Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO FABIO EVANGELISTI SUL DISEGNO DI LEGGE N. 3178-A.
FABIO EVANGELISTI. Le condizioni che si sono venute a creare in seguito alla decisione da parte del Governo di ricorrere alla fiducia ci spingono a considerare almeno due questioni fondamentali. La prima è che in una democrazia, come noi pretendiamo che continui ad essere l'Italia, le posizioni divergenti non possono che essere affrontate attraverso il dialogo ed il Pag. 116confronto, al fine di raggiungere una sintesi complessiva che, nella sua organicità, sappia soddisfare al meglio possibile le esigenze dei cittadini. La seconda è che anche in un contesto di piena apertura al dialogo tra le forze politiche, e persino in una coalizione, è necessario non perdere mai di vista gli obiettivi prefissati, la loro ottimizzazione, la cadenza temporale e i mezzi preferibili per il loro perseguimento, a maggior ragione quando essi possono rappresentare un concreto punto di svolta per il Paese.
Per quanto riguarda il primo punto, non possiamo non ricordare che in rispetto ai principi democratici, e a diversi anni dall'ultima volta, il 23 luglio scorso è stato siglato un protocollo d'intesa frutto di un attento e impegnativo lavoro di concertazione tra Governo, sindacati e Confindustria al fine di offrire alle lavoratrici e ai lavoratori, alle pensionate e ai pensionati, alle giovani e ai giovani italiani strumenti più adeguati per affrontare i continui mutamenti del mercato del lavoro e del sistema previdenziale.
Un accordo che, se da un lato ha segnato una svolta importante nel raggiungimento di un equilibrio tra i principi di solidarietà sociale e sviluppo economico, dall'altro, è stato al centro di un rivoluzionario processo consultivo e partecipativo nel quale ben cinque milioni di lavoratori e pensionati hanno scelto di approvarlo, votando a favore della lotta alla precarietà pur riconoscendo l'inevitabilità di operare in una logica di un mercato del lavoro teso ormai a essere sempre più flessibile.
In questo senso, hanno votato contro quella triste immagine dello scontro generazionale tra padri e figli, che qualcuno dai banchi dell'opposizione cercava di promuovere, dicendo sì alla totalizzazione dei contributi versati per i giovani e alle agevolazioni per l'accesso al credito per i precari. Hanno scelto un sistema previdenziale che, abolendo il cosiddetto «scalone», privilegia un meccanismo più graduale e attento anche alle peculiarità delle condizioni di lavoro, rispettando i vincoli di bilancio. Hanno optato per un provvedimento che sa offrire maggiori certezze e sicurezze ai giovani e che, al tempo stesso, consolida la competitività delle imprese, prevedendo per quest'ultime riduzioni nelle imposte e integrazioni al cuneo fiscale.
Le parti sociali e, soprattutto, cinque milioni di lavoratori e pensionati hanno deciso che questo protocollo rappresentasse, almeno per il momento, il miglior risultato possibile. Ed è così che si giunge alla seconda questione
L'alzata di scudi in seguito alla decisione di porre la fiducia su un testo più distante dalla bozza della Commissione Lavoro di quanto non fosse rispetto al protocollo del 23 luglio, infatti, non può che apparire opinabile e ingiustificata di fronte all'approvazione del referendum da parte dei cittadini, ovvero di coloro per i quali si è deciso di modificare sostanzialmente il sistema previdenziale e le regole del mercato del lavoro. Alla luce di ciò, non possono esserci valutazioni politiche o presunte minacce che tengano. Dopotutto, non siamo in quest'Aula per volere di un elettorato che ha scelto in base alle proprie idee, ai propri valori e alle proprie aspettative?
A chi ha criticato il Governo, ritenendo il ricorso alla fiducia un atto di mortificazione delle prerogative parlamentari, non possiamo che ricordare la necessità dettata dai tempi procedurali e, soprattutto, la questione di merito che si è posta di fronte a ciascuna forza politica e che lo stesso Esecutivo non avrebbe non potuto ravvisare. Era nostro dovere e preciso compito del Governo riconoscere il valore e il peso della consultazione popolare sull'accordo stipulato tra le parti sociali.
Certamente migliorie e aggiustamenti potranno essere apportati nel corso del tempo, ma deve essere chiaro che alla luce dei vincoli di bilancio e delle condizioni in cui questa maggioranza e questo Governo si son trovati a gestire il Paese, il disegno di legge non avrebbe potuto essere migliore.