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Discussione del disegno di legge: S. 1819 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, recante interventi urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l'equità sociale (Approvato dal Senato) (A.C. 3194) (esame e votazione di questioni pregiudiziali) (ore 18.02).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, recante interventi urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l'equità sociale.
(Esame di questioni pregiudiziali - A.C. 3194)
PRESIDENTE. Avverto che ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, del Regolamento sono state presentate le questioni pregiudiziali Elio Vito n. 1, Leone ed altri n. 2, Volontè n. 3, La Russa ed altri n. 4, Maroni ed altri n. 5, Maroni ed altri n. 6 e Maroni ed altri n. 7 (Vedi l'allegato A - A.C. 3194 sezione 1).
A norma dei commi 3 e 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti, purché appartenenti a gruppi diversi, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati, per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
Al termine della discussione si procederà ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
L'onorevole Leone ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale n. 2, di cui è primo firmatario, nonché la questione pregiudiziale Elio Vito n. 1, alla quale ha apposto la firma.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, come è ben noto si tratta di questioni pregiudiziali tout court, non legate alla Pag. 49costituzionalità del provvedimento. Ciò premesso, vi sono dei passaggi che doverosamente vanno svolti, legati proprio al fatto che anche il provvedimento in esame non è certamente in linea con l'articolo 77 della Costituzione in quanto non sembra, ictu oculi, che siano rispettati i requisiti di straordinaria necessità ed urgenza, così come previsto dalla Carta costituzionale, per l'emanazione di un decreto-legge.
Il provvedimento è particolare ed è in linea con la nouvelle vague della riforma connessa alla sessione di bilancio e, quindi, alla possibilità di presentare all'attenzione del Parlamento una serie di collegati alla finanziaria (mai come quest'anno). Si tratta di un metodo che la maggioranza ha inteso rispolverare, per portare tali provvedimenti alla nostra attenzione, svuotare la legge finanziaria e presentarsi all'attenzione degli italiani con un documento molto scarno, inserendo all'interno una serie di provvedimenti, che rappresenterebbero il vero contenuto della manovra finanziaria.
Dico questo perché il provvedimento in esame rappresenta esattamente il contrario di quello che questa maggioranza ha sempre predicato e di quanto il Ministro dell'economia e delle finanze, Padoa Schioppa, ha sempre lamentato, vale a dire evitare che nella sessione di bilancio si dia luogo al cosiddetto assalto alla dirigenza da parte del Parlamento, che invece è proprio ciò che è stato realizzato da parte di questo Governo e di questa maggioranza, perché l'assalto alla diligenza è stato fatto proprio dal Governo stesso.
Molti non sanno che questo provvedimento distribuisce in un'infinita quantità di rivoli circa 8 miliardi di euro che, se si sommano alla precedente distribuzione di una cifra analoga attuata con il decreto-legge n. 81 del 2007, porta a circa 15-16 miliardi di euro il totale delle risorse dissipate da questo Governo dopo l'approvazione della legge finanziaria per il 2007 che, com'è noto, ha sottoposto ad una «torchiatura» di 45 miliardi di euro i contribuenti italiani. Ricorderete tutti che la somma stimata, che poteva andare bene, si limitava a 15 miliardi di euro, ma il Governo, principalmente il Ministro dell'economia e delle finanze e il Presidente del Consiglio, non sentirono ragioni e lasciarono intatta la somma di 45 miliardi di euro da portare all'attenzione del Parlamento con la legge finanziaria, con una «torchiatura» ulteriore, oltre ai vari «tesori e tesoretti», in danno ai cittadini italiani.
Perché parlavo di assalto alla diligenza? Perché le risorse contenute all'interno di questo provvedimento, unitamente a quanto previsto dal decreto-legge n. 81 del 2007, portano nelle casse di una serie di gruppi e gruppuscoli di interesse, sociale o meno, una «caterva» di denaro che viene distribuito a seconda delle amicizie che si hanno all'interno di questa maggioranza.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 18,05)
ANTONIO LEONE. Naturalmente tutto ciò non è linea con quello che, invece, una finanziaria dovrebbe contenere dato che, torno a ripetere, con questo provvedimento stiamo parlando del cuore della manovra finanziaria e non di un decreto avulso dalla legge finanziaria.
La Commissione europea ha ritenuto che queste misure hanno causato l'allungamento di un anno del termine finale del piano di rientro del disavanzo statale concordato in sede europea con l'Italia. Con questo provvedimento e con questo modo di fare, con il metodo che si è rispolverato da parte dell'attuale maggioranza, l'Italia si è sottratta all'accordo raggiunto in sede europea. Quanto sto esponendo non lo dico io, ma lo afferma la stessa Commissione europea nel momento in cui ha esaminato gli interventi di natura economico finanziaria del nostro Governo in questa sessione di bilancio.
È chiaro che bisogna trovare il coraggio e la forza politica per porre un argine alla dinamica della spesa pubblica, perché altrimenti non vi sarebbe ragion d'essere degli interventi in sede europea. Per cercare, invece, di mantenere il consenso Pag. 50politico questa maggioranza non solo ha stravolto l'accordo, ma ha continuato con un vecchio metodo, tanto che oramai possiamo dire tranquillamente che con questa maggioranza nulla è cambiato sotto il sole: si è tornati al vecchio metodo, un vecchio modo di gestire la sessione di bilancio, solo che non lo si farà nella legge finanziaria, ma lo si è fatto con questo decreto e lo si farà con qualche altro provvedimento collegato, e sappiamo benissimo a cosa ci riferiamo.
Si finirà, quindi, con il mettere sotto i piedi l'idea dello stesso Ministro dell'economia Padoa Schioppa che, dopo l'esame della legge finanziaria per il 2007, parlò di riforma della sessione di bilancio e venne a dire che il Governo avrebbe intrapreso un'azione a ciò finalizzata, per evitare tutto ciò che, invece, puntualmente è accaduto, e sta accadendo con il provvedimento in esame.
La prova di quanto sto affermando e della ratio di questo decreto che, con il voto sulla questione pregiudiziale, intendiamo non far giungere all'esame dell'Assemblea, è legata al fatto che al Senato il provvedimento ha trovato numerosi intoppi all'interno della stessa maggioranza, nel momento in cui si è ritenuto di dover aumentare inopinatamente la spesa per i non abbienti e sono stati approvati una serie di emendamenti legati a quella metodologia e a quella concezione della legge finanziaria che noi, invece, non vogliamo che venga portata avanti.
L'attenzione che occorre avere verso il provvedimento in discussione è quella di evitare che attraverso questo decreto-legge s'introduca nella legge finanziaria tutto ciò che la maggioranza ha criticato nelle leggi finanziarie precedenti, portando, invece, alla nostra attenzione esattamente il contrario di ciò che ha sbandierato e mandando in giro una serie di somme, destinate a varie associazioni, ad enti e agli amici degli amici, che svuotano completamente la legge finanziaria, ma che riempiono il decreto-legge.
Queste sono le ragioni per cui noi chiediamo che il Parlamento non passi all'esame del disegno di legge n. 3194, non solo perché non conforme all'articolo 77 della Costituzione, ma anche perché è legato a un modo di concepire la sessione di bilancio ad usum Delphini, solo e soltanto per portare a casa una serie di provvedimenti, tra l'altro disorganici tra di loro, per accontentare gli amici degli amici e per riprendere quel consenso che la maggioranza, in questo anno e mezzo di Governo, ha perso.
Noi riteniamo che non è attraverso questi provvedimenti che si può recuperare il consenso da parte dei cittadini italiani, ma attraverso la serietà nel modo di condurre la politica economica ed evidentemente l'attuale maggioranza non ha questa serietà (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Il deputato Volontè ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 3.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, per rimanere in argomento con il collega Antonio Leone, non riscontriamo serietà nel decreto-legge in esame, tant'è che è difficile che lo stesso rappresentante del Governo (così amabilmente distratto da altri colleghi), possa giustificare i caratteri di straordinarietà, necessità ed urgenza richiesti per la decretazione d'urgenza ai sensi dell'articolo 77 della Costituzione.
Gli obiettivi politici ed economici di questo decreto-legge non sono di per sé idonei a configurare tale necessità, né possono considerarsi il presupposto della straordinarietà degli interventi previsti. Tali interventi sono stati ampiamente descritti dal collega Antonio Leone, e pertanto non mi ripeterò.
Tra l'altro, signor Presidente, evidentemente lei non ha alcuna colpa, ma il Presidente del Senato avrebbe dovuto accorgersi dell'evidenza naturale, perché questo provvedimento non ha nemmeno l'omogeneità di un decreto equilibrato. Contiene, infatti, un insieme di materie assolutamente eterogenee che non hanno in comune né capo né coda, ma servono - come è stato sottolineato con arguzia da chi mi ha preceduto - a sopperire ad Pag. 51alcune esigenze, legate più ai voti di maggioranza che a una politica economica che, invece, dovrebbe usufruire in maniera adeguata di un decreto-legge di tale natura.
In questo caso si paventa una violazione dell'articolo 81 della Costituzione. Inoltre - in parte è stato sottolineato, ma voglio ribadirlo con altrettanta forza - grazie anche alle arzigogolate manovre del Senato realizzate in notturna, la scorsa settimana, nel testo in esame sono stati introdotti nuovi oneri per il bilancio dello Stato che non trovano adeguata copertura. Ciò è emerso dalle recenti polemiche e anche dai dibattiti che, in queste ore e in queste giornate, vedono impegnati gli organi che sovrintendono all'equilibrio dei conti economici dello Stato.
Il provvedimento, a giudizio anche delle maggiori istituzioni finanziarie internazionali, della stessa Commissione europea e delle agenzie di rating internazionali, penalizza fortemente le opportunità di riduzione del deficit di bilancio pubblico e di debito pubblico e, conseguentemente, destina l'extragettito alle finalità eterogenee previste dal decreto-legge. Ricordo a me stesso e qualche collega (che, oggi, fa parte della maggioranza) come in tutta la scorsa legislatura, proprio su questi temi, era stato accusato, diciamo a volte - possiamo affermarlo oggi, con obbiettività e serenità maggiore di quanta ne avessimo in passato - e inchiodato al muro l'allora Ministro dell'economia e delle finanze, Tremonti, proprio da coloro che, in punta di penna, si beavano (allora seduti sugli scranni della Banca centrale europea) di sanzionare ogni misura economica del Governo precedente. Oggi, invece, troviamo un laissez faire da parte della maggioranza francamente fuori da ogni regola di coerenza mentale, prima ancora che di rigore economico e di bilancio (i quali, allora, erano in qualche modo esaltati).
Per non dire, inoltre, signor Presidente, onorevoli colleghi, delle svariate volte che negli ultimi mesi - ciò vale per il Ministro Padoa Schioppa e - oggi non è l'argomento in discussione ma ne parleremo domani - anche per il Ministro Amato - si è chiesto proprio al responsabile dell'economia e delle finanze di evitare troppe interviste, mentre ha ricevuto l'invito, che l'opposizione più volte ha rivolto al suo Dicastero, di portare in Aula i dati dell'economia pubblica, perché preoccupavano fin dai mesi di maggio e giugno. Sono spariti circa 18 miliardi del «tesoretto» e nessuno degli italiani (neanche in quest'aula) ha capito dove possano essere finiti, mentre si è capito che grazie al decreto-legge di cui stiamo discutendo e grazie alla manovra che si sta votando in queste ore al Senato vi è, probabilmente, un aggravio di oneri per i cittadini pari a 2,3 miliardi di costi e di tasse aggiuntive. L'idea di mantenere la spesa pubblica costante sui valori massimi degli ultimi decenni, invece, è stata portata avanti grazie ai nuovi contributi che si chiedono ai cittadini italiani, i quali subiscono un'ulteriore pressione fiscale, aumentata di due punti nel 2007 rispetto a quella del 2005.
Ciò avrebbe dovuto indurre il Governo a un esercizio di maggiore responsabilità verso il Paese, non solo nel merito del decreto-legge di cui stiamo discutendo, ma anche nei contenuti e nelle procedure. Per tali ragioni, e ribadendo che non esistono in tal senso i caratteri di urgenza e di necessità di questo decreto-legge, chiediamo all'Assemblea di respingere, attraverso l'accoglimento della nostra questione pregiudiziale di costituzionalità - che riguarda, come ho spiegato e ribadisco brevemente, il merito - il procedimento che si è attuato e ripristinare in tal modo - viva Iddio! - quel minimo di coerenza politica e personale che, oggi, chi governa il Paese e il Dicastero dell'economia dovrebbe avere rispetto alle stesse posizioni che il medesimo ha sostenuto, non più tardi di 24 mesi fa [(Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Il deputato Alberto Giorgetti ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale La Russa ed altri n. 4 di cui è cofirmatario.
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ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, il gruppo di Alleanza Nazionale ha deciso di presentare questa pregiudiziale di costituzionalità alla luce di una serie di violazioni palesi della Costituzione che rileviamo in un decreto-legge, il quale, ancora una volta, di fatto viola i requisiti previsti di straordinaria necessità ed urgenza, e sostanzialmente pone in essere una serie di interventi di carattere normativo che potevano essere tranquillamente affrontati in un disegno di legge che avesse un iter ordinario. Ricordiamo all'Assemblea come, di fatto, il decreto-legge sia un decreto omnibus, che non tratta una materia specifica ed omogenea, ma una serie di questioni che attengono soprattutto ad un tema, posto anche dai colleghi che mi hanno preceduto: la spesa pubblica e l'aumento della stessa. Signor Presidente, siamo veramente molto preoccupati per il modo di procedere. Anzitutto, abbiamo già verificato come la Corte costituzionale, con la sentenza n. 171 del 2007, ha stabilito che affermare che la legge di conversione sana in ogni caso i vizi del decreto-legge significherebbe attribuire in concreto al legislatore ordinario il potere di alterare il riparto costituzionale delle competenze del Parlamento e del Governo.
Si afferma concretamente, cioè (così come è avvenuto nei fatti), che, attraverso il decreto-legge in esame, il Parlamento viene spossessato del potere legislativo e, quindi, del suo potere di approfondire in modo adeguato questioni così importanti, che attengono ai conti pubblici e allo stato di salute dell'economia e delle famiglie del Paese. Il decreto-legge, quindi, viola concretamente la citata sentenza della Corte costituzionale, secondo logiche di necessità - come è già avvenuto in passato - legate all'attuale maggioranza, che è in grave difficoltà: così com'è avvenuto al Senato, si è confezionato un decreto-legge pieno di interventi microsettoriali, che determinano una spesa pubblica aggiuntiva, sono sostanzialmente scoperti (non coperti, cioè, da entrate permanenti) e determinano, quindi, un ulteriore danno ai conti pubblici e un ulteriore aumento della spesa pubblica e, soprattutto, conferiscono al Senato prerogative che questo ramo del Parlamento non ha.
Ancora una volta, signor Presidente, con lo strumento della decretazione d'urgenza si è messa con le spalle al muro la Camera, che non avrà la possibilità di modificare in modo significativo l'accordo che è stato raggiunto al Senato: ciò non determina, certamente, un elemento di crescita, come annunciato dal titolo del provvedimento, ossia «interventi urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo o e l'equità sociale»: si tratta, sostanzialmente, di interventi che, come affermavo prima, aumentano la spesa pubblica e danno in modo settoriale risposte di necessità con riferimento a singoli senatori e ad alcune forze specifiche all'interno della maggioranza, ma che non hanno certamente le caratteristiche per poter essere riconosciuti come elementi di necessità e di urgenza, in particolar modo per lo sviluppo del Paese.
Signor Presidente, un'altra questione riguarda il fatto che viene violato in maniera significativa l'articolo 81 della Costituzione: è sotto gli occhi di tutti, così come già rilevato dagli uffici - e, peraltro, in più passaggi, anche dal Governo -, che il decreto-legge in discussione è sostanzialmente scoperto; in buona parte esso è legato ad alcune misure che sono vendute come di sostegno ad alcune categorie ma, in realtà, sono strumenti di intervento assolutamente illegittimi, perché comportano modifiche fiscali che nel nostro ordinamento non hanno ragion d'essere. Con tali interventi si aumenta complessivamente la spesa pubblica senza avere entrate certe. Di fatto, la maggioranza ha sperperato risorse ingenti, determinate da un ciclo di crescita congiunturale dell'economia - che ha riguardato anche il nostro Paese - avviata da provvedimenti che erano stati lanciati proprio dal Governo di centrodestra e che questa maggioranza ha, di fatto, vanificato, con un'altra serie di interventi che hanno diminuito il potenziale di riduzione del deficit della spesa pubblica e il potenziale di riduzione del debito pubblico.Pag. 53
È evidente che una manovra così articolata manca di alcuni elementi fondamentali: di trasparenza (sulla quale il decreto-legge di cui stiamo discutendo incide in misura significativa, non essendovi coperture adeguate e mancando una relazione tecnica) e dei fondamenti per la definizione dei grandi aggregati che rendono valida una legge finanziaria. È evidente che le cifre e le stime adottate per portare avanti la sessione di bilancio, complessivamente, sono sostanzialmente vanificate: si tratta di cifre che sono in buona parte «gonfiate», che non hanno fondamento adeguato e che, di fatto, determinano un ciclo elettorale complessivo di spesa pubblica aggiuntiva che danneggia le nostre finanze. Tale tipologia di intervento non aumenta lo sviluppo, così come si enuncia nel decreto-legge (e per tale ragione si è riconosciuta la necessità e l'urgenza), ma lo riduce ulteriormente: è sotto gli occhi di tutti che, nella scelta adottata dal Governo nella nota di aggiornamento al DPEF - votata proprio in quest'aula prima dell'inizio della sessione di bilancio - sono stati riconosciuti un allentamento del controllo della spesa pubblica, un allentamento dei presidi fondamentali (quali le poste del deficit e della riduzione del debito pubblico) e un allentamento complessivo proprio di quello sviluppo che qui si enuncia.
È evidente, allora, che vi è una linea di coerenza, assolutamente negativa per il Paese, in questa raffazzonata maggioranza - che è costretta a pagare singoli senatori per poter essere ancora insediata al Governo - che, peraltro, determina un grave danno per il Paese, poiché la spesa pubblica è fuori controllo, manca un percorso di risanamento, lo sviluppo è stato di fatto bloccato, ma soprattutto perché non si è intervenuti sugli elementi fondamentali che rappresentano oggi la palla al piede del sistema Paese, ossia l'abbattimento della pressione fiscale complessiva e gli aspetti legati alla burocrazia e all'efficacia dei nostri provvedimenti.
Questo provvedimento è stato accolto in modo molto negativo in Europa, in considerazione degli impegni assunti dall'Italia in tale sede, ed è evidente che, nelle nostre valutazioni sul percorso di costituzionalità, non possiamo ovviamente eludere il fatto che sia stato sottolineato più volte, anche da importanti osservatori internazionali, oltre che dalla Commissione europea, che questo provvedimento, oltre a determinare spesa pubblica aggiuntiva, non risolve in modo strutturale i problemi del Paese, anzi li evidenzia e li amplifica ulteriormente, e vanifica il percorso di ripresa complessiva e di controllo della spesa pubblica e la nostra capacità di competere sui mercati internazionali. Quindi, è un provvedimento che, in particolare va a violare gli articoli 77 e 81 della Costituzione relativamente ai temi legati alle coperture, e che, più generale, determina un grave danno dal punto di vista della crescita della spesa pubblica per il Paese, mettendo in discussione il caposaldo fondamentale di tutta l'attività del Governo e della Nazione, ossia la legge finanziaria, che con questi aggregati, oggi, non possiamo considerare attendibile, credibile e di sostegno alle problematiche di sviluppo economico e al potere d'acquisto e alle condizioni delle nostre famiglie, in particolare dei soggetti deboli del Paese.
Per tutti questi motivi, e soprattutto per gli aspetti di incostituzionalità, attinenti alla ormai palese differenziazione e sperequazione tra i ruoli di Senato e Camera (è un sistema bicamerale che ormai, ovviamente, non funziona più ai fini dell'attività legata al controllo della spesa pubblica) chiediamo, a nome del gruppo di Alleanza Nazionale, a tutta l'Assemblea di sospendere l'esame di questo provvedimento, alla luce delle problematiche di costituzionalità che abbiamo sottolineato in questa sede (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Il deputato Garavaglia ha facoltà di illustrare le questioni pregiudiziali Maroni ed altri n. 5, n. 6 e n. 7, di cui è cofirmatario.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, nel disinteresse generale, cerchiamo di spiegare perché non ha senso ed Pag. 54è contrario al dettato costituzionale procedere all'esame di questo provvedimento. Iniziamo dal fondo, con un esempio molto semplice. Come è noto, un decreto-legge deve essere motivato da particolare urgenza: chiedo, allora, ai colleghi della maggioranza dove sia oggi l'urgenza di stanziare 150 milioni di euro per il centocinquantesimo anniversario dell'unità d'Italia, che ricorrerà nel 2011. Quindi, o ci stiamo prendendo in giro, come risulta evidente anche dal fatto che, sostanzialmente, i colleghi se ne fregano degli aspetti di costituzionalità, oppure c'è davvero qualcosa che non quadra.
Oggi, con i conti dello Stato molto malandati, con le famiglie e le aziende che faticano a far quadrare i conti, decidiamo che vi è la somma urgenza di spendere oltre trecento miliardi di vecchie lire per festeggiare l'unità d'Italia, che si celebrerà nel 2011. Questo è, secondo noi, l'esempio più lampante di come il Governo non curi gli interessi del Paese, ma solo gli interessi di bottega dell'uno o dell'altro partito, dell'uno o dell'altro senatore, che altrimenti non garantirebbe il proprio voto e la sopravvivenza del Governo.
Però, chiaramente, i cittadini non hanno le fette di salame sugli occhi: tutti capiscono che non vi è alcuna urgenza nello spendere oggi trecento miliardi per un evento che avverrà nel 2011. Senza contare, oltretutto, i pesanti rilievi avanzati anche dalla Corte dei conti, relativamente agli aspetti di copertura. Premetto che si prevede di spartirsi circa otto miliardi di euro di extragettito, cioè di tasse in più, denari che sono stati tolti dalle tasche degli italiani. Il Presidente della Corte dei conti - non il sottoscritto - ha fatto rilevare che non si capisce bene da dove arrivino circa 3,6 miliardi; quindi non si tratta di poca cosa, eppure anche tale aspetto passa tranquillamente sotto silenzio, non vi è alcuno che cerchi di capire e di fornire una risposta. Viceversa, state ripristinando le normative sul falso in bilancio: pertanto, se un imprenditore, per errore, sbaglia ad inserire una sponsorizzazione nel proprio bilancio, è passibile anche di reato penale per falso in bilancio. Voi, bellamente, «imboscate» 3,6 miliardi di euro che non si capisce da dove arrivino e non succede nulla! Se un comune o un'amministrazione conferisce un incarico di consulenza fuori da parametri stabiliti in maniera fumosa, interviene la Corte dei conti e gli amministratori vanno giustamente «nelle rogne». Ebbene, in questo caso nessuno obietta nulla: di fronte ad enormità, non ad inezie.
Citiamo un altro esempio abbastanza interessante, sempre relativamente alla copertura: il famoso rimborso forfetario per gli incapienti. Su tale argomento due aspetti sono interessanti: il primo riguarda la copertura. Giustamente, il Senato ha aumentato da 1,9 a 5 miliardi il Fondo relativo al predetto rimborso, prevedendone la copertura con i conti «dormienti». Peccato che si sappia benissimo che tali conti «dormienti» non ammontino alla cifra indicata nella relazione: infatti, manca la relazione della Ragioneria generale dello Stato. Tuttavia, stiamo iniziando ad esaminare un provvedimento anche in Assemblea senza la relazione della Ragioneria generale dello Stato che certifica l'esistenza delle predette somme. Il buonsenso suggerirebbe, quanto meno, di sospendere i lavori in attesa di tale relazione, però chiaramente vale il discorso di prima: se un imprenditore inserisce nel bilancio aziendale un milione di vecchie lire di sponsorizzazione, compiendo così un'operazione non sbagliata, ma dubbia secondo l'Agenzia delle entrate, si configura una fattispecie di reato penale; se un Governo sottopone all'esame della Camera un provvedimento scoperto per cinque miliardi di euro non succede nulla. Poi ci domandiamo perché il Paese è al disastro: è evidente, se si governa in tal modo, senza rispettare regole elementari, non può che succedere questo.
Cito un altro esempio molto interessante: classificate i ricordati 1,9 miliardi di rimborso agli incapienti come minore entrata. Spesso abbiamo sentito parlare di «finanza creativa», ma tale operazione le batte tutte. Un contribuente che paga zero euro di tasse, perché giustamente si trova nella no tax area, come fa ad avere una Pag. 55tassa negativa? È evidente che percepisce un assegno. Fino a prova contraria, quando una persona percepisce un assegno si tratta di una spesa, potete affermare ciò che volete, ma costituisce una spesa per il bilancio dello Stato, non una minore entrata. L'Unione europea dovrà decidere se è corretto o no classificare 5 miliardi (in precedenza erano 1,9) come minore entrata oppure come maggiore spesa. Pare evidente che si tratta di maggiore spesa, perché, come ho detto, se una persona riceve un assegno escono denari dalle casse dello Stato.
Non è possibile che rappresentino una minore entrata perché si tratta di cittadini che già non pagano le tasse: non esiste, in questo caso, la tassa negativa. Malgrado ciò voi volete presentare una bella operazione puramente di facciata da un lato truccando la spesa quando affermate che non esiste una maggiore spesa per 5 miliardi che in realtà esiste e dall'altro affermando che abbassate la pressione fiscale. Anche per comprendere questo aspetto sarebbe meglio utilizzare la definizione esatta di pressione fiscale in uso all'Agenzia delle entrate che sottolinea come la pressione fiscale apparente è attualmente al 43 per cento, quella effettiva al 52. La pressione fiscale apparente è calcolata su tutti, considerando anche la quota di PIL in nero e quindi anche gli evasori che le tasse non le pagano; quella effettiva è calcolata solo su quelli che, le tasse, le pagano. Prevedendo precedentemente 1,9 miliardi, ma attualmente 5 miliardi di minori entrate, affermate che state abbassando la pressione fiscale dello 0,2 per cento, ma si tratta in realtà di una balla colossale perché la pressione fiscale effettiva non si muove di una virgola essendo calcolata su quelli che le tasse la pagano e non su quelli che le evadono.
Un provvedimento di questo genere dovrebbe poi presentare caratteristiche di microsettorialità e di omogeneità; ebbene, anche se voi continuate a ripetere che non si dovrebbero avere più condoni, il condono di 138 miliardi per i contribuenti di alcune regioni siciliane rappresenta un bel condono. Continuate a dire che bisogna contenere la spesa pubblica e poi costituite tre nuovi parchi nazionali: è vero, attualmente si tratta di stanziare poche risorse (250 mila euro) ma in futuro essi dovranno essere dotati di un direttore e di personale e rappresenteranno l'ennesimo carrozzone. È previsto inoltre lo studio della biodiversità nella zona dello stretto di Messina, cosa interessantissima e lodevole ma rispetto alla quale ci domandiamo cosa centri con un decreto fiscale. Possibile che non si trovi un provvedimento legislativo attinente a questioni ambientali in cui inserire un tale argomento?
Voglio concludere affrontando il problema dei lavoratori socialmente utili dove avete veramente superato voi stessi. Andate a finanziare la stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili per il 2007 facendoli diventare a tempo indeterminato. Qualcuno mi deve spiegare chi pagherà loro lo stipendio nel 2008? Noi li stabilizziamo, copriamo la spesa per il 2007 e da ora in poi «chi vivrà vedrà».
LUCA VOLONTÈ. È una vergogna!
MASSIMO GARAVAGLIA. Questi sono il concetto di copertura e di contenimento della spesa pubblica che avete e grazie ai quali i conti vanno sempre peggio e la pressione fiscale deve aumentare per seguire la crescita abnorme della spesa pubblica. Tuttavia, lo ripetiamo, i cittadini non hanno le «fette di salame sugli occhi» e hanno capito che state lavorando malissimo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Piro. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PIRO. Signor Presidente, il disegno di legge in esame che reca la conversione in legge del decreto-legge n. 159 del 2007 sul quale sono stati posti dai gruppi di opposizione numerose questioni pregiudiziali costituisce uno degli strumenti con il quale si sostanzia la manovra di finanza pubblica che il Governo sta portando avanti. L'esigenza di Pag. 56un provvedimento avente peraltro i contenuti del decreto-legge n. 159 era stata individuata dal DPEF e dalla successiva Nota di aggiornamento e motivata con la necessità di anticipare al 2007 alcuni interventi volti a dare sostegno ad investimenti improcrastinabili (ad esempio, nel settore dei trasporti ferroviari e stradali) e destinati anche a dare sostanza ad una politica di redistribuzione della ricchezza prodotta che il Governo intendeva perseguire fortemente come aspetto, e non certo secondario, di una più generale politica volta a creare nel Paese condizioni di maggiore equità sociale e, anche per questa via, di maggiore sviluppo.
A queste scelte di fondo si sono aggiunte questioni rilevanti ed urgenti che hanno richiesto l'approntamento di adeguate previsioni legislative, correlate ovviamente dalle indispensabili coperture finanziarie. Si può qui fare riferimento alle previsioni volte a fronteggiare, anzi ad evitare, che insorga una nuova emergenza non soltanto per le regioni direttamente interessate ma per tutto il Paese, legate alla chiusura parziale dell'autostrada del Sole, per lavori che devono essere eseguiti senza indugio, o, ancora, alla disciplina di un'ipotesi di potere sostitutivo statale sulle regioni inadempienti rispetto agli obblighi previsti e sottoscritti nei rispettivi piani di rientro dai deficit sanitari, oppure al differimento all'anno 2012 del termine per la cessazione delle trasmissioni televisive in tecnica analogica terrestre.
Nello stesso modo va sottolineato l'articolo del decreto in esame con il quale si autorizza la spesa finalizzata a consentire l'adempimento di impegni internazionali di sostegno ad interventi per la pace e lo sviluppo, nonché per la lotta a gravi malattie diffusive. Si tratta di impegni che erano rimasti sospesi per troppo tempo, configurando un grave inadempimento con relativa caduta di credibilità a carico del nostro Paese.
Con questo decreto, che utilizza le maggiori risorse accertate con l'assestamento di bilancio, si dà attuazione ad una prima parte della complessiva manovra finanziaria, che ovviamente trova nella legge finanziaria la sua parte più corposa e che si articola anche in alcuni collegati, tra i quali il disegno di legge che dà attuazione al protocollo sul welfare, che peraltro ha già iniziato il suo iter alla Camera.
È appena il caso di richiamare in questa sede la circostanza che da parte del Governo si sta dando riscontro e, in alcuni casi, puntuale adempimento al dibattito e alle conclusioni operative formulate a proposito della revisione delle procedure di bilancio. Ricordo in tale ambito la spending review, la revisione analitica della spesa storica per il suo contenimento e la sua riqualificazione, e la nuova classificazione di bilancio.
Appartengono a quel dibattito anche le considerazioni svolte a proposito della differente regolamentazione esistente tra Camera e Senato ad esempio sull'ammissibilità delle proposte emendative. Si tratta di una questione vera, ma che certo non si può pensare di risolvere, così come mi pare pretendano di proporre alcune pregiudiziali presentate, inibendo alla Camera di esaminare le previsioni introdotte dal Senato. Tutto ciò vale sia in linea generale sia con riferimento a specifiche modifiche. È il caso del cosiddetto bonus per i cittadini incapienti di cui si sostiene, da parte dell'opposizione, mancare o essere impropria la copertura finanziaria.
Il Governo ed in particolare il Ministro dell'economia e delle finanze ha dato assicurazione che il decreto-legge in esame ha tale copertura. Assumiamo questo dato con grande tranquillità, che ci deriva anche dal fatto che in Commissione bilancio e, ove occorresse, in Assemblea si potrà fare una valutazione approfondita del provvedimento e di tutte le sue norme. D'altro canto il doppio esame parlamentare serve anche a questo.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
FRANCESCO PIRO. Il decreto utilizza delle risorse - concludo Presidente - e si tratta di quelle già preventivate, che consentono da una parte di tenere la barra dritta nel processo di risanamento finanziario avviato con forza dall'attuale Governo.
Pag. 57PRESIDENTE. Deve concludere.
FRANCESCO PIRO. Dall'altra parte le risorse utilizzate sono dirette, quasi per intero, verso investimenti importanti ma anche verso emergenze sociali acute. Si tratta di un decreto-legge che reca tante buone notizie a milioni di italiani e che rispetterà tutti i requisiti formali richiesti e, per tali motivi, voteremo per respingere tutte le questioni pregiudiziali presentate.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Elio Vito e Leone n. 1, Leone ed altri n. 2, Volontè n. 3, La Russa ed altri n. 4, Maroni ed altri n. 5, Maroni ed altri n. 6 e Maroni ed altri n. 7.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 493
Votanti 492
Astenuti 1
Maggioranza 247
Hanno votato sì 219
Hanno votato no 273).
Prendo atto che il deputato Borghesi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere il proprio voto contrario.
Prendo altresì atto che è stato segnalato che il deputato Crimi non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.