata Mura avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 468
Votanti 276
Astenuti 192
Maggioranza 139
Hanno votato sì 271
Hanno votato no 5).
(Esame dell'articolo 5 - A.C. 2161-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 2161 sezione 5).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 5.100.
PRESIDENTE. Il Governo?
LUIGI NICOLAIS, Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.100 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 466
Votanti 252
Astenuti 214
Maggioranza 127
Hanno votato sì 252).
Prendo atto che il deputato Minardo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 475
Votanti 254
Astenuti 221
Maggioranza 128
Hanno votato sì 253
Hanno votato no 1).
(Esame dell'articolo 6 - A.C. 2161-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6
(Vedi l'allegato A - A.C. 2161 sezione 6), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 47
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 474
Votanti 350
Astenuti 124
Maggioranza 176
Hanno votato sì 344
Hanno votato no 6).
Prendo atto che il deputato Fugatti ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
(Esame dell'articolo 7 - A.C. 2161-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2161 sezione 7).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Se la Presidenza è d'accordo, proporrei di accantonare l'esame dell'articolo 7 e passare all'esame dell'articolo 8.
GIANPIERO D'ALIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, chiederei al relatore di spiegarci la ragione di questo «salto», considerato che non ne comprendiamo le ragioni. A mio parere, infatti, non ve ne è motivo.
ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Prego, onorevole Giovanelli, Ne ha facoltà.
ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Signor Presidente quella testé formulata dall'onorevole D'Alia è una richiesta giusta! Poiché l'articolo 7 concerne l'ambito di applicazione di alcune misure della legge 7 agosto 1990, n. 241 e poiché - nell'ambito della discussione già svolta in merito all'articolo 2, relativo al codice dell'amministrazione digitale - ho ascoltato alcune opinioni che ci hanno indotto ad accantonare alcuni articoli, ritengo opportuno che, per quanto riguarda l'ambito di applicazione, nell'ambito del Comitato dei nove si svolga un ulteriore approfondimento relativamente alle proposte emendative presentate.
GIANPIERO D'ALIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, ho compreso le ragioni e ringrazio il collega Giovanelli, anche perché non credo che una richiesta di accantonamento immotivata sia stata mai accolta nella scorsa legislatura. Comprendo, quindi, le ragioni. Tuttavia, proprio poiché stiamo trattando del cuore del provvedimento - cioè, dell'ambito di applicazione di alcune disposizioni della legge 7 agosto 1990, n. 241 - non credo che l'accantonamento sia sufficiente. Ritengo, invece, che sia opportuna una sospensione della seduta, in modo da consentire al Comitato dei nove di riunirsi per stabilire cosa fare sull'estensione oggettiva e soggettiva del provvedimento in esame per poi proseguire.
ROBERTO COTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, questo non è un provvedimento particolarmente complesso, tuttavia ogni volta che si presenta un problema - anche di media rilevanza - la maggioranza chiede l'accantonamento, il rinvio a domani, ed altro. È evidente che vi sono dei problemi. Pertanto, per rispetto nei confronti dei colleghi, chiedo: se un provvedimento arriva all'esame dell'Assemblea dopo numerosi rinvii, i ricordati problemi la maggioranza dovrebbe risolverli prima, non deve, tutte le volte, rallentare i lavori dellaPag. 48Camera e, più in generale, del Parlamento perché non è in grado di gestire nemmeno un provvedimento come questo, sul quale non c'è una particolare opposizione da parte nostra!
PRESIDENTE. Onorevole Giovanelli, le chiedo di formulare il suo parere circa la proposta di sospensione, formulata dall'onorevole D'Alia.
ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Signor Presidente, sono contrario a tale proposta anche perché il successivo articolo 8, relativo alla responsabilità dirigenziale, si legge benissimo: possiamo esaminarlo tranquillamente, tornando a riflettere su alcuni aspetti delle proposte emendative dell'articolo 7. Non vedo perché dobbiamo rallentare i lavori dell'Assemblea.
LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, comprendo le ragioni sostenute dai colleghi dell'opposizione. Tuttavia, vorrei ricordare loro che l'articolo 7 occupa un ambito che sebbene importante - ed è giusto ciò che i colleghi dell'opposizione affermano - è molto circoscritto. Dall'articolo 8 in poi si tratta di materie nettamente distinte. Pertanto, l'accantonamento dell'articolo 7 non incide sulle questioni successive. Di conseguenza, credo sarebbe utile passare all'esame dell'articolo 8 - come in genere accade molto frequentemente nel corso dei lavori parlamentari - e successivamente prendere in esame anche l'articolo 7. Se l'accantonamento incidesse sugli articoli successivi, i suddetti colleghi avrebbero ragione; tuttavia, poiché non incide ma è completamente autonomo, lo si può disporre, consentendoci di esaminare meglio in seguito, con maggiore approfondimento, l'articolo 7.
PRESIDENTE. Si intende pertanto accantonato l'esame dell'articolo 7 e dei relativi emendamenti.
Successivamente avrà luogo la riunione del Comitato dei nove, nella quale si affronterà la questione relativa all'articolo 7.
(Esame dell'articolo 8 - A.C. 2161-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2161 sezione 8).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ORIANO GIOVANELLI, Relatore. La Commissione invita i presentatori al ritiro dell'emendamento Cota 8.70, in quanto verrà proposta la riformulazione dell'emendamento Cota 8.71. La Commissione esprime, invece, parere contrario sugli emendamenti Boscetto 8.1 e 8.72.
Inoltre, la Commissione intende proporre una riformulazione dell'emendamento Costantini 8.74. La Commissione raccomanda l'approvazione del proprio emendamento 8.101, mentre come ho già ricordato, proporrà una riformulazione dell'emendamento Cota 8.71. Ricordo inoltre che l'emendamento Di Gioia 8.73 è stato dichiarato inammissibile.
PRESIDENTE. Onorevole Giovanelli, può dirci anche quali siano le riformulazioni che vengono proposte?
ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Per quanto riguarda l'emendamento Costantini 8.74, la riformulazione consiste solo nella soppressione della parola «grave». Invece, per quanto riguarda l'emendamento Cota 8.71 la riformulazione - che, di conseguenza, incide anche sull'emendamento Cota 8.70 - che si propone è la seguente: «Al comma 1, dopo il capoverso 1-bis, aggiungere il seguente: 1-ter. Le disposizioni di cui al comma 1-bis si applicano, in quanto compatibili, anche ai titolari diPag. 49posizioni organizzative, ove istituite, con riferimento alle indennità specificamente riconosciute per lo svolgimento delle relative funzioni».
PRESIDENTE. Onorevole, mi scusi, per quanto riguarda l'emendamento Costantini 8.74, così come è proposta la riformulazione, tale emendamento dovrebbe leggersi, sia alla lettera b) sia alla lettera c): «sopprimere le parole 'e ripetuta'»?
ORIANO GIOVANELLI. Relatore. Signor Presidente, in base alla riformulazione che ho letto, il termine «ripetuta» rimane, mentre il termine «grave» viene eliminato.
PRESIDENTE. Il Governo?
LUIGI NICOLAIS, Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Cota 8.70 formulato dal relatore.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, l'emendamento in discussione è stato proposto perché intendiamo estendere - sempre a tutela dei cittadini - la responsabilità del dirigente anche al titolare di posizione organizzativa. Chi occupa una posizione organizzativa all'interno della pubblica amministrazione riveste anche delle responsabilità. Pertanto, poiché con questo provvedimento - almeno a parole - si vuole introdurre una responsabilità maggiormente chiara da parte della pubblica amministrazione e dei suoi funzionari, riteniamo che la logica imponga di comprendervi anche il titolare di posizioni organizzative.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, in primo luogo vorrei far presente che intendiamo apporre la nostra firma all'emendamento Cota 8.70, in quanto è evidente che vi sono uffici che possiedono una propria responsabilità anche nell'ipotesi in cui a dirigerli non sia un dirigente. In secondo luogo, vorrei sottoscrivere anche gli emendamenti Boscetto 8.1 e 8.72, sui quali interverremo successivamente.
ROBERTO COTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Cota, a che titolo? È appena intervenuto sullo stesso emendamento.
ROBERTO COTA. Le spiego, signor Presidente, se ho capito bene il relatore - anche se in maniera un po' veloce - ne ha chiesto il ritiro in quanto intende accoglierlo sostanzialmente nella formulazione di cui all'emendamento 8.71...
ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Ho letto la mia proposta di riformulazione, quindi dovreste accettare la riformulazione dell'emendamento.
ROBERTO COTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, sembra che la riformulazione proposta sia sostanzialmente identica e dunque «Si applicano ai titolari di posizioni organizzative, ove istituite, con riferimento all'indennità (...)». Pertanto, direi che...
PRESIDENTE. Onorevole Cota, quindi ritira il suo emendamento 8.70?
ROBERTO COTA. Sì signor Presidente, lo ritiro.
PRESIDENTE. Passiamo dunque all'emendamento Boscetto 8.1.
Pag. 50GABRIELE BOSCETTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente intendo ritirare il mio emendamento 8.1.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'emendamento Boscetto 8.72. Ricordo che tale emendamento non è stato accettato dalla Commissione né dal Governo e la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi sembra che l'emendamento al nostro esame debba essere meglio considerato dal relatore e dal Governo. Tale proposta emendativa, infatti, chiede la soppressione di una parte dell' articolo 1-bis che riguarda la responsabilità dirigenziale.
Tale articolo recita: «Ferme restando le disposizioni contrattuali relative al trattamento economico accessorio, al dirigente non può essere attribuito, in tutto o in parte, in relazione al grado di responsabilità e tenuto conto degli eventuali inadempimenti (...) nonché della gravità dei casi (...) il trattamento economico (...)» in ragione del verificarsi di «(...) grave e ripetuta inosservanza dell'obbligo di provvedere entro i termini (...) dell'obbligo di predisporre l'elenco e di grave e ripetuta inosservanza del divieto (...)» ed altro. Gli obblighi e il divieto cui mi riferisco sono specificati e non mi soffermerò certamente a leggere l'intero articolo.
Quando, tuttavia, si stabilisce che al dirigente non può essere attribuito il trattamento economico accessorio in casi in cui, per i procedimenti amministrativi che rientrano nella competenza dell'ufficio da lui diretto, si verifichino le ricordate gravi manchevolezze, aggiungere le parole «in tutto o in parte, in relazione al grado di responsabilità e tenuto conto degli eventuali inadempimenti del responsabile del procedimento, nonché della gravità dei casi valutata con il sistema delle garanzie (...)» significa indebolire la norma all'estremo. Infatti, il passaggio articolato attraverso tutte queste forche caudine e questi paletti rischia di far sì che un dirigente che si trovi in una situazione rientrante nelle fattispecie previste dalle lettere a), b) o c) possa discutere all'infinito sul fatto che non gli possa essere attribuito il trattamento economico accessorio. Se esistono tali gravi manchevolezze si proceda a non corrispondergli il trattamento accessorio, senza tale reticolo di valutazioni che finisce per privare la norma della sua efficacia. Mi permetto, pertanto di insistere per l'approvazione di questo emendamento e chiedo al relatore ed al Governo di riconsiderare il parere espresso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente voteremo a favore dell'emendamento del collega Boscetto. Avremmo votato anche a favore dell'emendamento precedente, se colleghi di Forza Italia non lo avessero ritirato, per una ragione molto semplice che è stata già enunciata. Con l'articolo 8 si inizia - per la verità, si prosegue - l'esame di una serie di norme manifesto ossia di norme che manifestano buone intenzioni che, però, nel concreto, non vengono portate a compimento. Lo abbiamo verificato in precedenza per le norme sull'ambito di applicazione delle disposizioni, lo abbiamo constatato con riferimento alla responsabilità dei funzionari e con riferimento a tutti quegli aspetti contenuti in alcuni emendamenti accantonati o respinti che avrebbero, di fatto, reso efficaci le previsioni di questo provvedimento. In questo caso il problema è che, poiché viviamo un eccesso di contrattualizzazione della pubblica amministrazione, l'idea che comunque i sistemi di valutazione siano oggetto della contrattazione collettiva e che sia affidata ai sistemi della contrattazione collettiva l'applicazione diPag. 51una norma che, secondo noi, deve avere una sua immediata precettività, vanifica di fatto lo scopo per il quale noi la introduciamo.
Se noi diciamo che il dirigente non può essere destinatario del trattamento accessorio, a prescindere da ciò che il contratto prevede (con la proposta emendativa presentata dai colleghi dell'Italia dei Valori correggeremo il testo riguardo alle ipotesi), non possiamo poi dire che tutto ciò è affidato ai meccanismi e alle procedure di cui al decreto legislativo n. 286 del 1999 perché in tal modo si renderebbe di fatto inapplicabile questa disposizione.
Credo, allora, opportuna la proposta formulata dai colleghi di Forza Italia, che mi sembra anche ispirata da buonsenso. Non capisco, pertanto, la ragione per la quale essa non debba essere accolta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vogliamo dare un contributo costruttivo alla chiarificazione di questo articolo, che presenta, al di là delle velleità del testo, che ho più volte denunziato, un'importanza pratica notevole.
A nostro parere l'emendamento Boscetto 8.72 va visto in connessione con il successivo, l'emendamento Costantini 8.74. In altre parole, ci sembra inopportuno, come diceva il collega Boscetto, prevedere un grande appesantimento, con una griglia di concetti, in questo comma 1, capoverso 1-bis, alinea, laddove si prevede che al dirigente (ma diamo per scontato per un istante che sia anche il responsabile di un settore organizzativo o comunque al soggetto responsabile) non possa essere attribuito, in tutto o in parte, in relazione al grado di responsabilità e tenuto conto degli eventuali inadempimenti del responsabile del procedimento, nonché della gravità dei casi, valutata con i sistemi e le garanzie di cui all'articolo 5 del decreto legislativo n. 286 del 1999 quel trattamento economico accessorio. E prevedere poi, invece, nelle ipotesi di cui alle lettere a), b) e c), che sono quelle che in concreto responsabilizzano la persona, una grave e ripetuta inosservanza dell'obbligo di provvedere entro i termini, una grave e ripetuta inosservanza dell'obbligo di predisporre e così via.
L'emendamento successivo 8.74 del collega Costantini vorrebbe sopprimere le parole «grave e ripetuta», riferite alle inosservanze o alle violazioni. Ciò detto, o scegliamo una strada o scegliamo l'altra. O alleggeriamo, come propone Boscetto di fare, la prima parte di questo articolo, in cui diamo atto che quando il soggetto «si rende responsabile di...», e allora resta la casistica quale essa è nel testo, senza togliere «grave e ripetuta», ed eliminiamo tutte quelle griglie che appesantiscono e forse rendono non operativo il capoverso 1-bis, oppure non accogliamo l'emendamento Boscetto o lo preghiamo di ritirarlo, ma allora, a questo punto, devono restare le «gravi e ripetute inosservanze» e quindi dovremmo pregare il collega Costantini di ritirare il suo emendamento.
Francamente, lasciare l'uno e l'altro appesantimento mi sembra crei una griglia mal applicabile. Di conseguenza, se rimane l'emendamento Boscetto 8.72, noi lo votiamo, però ci permettiamo di suggerire un'alternativa fra l'emendamento del collega Boscetto e quello del collega Costantini.
ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Signor Presidente, ritengo che dopo gli interventi svolti dai colleghi e dopo alcune consultazioni informali si possa, modificando il precedente avviso, esprimere parere favorevole sull'emendamento Boscetto 8.72.
PRESIDENTE. Onorevole Giovanelli, le faccio presente che su questo emendamento vi è anche il parere contrario dellaPag. 52Commissione bilancio. Questa decisione è frutto di una scelta del Comitato dei nove?
ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Sì.
PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
MARCO BOATO. Presidente, è sicuro che vi è il parere contrario della Commissione bilancio?
PRESIDENTE. Sì, sono sicurissima.
Chiedo al rappresentante del Governo di chiarire se il parere sull'emendamento Boscetto 8.72 rimane contrario o è conforme a quello espresso dal relatore.
GIAN PIERO SCANU, Sottosegretario di Stato per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Signor Presidente, il Governo si rimette all'Assemblea.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boscetto 8.72, accettato dalla Commissione, sul quale il Governo si rimette all'Assemblea e la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 472
Votanti 459
Astenuti 13
Maggioranza 230
Hanno votato sì 442
Hanno votato no 17).
Prendo atto che il deputato Zaccaria ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrrio mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Costantini 8.74.
Chiedo ai presentatori se accettino la proposta di riformulazione formulata dal relatore.
CARLO COSTANTINI. Signor Presidente, condivido gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto.
Con l'articolo 8 in esame si vuole in qualche misura responsabilizzare il dirigente e precludergli la possibilità di percepire il trattamento accessorio nel caso in cui si determinino una serie situazioni previste dal presente provvedimento.
Devo dire che l'articolo così com'è formulato sarebbe stato assolutamente inapplicabile, perché l'accertamento della responsabilità avrebbe dovuto superare tanti e tali passaggi che avrebbero, di fatto, precluso l'accertamento nel nostro Paese anche di un solo caso di responsabilità.
Condivido la valutazione di chi ha suggerito, nel caso in cui fosse stato approvato l'emendamento Boscetto 8.72, di ritirare il mio. In precedenza, sono state apportate alcune modifiche al testo, ora lasciamo la formula «grave e ripetuta». Pertanto, accolgo il suggerimento e ritiro l'emendamento.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 8.101 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, prendo la parola per svolgere una rapida osservazione. Con l'emendamento in esame la Commissione propone di sostituire la parola «consente» con la seguente: «prevede».
Non si tratta soltanto di una correzione formale, ma di casi nei quali invece di presentare i documenti si è abilitati a presentare una dichiarazione sostitutiva. Questo è consentito. Se approviamo questo emendamento stabiliremmo che la dichiarazione sostitutiva è obbligatoria, mentre essa è sempre in alternativa alla documentazione. Non si tratta di una questione capitale, però ritengo più appropriato il testo originario del provvedimento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.101 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 468
Votanti 422
Astenuti 46
Maggioranza 212
Hanno votato sì 384
Hanno votato no 38).
Passiamo all'emendamento Cota 8.71, rispetto al quale il relatore ha proposto una riformulazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la proposta di riformulazione.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cota 8.71, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 463
Maggioranza 232
Hanno votato sì 463).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 469
Maggioranza 235
Hanno votato sì 469).
Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione relativamente agli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 8.
ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario su tutti gli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 8.
PRESIDENTE. Il Governo?
GIAN PIERO SCANU, Sottosegretario di Stato per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo dunque alla votazione dell'articolo aggiuntivo Boscetto 8.07.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, l'articolo aggiuntivo al nostro esame riguarda il divieto per i dirigenti competenti in materia di gestione del personale di iscriversi alle organizzazioni sindacali.
Sarebbe forse necessario svolgere in proposito un ragionamento più ampio circa la dirigenza. Noi riteniamo infatti - credo in maniera fondata - che la dirigenza non sia, come qualcuno ritiene, uno dei problemi della pubblica amministrazione (anche rispetto alla questione, ben nota alle cronache, del fannullismo), ma una delle soluzioni a tali problemi. Naturalmente, perché sia così, è chiaro che essa va responsabilizzata: anzi, crediamo quella di una maggiore responsabilizzazione della dirigenza, specie in ordine al conferimento ad essa dei cosiddetti poteri «datoriali», rappresenti una delle vie maestre per rendere più efficiente il sistema delle pubbliche amministrazioni.
Ciò detto, è evidente che i dirigenti che si occupano di settori strategici come la gestione del personale si trovano in una situazione di conflitto di interessi quando abbiano in tasca le tessere delle organizzazioniPag. 54sindacali. È infatti chiaro che chi si occupa della gestione del personale rappresenta tout court i poteri «datoriali» e pertanto l'appartenenza ad un sindacato ingenera evidentemente un'incompatibilità funzionale rispetto alla tutela degli interessi datoriali della pubblica amministrazione.
Potremmo discutere assai più largamente circa coloro che hanno il compito di tutelare gli interessi della pubblica amministrazione. In proposito, anzi, sarebbe interessante svolgere un tale ragionamento anche in merito alla questione delle relazioni sindacali nel pubblico impiego. Quante volte, infatti, quando ci si trova in prossimità di un rinnovo contrattuale nazionale, osserviamo la funzione pubblica trovarsi di fronte all'esigenza di tenere buoni i propri sindacati interni! Ma il sindacato fa l'interesse dei lavoratori; e così, sul tavolo della contrattazione, risulta mortificato l'interesse del cittadino ad avere un'offerta di servizi più ampia.
Non desideriamo allargare troppo il discorso, così come non lo abbiamo allargato in sede di discussione degli articoli precedenti, come pure sarebbe stato facile fare: ad esempio, quando si parlava di trasparenza amministrativa, di siti web e di protocollo informatico, avremmo potuto chiedere conto al Governo e ai vari Ministeri dove siano le liste delle consulenze che la legge finanziaria, approvata lo scorso anno, imponeva di pubblicare sui loro siti Internet. Invece, abbiamo cercato di attenerci il più possibile alla materia, poiché crediamo che questo provvedimento vada affrontato con interventi specifici e di merito.
In quest'ottica crediamo sia singolare che il relatore abbia espresso un parere contrario su questo articolo aggiuntivo. A noi, infatti, pare giusto che un dirigente che si occupi di gestione del personale non possa essere iscritto ad un sindacato. Allo stesso modo, temiamo un eccessivo espandersi dell'influenza del sindacato nella pubblica amministrazione e, in particolare, nell'ambito statale.
Crediamo che sia stata un errore - e lo abbiamo fatto presente in diverse occasioni anche al Ministro Nicolais - la sottoscrizione dell'intesa sulle pubbliche amministrazioni (il protocollo sulle pubbliche amministrazioni sottoscritto dal ministro Nicolais con i sindacati), perché riteniamo che si sia consegnato scientificamente - mani e piedi - nella sua complessità tutto il sistema delle pubbliche amministrazioni al sindacato.
In questo senso, crediamo che una norma di questo genere, la quale prevede un'incompatibilità ed un divieto esteso non solo al periodo in cui si ricopre l'incarico ma anche ai due anni successivi alla scadenza dell'incarico, rappresenti una disposizione di buon senso volta a separare la funzione sindacale di rappresentanza dei lavoratori, da un lato, e di rappresentanza dei poteri datoriali, dall'altro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, se mi permette desidero far rimarcare che il Regolamento della Camera dei deputati prescrive che si parli in piedi e rivolti al Presidente.
Mi rivolgo con garbo, e quindi senza polemica, al collega Boscetto, primo firmatario dell'articolo aggiuntivo 8.07; faccio ciò con la tranquillità di coscienza di chi, pochi minuti fa, si è impegnato presso il Comitato dei nove per tramutare un parere contrario espresso ad un suo emendamento in uno favorevole, che ne ha consentito l'approvazione unanime da parte dell'Assemblea.
Adesso suggerirei, se posso, al collega Boscetto di ritirare l'articolo aggiuntivo 8.07 (già 10.07), perché a rifletterci più attentamente - e parlo con un esperto di diritto - si tratta di un articolo aggiuntivo palesemente incostituzionale: esso violerebbe, se fosse accolto, l'articolo 3 e, a mio parere, il primo comma dell'articolo 39 della Costituzione.
Desidero ricordare garbatamente al collega Boscetto che, quando in casi del tutto eccezionali si limitano diritti costituzionalmente garantiti, è la stessa CostituzionePag. 55a prevederlo. Mi richiamo all'articolo 98 della Costituzione, terzo comma, il quale recita che non «si deve», ma «si possono con legge stabilire limitazioni al diritto d'iscriversi ai partiti politici per i magistrati, i militari di carriera in servizio attivo, i funzionari ed agenti polizia, i rappresentanti diplomatici e consolari all'estero»: dunque, «si possono», ma è la Costituzione a prevederlo.
Credo che sarebbe palesemente incostituzionale una norma che, invece, vietasse con legge ordinaria l'iscrizione all'organizzazione sindacale, che, ai sensi dell'articolo 39 della Costituzione, è libera, e addirittura prevedesse un divieto per i due anni precedenti all'incarico e per i due successivi. Se facessimo un discorso di opportunità, ciò potremmo comprenderlo tutti.
Peraltro, ci si può non iscrivere ai partiti ed essere legatissimi ad un partito senza avere la tessera in tasca, così come ci si può non iscrivere ad un sindacato ed eventualmente svolgere un'attività parasindacale addirittura più negativa - se è di distorsione - che non avendo la tessera sindacale in tasca. Ma l'unica cosa che, a mio parere, non si può fare - ed ho concluso, ma chiedo veramente al collega Boscetto di rifletterci - è stabilire con norma ordinaria che un diritto costituzionalmente previsto possa essere limitato in questo modo e, addirittura, soppresso. Qualora si volesse fare ciò, bisognerebbe operare con norma costituzionale (mi richiamo, ancora una volta, all'articolo 98 della Costituzione) o, comunque, con legge di rango costituzionale, ma sicuramente non si può violare la Costituzione con norma ordinaria.
Mi permetto, dunque, di suggerire al collega Boscetto - se lo ritiene, avendo ascoltato il dibattito - di ritirare l'articolo aggiuntivo 8.07: in ogni caso, il nostro voto non potrebbe che essere contrario, ma per ragioni veramente di rigore costituzionale, al di là dei giudizi di opportunità che ho già citato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, mi permetto di dissentire dal collega Boato, perché l'articolo aggiuntivo Boscetto 8.07 non prefigura alcuna limitazione al diritto costituzionale di esercizio dell'attività sindacale o quant'altro. Con esso si cerca, piuttosto, in primo luogo di dare attuazione al principio contenuto nell'articolo 97 della Costituzione, cioè quello dell'imparzialità e del buon andamento della pubblica amministrazione.
In secondo luogo, esso garantisce anche l'autonomia della funzione sindacale all'interno della pubblica amministrazione perché, qualora vi fossero dirigenti che hanno responsabilità esclusive in materia di gestione del personale iscritti ad una delle tante organizzazioni sindacali, ciò altererebbe il principio di libera e legittima concorrenza all'interno della pubblica amministrazione e di libero accesso a questa o a quella struttura sindacale da parte dei dirigenti del settore del comparto del pubblico impiego.
La proposta del collega Boscetto - che sottoscrivo - mi sembra anch'essa di buonsenso e non in contrasto con alcuna norma costituzionale, anzi cerca di ridare dignità e vigore ad una norma, purtroppo desueta, che è l'articolo 97 della Costituzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, l'argomento che è stato evocato dall'articolo aggiuntivo Boscetto 8.07 è di straordinario rilievo ed è inutile nasconderlo. Su tale punto insistono due principi, entrambi costituzionalmente tutelati: il diritto ad iscriversi e militare in un'organizzazione sindacale che è certamente non limitabile, se non in casi determinati, e quello alla parità di trattamento, all'imparzialità della pubblica amministrazione, ora richiamato dall'egregioPag. 56collega, che è ugualmente importante, di pari dignità costituzionale ed avvertito in massimo grado dall'opinione pubblica, oltre che dagli stessi pubblici dipendenti. Ci troviamo in un'epoca di «caste» condannate, censurate e stigmatizzate, ma ciò che accade nei settori della pubblica amministrazione, laddove per cordate di carattere sindacale avvengono, ogni giorno, trattamenti diseguali, soprusi, fino a sconfinare spesso in quello che è - definito con un inglesismo ormai alla moda - il mobbing, è all'ordine del giorno e crea grandi ribellioni e malesseri nella pubblica amministrazione. È necessario far fronte a tali principi e l'emendamento in esame ha senz'altro il merito di mettere in evidenza questo delicatissimo tema.
Mi permetterei di dire al collega, che ha certamente centrato un problema attualissimo, che forse la proposta emendativa si presenterebbe meglio se formulata al contrario. Non stabilire, infatti, che sia fatto divieto a chi ricopre certe cariche di essere iscritto ad un'organizzazione sindacale, e stabilire invece che chi è iscritto ad un sindacato si trovi in una situazione di incompatibilità con la possibilità di essere collocato in certi ruoli di preposizione alla gestione del personale; è di tutta evidenza che il rapporto con i dipendenti, il potere di comandarli presso altri ambiti, adibirli ad altro, promuoverli nelle funzioni, arricchirne le competenze e così via dicendo, ebbene, è chiaro che la cordata sindacale può influire, per ragioni umane e in modo inevitabile - anche se non giustificabile astrattamente - e ciò in concreto si verifica quotidianamente.
Pertanto, si tratta di stabilire, forse invertendo l'ordine in cui è stata scritta la disposizione, un'eventuale incompatibilità. Vi sono dei casi, onorevoli colleghi, nei quali l'iscrizione, ad esempio, ad un partito politico, e pur a fronte di diritti costituzionali assolutamente importanti, è, però, inibita dalla funzione pubblica che il soggetto è chiamato a svolgere. Perché vi è tale limitazione della libertà individuale o di una facoltà? Perché il cittadino si attende quella imparzialità, dal tutore dell'ordine o dal magistrato o da altro esercente una pubblica funzione, che è lecito aspettarsi da chi svolge tali compiti. Dunque, si può notare che la facoltà di iscriversi ad un organismo di parte non è illimitata, anche sotto la benefica ombra delle garanzie costituzionali.
Pertanto, la norma che Boscetto propone non è aberrante, anzi è concepibile. Tuttavia, bisognerebbe riscriverla, a mio modesto avviso, attraverso un'opportuna riformulazione nel senso di indicare un'incompatibilità ad essere preposto al settore della gestione del personale nelle pubbliche amministrazioni per chi sia già evidentemente schierato dal punto di vista sindacale. È inutile dire che tale argomento rimanda all'appassionante dibattito sul riconoscimento giuridico e sulla disciplina della vita dei sindacati, ma questa è altra, più ampia e più affascinante questione, che tuttavia, come vedete, è un grande nodo attuale che viene al pettine. Pertanto, occorre combattere le caste anche da tale punto di vista e recepire, quanto meno, lo spirito della proposta emendativa in esame e se possibile riformularla nel senso di stabilire un'incompatibilità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, a nome della componente La Destra, vorrei svolgere alcune osservazioni che scaturiscono da questa proposta emendativa. Non vi è dubbio che vi sia anche una casta sindacale, costituita da privilegi, da inserimenti nei consigli di amministrazione, da stipendi che giungono a casa per anni senza conoscere come sia fatto il posto di lavoro. Tuttavia, scambiare le degenerazioni della casta sindacale con il ruolo dei sindacati, a mio avviso, è molto grave.
La mia giornata è iniziata all'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati dove mi è parso - e al riguardo ho espresso il mio dissenso - di rilevare una vera e propria intolleranza anche verso i sindacati della Camera dei deputati: sarebberoPag. 57troppi, difenderebbero interessi corporativi e quant'altro.
Dunque, attenzione, in quanto, a mio avviso, sta partendo un'offensiva per delegittimare i sindacati. La delegittimazione dei sindacati... (Commenti). ..Se c'è qualcuno che «abbaia» da qualche parte si metta qui davanti a me. La delegittimazione dei sindacati, dicevo, è un'operazione partita da mesi.
Allora, non possiamo consentire che i sindacalisti possano sedere nei consigli di amministrazione dove dovrebbero stare i tecnici e stabilire, invece, che un dirigente dell'ente locale non possa essere iscritto al sindacato. Mi chiedo cosa c'entri l'autonomia del ruolo dell'organo amministrativo con l'iscrizione al sindacato! Una persona può essere non iscritta ad alcun sindacato ed essere faziosa, al servizio di una lobby affaristica! Cosa c'entra l'autonomia dell'amministrazione con l'iscrizione al sindacato?
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 18,02)
TEODORO BUONTEMPO. Se dovesse «passare» tale principio, non si potrebbero iscrivere al sindacato l'agente di pubblica sicurezza, i carabinieri e i magistrati. Dunque, vorremmo vietare l'iscrizione al sindacato a tutti coloro che svolgono un ruolo nella società e che devono rappresentare l'interesse comune e non un interesse particolare?
PRESIDENTE. La invito a concludere.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, concludo. Ciò emerge anche dalla mancata attuazione di quanto previsto dall'articolo 39 della Costituzione. È una riflessione rivolta alle forze politiche e ai sindacati: acceleriamo l'attuazione dell'articolo 39 della Costituzione, in quanto, tra poco, i sindacalisti che scenderanno in piazza verranno considerati alla stregua di sovversivi dell'ordine costituito.
Quindi, esprimerò un voto decisamente contrario sulla proposta emendativa in esame, per non aprire neppure uno spiraglio a chi vorrebbe sopprimere persino il diritto di iscrizione al sindacato previsto dalla Costituzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rocchi. Ne ha facoltà.
AUGUSTO ROCCHI. Signor Presidente, colleghi, penso, in verità, che la proposta emendativa in esame riveli la cultura che è sottostante la logica della riforma per la modernizzazione e l'efficienza della pubblica amministrazione. Alla fine si disvela l'ipotesi secondo la quale il cattivo funzionamento e le difficoltà di funzionamento della pubblica amministrazione sarebbero, al fondo, responsabilità dei lavoratori, delle lavoratrici e delle organizzazioni sindacali. Si tace, guarda caso, su una lunga storia relativa anche al modo di concepire il ruolo delle strutture pubbliche. Magari si muove contro i lavoratori e le lavoratrici che si sono battuti anche con le loro organizzazioni sindacali in tutti questi anni, affinché assieme ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici si tutelasse l'efficienza e l'efficacia di un servizio da fornire a tanti altri cittadini lavoratori e lavoratrici anch'essi.
Dunque, ciò che si propone con la proposta emendativa in esame, oltre a negare un diritto costituzionale, è semplicemente fuorviante, oltre che sbagliato da tutti i punti di vista. Infatti, si cerca di spiegare che la cattiva efficienza della pubblica amministrazione deriva dal fatto che i lavoratori e lavoratrici, ad ogni livello, possono iscriversi a un sindacato, avere delle organizzazioni collettive ed essere capaci di essere portatori, non solo del loro interesse di lavoratori, ma anche dell'efficienza e dell'efficacia di un servizio pubblico rivolto a tante altre persone, che necessitano del funzionamento corretto della pubblica amministrazione, oltre che dell'economia generale del Paese.
Si tratta, pertanto, di una proposta emendativa sulla quale si deve esprimere un voto nettamente contrario e che - ripeto - disvela uno scontro di culture: èPag. 58bene che sappiano il Paese e i lavoratori del pubblico impiego, avvolti da alcune forze politiche che in questa sede sostengono queste proposte emendative, che vi è chi spesso, in passato, dopo averli molte volte per così dire solleticati a una difesa corporativa (e non alla difesa delle loro condizioni all'interno di un interesse generale) ed avere furbescamente lisciato loro il pelo per molti anni, oggi pensa che, se la pubblica amministrazione va male, è tutta colpa di chi vi lavora (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, indubbiamente la degenerazione dei sindacati e del sindacalismo è un problema: lo abbiamo visto in questi anni e lo vediamo in questi giorni. Alcuni sindacati sono stampelle per i Governi amici e feroci oppositori per i Governi nemici. In tutto ciò, gli interessi dei lavoratori sono completamente dimenticati.
La proposta emendativa in esame ha il pregio di sollevare il problema e di evitare che chi ricopre determinate posizioni all'interno della pubblica amministrazione - collega Buontempo, non stiamo parlando dei dirigenti dell'ente locale, ma di quei pochi casi di dirigenti preposti alla gestione del personale - le utilizzi per svolgere reclutamento politico.
Abbiamo visto fino a che punto si sia arrivati, oggi, con una pubblica amministrazione i cui posti sono sempre stati spartiti in base alle tessere di partito e alla presenza degli amici degli amici. Ciò ha portato, nella pubblica amministrazione, inefficienza e arretratezza. È proprio per questo motivo che alcune amministrazioni, soprattutto in determinate zone, hanno dimostrato di essere così inefficienti.
LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, mi rivolgo all'attenzione dei colleghi che hanno presentato la proposta emendativa in esame e agli altri, per chiarirne la portata e gli effetti. Nel testo della proposta è scritto che chi sia stato iscritto al sindacato non può, nei due anni successivi, ricoprire un certo tipo di incarichi nella pubblica amministrazione. Siccome a mio avviso tutti i dipendenti legittimamente aspirano ad assumere incarichi di questo tipo, è chiaro che tale divieto finisce con l'essere un divieto di iscrizione, perché l'iscrizione stessa provoca un blocco alla possibilità di accesso ad alcuni livelli. Il collega Boato lo ha già affermato prima e lo ripeto sinteticamente: la Costituzione pone un limite all'iscrizione ad associazioni, con riferimento ai partiti, solo per alcune categorie specifiche di persone (ossia i magistrati, i diplomatici, la polizia, ed altre), ma non pone alcun limite all'iscrizione alle organizzazioni sindacali. Sostanzialmente, questo diventa un limite implicito: se si vuole far carriera, come è legittimo, all'interno della pubblica amministrazione, non bisogna iscriversi a un sindacato.
Quanto all'imparzialità - ne hanno parlato tanto, con chiarezza, il collega D'Alia e altri - la persona alla quale è sostanzialmente inibito di iscriversi a un sindacato, può iscriversi a qualsiasi partito politico: la Costituzione, in questo caso, non pone alcun divieto di iscrizione ad un partito. Sostanzialmente, quindi, si vieta ad una persona l'iscrizione a un sindacato, laddove quella stessa persona, se vuole essere così imparziale, può invece iscriversi ad un partito. Mi rivolgo agli amici D'Alia e Benedetti Valentini: quelli che sono più parziali non si iscrivono a nulla...
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Questo è anche vero.
LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. ...così hanno il segno della neutralità e fanno quello che vogliono con il segno della neutralità.
Credo, pertanto, che sia opportuno votare contro la proposta emendativa inPag. 59esame, a meno che il collega Boscetto non intenda ritirarla. Francamente, non mi sembra che, nel nostro sistema costituzionale, abbia cittadinanza un divieto implicito di iscrizione ai sindacati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, affrontando la proposta in esame, trattiamo una materia delicata.
Ancora oggi ho in tasca la tessera di un sindacato confederale, la CISL, però so anche che, talvolta, nelle figure responsabili del personale si collocano persone prelevate dai sindacati per ragioni non sempre nobili.
Non vi è dubbio che la delicatezza della questione esiste. Non vedo un impedimento di natura costituzionale, perché la Costituzione demanda la disciplina della materia alla legge. Si badi bene che io non mi levo contro il sindacato, ma ritengo che proprio per salvaguardare il ruolo e l'imparzialità del sindacato ed evitare situazioni di conflitto di interesse questa norma sia assolutamente opportuna.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Incostante. Ne ha facoltà.
MARIA FORTUNA INCOSTANTE. Siccome altri hanno usato argomentazioni più complesse, vorrei richiamare un attimo l'attenzione dei colleghi; guai, infatti, se una tale proposta «passasse» in una legge della Repubblica italiana! In primo luogo, la Costituzione - la Costituzione, non una legge! - prevede solo alcuni casi in cui i diritti politici sono limitati. In secondo luogo, non possiamo pensare che un dirigente che tratti le questioni del personale possa essere privato di un diritto politico, come quello di iscriversi a un partito o a un sindacato. Ho sentito qui qualcuno dire di vietargli anche l'iscrizione a un partito. Non so se abbiamo idea di cosa stiamo cercando di fare.
Infine (e concludo), possiamo mettere tutti i paletti che vogliamo - in questo caso, non lo possiamo fare! - per eliminare una cattiva politica, ma, se una classe dirigente nel suo insieme non capisce che la cattiva politica si riforma solo con la sua buona politica, si rischia di approvare leggi demenziali contro i diritti delle persone e contro i diritti previsti dalla nostra Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buffo. Ne ha facoltà.
GLORIA BUFFO. Signor Presidente, condivido gli argomenti e anche il tono serio e appassionato, perché questa è una proposta emendativa importante e molto negativa, che dobbiamo respingere con un voto contrario. Essa afferma un principio ingiusto, inaccettabile, inefficace e - credo - inammissibile.
È ingiusto perché è evidente l'effetto distorsivo cui si riferiva il presidente Violante, ove si stabilisse l'incompatibilità con l'iscrizione al sindacato ai fini della carriera nella pubblica amministrazione. Si tratterebbe di un modo subdolo e perverso per dissuadere chi lavora nella pubblica amministrazione dall'iscriversi al sindacato.
Non è possibile, perché lede la libertà di chi lavora, una libertà che non credo sia nella nostra disponibilità. Non è efficace, perché, comunque, l'imparzialità di chi prende decisioni nella pubblica amministrazione non passa da qui. L'imparzialità è data dal considerare eguali tutti i cittadini e non dal pensare che non si debba essere iscritti a un sindacato. Infine, non è ammissibile, perché, come hanno detto prima di me gli onorevoli Rocchi e Incostante, è in gioco una libertà fondamentale.
Stiamo attenti a non produrre, con una proposta in ipotesi considerata minore, un disastro dal punto di vista delle libertà, che davvero non ci possiamo permettere (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Turci. Ne ha facoltà.
LANFRANCO TURCI. Signor Presidente, intendo esprimere la nostra contrarietà a questa proposta, che lederebbe un diritto inalienabile dei cittadini e, in quanto tali, anche dei dirigenti della pubblica amministrazione.
Poiché è stato sollevato da alcuni interventi il problema più generale delle responsabilità per il cattivo funzionamento della pubblica amministrazione, vorrei sottolineare che non vedo un pericolo particolare nell'eventuale vicinanza di militanza sindacale fra un dirigente e i dipendenti dello stesso ufficio. Non mi pare, francamente, che questo sia un caso che possa determinare particolari rischi per le responsabilità e l'autonomia dei dirigenti.
Vi è comunque un problema nel nostro Paese e nella nostra pubblica amministrazione: spingere i dirigenti ad assumersi fino in fondo le loro responsabilità. Oggi ciò è ostacolato, nei fatti, da una sorta di tenaglia a monte e a valle del dirigente: da un lato vi è la responsabilità di coloro che possiamo chiamare genericamente i politici (siano gli amministratori locali, siano i Ministri, siano i parlamentari: coloro, in sostanza, che stanno a monte della dirigenza pubblica); dall'altro lato, non nascondiamolo, vi è una diffusa pratica di cogestione sindacale, che spesso limita l'autonomia di responsabilità dei dirigenti. Ciò non dipende da una tessera comune, ma dal fatto che abbiamo ancora normative, o meglio prassi, che impediscono l'assunzione di responsabilità serie da parte dei dirigenti e che assistiamo anche - diciamolo pure - da parte di molti dirigenti ad un accomodamento alla situazione, ad un prendere atto che è meglio non assumersi responsabilità e lasciare che la macchina vada alla deriva.
Con il disegno di legge in esame vorremmo dare un contributo per migliorare la situazione - mi riferisco soprattutto all'articolo aggiuntivo 10.0100 della Commissione - ma non è certo attraverso una proibizione di iscrizione al sindacato che offriamo un contributo nella direzione giusta (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per precisare che non necessariamente colui che nutre aspirazioni di carriera deve percorrerla occupando posti in cui si gestiscono risorse umane. Sicuramente vi sono due interessi contrapposti: il primo è l'interesse ad esercitare la propria libertà di associazione, di pensiero e via dicendo; il secondo è l'interesse all'imparzialità all'interno della pubblica amministrazione.
Credo che non sia sufficiente che la giustizia sia giusta, ma deve anche apparire tale. Pertanto, ritengo che un soggetto che ha in mano le carriere altrui e la possibilità di gestirle non possa essere collocato in quella posizione, perché potrebbe rovinarle (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord-Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, personalmente non condivido la proposta del collega, anche se tocca un problema serio e reale, ma in questo caso la soluzione proposta non è coerente con il problema reale. La questione è concreta, e occorre rendersi conto che attualmente i dirigenti del personale, in seguito a un'applicazione distorta della legge Bassanini, si autoaumentano lo stipendio, decidono assunzioni, approvano progetti e incentivi: di fatto, abbiamo registrato una grossa esplosione della spesa pubblica per tale motivo, perché non vi è un controllo.
Pertanto, il problema reale è di rivedere, ad esempio, la separazione dei poteri tra pubblica amministrazione e organi di governo, perché questo meccanismo può funzionare per i grandi comuni e per iPag. 61grandi enti; nei piccoli comuni ha portato solo all'incremento della spesa pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord-Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, anch'io intervengo per ribadire che, al di là della motivazione dell'articolo aggiuntivo in esame, il problema che esso affronta è reale: chiunque di noi ha lavorato nella pubblica amministrazione come consigliere comunale o regionale e ne ha vissuto le vicende, non può nascondersi il fatto che molto spesso la militanza sindacale è servita a dirigenti degli enti locali o della pubblica amministrazione più che per difendere o sostenere le cause del lavoro e dei lavoratori, per sostenere se medesimi o alcuni affiliati alle proprie organizzazione sindacali, molto spesso promossi senza motivazione, in altri casi retrocessi. Si è creata, di fatto, un'incrostazione di potere. Si tratta di un corporativismo che è trasversale, sia ben chiaro, a tutte le forze politiche e a tutti i sindacati, ma che costituisce il male della pubblica amministrazione, e spesso ne ha paralizzato l'azione per effetto di veti reciproci, di interessi sovrapposti e via dicendo.
Invito l'Assemblea a considerare, al di là della formulazione dell'articolo aggiuntivo, il problema che vi è sotteso, che non ci può lasciare indifferenti: non si tratta di limitare le tutele sindacali, ma di farsi carico di una realtà viva nella pubblica amministrazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, ho sempre in grande considerazione le valutazioni del presidente Violante e del collega Lanfranco Turci, però vorrei sottolineare al presidente Violante che non è in discussione il diritto all'iscrizione al sindacato. Stiamo parlando di un problema di opportunità, ovvero della questione se sia opportuno che un dirigente con un passato nel sindacato si occupi della gestione del personale: si tratta di incompatibilità evidente (lei è molto interessato al conflitto di interessi, e qui ve ne è uno evidente). I dirigenti hanno un proprio sindacato, ma provenire dal sistema e dall'ambiente del sindacato e andare a gestire il personale significherebbe riconoscere implicitamente che il sindacato in sé riassume tutte le funzioni che riguardano la pubblica amministrazione. La dirigenza, e comunque gli interessi della pubblica amministrazione, sono a volte confliggenti con quelli del sindacato, perché il sindacato fa un lavoro e la pubblica amministrazione ne dovrebbe fare un altro.
Pur considerando che forse la proposta emendativa è un po' debordante, non andrebbe comunque messa in discussione la possibilità di verificare se vi è la possibilità di un'incompatibilità tra il passaggio di funzione di un dirigente chiamato ad occuparsi del personale e dei servizi collegati e gli incarichi assunti precedentemente. Invito il relatore a ripensare il suo giudizio sull'articolo aggiuntivo Boscetto 8.07, magari accantonandolo, approfondendolo e modificandolo in questa direzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, voterò contro l'articolo aggiuntivo Boscetto 8.07, che propone sostanzialmente un concetto di questo tipo: un dirigente di prima o di seconda fascia se iscritto ad un'organizzazione sindacale può compiere atti di preferenza nei confronti del personale iscritto alla sua stessa organizzazione. Un problema di questo tipo non si risolve con la mancata iscrizione dei dirigenti al sindacato, perché dovremmo a questo punto anche abolire la possibilità di iscriversi ad un partito politico, ad un'organizzazionePag. 62culturale, ad un'associazione ovvero a qualsiasi ente comunitario che preveda l'iscrizione contestuale sua e dei suoi dipendenti. Mi chiedo se così non si vada a ledere un principio costituzionale elementare, ovvero quello che riguarda la possibilità per chiunque di appartenere ad un'associazione sindacale, politica o culturale.
In questo senso, mi risulta piuttosto difficile ottemperare alle richieste che sono state formulate dall'oratore che mi ha proceduto, come quella volta ad impedire - si tratta di un altro problema ancora - ad un sindacalista di ricoprire un ruolo di primo piano nel governo del personale all'interno della pubblica amministrazione. Anche in questo caso dovremmo introdurre una discriminazione nell'accesso, e siccome questi incarichi si raggiungono tramite concorsi pubblici bisognerebbe evitare che ai concorsi partecipino dirigenti del movimento sindacale, il che mi pare francamente impossibile. Comunque la si consideri, la questione, che può anche esistere, dato che nel mondo della pubblica amministrazione vi possono essere preferenze e forse addirittura abusi, non si risolve in questo modo.
Per tali motivazioni, voterò contro l'articolo aggiuntivo Boscetto 8.07.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Costantini. Ne ha facoltà.
CARLO COSTANTINI. Signor Presidente, anche l'Italia dei Valori voterà contro l'articolo aggiuntivo Boscetto 8.07. Il ragionamento svolto da chi lo ha presentato evidenzia un vizio di fondo, poiché parte dal presupposto che l'esercizio dell'attività di chi è tenuto a valutare il personale dipendente sia totalmente discrezionale. La preoccupazione nasce nella misura in cui si afferma il principio che chi valuta lo fa secondo quelli che sono i propri parametri di giudizio, ma in realtà non è così, o meglio, la realtà dovrebbe essere diversa. L'esercizio della valutazione dovrebbe rispondere a parametri oggettivi e dovrebbe essere inserito all'interno di procedimenti certi, con regole certe e con sanzioni per chi sbaglia.
Il problema che viene posto è giusto: è vero che nella pubblica amministrazione molto spesso le valutazioni delle progressioni di carriera del personale dipendente sono legate a rapporti di amicizia o di inimicizia, di appartenenza o di non appartenenza, ma la soluzione proposta è sbagliata, perché nega un diritto ed afferma un principio per il quale è sufficiente non essere iscritti ad un sindacato o ad un partito per esercitare fino in fondo il proprio dovere.
Le regole e le procedure ci sono e la discrezionalità non è assoluta. Si può semmai intervenire sul fronte delle regole e sui vincoli procedimentali che devono essere rispettati dal soggetto tenuto alla valutazione del personale, ma certamente non possiamo accogliere un articolo aggiuntivo che - come ricordato dai colleghi che mi hanno preceduto - introdurrebbe una palese violazione di principi di libertà garantiti dalla nostra Costituzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benedetti Valentini, che è già intervenuto e quindi non può intervenire nel merito della materia. Intende intervenire sull'ordine dei lavori?
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, stiamo parlando di questo, sto cercando di offrire una soluzione...
PRESIDENTE. Lei non può intervenire di nuovo sul merito della materia.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Ho capito.
PRESIDENTE. Se ha capito, qual è la questione sull'ordine dei lavori che lei solleva?
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. La questione sull'ordine dei lavori è che ritengo che sul tema in esame noi consumeremo l'intera serata (si tratta dell'ordine dei lavori!), dunque, affinché l'ordine dei lavori non diventi disordine...
Pag. 63PRESIDENTE. La ringrazio. Capisca la mia funzione, non posso consentire di intervenire sullo stesso articolo aggiuntivo due volte.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Ma se ho iniziato appena a parlare...
ANTONIO LEONE. Presidente!
PRESIDENTE. Il presidente Leone lo sa, perché mi insegna il Regolamento...
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Va bene... allora lei vaticina anche il mio pensiero, e mi affido a quello che lei pensa.
GABRIELE BOSCETTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, ho ascoltato con estrema attenzione il dibattito, e ho sentito ragioni valide nell'ambito delle diverse logiche. Intendo dunque chiedere al relatore e al rappresentante del Governo se accettano di accantonare l'articolo aggiuntivo in esame, considerata anche la mia intenzione di riformularlo.
PRESIDENTE. Chiedo al relatore di esprimere il parere sulla proposta di accantonamento, affinché la Commissione formuli un nuovo testo. Ricordo, infatti, che a questo punto è la Commissione a poter esercitare tale facoltà.
ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Signor Presidente, vi è tutta una serie di proposte emendative, compresa quella in esame, che in verità non hanno niente a che vedere con il provvedimento che stiamo discutendo. Quindi credo che non sia assolutamente accettabile la proposta di accantonamento, perché sono contrario nel merito, nonché al fatto che si sia tentato di introdurre questa materia nel provvedimento in esame. La questione potrà essere affrontata quando discuteremo a proposito della dirigenza, e credo che ciò accadrà quanto prima. Pertanto, sono contrario alla proposta di accantonamento.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Boscetto 8.07, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 450
Votanti 389
Astenuti 61
Maggioranza 195
Hanno votato sì 134
Hanno votato no 255).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo La Russa 8.036.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, per quanto riguarda l'articolo aggiuntivo in esame, molto sommariamente devo dire - e non per puntigliosamente ribattere su quelle che sono le sue determinazioni, sulle quali non posso tornare - che votando la precedente proposta emendativa abbiamo liquidato anche un principio. A fronte di un eventuale invito al collega Boschetto, sia dai banchi della maggioranza sia da quelli dell'opposizione, a ritirare l'articolo aggiuntivo, per evitare il rischio di veder travolgere un principio buono insieme ad un'articolazione discutibile, procuriamo un danno e non diamo i segnali giusti né alla pubblica amministrazione né alla pubblica opinione (che è quella che più mi interessa).
A questo punto, in modo «monografico», abbiamo ritenuto anche di introdurrePag. 64il tema della permeabilità fra pubblico e privato, in vista di uno sforzo poderoso per una modernizzazione della pubblica amministrazione che ci sembra ancora lontana dall'essere conseguita.
La lettura del nostro articolo aggiuntivo 8.036 si commenta da sola, nel senso che vorrebbe costituire un «allungo», pur con tutte le garanzie di assoluta trasparenza, in questa direzione. Il parere contrario, naturalmente, mi fa presagire una mancata approvazione. Tuttavia, riteniamo, con questa e con la successiva proposta emendativa, di dare un segnale preciso su un tema che è ormai all'attenzione di tutti gli studiosi della pubblica amministrazione, e anche di coloro che vogliono procedere sulla strada di una reale modernizzazione.
Quindi, insisteremo nel chiedere il voto favorevole sia sull'articolo aggiuntivo La Russa 8.036 sia sul successivo articolo aggiuntivo La Russa 8.039, che vanno esattamente in questa direzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, in primo luogo intendo spendere una parola in favore della possibilità di osmosi tra sistema pubblico e sistema privato, che caldeggiava il collega Benedetti Valentini e che è prevista, in parte, anche nell'articolo aggiuntivo in esame.
Intervengo, inoltre, per rispondere ad alcune valutazioni espresse in ordine al precedente articolo aggiuntivo, e che considero fuori luogo. Quanto alla presunta incostituzionalità della previsione dell'incompatibilità tra l'iscrizione sindacale e un qualsivoglia incarico direttivo, ricordo che proprio il decreto legislativo 165 del 2001 prevede l'impossibilità per i vertici dell'Aran di essere iscritti al sindacato. È una norma di Bassanini, non una norma che proviene dal centrodestra. Si sarebbe potuti venire incontro anche ad alcune obiezioni in qualche modo fondate, riformulando l'articolo aggiuntivo Boscetto 8.07 nel senso di prevedere l'incompatibilità non con l'iscrizione al sindacato ma con gli incarichi sindacali, così come in questo stesso testo è previsto proprio per i componenti della cosiddetta «authority antifannulloni»: si trattava di adottare un criterio che la stessa Commissione aveva già previsto, nella disciplina di un organo.
Dunque, la mancata disponibilità del relatore a una riformulazione, così com'era stata proposta dal collega Boscetto, lascia l'amaro in bocca: forse è più comodo per qualcuno accusare strumentalmente l'altra parte di voler mettere in campo un'incompatibilità e la violazione di un diritto costituzionale, piuttosto che lavorare ad una convergenza per stabilire quello che doveva essere un principio sacrosanto, vale a dire la separazione netta tra i poteri datoriali all'interno della pubblica amministrazione e i poteri di rappresentanza dei lavoratori.
In questo senso, ritengo non solo che siano state appropriate le osservazioni formulate dal collega D'Alia e dal collega Benedetti Valentini, ma anche che l'indisponibilità del relatore a valutare una riformulazione, così come aveva proposto il collega Boscetto, sia stata un'occasione persa, perché evidentemente c'era la possibilità di riformulare la proposta emendativa e di inserire un principio di buona normazione all'interno del testo in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, partendo dalla considerazione che se l'emendamento del collega Boscetto fosse stato in contrasto con la Costituzione, presidente Violante, la Presidenza della Camera lo avrebbe dichiarato inammissibile, e partendo dalla considerazione della profonda amarezza di un testo che può essere esaminato a sovranità limitata perché ci sono alcuni tabù - con buona pace del Partito democratico - che non siete ancora in condizione di affrontare, neanche su una richiesta di riformulazione del collega Boschetto, credo che, con lo stesso spirito di confronto parlamentare,Pag. 65ci asterremo sulle proposte emendative di Alleanza Nazionale.
Infatti, condividiamo l'idea che vi possa essere mobilità tra pubblico e privato. Poiché, però, oggi ci troviamo nella condizione di dover limitare il ricorso a prestazioni professionali esterne, di ogni genere e tipo, di cui si è fatta inflazione a livello statale, regionale e degli enti locali, e poiché riteniamo che questo articolo aggiuntivo, ancorché non abbia questo scopo, può prestarsi a tale processo inflattivo di incarichi, prebende, consulenze che hanno appesantito la pubblica amministrazione senza arrecare alcun vantaggio, credo che sarebbe opportuno sulla proposta in esame soprassedere, e per questa ragione siamo ad essa contrari. Per tale motivo voteremo contro, ma, ovviamente, solo per queste ragioni, e non perché ve ne siano altre.
PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo La Russa 8.036, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 454
Votanti 437
Astenuti 17
Maggioranza 219
Hanno votato sì 166
Hanno votato no 271).
Prendo atto che il deputato Belisario ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo La Russa 8.039, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 454
Votanti 431
Astenuti 23
Maggioranza 216
Hanno votato sì 160
Hanno votato no 271).
Prendo atto che il deputato Belisario ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Boscetto 8.014, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 454
Votanti 450
Astenuti 4
Maggioranza 226
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 247).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Boscetto 8.015, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 465
Maggioranza 233
Hanno votato sì 216
Hanno votato no 249).
Ognuno voti per sé (Commenti). È un'esortazione dovuta, il ruolo me lo impone.
Pag. 66(Esame dell'articolo 9 - A.C. 2161-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2161 sezione 9).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 9.100 ed esprime parere contrario sull'emendamento Buontempo 9.70. La Commissione raccomanda, altresì, l'approvazione del suo emendamento 9.101 ed invita i presentatori al ritiro dell'emendamento Marone 9.72. La Commissione raccomanda, infine, l'approvazione del suo emendamento 9.102 ed esprime parere favorevole sull'emendamento Costantini 9.73.
PRESIDENTE. Il Governo?
GIAN PIERO SCANU, Sottosegretario di Stato per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 9.100 della Commissione.
Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, capisco l'insofferenza, tuttavia stiamo discutendo di modificare sostanzialmente il regime di impugnazione degli atti amministrativi, prevedendo l'esclusione di alcuni atti tra quelli impugnabili con ricorso straordinario al Capo dello Stato (ricorso che, come è noto, può essere proposto dal soggetto interessato senza ministero d'avvocato). Ritengo, pertanto, che sarebbe necessaria un po' di attenzione su quello che stiamo votando. Dico ciò anche perché, poc'anzi, avete respinto una proposta emendativa presentata dai colleghi di Forza Italia, che prevedeva la responsabilità di quei dirigenti che avevano prodotto il dissesto finanziario degli enti. Avete consentito e continuate a consentire l'impunità per chi distrugge la pubblica amministrazione!
Detto ciò, vogliamo evitare, almeno, di escludere dal novero degli atti che non sono impugnabili con ricorso straordinario al Capo dello Stato - attribuendo una giurisdizione totalmente esclusiva alla magistratura del lavoro - quelli di gestione del rapporto di lavoro dei pubblici dipendenti? Non capisco la ragione contraria. Comprendo il motivo per cui la Commissione ritiene non impugnabili gli atti delle autorità indipendenti: vi è una motivazione di celerità del giudizio, vi sono interessi coinvolti di una particolare natura ed altro. Ma per quale motivo si vogliono escludere - tra gli atti che possono essere impugnati con ricorso straordinario al Capo dello Stato - quelli relativi alla gestione del personale? Ritengo che dovremmo riconsiderare tale questione e che, forse, sarebbe il caso di accantonare l'esame dell'articolo 9 e svolgere una riflessione in Commissione sull'argomento.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, intervengo soltanto per chiedere al relatore di darci contezza della ragione alla base di tale scelta. L'onorevole D'Alia ha posto una domanda che ritengo meritevole di risposta.
Stiamo parlando di autorità amministrative. Perché un provvedimento di questo genere non dovrebbe essere assoggettato alla ricorribilità? Vorrei che cortesemente venisse fornita risposta al quesito posto da me e dall'onorevole D'Alia, al fine di poter svolgere una riflessione nel merito, senza pregiudizi.
PRESIDENTE. Onorevole relatore, vi è una richiesta di accantonamento, qual è il suo parere?
Pag. 67ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Accetto la richiesta di accantonamento proposta.
PRESIDENTE. Avverto dunque che, non essendovi obiezioni, deve intendersi accantonato l'esame dell'emendamento 9.100 della Commissione.
Passiamo all'esame dell'emendamento Buontempo 9.70
ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ORIANO GIOVANELLI, Relatore. Signor Presidente, a questo punto, propongo di accantonare l'esame dell'intero articolo 9 e di passare all'esame dell'articolo 13.
PRESIDENTE. Sta bene. L'esame degli articoli da 9 a 12 deve pertanto intendersi accantonato.
In attesa che gli onorevoli colleghi possano leggere il testo dell'articolo 13, concedo la parola all'onorevole Fiano, in via eccezionale. L'onorevole Fiano deve svolgere un intervento sull'ordine dei lavori che, normalmente, si svolge a fine seduta ma, in via eccezionale, avendomi anticipato l'argomento, gli concedo la parola in questo momento.