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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 18,45).
(Orientamenti del Governo sull'opportunità di sospendere per motivi di ordine pubblico la costruzione di nuovi edifici da adibire al culto islamico - n. 2-00842)
PRESIDENTE. L'onorevole Alessandri ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00842, concernente orientamenti del Governo sull'opportunità di sospendere per motivi di ordine pubblico la costruzione di nuovi edifici da adibire al culto islamico (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 4).
ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, signor sottosegretario, oggi, in via eccezionale, la questione non riguarda i nomadi e gli zingari, ma vi è un altro problema spinoso che riguarda Reggio Emilia.
Si tratta di un problema assurto alle cronache e alla conoscenza della città di Reggio Emilia, il 6 novembre scorso, quando, a seguito di un'operazione ben svolta da parte delle forze dell'ordine, si è arrivati all'arresto di circa venti personaggi in tutta Italia, di cui ben quattro nella sola provincia di Reggio Emilia. Si tratta di quattro personaggi gravitanti all'interno delle moschee provinciali, in particolare, maggiormente in quelle di Reggio città e di Novellara e residenti sia della città sia del comune, poco distante, di Cavriago.
Nei primi giorni i giornali hanno parlato dell'episodio, ma su di esso non si sono posti quegli interrogativi che, a mio avviso, un avvenimento di questo genere avrebbe dovuto, giustamente, suscitare. Esso, infatti, fa seguito ad un altro episodio, molto simile, accaduto qualche anno fa, che riguardava alcuni personaggi, in particolare il famoso Daki che la Forleo, per certi versi, paragonò ad un guerrigliero. In seguito, una seconda sentenza rimise a posto le cose definendolo, comunque, un personaggio legato al terrorismo islamico, il quale reclutava (in questo caso erano i passaporti) persone che dovevano recarsi in Paesi come l'Iraq con funzioni di kamikaze.
Oggi, a Reggio Emilia, ci troviamo nella stessa situazione: la cosa è gravissima perché, dall'episodio Daki ad oggi, credo che avremmo dovuto agire con una maggiore fermezza, effettuare maggiori controlli e porci degli interrogativi. Noi della Lega Nord Padania avevamo detto che queste cose sarebbero accadute, ed esse sono talmente accadute che, un paio di anni dopo - a seguito delle famose vignette della Danimarca - vi fu, nel centro di Reggio Emilia, una marcia di qualche migliaio di islamici, i quali, passando anche di fronte ad una chiesa locale, inneggiavano ad Allah. Noi della Lega chiamammo a raccolta i cittadini nella piazza Prampolini che si riempì piena di gente, nonostante molti avessero paura, quel giorno, a farsi vedere; tuttavia, riempimmo comunque la piazza, proprio per dimostrare e testimoniare che i reggiani non accettavano - da parte di queste persone, che sono comunque ospiti a casa nostra - atteggiamenti di questo genere.
I due episodi, messi insieme, avrebbero dovuto far alzare le antenne, farle oscillare, vibrare e dirci di prestare attenzione. A Reggio Emilia, forse, di fronte a questo buonismo imperante nel quale ogni volta che si verificano questi episodi, si fa sempre finta che non siano accaduti e si cerca sempre di dire che è importante cercare l'integrazione, anche quando qualcuno ti dimostra che di integrazione non ne vuole assolutamente sapere, si sarebbe potuto agire per tempo e, forse, evitare che si arrivasse alla identificazione di altri quattro personaggi, più altri che sono inquisiti.
Ricordo che, fino a poco tempo prima, era a Reggio Emilia l'attuale imam di Parma, che è quello che sta promuovendo e cercando di ottenere una grossa moschea a via Campanini. Anche lui gravitava aPag. 101Reggio Emilia, ed è inquisito perché conosceva o frequentava questi personaggi.
Il vero problema, di fronte a ciò, è che non possiamo far finta che si tratti di un arresto normale di qualcuno ha rubato caramelle in un supermercato o che sia un episodio di micro o macrocriminalità da mettere semplicemente nelle statistiche: si tratta di un episodio gravissimo. I terroristi islamici sono a casa nostra, usano quelle che voi concedete come luoghi islamici di culto - le moschee - che, a volte, vengono fatte passare, inizialmente, come circoli culturali islamici e poi, in qualche modo, si trasformano in moschee, tenendo conto che la moschea non è obbligatoria per l'Islam.
Si tratta di un problema su cui dovreste interrogarvi. Noi l'abbiamo fatto per tempo, perché studiamo l'Islam da parecchi anni e non siamo ignoranti in materia: anzi, purtroppo, lo conosciamo bene. Lo sto studiando da quasi 17 anni, confrontandomi con esperti, con gente che vive nei Paesi islamici, con i copti egiziani con cui mi rapporto frequentemente, con persone vicine al patriarcato di Antiochia, vale a dire con coloro che mi possono spiegare bene - non per sentito dire, non per un convegno buonista, ma perché vivono sulla loro pelle ciò che l'Islam è veramente - quello che ci siamo portati in casa. Essi sanno qual è il fondamento integrativo di una religione come l'Islam che, a detta di chi lo conosce bene, non è integrante ma spesso prevaricante, non è includente, ma escludente; si tratta di una religione che ha come fondamento quello di far prevalere l'Islam, distruggendo gli infedeli. Nonostante tutti questi interrogativi, stiamo costruendo moschee che, peraltro, non sono obbligatorie: un buon musulmano ha solo l'obbligo di pregare rivolto verso la Mecca. La moschea, spesso, viene richiesta da sedicenti organizzazioni rappresentative del mondo islamico per poi diventare spesso luogo di attività politica; anche il sermone del venerdì, infatti, è una consuetudine non obbligatoria.
Questi luoghi di culto non sono come la chiesa per la fede cattolica: la moschea per l'Islam è un'altra cosa, non è dovuta, non è obbligatoria - certo se gliela date la prendono, ma non è obbligatoria - e diventa spesso ricettacolo di attività illecite, soprattutto nel momento attuale, dopo l'11 settembre 2001, dopo Madrid, Londra e tanti altri episodi, anche in Italia, di arresti e indagini legati a terroristi che stavano preparando attentati. In questo caso, le registrazioni telefoniche fanno rilevare che stavano addirittura preparando un attentato all'aeroporto di Bologna.
Ciò dovrebbe farci quanto meno mettere le mani nei capelli. e credo che uno Stato serio, di fronte al pubblico interesse, alla sicurezza pubblica e alle leggi sul terrorismo, dovrebbe cominciare a fare una cosa molto semplice. Ci sono nuove moschee in previsione, senza controllo. A Bologna c'è addirittura l'UCOII: gli interrogativi ai quali tale associazione ha risposto negli ultimi anni sull'affidabilità e sul dialogo istituzionale credo siano pochissimi, e ancora nessuno mi ha mai dimostrato cosa l'UCOII rappresenti nel mondo islamico. Essi si atteggiano a rappresentare una comunità islamica che, spesso, invece, andando a verificare, non rappresentano, ma si muovono molto da un punto di vista politico per ottenere questi cosiddetti luoghi di culto. Tali luoghi poi diventano, come in questo caso, problemi enormi, sui quali credo che nessuno possa più chiudere un occhio. Su tutto ciò dobbiamo interrogarci, prendendo atto che il terrorismo sta affondando radici in casa nostra e in determinate zone come Reggio Emilia e che nell'arco degli anni i terroristi non sono spariti, ma anzi, continuano ad esistere e preparano attentati, kamikaze ed azioni contro questo Stato e contro la nostra gente.
Ciò che la gente si aspetta è un atto di serietà ed una presa di coscienza del fatto che così non si può andare avanti. Non ci siamo dimenticati, già il giorno dopo, di ciò che è accaduto perché, purtroppo, molto probabilmente sta accadendo ancora, se non a Reggio Emilia, nei comuni vicini. A Bologna esiste una moschea, che, secondo le loro intenzioni, dovrebbe forsePag. 102diventare la più grande d'Europa, richiesta proprio dall'UCOII, e ce n'è una a Parma, e colui che la richiede è indagato nello stesso procedimento (oggi mi riferiscono che ha dichiarato alla stampa che vuole andare avanti con il progetto della moschea di via Campanini).
Credo che un'azione ferma che i sindaci, che hanno speso parole ed hanno preso impegni, non hanno il coraggio di intraprendere, possa essere intrapresa dal Governo, perché le leggi lo possono prevedere per motivi di ordine pubblico, anche internazionale, e per la sicurezza dei nostri cittadini. Questi ultimi si aspettano una risposta seria da uno Stato che, purtroppo, negli ultimi mesi è stato molto poco serio. Risolvere le situazioni di Parma e Bologna significherebbe già lanciare un bel messaggio.
Inoltre, chiedo - come ho già fatto personalmente col prefetto di Reggio Emilia - di verificare cosa avviene all'interno delle moschee esistenti. Mi fa piacere che ci siano anche le firme di deputati di Forza Italia, Alleanza Nazionale e dell'UDC, in questo caso, perché si tratta di un tema importante.
Quello che chiedo, intanto, è di non rilasciare ulteriori concessioni per altre moschee; ma anche in quelle attuali, credo che dopo quello che è successo non si possa far finta di niente, ma sia necessario indagare. Voglio sapere, quando fanno il «predicozzo» del venerdì, quello santo, cosa dicono; chiedo che quello che dicono sia sottoposto a un vaglio, che sia sempre presente la DIGOS e parlino solo in italiano. A questo punto, non possiamo più concedergli quello che vogliono, perché c'è veramente un enorme problema di ordine pubblico.
Qualcuno ha proposto di prendere le impronte digitali - lo ha proposto anche uno di voi, tra l'altro, non è che lo abbiamo proposto noi - a chi frequenta i centri islamici. Non so se sia sufficiente, ma sicuramente va compiuto un attento, accurato e approfondito controllo, a 360 gradi. Non apriamone più e, se sarà il caso, ci vuole anche il coraggio di intervenire, laddove ci siano delle situazioni poco chiare. Ricordo che quelli di Perugia, Torino, Cremona, viale Jenner, Varese sono episodi allucinanti, che abbiamo scoperto, spesso, quasi per puro caso.
Quanti ancora ce ne sono in giro? Questo è un Paese dove si è aperta una moschea ogni cinque giorni. Credo che uno Stato serio, di fronte a quello che è già accaduto in passato e a quello che purtroppo - faccio il facile profeta - accadrà anche nel prossimo futuro, dovrebbe dire: fermi tutti, le moschee non si aprono più e cominciamo a chiuderne qualcuna.
L'islamico, se si vuole integrare, deve anche darci un segnale. Personalmente ritengo che, a questo punto, visto che il Corano prevede anche la menzogna nei nostri confronti (anzi, è una «medaglietta» per il buon musulmano), sia possibile cercare di imporre le regole, come dovrebbe fare un qualsiasi Stato serio, anziché lasciarcele imporre da loro.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Marcella Lucidi, ha facoltà di rispondere.
MARCELLA LUCIDI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, l'interpellanza muove da un'operazione che è stata condotta il 6 novembre scorso: in varie località del Paese è stata data esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Milano nei confronti di 11 di 20 soggetti indagati, di cui 9 localizzati all'estero, per i reati di associazione sovversiva con finalità di terrorismo, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, ricettazione e traffico di documenti falsi.
Le indagini, condotte anche in Gran Bretagna e Francia, hanno permesso di delineare l'esistenza di una cellula jihadista attiva in Lombardia per la pianificazione di attività terroristiche ed il reclutamento di nuovi militanti, avente un importante ruolo di raccordo tra le cellule dislocate sul territorio nazionale, precisamente a Milano, Varese, Reggio Emilia, Perugia e in Sicilia, e quelle operantiPag. 103all'estero, in Europa, Nord Africa e Medio Oriente.
Quattro degli 11 arrestati - lo ricordava l'onorevole interpellante - sono cittadini tunisini residenti a Reggio Emilia e provincia; altri quattro risiedevano nel milanese; uno in provincia di Bergamo; uno in provincia di Sanremo; infine, uno era già detenuto per altra causa presso la casa circondariale di Palmi. Sempre nell'ambito della stessa operazione, sono state effettuate anche diverse perquisizioni, cinque delle quali hanno riguardato quattro tunisini e un palestinese abitanti nella provincia di Reggio Emilia.
Gli sviluppi dell'inchiesta, da un lato, dimostrano la qualità e l'efficacia dell'azione investigativa e di contrasto relative a fenomeni terroristici di matrice islamica, e dall'altro ci confermano anche la necessità di porre la massima attenzione alle dinamiche in atto in determinati ambienti del radicalismo ed integralismo islamico, presenti anche nel nostro Paese.
Quanto alla rilevanza che tali indagini, peraltro ancora in corso, possono avere sulla preannunciata apertura o costruzione di nuovi luoghi di preghiera o di ritrovo islamici - è questo il nesso causale su cui si sofferma l'interpellante - ritengo utile sviluppare alcune riflessioni.
La conoscenza approfondita che l'onorevole interpellante ha in materia di Islam mi porta soltanto brevemente a ricordare che la definizione di «moschea» può essere correttamente data, da un punto di vista tecnico, soltanto alle moschee di Roma e di Segrate; gli altri edifici sono invece semplici luoghi di ritrovo, pure se sono comunemente denominati moschee, o sale di preghiera aperte, in genere su iniziativa di comunità, associazioni islamiche, centri culturali col fine principale di conservare la propria cultura ed identità religiosa.
Al di là delle improprie definizioni di moschea, si tratta quindi di sedi e luoghi cui non può essere riconosciuta solo una finalità religiosa, essendo di norma destinati al soddisfacimento di diversi scopi previsti dai rispettivi statuti associativi: luoghi la cui esistenza deve essere valutata anche alla luce dei principi costituzionali in materia di libertà di associazione e di riunione. Questi principi in qualche modo costituiscono la cornice entro la quale dobbiamo fare valutazioni e prendere decisioni.
In considerazione dell'attuale momento della sicurezza interna e internazionale, il proliferare di luoghi di aggregazione islamica che svolgerebbero solo in minima parte funzioni religiosa ha peraltro suggerito l'esigenza di incisive azioni di controllo delle molteplici realtà islamiche presenti sul territorio nazionale, finalizzate a scongiurare il rischio di possibili attività illecite.
Le situazioni di potenziale pericolo per la sicurezza pubblica sono già all'attenzione del Ministero dell'interno, che in questi anni non ha mancato di adottare i necessari provvedimenti di espulsione per motivi di ordine e sicurezza nei confronti di soggetti presenti a diverso titolo nei luoghi di preghiera di Torino, Como, Varese, Trino Vercellese, Carmagnola e anche di Reggio Emilia.
Più in generale, il Ministero dell'interno svolge un costante monitoraggio su tutte le realtà religiose, non solo su quella islamica, nell'intento anche di verificare, nelle modalità di espressione del diritto alla libertà religiosa in forma individuale o associata, l'intendimento delle comunità di svilupparsi secondo principi democratici e di integrarsi nel tessuto sociale, pur mantenendo la propria identità religiosa.
A tale proposito si ritiene che, come dichiarato dal Ministro Amato, una eventuale chiusura delle cosiddette moschee, o anche - aggiungo io - impedire la costruzione di nuovi edifici di culto, non farebbe altro che creare le premesse per accentuare un'ulteriore radicalizzazione degli islamici, in quanto negare ad una minoranza, ad una realtà i propri luoghi di culto significa negarle il proprio diritto di esistere, e quindi spingerla alla ricerca di una esasperata identità alternativa; né, d'altra parte (questo mi sembra un punto importante per rispondere a ciò che lei chiedeva), la deriva delittuosa di una minoranza può giustificare la compressionePag. 104della libertà di culto o dei diritti di una maggioranza di cittadini islamici che vivono la loro identità culturale nel rispetto delle leggi e del Paese che li ospita.
Lei sa che il Ministero dell'interno ha redatto, proprio attraverso un lavoro di confronto con comunità di immigrati, con comunità con minoranze religiose e con rappresentanti della comunità islamica, una carta dei valori.... onorevole Alessandri, gliela richiamo ogni volta perché lei mi presenta sempre interpellanze sulla stessa materia...scusi, signor Presidente, l'onorevole Alessandri stava sorridendo: spero che nel frattempo l'abbia letta. Tale carta esprime e riconosce, alla luce della nostra Costituzione, valori ma anche regole e comportamenti che credo siano la conferma del fatto che c'è una parte di quel mondo che è effettivamente interessata a rispettare le leggi del Paese in cui vive.
Ciò non toglie, ovviamente, che laddove - come è il caso dell'indagine di Milano - emergano elementi di rilievo per la sicurezza pubblica, vengano azionate tutte le verifiche e gli approfondimenti necessari a fini di prevenzione e di tutela della legalità. Su questo voglio dire - e l'indagine di Milano lo conferma - che più in generale le forze dell'ordine svolgono una costante attività di prevenzione verso tutti i luoghi di aggregazione delle comunità musulmane, quali i call center, gli internet point, i money transfer ed altri, in cui è possibile ipotizzare l'eventuale presenza di stranieri gravitanti nell'area dell'integralismo islamico.
PRESIDENTE. L'onorevole Alessandri ha facoltà di replicare.
ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, avendo il sottosegretario detto di non essere d'accordo con me sulla richiesta non posso essere soddisfatto della risposta. Vorrei svolgere, però, alcune brevi considerazioni, in modo molto pacato.
Ritengo che il vero problema sia quello di partire sempre dal presupposto che vi sia una maggioranza degli islamici che rispettano la nostra cultura e la nostra religione a casa nostra, e che quella dei cosiddetti terroristi, fondamentalisti, criminali, delittuosi - come li ha chiamati - sia invece sempre una minoranza trascurabile. Credo che questo sia un grande errore che stiamo commettendo noi occidentali - in particolare noi italiani - nel nostro approccio all'Islam.
Secondo alcuni sondaggi, compiuti a Londra all'indomani degli attentati nella metropolitana, ma i cui risultati possono riscontrarsi anche nei Paesi islamici, solo che si vada a svolgere un'indagine, come qualcuno ha anche fatto, presumibilmente quelli che dicono che per combattere e prevaricare l'infedele - giacché questo prevede il Corano - bisogna utilizzare la forza (e, quindi, le bombe, il terrorismo, l'omicidio, i kalashnikov) rappresentano il 5-10 per cento.
Il problema vero è che se voi andate a chiedere a quattr'occhi e senza telecamere al restante 90-95 per cento se Bin Laden è un criminale, risponderanno di reputare Bin Laden un buon musulmano che attua ciò che il Corano prevede, che è poi lo scopo fondamentale di ogni buon musulmano. Ma il Corano prevede anche di prevaricare sugli occidentali usando il ventre delle loro mogli, governando la casa d'altri, occupando un ruolo politico, diventando maggioranza e facendo diventare il Paese in cui si recano un Paese di matrice islamica. Ciò è quanto avvenuto in altri Paesi, e il nostro non sarebbe certo il primo: occorrono parecchi anni, ma questo è lo scopo fondamentale dell'Islam.
Se non partiamo da tale considerazione e dal fatto che quel 90-95 per cento non considera criminali quel 5-10 per cento che usa la violenza, non capiamo con che cosa abbiamo a che fare e rischiamo di fargli credere, come spesso mi sono sentito dire da alcuni loro rappresentanti, che tanto hanno già vinto, perché noi siamo gente che sta abbassando le braghe, camminando a quattro zampe e che non è più in grado di difendere le proprie prerogative, la propria religione, storia e cultura. Ciò che ci dovrebbe unire ci sta, invece, dividendo. Su questioni riconducibili alPag. 105buonismo politico non stiamo cercando di porci nei loro confronti come coloro che chiedono a chi entra di rispettare alcune regole. Dico ciò perché basterebbe andare nei Paesi islamici (chi ci è andato è tornato indietro di solito abbastanza allucinato, ma qualcosa ha compreso ed ha cominciato ad indagare).
L'Egitto è, in assoluto, il più moderato dei Paesi islamici. Come è noto, i copti sono i pochi cristiani nati in Egitto: essi vengono marchiati all'età di cinque anni con la croce copta, non possono rivestire uffici pubblici, non hanno chiese perché non gli è concesso di costruirle se non a dieci chilometri da una moschea Il Cairo è piena di moschee, mentre i copti devono andare a pregare da soli in mezzo al deserto. E questo è il Paese più moderato dell'Islam! Vi sono Paesi dove ancora oggi i cristiani vengono impiccati e fucilati in piazza solo perché hanno avuto il coraggio di girare con un crocifisso al collo, e trattati veramente peggio degli schiavi.
Queste persone a dodici anni imparano tali precetti all'interno delle scuole coraniche, e a venti vengono a casa nostra: si tratta delle stesse persone. Credo che se non comprendiamo tale rischio enorme ed incredibile, allora non capiremo con chi abbiamo a che fare. L'integrazione si può realizzare, ma dobbiamo cominciare a dire che chi entra a casa nostra deve rispettare determinate regole. Non accetto e non accetterò mai che una ragazzina a dodici anni venga infibulata; eppure ciò avviene a casa nostra - non chiudiamo gli occhi - perché il loro precetto religioso prevede che la bambina è una donna e come tale non può provare piacere nella vita, ma deve essere menomata con la mutilazione del sesso (proprio come un oggetto a disposizione dell'uomo).
Siamo disposti a tollerare ciò? Sono persone che credono in un'altra religione che vengono a casa nostra. Integrare vuol dire che, se le nostre regole non lo prevedono, il musulmano che arriva da noi non si comporta più così. Purtroppo, se non chiediamo il rispetto delle regole, faranno ciò che vogliono.
Dobbiamo chiedere loro di non odiare gli occidentali e rinnegare tutto ciò che hanno imparato da giovani, dato che, purtroppo, quando giungono in Italia hanno già la testa imbottita di odio nei nostri confronti. Mi è personalmente accaduto di incontrare due di loro che parlavano contro di noi, sul modo con cui ucciderci, e che un giorno avrebbero comunque vinto loro. È sufficiente che qualcuno traduca le loro conversazioni riservate. Inoltre, hanno ammesso nel Corano una «medaglietta», lo affermavo prima, che consiste nel mentirci. Mentire all'infedele è una sorta di medaglietta che possono appuntarsi al petto e questo fatto è richiamato anche dalle stesse intercettazioni di Reggio Emilia, in cui dicevano «Tanto noi dobbiamo mentire a questi cani. Tagliatevi la barba, fingete di essere commessi viaggiatori, tanto loro credono a tutto».
Si tratta di gente la cui pericolosità deriva dal loro fondamento religioso. Da questo punto di vista vi è una distanza abissale tra noi e loro e ci troviamo, purtroppo, nella situazione più debole. Di questo sono coscienti.
Credo che un Paese serio dovrebbe stabilire le regole che, a casa propria, devono rispettare. Ad esempio, la poligamia non è ammessa, ma ve ne sono altre non compatibili con il loro credo religioso. Un Paese serio dovrebbe stabilire che la scelta spetta a loro e se vogliono venire in Italia devono adeguarsi alle nostre regole e non viceversa, altrimenti ci troveremo in una situazione a rischio.
Voi che amministrate avete questo dovere, cominciando dal sindaco di Reggio Emilia, passando per gli amministratori regionali e concludendo con il Governo nazionale. È probabile che fra cinque o dieci anni dovrete prendere atto di aver sbagliato tutto, che vi hanno messo i piedi in testa e vi faccio presente che la gente non è più così ignorante in materia, perché comincia a percepire e capire. Dico questo perché la Lega, dieci anni fa, sosteneva argomenti simili in ordine ai nomadi e ai rumeni e questi fatti si sono puntualmente realizzati. Però, abbiamoPag. 106sprecato dieci anni. Avevamo sostenuto delle tesi in ordine al problema dell'emigrazione in generale e abbiamo perso dieci anni.
Vorrei che domattina, e non fra dieci anni, il Governo, che ha una grande responsabilità nei confronti dei cittadini, non debba prendere atto - e magari nei prossimi mesi ne arrestiamo altri venti se la polizia sarà in grado - dello scoppio di una bomba islamica e a quel punto cosa diciamo alla gente? Non ce ne eravamo avveduti, non avevamo compreso l'entità del pericolo, non avevamo pensato che nelle moschee forse organizzavano queste cose, o che se ne parlava, o che le stavamo concretamente realizzando. Invece lo sappiamo. È sufficiente leggere i verbali degli arresti compiuti in Italia nell'ultimo anno e mezzo.
Purtroppo, gli islamici sono presenti e sono supportati dall'altro 90-95 per cento e un «fondo» di Magdi Allam in ordine alla situazione di Reggio Emilia affermava, due o tre anni fa, che in città, il venerdì sera, a causa della mancanza di un controllo vero e serio, all'interno della moschea si inneggiava a Bin Laden.
Queste situazioni vanno percepite, non si possono leggere sul Corriere della Sera e, una volta chiuso il quotidiano, essere dimenticate. Sono fatti gravissimi.
È scoppiato il «pasticcio» con i rumeni perché è avvenuto un omicidio; con gli albanesi è successo lo stesso perché erano avvenuti altri decessi. Aspettiamo che vi siano i morti anche con l'Islam? Vorrei vedere il Governo che, a fronte di un vero pericolo, per tutelare l'incolumità e la sicurezza dei propri concittadini, decide prontamente di intervenire ed in tal modo non si tratta più di un nostro problema, ma degli islamici. Infatti, questi si dimostrano, allorché partecipano alle trasmissioni televisive, bravi, belli, buoni ed integrati; ebbene, siano essi a permettere l'arresto dei loro connazionali che delinquono.
Purtroppo, sono un facile profeta e vedrà che non sbaglio. Infatti, ci troveremo di fronte ad episodi delittuosi dei quali loro non sapevano né avevano visto niente e tutto procederà come se non fosse avvenuto nulla.
Credo che se questa situazione si verificherà, essa costituirà la grande sconfitta della politica e, in particolare, del centrosinistra che ha delle grandi colpe e anche del disegno di legge Amato-Ferrero sull'immigrazione, stando ai messaggi che vengono da tutto il mondo (e loro sono informati giornalmente, tramite Internet, su tutto ciò che viene promesso). Addirittura giungere in Italia, senza cittadinanza, e usare il loro voto in cambio di prebende (è questa la voce che gira nelle loro comunità), credo che costituisca un messaggio molto negativo di cui qualcuno dovrebbe assumersi, prima o poi, la responsabilità. Ma soprattutto le frange estremiste dell'Islam sanno che qui, da noi, troveranno sempre terreno fertile, perché nessuno ha il coraggio, in questo momento e con l'attuale Governo, di intervenire prontamente.
Vi dico solo questo: fuori la gente si aspetta il vostro tempestivo intervento. Di questo ve ne dovrete rendere conto. A me rimane il dispiacere come cittadino reggiano, togliendomi i panni di parlamentare, di essere qui, a sostenere argomenti talmente lampanti, da metterci tutti d'accordo nell'intervenire subito, e sentirmi replicare che la moschea è un luogo di integrazione.
Fino ad ora, i terroristi sono stati tutti arrestati dentro le moschee.