Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Si riprende la discussione del testo unificato delle proposte di legge costituzionale n. 553-A ed abbinate.
(Ripresa esame dell'articolo 2 - A.C. 553-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Licandro 2.105.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Signor Presidente, noi riteniamo di non dover accedere all'invito al ritiro. Ciò, per un ragionamento abbastanza semplice, ma al tempo stesso - crediamo - rigoroso. Noi raccogliamo l'esigenza, proveniente un po' da ogni parte, relativa alla riduzione del numero dei parlamentari: ci teniamo però a dire che questo problema, in realtà, non si risolve attraverso la semplice riduzione dei componenti di una Camera, poiché ciò di per sé non favorisce lo snellimento dei lavori del Parlamento. La questione reale è quella di far sì che il Parlamento sia più rapido nei lavori ed efficace nella sua attività legislativa. A questo scopo, crediamo che sia più valido un altro tipo di intervento di revisione costituzionale, ossia il superamento del bicameralismo perfetto attraverso l'istituzione di un Parlamento monocamerale, così come la sinistra italiana ha affermato in questo Paese sin dall'Assemblea costituente del 1947.
In proposito, registriamo un certo impazzimento. Per cominciare, a ben guardare, il numero dei componenti della Camera si è già ridotto attraverso l'introduzione dei parlamentari eletti all'estero. Inoltre, si muta la funzione del Senato e se ne cambia la fisionomia, e - per quanto non si capisca bene che cosa esso sarà (tant'è che l'articolo sul Senato federale e i relativi emendamenti sono stati accantonati) - certamente non si vuole più che sia una camera elettiva: in questo modo, la Camera dei deputati resterebbe l'unica camera politica, l'unica ove si realizza il rapporto fiduciario con il Governo e ove si concretizza il principio della rappresentanza. Tenendo conto di tutto ciò, una nuova compressione del numero dei componenti della Camera produrrebbe un ulteriore restringimento delle funzioni della più importante assemblea democratica eletta dal popolo di questo Paese. E noi sappiamo quanto già le riforme elettorali negli enti locali abbiano sacrificato il ruolo e il funzionamento delle assemblee elettive a vantaggio degli esecutivi!
Crediamo dunque che su questa modifica occorra molta prudenza, molta accortezza, ed un maggior rigore istituzionale.
Pertanto, la nostra proposta è nel senso di andare incontro certamente a tale poderosa richiesta di riduzione del numero dei parlamentari; si tratta di una richiesta legittima che rischia, però, di diventare salottiera, o anche peggio, se non la si lega Pag. 63con il punto di ragionamento che ho svolto in precedenza. Credo francamente che la riduzione a cinquecentocinquanta del numero complessivo dei componenti della Camera dei deputati - in attesa della determinazione di ciò che sarà il Senato (la sua composizione, il suo sistema di nomina e di formazione, la sua funzione) - rappresenti un punto di equilibrio accettabilissimo che tutte le forze politiche in questo Paese ed in questo Parlamento potrebbero accettare (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà. L'onorevole Consolo interverrà successivamente a titolo personale.
IGNAZIO LA RUSSA. Perché a titolo personale?
PRESIDENTE. L'onorevole Consolo parlerà dopo a titolo personale, perché per il gruppo sta per intervenire lei, come stabilito dal Regolamento. Prego, onorevole La Russa.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, poiché non è frequente che alla richiesta cortese di un presidente di gruppo dell'opposizione di un'interruzione di cinque minuti si risponda tanto sbrigativamente con un «no», senza neanche consultare l'opinione degli altri presidenti di gruppo, non mi resta ...
ITALO BOCCHINO. Almeno ascoltasse!
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, cosa ci fa quel signore vicino a lei?
PRESIDENTE. Questo la riguarda fino a un certo punto.
IGNAZIO LA RUSSA. No, mi riguarda; il decoro dell'Aula mi riguarda; il decoro dell'aula riguarda tutti noi parlamentari. Mi riguarda, eccome se mi riguarda! Ricordi che riguarda noi, non è un fatto suo personale.
L'emendamento Licandro 2.105 non fa altro che riproporre, da parte della sinistra, un tentativo già riuscito nelle more tra la legislatura scorsa e la presente, quando, dando un apporto forte al «no» referendario, siete riusciti ad abolire la diminuzione del numero dei parlamentari già votata dal tanto vituperato Governo di centrodestra.
Noi siamo contrari all'emendamento in esame perché esso, sia pure in maniera surrettizia, prosegue nella stessa direttrice, quella del parlare bene ma del razzolare male: parlare bene, dicendo che bisogna ridurre il numero dei parlamentari, ma di fatto prima aiutando il «no» al referendum, oggi proponendo emendamenti che aumentano il punto di mediazione di cinquecento parlamentari trovato in Commissione.
Vi sono emendamenti presentati da amici di Forza Italia che propongono un numero inferiore, ma Alleanza Nazionale si è astenuta, proprio perché il numero di cinquecento rappresenta un punto di mediazione trovato in Commissione.
Nella stessa maniera, ma con molta più forza, siamo contrari a questo tipo di intervento attraverso un emendamento della sinistra che vuole iniziare a vanificare quel po' di bonifica etica che è contenuta nella diminuzione del numero dei parlamentari, ritenuto eccessivo non tanto o solo da noi, ma ormai da tutti - credo - nel nostro Parlamento e nel nostro Paese.
Per tale ragione, onorevole Presidente, riteniamo che Alleanza Nazionale non possa condividere un voto favorevole sull'emendamento in questione.
Vorrei ricordare...facciamo pure fare al Presidente la telefonata, forse si sta informando... Vorrei ricordare che il Parlamento aveva votato nella scorsa legislatura la riforma costituzionale (sicuramente insufficiente, a mio avviso, per quanto riguardava il meccanismo dell'iter parlamentare, ma sicuramente estremamente positiva per il resto, tant'è che larga parte del testo di riforma che ci viene ora Pag. 64proposto dalla Commissione affari costituzionali ricalca le soluzioni allora adottate dalla Casa delle libertà).
Ci sembra, quindi, di tornare di nuovo a percorrere la strada del vanificare uno sforzo comune, a volte ripetutamente da voi invocato. La mediazione trovata in Commissione è un punto comune. È inutile invocare ripetutamente convergenze se poi immediatamente si cerca di andare in una direzione opposta ossia nel senso negativo dell'aumento del numero dei parlamentari, che liberamente con il voto in Commissione è stato proposto nel numero di cinquecento.
Ritengo che non sia un fatto marginale, perché è un segnale culturale, prima ancora che politico. Non possiamo che condannare tale segnale, che si aggiunge ai tanti - sicuramente non positivi - che provengono da una sinistra capace tutte le volte di rincorrere il tentativo di condivisione, salvo un minuto dopo arroccarsi su posizioni faziose. Un esempio chiaro si sta verificando in questo momento al Senato a proposito della discussione del decreto-legge che riguarda i cittadini comunitari e ne abbiamo avuto un altro sul disegno di legge sulla sicurezza di cui abbiamo concluso ieri l'esame in Commissione.
PRESIDENTE. Onorevole La Russa, la prego di concludere.
IGNAZIO LA RUSSA. Credo che in tutti questi casi a parole si sia ricercata una condivisione, ma nei fatti si voglia solo coprire l'incapacità di questa maggioranza di avere opinioni comuni e condivise. Non voglio rubare il suo prezioso tempo, signor Presidente, che lei ha riservato ai lavori di quest'Assemblea sulla presente proposta emendativa e successivamente le rinnoverò la richiesta di fare intervenire il Presidente della Camera, che lei ci ha detto sarebbe arrivato immediatamente.
Concludo, quindi, il mio intervento e le preannunzio che molti deputati del gruppo di Alleanza Nazionale intendono parlare a titolo personale sulla proposta emendativa in esame, a partire dall'onorevole Consolo con cui mi scuso per avere anticipato il suo intervento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, il mio presidente di gruppo, onorevole La Russa, ha già espresso la mia idea. Tuttavia, desidero richiamare e fare mie nel brevissimo tempo concessomi dal Regolamento le considerazioni dell'onorevole Gerardo Bianco. Quindi, non faccio il nome di un parlamentare dell'opposizione, ma di uno dei parlamentari che più dà lustro a codesta maggioranza. L'onorevole Bianco ha sottolineato come manchi nella presente riforma costituzionale che volete portare avanti qualsiasi criterio che riguardi i numeri. Posso, pertanto, dire che è una riforma scriteriata, così come avanzata.
PRESIDENTE. Onorevole Consolo, dovrebbe concludere.
GIUSEPPE CONSOLO. Chi propone cinquecento, chi cinquecentocinquanta, come la presente proposta emendativa. Ognuno dice qualcosa. Da parte nostra, non possiamo che confermare il nostro voto contrario ed invitare codesta maggioranza ad una maggiore serietà.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, intervengo per ricordare all'onorevole La Russa e all'onorevole Consolo che il testo in esame è stato licenziato dalla Commissione con un voto che è andato oltre i confini della maggioranza parlamentare. Tale testo, inoltre, ha due relatori di maggioranza, la collega Amici e il collega Bocchino, e l'ipotesi della quale stiamo discutendo prevede cinquecento parlamentari alla Camera dei deputati e centottantacinque al Senato federale. Questo è quello di cui stiamo discutendo!
Non si può confondere il lavoro comune, svolto in Commissione, con una proposta emendativa presentata del tutto Pag. 65legittimamente dai colleghi del gruppo dei Comunisti Italiani, i quali ritengono di portare a cinquecentocinquanta il numero dei parlamentari, perché hanno un'idea diversa, che non condivido ma che è perfettamente legittima, di una struttura monocamerale.
Quindi, cercare di contrabbandare in primo luogo l'emendamento legittimo e serio di una forza politica (anche se non condividiamo la loro proposta), come un tentativo di giocare al rialzo, non solo è strumentale, ma anche falso. La bugia ha le gambe talmente corte che l'argomentazione utilizzata dal collega La Russa è facilmente sbugiardata dalla mia dichiarazione di voto contrario alla presente proposta emendativa.
Per quanto riguarda poi l'argomentazione del collega Consolo, secondo il quale non è stato seguito alcun criterio, per cui si discute di innalzamento e di riduzione del numero dei parlamentari che dovrebbero comporre la Camera dei deputati, si tratta di qualcosa che riguarda più l'opposizione, non certo la maggioranza! La maggioranza, infatti, con l'eccezione dei Comunisti Italiani, si è attestata sul numero di cinquecento che la Commissione ha unanimemente condiviso.
Se vogliamo, dunque, parlare di serietà del dibattito costituzionale e richiamarci a ciò che Gerardo Bianco ha più volte affermato, iniziamo noi per primi ad essere seri nelle argomentazioni e non ad usare strumentalmente argomenti che non hanno alcuna verità politico-costituzionale, né politico- parlamentare. Ricordiamoci che stiamo parlando di questioni estremamente serie e che, per la prima volta, da quando si parla di riforma...
IGNAZIO LA RUSSA. Ma non capisce quello che abbiamo detto! Non ha ascoltato!
GIANCLAUDIO BRESSA. La Russa non agitarti! Vedi, La Russa, il tuo gruppo...
PRESIDENTE. Prosegua, onorevole Bressa.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, sto proseguendo, cercando di spiegare una cosa importante che, forse, è sfuggita all'onorevole La Russa. Collega la Russa, tu ed io abbiamo votato allo stesso modo in Commissione su questo aspetto e allo stesso modo voteremo in quest'Aula. Per cui la serietà vuole che non vengano utilizzati argomenti strumentali per dichiarare posizioni che non vi sono.
IGNAZIO LA RUSSA. Ma c'è l'emendamento!
GIANCLAUDIO BRESSA. Svolgo un'ultima riflessione. Il testo al nostro esame non è, come dice l'onorevole La Russa, un testo che ricalca per tanta parte la riforma approvata nella scorsa legislatura dalla Casa delle Libertà, perché quel testo prevedeva una Camera alla quale erano attribuite determinate competenze, un Senato eletto direttamente con 252 componenti elettivi e un procedimento legislativo che nulla aveva a che vedere con quanto è stato proposto dalla Commissione.
Questo è ciò di cui stiamo discutendo ed è a questo, per serietà e per lo spirito costituente più volte richiamato dal collega Gerardo Bianco (Applausi del deputato Giuseppe Consolo), che dovremmo attenerci tutti, senza usare argomentazione strumentali o gesti, come quello che lei sta facendo onorevole Consolo, che non fanno onore alla sua cultura di giurista (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
GIUSEPPE CONSOLO. Onorevole Bressa, applaudivo il collega Gerardo Bianco.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.
ELIAS VACCA. Signor Presidente, il collega Bressa mi ha appena preceduto e devo dire che sono rimasto abbastanza stupito dall'intervento del presidente La Russa. La presentazione di una proposta di legge da parte di un gruppo piccolo come il nostro può anche passare sotto Pag. 66silenzio per chi non la vuole leggere, ma l'intervento del collega Licandro mi sembrava abbastanza chiaro. Noi - legittimamente, credo - rivendichiamo una proposta alternativa che è quella di un sistema monocamerale in cui vi sia un'unica Camera eletta a suffragio universale e diretto di cinquecentocinquanta deputati ed è inutile che il collega agita la mano.
Ritengo che qualcun altro, considerato che la matematica non è un'opinione e che i numeri sono i primi fra i fatti, dovrà spiegare perché, quando noi proponiamo una riduzione del numero dei parlamentari da millecinquantadue a cinquecentocinquanta, al contrario, invece, nonostante dichiari di voler proporre una riduzione maggiormente significativa, prospetti una diminuzione in misura inferiore rispetto a quella che noi sosteniamo. Forse, vi è il tentativo di ripristinare una seconda Camera, che in origine era la Camera delle corporazioni, e considerato che nel frattempo ne avete fatta di strada, è diventata un'altra cosa che ancora non si capisce bene cosa sia (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani - Al momento dell'ingresso in Aula del Presidente Bertinotti applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 17,50)
IGNAZIO LA RUSSA. Grazie Presidente!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, rinunzio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI. Signor Presidente, rinunzio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, rinunzio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Franco Russo. Ne ha facoltà.
FRANCO RUSSO. Signor Presidente, rinunzio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, ci ha colto di sorpresa, perché l'aspettavamo con riferimento a quanto aveva chiesto il presidente di gruppo La Russa, ma pensavamo che vi sarebbe stata una breve sospensione.
Sull'emendamento Licandro 2.105, riteniamo che i presentatori non abbiano proprio compiuto un'eresia, in quanto sono coerenti con la loro impostazione ed hanno un criterio (quel criterio che, invece, manca in tutto l'impianto di modifica degli articoli della Costituzione).
Chi mi ha preceduto ha voluto sottolineare ciò, così come ha fatto il presidente Gerardo Bianco, con il suo autorevole parere e le sue critiche, che condividiamo pienamente. Riteniamo che questa modifica senza criteri sia un errore, come è stata un errore, ormai riconosciuto da tutti, la modifica del Titolo V della Costituzione.
Condividiamo, comunque, l'impostazione che i colleghi del Partito dei Comunisti italiani hanno dato all'emendamento in esame e la giustificazione che hanno voluto darne, in quanto garantisce una rappresentatività territoriale e tiene in considerazione i criteri con cui i padri costituenti hanno adottato la Carta costituzionale, tanto sbandierata da molti, anche se è stracciata in più parti, senza più criteri. Quindi, proprio per avere più rappresentatività Pag. 67politica e territoriale, riteniamo che il numero di cinquecentocinquanta membri sia auspicabile. Ciò può rappresentare una sintesi, e dunque voteremo a favore dell'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gamba. Ne ha facoltà.
PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Signor Presidente, gli altri colleghi del gruppo di Alleanza nazionale hanno rinunciato ad intervenire, in quanto, nel frattempo, lei ci ha finalmente raggiunti in aula. Tuttavia, una breve replica all'intemerata dell'onorevole Bressa deve essere svolta, in quanto, evidentemente, il collega non sa bene di cosa si sta discutendo. Non si stava parlando del numero di cinquecento membri della Camera, uscito dalla proposta della Commissione con le modalità che lui ha ricordato, bensì di un emendamento della sinistra - dato che i membri del gruppo dei Comunisti italiani ancora tali debbono definirsi, così come li hanno definiti altri colleghi del mio gruppo - volto ad elevare il numero da cinquecento a cinquecentocinquanta.
Quindi, non si capisce cosa c'entrano tutte le argomentazioni dell'onorevole Bressa in ordine alla nostra posizione sul numero di cinquecento. Quanto sosteneva l'onorevole La Russa era, evidentemente e correttamente, riferito al numero proposto dall'emendamento dei Comunisti italiani, così come a questo emendamento si è riferito l'onorevole Consolo. L'emendamento non è da intendersi - come ha voluto sostenere il rappresentante degli stessi Comunisti italiani - come una proposta emendativa compensativa riguardo l'abolizione del Senato.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Se così fosse stato, i due aspetti avrebbero dovuto essere inseriti in un unico emendamento con la formula «conseguentemente», che non vi è. Il risultato è la volontà di elevare di cinquanta deputati il numero previsto dalla proposta della Commissione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Licandro 2.105, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 474
Votanti 402
Astenuti 72
Maggioranza 202
Hanno votato sì 22
Hanno votato no 380).
Prendo atto che il deputato Minardo ha segnalato che non è riuscito a votare.