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TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI ANTONIO MEREU, GIUSEPPE TREPICCIONE, ROBERTO TORTOLI E GUIDO DUSSIN SUL DISEGNO DI LEGGE N. 3199-A
ANTONIO MEREU. Onorevole Presidente, siamo qui oggi obbligati ad approvare un provvedimento senza il quale si renderebbe possibile la chiusura di numerose ed importanti attività del sistema produttivo italiano e questo non per responsabilità delle imprese, ma purtroppo per inadempienze della pubblica amministrazione che non è riuscita nei tempi previsti a dare risposta positiva alle domande presentate per ottenere l'autorizzazione integrata ambientale (AIA) necessaria per svolgere attività d'impresa riguardanti: attività energetiche, produzione e trasformazione di metalli, industria dei prodotti minerali, industria chimica nonché gestione dei rifiuti di allevamenti animali.
Questa autorizzazione è indispensabile a seguito di una direttiva europea del 1996, recepita dal nostro Stato con il decreto legislativo n. 59 del 2005, che stabilisce al 30 ottobre 2007 la data ultima entro la quale gli organi dello Stato competenti per materia dovevano dare risposta alle imprese che ne facevano richiesta.
Ora cosa è successo? È successo che, come ci ha detto il Governo, sono state presentate circa 8500 domande entro la scadenza prevista, ma a nessuna è stata concessa l'autorizzazione perché il Ministero dell'ambiente e le regioni interessate non sono riusciti ad esaminarle per inadempienze dovute qualche volta a strutture inadeguate e qualche altra volta addirittura alla mancata individuazione da parte delle regioni dell'autorità competente.
Ci troviamo di fronte ad una situazione anomala ed imbarazzante: non sono le imprese ad essere inadempienti, ma lo Stato e quindi il Governo che ne coordina l'attività.
La voglia di votare contro è forte, ma creerebbe una situazione pesante nel sistema produttivo italiano in quanto, come detto precedentemente, molte imprese potrebbero cessare la propria attività con gravi ripercussioni economico-sociali. Noi ci asteniamo perché non possiamo non rilevare le responsabilità governative; votare a favore sarebbe imbarazzante perché, nonostante il termine sia stato spostato al 31 marzo 2008, temiamo comunque di dover tornare a votare un ulteriore differimento dei termini.
Infatti, non ci viene spiegato come si opererà nel merito per poter recuperare il tempo perduto in soli quattro mesi. Né siamo sicuri possa bastare l'introduzione della possibilità da parte del Ministero dell'ambiente ricorrere ai poteri sostitutivi nei confronti delle regioni che non dovessero sapersi organizzare per esaminare le domande.
Occorre vagliare da subito, se si vogliono ottenere i risultati, e prendere atto che il lavoro va migliorato ed intensificato. Per questo occorrono controlli periodici sul lavoro fatto che permetta nel tempo modifiche d'intervento capaci di far raggiungere i risultati nei tempi previsti.
Speriamo che questo avvenga.
GIUSEPPE TREPICCIONE. I Verdi annunciano il voto favorevole al decreto-legge n. 180 del 2007, recentemente approvato dal Consiglio dei ministri per dare soluzione ad una importante questione legata alle procedure di autorizzazione integrata ambientale (cosiddetta AIA). L'articolo 1 del decreto-legge, infatti, differisce al 31 marzo 2008 il termine già fissato al 30 ottobre 2007 dall'articolo 5, comma 18, del decreto legislativo n. 59 del 2005, che ha dato attuazione alla direttiva 96/61/CE, relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento. Ricordo, infatti, che la citata direttiva 96/61/CE richiede che l'autorizzazione all'esercizio per determinati impianti industriali venga concessa secondo un approccio integrato alla lotta contro le emissioni industriali, nell'aria, nelle acque e nel suolo. A tal fine, quindi, la direttiva Pag. 118ha sottoposto la gestione degli stabilimenti industriali che svolgono attività rientranti nell'allegato (attività energetiche, produzione e trasformazione dei metalli, industria dei prodotti minerali, industria chimica, gestione dei rifiuti, allevamento di animali), siano essi esistenti, nuovi o sostanzialmente modificati, ad un'autorizzazione, che deve includere valori limite di emissione, basati sulle migliori tecniche disponibili, e che deve essere concessa previa consultazione del pubblico ed eventualmente di un esame coordinato da parte delle varie autorità competenti.
Osserviamo che, come emerge chiaramente dalla relazione illustrativa del relatore Camillo Piazza, che ringraziamo per l'ottimo lavoro svolto nella riscrittura parziale dell'articolato, tale differimento è dovuto al fatto che «a tutt'oggi nessuna autorità competente ha concluso tutti i procedimenti pendenti» per il rilascio della prescritta autorizzazione, e ciò «nonostante le domande siano state presentate dalle imprese in ossequio alle scadenze previste e i fondi per le istruttorie siano stati versati dalle aziende»: la proroga in esame, dunque, consentirebbe di evitare la chiusura di numerosi impianti (poiché all'AIA sono soggetti migliaia di impianti in Italia) e, di conseguenza, le successive eventuali richieste di risarcimento dei danni alle autorità competenti.
Si tratta, a nostro giudizio, di una misura indispensabile, non soltanto per scongiurare il blocco di determinate attività produttive sul territorio nazionale, ma anche per consentire alle amministrazioni pubbliche di riparare ad un grave inadempimento, connesso al mancato completamento delle istruttorie previste dalla normativa vigente. Tale esigenza, peraltro, risulta strettamente collegata anche alla gravità della situazione che, in assenza del citato differimento, si verrebbe a creare anche sotto il profilo sanzionatorio, posto che, in base all'articolo 16, comma 1, del decreto legislativo n. 59 del 2005, chi esercita una delle attività soggette ad AIA senza autorizzazione è soggetto alla sanzione penale dell'arresto fino a un anno o dell'ammenda da 2.500 euro fino a 26.000 euro.
Segnaliamo, inoltre, che l'articolo 2 del decreto-legge reca una norma transitoria, volta a consentire la prosecuzione dell'attività da parte degli impianti in esercizio nelle more del rilascio dell'AIA, a condizione che sia stata presentata nei termini la domanda e che tale attività venga svolta nel rispetto della normativa vigente o delle condizioni stabilite nelle autorizzazioni ambientali di settore già rilasciate, le quali, conseguentemente, si intendono prorogate fino alla scadenza del termine fissato dal provvedimento di AIA per l'attuazione delle relative condizioni.
Segnaliamo la norma aggiuntiva proposta dalla Commissione che prevede di dare la possibilità immediata al Governo di trovare tutte le soluzioni necessarie per arrivare, entro la scadenza del 31 marzo 2008 prevista a seguito della proroga, all'esame di tutte le richieste pervenute. In particolare il Governo, come già previsto dalle disposizioni vigenti, potrà arrivare anche al commissariamento di quelle regioni inadempienti che non hanno ancora istituito le commissioni di valutazione sul procedimento dell'autorizzazione integrata ambientale.
I Verdi auspicano che questa sia l'ultima proroga che il Parlamento conceda al Governo e alle regioni per ottemperare ad una funzione prevista da una direttiva comunitaria del 1996.
Con questa speranza i Verdi esprimono il loro voto favorevole al decreto-legge n. 180 del 2007.
ROBERTO TORTOLI. Nella replica di lunedì il presidente della Commissione, onorevole Realacci, ha sentito il dovere di sottolineare l'inopportunità del mio intervento di critica nei confronti del Ministro, dicendo che la responsabilità per la mancata applicazione della normativa in esame è di tutti.
Io, a nome di Forza Italia, non ho difficoltà a seguirlo nel suo ragionamento, ma con la precisazione che la direttiva europea è del 1996 e che dal 1996 al 2001 Pag. 119ha governato la sinistra, che la direttiva è stata recepita nel 2005 dal Governo Berlusconi, e che dal 2006 il Governo attuale in campo ambientale si sta caratterizzando per la sua incapacità di operare grazie al Ministro Pecoraro Scanio.
Penso che anche l'onorevole Realacci non si ascriva tra gli estimatori del Ministro e credo che gran parte dalla sinistra abbia difficoltà a riconoscere come positivo il lavoro svolto fino ad oggi in quel ministero.
Anche questa proroga, che si sa benissimo essere necessaria per tutelare il mondo imprenditoriale interessato alle relative autorizzazioni integrate ambientali, è figlia della totale inerzia del dicastero, come voi stessi avete denunciato, e pertanto ritengo che il nostro voto di astensione serva, da un lato, a denunciare l'amministrazione del Ministero dell'ambiente e, dall'altro, a riconoscere che rispetto al mondo imprenditoriale è giusto che questo provvedimento vada avanti.
In aggiunta voglio sottolineare che, visto l'alto numero di pratiche da analizzare e il marasma che vige al ministero, è molto probabile che non sarà l'ultima proroga.
GUIDO DUSSIN. La Lega Nord Padania rappresenta al Parlamento le regioni del Nord che sono state sempre all'avanguardia in ordine ai sistemi di produzione adottati dalle imprese.
Infatti, il nostro gruppo si è sempre posto a favore dell'innovazione tecnologica e degli investimenti produttivi rispettosi dell'ambiente.
Siamo convinti che le proroghe per l'adeguamento degli impianti alle norme europee contro l'inquinamento delle acque, del suolo e dell'aria sono da evitare e che gli impianti obsoleti e inquinanti devono essere sostituiti con impianti moderni che adottano le migliori tecnologie disponibili dei nostri tempi.
Tuttavia, con riferimento alla proroga disposta del presente decreto-legge, occorre tenere conto che si tratta di manchevolezze e lentezze burocratiche dovute alle carenze dell'amministrazione pubblica e alla mancata organizzazione, soprattutto del sistema regionale, che non riesce a garantire il rispetto dei termini imposti dalle direttive comunitarie in materia di ambiente.
Come è emerso nel dibattito, gli impianti soggetti ad AIA si possono stimare in Italia in circa 8.500. Di tali impianti, il 20 per cento rientra nella competenza del Ministero dell'ambiente e il restante 80 per cento nella competenza delle regioni.
Purtroppo le regioni, e soprattutto quelle del centro-sud, hanno dimostrato un atteggiamento disobbediente verso i termini imposti dalle direttive comunitarie in materia di ambiente. E ciò non solo per il caso specifico dell'autorizzazione AIA, ma anche per una serie di termini diversi previsti dalle normative di settore, come, ad esempio, in tema di rifiuti e di adeguamento delle discariche o in tema di qualità dell'aria e di approvazione dei relativi piani.
Tali carenze e manchevolezze contribuiscono a creare un clima di rilassatezza e di generale mancato rispetto per l'ambiente, rischiando di penalizzare eccessivamente le nostre imprese in ambito europeo, sia per l'applicazione delle sanzioni sia per la perdita di competitività rispetto ai nostri partners europei.
Tuttavia, occorre tenere conto che in assenza della proroga disposta dal presente decreto-legge, un numero elevato di imprese italiane sarebbero costrette a chiudere gli impianti produttivi e a sottoporsi a pesanti sanzioni penali. Tali sanzioni consistono nell'arresto fino ad un anno o nell'ammenda da 2.500 a 26.000 euro. E ciò non per mancanze dei gestori degli impianti, ma piuttosto per la lentezza delle amministrazioni competenti che non hanno concluso nei termini i procedimenti pendenti.
La situazione si ritiene gravissima perché le imprese sarebbero obbligate a chiudere gli impianti non per mancanze loro, ma per mancanze delle regioni e del Ministero dell'ambiente, fatte salve le richieste per risarcimento di danni alle autorità competenti.Pag. 120
Tenuto conto di tutto ciò, si ritiene pertanto opportuno non ostacolare la conversione in legge del presente decreto-legge.