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Si riprende la discussione (ore 17,54).
(Ripresa esame dell'articolo 2 - A.C. 553-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Buontempo 2.107.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro.
Non c'è il deputato Buontempo...
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buontempo 2.107, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 475
Votanti 465
Astenuti 10
Maggioranza 233
Hanno votato sì 5
Hanno votato no 460).
Passiamo all'emendamento Mascia 2.61.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro.
FRANCO RUSSO. Signor Presidente, non accediamo all'invito al ritiro dell'emendamento Mascia 2.61, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCO RUSSO. Signor Presidente, l'emendamento in esame riguarda la circoscrizione Estero. In relazione all'articolo 56 della Costituzione, proponiamo che non siano più riconosciuti i dodici deputati della circoscrizione Estero. Il nostro emendamento, dunque, è un modo per riavviare la riflessione e la discussione sull'intera questione degli italiani all'estero.Pag. 69 Vorrei che fosse chiaro e rimanesse agli atti di questa Camera che Rifondazione comunista è favorevole a garantire alle italiane e agli italiani residenti all'estero il diritto di voto, sia passivo sia attivo, in maniera che essi abbiano una loro rappresentanza nel Parlamento italiano, che è il loro Parlamento.
Non mettiamo in discussione, dunque, la disposizione dell'articolo 48 della nostra Carta costituzionale - revisionata nel 2000 con l'introduzione della circoscrizione Estero - ma le modalità con le quali la legge ha, in seguito, stabilito gli strumenti di funzionamento dell'elezione degli italiani all'estero, rompendo le circoscrizioni nazionali e creando circoscrizioni estere che abbracciano interi continenti. Ciò non si è visto neanche nelle nazioni che hanno ereditato gli imperi coloniali e le loro politiche coloniali: occorre superare tale riserva indiana per gli italiani e le italiane all'estero e, invece, renderli partecipi del processo e delle dinamiche politiche del nostro Paese.
Signor Presidente, per questo motivo - lo ripeto - non siamo intervenuti sull'articolo 48. Dunque, tutte le polemiche che artatamente sono state sollevate contro Rifondazione Comunista, con l'accusa di voler abolire la circoscrizione Estero, sono infondate. Vogliamo ripensare l'articolazione delle modalità con cui gli italiani e le italiane all'estero esercitano il loro diritto di elettorato, sia attivo sia passivo.
Perciò, signor Presidente, non accediamo all'invito al ritiro del nostro emendamento, perché vogliamo riaffrontare, cogliendo l'occasione della revisione costituzionale, le modalità del voto degli italiani all'estero. Pertanto, abbiamo apprezzato molto lo sforzo fatto in Commissione dai relatori per aggiungere al loro emendamento, in cui è ribadita la previsione degli eletti all'estero, la precisazione «secondo le modalità e i requisiti stabiliti per legge».
Dunque, se questa Camera approverà l'emendamento della Commissione, potremo riaprire la discussione sul voto degli italiani all'estero, pensando alle modalità effettive, senza avere questa riserva indiana e tenendo conto che, se mai ci sarà una Camera politica così come è proposta nel provvedimento, dovremo fare in modo che i deputati e le deputate eletti all'estero non incidano sull'indirizzo politico e sulla fiducia al Governo italiano. Essi potranno trovare, invece, un luogo degno in cui esprimere le esigenze dei nostri connazionali nel Senato della Repubblica, che dovrà, appunto, rappresentare le istanze territoriali e le istituzioni del nostro Paese.
Pertanto, nel mantenere il nostro emendamento, ribadiamo il nostro interesse verso una nuova modalità di voto degli italiani all'estero, che possa soprattutto fare in modo che i voti degli italiani all'estero si fondino nelle circoscrizioni italiane. Le modalità potranno essere studiate, e ciò costituirà anche l'occasione per ripensare i consigli degli italiani all'estero, i famosi CIE, che oggi non funzionano e sono solo appendici burocratiche, mentre, invece, potrebbero essere rivitalizzati e svolgere un ruolo nella costruzione della rappresentanza degli italiani all'estero.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho ascoltato le ragioni espresse dal collega Franco Russo, che è un collega di grande livello intellettuale e anche di ottima preparazione giuridica, a sostegno dell'emendamento in esame. Peraltro, onestamente, questa volta non riesco a comprendere la sua spiegazione, perché, quando si propone di sopprimere i dodici deputati e i sei senatori eletti all'estero, in questo momento, si propone di abolire i parlamentari italiani eletti all'estero. Posso anche capire che ciò possa servire a stimolare una discussione, ma, trattandosi di un emendamento, dobbiamo comprendere che, se questo emendamento fosse accolto, avremmo un risultato diverso da quello dell'innesco di una discussione, di cui parlava Franco Russo.
Certo è che la volontà di sopprimere i parlamentari eletti all'estero non riusciamo non solo a condividerla, ma neppure a comprenderla. Voi avete posto in Pag. 70essere una riforma del Titolo V della Costituzione che ha distrutto il rapporto Stato-regioni. Ci sono centinaia di ricorsi pendenti davanti alla Corte costituzionale, in cui lo Stato ha citato alcune regioni, e viceversa. Quella riforma ha prodotto, tra l'altro, questo frutto, ma anche altri, di tutti i tipi e di tutti i generi.
Per esempio, il rapporto «a due velocità», secondo cui alcune regioni potrebbero innescare - qualcuna forse lo ha già fatto - un processo per guadagnare terreno rispetto ad altre regioni, perfino su alcune materie di loro competenza, è stato un processo dissennato.
Oggi ci accingiamo a commettere un altro errore, attraverso quella che definisco una «riformicchia», senza avere in alcun modo corretto la precedente riforma del Titolo V della Costituzione, che voi stessi affermate essere in gran parte sbagliata, al punto che non abbiamo proceduto alla discussione sull'articolo 117, del quale parleremo eventualmente in separata sede.
Voi quindi, grandi riformatori, o meglio grandi «scassatori» della nostra Costituzione - e mi chiedo cosa penserà di voi il presidente Scalfaro, che afferma che bisogna mantenere immutata la Costituzione - oggi volete mandare a casa i parlamentari della circoscrizione Estero, introdotti con una riforma che abbiamo realizzato noi, grazie al nostro Ministro Tremaglia, al nostro Presidente del Consiglio e a tutti gli altri eminenti uomini politici che l'hanno stimolata, sostenuta, creata e votata, senza comprendere che, quando si è realizzata l'elezione dei parlamentari della circoscrizione Estero, si è creata una situazione dell'Italia nel mondo tale che non può essere revocata attraverso una «scassatura» come quella che voi proponete (del resto, non vi è due senza tre!). I parlamentari della circoscrizione Estero devono continuare ad essere eletti. In questa sede stiamo discutendo se, procedendo nell'esame della vostra riforma, debbano essere solo 6 alla Camera e 12 al Senato, o viceversa: tutto ciò è oggetto di futura discussione, ma guai a pensare di eliminare i deputati e i senatori della circoscrizione Estero.
Cosa vogliamo fare? Vogliamo dire a queste persone: abbiamo scherzato, d'ora in poi voi non sarete più candidati? Ma, soprattutto, in tal modo diremmo a tutti gli italiani all'estero, che si sono entusiasmati per queste elezioni e che hanno partecipato e votato: abbiamo scherzato, ora torniamo indietro. Questo è impossibile. Se vi sono deficienze nelle procedure di voto, si devono migliorare le strutture, ma certamente non bisogna arrivare a quanto da voi proposto.
Né mi pare si possa - come il collega Franco Russo ha accennato - arrivare a prevedere la possibilità dell'elezione indiretta dei parlamentari della circoscrizione Estero, attraverso organismi che già non funzionano, e sicuramente non funzioneranno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, il gruppo dei Verdi - ma mi auguro la gran parte dei gruppi dell'Assemblea - voterà contro l'emendamento in esame e quelli successivi relativi alla materia della circoscrizione Estero, mentre annuncio fin d'ora il voto favorevole all'emendamento della Commissione 2.250.
Quest'ultimo, che abbiamo elaborato con un ampio consenso - come il collega Boscetto ha correttamente riconosciuto poco fa, e di ciò lo ringrazio -, prevede che venga mantenuta la circoscrizione Estero e che vengano attribuiti 6 parlamentari eletti nella circoscrizione Estero alla Camera e 12 all'altro ramo del Parlamento. Si tratta di un emendamento della Commissione, che voteremo successivamente, che condividiamo, insieme con la gran parte dei gruppi dell'Assemblea.
Detto ciò, voglio dare atto al collega Franco Russo, che è intervenuto a nome del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, del grande equilibrio e del grande di senso di responsabilità con Pag. 71cui ha prospettato - come è ovvio che avvenga in questa Assemblea, perché non siamo una caserma - sensibilità e preoccupazioni diverse del suo gruppo; anche se, lo ripeto, non condivido la sua e la loro posizione, devo dargli atto che è intervenuto con grande senso di responsabilità e con grande equilibrio politico.
Mi auguro - non mi riferisco all'emendamento Mascia 2.61, perché il collega Franco Russo ha insistito per la votazione - che i colleghi D'Alia, Capezzone (se fosse presente in aula), ancora D'Alia (per quanto riguarda un altro emendamento), Buemi e Zeller possano valutare di ritirare i loro emendamenti, come la relatrice Amici, d'accordo con il relatore Bocchino, ha invitato a fare.
Mi auguro che tali emendamenti vengano ritirati, ma se non lo fossero - lo ripeto -, noi con assoluta lealtà e correttezza voteremo contro gli stessi, perché voglio ricordare ancora una volta all'Assemblea che esiste l'articolo 48 della Costituzione, come modificato dalla legge costituzionale n. 1 del 17 gennaio 2000, il quale, dopo esser stato novellato, al terzo comma, recita: «La legge stabilisce requisiti e modalità per l'esercizio del diritto di voto dei cittadini residenti all'estero e ne assicura l'effettività. A tale fine è istituita una circoscrizione Estero per l'elezione delle Camere, alla quale sono assegnati seggi nel numero stabilito da norma costituzionale e secondo criteri determinati dalla legge».
Poiché la riforma costituzionale che stiamo discutendo non incide sull'articolo 48 della Costituzione, che quindi resterà in vigore anche quando avremo approvato questa riforma costituzionale, dobbiamo seguire tale disposizione al di là delle diverse e legittime valutazioni politiche che sono state espresse nella XIII legislatura, anche molto critiche in alcuni casi, riguardo ad essa.
Tale disposizione, da due legislature, è Costituzione dello Stato e l'anno successivo alla sua approvazione, nel 2001, sono stati indicati i numeri dei deputati e dei senatori attribuiti alla circoscrizione Estero con la legge costituzionale n. 1 del 2001, che ha modificato gli articoli 56 e 57 della Costituzione; successivamente sono state approvate le leggi ordinarie di attuazione, le quali dovranno essere modificate non solo - come ha detto il collega Franco Russo - perché si sono riscontrate delle inadeguatezze, ma anche perché cambierà il numero di parlamentari.
Quindi noi, appoggiando l'emendamento 2.250 della Commissione e respingendo gli emendamenti citati, determinando così il numero di sei deputati e dodici senatori eletti nella circoscrizione Estero, mantenendo pertanto un numero complessivo di diciotto parlamentari eletti nella medesima circoscrizione, abbiamo tratto le conseguenze dovute che discendono dall'articolo 48, terzo comma, della Costituzione, perché incidiamo proprio sull'articolo 56 e, conseguentemente, anche sull'articolo 57 della Costituzione.
Ovviamente, una volta che questo progetto di riforma costituzionale sarà diventato legge costituzionale, il Parlamento dovrà anche realizzare gli adempimenti dovuti per quanto riguarda la legge elettorale riferita alla circoscrizione Estero.
Credo, quindi, che l'attuale discussione non vada drammatizzata. Dal mio intervento, da quelli di altri, come il collega Boscetto, e da quelli che verranno da altri colleghi appare che vi è una larghissima convergenza in Assemblea su questa posizione.
Pertanto confermo il voto contrario sui successivi emendamenti, fatta eccezione per quello presentato dalla Commissione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, per motivare il voto sull'emendamento in esame le rubo qualche momento - lo dico a lei e ai colleghi - per qualche piccola chiosa.
Se vi fosse stato bisogno di dimostrare che non vi erano le condizioni per portare avanti fruttuosamente questo conato di riforma, oggi pomeriggio lo abbiamo dimostrato con il tumultuoso e inconsulto andamento dei nostri lavori.Pag. 72
Abbiamo fatto una grandissima confusione, ingenerata e causata dal Governo che, non avendo avuto la decenza di rendersi disponibile nei modi giusti (soggettivi, oggettivi e temporali) per affrontare un argomento di eccezionale emergenza, ha provocato, da parte del nostro capogruppo e di altri, una reazione legittimissima (credo condivisa da chiunque ci stia ascoltando fuori di questo Palazzo), la quale però ha naturalmente e in qualche modo deviato l'attenzione dal testo che abbiamo sotto gli occhi e il dibattito che stiamo portando avanti.
I frutti si vedono, perché sul piano politico, onorevole Presidente, mi auguro di arrivare presto alle 19. Infatti, il collega Bressa prende la parola per dire ai Comunisti Italiani che è legittimissima e corretta la loro posizione, però, sia ben chiaro che non la condividono. Oppure il contrario: non la condividono ma - per carità! - che non si preoccupino, perché non stanno sfasciando nulla, in quanto è una posizione legittima.
Il collega Boato con altrettanta esperienza dialettico-parlamentare si premura di dire al collega di Rifondazione Comunista, che, per carità, non sta sfasciando nulla, ma non possono dargli ragione sulla cancellazione della rappresentanza degli italiani all'estero; però, sia ben chiaro che la sua motivazione è legittima, oppure, se preferisce, il contrario: la questione non cambia agli effetti della valutazione politica.
Allora, per dir chiaro, a chi viene speculando (come prima faceva nuovamente Bressa e non è la prima volta) su posizioni proprie dello schieramento della Casa delle libertà, permettendosi persino di anticipare la previsione che il suo gruppo voterà come il mio - è tutto da dimostrare -, rispondo di lasciare per cortesia al mio gruppo, nel suo interno, di valutare come dovrà votare al termine di questo tormentato e velleitario percorso.
Dunque, siamo di fronte ad una maggioranza che su una riforma costituzionale si presenta con quattro posizioni diverse e io non sono tra quelli che deprezzano o liquidano la posizione del gruppo dei Comunisti Italiani, per il semplice fatto che essi si sono già presentati in Commissione e hanno detto «no» a questa riforma, che è sbagliata, principiando da come è concepita l'eliminazione del Senato, perché puntano ad una forma più accentuata di monocameralismo.
Tutto questo, per la verità, porta a delle incongruenze, perché in effetti ci si è astenuti su un emendamento del collega Ronconi dell'UDC, che non era molto lontano sostanzialmente da quello del gruppo dei Comunisti Italiani. Però, non c'è dubbio che non potessimo comunque votare a favore di una reimplementazione del numero dei parlamentari.
Dunque, se in questa confusione riusciamo a portare un minimo di ordine logico, è di tutta evidenza che non possiamo che votare contro l'emendamento 2.61 presentato dai colleghi Mascia, Franco Russo e Frias perché comunque - lo ha detto molto bene il collega Boscetto -, quali che siano le intenzioni in futuro, eliminano la rappresentanza degli italiani all'estero.
In seguito verremo agli emendamenti che si occupano specificamente della collocazione dei rappresentanti degli italiani all'estero. Le anticipo, collega Russo, che non è accettabile sostenere che si debbano collocare i deputati degli italiani all'estero nella Camera dove vengono meno ad inquinare le logiche politiche e a turbare il meno possibile gli equilibri, perché non devono votare la fiducia, eccetera. Credo proprio che, quale che sia la nostra visione di questo fenomeno, non potremo essere d'accordo di considerarli quali deputati minoris iuris, proprio loro che, comunque, vengono eletti, con un meccanismo o con un altro, da un voto popolare dei cittadini, rispetto ad altri che sono delegati di secondo grado.
Con queste motivazioni, che svilupperemo durante l'esame degli emendamenti riguardanti specificamente gli italiani all'estero, non possiamo evidentemente cancellare la rappresentanza degli italiani all'estero e, dunque, non possiamo coerentemente che votare contro l'emendamento Mascia 2.61.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, è del tutto evidente che questa discussione viene in qualche modo alterata da eccessi di distrazione da parte di alcuni colleghi.
Cercherò di essere il più chiaro possibile in modo tale da non indurre in errore un'ulteriore volta il collega Benedetti Valentini, il quale ha appena chiamato in causa il mio precedente intervento accusandomi di un'intemerata, dicendo che è tutto da dimostrare che voteremo assieme.
Collega Benedetti Valentini, pochi minuti fa abbiamo votato nello stesso modo e abbiamo bocciato l'emendamento Licandro 2.105 e ciò era esattamente quello che avevo detto.
Dunque, non c'è nulla da dimostrare (Commenti del deputato Benedetti Valentini), perché lei non può attribuire a me affermazioni che non ho fatto! Il mio intervento è teso a fare in modo che di qui in avanti ognuno si riferisca a ciò che è stato detto in quest'Assemblea e non ad interpretazioni di tipo personale.
Venendo al merito della questione, invece, ribadisco le considerazioni del collega Boato.
Credo che i gruppi politici, in quest'Assemblea, abbiano non solo la legittimità, ma anche la responsabilità politica, che appartiene a ciascuno, di esprimere le proprie convinzioni. Nel caso particolare, il gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea non fa altro che continuare una battaglia che da sempre l'ha contraddistinto, cioè quella di essere contrario alla circoscrizione Estero. Si tratta di una battaglia che, responsabilmente e politicamente dal loro punto di vista, intendono continuare presentando l'emendamento Mascia 2.61. Per quanto ci riguarda, siamo contrari a questo emendamento per le ragioni che sono già state esposte da altri in questa sede e che cercherò brevemente di riassumere.
Il terzo comma dell'articolo 48 della Costituzione ha istituito la circoscrizione Estero, colmando un vuoto che il nostro sistema costituzionale aveva da tempo, consentendo così agli italiani residenti all'estero, che sono cittadini a pieno titolo, di partecipare attivamente all'elezione della Camera e del Senato del nostro Paese. Il dibattito che ha accompagnato quella scelta è stato molto serio e approfondito e ha visto posizioni diversificate, ma alla fine vi è stata una larga maggioranza che ha fatto sì che la Costituzione fosse modificata.
Conseguentemente, quel tipo di riforma ha portato con sé la modifica degli assetti di Camera e Senato, prevedendo sei eletti da parte degli italiani residenti all'estero al Senato e dodici alla Camera dei deputati.
A questo punto, ci troviamo di fronte ad un processo riformatore che modifica la struttura del Senato e della Camera. In modo particolare, la Camera vede ridotto il proprio numero di deputati da seicentotrenta a cinquecento: si pone, quindi, il problema di ridurre e di compensare proporzionalmente la presenza dei nostri colleghi eletti all'estero, perché è l'unica Camera che può porre la questione di fiducia e che dà l'indirizzo politico della vita politica della Repubblica. È del tutto evidente che, nel momento stesso in cui si è operata una riduzione di questo tipo, sia necessario procedere proporzionalmente a ridurre il numero dei rappresentanti eletti nella circoscrizione Estero alla Camera dei deputati.
Mentre siamo chiamati a fare ciò, dobbiamo responsabilmente assumerci l'impegno che, poiché solo pochi anni fa abbiamo riformato e introdotto un nuovo importante capitolo della storia costituzionale italiana, cioè la presenza complessiva di diciotto rappresentanti eletti all'estero, abbiamo il dovere di mantenere inalterata tale rappresentanza. Ciò è esattamente quello che ha fatto la Commissione prevedendo di eleggere sei deputati alla Camera e dodici senatori al Senato. Quando arriveremo a discutere queste singole fattispecie entreremo più approfonditamente nel merito.Pag. 74
Quello che volevo che fosse chiaro fin da subito, però, è innanzitutto che la circoscrizione Estero non si tocca...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIANCLAUDIO BRESSA. ...perché non è una sorta di riserva indiana - concludo, signor Presidente -, ma è lo strumento costituzionalmente legittimo che questo Parlamento ha votato per consentire agli italiani all'estero - cittadini a pieno titolo - di avere i propri rappresentanti. Tale istituto non può essere abolito, né, quindi, può essere abolita la circoscrizione Estero.
Per questi motivi, il nostro voto sull'emendamento 2.61 del collega Franco Russo del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea sarà contrario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, dopo l'intervento del collega Bressa, noi lasceremo libertà di coscienza ai colleghi del gruppo dell'UDC, in ordine al voto sull'emendamento Mascia 2.61 dei colleghi di Rifondazione Comunista.
Collega Bressa, non funziona così! Capisco il suo tentativo di giustificare un'iniziativa dei colleghi di Rifondazione Comunista, che condivido nel merito. Tuttavia, poiché in Commissione abbiamo discusso diffusamente su questo tema e siamo giunti alla conclusione di arrivare ad una soluzione compromissoria - che io condivido perché era una delle nostre proposte, ossia quella di non cancellare totalmente i rappresentanti della circoscrizione Estero alla Camera dei deputati, ma di proporzionarne il numero a quello dei deputati (i relatori, correttamente, si sono fatti carico di questa proposta) - mi sarei sinceramente aspettato che il gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea ritirasse l'emendamento soppressivo.
Infatti, si renderà conto che, avendo noi presentato emendamenti simili, se non identici, e avendone preannunziato informalmente ai relatori il ritiro, sulla scorta della proposta fatta dai relatori stessi, ora non posso che ribadire che non li ritireremo e che, solo per un atto di cortesia parlamentare nei confronti dei signori relatori, lasceremo libertà di coscienza al gruppo sul voto in ordine all'emendamento Mascia 2.61, presentato dai colleghi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea.
Tuttavia, non potete chiederci di andare avanti così, perché così non funziona, collega Bressa. Glielo dico in maniera molto serena. Infatti, mi scuserà, ma lei non può dire di apprezzare i colleghi di Rifondazione Comunista e dare «un colpo al cerchio e un colpo alla botte»!
Stiamo parlando di un tema molto controverso. La posizione del mio gruppo parlamentare è chiara, così come lo era in Commissione, ed è a favore dell'eliminazione dalla Camera dei deputati della rappresentanza parlamentare della circoscrizione Estero, per una ragione molto semplice: nel sistema che abbiamo predisposto e proposto in Assemblea, il rapporto fiduciario intercorre solo ed esclusivamente tra il Parlamento e il Governo, tra Camera dei deputati e Governo (ossia, Presidente del Consiglio dei ministri e Consiglio dei ministri). Di conseguenza, è assolutamente evidente che mantenere lo stesso numero di deputati alla circoscrizione Estero o creare le condizioni che oggi viviamo al Senato (in forza delle quali colleghi rispettabilissimi, eletti in circoscrizioni fuori dal nostro Paese, che non abitano, non vivono e non pagano le tasse nel nostro Paese, determinano maggioranze politiche), era un'ipotesi di scuola che immaginavamo nella nostra riforma della scorsa legislatura, sbagliando, e che si è purtroppo rivelata oggi.
Oggi ci troviamo nella condizione in cui la riduzione del numero dei deputati alla Camera, così come proposto dai relatori, è funzionale a far sì che, anche qualora si approvasse una legge elettorale (ipotizziamo, ad esempio, il sistema proporzionale puro) che fosse diversa per la circoscrizione Estero rispetto a quella della CameraPag. 75 dei deputati, non cambi il rapporto né la qualità del rapporto fiduciario tra Parlamento e Governo.
Ora, poiché eravamo rimasti a questo punto e poiché i colleghi di Rifondazione Comunista, giustamente, dal loro punto di vista, non hanno voluto ritirare l'emendamento Mascia 2.61, noi non ritireremo neanche i nostri e invito i colleghi del mio gruppo a votare come meglio ritengono nel merito perché, all'interno del mio gruppo, si è svolto un dibattito molto complesso su questa vicenda, che è altrettanto complessa [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, mi rivolgo al collega Franco Russo: ovviamente i nodi vengono al pettine, ma ho molto apprezzato il fatto che non abbiate ritirato il vostro emendamento. Mi ha fatto piacere ascoltare e, soprattutto, mi ha fatto piacere che voi abbiate ascoltato quanto vi è stato detto dai colleghi Bressa e Boato, i quali, pur facendovi i complementi, non hanno capito (perché non hanno voluto farlo) il nobile intendimento del vostro emendamento.
Come dicevo, i nodi vengono al pettine, perché l'emendamento Cirino Pomicino 2.101 (che noi avevamo presentato e che è stato respinto) andava nella stessa direzione: esso non voleva alterare l'articolo 48 della Costituzione, voleva lasciare la circoscrizione Estero, proponendo di sostituire il numero di cinquecento deputati con quello complessivo di cinquecentododici; in questo modo, i dodici deputati della circoscrizione Estero non avrebbero costituito una «riserva indiana», bensì una circoscrizione nazionale. Come tutti i Paesi democratici nel mondo, quindi, il voto sarebbe stato espresso in circoscrizioni nazionali e non extranazionali.
Pertanto, ovviamente, non possiamo che condividere il vostro emendamento: rispetto al nostro, non è migliorativo ma peggiorativo, tuttavia procede in quella direzione, su quella linea che avete espresso e che, ovviamente, condividiamo.
È ovvio che, da tale discussione, dobbiate trarre anche delle considerazioni. Il collega Bressa vi ha detto che siete distratti. Credo che la distrazione sia propria di coloro che non hanno dato criterio a questa modifica costituzionale.
Lo ripeto per l'ennesima volta, anche il presidente Bianco lo ha espresso bene nel corso del proprio intervento, si tratta di una modifica costituzionale fatta con la benda, senza logica e soprattutto, per prendere tempo.
Non si vuole modificare la Costituzione ma si vuole «tirare a campare», per far sopravvivere questa legislatura che, altrimenti, se dovessimo discutere dei veri problemi del Paese, troverebbe la sua conclusione e le sue contraddizioni emergerebbero.
Pertanto, voteremo a favore sull'emendamento in discussione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ronconi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO RONCONI. Signor Presidente, l'emendamento in discussione ha il merito di introdurre la questione dei parlamentari eletti all'estero. Ritengo che, in linea generale, tale emendamento sia apprezzabile e condivisibile, proprio perché rispetto a tale questione, credo che la Commissione non abbia assolutamente risolto il problema.
Infatti, rispetto ad un dimezzamento del numero dei parlamentari, in realtà, continuiamo ad avere lo stesso numero di parlamentari eletti all'estero. Per di più, per quanto riguarda il Senato federale (sarà Senato o Camera federale, ancora non si sa), il quale deve svolgere compiti completamente diversi rispetto al passato, vi sarà un raddoppiamento del numero dei parlamentari eletti all'estero.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MAURIZIO RONCONI. Concludo, Presidente. A ciò si aggiunge il fatto che, Pag. 76mentre i senatori italiani saranno eletti indirettamente, vale a dire dai consigli regionali, in questo caso specifico vi sarebbe ancora l'elezione diretta. Pertanto, si tratta di un complessivo «pasticcio» che deve essere risolto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ferrigno. Ne ha facoltà.
SALVATORE FERRIGNO. Signor Presidente, cari colleghi, sentire mettere in discussione la normativa sui parlamentari eletti all'estero, effettivamente, mi preoccupa, oltre ad indignarmi come rappresentante eletto all'estero, analogamente a tutti gli altri colleghi eletti all'estero appartenenti a tutte le forze politiche.
Vorrei semplicemente chiedere come si possa discutere, in quest'Aula, di integrazione degli stranieri, degli extracomunitari in Italia, quando si parla di emarginare i nostri connazionali all'estero, togliendo loro l'unica voce che hanno in questa sede parlamentare?
Si tratta di un diritto conquistato dopo cinquant'anni di democrazia ed è chiaro che non vogliamo assolutamente perderlo, perché significherebbe davvero fare un passo indietro nella nostra Repubblica democratica.
Ritengo che non dobbiamo dimenticare il ruolo dei nostri connazionali all'estero in quanto oggi rappresentano un motore economico della nostra economia, sono i primi consumatori di prodotti italiani all'estero e sono coloro che, in quanto parte interessata, hanno diritto ad avere una voce in questo Parlamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, all'inizio della legislatura gli esponenti della maggioranza, ricordando le vicende dell'approvazione della riforma costituzionale nella legislatura durata dal 1996 al 2001, hanno fatto ammenda di quanto gli stessi hanno definito come un errore, procedere a colpi di maggioranza, e si sono proposti il compito di ottenere maggioranze molto ampie sulle riforme costituzionali.
Non ho mai espresso opinioni su questa tematica, perché ritengo che le circostanze politiche, in alcuni momenti possano consentire il raggiungimento di maggioranze ampie e in altri impongano invece alle maggioranze di approvare le leggi come è possibile.
Tuttavia la riforma costituzionale che il Parlamento sta esaminando ora appartiene a un terzo genus perché non è né quella approvata a colpi di maggioranza né quella approvata a larga maggioranza. Si tratta della riforma che, con leggerezza o con ironia, i relatori hanno chiamato «la riforma per intersezioni» ossia con una maggioranza che si compone in Parlamento di volta in volta, talché su certi punti la maggioranza si divide (in questo caso hanno ragione i colleghi del gruppo, mi sembra, di Rifondazione Comunista o dei Comunisti Italiani, in molti dei loro emendamenti) e si trovano dei voti in parti dell'opposizione o in altri.
In sostanza verrà fuori, non una riforma della Costituzione, ma un vestito di Arlecchino, onorevoli colleghi, e questa norma sui parlamentari eletti all'estero - onorevole Bressa mi consenta di farglielo notare - è assolutamente la dimostrazione di questo pasticcio.
Oggi eleggiamo diciotto parlamentari all'estero di cui dodici alla Camera dei deputati e sei al Senato. Da domani ne eleggeremo sei su cinquecento alla camera - cioè poco più dell'uno per cento - ma nel contempo ne eleggeremo dodici al Senato cosiddetto federale del quale rappresenteranno il 10 per cento.
Non sappiamo, però, cosa i senatori eletti all'estero dovranno rappresentare. Che cosa rappresenteranno dal momento che quel Senato che voi chiamate federale rappresenterà le regioni italiane? Ci saranno dodici senatori, eletti a scrutinio popolare, che parleranno, con la forza che viene da chi è eletto a scrutinio popolare, con senatori eletti, in seconda battuta, dai consigli delle autonomie locali o dai consigliPag. 77 regionali. Che cos'è questo Senato cosiddetto federale se non un pasticcio infinito?
PRESIDENTE. Deputato La Malfa, concluda.
GIORGIO LA MALFA. Concludo, Presidente.
Questa riforma costituzionale è «invotabile». Vorrei che la maggioranza si rendesse conto che sottopone al Parlamento, non un progetto di riforma costituzionale, ma un attacco alla Costituzione del 1948 che la distrugge nei suoi fondamenti. Tale provvedimento costituisce un' enorme responsabilità...
PRESIDENTE. Deve concludere.
GIORGIO LA MALFA. ...per tutti coloro che se ne assumono la responsabilità (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Repubblicani, Liberali, Riformatori e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Tassone. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor Presidente vorrei intervenire brevemente per dire che ho raccolto, anche dalle parole dei colleghi, soprattutto da quelle dell'onorevole Franco Russo, elementi interessanti su questa materia. Anche negli altri interventi c'è stato uno sforzo, ma ho avvertito un velo di non sincerità sul tema.
Non mi sento di esprimere un voto contrario sull'emendamento al nostro esame perché riapre - e deve riaprire - un dibattito su una materia per la quale nutro gravi preoccupazioni.
Nessuno vuole togliere, sospendere o eliminare le circoscrizioni all'estero, ma certamente bisogna lavorare per l'effettività della rappresentanza, per la normalizzazione di un sistema elettorale che certamente non ha garantito e non garantisce nessuno e soprattutto non garantisce i nostri connazionali all'estero.
Ritengo che si debba riaprire questo tipo di dibattito, ma in termini di certezza, di sincerità e di assenza di quella ipocrisia che fino ad oggi ha accompagnato la nostra discussione sulla materia [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi abbiamo presentato due proposte emendative che sostanzialmente sono uguali a quella al nostro esame. Una era riferita alla Camera e proponeva anche la riduzione del numero dei deputati a quattrocento; l'altra, che verrà poi posta in discussione, era invece riferita al Senato.
Abbiamo presentato queste proposte perché riteniamo la circoscrizione Estero inutile.
I deputati eletti nella circoscrizione Estero non rappresentano il territorio, non sono persone che vivono sul nostro territorio, che pagano le tasse sul nostro territorio e che portano avanti istanze concrete collegate al territorio stesso.
In più, i deputati eletti nella circoscrizione Estero sono eletti in circoscrizioni amplissime, dove diventa anche molto difficile, se non impossibile, avere un legame autentico che non sia un legame di interessi. Inoltre... scusi, signor Presidente, abbia pazienza, ma proprio...
PRESIDENTE. Ha pienamente ragione. La sollecitazione di chi sta svolgendo l'intervento a consentire l'ascolto è del tutto legittima e fondata; invito pertanto i colleghi a tenere dei comportamenti che consentano l'ascolto.
Prego, onorevole Cota.
ROBERTO COTA. Grazie, signor Presidente.
In più abbiamo visto cosa è successo in occasione delle ultime elezioni. Abbiamo la documentazione, anche filmata...
PRESIDENTE. Per favore, ho appena rivolto un invito. Gradirei che fosse consentito lo svolgimento dell'intervento.
ROBERTO COTA. Grazie, signor Presidente.
Abbiamo visto le modalità con cui si sono svolte queste elezioni, testimoniate anche da filmati: centinaia di voti espressi tutti dalla stessa persona, voti comprati. Questi voti sono in grado di incidere sulla maggioranza, perché al Senato risultano determinanti e, comunque, non possiamo escludere che, in un contesto politico, deputati eletti con questo sistema siano determinanti.
In più abbiamo assistito, negli ultimi giorni, a un incredibile mercimonio, che ha proprio riguardato alcuni deputati eletti nella circoscrizione Estero mentre nella finanziaria in discussione non abbiamo le risorse necessarie per realizzare tante infrastrutture, laddove ce n'è bisogno; soprattutto, dal nostro punto di vista, nelle regioni del nord. Non abbiamo le risorse da dare alle forze dell'ordine per controllare il territorio, ma abbiamo risorse da destinare ad personam a parlamentari, a senatori eletti nella circoscrizione Estero.
Queste cose dobbiamo dircele con assoluta onestà, quando si tratta di discutere una riforma.
Ho sentito più volte, anche all'interno della Commissione, deputati di tutte le forze politiche dire che non erano assolutamente d'accordo con la presenza di deputati non espressi dal nostro territorio e che erano pertanto d'accordo su una possibile riscrittura del testo con riferimento alla circoscrizione Estero; però, poi, tutti dicono di lasciar perdere, di non creare un problema, di non riaprire la questione.
Se stiamo discutendo sulle riforme, dobbiamo necessariamente affrontare tutti gli aspetti connessi ad esse, non soltanto quelli meno spinosi, perché altrimenti, alla fine, il testo che verrà approvato a conclusione dell'esame risulterà essere «acqua fresca», o neanche quella, se dovessero «passare» certe istanze sostenute in questa sede durante il dibattito.
Insomma, errare è umano, ma perseverare è assolutamente diabolico. Per coerenza, quindi, voteremo a favore su questo emendamento, che è uguale alla nostra proposta emendativa sulla soppressione dei deputati eletti nella circoscrizione Estero.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cassola. Ne ha facoltà.
ARNOLD CASSOLA. Signor Presidente, dispiace sentire questi toni riferiti a gente giudicata inutile. Mi sembra veramente un discorso, se non razzista, quasi. Intanto, a quanti sostengono che non rappresentiamo il territorio, faccio osservare che noi non rappresentiamo un territorio, ma quattro milioni di italiani all'estero, che, quando l'economia italiana era in ginocchio, alla fine della seconda guerra mondiale, mandando le loro rimesse in Italia, hanno consentito al Paese di decollare economicamente e di diventare ciò che è oggi.
Anzitutto, dunque, osservo che questo è quello che rappresentiamo. Quindi, a chi dice che non paghiamo le tasse, faccio notare che tale affermazione è una baggianata. Se solo si considerano i pensionati all'estero rientrati in Italia, ebbene costoro solo nel 2006 hanno percepito 3 miliardi 200 milioni di euro dagli enti statali di previdenza esteri, più del doppio di quanto percepito dalle casse pensioni private.
Non è vero quindi che non pagano le tasse: casomai ci sono tanti che evadono le tasse in Italia, e non dovrebbero votare neanche loro, non dovrebbero avere la loro rappresentanza.
Infine, ci si preoccupa...
PRESIDENTE. Deve concludere, per favore.
ARNOLD CASSOLA. Concludo. Ci si preoccupa tanto della gente che non abita in Italia e che non rappresenta il territorio.Pag. 79 Ci sono però cinquanta-settanta colleghi che non sono mai entrati in aula durante questa legislatura, e non vi preoccupate di costoro che invece ora votano e, senza essere mai...
PRESIDENTE. Deve concludere, la prego.
ARNOLD CASSOLA. ...venuti in aula, possono votare per cambiare la Costituzione. Non usiamo due pesi e due misure (Applausi dei deputati del gruppo Verdi)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, vorrei che brevissimamente riflettessimo insieme su due punti che mi paiono fondamentali, partendo dall'emendamento in esame.
Il primo riguarda il rapporto tra questa proposta di riforma costituzionale e la legge elettorale. È evidente che non si può fare...
PRESIDENTE. Mi scusi, deputato.
Mi dispiace dover insistere nel richiamare i colleghi ad un maggiore silenzio, però è proprio impossibile lavorare così. Consentiamo a chi svolge l'intervento di farlo e agli altri di poter ascoltare.
MAURO DEL BUE. Vorrei dunque citare due questioni. La prima riguarda il rapporto tra il disegno di riforma costituzionale e la legge elettorale. Non è un caso che qui emerga un tentativo di riforma elettorale per ciò che riguarda la circoscrizione Estero, e si preveda una diminuzione di deputati eletti all'estero nell'emendamento 2.61 sottoscritto dai deputati Mascia, Franco Russo e Frias.
La seconda si collega ad un'affermazione fatta precedentemente dall'onorevole La Malfa, che mette al centro del suo intervento una questione delicatissima, e cioè il rapporto tra quello che dovrà essere il cosiddetto Senato federale e i senatori eletti nella circoscrizione Estero. Come è possibile immaginare un Senato federale eletto dai consigli regionali, perché di questo si tratta, cui si aggiungono senatori eletti all'estero che non sono rappresentanti delle regioni, ma rappresentanti di circoscrizioni estere? Mi sembra davvero difficile poterlo ipotizzare, poterlo proporre come una soluzione adatta ai nostri bisogni. Per questo vorrei che su ciò ci fosse...
PRESIDENTE. Deve concludere, per favore.
MAURO DEL BUE. Un chiarimento da parte del presidente Violante, dicevo, su tale questione mi pare fondamentale, alla luce dell'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buemi. Ne ha facoltà.
ENRICO BUEMI. Signor Presidente, vorrei esprimere una perplessità, anzi la preoccupazione che in Aula stia accadendo ancora una volta quanto già visto in altre occasioni, qualcosa la cui modalità francamente non ci convince.
Noi stiamo proponendo di modificare la Costituzione italiana, e nel passato è accaduto più volte che le modifiche apportate non hanno introdotto cambiamenti realmente migliorativi. Forse un richiamo più coerente ai principi e alle modalità previste nella nostra Carta costituzionale originaria ci aiuterebbe a sciogliere dei nodi che francamente, man mano che si procede, si ingarbugliano sempre di più; e mi pare che uno dei nodi che si stanno ingarbugliando sempre di più sia proprio quello che stiamo affrontando in questo momento. Qui non si tratta di mettere in discussione l'esigenza di rappresentare gli interessi e i punti di vista dei connazionali presenti all'estero, degli italiani presenti e viventi all'estero.
Intanto desidero dire che vi è un problema più immediato che dovremmo cercare di risolvere: quello relativo agli italiani temporaneamente residenti all'estero. Costoro mantengono interessi, famiglie e Pag. 80attività in Italia, ma vengono di fatto privati del diritto di voto poiché spesso - come accade anche per i nostri militari presenti nelle missioni all'estero - di fatto non votano; è, infatti, evidente che non possono abbandonare le loro posizioni. Lo stesso vale per coloro che sono impegnati nelle nostre ambasciate e via seguitando.
Richiamerei dunque in primo luogo l'attenzione dei colleghi su questo punto. Poi, vi è certo il problema degli italiani permanentemente residenti all'estero, ovvero degli italiani con doppia cittadinanza. Io credo però che non risolveremo il problema della loro rappresentanza, prevedendo semplicemente una loro presenza in Parlamento o - come risulta nell'emendamento presentato dalla Commissione - addirittura una presenza maggiore nella Camera che rappresenta le realtà locali rispetto a quella che si ha nella Camera che rappresenta gli interessi più generali ed ha una funzione legislativa generale. La contraddizione mi pare evidente.
Allo stesso modo, è evidente che, con l'attuale sistema elettorale, ma anche con altri (in questo, come dicevo prima, siamo bravi ad inventar complicazioni), accadrebbe spesso che i destini del Paese sarebbero affidati, com'è in questo momento, a colleghi che certamente hanno la nostra stessa dignità - questo è fuori discussione - ma sono un poco distanti (è un modo eufemistico di esprimermi) rispetto alla concreta realtà del nostro Paese, poiché le loro attività, i loro interessi e le loro famiglie sono evidentemente collocati in altre parti del mondo.
Su questo punto, dunque, colleghi, francamente non comprendo la determinazione con cui si rifiuta quel che da più parti - nella maggioranza e nell'opposizione - viene evidenziato come un nodo da sciogliere con maggiore cautela e con maggiore coerenza. Questa non vuole essere una critica ai colleghi della Commissione: francamente, però, non vedo la possibilità di affrontare in maniera esaustiva una simile questione con il presente metodo di approvazione. In proposito, ricordo oggi quel che dissi nella scorsa legislatura ai colleghi dell'ex maggioranza, oggi opposizione, e cioè che non condividevo assolutamente il loro modo di procedere rispetto a questioni centrali come le modifiche costituzionali e quelle di tipo ordinamentale.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ENRICO BUEMI. Per questi motivi, signor Presidente e colleghi, noi riteniamo di confermare un atteggiamento di forte riserva rispetto alla conferma della presenza della rappresentanza degli italiani all'estero, con questo squilibrio e con queste caratteristiche, richiamando l'intervento che fu svolto già quando fu esaminata la modifica costituzionale che ha introdotto l'attuale normativa costituzionale in materia. In questo senso, preannunzio dunque il nostro voto favorevole sull'emendamento al nostro esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zacchera. Ne ha facoltà.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, intervengo solo per pochi secondi per dire che questa mi sembra una discussione allucinante e un po' aliena. Si è parlato infatti di realtà del nostro Paese: ebbene, la realtà del nostro Paese è che poco fa, al Senato, il Governo si è salvato per un solo voto, e cinque dei voti sono di senatori eletti all'estero. Per coerenza, i cinque senatori eletti all'estero non avrebbero dovuto votare al Senato poco fa: questa è la realtà delle cose.
Premesso dunque che sono assolutamente favorevole alla presenza alla Camera e al Senato di rappresentanti eletti all'estero - e che eventualmente bisogna discutere sul sistema di elezione, nel senso di evitare i brogli che vi sono stati alle scorse elezioni - sfido però i colleghi di quest'Aula eletti all'estero, di maggioranza e di opposizione (ma di questi ultimi do per scontato che la pensino come me, perché sono pochissimi), a parlare e ad assumersi le loro responsabilità: non è infatti possibile che in quest'Aula difendano e tutelino gli interessi degli italiani Pag. 81all'estero e poi votino a favore di un emendamento che di fatto rende illegittima la loro presenza in questa Camera.
A me sembra veramente una discussione aliena, e l'approvazione dell'emendamento al nostro esame sarebbe davvero una pura e semplice follia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 2.61, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 461
Votanti 440
Astenuti 21
Maggioranza 221
Hanno votato sì 76
Hanno votato no 364).
Prendo atto che il deputato Ronchi ha segnalato che non è riuscito a votare e che i deputati Pedrini e Razzi, hanno segnalato di aver erroneamente votato a favore mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario. Prendo altresì atto che il deputato Villetti ha segnalato di aver erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.