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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, il Ministro delle comunicazioni, il Ministro della salute ed il Ministro della giustizia.
(Iniziative per risolvere l'emergenza rifiuti in Campania - n. 3-01445)
PRESIDENTE. Il deputato Buontempo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01445 concernente iniziative per risolvere l'emergenza rifiuti in Campania (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1).
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, signor Ministro, alcuni giorni fa mi sono recato a Taverna del Re, nel comune di Giugliano, e voglio esprimere a nome della Destra la solidarietà ai cittadini di quella zona, i quali vivono una vita d'inferno: acqua inquinata, aria irrespirabile, prodotti agricoli invenduti, turismo espulso per la pessima situazione ambientale, aumento di malattie che colpiscono in particolare i minori.
I cittadini manifestano giorno e notte, e le autorità che cosa fanno? Disattendono una legge dello Stato, con la quale il Parlamento ha deciso che i rifiuti devono essere recuperati e smaltiti senza pericoli per la salute dei cittadini, e ignorano il decreto-legge n. 61 del 2007, convertito dalla legge n. 87 del 2007, che imponeva di non aprire più discariche in quella zona, se non dopo un risanamento e una bonifica. Inoltre, le autorità locali non danno alcun seguito all'ordine del giorno approvato dal Senato il 20 giugno 2007,Pag. 48che impegna il Governo a chiudere Taverna del Re entro il 31 ottobre 2007. Come lei sa, signor Ministro, anche dopo il 31 ottobre sono stati scaricati dei rifiuti.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Alfonso Pecoraro Scanio, ha facoltà di rispondere.
ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, onorevole interrogante, innanzitutto non posso che associarmi alla solidarietà rispetto alle difficoltà che da anni - non da poco tempo - vivono la popolazione di Giugliano e molte popolazioni della Campania, a seguito del fallimento del grande appalto dato a una grande società del nord (che poi si è trasformata nella società Fibe), la quale invece di riuscire a risolvere il problema dei rifiuti campani, con un esborso notevole di denaro e con gravi sofferenze per i cittadini campani, ha trasformato questi rifiuti nelle cosiddette ecoballe. Si tratta di rifiuti trasformati attraverso gli impianti CDR, ma che non si sono trasformati in vero combustibile da rifiuti, come hanno dimostrato inchieste della magistratura, e sono stati accumulati in alcune zone che avrebbero dovuto costituire siti provvisori.
In base alla risposta trasmessa al Ministero da parte del Commissario delegato per l'emergenza rifiuti in Campania, posso affermare che, entro la fine del mese di novembre, è previsto il completamento della progettazione esecutiva degli interventi e verranno realizzate tutte le procedure per consentire che rapidamente - si dice entro la fine di dicembre - si possa provvedere ad individuare una diversa area di siti di stoccaggio per le ecoballe, o soluzioni, che spero possano essere trovate, per evitare di continuare a produrre ancora tale tipo di materiale. Non posso che rappresentare il massimo sostegno che il Ministero dell'ambiente fornirà al Commissario delegato per l'emergenza rifiuti in Campania, perché è questo il compito - ma anche il limite - della competenza del Ministero stesso.
Faccio altresì presente di aver dato mandato alla direzione del Ministero competente per le bonifiche e il risanamento di accelerare tutte le procedure perché, per la parte di competenza del Ministro dell'ambiente, si proceda comunque al risanamento e alla bonifica delle zone che si possono già risanare e bonificare. Inoltre, stiamo lavorando perché, al più presto, non solo non si mettano più ecoballe in quella zona, ma si inizi lo svuotamento della zona stessa - sia di Taverna del Re, sia della vicina area di Villa Literno, che è ugualmente piena di ecoballe - e si trovi una soluzione per il loro smaltimento.
Aggiungo che abbiamo istituito, su proposta del Ministero dell'ambiente, attraverso l'articolo 80 del disegno di legge finanziaria, approvato dal Senato ed ora all'esame della Camera, che spero a sua volta lo approvi, un apposito fondo, presso il Ministero stesso, per lo sviluppo delle nuove tecnologie di raccolta differenziata e riciclaggio, con 20 milioni di euro all'anno, anche attraverso - spero - fondi di rotazione. Abbiamo infatti bisogno di fornire anche gli strumenti tecnici per smantellare questa vergogna, di cui la Campania è stata vittima: un grandissimo appalto fallimentare.
PRESIDENTE. Il deputato Buontempo ha facoltà di replicare.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Ministro, lei dice «spero, auspico»: l'interrogazione in esame chiedeva al Ministro di impedire - visto che esiste una legge dello Stato - che si continuino a scaricare rifiuti in quella zona. Infatti, tra lo sperare e l'auspicare, lì continuano a scaricare rifiuti, molti dei quali scoperti, non imballati, che inquinano le falde acquifere e che stanno distruggendo l'agricoltura.
Onorevole Ministro, c'è una legge dello Stato alla quale bisogna fare in modo che le autorità locali ottemperino. Nel frattempo si può fare tutto quello che lei ha detto, ma perché devono pagare quei cittadini che, notte e giorno, per difendere l'aria che respirano, sono costretti a stare lì? Si tratta di quattro chilometri quadratiPag. 49di rifiuti! È indecente! Sono quindici anni che si corre dietro a questa emergenza! Cosa devono fare quei cittadini per sentirsi rispettati, nel momento in cui si accerta che le malattie tumorali sono aumentate, che l'acqua è inquinata, che l'agricoltura non è più spendibile sui mercati?
Il Governo non mi può dire che «auspica», deve dire che intanto, a Taverna del Re, non deve entrare più neppure un chilo di rifiuti, perché lì è esaurita ogni possibilità di scaricarli e, nel frattempo, deve promuovere condizioni che non continuino a colpire quelle popolazioni. Anche lei, con il suo accento campano, credo che un po' di vergogna la provi! La conosco, so qual è il suo impegno, ma deve passare ai fatti, altrimenti si rende complice di tutta l'ecomafia, che lì si sta muovendo per uccidere la vita dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Misto-La Destra).
(Ipotesi di monitoraggio delle emissioni inquinanti nelle diverse aree territoriali - n. 3-01446 )
PRESIDENTE. Il deputato Misiti ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-01446, concernente ipotesi di monitoraggio delle emissioni inquinanti nelle diverse aree territoriali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2 ).
AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, il Protocollo di Kyoto fissa gli obiettivi per i tagli nei Paesi industrializzati delle emissioni di anidride carbonica equivalente. Per l'Italia aveva fissato il 6,5 per cento in meno rispetto alla produzione delle emissioni del 1990. L'Italia ha sforato, e quindi si calcola che potrebbe affrontare una spesa, tra il 2008 e il 2012, di oltre due miliardi di euro. Ciò evidentemente è molto negativo, perché significa che devono pagare tutti mentre, invece, alcune regioni sono virtuose e altre meno.
Pertanto chiedo al Ministro se non ritenga indispensabile monitorare tali emissioni regione per regione, o provincia per provincia, e conseguentemente, così come avviene tra Stati, arrivare ad una contrattazione delle emissioni tra regioni, con l'acquisto di crediti da parte delle regioni più industrializzate.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Alfonso Pecoraro Scanio, ha facoltà di rispondere.
ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, ringrazio l'interrogante, ma come ha fatto anche l'onorevole Buontempo, a volte si fanno al Ministro dell'ambiente richieste che andrebbero rivolte al Governo in quanto tale. Come nel settore dei rifiuti non ho competenze di ordinanza, in quanto tutte le competenze fanno capo direttamente al Commissario del Governo, così sulla materia delle emissioni abbiamo deciso una serie di iniziative e spero che, con il consenso del Parlamento, si possa anche migliorare la legislazione, accogliendo proprio le proposte del Ministero dell'ambiente.
Curiamo già un inventario nazionale, elaborato dall'Apat, predisposto sulla base delle linee guida del Protocollo di Kyoto, e svolgiamo, attraverso questi dati, una verifica molto attenta dei siti di interesse nazionale a grande impatto ambientale (raffinerie, impianti siderurgici, grandi impianti di produzione di energia). Va sottolineato che l'andamento delle emissioni fra il 1990 e il 2005 non è stato determinato da virtuosità ambientali delle amministrazioni locali, ma da una serie di andamenti economici dei settori interessati.
Per quanto riguarda la richiesta specifica di un intervento che suddivida le responsabilità nazionali sulla riduzione delle emissioni anche tra le regioni, non è possibile una contrattazione dei permessi di emissione a livello regionale, perché il Protocollo di Kyoto e le direttive europee in materia presuppongono che la titolarità dei permessi di emissione nazionali sia attribuita ai Governi centrali.Pag. 50
È invece possibile - su questo condivido l'appello dell'interrogante, e abbiamo preso iniziative - una programmazione delle emissioni e la responsabilizzazione per il monitoraggio a livello regionale. La determinazione di tali quote di emissione, da assegnare a livello territoriale, e/o la determinazione di un criterio condiviso dalle regioni per ripartire gli oneri e le risorse disponibili dovrà essere stabilito nell'ambito dell'aggiornamento della delibera CIPE del 2002, che definisce gli obiettivi nazionali per ridurre le emissioni e adempiere al Protocollo di Kyoto.
Abbiamo già intrapreso la definizione di un aggiornamento di tale delibera, contestualmente avviando la preparazione, insieme al Ministero dello sviluppo economico, della conferenza energia e ambiente, e ho già affidato al sottosegretario senatore Piatti il coordinamento della VI Commissione (Sviluppo sostenibile), che si occupa proprio, attraverso il CIPE, di rivedere la delibera del 2002, conformemente a un indirizzo di monitoraggio regione per regione e di coinvolgimento delle stesse regioni nel conseguimento dell'obiettivo nazionale.
Ciò nella consapevolezza del fatto che dobbiamo coinvolgere le regioni e le amministrazioni locali - come da lei osservato, occorre anche un'analisi provincia per provincia - ma, soprattutto, che dobbiamo finalmente corresponsabilizzare, oltre il settore dell'industria, anche il settore dei trasporti e quello dell'edilizia, perché, oltre all'industria, sono questi gli altri due grandi settori che contribuiscono in modo notevole ad aumentare le emissioni di gas serra da parte dell'Italia.
Accolgo l'interrogazione, quindi, anche come un incentivo ad aumentare l'impegno presso le regioni e a proporre al Parlamento, ove necessario, misure legislative in tal senso.
PRESIDENTE. Il deputato Misiti ha facoltà di replicare.
AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Ministro, la ringrazio per la risposta e per aver accolto il senso principale della richiesta. Tuttavia, voglio esplicitare ancora di più che, una volta accolta la richiesta di monitorare regione per regione e provincia per provincia, debba essere fatto uno sforzo, al di là delle questioni europee, anche nazionale ed interregionale, per far pagare l'utilizzo dell'atmosfera a quelle regioni che la utilizzano di più, perché ciascun cittadino, a mio modo di vedere, ha diritto di emissione nella stessa quantità.
Nel caso contrario, chi produce molta emissione nell'atmosfera guadagna di più e ha un reddito maggiore, mentre laddove non c'è l'emissione di CO2 nell'atmosfera, non c'è reddito o vi è un basso reddito; in questo modo, gli uni rimarranno sempre poveri e gli altri diventeranno sempre più ricchi.
Credo, quindi, che il passo successivo al monitoraggio debba essere un provvedimento di legge che stabilisca che anche a livello nazionale si possano fare questi scambi di crediti ambientali.
(Iniziative normative per una proposta organica in materia di istituzione di nuovi parchi nazionali - n. 3-01447)
PRESIDENTE. Il deputato Lomaglio ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-01447, concernente iniziative normative per una proposta organica in materia di istituzione di nuovi parchi nazionali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).
ANGELO MARIA ROSARIO LOMAGLIO. Signor Presidente, nel corso dell'esame al Senato del decreto-legge n. 159 del 2007, collegato alla manovra di finanza pubblica, è stato inserito all'articolo 26 un comma che istituisce tre parchi nazionali: il Parco delle Egadi e del litorale trapanese, il Parco delle Eolie e il Parco degli Iblei, ai quali si è aggiunto, grazie al maxiemendamento, anche il Parco dell'isola di Pantelleria.
Si tratta di una scelta importante, compiuta dal Parlamento e dal Governo nazionale, in maniera particolare per la Sicilia.Pag. 51
Tuttavia il Ministro sa che in Commissione abbiamo già posto, senza distinzione tra centrodestra e centrosinistra, l'esigenza che vengano istituiti altri parchi, per i quali l'iter di approvazione delle relative proposte di legge è già stato avviato: si tratta del Parco della laguna di Venezia, del Parco geominerario delle zolfare di Sicilia, del Parco dell'Appennino dauno e del Parco di Portofino.
La richiesta è quella di conoscere se il Ministro voglia avanzare una proposta organica che consenta di rafforzare la rete dei parchi nazionali, in maniera particolare con l'istituzione del Parco geominerario delle zolfare di Sicilia, a proposito del quale la Camera ha approvato oggi un ordine del giorno.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Alfonso Pecoraro Scanio, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, rispondo volentieri agli onorevoli interroganti, chiarendo che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare - e io personalmente - da più di un anno ha aumentato i fondi per tutti i parchi nazionali e le riserve marine, e che abbiamo fatto auspicio perché le regioni che non avessero ancora parchi nazionali potessero istituirne, ovviamente d'intesa con il Governo.
Avevo preso l'impegno di non avanzare una proposta di iniziativa governativa se non dopo un'ampia consultazione della Conferenza nazionale delle aree naturali protette. Nell'autunno del 2008 si terrà la prima Conferenza sulla biodiversità, e subito dopo la terza Conferenza nazionale delle aree naturali protette. È però evidente che di fronte a un'iniziativa parlamentare, in questo caso al Senato, intesa a dotare la Sicilia di alcuni parchi nazionali importanti (i tre che lei ha citato, delle Egadi, delle Eolie e degli Iblei, nonché il Parco di Pantelleria, che è stato aggiunto alla Camera dei deputati), abbiamo espresso parere favorevole con molta convinzione. Peraltro devo rilevare che anche l'istituzione del Parco di Pantelleria è stata sollecitata nel corso dell'esame da parte del Senato.
La volontà del Governo, e la mia personale, che ho già indicato al competente direttore generale del Ministero, è quella di trovare risorse sufficienti per rispondere positivamente anche sugli altri parchi di cui si sta discutendo alla Camera dei deputati: il Parco di Portofino, il Parco della laguna di Venezia, il Parco geominerario delle zolfare di Sicilia e il Parco dell'Appennino dauno. Posso quindi rassicurare che mentre, attraverso la Conferenza nazionale della biodiversità e la Conferenza nazionale delle aree naturali protette, arriveremo a una discussione organica sulla governance e sul miglioramento della rete dei parchi nazionali, è chiaro che tutte le iniziative parlamentari che hanno credibilità e possono dimostrare la volontà di migliorare la rete delle aree protette nel nostro Paese vedranno il massimo sostegno possibile da parte del Ministro dell'ambiente e del Ministero.
Per lo stesso motivo abbiamo rilanciato la rete dei parchi nazionali, che era stata un po' abbandonata negli ultimi anni, e stiamo lavorando per riprendere l'iniziativa per un altro parco già previsto, quello della Costa teatina, e ancora non istituito, e per i parchi storici del delta del Po e del Gennargentu, ugualmente previsti e non istituiti. Abbiamo invece portato a termine l'istituzione di un parco che già era previsto, quello della Val d'Agri.
Spero quindi in una forte collaborazione delle regioni e nel sostegno dei parlamentari affinché questi nuovi parchi previsti possano essere davvero realizzati in tempi rapidi, ricordando che i parchi nazionali mostrano una capacità occupazionale molto alta nei settori del turismo, dell'agricoltura di qualità e dell'artigianato, e che quindi i nuovi parchi nazionali e il rilancio e la riqualificazione dei parchi storici possono essere un altro volano per quello sviluppo di qualità che vogliamo dare al nostro Paese.Pag. 52
Per la Sicilia, in particolare, credo si tratti di un'opportunità importante, per fare in modo che i nuovi parchi nazionali si connettano alla rete regionale delle riserve già esistenti, e che essa abbia un elemento in più di grande qualità nella tradizione, che la caratterizza, di una tutela dell'ambiente e di una valorizzazione dei parchi e delle riserve naturali, che porti davvero occupazione in una delle regioni del Mezzogiorno che certamente ha bisogno, come le altre, di un rilancio dal punto di vista di un'economia che si colleghi con l'ecologia e con la possibilità di futuro.
PRESIDENTE. Il deputato Lomaglio ha facoltà di replicare.
ANGELO MARIA ROSARIO LOMAGLIO. Ringrazio il Ministro Pecoraro Scanio, e mi pare che vada assunto in maniera particolarmente positiva il suo impegno nella direzione dell'istituzione dei quattro parchi che già sono stati oggetto di un lavoro all'interno della Commissione e che sono frutto di un rapporto con le realtà territoriali, le associazioni ambientaliste, i movimenti.
Noi riteniamo, infatti, che costruire una rete di aree protette funzionanti - quelle che già ci sono e quelle che vogliamo istituire - costituisca il segnale di una qualità diversa del governo del territorio, nonché dell'idea di sviluppo che noi abbiamo per questo Paese.
In questo senso, il fatto che finalmente la Sicilia possa avere parchi nazionali - i quattro che nel corso del confronto sul collegato fiscale già sono, di fatto, in via di istituzione e questi quattro rispetto ai quali prendo atto che il Ministro assume l'impegno di individuare le risorse finanziarie, oltre che definire poi con la decretazione una proposta scientificamente valida, che riguarderà la perimetrazione e la zonizzazione - rappresenta, a mio giudizio, un segnale di cui la Sicilia ha bisogno.
Per quanto riguarda le altre proposte (Portofino, laguna di Venezia, Appennino Dauno) - di alcune delle quali mi sono personalmente occupato -, anch'esse sono davvero il frutto di una volontà estesa delle collettività e delle comunità circa l'istituzione dei parchi.
Siamo in una fase nuova e vi è bisogno di risorse che consentano un migliore funzionamento delle aree protette.
Credo che il Governo stia già operando in questo senso (ed il merito di ciò va anche al Ministro Pecoraro Scanio, che ringrazio per la sua attenzione) e che in sede di legge finanziaria - questo è quanto ci aspettiamo - la copertura economica e finanziaria (che consentirà anche l'istituzione del Parco geominerale delle zolfare di Sicilia) darà il segnale alle province del centro dell'isola che finalmente qualcosa sta cambiando e che un'attenzione agli obiettivi dello sviluppo sostenibile si sta davvero realizzando.
(Misure di contrasto al fenomeno dello sfruttamento del lavoro minorile e dell'impiego dei minori nell'attività di accattonaggio - n. 3-01444)
PRESIDENTE. La deputata Cioffi ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-01444, concernente misure di contrasto al fenomeno dello sfruttamento del lavoro minorile e dell'impiego dei minori nell'attività di accattonaggio (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).
SANDRA CIOFFI. Signor Presidente, signor Ministro, nei giorni scorsi, in occasione della presentazione dell'ottavo rapporto nazionale sulla condizione dell'infanzia e dell'adolescenza, che è stato presentato da Telefono Azzurro e dall'Eurispes, è emerso un preoccupante aumento dello sfruttamento lavorativo minorile e dell'accattonaggio, fenomeno che colpisce, tra l'altro, soprattutto le nostre aree urbane favorendo anche fenomeni di microcriminalità.
Ciò è confermato dalle stime dell'Organizzazione internazionale del lavoro del 2006, secondo le quali ben 400 mila bambini sono colpiti da tale fenomeno.Pag. 53
Ciò premesso, si chiede di sapere quali misure si intendano porre in essere rispetto a questa forma di emergenza sociale che coinvolge in maniera così diffusa e drammatica i bambini, tra cui figurano anche tutti quei minori «invisibili», vittime di un'immigrazione che deve essere sempre più controllata, ma che deve essere anche più solidale nei confronti dei bambini.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, la direttiva generale per l'azione amministrativa e la gestione del Ministero della solidarietà sociale per il 2007 prevede importanti iniziative per contrastare il fenomeno dello sfruttamento dei minori. Con particolare riferimento al fenomeno dell'accattonaggio infantile - che lei giustamente richiamava -, la direttiva prevede la predisposizione di azioni positive di garanzia e tutela dei diritti di cittadinanza di bambini e bambine costretti alla pratica dell'accattonaggio, con la realizzazione di una campagna di sensibilizzazione dell'opinione pubblica e di progetti di formazione specifici rivolti agli operatori sociali.
Per quanto riguarda, in particolare, lo sfruttamento del lavoro minorile, la direttiva prevede la promozione e il monitoraggio delle attività al tavolo tra Governo e parti sociali per il contrasto dello sfruttamento del lavoro minorile e della dispersione scolastica.
Il tavolo, ricostituito nel mese di settembre 2006, è attualmente impegnato nell'aggiornamento degli obiettivi e delle azioni previste nella Carta degli impegni contro lo sfruttamento del lavoro minorile del 1998, percorso che sarà completato entro quest'anno con la sottoscrizione di una nuova Carta di impegni.
Fra le azioni previste voglio sottolineare, in particolare, l'impegno a considerare prioritaria, per la lotta allo sfruttamento del lavoro minorile, la dimensione familiare attraverso, soprattutto, efficaci politiche attive di sostegno alle famiglie volte a ridurre le situazioni di povertà.
Occorre individuare le categorie di minori particolarmente esposte al rischio di sfruttamento economico, ossia minori poveri, stranieri, vittime di tratta, abbandonati, rom e disabili e predisporre progetti mirati alla prevenzione, all'identificazione e protezione delle vittime, alla riduzione del danno, all'educazione e formazione, al reinserimento scolastico nonché all'inserimento lavorativo per quei minori sfruttati che, avendo raggiunto l'età minima stabilita per l'accesso al lavoro, esprimano la loro volontà di lavorare in condizioni degne e rispettose della normativa italiana.
Si deve dedicare una particolare attenzione, in special modo nei contesti urbani, al fenomeno dell'accattonaggio, anche monitorando i progetti di cui alla legge n. 285 del 1997.
Infine, è necessario adottare, entro sei mesi dalla sottoscrizione della carta di impegni, un piano d'azione contro lo sfruttamento del lavoro minorile che individui gli interventi di competenza di ogni soggetto coinvolto e ricondurla all'interno del piano nazionale d'azione e d'interventi per lo sviluppo e la tutela dei diritti dei minori in età evolutiva.
La ricostituzione del tavolo rappresenta, quindi, la base per un efficace coordinamento delle azioni da mettere in atto e in seguito per una seria verifica delle politiche di contrasto attivate, in particolare, contro lo sfruttamento del lavoro minorile e l'accattonaggio.
Il prossimo obiettivo, sul quale il Governo è già impegnato, è quello di aggiornare e sottoscrivere il protocollo di intesa per il coordinamento delle azioni contro la dispersione scolastica e lo sfruttamento del lavoro minorile tra le amministrazioni maggiormente interessate al contrasto di tali fenomeni.
PRESIDENTE. La deputata Cioffi ha facoltà di replicare.
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SANDRA CIOFFI. Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro e mi dichiaro soddisfatta per la risposta.
Signor Ministro, proprio ieri si è svolta la giornata dell'infanzia e onorare tale ricorrenza significa dare concretezza ad un'azione del nostro Paese volta a considerare i minori come una priorità. Sono certamente contenta del fatto che anche lei, signor Ministro, abbia sottolineato che oggi il problema dello sfruttamento minorile non riguarda solo l'immigrazione (soprattutto quella clandestina) ma purtroppo concerne le tante famiglie e le nuove povertà presenti nel nostro Paese.
Certamente il tavolo, nel modo in cui sarà costituito e con la partecipazione di tutte le associazioni che si interessano di infanzia e di minori, sarà un momento estremamente importante per programmare le politiche dell'infanzia del Paese. Infatti, occorre tenere conto anche di un aspetto. Ricordo che risale proprio a questi ultimi giorni l'allarme lanciato dal Ministro Amato in ordine ai nuovi tipi di sfruttamento dell'infanzia e dell'adolescenza. Basti pensare alle cosiddette baby-squillo e ai problemi di gioco. Ma siamo dinanzi anche ad un problema relativo ad un uso distorto dell'immagine dei bambini, ad esempio, nella pubblicità. È necessario che tutti i nuovi fenomeni di sfruttamento minorile siano individuati anche in tavoli appositi, in cui siano presenti tutti coloro che si interessano, in questo momento, di infanzia.
Signor Ministro, ritengo estremamente importante che vi sia un impegno del nostro Paese affinché al più presto - e continuo a ripeterlo ogni giorno - venga approvata la legge in ordine all'istituzione del garante nazionale dell'infanzia. I nostri bambini, i nostri adolescenti hanno bisogno di essere difesi sempre di più anche attraverso l'istituzione del garante. A tal fine faccio presente che siamo l'ultimo Paese, in Europa, che non ha ancora varato la legge sul garante dell'infanzia.
Credo che l'impegno del Parlamento, del Governo e di tutte le associazioni siano necessari per dare un futuro sereno ai nostri bambini. Ciò significa anche garantire il futuro del nostro Paese.
(Misure di contrasto al fenomeno della prostituzione, con particolare riferimento allo sfruttamento dei minori - n. 3-01448)
PRESIDENTE. Il deputato De Corato ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-01448, concernente misure di contrasto al fenomeno della prostituzione, con particolare riferimento allo sfruttamento dei minori (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5), di cui è cofirmatario.
RICCARDO DE CORATO. Signor Presidente, il Ministro Chiti sa che lo scorso 18 novembre il Ministro dell'interno, a Benevento, ha denunciato un fenomeno, quello della prostituzione minorile, già conosciuto soprattutto nelle grandi città.
Il problema è che il Ministro dell'interno ha fatto soltanto una denuncia, ma non ha detto quali sono le misure che il Governo intende attuare per arginare un fenomeno ormai dilagante, che non riguarda solo la prostituzione minorile femminile e maschile, ma coinvolge ragazzini indotti a consumare droga, alcol e a sperperare soldi al videopoker. Vi sono, soprattutto, organizzazioni criminali (principalmente straniere) che arruolano e trasferiscono nel nostro Paese bambini inducendoli a fenomeni come quelli ora descritti. Quindi chiedo al Governo...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
RICCARDO DE CORATO. La denuncia non basta perché questa può essere fatta anche da Telefono Azzurro, ma non dal Ministro dell'interno, tenuto anche a dare delle risposte.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
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VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, negli ultimi anni il fenomeno della prostituzione e dello sfruttamento sessuale dei minori ha assunto nuove connotazioni, sia sotto il profilo quantitativo, sia per gli aspetti qualitativi. È una situazione molto grave, come ha denunciato il Ministro dell'interno.
A seguito degli ingenti flussi migratori da Paesi in via di sviluppo e dell'introduzione di giovani straniere, la prostituzione è diventata un affare gestito sempre più spesso dalla criminalità di origine estera che si è sostituita anche alla tradizionale figura del protettore.
In questo quadro, è emerso in maniera preponderante il fenomeno dello sfruttamento della prostituzione di ragazze minorenni (adolescenti di quindici-diciassette anni) che provengono prevalentemente dalla Nigeria e dei Paesi dell'est Europa quali Romania, Ungheria, Bulgaria e Moldavia.
Per quanto concerne lo sfruttamento di minori di nazionalità italiana nell'anno in corso si sono evidenziati alcuni gravi episodi ad opera di soggetti conviventi con le piccole vittime legati ad essi da relazioni di parentela o gravitanti nel giro delle conoscenze familiari. Nel caso di Parma, ricordato dagli interroganti, è stato arrestato un italiano ritenuto responsabile di violenza sessuale ed induzione e sfruttamento della prostituzione minorile. L'uomo adescava, ricattava e sfruttava giovani connazionali.
Nel 2006 sono state denunciate 354 persone per il reato di induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione minorile, mentre nel primo semestre del 2007 le denunce sono state 184.
Per contrastare la criminalità legata alla tratta di esseri umani e alla prostituzione, negli ultimi mesi del 2006 il Ministero dell'interno ha, peraltro, avviato il progetto «Spartacus» imperniato su un piano straordinario di controllo del territorio. A livello internazionale è stata intensificata l'attività di cooperazione e di scambi informativi con le forze di polizia dei Paesi di origine delle vittime e delle organizzazioni criminali.
All'inizio di quest'anno, presso il Ministero dell'interno, è stato istituito un Osservatorio sulla prostituzione e sui fenomeni delittuosi ad essa connessi per analizzare il fenomeno e il suo radicamento sul territorio, con particolare attenzione alla prostituzione minorile.
Nelle prossime settimane il Consiglio dei Ministri approverà un disegno di legge per la lotta alla prostituzione alla cui stesura hanno contribuito i Ministeri dell'interno, della giustizia, della solidarietà sociale e delle pari opportunità. Mi auguro che, presentato al Parlamento, dove esiste anche un vostro progetto di legge, come è stato ricordato, il confronto, l'esame e anche l'approvazione possano essere davvero rapidi e vi possano concorrere non soltanto i gruppi della maggioranza, ma tutti i gruppi parlamentari.
PRESIDENTE. Il deputato De Corato ha facoltà di replicare per due minuti.
RICCARDO DE CORATO. Signor Presidente, signor Ministro, mi dichiaro totalmente insoddisfatto perché il provvedimento che il Governo sta per presentare, anzitutto è un disegno di legge e, come il Ministro sa, tutti i sindaci delle grandi città (di centrosinistra o di centrodestra, da Roma a Bologna a Milano) avevano chiesto al Governo l'adozione di un decreto-legge.
Infatti, il fenomeno della prostituzione minorile (maschile o femminile), signor Ministro, come sa, è un fenomeno disciplinato da una legge che è ancora quella del 1958: tanto per ricordarcelo, la legge Merlin. È passato mezzo secolo ed abbiamo ancora una legge che, lo ripeto, è ormai superata.
Nelle grandi città, il fenomeno della prostituzione minorile è presente in diverse strade e in diverse piazze. I progetti di cui parla (Spartacus o l'Osservatorio) non rispondono all'esigenza di un contrasto forte sul territorio, perché altrimenti non saremmo oggi in questa sede a parlare di una denuncia del Ministro dell'interno.Pag. 56
Se il Ministro dell'interno ha ritenuto di affermare queste cose solo qualche giorno fa e il Corriere della sera di ieri ha ripreso con evidenza questo problema è perché né gli osservatori da voi creati né i vostri progetti hanno dato una benché minima risposta ad un fenomeno che sta dilagando, soprattutto da parte di minori stranieri - come ho detto poco fa - arruolati da organizzazioni criminali.
Pertanto, presenterete un disegno di legge che rimarrà tale. Noi sappiamo che i disegni di legge rimangono in Parlamento per anni, come quello relativo alla violenza sulle donne, il cui iter è ancora fermo in Commissione giustizia. Sulla prostituzione ci vogliono tempi molto più veloci. I vostri tempi sono molto ritardati rispetto ad un fenomeno che sta invadendo e sta rendendo pericolosamente difficile la vita dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
(Chiarimenti in ordine al tracciato della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione ed ai tempi di realizzazione dell'opera - n. 3-01449)
PRESIDENTE. Il deputato Tassone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01449, concernente chiarimenti in ordine al tracciato della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione ed ai tempi di realizzazione dell'opera (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6).
MARIO TASSONE. Signor Presidente, vorrei avere dal Ministro qualche dato certo sul finanziamento della linea Lione-Torino comunicato l'altro giorno dalla Commissione europea. Il Ministro sa che al riguardo vi sono state discussioni, controversie, nonché un blocco dei cantieri. Qualcuno ha affermato che non si sa su quale tracciato intervenga questo finanziamento. Io non so se il Ministro Chiti abbia oggi gli elementi per fornire una risposta definitiva, considerato che in quest'Aula un ordine del giorno da me sottoscritto, insieme a moltissimi colleghi, ha avuto un esito infelice, essendo stato respinto dal Governo e quindi dalla maggioranza. Non vorrei che si trattasse di un annuncio non seguito da un comportamento giusto e coerente da parte della Governo. Ecco perché vorremmo una valutazione complessiva, anche per dare un dato di certezza a questa vicenda che ormai si trascina da parecchio tempo.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, la Commissione europea ha trasmesso il 19 novembre al Parlamento europeo la bozza di decisione che prevede lo stanziamento (considerando i tre progetti transfrontalieri con Francia, Austria e Slovenia) di 872 milioni di euro per l'Italia. Con riferimento alla linea di Alta velocità Torino-Lione, va evidenziato che il dossier che il Ministero delle infrastrutture ha trasmesso a Bruxelles lo scorso 18 luglio rappresenta un atto di programmazione tecnica e finanziaria che non può essere definito come progetto di tracciato. È stato indicato con chiarezza a Bruxelles che su una parte del tracciato ferroviario sussistevano ipotesi di percorso che erano ancora in fase di definizione con i territori interessati ed il crono-programma allegato al dossier tiene conto di ciò.
Attualmente il progetto è all'esame del tavolo di concertazione con le popolazioni locali e l'osservatorio per la realizzazione dell'asse ferroviario Torino-Lione. Al fine di recepire le istanze dei cittadini, il progetto definitivo sarà approvato dopo che l'osservatorio avrà terminato i suoi lavori e sarà sottoposto alla valutazione di impatto ambientale, seguendo la procedura ordinaria.
Per quanto attiene al lavoro svolto dal tavolo politico dello scorso 13 giugno, il Governo ha indicato in tale sede la volontà di assumere come inalterata la parte delPag. 57tracciato in territorio francese che definisce conseguentemente il punto di partenza a monte, indicando nel contempo in Orbassano il punto di arrivo della tratta a valle. La tratta che collega questi due punti, escludendo l'uscita di Venaus, comporta il passaggio in sponda destra, l'attraversamento della Dora in una zona prossima alle Gorge ed una tratta in galleria che consente di connettersi con la linea storica in un punto compatibile con quanto previsto nel Trattato di Torino del 29 gennaio 2001, in prossimità del quale finisce la parte comune europea. Per quanto riguarda la parte a valle di quella comune, in sede tecnica si sta approfondendo un'ipotesi progettuale che prevede il quadruplicamento della linea esistente e l'interramento nelle parti più antropizzate della linea storica e della nuova linea.
Il conseguente riordino urbanistico dei nuclei urbani attraversati permetterà di accogliere una richiesta storica degli enti locali, ossia quella di non affidare solo alle compensazioni il rapporto della nuova infrastruttura con il territorio, ma di realizzare una nuova configurazione che porti direttamente valore aggiunto alle aree attraversate.
Infine, per quanto si riferisce al rispetto dei tempi di realizzazione del progetto, nel periodo 2008-2013 sono previste una serie di scadenze concordate, in conseguenza delle quali l'esecuzione dell'opera si estenderà su una durata di dieci anni dalla firma del contratto dei lavori e, quindi, dovrà terminare nel 2013.
PRESIDENTE. Il deputato Tassone ha facoltà di replicare.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, Ministro Chiti, i dubbi che ho avanzato rimangono per intero. Comunque, signor Ministro, intanto le rivolgo i miei complimenti sinceri, perché è inusuale che qualcuno prenda il posto del Ministro Di Pietro, visto e considerato che si è occupato di competenze non sue e quindi le mie congratulazioni e felicitazioni sono sincere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Tuttavia, Ministro Chiti, lei mi ha fornito la stessa risposta che a suo tempo mi fornì il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti, con riferimento alla questione di Orbassano e al superamento di Venaus. Sono trascorsi molti mesi e ci troviamo sulla stessa lunghezza d'onda, purtroppo negativa.
Vorrei però far rilevare che anche sul progetto cui lei faceva riferimento, vi sono delle contestazioni da parte del presidente Ferrentino, che credo lei abbia sentito nominare, poiché è colui che ha bloccato i cantieri due anni fa e, insieme a molti manifestanti, anche quelli della Valle di Susa.
Vi è inoltre una vicenda molto strana relativa a ciò che accade all'interno del Governo. I Ministri Pecoraro Scanio e Ferrero hanno fatto riferimento all'Osservatorio, affermando che non vi è nulla di certo e anche loro si interrogano su quale sia il progetto al quale è destinato il finanziamento da parte dell'Unione europea. Ma vi è di più: il Ministro Di Pietro ha festeggiato (non so per cosa) questo finanziamento e ha affermato che finalmente ha vinto la politica del fare e vengono ad essere sconfitti i «tirapiedi» che fino ad oggi hanno bloccato l'opera. Ministro Chiti, chi sono i «tirapiedi»? Il Ministro Ferrero o il Ministro Pecoraro Scanio? Certamente il Ministro Di Pietro ha usato un linguaggio gentile...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MARIO TASSONE. ... però non vi è dubbio che ciò dimostra una grande confusione che provoca lo scoramento e l'incertezza da parte nostra rispetto alle politiche del Governo.
(Misure per la tutela delle donne vittime di violenze - n. 3-01450)
PRESIDENTE. La deputata Dioguardi ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-01450, concernente misure per la tutela delle donne vittime di violenze (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7).
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DANIELA DIOGUARDI. Signor Presidente, l'8 novembre all'ospedale civico di Palermo una giovane donna incinta di 26 anni, Sabina Giambelluca, è morta per setticemia dovuta alla morte del feto avvenuta quattro giorni prima. I medici hanno riscontrato sul corpo della donna ecchimosi e lividi che fanno ritenere come probabile il fatto che la morte del feto e della donna siano la conseguenza dei maltrattamenti da lei subiti. Sono in corso tutti gli accertamenti necessari, e dalla stampa apprendiamo che la giovane aveva più volte denunziato episodi di maltrattamento alle forze dell'ordine e agli organi competenti, senza che accadesse alcunché.
Purtroppo, la cronaca ci dimostra quotidianamente che non si tratta di un caso singolo; chiedo, quindi, che venga attuato il Piano nazionale antiviolenza, così com'è nei propositi della Ministra delle pari opportunità, che pone l'accento sulla formazione specifica degli operatori e delle operatrici dei servizi sociali e sanitari che vengono coinvolti in simili episodi.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il problema della violenza sulle donne, che si tratti di violenza sessuale, di maltrattamenti, di abusi fisici, psicologici o economici, è una delle questioni che il Governo considera centrali. La violenza di genere mette in discussione l'universalità dei diritti umani.
Il Governo, come è noto, il 22 dicembre del 2006 ha approvato un disegno di legge, oggi ancora all'esame del Parlamento, che prevede un intervento volto ad investire tre livelli: le misure di sensibilizzazione e prevenzione, i diritti della vittima e la tutela penale. La scelta del Governo è stata, dunque, di non limitarsi ad interventi di tipo repressivo, ma di promuovere un diverso approccio culturale insieme a risposte di tipo sociale.
Il 17 ottobre scorso, alla luce del dibattito svoltosi presso la Commissione Giustizia, l'Assemblea della Camera ha deliberato lo stralcio degli articoli 13 e 18 del disegno di legge. Conseguentemente è stata presentata una proposta di testo unificato composta da tre articoli: i primi due, volti a disciplinare sotto i profili sostanziali e processuali il delitto di atti persecutori, il terzo in materia di discriminazione fondata sull'orientamento sessuale. Si tratta di un atto importante che può accelerare - mi auguro che acceleri fortemente fino alla sua conclusione - l'iter della legge contro le molestie alle donne.
Per quanto attiene ai servizi socio-sanitari il disegno di legge, all'articolo 3, prevede interventi specifici di formazione del personale sanitario al fine di migliorare l'intervento assistenziale riabilitativo per le donne vittime di violenza. Per quanto riguarda il quesito relativo alle azioni del Piano nazionale antiviolenza, la legge finanziaria per l'anno 2007 ha istituito un fondo nazionale contro le violenze sessuali di genere, destinato in parte all'istituzione di un osservatorio contro la violenza e in parte ad un piano di azione nazionale contro questi delitti.
Il 16 maggio scorso con un decreto ministeriale sono stati destinati al fondo, per l'anno 2007, tre milioni di euro e con un decreto del 3 agosto scorso sono stati stabiliti i criteri di ripartizione, destinando una quota di due milioni e duecentomila euro al piano nazionale di azione. Nel disegno di legge finanziaria per l'anno 2008, approvata dal Senato e che la Camera esaminerà tra poco, è stato ulteriormente implementato il piano nazionale contro le violenze alle donne con l'istituzione di un fondo di 20 milioni di euro.
Oggi si è tenuta presso il Ministero per i diritti e le pari opportunità l'assemblea per discutere le proposte per il piano d'azione pluriennale. L'incontro, che vede coinvolti i rappresentanti del Governo, dei centri antiviolenza, del mondo dell'associazionismo, del Parlamento e delle istituzioni locali mira a produrre una risposta efficace, ma anche continuativa neiPag. 59confronti del fenomeno della violenza di genere e al lancio dell'osservatorio nazionale.
PRESIDENTE. La deputata Dioguardi ha facoltà di replicare.
DANIELA DIOGUARDI. Signor Presidente, mi ritengo soddisfatta della risposta anche se il problema è talmente drammatico che anche l'agire immediato è da considerarsi tardivo rispetto a quello che dovremmo fare. Sicuramente la Ministra ha mostrato una sensibilità ed un'attenzione particolari rispetto al grave problema della violenza fisica e sessuale che, come sappiamo e come ci riferisce il Consiglio d'Europa, è la prima causa di morte per le donne nel mondo, ovvero uccide più donne rispetto alla guerra e al cancro.
In Italia i dati forniti dall'Istat ci mostrano che il 32 per cento delle donne è vittima di violenza fisica e sessuale (si tratta di quasi 7 milioni di donne). È necessario sottolineare, inoltre, che il 60 per cento della violenza avviene all'interno della famiglia, contro una percentuale bassissima, ovvero il 6 per cento, in cui la violenza è opera di estranei e, quindi, anche di immigrati.
Ciò deve essere sottolineato, in quanto mostra in maniera chiara che il problema della violenza non è di ordine pubblico o di sicurezza (come, invece, lo si vorrebbe ridurre), ma è un problema che attiene al rapporto tra i sessi; è un problema complesso che deve essere affrontato con sensibilità e in maniera celere.
Credo che un piano nazionale debba collocare al centro la competenza e l'esperienza che in tutti questi anni i centri antiviolenza e le case di rifugio hanno raccolto su tale attività. Tutti gli operatori sanitari e dei servizi sociali, inoltre, devono lavorare in raccordo con i centri di accoglienza. Le donne italiane attendono da troppo tempo una legge. Dobbiamo molto alle donne italiane e nessuna donna deve essere lasciata sola di fronte ad un problema così drammatico.
(Intendimenti del Governo in merito all'applicazione del recente decreto-legge in materia di sicurezza - n. 3-01451)
PRESIDENTE. Il deputato Pini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni ed altri. 3-01451, concernente intendimenti del Governo in merito all'applicazione del recente decreto-legge in materia di sicurezza (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8), di cui è cofirmatario.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, signor Ministro, innanzitutto, considerato che si parla di sicurezza, ci saremmo aspettati la presenza del Ministro Amato, ma sappiamo che lo stesso è troppo impegnato a dover mettere delle «pezze» a un totale, assoluto e completo fallimento della politica di questo Governo in materia di sicurezza.
È proprio per questo motivo che, al fine di evidenziare che al Governo importi poco o nulla della sicurezza dei cittadini, abbiamo presentato l'interrogazione in esame, che verte sull'ulteriore fallimento legato al decreto-legge 1o novembre 2007 n. 181 - emanato a seguito di fatti di cronaca gravissimi - che questo Governo (incapace, come al solito, di progettare alcunché, tanto meno in materia di sicurezza) ha adottato in fretta e furia, sulla spinta dell'emozione popolare dettata, ripeto, da avvenimenti gravissimi.
Il decreto-legge citato, di fatto, in circa quindici giorni ha comportato l'espulsione di soli 177 extracomunitari: esso, pertanto non funziona e noi siamo preoccupatissimi...
PRESIDENTE. Deputato Pini, concluda.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, concludo. Sappiamo benissimo che la sinistra radicale ha già dichiarato guerra - come ha fatto lo stesso Governo - in fase di conversione in legge del decreto-legge, il quale, quindi, sarà svuotato ancora di più. Chiediamo, pertanto, quali siano i reali intendimenti del Governo, ossia se lo stesso voglia continuare a far qualcosa...
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PRESIDENTE. La prego, deputato Pini, ha parlato per oltre mezzo minuto in più: ciò non è possibile e lei lo sa.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, ovviamente rispondo nel merito. Le misure inserite nel «pacchetto sicurezza» si propongono di realizzare una duplice finalità: corrispondere alla domanda di sicurezza che proviene dalla collettività nazionale e, allo stesso tempo, garantire la puntuale applicazione delle disposizioni comunitarie che attribuiscono ai cittadini europei il diritto di circolare e soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri.
In questa direzione ci si è mossi quando si è deciso di adottare un decreto-legge per conferire immediata efficacia a norme che - è bene ricordarlo - non si limitano ad attribuire ai prefetti il potere di allontanare dal territorio nazionale le persone di cui è stata accertata una specifica, concreta e individuale pericolosità. Il provvedimento d'urgenza, infatti, prevede anche la trasformazione del divieto di ingresso da contravvenzione in delitto - punito adesso con la reclusione fino a tre anni - e il rafforzamento del provvedimento di allontanamento, con l'obbligo, per chi ne è destinatario, di farsi rilasciare dal consolato italiano del proprio Paese un'attestazione di ottemperanza al provvedimento. In altre parole, sono i consolati italiani a certificare che i cittadini europei, allontanati dal nostro Paese, siano effettivamente rientrati in patria.
La pena prevista per la mancata osservanza della disposizione è l'arresto da uno a sei mesi e un'ammenda da 200 a 2.000 euro. Il decreto-legge, in sintesi, mira a rendere più celeri e certe le procedure di allontanamento dei cittadini comunitari che si rendano responsabili di attività illecite così gravi da determinare un allarme sociale. In tal modo si è anche cercato di eliminare i difetti tecnici evidenziati dal Ministro dell'interno nel decreto legislativo di recepimento della direttiva 2004/38/CE.
In applicazione del decreto-legge, dal 2 al 19 novembre scorsi, sono stati adottati 177 provvedimenti di allontanamento per motivi di pubblica sicurezza. Si tratta di una cifra non banale, tenendo conto, da una parte, che si era in fase di prima applicazione e, dall'altra, che tutti gli aspetti della procedura devono essere svolti nel rigoroso rispetto dell'ordinamento comunitario.
È evidente, altresì, che le misure introdotte hanno un effetto deterrente, ad esempio, in termini di nuovi arrivi. I provvedimenti di allontanamento devono contenere motivazioni idonee anche a superare il previsto vaglio giurisdizionale. Al fine di indicare precise e uniformi modalità applicative del provvedimento, il 2 novembre scorso il Ministro dell'interno ha rivolto a tutti i prefetti della Repubblica un atto di indirizzo: i prefetti dovranno anche assicurare un monitoraggio costante delle situazioni a rischio, privilegiando il metodo della sistematicità dei controlli e della continuità dell'azione. Tale provvedimento - concludo - è un concreto e nuovo intervento: ciò significa che esso non era mai stato predisposto in precedenza, ad esempio dai Governi in carica dal 2001 al 2006.
PRESIDENTE. Il deputato Pini ha facoltà di replicare per due minuti.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, non possiamo assolutamente ritenerci soddisfatti, perché la risposta del Ministro Chiti non solo è insoddisfacente, ma totalmente irricevibile. Noi abbiamo chiesto quali siano le vostre intenzioni, in considerazione del fallimento di questo decreto-legge. È assolutamente inutile che lei venga in Aula, svolgendo le funzioni del Ministro Amato, che so impegnato - lo ripeto - in una riunione con i vari prefetti delle principali città, a elencarci cosa prevede il decreto-legge. Lo sappiamo benissimo: non c'è nulla a difesa dei cittadini, a dimostrazione che questo Governo se ne frega altamentePag. 61della sicurezza dei cittadini. Questo Governo adotta palliativi quando avvengono fatti gravissimi sul territorio, ma soltanto se si verificano a Roma. Dunque, se ne frega - questa è la dimostrazione - della sicurezza dei cittadini.
Al Governo interessa, invece, difendere l'immagine del «vecchio» che avanza, di Veltroni, perché quando si verifica qualcosa a Roma vi è la levata di scudi e, sull'ondata dell'emozione popolare, di cui si diceva prima, si adottano decreti-legge, mentre quando accade qualcosa a Treviso o a Milano tutto passa sotto silenzio.
Noi le abbiamo rivolto una domanda sui reali intendimenti del Governo. Lei non ci ha risposto, ma nel suo silenzio alla fine la risposta è arrivata chiarissima: voi volete continuare a tenere aperte le frontiere di questo Paese in maniera indiscriminata, solo ed esclusivamente per vostri meri calcoli elettorali. Le dichiarazioni del Presidente della Repubblica di ieri, irricevibili soprattutto per la forma, ne sono la prova del nove.
La sicurezza non è una delle priorità di questo Governo e lo state dimostrando e non solo non è una priorità, ma non è nemmeno nell'agenda politica di questo Governo. Siete schiavi di una sinistra radicale, che vuole assolutamente allargare ulteriormente la futura - speriamo di no - base elettorale dell'estrema sinistra...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GIANLUCA PINI. ...e non vi accorgete che siete lontanissimi dalla richiesta dei cittadini veri di questo Paese, che chiedono sicurezza e non di aprire in maniera indiscriminata le nostre frontiere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
(Iniziative per aumentare i trasferimenti erariali in favore degli enti locali appartenenti ad aree territoriali confinanti con le regioni a Statuto speciale e con le province autonome di Trento e Bolzano - n. 3-01452)
PRESIDENTE. Il deputato Zorzato ha facoltà di illustrare l'interrogazione Leone n. 3-01452, concernente iniziative per aumentare i trasferimenti erariali in favore degli enti locali appartenenti ad aree territoriali confinanti con le regioni a Statuto speciale e con le province autonome di Trento e Bolzano (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9), di cui è cofirmatario.
MARINO ZORZATO. Signor Presidente, signor Ministro, credo che la pericolosa deriva secessionista di numerosi comuni - soprattutto al nord - il cui territorio confina con regioni a statuto speciale, culminata con il referendum svoltosi a Cortina d'Ampezzo, Asiago e Colle Santa Lucia, costituisca un problema molto grave, che va affrontato in modo sistematico.
Tale tendenza ha ragioni soprattutto economiche, in quanto è notorio che le regioni a statuto speciale e le province autonome hanno a disposizione risorse finanziare molto maggiori rispetto alle regioni a statuto ordinario e alle altre province.
Ricordo che l'interesse delle province di Trento e Bolzano si mostra soprattutto verso alcuni comuni, come Cortina, e non verso altri, come Asiago, per motivi puramente economici. Ricordo, inoltre, che i trasferimenti in favore del Veneto sono pari a circa il 10 per cento dei trasferimenti destinati alle province di Trento e Bolzano. Ciò ovviamente accresce l'interesse di alcuni comuni a cambiare regione.
Nel decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, collegato con la manovra finanziaria del 2008, erano stati previsti 40 milioni di euro a favore di queste realtà, ridotti successivamente a 25 milioni.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MARINO ZORZATO. Signor Presidente, mi avvio velocemente alla conclusione.
PRESIDENTE. Lo deve fare.
MARINO ZORZATO. La domanda che le rivolgo è se non sia opportuno, per questi comuni e per queste realtà territoriali,Pag. 62pensare a una rivoluzione finanziaria, soprattutto a scapito delle regioni e delle province - Trento e Bolzano in particolare - che in questo momento ricevono troppi trasferimenti rispetto alle realtà venete confinanti.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, l'interrogazione segnala, con la preoccupazione che io e il Governo condividiamo, che numerosi comuni delle regioni a statuto ordinario, il cui territorio confina con quello delle regioni a statuto speciale o province autonome, in considerazione anche delle maggiori risorse finanziarie riconosciute da queste ultime ai comuni che ricadono nel proprio territorio in rapporto alla popolazione esistente, hanno indetto referendum, di cui all'attuale articolo 132 della Costituzione, per il distacco dalla regione di appartenenza e l'aggregazione alle regioni a statuto speciale o province autonome confinanti.
L'interrogazione sollecita un ulteriore incremento delle risorse finanziarie a favore di tali comuni, rispetto a quelle di 25 milioni di euro per il 2007 - loro attribuite, per la prima volta, dall'articolo 35 del decreto-legge n. 159 del 1o ottobre scorso - o a quelle riferite a misure per le risorse dell'energia idroelettrica nella legge finanziaria dello scorso anno, e ciò anche attraverso una rimodulazione dei trasferimenti erariali riconosciuti agli enti locali delle regioni a statuto ordinario e delle province autonome di Trento e Bolzano.
In merito, come è noto, le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e Bolzano godono, ai sensi dell'articolo 116 della Costituzione, di forme e condizioni particolari di autonomia, secondo i rispettivi statuti speciali adottati con legge costituzionale. L'autonomia si sostanzia, essenzialmente, in quella finanziaria, che agli stessi enti definiti a diritto differenziato viene riconosciuta dagli statuti e dalle relative norme di attuazione.
Si deve aggiungere che il finanziamento degli enti locali posti nel territorio delle autonomie speciali, viene da questa assicurata dalla compartecipazione al gettito dei tributi erariali propri, statutariamente prevista, non già da trasferimenti erariali, di cui è fatto cenno nell'interrogazione in esame.
Ne deriva che l'accoglimento dell'istanza di operare una rimodulazione dei trasferimenti erariali a favore dei comuni e delle autonomie speciali, per i motivi sopra esposti, non è possibile.
Credo che la questione si possa invece risolvere esaminando e approvando presto, sia alla Camera sia al Senato, il disegno di legge del Governo sull'attuazione dell'articolo 119 della Costituzione, relativo al federalismo fiscale, che può assegnare un ordine differente ai rapporti finanziari e alle responsabilità delle diverse istituzioni.
Vi sono però, oltre ai problemi legati a tali rilevanti questioni economico-finanziarie, anche quelli che si riferiscono ai rapporti tra regioni e autonomie locali, riguardanti cioè il ruolo delle autonomie locali all'interno delle diverse regioni e la promozione di loro poteri, più responsabili e più forti.
In ogni caso, il Governo ha da tempo concentrato la propria attenzione sul fenomeno, presentando un apposito disegno di legge - che si trova presso la Commissione affari costituzionali - per la revisione dell'articolo 132 della Costituzione, diretto ad ottenere il pronunciamento di una più vasta area di popolazione sul referendum. Infatti credo giusto in via di principio che il referendum...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Ho terminato, signor Presidente.
Il referendum non deve esclusivamente accertare la concordanza tra popolazione del comune interessato dal distacco/accorpamento con i propri organi rappresentativi,Pag. 63ma anche la volontà della provincia a cui si chiede l'accorpamento di accogliere i comuni nei propri confini e la volontà della provincia da cui si chiede il distacco, di separarsi da quel territorio e da quella popolazione.
Penso che dobbiamo intervenire su tale complesso di questioni, se vogliamo fornire una risposta positiva a quelle popolazioni.
PRESIDENTE. Il deputato Paniz, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare per due minuti.
MAURIZIO PANIZ. Ministro Chiti, nonostante il suo sforzo devo dichiararmi insoddisfatto. Lei lo comprende perfettamente: il problema non è soltanto veneto, riguarda l'intera nazione, anche se soprattutto il Veneto, regione i cui cittadini danno allo Stato più o meno quanto versano i cittadini del Trentino-Alto Adige, ricevendo una cifra ben diversa. Un cittadino veneto esborsa circa quattromila euro all'anno e ne riceve meno di novecento; un cittadino del Trentino-Alto Adige, che esborsa la stessa cifra, ne riceve circa il doppio.
Le pare giusto che tale situazione si mantenga ormai da circa cinquant'anni? Il principio di uguaglianza è andato a farsi benedire da tempo!
Pertanto, bisogna intervenire sul rapporto tra regioni a statuto ordinario e regioni a statuto speciale: o tutti o nessuno, perché il principio di uguaglianza è sancito dalla Costituzione e deve essere rispettato. Il Governo deve dare l'esempio e dimostrare una chiara di volontà di rispettarlo.
Molti sindaci, soprattutto delle «terre alte», le terre della montagna, hanno consegnato in questi giorni la loro fascia tricolore al Presidente della Repubblica: non possono essere tartassati, con privazioni di risorse che sono state garantite un tempo e che vengono improvvisamente loro sottratte.
L'attuale Governo deve passare dalle parole ai fatti. Certo, siamo d'accordo sul federalismo fiscale, ma va approvato, non va dichiarato soltanto sulla carta. Invece, l'attuale Governo è finora passato dalle parole ai non fatti, perché ha privato realtà come la provincia di Belluno delle risorse del demanio idrico, che il precedente Governo aveva garantito e che l'Esecutivo in carica, in occasione della sua prima legge finanziaria, ha tolto.
Ciò ha costituito uno schiaffo per il Veneto, uno schiaffo ad una regione produttiva e laboriosa, che merita un'attenzione diversa. Solo così i suoi cittadini potranno essere felici di stare dove si trovano e non chiedere di spostarsi nella «terra del Bengodi», una terra ricca di privilegi come il Trentino-Alto Adige. Tali privilegi non si giustificano più, perché la storia è andata avanti e cinquant'anni non sono passati assolutamente invano.
Abbiate rispetto, voi al Governo, dei dolori, delle sofferenze, dell'impegno e della dedizione delle genti di montagna, della gente del Veneto che sostiene la nostra Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
(Problematiche relative al termine per la trasmissione su frequenze terrestri in tecnica analogica da parte di Retequattro alla luce della giurisprudenza costituzionale - n. 3-01453)
PRESIDENTE. Il deputato Longhi ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-01453, concernente problematiche relative al termine per la trasmissione su frequenze terrestri in tecnica analogica da parte di Retequattro alla luce della giurisprudenza costituzionale (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10).
ALEANDRO LONGHI. Signor Presidente, signor Ministro devo dirle che ho provato fastidio a scrivere questa interrogazione a risposta immediata. Ero abituato a scriverle quando il Governo Berlusconi faceva dei regali a Mediaset e che il mio Governo, il Governo Prodi, faccia altrettanto mi infastidisce.Pag. 64
Una sentenza della Corte costituzionale fissava al 2003 la fine delle trasmissioni sulle frequenze terrestri di Retequattro; decreti-legge e leggi del Governo Berlusconi hanno prorogato tale termine al 2008. Trovo incomprensibile che ora, nel decreto-legge fiscale, sia prevista una proroga fino al 2012. Ero a conoscenza di come si comportasse il Governo Berlusconi, ma ritengo intollerabile che il Governo Prodi faccia un regalo a Mediaset.
PRESIDENTE. Il Ministro delle comunicazioni, Paolo Gentiloni Silveri, ha facoltà di rispondere.
PAOLO GENTILONI SILVERI, Ministro delle comunicazioni. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Longhi che mi fornisce l'occasione di chiarire un equivoco che, francamente, non so come si sia ingenerato.
Il motivo per cui sia nel disegno di legge appena varato dalle Commissioni parlamentari (con il voto favorevole di tutta l'Unione e con quello contrario del centrodestra) sia nel decreto-legge fiscale è stato fissato al 2012 il termine per la fine della televisione analogica è il seguente: anzitutto, perché corrisponde alla verità ed è sempre giusto dire la verità al mercato, e cioè che l'Italia, come gli altri Paesi europei che hanno molte frequenze televisive analogiche, le spegneranno nel 2012.
Perché, nella scorsa legislatura, il precedente Governo non ha detto la verità? Perché ha affermato che la televisione analogica sarebbe stata spenta subito, nel 2006? Perché, così dicendo, vi era un alibi per non riconoscere, a chi ne vantava, i diritti nella televisione analogica e si poteva evadere una sentenza della Corte costituzionale - la n. 466 del 2002 - che assegnava a ciascun editore un massimo di due reti in analogico.
Il meccanismo che ha portato anche all'approvazione di un decreto-legge nei giorni di Natale del 2003 è il seguente: i diritti in analogico, con il limite di un massimo di due reti, sarebbero scomparsi, perché con il digitale dietro l'angolo, che sarebbe arrivato dopo qualche mese, non ci sarebbe più stato bisogno di rispettare la giurisprudenza costituzionale, di cercare il pluralismo e di riconoscere a chi ha delle concessioni, ma non le frequenze per esercitarle, il loro diritto. Se l'indomani fosse finita la televisione analogica, anche i diritti analogici sarebbero finiti per tutti.
Spostando in avanti il termine relativo alla fine della televisione analogica, ci mettiamo nelle condizioni, per la prima volta in Italia, di riprendere il percorso della giurisprudenza costituzionale. Ritengo che riproporre il limite massimo di due reti, restituire a chi ha diritti di concessione, ma non le frequenze, la possibilità di esercitarli, sia un passo nella direzione giusta, che, certamente, va completato.
In che modo il Governo pensa di rispondere alla richiesta della Corte costituzionale, relativa al limite delle due reti in analogico? Con un disegno di legge, onorevole Longhi (penso che sarà discusso in Parlamento nelle prossime settimane), ed è il modo attraverso cui, finalmente, toglieremo le date finte - cioè l'alibi che ha consentito, nella scorsa legislatura, di eliminare la giurisprudenza costituzionale e i diritti nella televisione analogica - e, ponendo date vere, finalmente, rimettiamo il sistema in condizione di regolarsi, nel segno del pluralismo e delle decisioni della Corte costituzionale.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PAOLO GENTILONI SILVERI, Ministro delle comunicazioni. Come vede, onorevole Longhi, il regalo, se qualcuno pensa di fare regali, sarebbe mantenere la situazione così com'è, dicendo che alla televisione digitale si arriva tra sei mesi e che, quindi, le sentenze della Corte costituzionale, i diritti di Europa 7, i diritti di chi non ha potuto esercitarli finora, sono cartastraccia.
PRESIDENTE. Il deputato Longhi ha facoltà di replicare per due minuti.
ALEANDRO LONGHI. Signor Ministro, la ringrazio ma devo dire che non mi trovaPag. 65completamente convinto, anche perché sono in gioco i diritti di Europa 7, che aveva vinto una gara (ed io nutro un grande rispetto per le gare e per chi le vince).
Che motivo c'era di inserire in un decreto-legge la data del 2012? Si poteva scegliere il 2010 o il 2009, perché i disegni di legge si sa quando cominciano, ma non quando finiscono. Pertanto, credo che, se realmente vi fosse stata la volontà politica di seguire quanto previsto dalla sentenza della Corte costituzionale, si sarebbero potuti stabilire termini meno prolungati nel tempo e far sì che, realmente, si tornasse ad una situazione di diritto nazionale e, se vuole, anche di diritto internazionale, dato che l'Unione europea ci ha richiamato in questo senso (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
(Orientamenti sulla sperimentazione delle narcosale e su iniziative normative in materia di somministrazione controllata di eroina - n. 3-01454)
PRESIDENTE. Il deputato Mellano ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-01454, concernente orientamenti sulla sperimentazione delle narcosale e su iniziative normative in materia di somministrazione controllata di eroina (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).
BRUNO MELLANO. Signora Ministro, la mia interrogazione a risposta immediata n. 3-01454 riguarda la proposta, presentata al comune di Torino, di istituzione di una «narcosala».
Tale proposta è stata promossa a livello popolare, attraverso gli strumenti del regolamento comunale, da alcune associazioni - Forum droghe, Malega9 e l'Associazione radicale Adelaide Aglietta - che hanno raccolto migliaia di firme, depositate in comune.
Un'altra iniziativa è partita da venti consiglieri comunali della maggioranza di centrosinistra del sindaco Chiamparino, per istituire una «narcosala», ossia una «stanza del consumo», dove i cittadini tossicodipendenti (ossia malati, in quanto affetti da tossicodipendenza cronica) possano consumare, in situazioni igieniche tollerabili e decenti, la droga acquistata all'esterno, sul mercato criminale.
Una sua lettera, in risposta ad una richiesta del sindaco Chiamparino, ha di fatto ucciso tale proposta e ha posto le condizioni affinché il comune di Torino, nel prossimo consiglio comunale, archivi questa proposta di iniziativa - ripeto - comunale (da parte di consiglieri) e popolare (da parte di associazioni).
PRESIDENTE. La prego di concludere.
BRUNO MELLANO. Le chiedo se, invece, non sia il caso di aprire un tavolo per garantire questa proposta e quella che ha presentato lei, in alternativa, della somministrazione controllata di eroina.
PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Livia Turco, ha facoltà di rispondere.
LIVIA TURCO, Ministro della salute. Signor Presidente, desidero precisare che la lettera da me inviata al sindaco di Torino e al presidente della regione Piemonte, non rappresenta uno «stop» alla proposta di sperimentazione delle cosiddette «narcosale», ma solo una doverosa precisazione su alcune problematiche correlate al vigente quadro normativo.
Allo stato attuale, infatti, il Ministero della salute può autorizzare l'approvvigionamento e la detenzione di stupefacenti per la somministrazione, unicamente nell'ambito di sperimentazioni cliniche autorizzate, nelle quali le suddette sostanze siano somministrate al fine di dimostrarne l'efficacia terapeutica.
Nel caso in esame, invece, si tratterebbe di una sperimentazione ai fini della prevenzione di eventi avversi, collegati all'abuso di droga. La sperimentazione riguarderebbe unicamente gli eventuali effetti positivi, correlati alla distribuzione di siringhe sterili o alla presenza di personale sanitario.Pag. 66
Poiché non è possibile individuare, nella funzione delle «narcosale», un uso terapeutico dell'eroina che in esse viene consumata, è indispensabile modificare le norme vigenti, prevedendo specificamente la possibilità di effettuare sperimentazioni di riduzione del danno, tramite strutture controllate all'interno delle quali non possano essere applicabili le sanzioni previste per il consumo non terapeutico di stupefacenti.
Qualora l'eroina venisse fornita e somministrata dagli sperimentatori allo scopo della riduzione della diffusione dell'illegalità indotta e, quindi, con finalità di esclusivo ordine pubblico, sarebbe ravvisabile, oltre al consumo, anche una cessione di stupefacenti per somministrazione ai fini di abuso, in aperto contrasto non soltanto con la normativa vigente, ma anche con le convenzioni internazionali alle quali l'Italia aderisce, tenuto conto anche che l'Organizzazione delle Nazioni Unite si è già espressa sfavorevolmente su tale argomento.
Pertanto, proprio allo scopo di valutare con serenità e concretezza l'intera problematica, confermo quanto ho già precisato alla regione e al sindaco di Torino, cioè la disponibilità del Ministero della salute, insieme al Ministero della solidarietà sociale, di istituire un tavolo di lavoro al quale partecipino i soggetti istituzionali, sia ministeriali sia regionali e comunali, interessati nel settore delle tossicodipendenze, nonché gli esperti dell'Istituto superiore di sanità, al fine di individuare i criteri generali di una possibile proposta di regolamentazione di tale sperimentazione da presentare all'esame del Parlamento.
PRESIDENTE. Il deputato Mellano ha facoltà di replicare.
BRUNO MELLANO. Signor Presidente, ringrazio il Ministro Turco per la sua risposta, ma sono insoddisfatto, per i motivi illustrati nella mia interrogazione a risposta immediata, che brevemente ho riassunto prima. Lei stessa sa bene che se il richiamo alle Convenzioni internazionali non vale per le esperienze (settanta narcosale aperte) attualmente in corso in tutta Europa, non vedo perché dovrebbe valere solo per l'Italia.
Si apra un contenzioso e si discuta a livello internazionale: si avrà la forza di difendere una misura volta alla riduzione del danno, convintamente utile, come affermano gli esperti di bassa soglia, anche italiani, e gli esperti internazionali che hanno utilizzato anche questo strumento accanto agli altri già in uso.
Inoltre, chiedo che si apra una discussione sul ruolo degli operatori sanitari e infermieristici, che in Italia vi era già stata quando si è pensato all'utilizzo dei distributori scambia-siringhe. Ricorderà che anche in quella occasione vi è stato un dibattito pubblico, il quale, però, si è tradotto in sentenze, giurisprudenza e dottrina che ne hanno dato l'interpretazione secondo cui gli scambia-siringhe non costituiscono affatto favoreggiamento al consumo, bensì un necessario presidio medico-sanitario per il cittadino malato e tossicodipendente.
Lei stessa, nella lettera al sindaco Chiamparino e alla presidente Bresso, ha dichiarato il suo disagio personale rispetto alla vicenda delle stanze del consumo, indicando una prospettiva, a mio avviso futuribile e purtroppo non realistica, consistente nel modificare la legge per garantire la somministrazione controllata. Ovviamente sarei favorevole e vorrei aiutarla. Tuttavia, lei stessa sa bene che sarà molto difficile modificare la legge anche su tale settore.
L'intervento già attuabile e possibile - ripeto che si tratta di una convinzione che i radicali hanno da tempo e su questo, in genere, non abbiamo mai sbagliato - è quello di aprire immediatamente, anche in Italia, la sperimentazione delle narcosale e discutere, nelle sedi opportune, la congruità di tali iniziative di riduzione del danno con le convenzioni internazionali e la legge in corso. La ringrazio della risposta ma vorrei da lei...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
Pag. 67BRUNO MELLANO. ...maggior forza politica per cambiare politicamente questa impostazione.
(Iniziative per la vaccinazione gratuita delle donne contro il papillomavirus - n. 3-01455)
PRESIDENTE. Il deputato Catone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01455, concernente iniziative per la vaccinazione gratuita delle donne contro il papillomavirus (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12).
GIAMPIERO CATONE. Signor Presidente, signor Ministro, l'Italia ha a disposizione il vaccino che è in grado di impedire l'infezione da papillomavirus, che è responsabile del 70 per cento dei casi di tumore del collo dell'utero, oltre che di diverse lesioni dell'apparato genitale esterno femminile.
Tale vaccino apre le porte alla prevenzione e offre speranze concrete di sconfiggere un tipo di tumore che, fino a poco tempo fa, era considerato un big killer. Tutte le donne dai 9 ai 26 anni possono trovare tale farmaco in farmacia. Però, per disposizione del Ministero della salute potranno averlo gratuitamente soltanto le dodicenni che, nel nostro Paese, sono circa 250 mila.
Signor Ministro, vorremmo sapere se non ritenga opportuno garantire la vaccinazione gratuita anche ad altre fasce d'età escluse da tale scelta.
PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Livia Turco, ha facoltà di rispondere.
LIVIA TURCO, Ministro della salute. Signor Presidente, la strategia nazionale adottata per la realizzazione della campagna di vaccinazione anti-papillomavirus è condotta d'intesa con le regioni e, come lei ha affermato, è fondata su un'offerta attiva e gratuita rivolta alle ragazze nel corso del dodicesimo anno di vita, cioè dal compimento degli 11 anni, fino al compimento dei 12.
I vantaggi di questa scelta sono, tra gli altri: indurre la migliore risposta immunitaria al vaccino, precedendo l'inizio dell'attività sessuale, con la garanzia della massima efficacia della vaccinazione; rivolgersi a ragazze che frequentano la scuola dell'obbligo, facilitando l'offerta attiva anche a gruppi a rischio di deprivazione sociale; mantenere la vaccinazione nell'ambito del patrimonio professionale delle prestazioni e delle strutture del sistema sanitario; respingere elevate coperture vaccinali in breve tempo, sfruttando le occasioni di contatto con le strutture vaccinali degli adolescenti, già target di altri interventi vaccinali; impiegare anagrafi vaccinali esistenti per la registrazione delle vaccinazioni effettuate, il follow-up e la valutazione delle coperture vaccinali, con conseguente determinazione di impatto della vaccinazione sulla popolazione in termini di guadagno di salute e risparmio della spesa sanitaria.
Questa scelta è supportata dagli studi che hanno preceduto la fase autorizzativa del vaccino presso l'Agenzia europea dei medicinali. Inoltre, dagli studi, la risposta «immune» è risultata significativamente più elevata nelle bambine tra i 9 e i 12 anni di età rispetto alle adolescenti di età superiore ai 12 anni.
È opportuno ribadire che il vaccino non ha alcun effetto terapeutico, per cui non è efficace nelle donne con infezione pregressa o in corso con uno dei ceppi vaccinali. Ne consegue che la vaccinazione, sicuramente utile, non esclude l'opportunità di continuare ad attuare programmi di screening e di investire risorse per incrementare e migliorare la copertura vaccinale.
Relativamente alle possibili strategie vaccinali future, quali l'identificazione di nuovi target in termini di età, si dovrà tenere conto delle risultanze dei più recenti e affidabili studi scientifici, clinici ed epidemiologici nazionali ed internazionali.
La scelta di questa «coorte» è stata suggerita al Ministero dal Consiglio superiore di sanità. L'Italia è uno dei primi Paesi in Europa che propone una vaccinazione pubblica per la quale è statoPag. 68previsto, nel disegno di legge finanziaria per il 2008, uno stanziamento di risorse economiche pari a 30 milioni di euro a favore delle regioni (finalizzato, appunto, ad agevolare la diffusione tra le dodicenni della vaccinazione da HPV) a valere sullo stato di previsione della spesa del Ministero della salute. Il relativo decreto ministeriale sarà adottato d'intesa con la Conferenza Stato-regioni.
PRESIDENTE. Il deputato Catone ha facoltà di replicare.
GIAMPIERO CATONE. Signor Ministro, sono perplesso perché, innanzitutto, mi risulta che la scuola dell'obbligo sia fino alla terza media (quindi, le ragazze di 13 anni frequentano ancora la scuola dell'obbligo); inoltre, perché esiste una ricerca dell'università Bocconi di Milano che parla di un abbassamento dell'età del primo rapporto sessuale, il quale può verificarsi a 14 anni (pertanto, ritengo che le tredicenni siano incluse).
Oltretutto, c'è un'altra indicazione del Consiglio superiore della sanità - che lei ben dovrebbe conoscere - che, in linea con le indicazioni dell'EMEA, l'agenzia europea per il farmaco, addirittura pensa di poter vaccinare donne fino ai 17 anni, scendendo così per la copertura dai quarant'anni previsti ad otto anni.
Esistono sette milioni di famiglie povere in Italia; ci sono addirittura miliardi di euro di elusione, permessa da questo Governo a grossi enti bancari e finanziari, con lo stacco delle cedole all'estero: credo, pertanto, che un farmaco che costa 188 euro e che deve essere somministrato per almeno tre volte per avere efficacia debba essere fornito dallo Stato. La spesa per vaccinare le tredicenni, infatti, ammonta a soli 100 milioni di euro, contro i miliardi di euro di cui questo Governo consente lo sperpero.
Credo che salvare la vita a 250 mila tredicenni - lo dico per essere in linea con lei sul criterio della scuola dell'obbligo, anche se non credo che in Italia, su 250 mila tredicenni, ci siano tante persone che abbiano già avuto rapporti sessuali - sia comunque un dovere dello Stato italiano, oltre che un dovere di questo Governo.
Noi oggi abbiamo l'idea che occorre prevenire e la prevenzione in questo caso è anche risparmio per lo Stato, perché prevenire i tumori, che non dovranno essere curati successivamente, costituisce sicuramente un risparmio.
Pertanto, 100 milioni di euro per vaccinare le tredicenni e le quattordicenni sono soldi ben spesi. Ci rifletta.
(Problematiche relative alle misure straordinarie di polizia veterinaria adottate contro la brucellosi bufalina in Campania - n. 3-01456)
PRESIDENTE. Il deputato Lion ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01456, concernente problematiche relative alle misure straordinarie di polizia veterinaria adottate contro la brucellosi bufalina in Campania (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 13).
MARCO LION. Signor Ministro, con la presente interrogazione intendiamo riproporre al Governo un'annosa e complicata vicenda, che riguarda il risanamento degli allevamenti bufalini della regione Campania colpiti dal batterio della brucellosi.
È una questione che va avanti da molti anni e che, purtroppo, non si è riusciti a risolvere. Chiediamo, quindi, che il Governo, con un impegno ancora più decisivo, riesca ad incidere su questa situazione, che è devastante sia per gli allevatori, sia per i consumatori per le notizie che stanno uscendo sulla stampa.
Chiediamo che sia fatta chiarezza sulla sicurezza dei prodotti bufalini, che sia ridata fiducia ai consumatori e certezza agli allevatori e, in particolare, anche agli operatori caseari, che appartengono e lavorano alla filiera della mozzarella di bufala campana DOP, anche perché questo settore ha un giro di affari di mezzo miliardo di euro e riguarda diverse province della Campania, in particolare quella di Caserta, che vivono anche grazie alla mozzarella di bufala.
PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Livia Turco, ha facoltà di rispondere.
LIVIA TURCO, Ministro della salute. Signor Presidente, l'Unione europea, a seguito di molte ispezioni effettuate in Italia, ha segnalato il mancato rispetto da parte della regione Campania della normativa vigente nel settore e, nell'ipotesi in cui non fossero state adottate adeguate misure correttive, ha prospettato il taglio della quota di cofinanziamento per l'anno 2007 finalizzato alla copertura parziale delle spese necessarie all'adozione delle misure di controllo della brucellosi bufalina.
Ritengo opportuno sottolineare che i controlli effettuati dal consorzio per la tutela della mozzarella di bufala campana DOP, segnalati nell'atto parlamentare e mirati a garantire la commerciabilità del prodotto, debbono essere tenuti distinti rispetto ai controlli sanitari di tutta la filiera produttiva, obbligatori e previsti dalla normativa vigente a tutela della salute pubblica.
Allo scopo di dissipare i timori in merito ad una presunta estinzione del patrimonio bufalino a seguito dell'abbattimento di tutti i capi positivi, secondo quanto previsto dall'ordinanza ministeriale del 14 novembre 2006, dal 7 maggio al 12 giugno 2007, a seguito di un accordo tra il Ministero della salute e la regione Campania, è stato effettuato un monitoraggio straordinario della brucellosi bufalina nella provincia di Caserta.
I controlli hanno consentito di stabilire come possibile un tetto massimo di 30 mila capi positivi da abbattere in tutta la provincia di Caserta, in tre anni, a fronte di un patrimonio totale di circa 180 mila capi.
L'attività sanitaria in provincia di Caserta è stata pianificata dalla regione con uno specifico piano straordinario, approvato dal Ministero della salute, dal Centro di referenza nazionale per la brucellosi di Teramo e dalla Commissione europea, da effettuarsi nel periodo compreso tra il 1o luglio e il 31 dicembre 2007.
Tale piano, oltre a confermare le misure previste dall'ordinanza citata, ha previsto la vaccinazione degli animali in età prepubere allo scopo di limitare ulteriormente la diffusione della malattia.
Di fatto, il mancato abbattimento dei capi infetti, conseguente alle pronunce del TAR Campania, ha paralizzato le misure straordinarie adottate con l'ordinanza e con il piano straordinario contro la brucellosi bufalina nella provincia di Caserta.
Pertanto, nella necessità di porre in atto interventi urgenti finalizzati a superare la fase dell'emergenza, anche in considerazione delle implicazioni socioeconomiche sull'intera filiera bufalina, il Presidente del Consiglio dei ministri, con decreto del 3 agosto 2007, ha dichiarato lo stato di emergenza socioeconomica nel territorio della provincia di Caserta e zone limitrofe fino al 30 giugno 2008, come già precisato nell'atto parlamentare.
Attualmente è in fase di definizione un'ordinanza di protezione civile concernente la nomina di un commissario straordinario preposto all'adozione di tutte le necessarie e urgenti iniziative idonee a rimuovere le situazioni di emergenza sanitaria e socioeconomica e ad assicurare l'indispensabile sostegno alle aziende zootecniche bufaline nell'area territoriale citata.
PRESIDENTE. Il deputato Lion ha facoltà di replicare.
MARCO LION. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per quanto ci ha detto, in particolare per il fatto che forse siamo arrivati finalmente alla nomina del commissario straordinario, perché effettivamente dalla dichiarazione dello stato di emergenza socioeconomica c'è stata una sosta nella grande operazione di eliminazione di questo batterio che dobbiamo svolgere.
L'Unione europea l'ha affermato chiaramente: vi è una grossa responsabilità da parte dello Stato italiano e delle realtà locali che hanno protratto per anni questa situazione di vera emergenza socio-sanitaria, che registra purtroppo anche delle infiltrazioni malavitose nel settore.
Vogliamo però guardare avanti ed è giusto che il Governo operi in questa direzione, perché abbiamo un grande patrimonioPag. 70zootecnico e un grande patrimonio alimentare che vanno tutelati. La preoccupazione rispetto al pericolo dell'estinzione del patrimonio zootecnico era basilare, perché non avremmo avuto più la stessa qualità del prodotto; si è quindi sempre chiesto che il Governo facesse in modo che per il futuro si potesse continuare a dare questo grande prodotto di eccellenza, sia a livello nazionale che internazionale, ossia la mozzarella di bufala.
Certo, c'è da lavorare; però, se il Governo riesce a dare risposte puntuali e continuative sulla prosecuzione di questo percorso, pensiamo di riuscire, in poco tempo, a fare quello che, purtroppo, non è stato fatto in molti anni e che sta creando, dal punto di vista dell'immagine, tantissimi danni: sono di qualche tempo fa le notizie, comparse sia su quotidiani sia su settimanali, dove viene fatta di tutta un'erba un fascio. Naturalmente così si crea confusione e pericolo (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
(Misure per la completa copertura delle sedi notarili, anche mediante l'ampliamento della pianta organica - n. 3-01457)
PRESIDENTE. Il deputato Vannucci ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-01457, concernente misure per la completa copertura delle sedi notarili, anche mediante l'ampliamento della pianta organica (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 14).
MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, signor Ministro, parliamo di notai: non parliamo dell'istituto del notariato o delle riforme in discussione ma, più semplicemente, dell'organizzazione del notariato nel territorio.
Lei, insediandosi al Ministero, ha trovato una situazione di questo tipo: 4.740 notai in servizio a fronte di 6.300 sedi notarili in cui è suddiviso il nostro Paese e che dovrebbero o potrebbero aumentare. I concorsi dovrebbero essere annuali, ma non lo sono. Probabilmente lei ha trovato già bandito il concorso, che fra l'altro è ancora in corso, per soli 230 posti, a fronte di oltre 1.500 sedi scoperte.
È evidente che questa situazione favorisce i notai in servizio, che in 4.740 svolgono l'attività di 6.300, ma inibisce le opportunità di lavoro per i giovani, allontana i servizi dai cittadini...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MASSIMO VANNUCCI. ...ha sicuramente un'incidenza negativa sui costi delle famiglie e delle imprese, essendo ridotta la concorrenza. Anche il notariato lo ha capito. Le chiediamo, Ministro, cosa si può fare per aumentare le sedi e per coprire la pianta organica.
PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, voglio dire subito all'onorevole Vannucci che il numero e la residenza dei notai sono determinati dal Ministro della giustizia ogni sette anni, in funzione di alcuni parametri quali la popolazione, la quantità degli affari, l'estensione del territorio, i mezzi di comunicazione e il reddito medio della sede notarile.
Il termine per la revisione generale della tabella è scaduto da oltre un anno: tenuto conto del tempo trascorso da tale scadenza e dell'interesse pubblico ad una razionale ripartizione dei notai sul territorio nazionale, anche in vista del più economico accesso del pubblico alle funzioni notarili, intendo - lo sottolineo - promuovere con la massima possibile celerità la revisione della vigente tabella, in modo da aumentare significativamente il numero dei posti in organico in coerenza con le indicazioni anche quantitative provenienti dalla stessa categoria professionale.
Tale aumento è una prospettiva segnalata e dovrebbe essere accompagnata da una rapida e progressiva copertura di tuttiPag. 71i posti in organico mediante la messa a concorso di tali posti in un ragionevole arco temporale, secondo cadenze serrate, compatibili con le capacità di gestione dell'amministrazione, e per consistenze numeriche adeguate per ogni singolo concorso.
Voglio al riguardo segnalare che le iniziative che intendo assumere recepiscono, in buona sostanza, recenti proposte di autoriforma avanzate dal consiglio nazionale del notariato, e che esse riguardano l'aumento della concorrenza interna alla categoria, con l'ingresso immediato di mille nuovi notai e con il contestuale ampliamento delle dimensioni delle circoscrizioni in cui il notaio può operare, il superamento del numero chiuso e il passaggio al sistema del numero programmato di accesso alla professione, ancorato alle dinamiche economiche del territorio, e l'accesso agevolato alla professione tramite borse di studio per i giovani meno abbienti.
Mi pare opportuno porre in luce che le prime due proposte, pur necessitando di appositi provvedimenti nel consenso di tutto il Governo, non comportano oneri a carico dello Stato, mentre la terza proposta relativa alle borse di studio può essere, invece, gestita dal notariato in autonomia.
Mi pare, infine, che le iniziative che ho illustrato siano coerenti con il disegno generale, condiviso dal Governo, che le libere professioni procedano verso l'auspicato cambiamento in senso effettivamente concorrenziale.
Sottolineo, infine, che queste iniziative, condivise dal notariato, sono in linea con le esigenze di aprire il settore ad una maggiore efficienza in termini di abbattimento dei costi, di maggiori possibilità di scelta del cittadino ed anche di avanzamento all'interno dei ruoli del notariato da parte di tanti giovani italiani.
PRESIDENTE. Il deputato Vannucci ha facoltà di replicare.
MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio dell'esauriente - ed anche soddisfacente - risposta. La scopertura di un terzo della pianta organica impone, però, un ingresso immediato, come lei ha detto (ma valuterei anche la possibilità di agire sul concorso in corso per vedere se vi è la possibilità di ampliare rispetto agli idonei).
Signor Ministro, sui notai non ci facciamo influenzare dai luoghi comuni che spesso circolano: il notariato in Italia gode della stima delle persone che gli attribuiscono serietà e competenze e che si sentono sicure se si affidano ad un notaio.
L'istituto, del resto, è presente in gran parte dei Paesi sviluppati, in Europa svolge una funzione importante di certezza giuridica e di controllo della legalità, si è evoluto in senso transnazionale e si sta adeguando ad uno sviluppo economico senza frontiere che porta nuovi rischi e nuove esigenze.
Tutto ciò va bene, ma non va bene la situazione di vantaggio (che abbiamo descritto) e di privilegi non più sopportabili. Noi abbiamo concentrato la nostra attenzione su un aspetto - quello del numero delle sedi e della scopertura della pianta organica - che può essere risolto senza riforme o nuove leggi, ma con un suo preciso impegno, signor Ministro, che abbiamo sentito e non dubitiamo che vi sarà (esso è, peraltro, un dovere).
Ciò che ci conforta e che può darle forza è l'ormai compresa necessità - anche attraverso le nostre iniziative - di risolvere tale situazione anche da parte del consiglio nazionale del notariato. Per quanto abbiamo letto, il consiglio pensa di farlo con tempi troppo lunghi rispetto alle necessità, ma il principio è condiviso, e lei - nell'interesse dello stesso notariato, dei cittadini e del Paese tutto - può andare avanti con coraggio, e avrà il nostro convinto sostegno.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà con il seguito dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge in materia economica e finanziaria.
La seduta, sospesa alle 16,40 è ripresa alle 17,10.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI