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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dei trasporti, il Ministro della solidarietà sociale, il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, il Ministro delle infrastrutture, il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali e il Ministro dell'università e della ricerca.
(Misure per il risanamento e il rilancio della compagnia di bandiera Alitalia - n. 3-01423)
PRESIDENTE. Il deputato Nucara ha facoltà di illustrare per un minuto la suaPag. 42interrogazione n. 3-01423, concernente misure per il risanamento e il rilancio della compagnia di bandiera Alitalia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1).
FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, non è la prima volta - signor Ministro - che il sottoscritto presenta interrogazioni che riguardano la funzionalità di Alitalia.
La vicenda della compagnia di bandiera italiana si trascina ormai da anni: quelli di Alitalia sono conti più da portare in tribunale, che tali da essere oggetto di attenzione da parte del Governo.
L'aumento di capitale che il Governo ha operato già nel 2005 praticamente è stato sperperato quasi interamente con le necessità dell'azienda: necessità che mal si conciliano con una gestione economica della medesima.
PRESIDENTE. La invito a concludere, deputato Nucara.
FRANCESCO NUCARA. Noi abbiamo il problema - è vero - di garantire il posto ai lavoratori, ma abbiamo anche il problema dell'efficienza.
PRESIDENTE. Deputato Nucara, deve concludere.
FRANCESCO NUCARA. In particolare, mi rivolgo al signor Ministro per evidenziare la situazione dell'aeroporto di Reggio Calabria.
PRESIDENTE. Deputato Nucara insisto, deve concludere!
FRANCESCO NUCARA. Se è vero, come è vero, che l'autostrada si chiude per quattro anni, forse potenziare l'aeroporto di Reggio Calabria e consentire ad Alitalia di diminuire i costi sarebbe un bene per la collettività.
PRESIDENTE. Lo ricordo in questa occasione per sempre: è inutile che i deputati intervengano splafonando nei tempi loro spettanti, perché, come si sa, il Regolamento è rigidissimo. Quindi, invito tutti a mantenersi strettamente nei tempi previsti.
Il Ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, con l'interrogazione presentata l'onorevole Nucara chiede un intervento del Ministro dei trasporti volto ad imprimere un'accelerazione alla procedura di gara di Alitalia.
Chiede, altresì, di individuare quali siano gli elementi del piano industriale che consentano alla società di bandiera il suo risanamento, quale premessa indispensabile per trovare la via di un rinnovato sviluppo.
Dirò allora che, per quanto riguarda il primo punto (ovvero la gara), va tenuto presente che Alitalia è una società quotata in Borsa, di cui il Ministero dell'economia e delle finanze detiene tuttora il 49,9 per cento delle azioni. Ciò significa che non vi è alcuna diretta competenza del Ministro dei trasporti sulla compagnia Alitalia. Tuttavia, il Governo ha proceduto, di concerto tra i ministri interessati (tra questi oltre a quello dell'economia e delle finanze anche quello dei trasporti), a costruire un percorso per la vendita della compagnia Alitalia. La relativa gara attualmente è gestita dalla compagnia stessa, ed è entrata nella fase finale che dovrebbe concludersi a brevissimo.
Relativamente poi alle questioni inerenti al piano industriale per il risanamento e lo sviluppo della società, si precisa che il Ministro dei trasporti, preliminarmente all'attivazione del bando di gara, ha affrontato tale materia nell'ambito delle linee guida per il trasporto aereo, le quali sono poi confluite in un atto di indirizzo che il Consiglio dei ministri ha approvato nella seduta del 22 dicembre 2006, nonché in un disegno di legge attualmente in discussione al Senato, fornendo in tutti questi contesti elementi utili per strutturare il bando di gara e per vagliarne gli esiti.Pag. 43
Sulla base di questi medesimi indirizzi, il Ministro dei trasporti fornirà la sua valutazione sul piano industriale che i potenziali acquirenti si accingono a presentare alla compagnia.
PRESIDENTE. Il deputato Nucara ha facoltà di replicare, per due minuti.
FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, signor Ministro, mi ritengo completamente insoddisfatto. Sono le solite risposte che non servono a capire le vicende di cui all'interrogazione che ho presentato.
Credo che l'interesse per le sorti della compagnia di bandiera sia oggettivo, e sarebbe da irresponsabili non occuparsene. Dal suo risanamento e sviluppo dipende la sorte di migliaia di lavoratori.
Senza di essi ne soffrirebbero settori importanti della vita economica del Paese, dal turismo alle imprese che esportano ed hanno bisogno di trasporti ad un prezzo competitivo. Ma c'è una ragione in più: l'Alitalia è diventata una metafora della situazione italiana.
Una crisi che si trascina da anni, una struttura produttiva appesantita da antiche e nuove contraddizioni; di queste, quelle di più lunga data, affondano le loro radici nel rapporto perverso con un sindacato che non si è limitato a difendere i propri iscritti ma che spesso ha preteso di incidere, grazie alle sue collusioni di carattere politico, nelle scelte del management imponendo uomini sensibili alle proprie esigenze di potere. Troppo spesso in Alitalia si faceva carriera solo se in tasca si aveva la tessera di questo o di quel sindacato, a prescindere dal merito e dalle proprie specifiche capacità. Il sindacato, quindi, passava all'incasso. Si sono registrati lassismo, assunzioni clientelari ed eccessive rispetto a ciò che la situazione aziendale poteva dare, assenteismo ed orari di lavoro che non trovavano riscontro nella realtà dei propri concorrenti. Si è andato avanti finché si è potuto, quando la concorrenza non aveva assunto le asprezze della situazione attuale, quando lo Stato poteva ripianare le perdite senza sollevare le obiezioni dell'Unione europea. Allorché tutto ciò è diventato impossibile, la crisi è esplosa ed ogni soluzione che non aggredisce questi nodi di fondo è diventata impossibile.
È necessario prestare attenzione a ciò che potrebbe succedere. Perché i francesi o i tedeschi dovrebbe investire i loro soldi in un'azienda che non può stare sul mercato? Lo farebbero se le prospettive di medio periodo fossero diverse, oppure se il loro obiettivo non fosse l'azienda bensì la conquista di un mercato ancora appetibile.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
FRANCESCO NUCARA. Se questo fosse il tentativo, allora tutti gli assetti produttivi della compagnia di bandiera risulterebbero aggravati per i lavoratori dell'Alitalia.
PRESIDENTE. Deve concludere!
FRANCESCO NUCARA. Un padrone straniero potrebbe, infatti, imporre loro ciò che una concertazione bizantina non è riuscita a realizzare (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Repubblicani, Liberali, Riformatori e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI).
(Iniziative per la sospensione dell'ordinanza dell'ENAC che ha disposto l'abbattimento di alberi all'interno della riserva statale del litorale romano - n. 3-01424)
PRESIDENTE. Il deputato Bonelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01424, concernente iniziative per la sospensione dell'ordinanza dell'ENAC che ha disposto l'abbattimento di alberi all'interno della riserva statale del litorale romano (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2).
ANGELO BONELLI. Signor Presidente, signor Ministro dei trasporti, l'ENAC con un'ordinanza ha deciso l'abbattimento di una pineta monumentale con migliaia di pini, adducendo questioni legate alla sicurezzaPag. 44aerea. In realtà, tali questioni sono quelle a divenire, quelle future, non quelle contingenti perché è di tutta evidenza che in caso contrario l'aeroporto avrebbe dovuto già essere chiuso al traffico.
Con la mia interrogazione le chiedo, a nome del gruppo parlamentare dei Verdi, un suo intervento, un suo parere in merito a quali iniziative intraprendere sia per tutelare la pineta monumentale, che tuttavia non è materia di sua competenza, ma rappresenta, in questo caso, una conseguenza diretta, sia per trovare soluzioni tecniche tali da consentire nel futuro, per i progetti di Aeroporti di Roma e dell'ENAC, di garantire ugualmente la sicurezza aerea, senza dovere abbattere una pineta monumentale che i cittadini di quel territorio vogliono assolutamente tutelare.
PRESIDENTE. Il Ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, in relazione alla questione posta intendo innanzitutto far presente che il Ministero dei trasporti è venuto a conoscenza di tale questione solo in questa occasione e pertanto in questa sede non può che limitarsi a fornire una ricostruzione degli eventi, riservandosi di esaminare successivamente l'intera vicenda per decidere se e quali interventi porre in essere.
Ricostruendo la vicenda, a detta dell'ENAC il presupposto per l'abbattimento di un elevato numero di alberi della pineta di Coccia di Morto sta nella necessità di mettere in sicurezza la traiettoria di decollo della pista numero due dell'aeroporto di Fiumicino con la quale tali alberi interferiscono, tanto che se ne è dovuta ridurre la lunghezza operativa di circa quattrocento metri.
La fonte normativa del provvedimento assunto in via d'urgenza in data 28 giugno 2007 dalla direzione dell'aeroporto di Fiumicino risiede nell'articolo 714 del codice della navigazione, strumento di natura eccezionale che si sostiene non essere subordinato a pareri o autorizzazioni di terzi. Con tale ordinanza veniva intimato alla proprietà del fondo l'abbattimento, da iniziare entro venti giorni e completarsi entro i centottanta. La proprietà, società Micenus Srl, ha presentato ricorso contro tale provvedimento presso il TAR del Lazio che ha respinto l'istanza di sospensione, così come ha fatto successivamente anche il Consiglio di Stato.
A seguito di ciò, in data 18 ottobre 2007, il prefetto di Roma ha indetto una riunione con i rappresentanti dell'ENAC, di Aeroporti di Roma, dell'assessorato all'ambiente della regione Lazio, di Legambiente, Corpo della guardia forestale, questura, comune di Fiumicino, commissione della riserva litorali laziali e Aeroporti di Roma Engineering; in quella sede, il prefetto ha concesso l'assistenza della forza pubblica per l'esecuzione del provvedimento.
Tuttavia, le operazioni iniziate il 29 ottobre non sono state portate avanti, sia a motivo della presenza di manifestazioni in loco, sia per un'ulteriore diffida ad interromperli da parte della società Micenus Srl. Infine, in data 30 ottobre, il direttore generale per la protezione della natura, dottor Aldo Cosentino, ha invitato ENAC e Aeroporti di Roma a desistere dall'intervento adducendo ragioni di salvaguardia ambientale. In data 6 novembre si è tenuta poi una riunione di approfondimento, fissata dalla prefettura, in esito alla quale ENAC è stata invitata a convocare un tavolo tecnico per decidere tempi e modi dell'operazione.
Tutto ciò considerato, il Ministro dei trasporti presume di dover agire con due successive azioni: la prima, di carattere istruttorio, che è stata già avviata, per vagliare attentamente tutti gli aspetti della vicenda che presentano in più punti elementi contraddittori che chiedono chiarimenti e approfondimenti; la seconda è quella di ascoltare le parti in causa...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. ... e quindi convocare un'apposita riunione per valutare congiuntamente le possibili soluzioni.
Pag. 45PRESIDENTE. Il deputato Bonelli ha facoltà di replicare, per due minuti.
ANGELO BONELLI. Signor Presidente, innanzitutto desidero ringraziare il Ministro in particolar modo per come ha concluso la sua risposta.
Ritengo importante che il Ministero dei trasporti convochi una riunione tra le parti coinvolgendo le istituzioni preposte. Infatti, quel che è mancato in questi mesi è stato proprio un confronto sul progetto. Non siamo così folli da pensare di mettere a repentaglio la sicurezza aerea. Certo è che l'articolo 714 del codice della navigazione prevede l'urgenza e l'immediatezza di un pericolo che oggi non c'è, perché se vi fosse l'immediatezza di un pericolo, ci sarebbe qualche irresponsabile che oggi non ha chiuso la pista in oggetto.
Il problema, quindi, è a venire. Si tratta di sedersi intorno un tavolo e trovare la soluzione migliore. Sta di fatto, però, - lo voglio affermare in questa sede - che chi oggi ha iniziato a tagliare una pineta monumentale si assumerà le responsabilità, anche penali, di ciò che ha fatto in assenza delle necessarie autorizzazioni. Infatti, il nostro è uno Stato di diritto e non possono venir meno le autorizzazioni che sono richieste dalla legge.
Concludo il mio intervento ringraziando nuovamente il Ministro della risposta fornita perché è molto importante che il Ministero dei trasporti apra un tavolo con ENAC e con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare - immagino - per entrare nel merito della questione e verificare che vi siano soluzioni tecniche che possano consentire di salvaguardare la pineta monumentale di Coccia di Morto.
(Ipotesi di realizzazione di due ulteriori aeroporti nella regione Lazio - n. 3-01425)
PRESIDENTE. Il deputato Schietroma ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-01425, concernente ipotesi di realizzazione di due ulteriori aeroporti nella regione Lazio (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).
GIAN FRANCO SCHIETROMA. Signor Presidente, signor Ministro, la mia interrogazione nasce dalla constatazione che il sistema aeroportuale del Lazio necessita di un potenziamento adeguato all'importanza della regione e della capitale e che gli aeroporti di Fiumicino e di Ciampino non appaiono più sufficienti a far fronte alle accresciute esigenze del settore, anche in vista dell'auspicata diminuzione del movimento aereo riguardante lo scalo di Ciampino.
Ciò premesso, è davvero importante sapere se il signor Ministro dei trasporti consideri percorribile l'ipotesi di realizzazione di due ulteriori aeroporti nella regione Lazio, l'uno situato a nord di Roma e precisamente a Viterbo, l'altro a sud della capitale e cioè a Frosinone...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIAN FRANCO SCHIETROMA. .. quest'ultimo con l'obiettivo specifico di alleggerire il traffico aereo di Ciampino.
PRESIDENTE. Il Ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, per rispondere all'onorevole Schietroma ritengo opportuno fare una brevissima ricostruzione del percorso che ha portato all'indicazione di ampliare il sistema aeroportuale laziale.
Questo percorso è iniziato con una riunione il giorno 20 febbraio 2007 presso la presidenza della regione Lazio nel corso della quale sono stati posti due distinti problemi. Il primo, con carattere di massima urgenza, riguarda l'alleggerimento del traffico nello scalo di Ciampino, pari ad oltre quattro milioni di passeggeri nel 2006 e con un trend di ulteriore crescita che produce un impatto ormai non più sostenibile sulle aree abitative all'intorno.Pag. 46
Il secondo, di più lunga prospettiva, riguarda la necessità di rispondere alla crescente domanda di traffico, che stime correnti valutano passerà dai 33 milioni di passeggeri del 2006 ai 57 milioni del 2016 sullo scalo di Fiumicino. Ciò significa che, stimando la ricettività di Fiumicino al 2016 a circa 45 milioni di passeggeri e non volendo superare la soglia di tre per Ciampino, occorre immaginare un ulteriore scalo in grado di assorbire un traffico di 6-8 milioni di passeggeri l'anno.
Il primo aspetto, quello con carattere d'urgenza, è stato affrontato con un ordinanza del direttore dell'aeroporto di Ciampino che ha limitato a cento il numero di voli giornalieri, a partire dal mese di ottobre. Tuttavia, tale ordinanza è stata sospesa dal Consiglio di Stato, per cui occorre nuovamente affrontare la questione, valutando quali ulteriori provvedimenti vadano posti in essere, ivi compresa l'ipotesi di nuove localizzazioni. Quanto alla seconda questione, ovvero alla realizzazione di un altro scalo aeroportuale all'interno del territorio laziale, il Ministero dei trasporti ha avviato, a partire da marzo, una fase istruttoria affidandola ad una commissione composta da componenti del Ministero stesso, direzione della navigazione aerea, del Ministero della difesa e dell'ENAC e dell'ENAV.
Tale commissione ha svolto un'ampia istruttoria relativamente a quattro ipotesi localizzative avanzate nel corso della riunione presso la regione Lazio (ovvero Frosinone, Guidonia, Latina e Viterbo), stabilendo preliminarmente la procedura e i criteri di comparazione da adottare per la scelta. L'istruttoria è ormai al termine e, non appena conclusa, il Ministro dei trasporti ne comunicherà all'esito al presidente del regione Lazio, al quale fa capo la competenza per la fase realizzativa. Sino ad allora non è dunque opportuno avanzare ipotesi né sulla scelta del sito, né sulla possibilità che vi sia più di un sito.
PRESIDENTE. Il deputato Schietroma ha facoltà di replicare.
GIAN FRANCO SCHIETROMA. Signor Ministro, la ringrazio. La sua risposta è estremamente interessante. Come vede, il mio non è un discorso campanilistico, ma sto cercando di ragionare per arrivare alla soluzione obiettivamente più idonea che non può non tenere conto, come anche lei ha sottolineato, dei problemi estremamente seri di Ciampino, al punto che hanno determinato le citate vertenze giudiziarie, nel tentativo di ridurre il traffico in quello scalo aeroportuale.
Ora facciamo un'ipotesi: se la scelta fosse esclusivamente quella di un solo aeroporto, per esempio, Viterbo, i problemi di Ciampino non verrebbero risolti. Invece, se si vuole sul serio raggiungere l'obiettivo di alleggerire il traffico aereo di Ciampino, diventa indispensabile anche un aeroporto a Frosinone, città che notoriamente ha i migliori collegamenti stradali e ferroviari con la capitale. Peraltro, un opzione di tal genere andrebbe anche incontro alle esigenze del basso Lazio, rappresentate da due province, Latina e Frosinone, le quali hanno complessivamente ben un milione di abitanti ed un'estensione territoriale davvero rilevante.
D'altra parte, un traffico aereo spalmato su più aeroporti determinerebbe anche una notevole attenuazione dell'impatto ambientale, fugando così le preoccupazioni che sempre emergono quando si parla di insediamenti di tal genere. Pertanto, insisto nel sostenere che la soluzione basata sulla realizzazione di due ulteriori aeroporti nella regione Lazio, l'uno a Viterbo e l'altro a Frosinone, sia la più rispondente a risolvere i problemi di varia natura esistenti e a venire incontro alle esigenze complessive di sviluppo e di crescita dei territori.
Signor Ministro, la ringrazio molto per la sua risposta e per la sua cauta apertura.
(Misure di sostegno in favore dei cittadini italiani residenti all'estero per la cura e l'assistenza dei genitori che vivono in condizioni di non autosufficienza in Italia - n. 3-01426)
PRESIDENTE. Il deputato Razzi ha facoltà di illustrare per un minuto la suaPag. 47interrogazione n. 3-01426, concernente misure di sostegno in favore dei cittadini italiani residenti all'estero per la cura e l'assistenza dei genitori che vivono in condizioni di non autosufficienza in Italia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).
ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, signori Ministri, molti connazionali residenti all'estero lamentano lo stato di abbandono e di lontananza dei loro genitori anziani, che per motivi di età avanzata e di non autosufficienza sono spesso ricoverati in case di riposo in Italia.
La residenza all'estero pone i figli nelle condizioni di non poter usufruire delle agevolazioni previste per i nuclei familiari che devono provvedere alla cura e all'assistenza di anziani non autosufficienti.
La vicinanza di figli e nipoti, la possibilità di sentirli accanto proprio in una fase della vita che rende la persona umana più sensibile ai rapporti ed agli affetti familiari, credo sia la migliore e più efficace terapia possibile. L'amore di figli e nipoti lenisce la sofferenza di chi vive in una condizione disagevole all'estero.
Si chiede, pertanto, se siano possibili misure atte a ricongiungere questi nuclei familiari.
PRESIDENTE. Il Ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Signor Presidente, ringrazio il deputato Razzi per il suo quesito che evidenzia il grave problema dei nostri anziani, in particolare non autosufficienti, in connessione al tema dell'emigrazione, propria o dei propri figli.
Il tema della non autosufficienza riguarda centinaia di migliaia di persone in Italia. Ci apprestiamo ad affrontarlo nella seduta di venerdì del Consiglio dei Ministri con la presentazione da parte mia di un disegno di legge che garantisca diritti certi ed esigibili per le persone non autosufficienti; non riguarda solo gli anziani, ma certo è una misura che va, in larga parte, a loro favore. Con questo disegno di legge si fisseranno le modalità di intervento, sia nei casi più gravi rispetto agli istituti di cura, sia nei casi meno gravi con la possibilità di usufruire dei servizi presso la propria abitazione (quindi, servizi domiciliari), in modo da tentare di fornire un sostegno pubblico, evitando che i casi di non autosufficienza siano sostanzialmente scaricati sulle spalle delle famiglie, come accade oggi in larga parte.
Venerdì si farà un primo passo in questo senso e nella legge finanziaria è previsto uno stanziamento di 300 milioni di euro, che mi auguro possa essere aumentato, nel passaggio alla Camera, portandolo almeno a 400 milioni di euro per l'anno prossimo. Questo è un primo punto.
Il secondo nodo che lei evidenzia è quello di sviluppare degli accordi bilaterali con i Paesi in cui è presente una quantità significativa di nostri concittadini che sono emigrati per lavorare. Su questo punto posso assumere l'impegno di lavorare per sviluppare questi accordi bilaterali, in modo da tentare di intervenire positivamente su queste situazioni, contribuendo nello specifico all'organizzazione dei servizi nei suddetti Paesi, per far sì che i nostri connazionali ricoverati in case di cura all'estero siano in condizioni di minor isolamento possibile.
Da ultimo, rispetto alla domanda più generale da lei posta, a me pare evidente che il problema sia quello delle risorse. Con il disegno di legge che presenterò venerdì in Consiglio dei Ministri affrontiamo il tema della non autosufficienza in Italia. È del tutto evidente, però, che o c'è un aumento significativo della quantità delle risorse messe a disposizione per la non autosufficienza, oppure le risorse attuali non basteranno per fare anche quello che lei chiede.
Pertanto, ritengo che il punto cruciale riguardi la questione di quante risorse, a partire dalla prossima legge finanziaria, si stanziano per il sociale e, nello specifico, per la non autosufficienza. Io penso che vadano aumentate, e mi auguro che potremo decidere insieme come riuscire effettivamente ad aumentare queste risorse.
PRESIDENTE. Il deputato Razzi ha facoltà di replicare, per due minuti.
ANTONIO RAZZI. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio e sono soddisfatto della sua risposta. Credo che il tema degli anziani oggi sia centrale rispetto ai nostri doveri. Una politica responsabile è quella che si occupa di coloro che oggi hanno la necessità di risolvere i propri problemi con senso pratico e con senso di umanità, che spesso può superare anche i limiti e i confini.
Noi, gente di emigrazione, dobbiamo tutto ai nostri anziani; essi ci hanno indicato la strada, ci hanno dato il coraggio di lasciare il Paese, tanti anni fa, ci hanno accolto all'estero nelle stazioni prendendoci per mano e conducendoci nel mondo nuovo che ci si presentava davanti.
Oggi gli anziani hanno vissuto lunghi decenni di emigrazione all'estero. Hanno bisogno dell'affetto dei loro figli e dei loro nipoti, hanno bisogno della loro vicinanza, così come la terra ha bisogno dell'acqua.
Il nostro tempo, i meccanismi e il consumismo tendono a rendere aridi i rapporti umani: la famiglia si sgretola, spesso in mancanza di valori forti e di ancore di affetto. I nostri anziani sono le nostre ancore, e vi sono molte persone che oggi vivono in una condizione di emigrazione, i cui sacrifici e sudori hanno determinato il futuro e il benessere delle attuali generazioni.
Capisco le questioni, relative alla competenza interministeriale, che un tema del genere solleva, ma ritengo importante che, intanto, il Governo abbia posto come prioritari gli interventi sui pensionati. Da Governi esteri e dai Paesi in cui viviamo siamo riusciti ad ottenere sezioni italiane mediterranee delle case di riposo e di cura, proprio per consentire la vicinanza dei nostri anziani con le famiglie che rimangono all'estero. In Svizzera abbiamo raggiunto buoni risultati e molti progetti si attueranno presto. Sono convinto che anche l'Italia saprà fare la sua parte (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e del deputato Tremaglia).
(Iniziative volte alla sospensione della procedura di ingresso di lavoratori stranieri prevista dal decreto-flussi per il 2007 e all'adozione di una moratoria per l'accesso dei cittadini neocomunitari provenienti dai Paesi dell'Europa dell'est - n. 3-01422)
PRESIDENTE. La deputata Lussana ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-01422, concernente iniziative volte alla sospensione della procedura di ingresso di lavoratori stranieri prevista dal decreto-flussi per il 2007 e all'adozione di una moratoria per l'accesso dei cittadini neocomunitari provenienti dai Paesi dell'Europa dell'est (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5), di cui è cofirmataria.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, l'escalation di crimini commessi da cittadini stranieri presenti sul nostro territorio non accenna a diminuire. Dopo il gravissimo omicidio di Giovanna Reggiani - la donna aggredita, seviziata e gettata in un fosso nella periferia romana da parte di un immigrato rumeno - vi è stata la tragica uccisione di un medico di Milano, nella sua abitazione in zona Fiera, da parte di rapinatori che, secondo le prime informazioni, proverrebbero dall'est europeo.
Di fronte a tali fatti, il Governo reagisce con un decreto-legge sulla sicurezza che è una farsa (perché, di fatto, non risolverà la legittima aspettativa di giustizia e di sicurezza dei cittadini in questo Paese), ma, soprattutto, con un vergognoso «via libera» ad un nuovo decreto flussi, che apre a ben 170 mila nuovi ingressi di cittadini extracomunitari nel nostro Paese, che si aggiungeranno ai moltissimi neocomunitari provenienti dalla Romania. A questo punto, chiediamo se il Governo non ritenga di dover porre uno «stop» agli ingressi degli stranieri comunitari ed extracomunitari nel nostro Paese, attraverso il blocco del citato decreto-legge sui flussi e una tardiva moratoria con la Romania.
PRESIDENTE. Il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, a seguito dell'abolizione dell'obbligo di visto per i cittadini rumeni e bulgari, decisa dall'Unione europea nel dicembre 2001 ed entrata in vigore in Italia un mese dopo, ossia nel gennaio 2002, vi è stato un forte aumento della presenza rumena nel nostro Paese, proseguita con maggiore intensità a seguito dell'ingresso della Romania nell'Unione europea il 1o gennaio 2007. Tale aumento ha contribuito a rispondere alla richiesta dei lavoratori nell'economia italiana in numerosi settori, ma ha avuto anche indubbi riflessi sulla sicurezza.
È doveroso, tuttavia, ribadire che la grande maggioranza degli immigrati rumeni ha mostrato una grande capacità di integrazione nel mercato del lavoro e nella società italiana, senza commettere alcun reato. Il Governo ha reagito in maniera chiara ai recenti episodi criminosi, alcuni dei quali richiamati, approvando un decreto-legge che estende la possibilità di allontanamento dei cittadini comunitari non più solo per motivi di ordine pubblico, ma anche per pubblica sicurezza. Si tratta di misure che verranno decise individualmente, caso per caso, senza dar luogo ad espulsioni di massa, contrarie al diritto comunitario.
Il Governo, inoltre, ha rafforzato iniziative bilaterali con la Romania per il controllo dei flussi e per la cooperazione in materia di polizia e ha interpellato la Commissione europea, chiedendo un impegno comune a livello europeo per affrontare la questione dei movimenti migratori all'interno dell'Unione europea.
La predisposizione di un decreto-legge di programmazione dei flussi dei lavoratori extracomunitari risponde alle esigenze delle imprese e delle famiglie italiane, accertate in seno al gruppo tecnico di lavoro, nel quale le associazioni di categoria dei datori di lavoro hanno fatto presenti in maniera insistente le necessità esistenti.
Il provvedimento presta particolare attenzione alle necessità di collaboratrici familiari e badanti da parte delle famiglie, riservando loro un'ampia quota di ingresso. Le opportunità occupazionali degli italiani sono comunque tutelate tramite la verifica preventiva della disponibilità di altri lavoratori italiani e comunitari per la medesima mansione, prevista per legge.
La procedura per la presentazione delle domande di ingresso è stata modificata, a seguito della chiara inefficienza della procedura usata nel precedente decreto flussi del febbraio 2006, che generava errori, frodi, ritardi e code. È stato, pertanto, introdotto un sistema informatizzato che permette ai datori di lavoro di presentare domande via Internet, senza alcun trattamento preferenziale per chi si avvale di un aiuto esterno nella compilazione delle domande. La mancata adozione di un decreto di programmazione dei flussi dei lavoratori extracomunitari avrebbe un doppio effetto negativo. In primo luogo, la mancata risposta a una richiesta di assunzioni legali provocherebbe un aumento della clandestinità. In secondo luogo, verremmo meno allo spirito di collaborazione con i Paesi che oggi ci aiutano a gestire meglio i flussi.
PRESIDENTE. Signor Ministro, la prego di concludere.
GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Vorrei concludere dicendo che nel 2007 abbiamo usufruito di un regime transitorio, previsto dal trattato per il trattamento dei cittadini bulgari e rumeni, e che decideremo al più presto se mantenere o meno anche per il 2008 la stessa procedura.
PRESIDENTE. La deputata Lussana ha facoltà di replicare, per due minuti.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, signor Ministro, mi dichiaro profondamente insoddisfatta della sua risposta,Pag. 50dalla quale si evince la profonda diversità fra voi e la Lega Nord su temi quali l'immigrazione e la sicurezza. Continuate a parlare di integrazione, ma questa è pienamente fallita grazie alla vostra politica. Per voi l'immigrazione continua a essere una risorsa e una necessità. Continuate a favorirla, motivandola con l'esigenza dell'occupazione.
Signor Ministro, invece di programmare massicci arrivi di manodopera extracomunitaria, perché non vi impegnate a risolvere il problema della disoccupazione dei cittadini italiani, che è presente soprattutto nel sud del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Continuate a far finta di non vedere. Affermate che la sicurezza non è né di destra né di sinistra, ma i dati vi inchiodano alle vostre responsabilità! La matematica non è un'opinione. Le vostre responsabilità sono fatte di sottovalutazione del pericolo, di inefficienza, di buonismo, di provvedimenti devastanti, di clemenza - come il provvedimento sull'indulto - di scarso coraggio, di condizionamenti politici portati avanti dalla sinistra radicale.
Si registrano ormai 3 milioni di reati; il 5 per cento della popolazione italiana è ormai composta da immigrati e il 33,4 per cento dei reati è commesso dagli stranieri. E questo non vi fa parlare di una emergenza criminalità legata all'immigrazione? Diamo i dati: un omicidio su tre avviene per mano straniera; il 70 per cento dei borseggi è commesso dagli stranieri; il 51 per cento delle rapine è ancora di matrice straniera. I rumeni sono in testa a queste classifiche: ben sette reati su quindici commessi dagli stranieri sono ascrivibili a rumeni.
Il capo della polizia rumena ha affermato che, da quando la Romania è entrata nell'Unione europea, il numero dei reati in Romania si è ridotto del 60 per cento. Per forza: vengono qui nel Paese del Bengodi, dell'illegalità! E voi come rispondete? Aprendo le frontiere e cancellando la legge Bossi-Fini con l'Amato-Ferrero! Signor Ministro, questa è un'autentica vergogna (Deputati del gruppo Lega Nord Padania mostrano cartelli recanti le scritte: «Basta immigrati» e «Stop immigrati»).
KATIA ZANOTTI. Vergognatevi!
PRESIDENTE. Vi prego di rimuovere i cartelli. Loro sanno che questo tipo di manifestazioni non sono ammesse. Siamo in diretta televisiva e vi invito a rimuovere i vostri cartelli, senza dover ricorrere a interventi esterni.
CAROLINA LUSSANA. Ha citato anche il decreto ... (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Deputata Lussana, lei ha concluso il suo intervento ed il tempo a sua disposizione.
(Misure per la tutela dei posti di lavoro nei cantieri stradali, in relazione alle modifiche della normativa in tema di affidamento dei lavori - n. 3-01427)
PRESIDENTE. Il deputato Barani ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01427, concernente misure per la tutela dei posti di lavoro nei cantieri stradali, in relazione alle modifiche della normativa in tema di affidamento dei lavori (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6), per un minuto.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, signor Ministro, i Socialisti del Nuovo PSI hanno sempre avuto a cuore l'occupazione, la sicurezza in generale, e in particolare dei lavoratori, nonché quella degli automobilisti, ma il tema che ho affrontato nella mia interrogazione interessa a molti altri. Il collega Evangelisti ha incontrato con me gli operai della Abc costruzioni Spa di Massa Carrara.
A causa del decreto Bersani, molti lavoratori impegnati sulle nostre autostrade nella sicurezza dei cantieri (per laPag. 51sostituzione di guard rail, lo sfalcio di erba, la cura delle cunette), stanno perdendo il posto di lavoro.
Il decreto Bersani prevede l'affidamento dei lavori con gara di appalto al massimo ribasso, senza tener conto della professionalità acquisita, dell'urgenza degli interventi, della sicurezza degli utenti e della rapidità degli interventi (senza i suddetti requisiti, tali lavori sono ovviamente causa di disagi).
PRESIDENTE. Deve concludere, la prego.
LUCIO BARANI. Le chiedo cosa intende fare per questi numerosissimi posti di lavoro e per la sicurezza sulle nostre autostrade.
PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Signor Presidente, le considerazioni formulate dall'onorevole Barani nella sua interrogazione corrispondono a un orientamento espresso da più parti sulla materia. Se vuole sapere la mia opinione personale, le ritengo anche condivisibili.
Affermo che si tratta di un'opinione personale perché purtroppo la direttiva europea ha imposto e impone all'Italia di procedere sempre attraverso gare, quando si tratta di affidamento di lavori bandito da stazioni appaltanti pubbliche. Quindi, nel caso di specie, piaccia o non piaccia, bisogna procedere attraverso gara.
Ovviamente non si può, alla luce di un formalismo fine a se stesso, rinunciare a professionalità, specie quando - come nel caso di costruzioni complesse quali quelle autostradali o ferroviarie ad alta tecnologia - vi è bisogno di una grande specializzazione e di una grande professionalità.
Per tale ragione, a seguito della conferenza sugli appalti organizzata a Napoli il 19 e 20 ottobre, abbiamo instaurato un tavolo con le associazioni di categoria, che hanno condiviso la nostra impostazione e con le quali stiamo cercando di definire un protocollo di intesa, che vogliamo sottoporre all'Unione europea, per salvaguardare l'affidamento in house di quei lavori ad alta professionalità, non tanto per assicurare un posto di lavoro che si deve sottrarre a qualcun altro (aspetto pure importante), quanto per tutelare un lavoro che dia sicurezza agli utenti che poi transitano sulla strada.
PRESIDENTE. Il deputato Barani ha facoltà di replicare.
LUCIO BARANI. Signor Ministro, la invito a proseguire sulla linea di quanto ha affermato in Aula oggi, perché - a prescindere dalle migliaia di lavoratori che perderebbero il posto di lavoro - come lei ha colto si tratta della perdita di professionalità dell'intero settore edile, disperdendo le capacità acquisite durante gli ultimi anni di operato delle qualificate maestranze, che, proprio grazie alle loro qualità, possono essere impiegate con continuità e con retribuzioni adeguate in un settore che, altrimenti, finirebbe in balia del precariato (impieghi a termine per la durata del lavoro vinto in gara), del sottopagato (per la presenza sul mercato di manodopera a due o tre euro all'ora) e della non professionalità (impiego di disperati mandati allo sbaraglio a rischio della loro stessa vita).
Quindi, verrebbero meno la sicurezza sul luogo di lavoro, la professionalità, ma anche la sicurezza per gli automobilisti, che non avrebbero più la garanzia di trovare, nei momenti di interventi di urgenza, un'adeguata presenza da parte di maestranze altamente professionali (abbiamo portato l'esempio della ditta Abc costruzioni Spa della provincia di Massa Carrara, ma in tutte le altre province d'Italia e in tutte le altre regioni vi è la medesima situazione).
Pertanto, la mia interrogazione e quelle di molti altri colleghi sono formulate proprio per invitare lei e il Governo a continuare a fare in modo che l'appartenenza all'Unione europea non costituisca un nocumento per le nostre aziende e per laPag. 52nostra sicurezza, e affinché non arrivino le imprese straniere a colonizzare, anche in questo campo, il nostro Paese.
(Problematiche relative alla concessione per la realizzazione e la gestione dell'autostrada Brescia-Bergamo-Milano - n. 3-01428)
PRESIDENTE. Il deputato Locatelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01428, concernente problematiche relative alla concessione per la realizzazione e la gestione dell'autostrada Brescia-Bergamo-Milano (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7), per un minuto.
EZIO LOCATELLI. Signor Presidente, è di questi giorni la notizia di un intervento della Commissione dell'Unione europea di critica e di contestazione per la scorrettezza delle procedure fin qui seguite, per quanto riguarda l'affidamento dei lavori di realizzazione della nuova autostrada Brescia-Bergamo-Milano.
Si tratta di un'autostrada contestatissima non soltanto per ragioni di carattere ambientale e di stravolgimento di un intero territorio, ma anche per la violazione, che avevamo già a suo tempo denunciato nel dibattito presso la Commissione ambiente della Camera, delle regole comunitarie in materia di concessioni. Qual è il rischio? Il rischio - lo vogliamo sottolineare - è quello di favorire un giro enorme di interessi privati, considerato che parliamo di una concessione attribuita ad un raggruppamento di imprese private.
La domanda che poniamo al Ministro delle infrastrutture è molto semplice: esiste da parte del Ministro la volontà di sospendere e di rivedere le procedure e le scelte fin qui intervenute?
PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Signor Presidente, l'Unione europea, come atto dovuto, così come avevano fatto prima il CIPE e, subito dopo, la Corte dei conti, ha avviato una procedura di accertamento per verificare la fondatezza della segnalazione e dell'esposto prodotti dalla stessa originaria e originale fonte - peraltro, si tratta di una fonte politica appartenente alla maggioranza di questo Governo - in ordine alla regolarità della gara e, più in generale, in ordine all'opportunità di questo tratto autostradale.
Invito davvero questi esponenti a percorrere, almeno per una settimana, la strada che attraversa la Val Seriana, la Valle Imagna, la Val Cavallina, la Val Brembana e tutte le Prealpi orobiche e a venire tutti giorni a lavorare nell'hinterland milanese con i camioncini per rendersi conto di cosa stiamo parlando.
Vorrei assicurare che abbiamo rispettato le regole della direttiva europea in materia e il contenuto di questo esposto è già stato valutato, nella seduta del 4 ottobre 2007, dal CIPE che ha ritenuto la procedura seguita conforme alla direttiva europea, e dalla Corte dei conti, che pure con deliberazione, pubblicata il 3 novembre 2007, l'ha ritenuta conforme.
In esito alla procedura di accertamento disposta sugli stessi fatti anche dalla Commissione europea, dobbiamo rispondere entro il prossimo 23 dicembre e la risposta sarà negli stessi termini e presenterà le stesse motivazioni, ossia che non abbiamo affatto superato il limite del 50 per cento, perché le somme in più di cui discutiamo non servono a realizzare l'autostrada, ma a costruire le infrastrutture per il tratto ferroviario Treviglio-Brescia, che è ad alta velocità. Siccome rappresenta un tratto in affiancamento a quello autostradale, preferiamo risparmiare soldi attraverso un unico cantiere, in cui si realizza sia il ponte che attraversa la ferrovia, sia quello che attraversa la strada, e certamente non costituisce un costo per la strada, semmai lo è per la ferrovia, il che dovrebbe far piacere a tutti coloro che non vogliono le strade.
Infine, vorrei fare presente che proprio per fugare ogni dubbio - si tratta di unaPag. 53notizia sicura, di ieri sera - il Commissario McCreevy riceverà, con un'apposita delegazione, il Governo italiano, che andrà ad illustrare a voce tutta la procedura inerente alla Brebemi il prossimo 4 dicembre, proprio per dimostrargli, carte alla mano, che la Brebemi è necessaria, che per essa sono state rispettate tutte le regole e che, pure nel rispetto di coloro non la vogliono, io ho il dovere di rispettare quelle centinaia di migliaia di cittadini che, a prescindere dal colore politico, tutte le mattine vanno a lavorare e sanno che hanno bisogno di farlo senza combattere dietro le alchimie - permettete anche a me di dirlo questa volta - romane.
PRESIDENTE. Il deputato Locatelli ha facoltà di replicare.
EZIO LOCATELLI. Signor Ministro, non sono per niente soddisfatto della sua risposta. Siamo in presenza di una presa di posizione della Commissione europea che non può essere derubricata semplicemente a richiesta di accertamento e di informazioni. Certamente vi è anche una richiesta di informazioni e di accertamenti, ma vi è soprattutto il fatto che la Commissione ritiene - cito testualmente - che vi sia stata violazione delle regole.
Gli approfondimenti chiariranno la questione, ma intanto invito, per ragioni di correttezza e trasparenza, tutti quanti a considerare il fatto che nessuno può permettersi di ignorare e di sminuire la portata di questa presa di posizione estremamente critica.
Siamo di fronte ad una convenzione sottoscritta con un raggruppamento di investitori privati senza espletamento di nuova gara, così come si sarebbe dovuto fare a fronte di un cambio radicale del piano degli interventi, degli investimenti e del tornaconto economico preteso dalla società Bre.Be.Mi. Spa.
Inoltre, ciò che mi lascia ancora esterrefatto sono le promesse di finanziamento per i lavori, nonché i costi imprevisti, che riteniamo incompatibili con un'opera per la quale è prevista la finanza di progetto e che, quindi, dovrebbe essere a costo zero per lo Stato.
Infine - mi permetta - sono bergamasco e conosco benissimo quelle situazioni. Siamo assolutamente convinti di dover dare risposte ai problemi della mobilità e del decongestionamento, ma mi lasci dire che un conto è andare a costruire nuove autostrade che costituiscono dichiaratamente operazioni immobiliari e un conto è operare la scelta - come noi chiediamo - di procedere ad un potenziamento del trasporto pubblico collettivo, a cominciare dal trasporto ferroviario (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
(Tempi e risorse per l'ammodernamento e il raddoppio della strada statale n. 106 «Ionica» - n. 3-01429)
PRESIDENTE. Il deputato Ferdinando Benito Pignataro ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-01429, concernente tempi e risorse per l'ammodernamento e il raddoppio della strada statale n. 106 «Ionica» (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8).
FERDINANDO BENITO PIGNATARO. Signor Presidente, sicuramente il Ministro è a conoscenza dell'importanza dell'arteria che collega Sicilia e Calabria con la Puglia e con il resto del nord del Paese attraverso l'autostrada adriatica. Sicuramente egli è a conoscenza del fatto che l'ammodernamento della E90 è importante per lo sviluppo di una parte più degradata della regione Calabria. Così come è a conoscenza del fatto che una strada in continua emergenza è diventata la vera priorità infrastrutturale della regione e del suo collegamento con il resto del Paese. È considerata una delle più pericolose strade italiane.
Con questo Governo, dopo un fermo di cinque anni, sono partiti i lavori di alcuni importanti lotti. Vorremmo sapere, però, cosa intende fare il Governo, sia dal punto di vista finanziario sia della tempistica, per un progetto unitario.....
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FERDINANDO BENITO PIGNATARO. ...di ammodernamento della E90 e, nelle more, come si intende operare e procedere in tempi rapidi alla messa in sicurezza della strada statale n. 106 «Ionica».
PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Signor Presidente, la strada statale «Ionica» rientra nel programma infrastrutturale prioritario del Paese da anni e anni sia perché, così com'è attualmente, è insufficiente per la quantità di traffico, sia perché attraversa il centro di paesi e di città e, quindi, vi sono tratti chiamati «strade della morte».
Per questo motivo, mi appello alla bontà dell'onorevole interrogante e gli chiedo di ricevere in seguito per iscritto un allegato dove, per tutti i quindici lotti, ho indicato lo stato attuale della realizzazione, della progettazione e dei finanziamenti. Trattandosi di quattro o cinque pagine, voglio risparmiarvi la lettura integrale, ma mi limito a delineare un quadro generale.
Crediamo così importante la «Ionica» che abbiamo utilizzato i soldi destinati al ponte sullo Stretto di Messina, definanziandolo, al fine di finanziare proprio un lotto specifico (il lotto 4) della «Ionica».
Abbiamo utilizzato i fondi del PON e del FAS nazionali 2007-2013 destinandoli tutti alla Calabria, in buona parte per finanziare altri lotti della «Ionica». Abbiamo disposto con il programma 2007-2011 il completamento della progettazione dell'intera «Ionica».
Vorrei ricordare a me stesso - lei lo sa meglio di me perché è di quelle parti - che il tratto pugliese è già completato e il tratto lucano della Basilicata è in fase di completamento ed è in corso di adeguamento. Inoltre, per quanto riguarda i lavori di ammodernamento, il tracciato va in variante e, quindi, durante l'esecuzione dei lavori non ci saranno «strozzature» ulteriori del traffico rispetto a quelle che vi sono già di per sé.
Vorrei ricordare che la parte calabrese della «Ionica» è la più consistente. Abbiamo attivato altri quattro lotti, di cui tre sono già in costruzione e il quarto è in fase di in progettazione, e abbiamo attivato una programmazione completa, in parte, per il periodo 2007-2011 e, in parte, da realizzare successivamente al 2011, poiché stiamo parlando di quindici lotti per complessivi 12-15 miliardi di euro, a seconda delle varianti in corso d'opera che dovremo realizzare.
È ovvio, quindi, che esiste una questione meridionale e una questione settentrionale. È ovvio che dobbiamo affrontarle entrambe nei limiti delle risorse disponibili, ma con un grande impegno: destinare molti soldi per le infrastrutture anche nel disegno di legge finanziaria, nonostante che non abbiamo aumentato in alcun modo il gettito fiscale, vale a dire pur in presenza di una minore tassazione. Il gettito fiscale derivante dalla lotta all'evasione sicuramente è stato aumentato.
PRESIDENTE. Il deputato Ferdinando Benito Pignataro ha facoltà di replicare.
FERDINANDO BENITO PIGNATARO. Signor Presidente, sono soddisfatto della risposta del Ministro. Mi sembra che da parte del Governo vi sia la consapevolezza - ma lo avevo già dichiarato - dell'importanza dei due lotti: uno è stato finanziato con i soldi provenienti dalla decisione che ha assunto questa Assemblea di non procedere, come opera prioritaria, al ponte sullo Stretto di Messina; l'altro lotto riguarda il catanzarese ed è particolarmente importante.
Mi rendo conto che si tratta di 405 chilometri nella sola Calabria, che è la regione in cui la strada statale n. 106 subisce una strozzatura, sia rispetto alla Puglia dove da anni, ormai, l'opera è completata, sia rispetto alla Basilicata, dove i cantieri sono aperti da anni e si stanno completando. Per la Calabria vi è un problema di strozzatura vera: vi è una strada ad unica corsia, che attraversa paesi, anche turistici, di particolare importanza e luoghi degradati, in cui l'unicaPag. 55possibilità di trasporto e di mobilità consiste proprio nell'attraversamento della strada statale n. 106.
Ritengo che gli impegni che, in questa sede, il Governo assume - e che erano già stati assunti - siano importanti: è necessario che essi diventino realtà in modo univoco, perché queste opere, con molta franchezza, comportano lavori per anni e anni; inoltre, si tratta di una strada di grande pericolosità e di grande mobilità e mole di trasporto. Per questi motivi, signor Ministro, c'è bisogno, comunque, di intervenire in tempi rapidi anche con un progetto di messa in sicurezza di tratti che sono diventati assolutamente impercorribili...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FERDINANDO BENITO PIGNATARO. ... e che, quindi, creano una grandissima difficoltà alle popolazioni e, soprattutto, alle imprese commerciali di questa regione, che vogliono disporre di un collegamento stabile con il resto del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Prima di passare alla prossima interrogazione a risposta immediata, intendo precisare che, in questa specifica forma di confronto parlamentare, non è possibile consegnare testi scritti, poiché ciò che si afferma in Aula è registrato negli atti. Naturalmente, i Ministri possono inviare ai deputati i testi scritti che ritengano opportuni.
(Politiche del Governo in materia di grandi opere infrastrutturali, con particolare riferimento alla tratta ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione - n. 3-01430)
PRESIDENTE. Il deputato Stradella ha facoltà di illustrare l'interrogazione Leone n. 3-01430, concernente politiche del Governo in materia di grandi opere infrastrutturali, con particolare riferimento alla tratta ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9), di cui è cofirmatario.
FRANCO STRADELLA. Signor Presidente, signor Ministro, credo che anche lei, ormai, si sia reso conto del ritardo storico che sta accumulando il Paese sulla infrastrutturazione. Credo che si sia reso conto, altresì, che l'inopinato abbandono del progetto del ponte sullo Stretto di Messina e di alcune altre opere - compresi i ritardi che sta riportando la realizzazione del corridoio 5 con la tratta ad alta velocità Torino-Lione - stia compromettendo seriamente l'economia del Paese e il futuro delle nostre aziende.
Per cortesia, senza avventurarsi nell'esporre ciò che vorrebbe fare lei, ci dica, per favore, quali sono le iniziative che intende intraprendere il Consiglio dei ministri - quindi, non ciò che vorrebbe fare lei, ma quello che si farà veramente - per ovviare a tale grave ritardo e per dotare il Paese, finalmente, delle infrastrutture che necessita.
PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Mi dispiace contraddirla: lei conosce la stima e il rispetto personale e politico che ho per lei.
La prima questione che questo Governo intende e vuole portare avanti è pagare i debiti di quello precedente. Chiedo, pertanto, una dichiarazione d'onore del Ministro Tremonti, se sia vero o non sia vero che nel 2006 ha operato un blocco dei flussi di cassa per alcuni miliardi di euro, per cui adesso noi, nella legge finanziaria del 2007 e in quella del 2008, abbiamo dovuto impiegare soldi per pagare i loro debiti (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico-L'Ulivo)! Chiedo un giudizio d'onore su questo!
Deve finire questa storia, per cui noi stiamo...
FRANCO STRADELLA. Risponda alle domande!
PRESIDENTE. Scusate, tutti sanno bene che questa forma di confronto parlamentare è regolata in maniera ineccepibile: vi è un interrogante che illustra per un minuto, un Ministro che risponde per tre minuti e l'interrogante può replicare per due minuti...
PAOLO UGGÈ. E chi è che fa le domande?
PRESIDENTE. Lasciamo che il Ministro esponga, nello stile che ritiene di dover adottare, le sue idee e poi, nello stile che loro riterranno di dover esibire, lo faranno successivamente.
Prego, Ministro.
ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Ciò premesso e avendo dovuto far fronte a questi scompensi di cassa, ho detto e ribadisco che riconosco l'obiettivo giusto della «legge obiettivo». Lo riconosco e in questo senso non è vero che non abbiamo continuato a lavorare sulle opere più urgenti per la priorità che ad esse deve essere data.
In particolare, in merito a quanto lei ha riferito relativamente alla tratta Torino-Lione, lei sa bene che noi - tra i finanziamenti richiesti - abbiamo inserito anche quello per la Torino-Lione e abbiamo predisposto la relativa documentazione.
Leggendo i giornali di questa mattina, lei saprà che - a fronte di una richiesta che abbiamo fatto di 725 milioni di euro (ossia, quanto era possibile richiedere rispetto ai parametri europei) - questo finanziamento è in corso di definizione e nei prossimi giorni potrà essere accordato, proprio grazie a quel lavoro (che abbiamo svolto sulla tratta Torino-Lione) di coinvolgimento della popolazione locale, tale per cui quel progetto oggi, in modo corretto e concreto e con la condivisione e la concertazione con la popolazione locale, può essere realizzato.
Voi, al contrario, ce lo avete lasciato - ve lo voglio ricordare - con i poliziotti in mezzo alla Val di Susa che facevano una guerra «guerreggiata» con le popolazioni locali (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale), perché vi siete recati in quel luogo dalla sera alla mattina e ci avete messo le pale, senza rendervi conto che bisognava anche cercare la condivisione con il territorio (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Il deputato Lupi, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare per due minuti.
MAURIZIO ENZO LUPI. Signor Presidente, con toni molto più pacati di quelli del Ministro Di Pietro, chiedo un giurì d'onore per informare ed accertare che il Ministro Di Pietro, da diciannove mesi, ricopre il ruolo di Ministro delle infrastrutture di questo Paese con il Governo Prodi.
Un'altra osservazione che mi sembra palese è la seguente: se questo Governo sta pagando i debiti del Governo precedente, vuol dire che sta pagando i cantieri di opere, lavori e infrastrutture che, finalmente, nel nostro Paese, si sono aperti, altrimenti, infatti, non ci sarebbero pagamenti in corso.
La terza questione - che chiedo al Ministro Di Pietro di «attenzionare» (come direbbe lui stesso) - è la seguente: è finito il bluff, Ministro. Sono diciannove mesi che lei ricopre il ruolo di Ministro e sa meglio di me che un conto è parlare, un conto è stanziare somme nella legge finanziaria (quest'anno, per il 2007, sono stati stanziati 6 miliardi di euro per le grandi opere, certamente il 15-16 per cento in più delle somme precedenti), ma un altro conto è che le opere si devono realizzare. Purtroppo lei sa quanto me che dei 6 miliardi di euro che sono stati stanziati nella legge finanziaria, solo l'8 per cento, quest'anno, sono stati spesi! Ciò vuol dire che sono stati spesi, per flussi di cassa, 450 milioni di euro!
Lei sa meglio di me che le opere si costruiscono se si fanno appalti pubblici, i bandi. Solo nei primi sei mesi, si è registratoPag. 57il 65 per cento in meno di bandi (che vogliono dire appalti) per realizzare opere per le Ferrovie dello Stato! L'ANAS, in soli sei mesi rispetto alla scorsa legislatura, ha emesso il 20 per cento in meno di bandi!
Vi è, infine, un altro dato interessante, che forse lei conosce meglio di me. Avete fatto una cosa semplicissima: avete eliminato delle opere, anche la strada statale «Ionica», come è stato detto prima; avete l'intenzione di finanziare...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MAURIZIO ENZO LUPI. Concludo, signor Presidente. Le opere si realizzano! In un anno, al CIPE, avete portato 1,2 miliardi di euro di progetti. A Palermo è stato bloccato il nodo ferroviario...
PRESIDENTE. Deputato Lupi, deve concludere.
MAURIZIO ENZO LUPI. ...la Genova-Ventimiglia è bloccata! Questo è il tema - e concludo, signor Presidente - ancora chiedendo anch'io un giurì d'onore. Si verifichi, Ministro di Pietro, i diciannove mesi del suo lassismo e del lassismo di questo Governo quanto sono costati al Paese...
PRESIDENTE. Deve concludere, la prego.
MAURIZIO ENZO LUPI. ... 200 miliardi di euro è il costo del «non fare» e del «non realizzare» le infrastrutture in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
(Tempi per la presentazione del disegno di legge di ratifica della Convenzione sulla protezione e la promozione dei diritti e della dignità delle persone disabili - n. 3-01419)
PRESIDENTE. La deputata Zanotti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01419 concernente tempi per la presentazione del disegno di legge di ratifica della Convenzione sulla protezione e la promozione dei diritti e della dignità delle persone disabili (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10).
KATIA ZANOTTI. Signor Presidente, signor Ministro, il 13 dicembre l'ONU ha adottato la Convenzione sulla protezione e la promozione dei diritti e della dignità delle persone disabili, che sono 650 milioni nel mondo. Tale Convenzione è stata definita il primo trattato sui diritti umani del XXI secolo. Essa è solo un punto di partenza: ci vuole un piano concreto in ogni Paese che l'ha firmata, che definisca la priorità negli interventi, le risorse e i tempi di realizzazione. Pertanto, chiediamo al Governo quali siano i tempi sulla base dei quali si intenda presentare al Parlamento una legge di ratifica della Convenzione stessa.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il Governo condivide il giudizio dell'onorevole Zanotti, sull'importanza della Convenzione dell'ONU sulla protezione e promozione dei diritti e della dignità delle persone disabili. Il processo di ratifica della Convenzione ha preso avvio, per quanto riguarda il nostro Paese, con la costituzione di un gruppo di lavoro composto da dirigenti del Ministero degli affari esteri e del Ministero della solidarietà sociale. Come lei sa, onorevole Zanotti, la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità rappresenta uno strumento internazionale importante e complesso: vuole promuovere, tutelare e garantire il pieno e uguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone disabili, e promuovere il rispetto per la loro dignità. In tal senso, il contenuto della Convenzione investe l'intera sfera della vita delle persone disabili, affrontando tematichePag. 58come la discriminazione sulla base della disabilità, l'uguale riconoscimento davanti alla legge, il divieto di sfruttamento, violenza e maltrattamenti o, addirittura tortura, la libertà di movimento e di espressione, l'istruzione, i pari diritti e le pari opportunità e il ruolo della cooperazione internazionale.
Aggiungo, come lei sa, onorevole Zanotti, che l'Italia ha voluto firmare anche il protocollo opzionale alla Convenzione impegnandosi, cioè, a riconoscere la competenza di un comitato internazionale per i diritti delle persone con disabilità a ricevere ed esaminare comunicazioni, provenienti da - o in rappresentanza di - individui o gruppi di individui sottoposti alla sua giurisdizione, che affermino di essere vittime di violazioni delle disposizioni della Convenzione stessa da parte dei rispettivi Stati. Dunque, la ratifica del protocollo, che avverrà insieme a quella della Convenzione, assicurerà anche una forma di monitoraggio internazionale, per quanto riguarda il nostro Paese, del rispetto della Convenzione. Il gruppo interministeriale sta concludendo la predisposizione della documentazione per la legge di ratifica. La procedura è nella fase conclusiva. Nei prossimi giorni sarà acquisito il concerto dei ministri competenti. Subito dopo, il disegno di legge di ratifica verrà sottoposto all'approvazione del Consiglio dei ministri e sarà inoltrato al Parlamento.
PRESIDENTE. La deputata Zanotti ha facoltà di replicare.
KATIA ZANOTTI. Signor Presidente, apprendo con piacere del lavoro svolto dal gruppo ricordato dal signor Ministro. Dalla risposta da lei fornita a questa interrogazione a risposta immediata, signor Ministro, mi sembra di capire che il Governo abbia intenzione di procedere con determinazione e che non stia sottovalutando il problema. Chiedo, comunque, che non vi sia alcuna sottovalutazione perché, in questo caso, il tempo diventa davvero sostanza. Sappiamo che la Convenzione sancisce che i diritti umani valgono anche per i disabili e che ogni ostacolo al pieno godimento degli stessi va assolutamente rimosso. Quindi, si tratta di una Convenzione che ha conseguenze concrete, che pretende un piano, priorità di intervento, risorse e - insisto - nessuna sottovalutazione. Nel nostro Paese, la vita quotidiana delle persone disabili rimane ancora piena di difficoltà, nonostante una diversa attenzione da parte del Governo al tema della disabilità.
Rimangono pieni di difficoltà la rete dei servizi, l'assistenza domiciliare, l'integrazione scolastica, l'inserimento nel lavoro, nonostante ci siano leggi molto avanzate in questo senso. Apprendo dalla sua risposta che ci si sta attivando attraverso il gruppo di lavoro che lei ha citato. Dopo l'importante firma per la quale, il 30 marzo, il Ministro Ferrero si è recato a New York, ci aspettiamo, così come i disabili del nostro paese che, peraltro, hanno concorso, con il loro associazionismo, in modo rilevante, alla predisposizione e alla elaborazione della Convenzione...
PRESIDENTE. Deputata Zanotti, deve concludere.
KATIA ZANOTTI. ...che si giunga in tempi rapidi alla ratifica in Parlamento. Esiste, infatti, un motto: nulla che ci riguarda sia deciso senza di noi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
(Tempi di adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri previsto dal comma 520 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007 in tema di stabilizzazione del personale impiegato in attività di ricerca presso gli enti pubblici di ricerca - n. 3-01420)
PRESIDENTE. La deputata Ghizzoni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01420, concernente i tempi di adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri previsto dal comma 520 dell'articolo 1 della legge finanziariaPag. 59del 2007 in tema di stabilizzazione del personale impiegato in attività di ricerca presso gli enti pubblici di ricerca (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).
MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, signor Ministro, la ricerca si nutre di libertà, ma nel nostro Paese sono molti i ricercatori che non conoscono tale situazione di autonomia e di indipendenza. Ci riferiamo ai ricercatori precari che contribuiscono allo sviluppo scientifico e culturale del nostro Paese, ma la loro azione è svolta senza le certezze che derivano da un lavoro stabile, certezze non solo economiche, ma anche di autonomia per le proprie ricerche e di riconoscimento dei propri meriti.
Per contrastare tale fenomeno il gruppo del Partito Democratico-L'Ulivo ha sostenuto convintamente nella legge finanziaria per il 2007 - attualmente in vigore - la norma che consente, per gli enti pubblici di ricerca, la stabilizzazione di ricercatori precari titolari di contratti a tempo determinato attivati a seguito di procedure selettive. A tal fine, è stato costituito un apposito Fondo per il 2007, di 20 milioni di euro, per il cui utilizzo è prevista l'emanazione di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. Pertanto, chiediamo quando sarà approvato tale decreto, che non può esser ulteriormente procrastinato in quanto rappresenta un primo significativo passo verso la giusta valorizzazione dei talenti italiani nel campo della ricerca e del sapere.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il tema sollevato è di grandissimo rilievo e riguarda sia l'impegno complessivo del Governo per superare il precariato nel lavoro sia la centralità della ricerca e di coloro che vi operano per il progresso del nostro Paese. Come lei ricordava, onorevole Ghizzoni, la legge finanziaria ha previsto un fondo di 20 milioni di euro per il 2007 e di 30 milioni per il 2008. I criteri generali in materia di stabilizzazione sono stati poi definiti con la direttiva n. 7 del 30 aprile 2007, dal Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, che ha provveduto, con successive circolari, a fornire le necessarie istruzioni agli enti di ricerca per la presentazione delle richieste di stabilizzazione e di assunzione. Sulla base delle richieste pervenute dagli enti interessati è stata elaborata una ripartizione del Fondo che ha tenuto conto di alcuni parametri quali il numero degli enti vigilati, le vacanze di organico, il fabbisogno rappresentato e le assunzioni che erano state autorizzate nell'ultimo triennio.
Come lei ricordava, onorevole Ghizzoni, per l'utilizzazione del Fondo, si provvede con decreto del Presente del Consiglio dei ministri da adottare sulla base di una deliberazione del Consiglio dei ministri stesso, sentite le amministrazioni vigilanti sugli enti di ricerca. Tale provvedimento, che prevede di assumere a tempo indeterminato un numero complessivo di circa 804 unità tra vincitori di concorso e lavoratori precari, è attualmente all'esame finale del Ministero dell'economia e delle finanze per la valutazione della compatibilità e coerenza di bilancio. Credo e auspico che possa essere già approvato nel corso del prossimo Consiglio dei ministri, previsto per venerdì 16 novembre ed, in ogni caso, se ciò non fosse possibile, per quello successivo.
PRESIDENTE. Il deputato Tocci, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
WALTER TOCCI. Signor Ministro, è una bella notizia per la ricerca scientifica italiana! Con l'impegno preso in questa sede si possono, quindi, trasformare tanti contratti a termine in assunzioni stabili. I giovani ricercatori italiani attendevano da tanto tempo questa bella notizia. Il precedente Governo, infatti, aveva bloccatoPag. 60per cinque anni i concorsi negli enti di ricerca, chiudendo le porte ai giovani talenti del nostro Paese. Tutto ciò ha soffocato la ricerca scientifica e ha costretto molti a cercare fortuna all'estero. Ricordo che il precedente Ministro, dopo avere chiuso le porte, versava anche lacrime di coccodrillo per la «fuga dei cervelli». Ora si inverte la rotta, con la notizia che lei ci ha riferito: si riaprono le porte e si dice, soprattutto, ai giovani scienziati italiani che questo è il loro Paese e che esso ha bisogno di loro. Quindi, la ringrazio, signor Ministro. Sappiamo che il suo impegno personale è stato decisivo per sbloccare in questi ultimi giorni il decreto che impegna i fondi per le assunzioni già stanziati dalla finanziaria per il 2007.
Le chiediamo anche di prestare attenzione alle procedure successive: sono infatti stanziati nella finanziaria di quest'anno e nel bilancio triennale altri fondi per riaprire i concorsi pubblici. Ci sono finanziamenti per mettere a concorso almeno duemila posti di ricercatore e, soprattutto, dobbiamo ricorrere alle procedure normali, ai normali concorsi pubblici. Un giovane astrofisico, che ho incontrato in questi giorni e che, insieme ad altri, attendeva questa buona notizia, mi diceva che i concorsi pubblici nella ricerca dovrebbero avere la stessa regolarità dell'orbita dei pianeti intorno al sole. Penso che questa sia, davvero, una regola che ci dovremmo dare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo).
(Orientamenti del Governo in tema di lavoro intermittente - n. 3-01421)
PRESIDENTE. Il deputato Fabris ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01421, concernente orientamenti del Governo in tema di lavoro intermittente (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12).
MAURO FABRIS. Signor Presidente, la questione investe il tema del protocollo sul welfare, che ci accingiamo a convertire in legge in questo ramo del Parlamento, e riguarda l'abrogazione, prevista dall'articolo 13 di tale protocollo, del cosiddetto lavoro intermittente o a chiamata. Riteniamo che ciò sia sbagliato, che sia un errore, perché potrebbe portare un grave danno all'economia italiana e ai datori di lavoro, specialmente in tutti quei settori, in particolare quello turistico e della ristorazione, dove c'è una variazione periodica della domanda di lavoro. I predetti datori di lavoro non avrebbero più uno strumento legale per far fronte a tali esigenze periodiche. L'abrogazione della ricordata forma contrattuale determinerebbe un danno per le casse dello Stato, considerato che il lavoro nero significa, anzitutto, evasione fiscale, e per gli stessi lavoratori, perché questi ultimi non avrebbero più un sistema di garanzie come quello attualmente riconosciuto. L'annientamento delle richiamate garanzie, indubbiamente, li metterebbe in situazioni di maggiore debolezza e difficoltà. Chiediamo dunque al Governo di capire cosa accadrà dal 1o gennaio, con particolare riferimento al predetto tipo di settori.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, l'onorevole Fabris richiama la nostra attenzione sull'articolo 37 del decreto legislativo n. 276 del 2003, relativo al lavoro intermittente per periodi predeterminati nell'arco della settimana, del mese o dell'anno. Come è noto, nel disegno di legge attuativo del protocollo del 23 luglio 2007 con le parti sociali è prevista l'abrogazione delle disposizioni relative a tale peculiare tipologia contrattuale, proprio in considerazione delle caratteristiche del ricordato istituto, che è connotato da un certo grado di instabilità lavorativa. In via generale, tale impostazione è coerente con la linea del Governo di accrescere il tasso di quella che definiamo «buona occupazione» - in Europa si definisce così - ovvero di un'occupazionePag. 61caratterizzata da un maggiore grado di stabilità. Con l'accordo fra il Governo e le parti sociali sono stati concretizzati e condivisi i predetti obiettivi, la cui formalizzazione risiede nel ricordato disegno di legge, che, in particolare all'articolo 9, stabilisce tra i principi e i criteri direttivi di delega anche l'incremento dei livelli di occupazione stabile.
D'altra parte, devo riconoscere che sono concrete le esigenze da parte di taluni operatori economici - soprattutto di coloro che operano nel campo del turismo, come lei, onorevole Fabris, evidenziava nella sua interrogazione - di disporre di una quota aggiuntiva di personale per i periodi dell'anno nei quali si registrano picchi di attività. Per questa ragione, proprio con il protocollo siglato lo scorso 23 luglio, il Governo si è impegnato ad attivare un tavolo di confronto con le parti sociali per esaminare ipotesi di part time che possano rispondere ad esigenze di attività di breve durata per lavoratori ed imprese come quelle che lei richiamava nella sua interrogazione. Ciò sarà naturalmente fatto, anche in coerenza con gli impegni che il Governo ha assunto con la sottoscrizione del protocollo con le parti sociali.
PRESIDENTE. Il deputato Fabris ha facoltà di replicare.
MAURO FABRIS. Signor Presidente, ringrazio il Ministro perché, con questa risposta, il Governo dimostra di aver inquadrato la questione e di aver compreso il problema che si apre. Il punto è che rischiamo di mettere in difficoltà uno dei settori trainanti dell'economia del nostro Paese, cioè appunto quello turistico: tale settore, come ricordava il Ministro, presenta infatti un andamento non continuativo, caratterizzato da picchi di attività (si tratti del fine settimana o di particolari momenti dell'anno quali le vacanze). Si tratta dunque di un problema che affligge quella che è sostanzialmente la prima industria del nostro Paese (e che è particolarmente sentito nell'ambito della ristorazione): peraltro, segnalo che molte persone, soprattutto i giovani, studenti o meno, trovano nella partecipazione all'attività di questo settore anche il modo per gravare meno sulle tasche della famiglia e quindi per contribuire al proprio mantenimento.
Signor Ministro, la questione - come lei ha ben inquadrato - è reale e va risolta. Il punto è infatti che, se noi - come mi auguro - riusciremo a tradurre in legge il protocollo siglato con le parti sociali (che ha avuto anche l'avallo da parte dei lavoratori e dei pensionati che lo hanno votato), a partire dal prossimo 1o gennaio ci troveremo sostanzialmente con un vuoto normativo. Il richiamo che lei ha dunque fatto - correttamente - ad un tavolo di concertazione che dovrà essere aperto è giusto: vi è però il problema dei tempi. Chiedo dunque nuovamente al Governo di riflettere su interventi anche più rapidi ed immediati, affinché si possa sopperire al vuoto normativo che si creerebbe. In particolare - avanzo una proposta che ribadiremo anche nel corso del dibattito sul provvedimento che lei richiamava - si potrebbe pensare ad una maggiore determinazione nel definire giorni ed orari in cui la rigidità che in ogni caso il protocollo prevede possa essere attenuata in funzione delle esigenze dei ricordati settori specifici dell'economia italiana. Mi auguro che di tali esigenze il Governo tenga conto fino in fondo, poiché si tratta di un settore - lo ripeto, quello del turismo - assolutamente decisivo e trainante per il nostro sistema Paese (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
(Tempi di presentazione del prossimo programma nazionale per la ricerca - n. 3-01431)
PRESIDENTE. Il deputato Barbieri ha facoltà di illustrare l'interrogazione Volonté n. 3-01431, concernente tempi di presentazione del prossimo programma nazionale per la ricerca (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 13), di cui è cofirmatario.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, signor Ministro, questo Governo -Pag. 62che tanti danni fa al Paese - ha anche provveduto a non aggiornare il programma nazionale della ricerca: un adempimento che, a norma dell'articolo 1 del decreto legislativo n. 204 del 1998, deve essere espletato annualmente. In questo modo, il Governo non ha esposto analiticamente gli interventi che intende realizzare, poiché è sulla base di tale programma che il Governo opera. Esso costituisce infatti il punto di sintesi degli interventi nazionali, in coerenza con le azioni dell'Unione europea: è il quadro di riferimento per gli interventi regionali ed è il parametro utilizzato dal Ministro per l'approvazione dei piani di attività di tutti gli enti e per l'assegnazione delle relative risorse.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'università e della ricerca, Fabio Mussi, ha facoltà di rispondere.
FABIO MUSSI, Ministro dell'università e della ricerca. Signor Presidente, le date cui si fa riferimento nell'interrogazione illustrata dall'onorevole Barbieri non sono esattissime. Il programma nazionale per la ricerca attualmente vigente cessa, infatti, la propria operatività il 31 dicembre 2007.
Il nuovo programma per il triennio 2008-2010 è attualmente in fase di elaborazione, essendo vigente il precedente, e sarà presentato nelle sedi istituzionali e al CIPE entro la fine dell'anno, anno con riferimento al quale le segnalo anche qualche interessante novità.
Per la prima volta nel CIPE vi è il Ministro dell'università e della ricerca, e la quota del budget pluriennale del CIPE destinata a ricerca e sviluppo è fissata ora, da questo Governo, al 14 per cento (è quindi, triplicata).
Le attività per il prossimo triennio faranno riferimento, dunque, agli obiettivi generali e alle modalità di attuazione degli interventi stabiliti con le nuove linee strategiche per il periodo 2008-2010 che, come ho affermato, sono in fase di definizione.
In attesa del nuovo piano, naturalmente il Governo ha posto in essere alcune misure: ha innanzitutto dato una base finanziaria più sistematica e coerente al programma nazionale di ricerca, mediante l'istituzione del FIRST, previsto dal comma 870 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007, che è stato finanziato per 300 milioni di euro nel 2007 e 2008, e 360 nel 2009.
Ricordo che le risorse per i principali fondi di finanziamento della ricerca previste dall'ultima legge finanziaria del precedente Governo erano, sostanzialmente, pari a zero già nel 2008. Contemporaneamente, per rendere scientificamente migliori e più adeguati i contenuti del piano, il Ministero, con il proprio regolamento di organizzazione, ha appena previsto la ricostituzione del CEPR (Comitato di esperti per la politica della ricerca), già soppresso nel 2003 dall'allora Ministro Moratti, e ciò per coinvolgere la comunità scientifica al massimo livello nella redazione del piano.
In questo modo, potremo fornire al Paese un piano scientificamente valido, corrispondente alle esigenze reali e di valore europeo.
PRESIDENTE. Il deputato Barbieri ha facoltà di replicare.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, resto un po' sorpreso dall'ottimismo del Ministro: se tenta di farlo credere a me ciò va anche bene, ma se tenta di far credere al Parlamento (oggi è il 14 novembre ed è ancora in corso l'esame del disegno di legge finanziaria, dei decreti e di tutto ciò che lei, Ministro, conosce bene) che di qui al 31 dicembre egli sarà in grado di fare quello che non ha fatto per mesi, io l'aspetto, come tanti altri suoi colleghi, alla prova dei fatti.
Una cosa è certa: in poco tempo e senza un'adeguata istruttoria, porre le basi per un approccio strategico nazionale su obiettivi, modalità di attuazione, prospettive e campi di intervento pubblico nella ricerca è un compito molto arduo, e non so se un Governo gracile, che non cresce e non riesce neanche ad assorbire il latte materno possa riuscire ad adempiere a tali compiti.
Un sistema di governo multilivello, con un intreccio di politiche e risorse economichePag. 63europee, nazionali, regionali e locali per affrontare sfide difficili in settori fondamentali per l'economia, non appare compatibile con la mancanza di un programma a ridosso dell'imminente scadenza del Programma nazionale della ricerca 2005-2007.
Il Parlamento ed il Paese non hanno un riferimento strategico, e solo un quadro stabile favorisce gli investimenti privati in ricerca ed innovazione. Per fare un riferimento, signor Ministro, ad un argomento di questi giorni, rammento il settore dell'energia. Il suo Presidente del Consiglio ed il Ministro per lo sviluppo economico parlano della necessità per l'Italia di stare dentro la ricerca nel settore dell'energia nucleare.
Un suo collega di Governo - ed anche di schieramento politico -, il Ministro Pecoraro Scanio, ritiene surreale il fatto che in Italia si discuta ancora del vecchio nucleare. Queste sono le condizioni in cui il Governo lascia il paese.
(Misure di sostegno a favore dei ricercatori italiani e per lo sviluppo della ricerca scientifica - n. 3-01432)
PRESIDENTE. La deputata Filipponio Tatarella ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-01432, concernente misure di sostegno a favore dei ricercatori italiani e per lo sviluppo della ricerca scientifica (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 14), di cui è cofirmataria.
ANGELA FILIPPONIO TATARELLA. Signor Presidente, signor Ministro, se un assegno di 850 euro attribuito ad un dottorando di ricerca, come lei sa, suscita scandalo tanto da indurre la maggioranza al Senato ad approvare un emendamento dell'opposizione, credo che altrettanto scandalo dovrebbe suscitare il fatto che un ricercatore al primo impiego percepisca una retribuzione di 1.100 euro.
Signor Ministro, le chiedo molto sinteticamente, perché ho solo un minuto a disposizione e mi infastidirebbe molto lo scampanellio, peraltro giusto, del Presidente, che nel disegno di legge finanziaria (in ciò risiede l'urgenza della mia interrogazione) siano previsti fondi che possano adeguare le retribuzioni dei ricercatori. In tal modo, signor Ministro, non si farebbe altro che applicare un minimo di quella giustizia distributiva di cui ogni politica dovrebbe ...
PRESIDENTE. Lo dico a voce piuttosto che con il campanello. La invito a concludere il suo intervento.
ANGELA FILIPPONIO TATARELLA. ... tenere conto e che forse eviterebbe quella fuga di cervelli non auspicata da nessuno.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'università e della ricerca, Fabio Mussi, ha facoltà di rispondere.
FABIO MUSSI, Ministro dell'università e della ricerca. Signor Presidente, onorevole Filipponio Tatarella, l'interrogazione è complessa e proverò a rendere una risposta franca, ancorché sintetica, articolata in tre punti.
In primo luogo, convengo con lei in ordine all'allarme sulla fuga dei cervelli. Ormai scienza e conoscenza non hanno più frontiere e tutti si muovono ovunque, ma la criticità italiana è doppia: abbiamo una scarsa attrattività dall'esterno e un'uscita non per libera scelta, ma perché spinti dal bisogno.
I redditi dei ricercatori sono ormai sotto il salario operaio. I borsisti percepiscono 800 euro, gli assegnisti 1.110, i ricercatori 1.200. Convengo che questa sia una priorità e un problema aperto, non ancora risolto, né da questo né dai precedenti Governi. Questa mattina ho presentato al Consiglio universitario nazionale un decreto in ordine al dottorato. Al fine di aumentare l'entità delle borse di studio il Governo distribuirà 20 milioni di euro. Inoltre, accolgo volentieri la notizia relativa all'emendamento che amplia tale quota a 40 milioni, ma tale aumento deve trovare una copertura adeguata.Pag. 64
In ordine al cosiddetto «rientro dei cervelli» non avrei mai varato quella legge, perché sono stati spesi 54 milioni di euro per permettere il rientro di 450 persone, mentre ne ho trovate solo 30 stabilizzate, poi, con grande fatica, portate a 70. Onorevole Filipponio Tatarella, lei non può vedere, ma nel 2006, l'anno precedente, la tabella evidenzia un finanziamento della legge pari a zero (Il Ministro dell'università e della ricerca mostra una tabella). Ho dovuto stabilire un nuovo finanziamento.
Il secondo problema è relativo alle discipline scientifiche e tecnologiche. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una costante diminuzione. Per l'anno in corso sono in possesso di alcuni dati che mostrano una ripresa. Il problema è relativo al rapporto tra domanda e offerta e deriva anche dalla scarsa propensione delle imprese a dotarsi di personale qualificato.
Infine, vi è il problema relativo alle risorse. Nel disegno di legge finanziaria sono stati stanziati 630 milioni di euro per 3 anni. Anche in questo caso, e mi dispiace che lei non possa vedere, faccio notare che il grafico scende allorché si passa dall'anno 2005 al 2006 (Il Ministro dell'università e della ricerca mostra una tabella). Ho trovato una tendenza alla riduzione del fondo per l'università. Quest'anno, nonostante l'annata pesante della legge finanziaria, il grafico risale per un importo pari a 199 milioni di euro e per il prossimo anno continua a salire e sul consolidato si impenna di 330 milioni di euro. Non siamo ai livelli degli investimenti di Paesi a noi affini e tuttavia siamo in presenza di una ripresa. Se concentriamo la nostra attenzione sulla tabella relativa alla ricerca nel 2001 - l'ultimo anno del centrosinistra - vi sono stati tre miliardi e 12 milioni di spesa globale. Nel primo anno di Governo del centrodestra vi è stata una spesa di due miliardi e 315 milioni. Nell'ultimo anno del centrodestra la spesa è stata di due miliardi e 308 milioni. Abbiamo assistito ad una diminuzione che si è protratta per cinque anni. Nell'anno in corso, pur in modo insufficiente, l'investimento risale. Credo che gli investimenti, sia pubblici, sia privati, nella ricerca scientifica e nell'università siano una questione che merita l'attenzione di tutto il Parlamento perché da essi dipende gran parte del destino del nostro Paese.
PRESIDENTE. La deputata Filipponio Tatarella ha facoltà di replicare.
ANGELA FILIPPONIO TATARELLA. Signor Presidente, signor Ministro, sono soddisfatta per la conclusione del suo intervento, perché ha riconosciuto l'importanza fondamentale della ricerca per l'Italia e sul punto, francamente, sprecare parole sarebbe stato retorico per cui ci troviamo perfettamente d'accordo.
Signor Ministro, non vorrei essere costretta - anche perché la mia interrogazione non ha una finalità polemica, ma propositiva - a ricordarle la reazione non entusiastica di tutti gli organi universitari a seguito della legge finanziaria dell'anno scorso.
È bene, pertanto, lasciar cadere il ragionamento per cui se gli altri hanno fatto male noi facciamo altrettanto male e quindi non fa niente. Non è questo lo spirito con il quale agisco e credo che non dovrebbe essere neanche quello con cui dovrebbe agire lei o chiunque altro.
Ritengo che il problema si ponga. È vero, la mia interrogazione era ovviamente più articolata di quanto non abbia avuto il tempo di esporre e, dunque, mi rendo conto che si tratta di problemi che, purtroppo, non possono essere esauriti e risolti in un'interrogazione perché troppo complessi e vasti.
Malgrado tale consapevolezza, ho presentato nell'interrogazione alcuni punti molto critici a causa dell'emergenza del problema. Si trattava di sollecitare lei, nonché la maggioranza, ad intervenire immediatamente attraverso la legge finanziaria di quest'anno perché lei sa che se si costruiscono cattedrali, queste diventano cattedrali nel deserto, mentre una piccola casa abitata può essere già un risultato e può essere molto più di una ipotetica cattedrale che non vi è mai stata, se non nel deserto.Pag. 65
Quindi, facciamo tutto ciò che è possibile immediatamente, perché è bene prevedere 40 milioni in più...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ANGELA FILIPPONIO TATARELLA. ... per i dottorandi, ma è molto male non adeguare le retribuzioni dei ricercatori.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 17 con la discussione sulle linee generali del disegno di legge di conversione del decreto-legge in materia economica.
La seduta, sospesa alle 16,35, è ripresa alle 17,05.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI