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Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 553-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 553 ed abbinate sezione 2).
SESA AMICI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SESA AMICI, Relatore. Signor Presidente, come è già stato preannunziato dal presidente della Commissione, i relatori intendono chiedere l'accantonamento dell'articolo 1 e iniziare l'esame della proposta di legge dall'articolo 2.
Consta al relatore dare una spiegazione su alcuni argomenti sollevati dai colleghi nella discussione che abbiamo appena lasciato alle spalle - in particolare dal collega Vito - con argomenti che credo siano abbastanza facilmente confutabili, soprattutto alla luce della proposta presentata da entrambi i relatori e ad una sua lettura testuale.
Non è vero che la Commissione decide l'accantonamento perché non è pronta o perché su questo argomento vi è una decisione del tutto arbitraria. È stato, invece, il frutto di un ragionamento molto stringato alla luce di due temi posti a volte anche con estrema forza dai gruppi dell'opposizione, in particolare dai colleghi di Forza Italia.
La definizione del Senato federale della Repubblica comporta evidentemente la questione della natura non solo della sua Pag. 15composizione ma anche degli elementi che attengono alle sue competenze. Per tale ragione riteniamo che procedere all'esame e, quindi, al voto dell'articolo 1 della proposta di riforma dopo aver discusso gli articoli 3 e 7 permetterebbe una discussione sul termine «Senato federale» del tutto aliena da un certo elemento politologico che intorno a questo tema potrebbe crearsi e ciò consentirebbe di rimanere legati al merito della qualità e della natura del tipo di Senato che stiamo ipotizzando.
È del tutto evidente, pertanto, che non vi è alcuna impreparazione da parte della Commissione. Credo che si tratti non solo di un elemento di buon senso ma di una logica tutta interna al testo che può essere condiviso o non condiviso (ciò appartiene legittimamente alle posizioni politiche). Su questo tema vorrei che tutti ci tenessimo collegati. Pertanto la richiesta è di iniziare l'esame a partire dall'articolo 2.
ITALO BOCCHINO, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ITALO BOCCHINO, Relatore. Signor Presidente, anch'io condivido la proposta, avanzata dalla relatrice Amici ed anticipata dal presidente Violante, di accantonare l'articolo 1. È prematuro definire quale denominazione debba avere il Senato se prima non conosciamo la sua composizione, ai sensi dell'articolo 3 di questo progetto di legge, ed i relativi poteri, come previsto dall'articolo 7. Ritengo, tuttavia, una volta che l'Assemblea si dovesse esprimere a favore... Signor Presidente, comprendo le ragioni di partito, attendo che lei abbia terminato.
PRESIDENTE. Se fossero quelle sarebbero più facilmente risolvibili, anche senza conversazioni. La prego di continuare.
ITALO BOCCHINO, Relatore. Mi sembra che le ragioni di partito sarebbero più...
PRESIDENTE. Le assicuro che, come osservatore esterno, mi permetto di rivolgerle l'osservazione che le ho sottoposto. Lei non indaghi e prosegua.
ITALO BOCCHINO, Relatore. Come dicevo, risolte le questioni di partito, signor Presidente, l'accantonamento dell'articolo 1 ha senso se successivamente verranno esaminati o l'articolo 3 o l'articolo 7, perché ciò potrebbe portare alla soluzione del dilemma dell'articolo 1: ossia come si deve chiamare il Senato in base alla sua composizione ed ai suoi poteri.
Per questo motivo, sono favorevole all'accantonamento dell'articolo 1 per passare, però, esclusivamente all'esame dell'articolo 3 o dell'articolo 7. Ovviamente non avrebbe alcun senso accantonare l'articolo 1 per passare all'esame dell'articolo 2.
PRESIDENTE. In merito alla richiesta di accantonamento dell'articolo 1 darò la parola ad un oratore contro e ad uno a favore.
ROBERTO COTA. Chiedo di parlare contro.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, chiedo di parlare contro, perché poco fa l'Assemblea ha respinto la richiesta di rinviare il testo in esame in Commissione per un ulteriore approfondimento. La richiesta era motivata dal fatto che non si può procedere al buio su una materia così importante e, puntualmente, si è verificato quello che avevamo previsto: non si hanno le idee chiare e già all'esame del primo articolo, si chiede di accantonarlo per proseguire la discussione su altri articoli.
Questa è una delle motivazioni - con la successiva motivazione avanzerò un'altra considerazione - che ci spinge a votare contro la richiesta di accantonamento. È necessario arrivare in Assemblea il più possibile con le idee chiare. Non si può procedere al buio, sperando che arrivi Pag. 16l'illuminazione o che accada qualcosa, senza avere le idee chiare su quanto si è fatto in Commissione.
La seconda motivazione è la seguente: se vi è una logica in questa proposta legge - ed io spero che vi sia - non può che essere quella del superamento del bicameralismo con la creazione del Senato federale. Sul ruolo del Premier si è deciso di soprassedere, così come sulla modifica dell'articolo 117, sulla sfiducia costruttiva, su eventuali nuovi poteri del Presidente della Repubblica: pertanto, l'unica proposta che resta è quella relativa al Senato federale. Dal nostro punto di vista, essa è in sé una proposta positiva, anche se sosteniamo che non debba essere una presa in giro, perché questo Senato federale non deve avere le competenze di una Camera consultiva, ma quelle di una Camera legislativa.
Pertanto, se si accantona l'articolo 1, avendo paura di utilizzare il termine: «Senato federale», perché, evidentemente, qualcuno ha in mente di cambiare le carte a fronte di un lavoro che, invece, è stato svolto in Commissione, allora la nostra posizione non può che essere quella di votare contro. Si segua la logica: se l'articolo 1 è stato posto all'inizio vi è un motivo e, quindi, si inizi da lì.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Chiedo di parlare a favore.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, come vede, non vi è uno schieramento preconcetto di maggioranza o di opposizione. Sembrerebbe una specie di interlocutorio derby all'interno dell'opposizione. Infatti, mentre il collega Cota, con pregevoli argomenti nella sua ottica, dice di «no», io, a nome di Alleanza Nazionale e, credo, di numerosi altri colleghi, dico di «sì».
Prendendo spunto da quanto ho fatto in Commissione, svolgo una considerazione - mi permetterete questo piccolo lusso - un po' polemica. Quando in Commissione, per quattro volte, ho proposto di accantonare la questione (che non è meramente terminologica, ma è politica) se chiamare tale organo Senato, Camera parlamentare, federale o quant'altro, perché prima dobbiamo vedere come è composto, quali sono le sue funzioni e quali le sue prerogative, si è detto sempre «no!», come se avesse parlato il «vento mattutino». Adesso che nello schieramento della maggioranza emerge un dubbio a questo riguardo e si ritiene opportuno posticipare l'esame della questione, tale richiesta è avanzata addirittura dalla Commissione (o, comunque, almeno da un relatore) e ci si appresterebbe a votare a favore.
Alcuni colleghi hanno giustamente affermato che, se ciò ha una logica, allora non si dovrebbe passare all'esame dell'articolo 2, ma all'esame degli articoli 3 e 7, cioè quelli di contenuto. Infatti, onorevole Presidente, la questione non è solo se chiamare federale o non federale questa Camera parlamentare, ma se convenga addirittura chiamarla o meno Senato perché - mi perdoni, signor Presidente - l'elemento della senectus non ci sarebbe più! Non sarebbero più rappresentanti eletti dal popolo. Sarebbero depositari di un potere legislativo limitato. Questa sarebbe la Camera alta? Addirittura la chiamiamo con il pomposo nome di Senato della Repubblica?
Per questo motivo sono stati presentati fior di emendamenti: non solo i miei (modestissimi, gli ultimi della classe), ma anche addirittura quelli di schieramenti della maggioranza, che propongono di chiamarlo Camera delle autonomie, oppure Senato (se si sceglie tale denominazione) delle autonomie locali, o delle regioni e delle autonomie, o ancora Assemblea dei delegati. In altre parole, il problema si pone non sull'aggettivo ma, addirittura, sul sostantivo! E non si tratta solo di una questione di estetica o di cosmesi costituzionale, ma di capire che cos'è questo organismo!
Per queste ragioni ancora una volta di merito, di logica e di sistema, non pretestuose o dilatorie, il nostro gruppo - conformemente a quanto diceva uno dei due relatori - è favorevole ad accantonare Pag. 17l'articolo 1, ma osserva che sarebbe giusto passare all'esame non dell'articolo 2 ma, se non dell'articolo 3, quantomeno dell'articolo 7, oppure di entrambi.
PRESIDENTE. Successivamente si deciderà in merito a tale questione. Ora dobbiamo decidere sulla proposta di accantonare l'articolo 1.
Passiamo, quindi, ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di accantonare l'esame dell'articolo 1.
(È approvata).
Deciso l'accantonamento dell'articolo 1, vi è la proposta avanzata dal relatore Bocchino di non procedere all'esame dell'articolo 2, ma dell'articolo 3.
Ha chiesto di parlare per un'ulteriore proposta il deputato Bruno. Ne ha facoltà. Terminato il suo intervento procederemo ai voti.
DONATO BRUNO. Signor Presidente, il mio intervento è a favore della proposta del relatore Bocchino. Rilevo e osservo, e chiedo al presidente Violante se non sia il caso - con il rinvio in Commissione del provvedimento - di iniziare dall'articolo 7. Questa proposta è subordinata a quella cui faceva riferimento il collega Bocchino.
In altre parole, abbiamo due articoli che qualificheranno il nomen juris di quella che sarà l'altra Camera: uno attiene alla composizione, l'altro alle funzioni. Pertanto, ritengo che, forse, se dovessimo procedere con una logica, dovremmo procedere con l'esame prima dell'articolo 7, poi dell'articolo 3, e quindi dell'articolo 1. Indifferentemente, si potrebbe anche ipotizzare di procedere prima con l'esame dell'articolo 3, poi del 7, e quindi dell'articolo 1. In questo modo, infatti, si scioglierebbe un nodo che in Commissione, ancora oggi, non è stato del tutto dipanato.
Credo quindi che la proposta sensata del relatore Bocchino possa essere accolta, proprio per dare a tutti la possibilità di comprendere come sarà la composizione del Senato federale o del Senato delle autonomie, e quali saranno le funzioni che lo stesso andrà a svolgere.
LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, ho ascoltato le parole del presidente Bruno. Credo che potremmo procedere in questo modo, se i colleghi sono d'accordo: innanzitutto, l'ordine negli articoli non è determinato da noi, ma dalla Costituzione, nel senso che, poiché si interviene su articoli della Costituzione, questa è la ragione per cui si susseguono gli articoli 55, 56, 57 della suddetta, cui corrispondono gli articoli 1, 2, 3, e così via del provvedimento in esame. Trovo che abbia ragione il presidente Bruno, quando afferma che vi è un rapporto molto stretto tra l'articolo 3 e l'articolo 7, nel senso che l'articolo 3 definisce la fonte di costituzione del Senato, come si costituisce, mentre l'articolo 7 definisce quali poteri ha il Senato così costituito. Poiché le funzioni sono determinate dal modo in cui è costruito un organo, credo che debba votarsi prima l'articolo 3 per poi esaminare (forse ha ragione il presidente Bruno al riguardo), superati gli articoli 4, 5 e 6, il 7 ai fini di un discorso unitario. Proporrei però che adesso si proceda all'esame dell'articolo 2, seguendo l'ordine della Costituzione; dopo aver concluso l'esame dell'articolo 3 si può passare all'articolo 7. Credo che sia giusto per avere una discussione coerente in ordine alla fonte di nomina del Senato e alle funzioni del Senato. La mia proposta sarebbe quindi la seguente: iniziare l'esame dell'articolo 2 per passare poi al 3 e al 7 ai fini di una discussione unitaria sulla composizione e le funzioni del Senato.
PRESIDENTE. Proporrei, ad ogni passaggio, di deliberare. Ricordo che il relatore Bocchino aveva avanzato la proposta Pag. 18di non procedere all'esame dell'articolo 2 e di passare direttamente all'articolo 3. Insiste su questa proposta?
ITALO BOCCHINO, Relatore. Sì, signor Presidente, ma avevo chiesto di passare all'articolo 3 o all'articolo 7.
PRESIDENTE. Stiamo discutendo del passaggio all'articolo 3, poi vedremo. Adesso votiamo sulla proposta di passare all'esame dell'articolo 3, in subordine al 7.
ITALO BOCCHINO, Relatore. All'articolo 7, in subordine all'articolo 3.
PRESIDENTE. Riformuli dunque la proposta.
ITALO BOCCHINO, Relatore. Riformulo la mia proposta: chiedo di passare all'esame dell'articolo 7, in subordine all'articolo 3.
PRESIDENTE. Lei chiede dunque di non procedere all'esame dell'articolo 2, bensì di passare all'articolo 7.
LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE, Presidente della I Commissione. Chiederei, signor Presidente, se si può mettere in votazione il passaggio all'articolo 2.
PRESIDENTE. È normale il passaggio all'articolo 2; vi è, invece, una nuova proposta che deve essere votata.
MARCO BOATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
MARCO BOATO. Secondo il Regolamento sulla proposta si può parlare contro ed a favore ed io chiedo di parlare contro.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, credo che molto opportunamente, con larghissimo consenso dell'Assemblea, abbiamo deciso di accantonare la votazione sull'articolo 1, e non perché la Commissione e l'Aula non siano pronte: nel merito sono assolutamente d'accordo con le considerazioni che ha svolto il collega Cota, ma nel metodo aveva ragione il collega Benedetti Valentini, secondo il quale la definizione del nomen dell'istituto è conseguenza anche della struttura che vogliamo proporre per l'altro ramo del Parlamento, per il Senato. Non è invece accettabile, a mio parere, che si scavalchi ulteriormente la sequenza degli articoli; il provvedimento in esame è, infatti, abbastanza contenuto e gli articoli, che non sono moltissimi, seguono, come opportunamente affermato dal presidente Violante, la sequenza numerica di quelli della Costituzione. L'articolo 2, riferito all'articolo 56, riguarda il numero dei deputati che verrà definito nel processo di revisione costituzionale, ossia i membri di questo ramo del Parlamento; riguarda poi la questione degli eletti nella circoscrizione estero, che ha una connessione anche fra Camera e Senato anche a fronte di un emendamento specifico della Commissione; riguarda anche la riduzione dell'elettorato attivo e passivo per la Camera dei deputati. Poiché, fra l'altro, incidendo sull'articolo 2, per quanto riguarda l'aspetto specifico della circoscrizione estero, voteremo anche un emendamento della Commissione che va ad incidere sull'articolo 3, è logica necessaria e conseguente cominciare dall'articolo 2 e poi proseguire oltre.
Quindi, propongo all'Assemblea con assoluta pacatezza - poiché non si tratta di una questione di disputa ideologica, ma di ordine dei lavori - di riprendere i nostri lavori dall'esame dell'articolo 2, respingendo così la proposta di passare ora all'esame dell'articolo 7.
ENRICO LA LOGGIA. Chiedo di parlare a favore.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
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ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, noi siamo ovviamente a favore della proposta del relatore Bocchino, ma vorrei anche - assai brevemente - argomentarne la ragione, nella speranza che i colleghi possano anche ascoltare. Non si tratta né di un problema ideologico né, vorrei dire, di schieramento, bensì puramente e semplicemente di logica e di razionalità. Come potranno osservare i colleghi dalla semplice lettura dell'articolo 7, in esso si stabilisce quali saranno le funzioni legislative che saranno esercitate dalla Camera e dal Senato. È di tutta evidenza che nella rilevanza delle funzioni esercitate e nella divisione dei compiti tra la Camera ed il Senato (ci auguriamo quanto più precisa possibile), si determinerà la rilevanza costituzionale dello stesso Senato, oltre che della Camera dei deputati.
È di tutta evidenza - e perciò mi appello alla logica ed alla razionalità - che se non si stabilirà esattamente la rilevanza, come dicevo, delle predette funzioni, con difficoltà si potrà valutare - credo che saremmo addirittura nell'impossibilità di farlo - se i componenti della Camera che si denominerà Senato federale dovranno essere eletti ovvero nominati attraverso una diversa procedura. Dico ciò perché, sino a quando il potere legislativo sarà esercitato collettivamente dalle due Camere, è di tutta evidenza che sarà estremamente difficile poter scegliere un metodo di elezione così radicalmente diverso tra la Camera e il Senato, così come viene ipotizzato dalla proposta di riforma costituzionale al nostro esame.
Quando, invece, si stabilissero con esattezza le funzioni e i compiti - e, quindi, la rilevanza della Camera che si chiamerà Senato federale - sarà molto più facile e più semplice dare la dimensione delle funzioni che saranno esercitate dai rappresentanti dei cittadini nei due organi richiamati e, a maggior ragione, saremo nelle condizioni di poter valutare se potranno essere eletti attraverso un'elezione di primo grado, di secondo grado o, addirittura, di terzo grado (ipotesi, quest'ultima della proposta di riforma al nostro esame).
Invertire l'ordine degli articoli - ossia, in questo caso, seguire la proposta così come è stata formulata, stabilendo chi farà parte del Senato e poi, successivamente, di cosa tale organo si dovrà occupare - non soltanto contrasta con la logica e la razionalità di un disegno riformatore costituzionale, ma anche con la logica e la razionalità, per così dire, dell'uomo qualunque, nel senso che chiunque si troverebbe dinanzi alla difficoltà di poter comprendere di cosa sta parlando se non sa a cosa servirà tale Camera, tale Senato federale. Mi auguro, allora, di essere stato sufficientemente chiaro. Ribadisco che, al di là delle posizioni politiche di schieramento, vi è proprio un banale elemento che riguarda la logica e razionalità: occupiamoci prima, come propone il relatore Bocchino, di stabilire funzioni e compiti, e dopo - subito dopo - potremmo semmai con maggiore consapevolezza valutare come ed in che modo dovranno essere eletti, nominati o comunque scelti i componenti della Camera che si definirà Senato federale.
PRESIDENTE. Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi la proposta del relatore Bocchino di passare all'esame dell'articolo 7.
(È respinta).
Il relatore Bocchino aveva avanzato in subordine la proposta, che è stata appoggiata dal deputato Bruno, di passare all'articolo 3.
ELIO VITO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, sono a favore della suddetta richiesta. Tuttavia, vorrei un po' di attenzione, oltre che dal presidente Violante anche da lei e dagli altri colleghi della maggioranza, perché sta accadendo qualcosa di strano. Dobbiamo proseguire l'esame del provvedimento in base a quanto prevede il Regolamento, Pag. 20come lei giustamente ci ha ricordato. Signor presidente, vi sono norme scritte e norme di buonsenso. La maggioranza, in ordine a questo testo unificato di riforma costituzionale, ha deciso di bocciare la richiesta, presentata da un gruppo e sostenuta da uno dei due relatori, di rinviare il testo in Commissione. Successivamente, ha ritenuto, a maggioranza, non necessario procedere a una nuova riunione del Comitato dei nove e si è stabilito di non dover cominciare, come sarebbe stato naturale, dall'esame dell'articolo 1. Ora dovremmo iniziare con l'esame dell'articolo 2, secondo una parte della maggioranza, anche se uno dei due relatori, poiché tale è l'onorevole Bocchino, ha proposto di iniziare - a nostro avviso, in modo sensato - prima dall'articolo 7 e ora dall'articolo 3. Pertanto, vi sono due questioni, di cui una di sostanza e una di immagine, con cui si rende palese, a mio avviso, il castello montato in questi mesi in ordine alle riforme. La questione di sostanza è che dovremmo discutere, secondo il presidente Violante e l'onorevole Amici, dell'articolo 2, che si riferisce al numero dei deputati, senza però sapere quali siano le competenze della Camera dei deputati né se essa sarà o no l'unica Camera legislativa, in base al progetto di riforma costituzionale che la Commissione ci propone. Questo è il punto. In ordine al merito, dovremmo prima definire se le Camere legislative sono due o una, poi quali sono i compiti del Senato e quali quelli della Camera e solo a quel punto, dopo aver individuato i compiti della Camera e se essa è l'unica Camera legislativa, potremmo stabilire l'eventuale riduzione o no del numero dei parlamentari.
A mio giudizio, non è sostenibile in ordine al merito della riforma volere ad ogni costo iniziare con l'esame dell'articolo 2, senza tenere in conto il vero senso della riforma stessa, ossia la riduzione dei poteri del Senato, l'istituzione del Senato federale e l'eliminazione del bicameralismo perfetto. Temo che la volontà di occuparci immediatamente, solo e comunque dell'articolo 2, senza avere stabilito il restante contenuto della riforma, dimostri la volontà di procedere frettolosamente ad un esame di «bandiera» del testo unificato delle proposte di legge costituzionale per affrontare solo la riforma del numero dei deputati. Tale questione non ha più nulla a che vedere con il Senato federale, con la Repubblica federale, con il bicameralismo perfetto, ma porterebbe la Commissione a sostenere che si vuole affrontare in via prioritaria il tema della riduzione del numero dei parlamentari, vicenda realmente importante e rilevante, ma estranea all'oggetto del provvedimento in esame e all'entità della revisione organica che è stata presentata.
Signor Presidente, le preannuncio sin d'ora che se la maggioranza non dovesse approvare la proposta, sensata, del relatore Bocchino, di passare all'esame dell'articolo 3 e volesse ad ogni costo occuparsi, comunque e solo, dell'articolo 2 la coerenza dovrebbe portare la stessa maggioranza, e questa sarà la mia proposta, a stralciare l'esame dell'articolo 2 e a votare subito e solo la riduzione del numero dei deputati. Ciò se proprio volete seguire questa «bandiera» da offrire al Paese in modo da inviare immediatamente al Senato la riduzione del numero dei deputati. Infatti, tale riforma può entrare rapidamente in vigore nel giro di pochi mesi e successivamente, con calma, si può affrontare il resto della riforma costituzionale. Diversamente, non vi è senso di affrontarla. Se vogliamo procedere ordinatamente è necessario prima occuparsi delle funzioni delle due Camere e conseguentemente del numero dei parlamentari.
Se volete sollevare la «bandiera» della riduzione del numero dei parlamentari, senza prendere in giro il Paese, non la potete subordinare all'insieme delle riforme costituzionali le quali, come sapete anche voi, non saranno mai varate o lo saranno alle calende greche. Noi non ci prestiamo a questa operazione di presa in giro del Paese. Pertanto, signor Presidente, la pregherò subito dopo di passare alla proposta di stralcio dell'articolo 2. Ma mi auguro, signor Presidente, che si prenda in esame anche un'altra questione regolamentare, che rimetto alla sua valutazione. Pag. 21Vi sono due relatori che non sono tali per parti diverse del provvedimento in esame. La Commissione deve sottoporci, su ciascuna questione, anche su come procedere, una sola proposta. Non vi possono essere due relatori, due correlatori, in modo che un relatore viene considerato «di maggioranza», l'onorevole Amici, e ciò che propone si realizza, mentre un altro relatore, l'onorevole Bocchino, viene di fatto considerato un relatore «di minoranza» e ciò che propone non si fa.
PRESIDENTE. Deputato Elio Vito, la invito a concludere.
ELIO VITO. Questo non è corretto, signor Presidente. Se si dovesse proseguire con la convinzione che le proposte di un relatore...
PRESIDENTE. La prego, deve concludere.
ELIO VITO. Sì, signor Presidente, concludo. Cosa accade quando la Camera respinge le proposte del relatore? Si sospendono i lavori, la Commissione nomina un nuovo relatore, se ne prende atto. È la terza volta che votiamo proposte del relatore onorevole Bocchino, con il parere contrario della Commissione.
PRESIDENTE. Adesso, davvero deve concludere.
ELIO VITO. Allora chiedo, signor Presidente, che ciò meriti, da un punto di vista regolamentare...
PRESIDENTE. È per questo motivo che le ho consentito un minuto in più per svolgere il suo intervento. Deve concludere.
ELIO VITO. Sì, signor Presidente, concludo, ma non è che stiamo discutendo di «pizza e fichi...» (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)
PRESIDENTE. Appunto, nelle discussioni importanti le regole sono importanti.
ELIO VITO. La Commissione deve dirci qual è la sua opinione su questo argomento, non può avere un'opinione di un relatore e un'altra di un altro relatore. Questa è una presa in giro!
PRESIDENTE. Lei fa una osservazione di natura politica, deve concludere il suo intervento.
ELIO VITO. No, Presidente. Questa è una osservazione regolamentare sulla quale il presidente della Commissione ci deve dire (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia e di deputati del gruppo Alleanza Nazionale)...
PRESIDENTE. Deputato Elio Vito, ha concluso il suo intervento. Grazie.
Ha chiesto di parlare contro il deputato Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, avendo partecipato sempre, tra l'altro, ai lavori della Commissione e del Comitato dei nove, devo dare atto dell'assoluta correttezza dei due relatori, il collega Bocchino e la collega Amici, che hanno sempre collaborato nei lavori della Commissione e del Comitato. Con assoluta lealtà reciproca, nei rarissimi casi in cui hanno avuto valutazioni legittimamente differenti, le hanno manifestate nelle sedi opportune. L'Assemblea è sovrana, signor Presidente, non sono i relatori a decidere, essi avanzano le proposte, lei le mette in votazione e l'Assemblea è sovrana e decide.
Sul punto specifico, invito l'Assemblea a votare contro la proposta di passare non all'articolo 2, ma all'articolo 3, perché come ho già accennato - ma forse è meglio renderlo esplicito - non c'è alcun problema di bandiera ideologica sulla riduzione del numero dei deputati, sulla quale fra l'altro credo ci sia un consenso pressoché unanime di quest'Aula. Pertanto, se qualcuno vuole poi rivendicarne il merito lo possiamo fare tutti, collega Elio Vito. La questione è che c'è una sequenza logica degli articoli della Costituzione: prima la Camera e poi il Senato. Pag. 22La connessione presente in un emendamento della Commissione fra i deputati eletti nella circoscrizione Estero e la previsione di quanti siano i senatori assegnati alla stessa circoscrizione, rende logicamente e giuridicamente obbligatorio affrontare prima l'articolo 2, perché ad esso è riferito l'emendamento della Commissione che poi incide anche sull'articolo 3. Questa è l'unica ragione, non ideologica, non di bandiera e non di vanto, perché il vanto dell'eventuale riduzione dei deputati ce lo possiamo prendere tranquillamente tutti, anche il collega Elio Vito. Non c'è ovviamente alcun problema di stralcio, che è assolutamente pretestuoso. La coerenza logico-giuridica vuole che si passi ora all'esame dell'articolo 2. Pertanto, suggerisco all'Assemblea di non accettare la proposta del relatore Bocchino.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi la proposta del relatore Bocchino di passare all'esame dell'articolo 3.
(È respinta).