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Svolgimento di un'interpellanza urgente (ore 9,37).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'interpellanza urgente.
(Presunta violazione del segreto sull'identità del collaboratore di giustizia Bruno Piccolo a seguito di un controllo dell'ispettorato del lavoro - n. 2-00811)
PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00811, concernente la presunta violazione del segreto sull'identità del collaboratore di giustizia Bruno Piccolo a seguito di un controllo dell'ispettorato del lavoro (Vedi l'allegato A - Interpellanza urgente sezione 1).
MARIO TASSONE. Signor Presidente, credo sia un privilegio avere questa mattina tutta l'aula a disposizione per un'interpellanza urgente ed un'interrogazione. Almeno abbiamo dedicato questa mattina a due argomenti importanti. Questo è un argomento importante! Mi perdoni, sottosegretario Pascarella, la ringrazio per la cortesia che mi fa e capisco come vanno queste cose, avendo fatto anch'io, nel passato recente, lo stesso «mestiere»; mi dispiace tuttavia che non ci sia un rappresentante del Ministero dell'interno a rispondere. Questa è stata un'interpellanza, signor Presidente, che ha avuto una serie di passaggi: doveva essere discussa la settimana scorsa, ma c'era l'indisponibilità da parte del Ministero dell'interno e ho ceduto ad uno slittamento. Successivamente, c'è stata anche ieri, da parte di questa Camera, una richiesta di disponibilità a illustrarla oggi. Credevo che stamattina fosse presente un rappresentante del Ministero dell'interno e, perciò, presumo che la risposta da parte del sottosegretario per la pubblica istruzione su una vicenda di questo genere sia, ovviamente, una risposta burocratica, la solita «velina», che il sottosegretario avrà la sensibilità e la disponibilità di leggere per conto di altri. Questo, signor Presidente, non è un aspetto esaltante per quanto riguarda il ruolo della Camera! Voglio richiamare alla sua attenzione tale dato, perché non esalta, certamente, la centralità del Parlamento, che viene continuamente ad essere minata e mortificata (partendo da altre considerazioni ed elementi, ma certamente viene ad essere mortificata).Pag. 2
La vicenda di Piccolo ci riporta all'assassinio del vicepresidente del consiglio regionale della Calabria, Fortugno. Piccolo è stato il collaboratore di giustizia che, attraverso le sue dichiarazioni, favorì l'arresto di alcuni presunti esecutori e mandanti (non so se di serie A o di serie B, ma ho sempre escluso che quelli in carcere siano i veri mandanti dell'assassinio Fortugno). Il predetto Bruno Piccolo, tale giovane, che viene trasferito in altro territorio al di fuori della Calabria dopo le sue dichiarazioni, sotto protezione, con un nome di copertura, viene assunto in un bar e l'ispettorato del lavoro, che fa un accertamento, sapeva nome e cognome, tant'è vero che, quando il proprietario del bar conosce la vera identità del Piccolo, lo licenzia. Dicono che il Piccolo era, ovviamente, debole sul piano psicologico e psichico.
Comunque, egli rimane senza lavoro, senza alcun rapporto con la sua terra di origine e con la sua famiglia: Piccolo si suicida. Tutto ciò è inquadrato nella vicenda drammatica del delitto Fortugno. Poi, per molto tempo, dopo le prime notizie, dopo i servizi giornalistici che raccontavano come erano avvenuti i fatti relativi al suicidio di Piccolo, è calata una coltre, una nebbia di silenzio: non si è saputo più nulla. Come non si sa nulla della attività di indagine da parte degli inquirenti: c'è certamente un processo che si sta svolgendo a Locri, che segue alcuni percorsi, ma anche un clima di grande copertura, di grande reticenza. Soprattutto, più tempo passa, signor Presidente, signor sottosegretario per la pubblica istruzione, più si allontana la verità sui reali artefici, protagonisti e mandanti del delitto Fortugno.
Sono entrato parecchie volte in polemica con il procuratore nazionale antimafia, il quale se rimanesse in silenzio per qualche momento forse sarebbe bene per tutti (l'ho detto in Commissione antimafia), quando l'assassinio Fortugno fu paragonato all'assassinio di Aldo Moro. Mi sembra che questo paragone, questo accostamento sia forzato, signor Presidente: è un avvenimento di cui entrambi ci siamo occupati in passato, e accostare tali vicende, che abbiamo lungamente vissuto in quest'aula, credo che sia una grande forzatura. Cosa c'è dietro? Il Ministero dell'interno oggi non è rappresentato. Non si sa quale tipo di indagini si stanno svolgendo per intercettare i mandanti. Non si parla più di Piccolo: credo che di lui ci stiamo occupando io, lei e qualche collega, il segretario dell'Ufficio di Presidenza e il sottosegretario in quest'aula. Non si parla più di Piccolo, lo ribadisco: si è suicidato, lui che con la sua testimonianza aveva favorito lo smantellamento dell'organizzazione che aveva eseguito il delitto; l'episodio viene rubricato come suicidio, e basta. Allora mi auguro che il testo che leggerà il sottosegretario Pascarella fornisca qualche elemento in più. Se è una nota burocratica, rituale non sono ovviamente disposto ad accettare un comportamento di questo genere da parte del Governo. Signor Presidente, finisco di illustrare la mia interpellanza urgente, e ascolterò la risposta per capire se il sottosegretario Pascarella è foriero di notizie che possono interessare il Parlamento; in questo caso, poi, anche la Calabria e tutto il Paese. Lo vado sempre dicendo: fin quando non ci sarà un'azione volta a scoprire le reali motivazione e i mandanti dell'assassinio di Fortugno la Calabria non avrà più pace. Anche perché dopo il delitto Fortugno la criminalità si è organizzata sempre più, c'è sempre più arroganza, sempre più controllo del territorio, c'è sempre più un sequestro del territorio da parte dell'organizzazione criminale. Viviamo in un clima di affievolimento, di restrizione dell'area di libertà, l'inagibilità democratica è sempre più forte: ritengo che ciò ovviamente sia un aspetto e un dato importante, che non dovrebbe sfuggire ad alcuno.
In questo quadro si inserisce anche quel suicidio, che per alcuni versi - sto per concludere, signor Presidente - è molto, molto sospetto. Se la gestione dei collaboratori di giustizia si incammina su tale crinale, dissolveremo tutto un tipo di lavoro svolto, anche in termini di accertamento e di intelligence. Bisogna dunquePag. 3preoccuparsi di questo aspetto e bisogna tutelare coloro che collaborano con la giustizia rispetto a fatti di grande portata. Ciò detto, non vi è dubbio che ciò che ho evidenziato rimane inquietante, con ripercussioni negative anche per quanto riguarda il presente e il futuro dell'azione di contrasto alla criminalità organizzata.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione, Gaetano Pascarella, ha facoltà di rispondere.
GAETANO PASCARELLA, Sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione. Signor Presidente, onorevole Tassone, il Ministero dell'interno, appena informato della morte del collaboratore di giustizia Bruno Piccolo, ha disposto l'immediata verifica presso il Servizio centrale di protezione del Dipartimento della pubblica sicurezza per sapere con esattezza come si fossero svolti i fatti e quali misure fossero state adottate a tutela del collaboratore. Da tale verifica e dai successivi approfondimenti è emerso che Bruno Piccolo era sottoposto al piano provvisorio di protezione dal 22 marzo 2006 e che, dall'11 settembre dello stesso anno, abitava in un alloggio protetto sito a Francavilla a Mare, in provincia di Chieti. La tutela di Piccolo era affidata la Polizia di Stato; inoltre, era stato stabilito un dispositivo di vigilanza generica con saltuari passaggi presso l'abitazione del collaboratore con il concorso dei militari dell'Arma dei carabinieri. Dal 31 maggio 2007, poi, le misure di protezione erano state intensificate, tenuto conto delle crescenti tensioni derivanti dallo svolgimento dei processi nell'ambito dei quali il contributo reso da Piccolo si era dimostrato di notevole importanza.
Su espressa richiesta del collaboratore, che sperava per il proprio futuro ad un reinserimento sociale, a Piccolo era stato consentito, pur nell'osservanza delle procedure previste nel piano provvisorio di protezione, di lavorare in un bar della cittadina in cui abitava. Peraltro, lo stesso aveva manifestato l'intenzione di acquistare il bar, con la somma che avrebbe percepito al momento della capitalizzazione dei costi dell'assistenza, grazie all'articolo 13, comma 5, della legge n. 82 del 1991 (ipotesi concreta in quanto le dichiarazioni di Piccolo si erano ormai cristallizzate, anche in sede di incidente probatorio, così da essere definitivamente utilizzabili).
Gli accertamenti hanno smentito che la vera identità di Piccolo fosse di dominio pubblico o che essa possa essere stata rivelata a seguito di controlli ispettivi presso il bar in cui il collaboratore lavorava: il Servizio centrale di protezione ha infatti riferito - e il Ministero del lavoro confermato - che nel bar non vi è stato alcun controllo da parte dell'ispettorato del lavoro che abbia riguardato la persona o l'identità del collaboratore di giustizia. È invece vero che la Guardia di finanza di Ortona ha effettuato una verifica sull'attività del bar: ma l'intervento del Servizio centrale di protezione ha chiesto tempestivamente che gli esiti di tale verifica rimanessero riservati, per non compromettere la reale identità del collaboratore.
Quanto ai motivi che hanno provocato l'interruzione del rapporto di lavoro del collaboratore di giustizia - sempre secondo quanto riferito dal Servizio di protezione - risulta che essa sia stata determinata da tensioni sfociate in atti di intemperanza a cui Piccolo si è lasciato andare al momento della rottura di una relazione sentimentale con una cittadina rumena, relazione presumibilmente conclusasi tra il 12 e il 13 ottobre scorso. Il licenziamento, quindi, non sarebbe da collegare né ad attività di controllo esercitate sull'esercizio pubblico, né ad un'asserita rivelazione della reale identità di Piccolo. Devo poi precisare che il lavoro presso il bar non era comunque l'unica fonte di sostentamento di Bruno Piccolo: egli infatti, oltre all'uso dell'abitazione locata a cura del Servizio centrale di protezione, in qualità di collaboratore di giustizia, fruiva della corresponsione di un assegno mensile di mantenimento che - come riferito dallo stesso procuratore della Repubblica di Chieti che indaga sulla sua morte - appariva sufficiente per far fronte ai suoi bisogni primari.Pag. 4
L'importo di tale assegno, come gli onorevoli interpellanti sanno, è parametrato in base alla composizione del nucleo familiare che, in questo caso, era composto da una sola persona. Piccolo viveva infatti da solo e, per espressa rinuncia degli interessati, non era stato seguito da alcun componente della sua famiglia, che pure continuava ad avere con lui un rapporto positivo. Ricordo, in proposito, che le misure per la protezione di coloro che collaborano con la giustizia sono previste e disciplinate dalla legge n. 82 del 1991 e dalle successive integrazioni e modifiche. Si tratta di norme che tendono a proteggere il collaboratore di giustizia e a favorirne un percorso di reinserimento sociale attraverso un complesso di interventi e provvedimenti in grado di consentire l'allontanamento dai luoghi e dalle condotte passate del soggetto (cambiamento di generalità, trasferimento in località protetta, assistenza economica, agevolazioni per il reinserimento occupazionale e quant'altro necessario). Aggiungo che, nel caso di Piccolo, il personale del Nucleo operativo di protezione territorialmente competente ha costantemente mantenuto con lui i contatti e che il collaboratore di giustizia anche nell'ultimo colloquio del 10 ottobre scorso, non ha lamentato alcuna criticità. Neanche in occasione dell'incontro con i magistrati della procura della Repubblica di Locri in data 2 ottobre 2007 sono emersi problemi o sono state manifestate situazioni di disagio.
Piccolo e il personale del nucleo operativo di protezione, infine, avevano concordato un ulteriore incontro per il 16 ottobre 2007, ma il 15 ottobre 2007 militari dell'Arma dei carabinieri hanno rinvenuto il corpo privo di vita di Bruno Piccolo nell'«alloggio protetto».
Secondo le informazioni fornite dal Ministero della giustizia, il procuratore della Repubblica di Chieti ha riferito che il procedimento concernente la morte del collaboratore di giustizia è in fase di indagini e che al momento le risultanze rendono molto verosimile l'ipotesi del suicidio. Quanto all'eventuale conoscenza della vera identità di Piccolo da parte di terze persone, che, come ho già detto, non risulta, lo stesso procuratore ha riferito che, anche se questa ipotesi si fosse realizzata, non è fin qui emerso alcun collegamento tra tale ipotesi e il suicidio.
PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di replicare.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, rinnovo il ringraziamento, ovviamente, al sottosegretario per la cortesia, ma anche per un motivo ulteriore: ho capito perché nessuno dal Ministero dell'interno è venuto a rispondere alla mia interpellanza. Ho capito che è stato usato - mi consenta anche il termine - uno stratagemma, ma la vicenda non si conclude qui, anche perché il Ministero dell'interno risponde su tale vicenda in modo ovviamente anomalo, ripercorrendo una storia che deve essere accertata - la sua storia -, ma non dà una risposta ai grandi interrogativi e quesiti. Piccolo, peraltro, si suicida proprio a due anni di distanza - lo stesso giorno - dall'assassinio di Fortugno. Noi siamo stati raggiunti dalla notizia il 16 ottobre, quando eravamo a Locri per commemorare Fortugno, dove siamo stati raggiunti, appunto, dalla notizia che egli si era suicidato la sera precedente.
Vi è poi la questione della smentita rispetto all'accertamento effettuato dall'ispettorato del lavoro. Perché il Ministero dell'interno non ha smentito i giornali? In merito a queste notizie (ricordo che il suo nome di copertura era Bruno Dandolo), tutti i giornali - locali, regionali ed altri - hanno infatti raccontato la storia dell'accertamento da parte dell'ispettorato del lavoro. Ma perché ciò non è stato smentito? Si attende lo svolgimento di un'interpellanza urgente in una giornata di novembre per dire che tutto ciò non è vero? Allora, si è trattato semplicemente di un suicidio. Egli era trattato bene, vi era la vicinanza ed usufruiva di una vera protezione, ma, signor sottosegretario, il problema non consiste nel fatto che Piccolo percepiva un «reddito» da parte del Servizio di protezione che si aggiungeva a quello del bar.Pag. 5
Il problema è un altro. Si può essere povero e nullatenente perché si hanno problemi di natura psicologica, perché si è isolati o si sono vissute vicende di altro genere o natura. Signor sottosegretario, la vicenda relativa alla donna rumena è vera, cioè egli aveva quel rapporto con quella donna; la vicenda del bar, invece, non è vera. Eppure entrambi i fatti sono stati raccontati dai giornali. Uno è vero, l'altro no. Siamo di fronte ad un tentativo di depistaggio, di manipolazione della verità?
Quando si esclude che Piccolo si sia suicidato posso anche seguire un ragionamento, ma se rifletto sulle risposte che vengono date sicuramente qualche dubbio mi assale e sebbene non vi sia stato un assassino materiale, tuttavia qualcuno ha parlato di istigazione al suicidio. Lei, signor sottosegretario, sa cosa significa istigare al suicidio. In ordine alla vicenda del delitto Fortugno, guarda caso, viene meno un collaboratore di giustizia che avrebbe dovuto ricevere una diversa protezione e attenzione. Ma tale aspetto non è apparso chiaro a nessuno? È possibile che ciò non sia stato compreso? Si risponde che la polizia era presente, che i carabinieri erano sul posto e dobbiamo constatare che sia la polizia, sia i carabinieri, hanno svolto il loro dovere. Cosa c'è di strano in ciò? Controllavano con una certa frequenza. Ma a nessuno è sfuggito, in questo momento, e mi auguro che gli inquirenti competenti possano fare qualcosa, in quanto forse vi è - e forse è un termine precauzionale e lo adopero anche per rispetto alla sede in cui parlo - qualche disegno in ordine al suicidio sospetto di Piccolo, che si collega ad altre vicende, anche parapolitiche, che hanno caratterizzato e tuttora caratterizzano la Calabria e la Locride. È mai possibile che tale vicenda sia trattata in questo modo, come se fossimo di fronte ad un fatto o ad una situazione consuetudinaria, di routine? È possibile, di fronte ad un suicidio, un tale atteggiamento? Credo che debba essere prestata maggiore attenzione e non so se sia possibile intraprendere qualche iniziativa. Certamente penseremo ad un intervento, in base anche alle facoltà previste dal Regolamento della Camera, perché la mia interpellanza non può chiudere questa vicenda.
Signor sottosegretario Pascarella, mi rivolgo alla sua cortesia perché lei è stato, lo ripeto per la quarta volta, cortese. Ora ho capito qual è la consistenza della sua cortesia, senza dubbio volta al sacrificio. Signor sottosegretario, si può chiudere una vicenda con una risposta del genere? Ritengo di no! La sua risposta, lo ripeto, lascia in piedi tutti gli interrogativi.
Auspico che il Ministero dell'interno, dopo questa risposta, smentisca le notizie apparse sui giornali e tutti gli altri latori di notizie. Infatti, non siamo nemmeno a conoscenza chi abbia inventato la notizia relativa alla visita dell'ispettore del lavoro al bar. Pertanto, devo pensare che vi sia un disegno complessivo in ordine a tale vicenda perché i giornali, il giorno successivo, hanno riferito il fatto del bar. Chi ha inventato la notizia relativa alle visita degli ispettori del lavoro? Forse sono le organizzazioni criminali e in questo caso si tratta di un disegno che supera anche le nostre più fervide immaginazioni ed ipotesi, che vogliamo giorno per giorno. Anche su ciò vi è un disegno. Comprendo, dunque, il tentativo - attraverso le notizie apparse sulla stampa o con le altre - volto a depistare l'azione e l'attività degli inquirenti. Ma se effettivamente così fosse, bisogna farlo conoscere e sapere. Signor sottosegretario non mi può rispondere che non è vero. In questo caso non ci troviamo di fronte ad una pratica o ad un provvedimento che trattiamo ordinariamente in Aula, che può riguardare un contributo, un beneficio o riferirsi alla normale vita della nazione.
Ci troviamo innanzi ad un delitto che rischia di rimanere impunito perché i mandanti sono in libertà! Anche i mandanti del delitto Fortugno sono in libertà! Il processo che si sta facendo sugli esecutori, o presunti tali, a Locri riguarda semplicemente una parte della verità, non tutta!Pag. 6
In conclusione, signor Presidente, se fossi scortese - non lo sono e chi mi conosce lo sa - direi che quella data - utilizzo un termine molto forte, - non è una risposta di chiarezza. Mi riporta ad alcune vicende volte a intorbidare le acque o a depistare le verità. Molte volte si parla di reticenza, altre volte si parla di omertà.
Signor Presidente, è una situazione drammatica! In aula siamo io, lei e la collega segretaria di Presidenza, oltre ovviamente al sottosegretario, a discutere di una storia e di un assassinio che, come si vede anche attraverso questo tipo di risposte, lascia in piedi molte inquietudini. Poi c'è il problema dei collaboratori di giustizia, non sappiamo quanti siano e quale tipo di protezione abbiano. Se la protezione è quella che aveva Piccolo, stiamo freschi rispetto al raggiungimento di alcuni risultati! Questo tema rimane in piedi in tutta la sua portata, con grandi ritorni, certamente in positivo o in negativo per quanto riguarda l'azione e l'attività di contrasto alla criminalità organizzata.
PRESIDENTE. Onorevole Tassone, mi corre l'obbligo di fare due precisazioni. In primo luogo, non è stato il Ministero dell'interno a chiedere lo spostamento a questa mattina della trattazione della sua interpellanza urgente. Come lei sa, era stata prospettata a lei l'opportunità, essendo anche il sottoscrittore dell'interrogazione già calendarizzata per oggi, di unificare la trattazione di entrambi gli atti di sindacato ispettivo per questa mattina. Ieri pomeriggio, per la verità, il sottosegretario per l'interno era presente durante la trattazione delle interpellanze urgenti.
In secondo luogo, non mi sfugge la gravità del tema che è stato affrontato da questa interpellanza urgente, che però dal punto di vista formale si è conclusa. Lei, essendo un parlamentare di lunga esperienza, sa molto bene di avere la possibilità di adire ulteriormente gli strumenti di sindacato ispettivo e quante altre iniziative ritenga di promuovere sulla materia.
È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza urgente all'ordine del giorno.