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Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge costituzionale Scotto; Bianchi; Boato; Bianco; Zaccaria ed altri; Franco Russo ed altri; Lenzi ed altri; Franco Russo ed altri; D'Alia; Boato; Boato; Casini; Soro; Di Salvo ed altri; Diliberto ed altri: Modificazione di articoli della parte seconda della Costituzione, concernenti forma del Governo, composizione e funzioni del Parlamento nonché limiti di età per l'elettorato attivo e passivo per le elezioni della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica (A.C. 553-1524-2335-2382-2479-2572-2574-2576-2578-2586-2715-2865-3041-3139-3151-A) (ore 10,53).
(Ripresa esame dell'articolo 2 - A.C. 553-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 553 ed abbinate sezione 1).
Constato l'assenza dei deputati Garavaglia, Goisis e Filippi che avevano chiesto di parlare. Si intende che vi abbiano rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi riallaccio alla discussione che ieri è stata ampiamente sviscerata da parte dei colleghi dell'opposizione, ma anche con importanti interventi della maggioranza. Il tema della riforma della Costituzione rappresenta sicuramente un'emergenza della nazione, che nasce da un cattivo funzionamento di quanto è avvenuto già nel 1977 con l'istituzione delle regioni. Anzitutto, infatti, nel momento in cui lo Stato ha delegato poteri e ha istituito le regioni, non vi è stato un corrispettivo nella riduzione dell'organizzazione statale nella gestione delle risorse, con una duplicazione, quindi, spesso inutile dal punto di vista istituzionale ma anche dal punto di vista della razionalizzazione delle spese pubbliche.
D'altro canto, si è assistito - ho svolto anche il ruolo di consigliere regionale - ad un neo-centralismo della regione: si è eliminato, di fatto, non soltanto il principio della sussidiarietà verticale (perché le regioni hanno trasferito poco e male alle province e ancora meno ai comuni), ma anche il principio ispiratore (che, invece, andrebbe ripreso con forza) della sussidiarietà orizzontale, ossia quello di delegare al privato organizzato, all'associazionismo, parti importanti dalla gestione della società quando lo Stato non riesce ad arrivare e laddove i cittadini, al contrario, possono farlo. La verità è che questa riforma che la maggioranza pone in essere è monca ed è anche sorprendente come si voglia continuare in un dibattito senza approfondire in maniera serena ed equilibrata una riforma così importante. Abbiamo sempre detto che, forse, la via maestra dell'Assemblea costituente rappresenterebbe la giusta sede dove esaminare la riorganizzazione costituzionale dello Stato, la vera e propria centralità delle autonomie, sicuramente con un rilancio forte del federalismo. Tuttavia - mi consentirete - ritengo che vada anche riaffermato il principio dell'interesse nazionale, che si era fortemente evoluto nella riforma della scorsa legislatura e che consentiva, consente e dovrebbe consentire allo Stato di intervenire laddove le regioni sono incapaci di spendere, spendono male e aumentano i costi.
Provengo da una regione - la Campania - che ha costi drammatici e che ha le più alte tasse regionali: l'accisa sulla benzina, l'IRPEF e l'IRAP regionali, la tassa sui rifiuti più alta, con risultati disastrosi, ticket sanitari vergognosi introdotti dalla giunta di Bassolino al solo scopo di finanziare campagne elettorali e un clientelismo che è divenuto paralizzante per la Campania. Ebbene, sarebbe stato importante, in questo senso, comprendere - ringrazio la maggioranza di allora, compresa la Lega, di averlo capito - come l'interesse nazionale deve poi sovrintendere quando vi sono regioni che si comportano male e in maniera non virtuosa a danno dei cittadini, così come hanno fatto Bassolino e la sua giunta.
Oggi non si affronta il vero tema, si rilancia semplicemente una riforma monca, a scopo propagandistico, nel clima di antipolitica che si è creato parlando di Pag. 4riduzione del numero dei parlamentari. Avevamo approvato una proposta di legge che voi, anche scatenando una campagna elettorale diffamatoria, avete contribuito a fare abrogare mediante un referendum. Ebbene, oggi questo tema, che ci trova sicuramente d'accordo, deve essere affrontato in maniera organica.
Più volte abbiamo chiesto - la stessa Assemblea si è espressa, con un gesto anche di arroganza da parte della maggioranza - un rinvio in Commissione sia per approfondire il tema del futuro Senato federale - anche se neanche su tale termine si riesce a trovare un accordo - e dei poteri conferiti, sia per rimediare ai guai che avete causato a colpi di maggioranza con la riforma del Titolo V nel 2001, la quale ha creato un caos istituzionale, nonché il più alto livello di conflitto tra regioni e Stato, che mai si era verificato, ingolfando la Corte costituzionale che deve affrontare i conflitti di attribuzione. Sarebbe assolutamente auspicabile e importante una riforma dell'articolo 117 della Costituzione, ampliando le autonomie - così come ho già detto - ponendo ed elevando il principio di sussidiarietà ad elemento centrale, anche costituzionale, del nostro ordinamento. Invece, vi ostinate a voler discutere di questo o di quello, senza entrare nel merito specifico della riforma, senza avere una maggioranza né politicamente coerente alla Camera, né numericamente capace di affrontare un tema così importante, che peraltro in questo momento è forse anche lontano dalle reali esigenze del Paese. Vi sono un Paese strozzato e strangolato dalle tasse, un'economia asfittica, un'occupazione che diventa sempre più una chimera per i giovani, un precariato che aumenta - come possiamo constatare dalle manifestazioni che si svolgono al di fuori di questa Camera - nonostante le vostre false promesse in campagna elettorale. Ebbene, in maniera più che altro pretestuosa, ci attardiamo a parlare di riforme che la gente non comprende.
Sono convinto che la necessità complessiva di rimettere mano all'architrave costituzionale e all'organizzazione del rispetto dei rapporti tra Stato e regioni, regioni e province, province e comuni e altri enti come le comunità montane, è assolutamente indispensabile. Tuttavia occorre farlo in un clima sereno di confronto - che voi non accettate - che né può essere sospinto da iniziative populistiche e propagandistiche, né può costituire un modo per dilazionare lo scontro del dibattito politico su temi più importanti. Penso - lo ribadisco - che, forse, sarebbe anche giunta l'ora di affrontare - come ho già detto poc'anzi - per la via maestra della riforma costituzionale e tramite una Assemblea costituente, il tema complessivo.
Credo che il pacchetto di emendamenti proposto dall'opposizione cerchi, complessivamente, di aggiustare il disastro ulteriore che state provocando. Ritengo che, un'ulteriore riforma raffazzonata - fatta semplicemente per unire le forze di maggioranza, piuttosto che per fornire una reale risposta alle esigenze della nazione - rappresenti un pessimo modo di fare politica, cui ci avete abituato. Tuttavia, credo che, da questo punto di vista, c'è anche qualcuno virtuoso nell'ambito della maggioranza, che può comprendere e invitare ancora al dialogo. Abbiamo presentato una serie di emendamenti, che non hanno assolutamente natura ostruzionistica, ma tentano di dare una sistemazione certamente più organica alla proposta di riforma costituzionale in discussione: creare una netta separazione tra le due Camere e un bicameralismo diverso, esaltare le autonomie locali ma, allo stesso tempo, ridurre anche le spese del territorio. Occorre, d'altro canto, controllare diversamente il potere delle regioni, soprattutto di quelle che, come ad esempio la Campania, non sono in grado di esercitare pienamente la propria autonomia, ma anche un controllo virtuoso sulla spesa perché autonomia e federalismo non devono significare capacità di indebitamento vergognoso, come quello che avete provocato soltanto per fini clientelari. Probabilmente i 24 mila voti che oggi vi hanno consentito di governare male - anzi, di gestire male l'Italia, perché siete incapaci di governare Pag. 5- grazie alle clientele in Campania che Bassolino ha fatto, con i fallimenti e i disastri dei rifiuti, degli incendi, dell'ambiente e dell'economia che fallisce, della disoccupazione giovanile, rappresentano certamente qualcosa di importante su cui riflettere.
Quindi, l'interesse nazionale rappresenta un elemento centrale e la riforma dell'articolo 117 della Costituzione deve assolutamente accompagnare anche questa ulteriore spinta di falsa riforma che il Governo e la maggioranza di centrosinistra oggi portano avanti. Il centrodestra si è dimostrato disponibile ad affrontare il tema in Commissione affari costituzionali e anche a sottoporlo all'esame dell'Assemblea, ma poi, di fronte ad un irrigidimento che oggi noi constatiamo nella maggioranza (per motivazioni non tecniche, ma chiaramente politiche, direi semplicemente, demagogiche e strumentali) credo che una diversa riflessione nelle forze di maggioranza che ancora hanno a cuore l'idea della riforma, le idee riformatrici, debba pure essere svolta. Quindi, vi invitiamo ad esaminare i nostri emendamenti con intelligenza e apertura, e a non votare semplicemente in base ad un richiamo da parte dei relatori, ma a ragionare in un'ottica serena e tranquilla che consideri le riforme e l'interesse della nazione. Mi rendo conto di chiedere molto al centrosinistra, ma ogni tanto sperare fa anche bene.
PRESIDENTE. Gli altri colleghi che avevano chiesto di parlare hanno comunicato alla Presidenza di rinunciare al loro intervento. Pertanto, nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 2 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito i relatori ad esprimere il parere della Commissione.
ITALO BOCCHINO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli identici emendamenti Maroni 2.116 e Turco 2.117, sugli emendamenti Ronconi 2.106, Cirino Pomicino 2.101, Boscetto 2.113, 2.114 e 2.115, Licandro 2.105, Buontempo 2.107, Mascia 2.61, D'Alia 2.121. La Commissione invita altresì i presentatori al ritiro degli identici emendamenti Capezzone 2.111, D'Alia 2.120, Buemi 2.63 e Zeller 2.104 e degli identici emendamenti Benedetti Valentini 2.110 e Boscetto 2.112. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 2.250 (Nuova formulazione) mentre invita i presentatori al ritiro del subemendamento Boscetto 0.2.250.1.
La Commissione formula, inoltre, un invito al ritiro sull'emendamento D'Alia 2.122 e sugli identici emendamenti Zeller 2.102 e Benedetti Valentini 2.108. La Commissione invita, altresì i presentatori al ritiro degli emendamenti Zeller 2.103, Benedetti Valentini 2.109, Dato 2.65, Turco 2.118, Lenzi 2.100 e Turco 2.119.
Occorre poi fare tre precisazioni: ci sono alcuni emendamenti che, di fatto, intervenendo sulla distribuzione dei seggi, prefigurano un orientamento sulla legge elettorale. Come Commissione e quindi oggi, in quest'aula come relatori, abbiamo ritenuto che la riforma debba prescindere da un orientamento sulla legge elettorale, che invece fa parte di tutt'altro dibattito. La seconda questione riguarda il numero dei deputati: ci sono alcuni emendamenti che prevedono un'ulteriore riduzione del numero dei medesimi. Anzitutto facciamo presente che, al momento, in base al testo del provvedimento, si passerebbe da 945 deputati e senatori eletti a suffragio universale a soli 518 (500 deputati più 12 senatori e 6 deputati eletti all'estero). Ci sembra una riduzione molto corposa rispetto alla rappresentanza e per tale ragione i relatori ritengono di tener fermo il numero di cinquecento. L'ultima precisazione - e concludo - riguarda l'emendamento della collega Dato. I relatori hanno presentato un emendamento all'articolo 3 che va incontro all'esigenza di disciplinare una adeguata rappresentanza di genere all'interno delle Camere così modificate da questa proposta di riforma costituzionale.
PRESIDENTE. Il Governo?
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Pag. 6Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle 11,10.
La seduta, sospesa alle 11,05, è ripresa alle 11,15.
PRESIDENTE. Dobbiamo ora procedere alla votazione delle proposte emendative riferite all'articolo 2, sulle quali la Commissione e il Governo hanno testé espresso il parere. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro degli identici emendamenti Maroni 2.116 e Turco 2.117 formulato dai relatori.
ROBERTO COTA. No, signor Presidente, insisto per la votazione dell'emendamento Maroni 2.116.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori ritirano l'emendamento Turco 2.117.