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Discussione della mozione Rigoni ed altri n. 1-00225 sulla promozione dei diritti umani e della democrazia nel quadro della Convenzione europea per i diritti dell'uomo e delle iniziative del Consiglio d'Europa (ore 20,40).
(Discussione sulle linee generali)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni presentate.
È iscritto a parlare il deputato Marcenaro, che illustrerà anche la mozione Rigoni ed altri n. 1-00225, di cui è cofirmatario.
PIETRO MARCENARO. Signor Presidente, la mozione in esame è sottoscritta da numerosi parlamentari di un vasto arco di gruppi e di forze politiche. Naturalmente la discussione nasce da un'iniziativa assunta in sede di Consiglio d'Europa che ha preso la decisione di promuovere, annualmente, un dibattito generale di verifica dello stato dei diritti umani e della democrazia. Vi è stata una prima occasione di tale discussione il 18 aprile, durante la seconda sessione del 2007 della riunione plenaria dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, e da tale circostanza origina questa discussione. Sottolineo il fatto perché è importante che nei diversi Paesi che compongono il Consiglio d'Europa, nei 47 Paesi membri, si svolga una discussione parlamentare, politica e una verifica sulla questione della democrazia e dei diritti umani.
Voglio sottolineare che si tratta di problemi che si ripropongono con forza nell'insieme dei Paesi del Consiglio d'Europa e che presentano diversi aspetti. In primo luogo, siamo di fronte a uno stato problematico della democrazia, sia se consideriamo le vecchie democrazie, le democrazie storiche dell'Europa dove sono evidenti, nel nostro come negli altri Paesi, i segni di una stanchezza e di una difficoltà che mettono in rilievo una frattura sempre più forte tra istituzioni e opinione pubblica, fra istituzioni e cittadini e sfidano, quindi, ad un rinnovamento e ad una capacità di adeguamento ai nuovi problemi, sia che guardiamo non le vecchie democrazie ma l'evoluzione delle vecchie dittature.
È stato coniato dalla politologia il termine «democratura» per indicare un passaggio così controverso, contraddittorio, che riguarda quei Paesi che sono usciti dal mondo sovietico, comunista e si sono incamminanti verso la democrazia. Siamo dinanzi ad un processo contraddittorio e possiamo dire che l'Unione europea è stato un grande fattore di espansione della democrazia. Inoltre, l'integrazione nel Consiglio d'Europa di una serie di Paesi nei quali la situazione democratica è lungi dall'essere risolta, indubbiamente apre dei problemi molto seri. Basti guardare a ciò che accade in Paesi come la Russia e in molti altri Paesi, dove siamo di fronte a contraddizioni molto forti sul piano dello stato dei diritti e dei diritti umani.
Questa è la prima grande questione che oggi agita e interroga la dimensione europea allargata come quella rappresentata dal Consiglio d'Europa.
Vi è una seconda questione che sfida ad un approfondimento e ad un nuovo impegno sul terreno dei diritti umani e della democrazia.
Sono le trasformazioni che avvengono nel nostro mondo, nel mondo della globalizzazione e nel mondo nel quale il fenomeno migratorio cambia in profondità l'aspetto e le caratteristiche delle società che abbiamo conosciuto e sfidano su nuovi terreni e su nuovi campi l'affermazione dei diritti umani. La loro difesa appare come un campo di nuovo attuale, nel quale non possiamo più dare per scontato ciò che in fondo, anche nella vecchia Europa, abbiamo considerato scontato per molto tempo.
C'è un terzo campo che pone interrogativi sulla questione del rispetto dello Stato di diritto e dei diritti umani riguardante i problemi determinati dalla lotta al terrorismo e dalla nuova dimensione dei conflitti che attraversano il mondo. La questione dei diritti umani dentro le guerre e dentro i conflitti è molto spesso trascurata, quasi fosse un aspetto secondario (come si dice un aspetto «collaterale» che, come tale, deve essere considerato anche dal punto di vista politico), ma in realtà sappiamo che oggi rappresenta uno degli aspetti centrali della situazione che il mondo conosce e che noi e il nostro stesso Paese viviamo nelle missioni internazionali nelle quali siamo impegnati, non solo perché in qualsiasi bilancio dei conflitti verifichiamo che il numero delle vittime civili è di gran lunga superiore a quello delle vittime militari, ma perché iPag. 89diritti umani sono messi in dubbio anche nei loro aspetti più elementari, nel diritto all'istruzione e alla formazione dei bambini, nel diritto alle cure sanitarie.
D'altro canto, la lotta al terrorismo apre problemi molto rilevanti anche nei nostri Paesi; si pensi alla questione delle detenzioni e dei trasferimenti illegali, alla violazione che è avvenuta anche in Europa ed in Italia per quanto riguarda le regole dello Stato di diritto in rapporto alla lotta contro il terrorismo. Come la lotta al terrorismo possa avvenire nel pieno rispetto dello Stato di diritto e della legalità è un'altra delle grandi questioni intorno alle quali i nostri Paesi, le nostre democrazie e i nostri Stati sono sfidati.
Infine - è l'ultimo punto che voglio affrontare, ma ve ne sarebbero naturalmente molti altri - vi è un aspetto che normalmente viene sottovalutato e che giustamente la risoluzione del Consiglio d'Europa riprende e riguarda la questione della disuguaglianza.
Siamo di fronte a fenomeni nei quali, ad un certo punto, la dimensione quantitativa si trasforma in una dimensione qualitativa. Dobbiamo sapere che quando superano un certo limite le disuguaglianze non diventano più un fatto fisiologico di una società di mercato. Oltre un certo limite le disuguaglianze diventano violazioni vere e proprie dei diritti umani e noi conosciamo ormai (naturalmente nel mondo, ma anche in Europa) situazioni nelle quali le disuguaglianze hanno superato questo limite.
Per questa ragione riaprire una discussione su tali punti, riaffermare un impegno e chiedere al Governo comportamenti conseguenti che, attraverso tutte le misure possibili, ribadiscano un impegno del nostro Paese in questa direzione, sia sul piano interno, sia sul piano del contributo e del ruolo che l'Italia esercita sul piano internazionale, ci pare un punto evidente.
Per questo - e concludo - nel dispositivo della mozione di cui sono cofirmatario, insieme a tanti altri parlamentari, affermiamo una serie di questioni che, riprendendo le richieste che l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha presentato con la sua risoluzione, chiedono al Governo italiano un'applicazione rigorosa di tutti i punti e di tutti gli impegni con i quali è possibile oggi realizzare un salto di qualità su questo terreno.
A differenza di quello che avviene in altri Paesi, la cultura dei diritti umani in Italia tradizionalmente non ha occupato un ruolo centrale nella discussione politica. Tuttavia, vi è qualcosa che oggi sta cambiando, che è già cambiato. Oggi è molto difficile immaginare la ricostruzione di forme di legittimità internazionale e la possibilità di regole condivise se non ritrovando una nuova intesa sul tema dei diritti umani. Lo dico perché, contrariamente a quanto a volte si pensa, i diritti umani, che sembrano appartenere quasi completamente al diritto naturale, sono in realtà anch'essi frutto di convenzioni, di raccordi, di accordi e di relazioni.
Oggi è forte la necessità che si stabilisca, in una relazione tra i diversi Paesi, un nucleo di diritti fondamentali che vengano riconosciuti intorno ai quali possa esercitarsi un'azione considerata come legittima, alla quale i diversi Paesi accettano di adeguarsi e che riconoscano come propria.
È questo il senso della discussione che, attraverso la presentazione della mozione, abbiamo inteso proporre.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Turco, che illustrerà anche la sua mozione 1-00237. Ne ha facoltà.
MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, il 18 aprile 2007 il Consiglio d'Europa, oltre ad approvare il rapporto, che adotta ogni anno, sullo stato dei diritti dell'uomo e della democrazia in Europa, ha approvato anche una risoluzione sull'evoluzione della procedura di monitoraggio dell'Assemblea.
Abbiamo trovato molto interessante la mozione illustrata dal collega Marcenaro, ma ci sembrava utile aggiungere anche ciò che è emerso rispetto all'evoluzione della procedura di monitoraggio dell'Assemblea, ovvero il lavoro compiuto da una Commissione che si occupa di far rispettare gliPag. 90obblighi e gli impegni che gli Stati membri del Consiglio d'Europa si sono assunti al fine di garantire il pieno rispetto della democrazia, dello stato di diritto e della protezione dei diritti umani. La nostra mozione va nel particolare, cioè il nostro Paese.
In questa mozione si legge che «in Italia, nonostante i reiterati appelli dell'Assemblea - il più recente nella risoluzione sull'attuazione delle sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo - e del Comitato dei ministri, le carenze strutturali della giustizia continuano a dar luogo a ripetute violazioni della Convenzione per l'eccessiva durata dei processi».
Viene segnalato che «la legislazione italiana continua a non autorizzare la riapertura dei processi penali nazionali impugnati dalla Corte» e che «non è stata presa nessun altra misura per stabilire il diritto ad un giusto processo». A questo punto il Consiglio d'Europa «esorta l'Italia ad accelerare l'adozione delle misure generali in tema di giustizia necessarie per assicurare la piena attuazione delle sentenze della Corte e la prevenzione efficace di simili violazioni della Convenzione».
Nei confronti dell'Italia vi è anche un ammonimento a ratificare la Convenzione civile sulla corruzione, la Convenzione penale sulla corruzione, la Convenzione sul riciclaggio, la ricerca e la confisca dei proventi di reato e sul finanziamento del terrorismo e l'adesione al gruppo di Stati contro la corruzione.
Prendiamo atto di questi ammonimenti, dei reiterati appelli che l'Assemblea parlamentare, il Consiglio d'Europa e il Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa continuano a rivolgere all'Italia, l'ultimo il 14 febbraio scorso, quando il Comitato dei ministri ha detto, per l'ennesima volta, che le lentezze giudiziarie, penali, civili e amministrative, costituiscono sin dagli inizi dell'anni Ottanta - sono già passati 27 anni! - una violazione alla Convenzione e che ciò mette in pericolo lo stato di diritto nel nostro Paese.
Noi chiediamo al Governo di impegnarsi in quello che il nostro Paese avrebbe dovuto fare da tempo: ci viene chiesto di ottemperare e quindi di agire direttamente sulle misure generali necessarie per assicurare la piena attuazione delle sentenze della Corte e, con particolare straordinarietà e urgenza, di predisporre tutti gli atti legislativi necessari a ratificare le varie convenzioni civili e penali sulla corruzione che da anni attendono, dopo essere state sottoscritte, la ratifica del nostro Paese.
Credo che è particolarmente grave e significativo il fatto che non abbiamo aderito al gruppo di Stati contro la corruzione. Ho appena appreso che a luglio di quest'anno il Governo Prodi ha aderito al gruppo di Stati contro la corruzione, ma è necessaria la ratifica del Parlamento. Ritengo che non ci dovrebbero essere maggioranza e opposizione su questi temi, anche se nel passato, nella scorsa legislatura, questo Parlamento non ha avuto il tempo di ratificare queste convenzioni.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.
AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la mozione Rigoni, che oggi è alla nostra attenzione, rappresenta un segnale forte di una volontà, condivisa dalle parti politiche, di adoperarsi per contribuire a risolvere in tutte le sedi, nazionali e internazionali, i principali deficit rilevati dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa sullo stato dei diritti dell'uomo e della democrazia in Europa.
Non resteremo indifferenti davanti alle peggiori violazioni dei diritti dell'uomo (le sparizioni forzate, le esecuzioni extragiudiziali, le torture e le detenzione segrete) allo scopo di preservare la credibilità del Consiglio d'Europa. Esiste un divario, però, fra le norme definite sulla carta e la realtà dei fatti concreti. Bisogna quindi concentrare le proprie attività su un certo numero di priorità, quali i principi di sussidiarietà e di proporzionalità, presupposti essenziali al rafforzamento della democrazia. Certo, la nostra sfida principale al terrorismo può essere vinta, ma senza violare i principi stessi dei diritti umani,Pag. 91dello stato di diritto e della tolleranza. La tratta degli esseri umani è una pratica diffusa in Europa e costituisce una grave violazione dei diritti umani.
Pur apprezzando gli innegabili progressi ottenuti dal punto di vista dell'attuazione delle norme democratiche sul continente europeo nel corso negli ultimi anni, non si può non esprimere una forte preoccupazione sui molteplici deficit democratici che si osservano in tutti gli Stati membri del Consiglio d'Europa.
Con questa mozione e con una più specifica mozione illustrata dall'onorevole Turco (mi sembra che si tratti di venti punti), si chiede al Governo di impegnarsi per contribuire a risolvere, in tutte le sedi nazionali e internazionali, i deficit democratici rilevati dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.
Tuttavia, non si può non osservare che, tra questi, alcuni hanno una grande valenza, altri ne hanno meno, altri ancora sono un po' utopistici; quando, ad esempio, s'impegna il Governo a mirare al totale e progressivo sradicamento della povertà, ciò comporta evidentemente un impegno morale sicuramente importante, ma non misurabile né praticamente raggiungibile in tempi brevi.
Vi sono poi altri punti senza dubbio di grande valore quali, ad esempio, fare dell'educazione ai diritti umani un elemento base dell'istruzione scolastica e dell'educazione permanente, obiettivo che il Governo si può impegnare certamente a realizzare, e lottare in modo efficace contro la violenza domestica, i matrimoni forzati e quant'altro. Inoltre, l'Esecutivo può certamente assumere l'impegno a proteggere l'ambiente promuovendo il ricorso a fonti di energia rinnovabili, nonché ad intervenire sulle questioni che riguardano i diritti sociali ed economici e, in particolare, l'accesso all'istruzione, all'abitazione, alle cure mediche, all'occupazione, ai redditi minimi, alle prestazioni sociali e alle pensioni, al fine di costruire un'Europa più umana e più coesa.
Proprio in questo periodo, l'Italia sta dibattendo temi fondamentali che ricadono in questi venti punti, tra i quali ritengo che il più importante e rispondente all'aspettativa di tutti gli italiani e degli europei sia l'ultimo; vale a dire: «ad adoperarsi in ogni sede affinché la moratoria delle esecuzioni capitali sia effettivamente posta in essere e rappresenti il primo passo verso l'eliminazione definitiva della condanna alla pena capitale». Se l'Italia ottenesse questo risultato riscuoterebbe un grandissimo successo internazionale. Su ciò il Governo si è già impegnato e si sta impegnando, ma crediamo che si debba impegnare ancora per ottenere un risultato, che sarebbe molto positivo per l'Italia.
Ecco perché - concludo signor Presidente - dobbiamo avere la capacità di rafforzare ancora di più il Consiglio d'Europa stesso e ampliare i poteri investigativi dell'Assemblea in modo tale da promuovere e proteggere i diritti umani, in Italia, in Europa e nel mondo (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e L'Ulivo).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole De Zulueta. Ne ha facoltà.
TANA DE ZULUETA. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Rigoni e i componenti della delegazione parlamentare del Consiglio d'Europa per aver presentato la mozione in discussione, così come è stato raccomandato dal Presidente dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa. Credo, infatti, che questo atto di indirizzo dimostri la perdurante, anzi, la sempre maggiore attualità del Consiglio d'Europa. Questa vecchia organizzazione costituisce tuttora, a mio avviso, il migliore strumento per la creazione di uno spazio di diritto paneuropeo, oltre i confini dell'Unione europea.
Il Consiglio d'Europa offre un consolidato valore aggiunto rispetto ad altri meccanismi di cooperazione regionale, in questo campo in particolare. Tale valore aggiunto è la base giuridica offerta dalla Convenzione per la salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali, che si è tradotta nell'importante acquis della giurisprudenza della Corte europea dei dirittidell'uomo, che è stato recentemente illustrato nella sua perdurante rilevanza dal giudice neoeletto che rappresenta l'Italia alla Corte, Vladimiro Zagrebelsky, il quale è stato udito dal Comitato per i diritti umani della Commissione affari esteri.
Non conosco, cari colleghi, un altro strumento più efficace di questo per costruire una politica di vicinato che rappresenta l'ambizione a cui aspira l'Unione europea nei confronti dei Paesi confinanti. La risoluzione dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, ripresa dalla mozione in discussione, svolge un'utile e precisa analisi dei problemi e delle criticità di tutte le democrazie europee (sia quelle vecchie sia quelle nuove), offrendo un elenco preciso di obiettivi, di paletti e di garanzie nel campo dei diritti umani, sotto il quale non si può scendere e al quale non si può derogare.
Il più importante di tutti, a nostro avviso, è la chiara ripetizione che il terrorismo, vera sfida alle società aperte europee, può e deve essere vinto senza violare i principi dello Stato di diritto e della piena garanzia dei diritti umani. Non vi è e non vi può essere, dunque, scambio tra la sicurezza e i principi fondanti della nostra Costituzione e della Convenzione europea dei diritti dell'uomo.
Ricordo, a tal proposito, che l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha svolto un'utilissima indagine e ha votato un'importante risoluzione in ordine alle sparizioni forzate e ai voli segreti della CIA, con una risoluzione non ancora pienamente attuata dai Governi, nemmeno dal nostro. Ricordo che una delle sparizioni forzate è avvenuta nel nostro Paese, ovvero quella di un cittadino egiziano conosciuto come Abu Omar, il quale aspetta, tuttora, di essere giudicato nel nostro Paese.
Salutiamo con particolare soddisfazione molti degli impegni proposti al Governo dalla mozione in esame, ad esempio fare dell'educazione dei diritti umani un elemento base dell'istruzione e ratificare al più presto la Convenzione del Consiglio d'Europa contro la tratta degli esseri umani affinché entri in vigore il prima possibile, in quanto offre a tutti i Paesi europei afflitti da questa nuova forma di schiavitù uno strumento condiviso per la protezione delle vittime.
Altro importante obiettivo è quello di tutelare i diritti delle persone più vulnerabili, tra cui le persone private della libertà, i profughi, i richiedenti asilo, i migranti e i portatori di handicap. Infine, vi è l'impegno a lottare - magari con una legge specifica - contro la violenza domestica.
Tuttavia, in tempi in cui tutti i Governi sono sollecitati ad accantonare la base fondante dello Stato di diritto - ovvero l'habeas corpus che vieta la privazione della libertà senza il controllo giurisdizionale - proprio nel tentativo di garantire la sicurezza contro il terrorismo, salutiamo con particolare attenzione la lettera h) della mozione Rigoni ed altri n. 1-00225, volta ad impegnare il Governo a rispettare pienamente i diritti umani nella lotta contro il terrorismo, rifiutando di espellere chiunque verso un Paese in cui si rischia di essere soggetto a gravi violazioni dei diritti umani.
A tal proposito, è uscito sul sito del giornale La Repubblica il caso di un cittadino siriano espulso verso il suo Paese, in base ad accuse rivelatesi infondate, dalla stessa magistratura e che, tuttora, non è potuto rientrare nel nostro Paese.
I casi sono numerosi e credo che la vigile attenzione del Consiglio d'Europa alle basi fondanti del nostro diritto può essere un utile richiamo ad un'azione conseguente da parte del Parlamento e del Governo (Applausi di deputati dei gruppi Verdi e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.
Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
VITTORIO CRAXI, sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Mi riservo di intervenire nel prosieguo del dibattito.
Pag. 93PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.