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Svolgimento di una interrogazione e di una interpellanza (ore 10,26).
(Chiarimenti in merito ad eventuali attività di consulenza svolte dai componenti della Commissione interministeriale per le intese con le confessioni religiose, nonché della Commissione consultiva per la libertà religiosa - n. 2-00802)
PRESIDENTE. Il deputato Turco ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00802, concernente chiarimenti in merito ad eventuali attività di consulenza svolte dai componenti della Commissione interministeriale per le intese con le confessioni religiose, nonché della Commissione consultiva per la libertà religiosa (Vedi l'allegato A - Interrogazione e interpellanza sezione 2).
MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, illustro rapidamente la mia interpellanza, sebbene il titolo della stessa renda perfettamente l'idea dell'oggetto.
La procedura per la stipula di un'intesa tra una confessione religiosa e lo Stato prevede che il Presidente del Consiglio dei ministri affidi l'incarico di condurre le trattative con le rappresentanze di tali confessioni al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, che si avvale della Commissione interministeriale per le intese con le confessioni religiose, al fine di predisporre la bozza di intesa. Su tale bozza dovrà, poi, esprimere il proprio parere preliminare la Commissione consultiva per la libertà religiosa.
I membri di tali due commissioni, oltre a dare il beneplacito per la stipula delle intese, di fatto, assicurano alle confessioni religiose l'accesso alla ripartizione della quota dell'otto per mille.
Riteniamo, pertanto, importante sapere se vi siano membri di tali commissioni che abbiano svolto o svolgano ancora, attualmente, attività di consulenza retribuita a favore di confessioni religiose che abbiano stipulato intese già approvate con legge, firmate e non approvate con legge, oppure avviate in vista della conclusione dell'intesa ai sensi dell'articolo 8 della Costituzione.
Chiedo, altresì, al Presidente del Consiglio dei ministri se non ritenga che un'eventuale consulenza retribuita costituisca un conflitto di interessi e, in caso affermativo, quali provvedimenti intenda assumere.
PRESIDENTE. Prima di dare la parola al rappresentante del Governo, saluto gli alunni e gli insegnanti della scuola elementare Santa Maria di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune.
Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Alberto Maritati, ha facoltà di rispondere.
ALBERTO MARITATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, in relazione all'atto di sindacato ispettivo presentato dall'onorevole Turco, si fa presente quanto segue.
Al fine di dare attuazione all'articolo 8 della Costituzione, il quale prevede che i rapporti tra Stato e confessioni religiose siano regolati per legge sulla base di intese, nel 1985 è stata istituita, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, una commissione di studio, con il compito di valutare le richieste delle confessioni religiose e di procedere ad ogni necessario adempimento in vista della predisposizione di progetti di intesa.
La commissione, all'epoca, era composta da eminenti personalità del mondo accademico (esperti delle materie oggetto delle intese) e dal direttore degli affari dei culti del Ministero dell'interno.
Quando la commissione fu ricostituita, nel 1992 e nel 1997, furono nominati, quali componenti, i rappresentanti dei Ministeri più direttamente coinvolti nell'attuazione delle intese con le confessioniPag. 16religiose. Per quanto riguarda la Presidenza del Consiglio dei ministri, invece, la materia restò affidata ad esperti, ai sensi della legge n. 400 del 1988 sull'ordinamento della stessa Presidenza.
Al fine di potersi comunque avvalere, nella fase di valutazione dei testi delle intese, dell'apporto di giuristi e studiosi specificamente esperti in materia, nel 1997 fu costituita dal Presidente del Consiglio dei ministri la Commissione consultiva per la libertà religiosa, con funzioni di studio, informazione e proposta per tutte le questioni attinenti ai principi della Costituzione e delle leggi in materia di libertà di coscienza, di religione o di credenza.
Nell'ambito dei compiti ad essa attribuiti, la commissione consultiva procede alla ricognizione e all'esame dei problemi relativi alla preparazione di accordi, convenzioni o intese con le confessioni religiose, elaborando orientamenti di massima in vista della loro stipulazione.
La predisposizione del testo di ciascuna intesa rimane, comunque, nella specifica competenza della commissione per le intese, alla quale la rappresentanza della confessione religiosa interessata sottopone una bozza di intesa. Su questa è chiamata a esprimere il proprio parere non vincolante la commissione consultiva, che, non intervenendo nell'elaborazione del testo, non ha, quindi, alcuna opportunità di incontrare i rappresentanti delle confessioni religiose.
Il Governo è perfettamente a conoscenza che negli anni scorsi, in sede di formulazione del parere su un progetto di intesa, un componente della commissione, con atto scritto diretto al presidente, dichiarò preventivamente, con totale correttezza, che si sarebbe astenuto, avendo, nella sua attività professionale privata, prestato consulenza alla confessione interessata per la preparazione della bozza di intesa.
A questa informazione il Governo intende aggiungere brevi, ma importanti, precisazioni. Si tratta di commissioni composte da personalità di alto valore scientifico, a livello nazionale e internazionale, il cui operato in questi anni è stato oggetto di generali consensi e apprezzamenti. Questi organismi non hanno facoltà decisionali, ma elaborano testi o pareri ad referendum. Infine, essi operano in regime di integrale gratuità, al punto che nessuno dei loro componenti ha mai voluto ritirare i pur modesti compensi, quando previsti da alcuni decreti istitutivi.
Da tutto ciò si ricava che, oltre al necessario dovere di riservatezza sul lavoro svolto, per i componenti delle commissioni non è concepibile alcuna limitazione nell'esercizio dei diritti di manifestazione del pensiero, oltre che, naturalmente, per altre attività, che restano totalmente libere e personali.
Il Governo coglie, infine, l'occasione per riconfermare la propria fiducia e la propria gratitudine ai membri delle commissioni di esperti, che forniscono la propria preziosa collaborazione nelle materie concernenti la libertà di religione e i rapporti tra Stato e confessioni religiose.
PRESIDENTE. Il deputato Turco ha facoltà di replicare.
MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, non volevamo certamente mettere in discussione il valore dei membri di tali commissioni, né tanto meno la loro libertà di pensiero.
Signor sottosegretario, qui non parliamo di consulenze svolte per cifre irrilevanti. Le do un ordine di grandezza: 500 mila euro. Sarebbe, pertanto, opportuno valutare la congruità di queste cifre rispetto al valore delle consulenze prestate. Personalmente, ritengo che il costo di tali consulenze, per la stipula di un'intesa tra lo Stato italiano e una confessione religiosa, vada al di là del valore a cui il sottosegretario ha fatto riferimento nella sua risposta. In questa vicenda, però, c'è dell'altro: l'accesso della confessione religiosa al riparto della quota dell'otto per mille.
Mi auguro che il Governo sappia quale sia la confessione religiosa per la quale questo professore, sicuramente eminente e di indubbie capacità professionali, abbia percepito tale compenso per l'attività diPag. 17consulenza svolta, e che, di conseguenza, abbia cercato di comprendere a cosa corrisponda, in termini concreti, una parcella di 500 mila euro: non la stipula di un'intesa, ma l'accesso della confessione religiosa, lo ripeto, al riparto della quota dell'otto per mille. Conseguentemente, il Governo non può limitarsi a dire che questi professori sono liberi di esprimere il loro pensiero, e che gli stessi non percepiscono alcun compenso in quanto membri di quelle commissioni, quindi che lavorano gratuitamente. Questo lo sapevamo. È previsto, peraltro, dalla legge che essi abbiano diritto a un gettone di presenza che, giustamente e per ovvie ragioni, non ritirano.
Riteniamo, pertanto, che la risposta fornita dal rappresentante del Governo sia del tutto insoddisfacente.
Evidentemente, dietro all'esigenza risaputa - e che lei ha ricordato - di garantire la libertà religiosa da parte della Repubblica, vi è ben altro; questa massa di denaro non ha nulla a che fare con la religiosità, ma ha a che vedere con degli affari. Giunti a questo punto, indagheremo; mi auguro che il Governo lo abbia già fatto. Ho fornito una cifra concreta, precisa, non un esempio.
Auspico che questa vicenda susciti l'interesse anche di altri organi istituzionali, perché, quella a cui faccio riferimento, è una confessione religiosa a dire il vero ultraminoritaria che viene, di fatto, a disporre di tali cifre per consulenze.
Speravamo che la questione si potesse risolvere in ambito politico-istituzionale. Evidentemente, in questa sede non siamo in condizioni di ottenere una risposta concreta. Noi riteniamo che vi siano gli estremi di un patente conflitto di interessi; il Governo non è di tale parere, lo abbiamo compreso, conseguentemente, non intenderà assumere alcun provvedimento al riguardo. Non ci resta - è una scelta a cui ci spinge il Governo - che rivolgerci alla magistratura, perché riteniamo che in questa vicenda vi siano anche altri profili, su cui soprattutto il Governo avrebbe avuto il dovere, perlomeno, di vigilare.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento della interrogazione e dell'interpellanza all'ordine del giorno.